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Autore: TheDoctor1002    09/03/2016    2 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
//
Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 8: Casa è dove si trova il cuore

" 'Giorno Shachi" sbadigliò Artemis entrando in sala comandi con espressione assonnata.
"Ben svegliata, mama-Rose." Rispose lui, gettando un rapido sguardo ai radar.
Il mare era una tavola completamente sgombra "Sono le tre del pomeriggio! Il capitano ha ragione, dovresti sistemare il tuo orologio biologico: ti farà male dormire così." 
Lei scrollò le spalle, sedendosi alla postazione del copilota e stropicciandosi gli occhi. 
"Non preoccuparti, sto bene. Qui, piuttosto? Stiamo navigando in superficie o i sensori danno i numeri?" 
"Bepo dice che il fondale è accidentato e insidioso da queste parti: una nave può cavarsela bene, ma è meglio se noi avanziamo a pelo d'acqua."
Artemis sorrise, dando una pacca sulla spalla al suo compagno e spostando lo sguardo verso le carte nautiche stese su di un bancone dietro i sedili.
Nella penombra e nelle luci tremule dei monitor, i contorni delle isole e le curve sottili delle linee altimetriche si delinearono lentamente, man mano che i suoi occhi si adattavano alla semioscurità e le due dita sottili le percorrevano.
Calcolò a spanne la loro posizione e chiese conferma. 
"Manca poco alla prossima isola, vero?"
"Qualche ora e ci siamo. Penguin dice di essere riuscito a vederne il profilo già da un po' e, considerando quant'è limpido il cielo, non fatico a credergli. A volte rimpiango di averti dato retta quando ho firmato quel progetto: su di una nave ci saremmo goduti questa giornata in maniera completamente diversa." 
La ragazza sorrise, facendo cenno a Shachi di cederle il posto. 
"Vai, corri sul ponte e rilassati un po', te lo meriti. Io sono perfettamente vigile, posso gestire la navigazione senza problemi." 
Per tutta risposta, lui le rivolse velocemente un'occhiata dubbiosa. 
"Dai, su!" Insistette lei "Non sei l'unico che freme per pilotare ed è da quando sono tornata che voglio guidare un po'" 
"Se la metti su questo piano, mama-Rose..." Sorrise lui, lasciando il timone e cedendo il posto al secondo ufficiale "dirò al capitano di tenerti d'occhio, sai com'è: donne e motori..." 
"Dissolviti" sibilò lei "e ricordati che più tardi abbiamo dei test da finire." 
Con un cigolio, la porta della sala comandi si richiuse, lasciando Artemis sola con le sue macchine. 
"Donne e motori...tsk."

La navigazione procedette tranquilla e l'isola si avvicinava a vista d'occhio.
Sembrava un luogo pacifico, di quelli che lei si era quasi disabituata a vedere.
Certo, trovava strana l'idea di esitare nel Paradise, ma mettere in discussione i piani di Law non era da Artemis né da nessuno dei Pirati Heart: se aveva scelto quella destinazione, evidentemente pensava non fossero ancora pronti per il Nuovo Mondo. 
"Beh, poco male: ho comunque trovato un buon modo di tenermi impegnata."
Diede un ultimo sguardo soddisfatto alle carte che aveva sottomano: decisamente, era un traguardo da festeggiare. 
"Sai, mama-Rose, per quanto tu ci sia mancata, rimpiango i tempi in cui qui c'era una parvenza di ordine." Borbottò il capitano entrando. 
"Dovresti essermi grato." Rispose lei, sventolando il fascicoletto che si era rigirata tra le mani "Sai cosa vogliono dire?" 
Law afferrò quasi al volo i fogli pinzati, gettandosi di traverso sulla poltrona del copilota, facendo dondolare le gambe oltre i braccioli. 
"Armi... Steroidi... Agenti chimici... Mercenari... Uomini-pesce... Perfino umani..." Sussurrò, scorrendo le righe con l'indice "È simile al tariffario dell'asta alle Sabaody, ma più ampio." 
"Non ha nulla di diverso, infatti." Spiegò Artemis "Sono le basi d'asta dei principali prodotti attorno ai quali verte il mercato nero."
Lui lesse con aria corrucciata i documenti ancora per qualche minuto, infine li restituì ad Artemis. 
"Affascinante, in un certo senso, ma non vedo a cosa potrebbero servire." 
L'ombra di un sogghigno comparve sul volto della sua compagna, che si rivolse per un istante alle carte nautiche prima di tornare da lui. 
"Sai cos'ho imparato a Dressrosa, Law?" Chiese, posando i documenti appena oltre il segno della Red Line "Che nel mercato nero, salvo rari casi, nessuno sa chi sei. Tutti hanno almeno una buona ragione di nascondersi e comprendono se le proprie controparti non vogliono rivelare la loro identità." 
"Spiegati meglio" chiese Law sporgendosi in avanti. 
"Noi non andremo lì per comprare. A dirla tutta, non andremo nemmeno lì e non compreremo niente. Il nostro obiettivo è una manovra molto più semplice: pura speculazione. Faremo soldi e, grazie alla natura stessa del sistema, nessuno lo verrà a sapere." 
"Mi sembra troppo semplice. E poi perchè proprio ora?" commentò lui "Non dico che sia un brutto piano e sai che mi fido ciecamente di te, ma deve esserci un rischio." 
"Naturale: il rischio di impresa. Un passo falso e potremmo trovarci nei casini. Tuttavia, seguendo passo passo Doflamingo nella costruzione del suo impero,  ho imparato qualcosa sul come investire, quando farlo e, soprattutto, come far perdere le proprie tracce, da questo punto di vista siamo al sicuro." Spiegò con voce calma "E non è tutto. Anche nella remota possibilità di uno sbaglio, riusciremmo ad avere un elemento di importanza cruciale: paradossalmente, con le chiavi di lettura giuste, nell'oscurità è tutto chiaramente visibile. Inclusi i traffici di Doflamingo: ho avuto la piena conferma dei nostri sospetti. Lui ha effettivamente degli affari a Punk Hazard e questi sono connessi con Kaido.  Se riuscissimo a tagliare o aggrovigliare qualcuno dei suoi fili potremmo ottenerne vantaggi inimmaginabili, saremmo tre passi davanti a lui. Il tutto, ovviamente, se me lo concederai." 
Law riflettè sul piano di Artemis, sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si trattenne.
L'espressione sul suo volto era corrucciata, assente. 
"Sono sicuro che riuscirai a gestirlo" concluse. 
"...ma?" Proseguì Artemis.
"Ma cosa? Non c'è nessun ma"
"Conosco quel viso, Law: cosa nascondi?" 
"Nulla" borbottò uscendo "Nulla, non farci caso." 
Lei fece per fermarlo, ma non fu lesta abbastanza: un istante dopo aver chiuso la porta, era già sparito, suscitando le ire della sua interlocutrice. 
"Trafalgar D. Water Law" chiamò con una voce possente che in rari casi sfoderava "Hai tre secondi per palesarti in cucina, dopodiché inizierò a smantellare il sottomarino pezzo per pezzo e, quando ti avrò trovato, saranno problemi tuoi."

Il borbottio profondo e rassicurante della moka iniziò a farsi sentire, scuotendo Artemis da un certo torpore che aveva iniziato a calare su di lei.
Spense il fornello, senza dire una parola e rivolgendo uno sguardo traverso al suo figlioccio, che sollevò appena la testa dal bancone.
Nonostante cercasse di dissimularlo, sapeva che non aveva via di scampo dal discorso che Artemis stava per intavolare: la conosceva fin troppo bene. 
"Sono tornata ormai da qualche settimana e non ti sei ancora deciso a fare il grande salto" Iniziò lei " nè mi hai spiegato il perché di tutta questa esitazione. Sento che qualcosa non va, non mi hai mai esclusa così tanto dalle tue macchinazioni, è la prima volta che non ho davvero idea di cosa ti frulli in testa. Ecco, penso...penso solo che dovremmo parlarne, da madre a figlio. Shakerato?" 
Lui annuì appena e Artemis si avviò a prendere il ghiaccio.
La cella frigorifera era una sorta di baule e, in rapporto agli altri membri della ciurma, era di dimensioni accettabili.
In rapporto a lei, risultava essere una sorta di pozzo senza fondo ed era costretta a gettarsi di testa al suo interno per raggiungere ciò che ne occupava la base.
Quando emerse dopo una lunga ricerca, mezza infreddolita, stringeva nella mano destra un cuore ancora pulsante. 
Osservò quello strano reperto per qualche secondo con un'aria a metà tra il perplesso e l'esausto, prima di giungere ad una sua conclusione: "Devo essermi persa qualcosa, è semplicemente fin troppo sbagliato." 
Law provò a strapparglielo di mano, con risultati piuttosto scarsi.
Si arrese alla realtà, realizzando che tentare di battere una signora del tempo con delle finte sarebbe stato un inutile spreco di energie, quindi tentò di farla ragionare. 
"Non farò una room per riprendermelo, ma ridammi quel cuore, mi serve." Le ordinò, appoggiandosi al bancone con le braccia conserte.
Non che un cuore umano e ancora funzionante sembrasse servire a molto, sul momento. 
"Nel nome della scienza e dell'umano buonsenso, ti proibisco di tenere qualsivoglia tipo di organo nello scomparto del pesce surgelato." Dichiarò lei "come se per gli stessi criteri non fossi costretta a tenere sotto chiave il piccolo Alonso." 
"Alonso?" Chiese lui, allungandosi nel freezer per prendere la vaschetta del ghiaccio e scambiandola con il muscolo che sua madre teneva ancora stretto in mano. 
"Io e Shachi abbiamo trovato un uso alternativo ai materiali dei Pacifista che sono riuscita a comprare all'ultima asta." Spiegò Artemis, la voce appena vibrante della sua tipica emozione "Sai, no? La storia del...business e del mercato nero di cui ti parlavo."
Fece scivolare il bicchiere con ghiaccio e caffè attraverso il bancone fino a Law, che lo afferrò praticamente al volo. 
"Ma non è di Alonso che dovevamo parlare, dopotutto. É la quarta o quinta volta in un mese che trovo cuori palpitanti in giro per casa e, per quanto apprezzi i tuoi macabri modi di dimostrarmi il tuo affetto, dubito sia quella la loro utilità finale."
Law sospirò.
Aveva un'aria esausta e sembrava essere alla ricerca delle parole migliori.
Si passò le mani sul volto, trasse un respiro profondo e, infine, si decise a parlare. 
"È una cosa a cui sto pensando da un po'. Solo, non so quanto potresti approvare." Rivelò, assumendo di nuovo la sua aria un po' distaccata, ma tradendo un sottile imbarazzo, distogliendo lo sguardo "Voglio entrare nella Flotta dei Sette." 
Per poco non le scivolò il bicchiere di mano.
Artemis non aveva mai avuto rapporti troppo buoni con il Governo, soprattutto dopo che lei e Rocinante erano stati praticamente abbandonati al loro destino a Dressrosa. 
Ma quella era un'altra Artemis.
Lei era morta a Minions Island undici anni prima.
Non esisteva più.
Esisteva solo la Senza-faccia, secondo in comando dei Pirati Heart, braccio destro del Chirurgo Della Morte.
Tutto il resto era morto e sepolto, per il bene di tutti.
"Non è una scelta che spetta a me" rispose lei dopo una pausa "Non penso di voler sapere per quale ragione tu stia cercando di farlo, credo che la risposta non mi piacerebbe" 
"Ti ricordi perché abbiamo iniziato, vero, mama-Rose? Abbiamo la forza per sconfiggerlo, lo sai meglio di me."
"Doflamingo è astuto e ha alleati potenti. I traffici che intrattiene con Kaido sono ad un livello che nessuno finora era mai riuscito a raggiungere. E non parlo di armi comuni, dicono che se qualcuno scoprisse davvero di cosa si tratta, la Grand Line sarebbe in pericolo molto più di quanto non lo sia già. Per quanto i nostri poteri possano essere formidabili, non riusciremmo mai a fronteggiare Doflamingo nè tantomeno un imperatore." 
"Non da soli."
Il disegno di suo figlio iniziò a delinearsi sotto i suoi occhi frammento per frammento, come fosse un puzzle.
Un puzzle da 5000 pezzi e a tinta unita. 
"Hai intenzione di fomentare il resto degli Shichibukai contro di lui?" mormorò, strofinandosi gli occhi con indice e pollice come spesso faceva quando qualcosa la preoccupava. 
"Punta più in alto." Sorrise Law con la sua aria enigmatica, appoggiando il mento al dorso tatuato delle mani. "Io, te e la ciurma di Mugiwara-ya bastiamo, ma sarà molto più facile se avremo il Governo a guardarci le spalle."
"Wonder-Boy è uno degli uomini con la taglia più calda della Gran Line ed è al momento disperso. Sarà meglio lasciarlo tranquillo per un po', da quanto so Rayleigh si sta occupando di lui, gli farà bene. Ma quando verrà il momento, il mondo intero sarà in fibrillazione: tutti vorranno sapere dell'uomo che ha sfidato così apertamente il governo. Credi davvero che se garantiremo per lui ce lo faranno tenere?" 
"Non potranno fare altrimenti. È questo il bello di essere uno Shichibukai."
"E come li convincerai a prenderti con loro? Non siamo certo stinchi di santo e il nostro intervento a Marineford è stato determinante." 
"È qui che entrano in gioco questi" rivelò Law, mostrandole il cuore ancora coperto da una sottile pellicola di brina "Questo è di un ricercato la cui taglia vale non meno di 70 milioni. Gli altri valgono 60,45,37 e 13 milioni e sono tutti membri della ciurma del primo." 
"Decisamente un gran mucchio di Berry, ma dubito che consegnandogli cinque cuori riuscirai a conquistarti la loro fiducia." 
"E se si trattasse di cento?"
"Cento cuori?!" 
"Non rifiuterebbero mai. E, una volta ottenuto il titolo, la nostra prima meta sarebbe Punk Hazard." 
"È zona interdetta" gli ricordò  "E ad essere sincera non so nemmeno cosa ci troveremo. So solo che faremmo meglio ad esserci, tutto qui."
"Stavolta ho fatto io alcune ricerche per conto tuo." Sorrise Law nella sua tipica maniera "C'è una sola persona da cui dipende l'intero equilibrio dei traffici di Doflamingo."
"Ceasar Clown, lo so. Si sente molto parlare di lui, alle aste. Fino a pochi anni fa era il secondo di Vegapunk, ma a seguito di un brutto incidente sembra essersi...messo in proprio. Girano voci davvero orribili sul suo conto, non è quella che si direbbe essere una brava persona." 
"Neppure noi lo siamo."
"Ci sono cattive persone e cattive persone. E immagino che noi siamo cattive persone che vogliono far sì che Caesar smetta di fare qualsiasi cosa stia facendo per mettere nei casini Doflamingo con un Imperatore, non è così?"
"Ecco che gli ingranaggi girano nel verso giusto." Commentò Law con un sorrisetto. 
Quella sua smorfia, che aveva il retrogusto della sfida, riusciva sempre a rassicurare Artemis: era come se le dicesse che tutto sarebbe andato a finire bene. 
"Ti fidi di me, mama-Rose?" 
I piani di quel marmocchio erano sempre stati folli ma, per quanto sembrasse impossibile, avevano sempre portato alla migliore conclusione possibile.
E poi era il suo capitano: l'avrebbe seguito fin all'altro mondo, fosse stato necessario. 
Le labbra di lei si incurvarono in un'espressione quasi  rassegnata e allungò il bicchiere verso quello del suo figlioccio in un tardivo brindisi. 
"Come potrei non fidarmi?"

"Turno tuo" chiamò Artemis, dopo aver mangiato un pedone di Law con il suo alfiere. 
I giorni erano trascorsi tranquilli da quella loro conversazione e da quel disegno scellerato: avevano abbordato più navi in quei cinque mesi di quante ne avessero attaccate dalla loro partenza e i tabloid avevano già coniato un nuovo nome per il Chirurgo della Morte: Dr. Heartstealer
La fama dei Pirati Heart cresceva a vista d'occhio e quella del loro capitano ancor più velocemente. 
"Quanto tempo è passato da quando gli hai portato i cuori?" Chiese lei di punto in bianco. 
"Tre giorni...turno tuo." Rispose, conducendo la regina nera in posizione di scacco. 
"Allora è solo una questione di ore prima che..."
"CAPITANO!" La voce di Bepo risuonò attraverso i corridoi, fin sul ponte scoperto "CAPITANO, UNA COMUNICAZIONE!" 
Un mezzo sorriso si dipinse sul volto di Artemis così come su quello di Law.
I due si scambiarono uno sguardo di intesa e interruppero la loro partita, pronti a ricevere dal navigatore la conferma ai loro sospetti. 
Quando arrivò sul ponte, seguito da Penguin e Shachi, sembrava pieno d'orgoglio oltre ogni misura. 
"Capitano, ha funzionato!" Annunciò "Ti hanno convocato nella terra sacra di Marijoa per confermarlo: vogliono che tu entri nella Flotta dei Sette al posto di Barbanera!" 
"Gli altri non vedranno l'ora di saperlo!" Aggiunse Penguin, passando al suo capitano il telegramma appena ricevuto. 
"Abbiamo il nostro lasciapassare, quindi." Sorrise Artemis "Quando sarà la riunione?"
"Tra dieci giorni esatti. Per raggiungere la Red Line impiegheremo al massimo tre giorni dalla posizione attuale." Intervenne Shachi "Ho già tracciato la rotta, devi solo dare l'ordine." 
Law rivolse uno sguardo alla sua compagna, quasi a volerle chiedere conferma di quel che stava per comunicare ai suoi sottoposti più fidati.
Artemis, rispose con un breve cenno "C'è una cosa che il capitano dovrebbe dirvi, tuttavia." Aggiunse.
Quelle sole parole bastarono ad attenuare le tinte gioiose che quella giornata aveva assunto. 
"Dovete sapere che questa comunicazione porterà molti più cambiamenti di quanti non vi aspettate" esordì Law con tono serio "Una volta giunti a Marijoa, ci separeremo. Io e mama-Rose, ci dirigeremo a Punk Hazard."
A quelle parole, calò un silenzio di tomba. 
"P-punk Hazard?" Balbettò Bepo con tono allarmato "Come? E-e perché? Cosa significa?" 
"É così. Io e Artemis abbiamo deciso che è giunto il momento di muoversi contro Doflamingo e che inizieremo da quell'isola. Ad ogni modo, é una questione che riguarda noi soltanto e per nessuna ragione voglio che ne restiate coinvolti." 
"Ma, Capitano, noi siamo la tua ciurma!" Intervenne Shachi, interrompendolo.
C'era una punta di rabbia nella sua voce, forse frustrazione. "Ti abbiamo sempre difeso e sostenuto, perché adesso dovrebbe essere diverso? E noi cosa dovremmo fare mentre voi siete impegnati in questa missione?" 
"Voi aspetterete a Zou. Vi darò una Vivre Card con le nostre posizioni, così saprete sempre come vanno le cose e, una volta finito tutto, ci ritroveremo." 
"Ma Capitano..." Fece ancora Shachi, prima che Penguin posasse una mano sulla sua spalla. 
"Voglio che voi vi occupiate della ciurma, mentre saremo assenti. So che posso contare su di voi e su di te in particolare, Bepo." 
"A-aye Captain." Rispose lui. 
Nessuno sembrava essere almeno vagamente felice della fiducia che Law aveva riposto in loro tre, era come se la notizia avesse completamente assorbito la loro gioia. 
"Penguin?" Chiamò Law "Ti dispiacerebbe fare rotta per Marijoa? È importante che siamo puntuali, se non perfino in anticipo." 
"Agli ordini, capitano." 
Con quelle parole, pronunciate con tono mesto e assolutamente inusuale per loro, i tre tornarono sottocoperta e i motori si rianimarono con un ringhio cupo e profondo. 
Neppure Artemis riusciva completamente ad accettare la loro partenza e il chirurgo se ne rese subito conto. 
"Non se l'aspettavano" spiegò lei, quasi percependo i pensieri di lui, sul punto di chiederle cosa non andasse "Voglio dire, sapevano che prima o poi avremmo dovuto separarci per affrontare Doflamingo e che sarebbe stata una missione solo nostra, ma per loro è stato inatteso. Avremmo dovuto coinvolgerli di più o quantomeno mettere loro la pulce nell'orecchio." 
"Credi che non mi dispiaccia lasciarli?" 
"Io so che ti dispiace. Ti conosco e so che vuoi bene alle persone di cui ti circondi pur dandolo poco a vedere, ma in questo momento loro hanno bisogno di noi. Si sentono abbandonati, Law. Devo parlare con loro."
Il chirurgo prese la sua mano, come era solito fare da bambino. 
"E dovresti farlo anche tu" aggiunse lei. 
"Come faccio?" Sospirò in risposta, appoggiando la fronte contro la spalla di Artemis, esasperato "Come faccio a rassicurarli che andrà tutto bene quando non ho certezze che riusciremo a tornare?" 
"Semplice: sii certo che tornerai." Affermò lei con sicurezza "Quello é un rischio che non va preso neanche in considerazione: sai bene che non permetterò mai che ti succeda qualcosa. Oh, a proposito..." Lanciando un veloce sguardo alla scacchiera, lei ribaltò la situazione, mangiando la regina nera e portando il suo re sotto la minaccia contemporanea di alfiere e cavallo, bloccandogli ogni via di scampo. "Il re é caduto."

Un leggero picchiettio sullo stipite della porta riuscì ad attirare l'attenzione dei tre pirati seduti attorno al bancone della cucina.
Questi sollevarono appena la testa, senza mormorare nemmeno un saluto. 
"Se voi siete qui, chi guida?" Chiese Artemis rivolgendo uno sguardo preoccupato alla sala comandi. 
"Se ne sta occupando Jean Bart" spiegò Bepo quasi con freddezza, dopo una leggera pausa "sta imparando in fretta."
Un leggero sorriso attraversò il volto di lei "Non ne dubito, ha degli ottimi maestri." 
Non ricevette risposta.
Nemmeno un mugugno o un cenno che testimoniassero che avevano sentito le sue parole.
Con un sospiro, si sedette su di uno sgabello, allargando le braccia. 
"Venite qui, su" li invitò "O siete troppo delusi perfino per dare un abbraccio alla vostra mama-Rose?" 
Nessuno si mosse per diversi secondi.
Bepo alzò appena lo sguardo verso i suoi compagni, quasi a proporre loro una mediazione, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a transigere. 
Rivolse a loro un'ultima occhiata, infine borbottò un sommesso "Al diavolo" e ricambiò l'abbraccio di Artemis facendo sbocciare un sottile sorriso sul suo volto.
"Grazie Bepo" sussurrò lei, con la guancia premuta contro la stoffa spessa della sua divisa.
Presto altre braccia si unirono e sentì le teste di Shachi e Penguin posarsi sulle sue spalle. 
"Non vogliamo che partiate" spiegò Penguin "ce la siamo vista brutta a Marineford e tu...giorno dopo giorno avevamo sempre più paura che non tornassi. Quando sei ricomparsa è stato un sollievo immenso e dopo pochi mesi vuoi già ripartire." 
"Lo so" ammise lei "anche io ho avuto paura e non vi lascio certo a cuor leggero. Ma sapete quanto importante sia per lui e quanto tenga a voi. Law vede tutto questo come un suo pericoloso capriccio: sa bene che potrebbe costargli caro ed è per questo che vuole essere solo, tuttavia sente di non poter rinunciare. È il suo voto, la sua promessa. Non possiamo negarglielo." 
Un silenzio perfetto calò nella stanza, carico di sensazioni: c'erano tristezza, impotenza ma anche senso di colpa e accettazione. 
"Vi prometto che non gli succederà niente" concluse Artemis in tono solenne "Farò qualsiasi cosa sia necessario, come ho sempre fatto. Se non ci sarete voi, dopotutto, la sua ombra dovrò essere io." 
"E tu, mama-Rose?" Chiese Shachi che, a differenza di Bepo, non si era fatto commuovere. 
"Io cosa?"
"Devi prometterci che anche tu tornerai. Dovete tornare entrambi, costi quel che costi. Hai detto che quella di Law è la sua promessa, giusto? Quello che ti chiediamo è di tornare e di avere il Capitano al tuo fianco. Lo farai, mama-Rose?" 
Lei li strinse ancora in un abbraccio, nascondendo il volto e percependo i battiti dei loro cuori e il vigore dei loro muscoli nel ricambiare.
Ripensò a quanto erano diversi quando li aveva incontrati, a quanto tempo aveva trascorso con loro, i compagni del suo figlioccio, parte del cuore di Law come del suo.
Aveva trascorso quei mesi pensando che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe ritrovato Corazòn ed Helene dall'altra parte ad aspettarla e che, dopotutto, quella sorte non era poi tanto orribile come la gente diceva.
Ma non aveva tenuto conto dei suoi doveri: casa non era solo un porto sicuro dove tornare, ma anche un nucleo da proteggere ad ogni costo. 
"Tornerò sempre, Shachi. Dovessi percorrere in barca a remi l'intera Grand Line, Nuovo Mondo incluso. Non posso lasciarvi. Dopotutto, che razza di madre lo farebbe?"

   
 
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