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Autore: Nana Stonem    10/03/2016    3 recensioni
Questa è la storia di quattro ragazzi e delle loro insicurezze,
delle loro scelte sbagliate, delle loro paure e del loro modo di crescere. Non esiste buono o cattivo, ma solo la debolezza di chi si lascia prendere dalle emozioni, di chi non è abbastanza forte da negare ciò che prova, chi non abbastanza coraggioso da ammettere la verità. Sono ragazzi pieni di dubbi, speranze, desideri.
Sono confusi, stupidi, irrazionali, sono maledettamente umani.
Ognuno di loro nasconde qualcosa, chi un amore celato, chi un tradimento, chi un desiderio inaspettato.
Questa è la storia di Adam, Rachel, Ariel e Josh.
Tratto dal capitolo uno:
"C'è lui che parla e tu osservi la sua bocca. Vedi quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Te le immagini sulle tue, assapori nella tua mente la loro consistenza, il loro calore.
Ti chiedi cosa proveresti a baciarlo sul serio; vorresti essere capace di farlo: affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a te, vicino al tuo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore.
Ma sai che non c'è spazio per la fantasia, sai che lui non sarà mai tuo, sai che non dovresti nemmeno farli quei pensieri."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Epilogo


 

È una calda giornata di metà Luglio, è quasi ora di pranzo e il sole è alto nel cielo, accompagnato da una brezza leggera e calda che scompiglia i capelli di Ariel e le agita livemente il vestito a fiori. In mano ha una pianta in un vaso e con l'altra cerca di spostare le ciocche di capelli che le sono finite sul viso. Suo marito Josh non è con lei, è ancora a lavoro mentre Ariel si è presa la giornata libera, dopo la laurea e il master lavora come ingegnere per un'azienda ormai da più di un anno, le piace lavorare a tempo pieno e la vita tra lei e Josh non potrebbe andare meglio, anche se impegnati riescono sempre a concedersi un po' di tempo per loro almeno a fine giornata. Abitano insieme da tre anni in questo piccolo villino a due piani, in una strada piena di case simili, tutte con annesso giardino e un piccolo garage, è il tipo di casa in cui ha sempre sognato di abitare. In più quello sarebbe stato il posto perfetto per crescere dei bambini, d'istinto si tocca la pancia e ripensa a quando si era presentata dal medico dopo aver vomitato tutta la mattina. Era convinta che si trattasse di qualche virus e invece le analisi avevano dato un risultato ben diverso. 
«Lei è incinta», le aveva detto il dottore senza mezzi termini e Ariel era rimasta spiazzata per pochi attimi dalla notizia, prima di sentire un vago senso di felicità assalirla da capo a piedi. Lei e Josh sono felici ma sono entrambi alla soglia dei trenta e tutti e due hanno sempre voluto dei figli, ormai hanno un buon lavoro e una casa, insieme ce l'avrebbero fatta. Poi ha sempre l'appoggio di un'amica che ci è passata prima di lei e avrebbe avuto modo di appoggiarla.
Ariel scende gli scalini del portico di casa e si avvia alla casa di fianco alla sua, bussa al campanello e qualcuno corre ad aprirle. La porta si apre e un bambino biondissimo e dagli occhi azzurri la guarda felice.
«Zia Ariel, finalmente sei arrivata!», il piccolo Peter spalanca le braccia e si stringe alle gambe di Ariel, rischiando quasi di farla cadere.
«Hey piccolino, attento alla zia che così la fai inciampare, scusami tanto Ariel, dammi pure il vaso che lo portiamo fuori», Rachel è arrivata di corsa dietro suo figlio e guarda divertita l'amica con il bambino che le si è spiaccicato addosso e una pianta in mano che rischia di cadere.
«Grazie Rachel, ma tranquilla posso portarla io, non ce n'è bisogno, non voglio farti affaticare nel tuo stato». 
Rachel si tocca la pancia ormai grande e rotonda e le sorride rassicurata.
«Tranquilla, sono solo al sesto mese, ce la faccio, Peter fai entrare la zia in casa, così andiamo tutti in giardino», il bambino fa cenno di sì con la testa e tutti e tre si avviano all'interno della casa. Ariel si guarda intorno e osserva la casa nuovo, Rachel e Adam si sono trasferiti da poco e quella giornata avrebbero festeggiato tutti insieme il loro arrivo nella nuova casa.
Rachel ha indossato un vestito beige a mezze maniche che scende morbido sulla pancia e un paio di ballerine blu, è metà giornata ma lei è già stanca, quel giorno il suo bar è rimasto chiuso ma Peter l'aveva tirata giù dal letto presto, è un bambino così scatenato da riuscire a farla stancare più di quando è a lavoro. Eppure è così dolce e affettuoso che riesce a passare sopra tutto il resto, con quella faccia d'angelo a cui non sa mai dire di no.
Adam è andato a prendere Marge all'ospizio, non sarebbe potuta mancare anche lei e Rachel è davvero felice all'idea di vederla, ormai con Adam vivono insieme già da cinque anni, poco dopo aver scoperto di essere rimasta incinta avevano deciso di fare il grande passo, si erano sposati ed erano rimasti a vivere da lui, ma con un secondo bambino in attesa serviva una casa più grande e quella villetta è sempre stata il suo sogno, soprattutto per la possibilità di avere Ariel come vicina di casa. L'idea di averla a così poca distanza la riempie di gioia. Sembra che la sua vita si sia sistemata meglio di quanto avrebbe mai immaginato, un marito, un figlio, ma anche un locale tutto suo che ha aperto ormai da più di un anno e che sembra andare a gonfie vele, dopo tutti gli anni a lavorare come cameriera si è decisa finalmente ad aprire un bar e sfruttare quello che era riuscita ad imparare negli anni. Adam è rimasto nel campo della meccanica, aprendo un'officina. È molto più di quello che avrebbe mai potuto chiedere e si sente felice, quel giorno più che mai.
«Non vedevo l'ora di trasferirmi qui, ho sempre sognato di avere una casa tutta mia vicino a quella della mia migliore amica, cosa avremmo potuto chiedere di meglio?», Rachel guarda Ariel ed entrambe si sorridono con calore. Arrivate in giardino Rachel posiziona il vaso in un angolo, mentre il centro è occupato da una grossa tavola già apparecchiata, preparata per il pranzo.
«Non me ne parlare, odiavo i vecchi vicino e quando ho saputo che si trasferivano sono corsa a chiamarti, era destino che questa casa spettasse a voi, ne ero certa», Rachel fa cenno di sì con la testa, prima di farle una domanda.
«Ah, ma Josh a che punto è?».
«Dovrebbe arrivare fra poco, Adam invece?».
«È andato a prendere Marge, tra poco sarà qui, oh hanno appena suonato il campanello, penso che siano qui».

«Adam, la vuoi smettere di farmi sbattere ovunque? Guarda che faccio prima a camminare piuttosto», Adam alza gli occhi al cielo esasperato e ringrazia il cielo che Marge non può vederlo.
«Scusa nonna, ma hanno detto che devi stare a riposo, usiamo la sedia a rotelle giusto per farti arrivare fino in giardino, hai una certa età ormai ricordatelo».
«Avrò pure una certa età ma so cavarmela pure meglio di te e lui messi insieme, puoi starne certo», Adam sbuffa e Josh scoppia a ridere. 
«Dio Marge, mi dimentico sempre della lingua lunga che hai».
«Oh Josh, non so come fai perché è davvero il suo tratto distintivo, non riesce ad essere davvero lei se non fa una pezza qualcuno», Jake interviene e Josh e Adam ridacchiano mentre Marge riprende a lamentarsi.
Sono arrivati stranamente tutti insieme, Adam con Marge, che scesa dall'auto è stata piazzata sulla sedia con non poche proteste, Josh e Jake. Sono all'ingresso e in pochi attimi Ariel e Rachel corrono ad aprire, assistendo divertite ai soliti battibecchi che partono quando si ritrovano tutti e quattro insieme.
«Oh Marge, benvenuta nella nostra nuova casa!», Rachel si abbassa per abbracciarla e darle un bacio sulla guancia, con Peter al suo seguito che stringe anche in questo caso le gambe della donna, incapace di aggrapparsi più in alto.
«Ciao Marge, la mamma non vedeva l'ora che arrivassi, anche se papà ha borbottato un sacco prima di uscire, l'ho sentito io con le mie orecchie».
Peter accoglie la donna così e tutto scoppiano a ridere. 
Adam gli si avvicina e lo prende in braccio. 
«Piccolo, devi capire che è così che papà e sua nonna si vogliono bene», lui sembra un po' confuso ma è troppo contento per fare altre domande. Rachel si avvicina al marito e lo saluta con un bacio veloce, prima di invitare tutti ad entrare. 
«Come ti senti? È stata dura preparare tutto?», ora lei e Adam camminano mano nella mano, con Peter ancora in braccio a lui, la testa sulla sua spalla.
«Ma no, sto benissimo, con un locale e un figlio da gestire ormai sono abituata a tutto», Adam la guarda con affetto e le passa il pollice sul palmo della mano.
«Non vedo l'ora che arrivi anche lei, sarà una bambina bellissima».
«Ne sono sicura».
«Josh, ho una notizia da darti, ma aspetto che siamo tutti a tavola per fare l'annuncio», lui la guarda curioso e alza un sopracciglio.
«Sarà una bella notizia».
«Oh sì, puoi starne certo», Ariel si avvicina a suo marito e gli lascia un bacio veloce sulle labbra. Nel frattempo Marge è alle prese con Jake e insieme non fanno che battibeccare come al solito.
Dopo aver portato tutti i piatti a tavola, si siedono e il pranzo comincia in un'aria particolarmente rilassata e gioiosa. Rachel si lamenta di quanto è scomodo dormire con quel pancione, mentre Adam afferma invece di riuscire a dormire ogni notte come un ghiro, alla faccia della moglie che lo in quel momento lo vuole morto, fortuna che c'è il piccolo Peter pronto a far fare pace ai genitori anche se quelli hanno finto di discutere soltanto per scherzo. Marge non manca mai di dare ordini a Jake, ancora di più ora che ha una certa età e non può muoversi granché, nonostante all'ospizio la trattino con cura deve ammettere che un po' gli mancano i suoi ragazzi ed è contenta di essere lì quel giorno. Ariel si alza in piedi a fine pranzo e annuncia di essere rimasta incinta, sotto lo sguardo sbalordito di Josh che si alza per stringerla in un abbraccio caloroso, a cui si aggiungono Adam, Rachel, Peter, Jake e alla fine anche Marge in qualche modo, anche se si ritrova ad accompagnata di nuovo al suo posto da quest'ultimo. 
«Ma com'è che finisco sempre con te io? Sembra una congiura, pure quando non ti voglio», Jake scoppia a ridere.
«Perché siamo una famiglia», le fa l'occhiolino e lei non risponde, ma un sorriso le è spuntato in volto e per una volta non ha nulla da aggiungere. 


 

 

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Ebbene si, siamo all'epilogo, ancora non ci posso credere che questa storia sia davvero finita, ci ho messo l'anima in questa storia e ora provo un senso di leggerezza e nostalgia a pensare di aver finito con loro, mi mancheranno un sacco ma sono anche contenta di aver dato loro un lieto fine. Spero che questo epilogo sia riuscito a darvi un'idea chiara del futuro di questi ragazzi che io reputo una vera famiglia, soprattutto perchè è nata dopo tante difficoltà. 
Ringrazio tutti quelli che hanno dato una possibilità a questa storia, chi l'ha letta, chi l'ha recensita, chi mi ha scritto delle parole stupende nelle recensioni riuscendo sempre ad emozionarmi, un grazie generale a tutti i lettori.
E se vi sono piaciuti Jake e Marge sappiate che potrebbe esserci in arrivo una storia dedicata a lui in cui la donna non potrà assolutamente mancare!
Grazie.
Nana Stonem.

   

 

   
 
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