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Autore: Acer5520    14/03/2016    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14. Accordi

 

-Tarìc-

 

<< Ho bisogno di una settimana di pausa dalle squadre. Devo risolvere delle questioni importanti al tempio >>

Da quando il terremoto aveva devastato il suo regno e l’incendio aveva peggiorato le cose, Tarìc era abituato a ogni tipo di lamentela da parte di ogni singolo abitante di quella città, ma la richiesta di Neithel lo stupì più di tutte quelle che aveva sentito fino a quel momento.

Era stato chiaro quando aveva detto che lui, Ismene e Tanet non potevano tirarsi indietro dal comando delle squadre di ricostruzione e era sicuro di avere la loro piena disponibilità.

Olen si era occupato dei turni e sapeva che si era assicurato che non andassero contro nessun impegno. Quale imprevisto poteva esserci al tempio del Dio Potente da richiedere una settimana intera per essere risolto? E, soprattutto, quale imprevisto poteva essere comunicato al re come “questioni importanti”?

<< Vuoi essere un po’ meno vago, per cortesia? >> chiese più dubbioso che preoccupato.

<< Non posso >>

<< Capisco… i segreti del tempio sono inviolabili, giusto? >> gli chiese scettico << Può conoscerli solo il Sommo Sacerdote e il re deve attenersi alle sue decisioni e affogare nella sua curiosità se questi ritiene che non vadano comunicate neanche al Figlio Prediletto di Dio. Dico bene? >>

<< Esatto >>

Non si sarebbe mai aspettato una mossa del genere da parte sua, ma non si sarebbe arreso. Se Neithel aveva intenzione di prenderlo in giro per nascondergli il reale motivo della sua richiesta, poteva giocare al suo stesso gioco senza problema. 

<< Sai, Neith, pare che le straniere abbiano portato nel nostro regno una malattia pericolosa. A quanto pare è un morbo rarissimo che colpisce solo i Sommi Sacerdoti e li costringe a mentire spudoratamente al re anche per le questioni più stupide. Devo chiedere a Ismene come si sente e correre ai ripari prima che si ammali anche lei. Cosa comporta questo morbo? Febbre? Dolori articolari? Soffri per caso? >>

<< Che stai- >>

Tarìc lo interruppe prima che potesse finire la sua protesta << Sei l’ultimo da cui mi sarei aspettato un comportamento così infantile! Non puoi fermare tutto adesso. Se cominciamo con le pause, nessuno crederà che sia una cosa seria e non vedremo mai la fine dei lavori! >>

<< Non voglio fermare i lavori. Chiederò a Tanet di coprire i miei turni >>

Tarìc sospirò indeciso. Neithel aveva bisogno di tempo, ma lui aveva bisogno che Tanet non perdesse di vista il suo compito principale. Come poteva uscirne?

<< Non mi piace l’idea di una settimana intera di doppi turni e sono sicuro che anche lui avrà le sue questioni importanti con i suoi uomini. Non puoi rischiare che faccia confusione con le guardie >>

<< Sai che il palazzo è protetto e che la tua immaginazione lavora troppo ultimamente >>

<< Almeno quanto non lavora la tua pazienza >> commentò il re. << Puoi chiedergli tre giorni, fatteli bastare >> affermò convinto di aver trovato un buon compromesso.

Ma Neithel non si muoveva e non aveva per niente l’espressione di chi stava prendendo in considerazione la proposta del re. Non sarebbe sceso a patti e non avrebbe accettato compromessi. La settimana che chiedeva o niente. Sapeva che funzionava così con lui e decise di sfidarlo per capire quanto fosse serio il problema.

<< Puoi avere la tua settimana se mi dici qual è il motivo per cui ti serve >>

<< È un ricatto? >>

<< Sì. Il re può permetterselo, no? >>

<< Coraggioso a sfidare il Primo Sacerdote >>

<< Devo parlare con Ismene prima che sia troppo tardi. Dalia ha diffuso proprio una brutta malattia nel mio regno. In nome di Dio, smetti di fare l’idiota! Perché questa richiesta assurda? >>

<< Ho le mie ragioni >>

Tarìc sbuffò sconfitto.

Le sue ragioni… Sapeva che se avesse insistito, Neithel gli avrebbe fornito una convincente lista di cose che erano rimaste in sospeso al tempio e che potevano giustificare la sua richiesta, non era uno stupido. Il problema serio era che Tarìc aveva la seria paura che quella lista fosse stata creata appositamente per coprire un motivo molto più stupido, impossibile da riferire perfino al re. Solo pensare che alcuni doveri verso il Dio erano stati lasciati appositamente incompiuti rischiando di offenderlo in un periodo del genere, fece correre un brivido freddo lungo la nuca del re.

Neithel non era uno stupido, questo lo sapeva, perciò non aveva sicuramente lasciato indietro questioni troppo importanti, ma preferiva comunque non saperne di più. Per il bene della propria salute mentale.

Non voleva sapere che il suo Sommo Sacerdote aveva messo da parte il Dio pur di togliersi dai piedi lei… la straniera che stava facendo passare le notti in banco a mezza corte.

Gli aveva permesso di sbatterla fuori dalla sua classe, non gli avrebbe permesso di tirarsi fuori dalle squadre e aumentare le distanze che si era preso da lei. Non gli importava che la controllasse o che si occupasse di lei, non gli importava neanche del fatto che Tanet gli aveva riferito chiaramente che Selyan ogni benedetto giorno di lavoro riusciva a procurarsi un numero imprecisato di lividi e graffi che non venivano fatti rimarginare e a stento venivano controllati dagli altri guaritori che la squadra si portava dietro. La ragazza non sarebbe certo morta per quello e non sembrava nemmeno lamentarsi con Dalia del modo in cui veniva trattata, non erano le lamentele il problema. Il problema era che Tarìc pretendeva che non si allontanasse troppo da lei per una questione troppo difficile da affrontare per tutti e due perché avessero voglia di parlarne.

<< Immagino tu ti sia già reso conto del fatto che, se le tue ragioni misteriose comprendono le straniere, la situazione ti sta sfuggendo di mano. Parla pure con Tanet, ma trova una soluzione in un tempo ragionevole, per favore >>

<< Sì, altezza >>

Come poteva rinfacciargli anche la corona?!

<< Neith, piantala! Se avessi voluto comportarmi da re, ti avrei costretto a parlare e poi ti avrei negato nella maniera più categorica di sottrarti al comando delle squadre, fosse anche per metà mattina. Non mi sembra di fare la parte del tiranno a chiederti di non tirarti indietro da una cosa che tu stesso hai- >>

<< Se non vuoi essere trattato da re, puoi anche essere interrotto. La straniera che vuoi raggirare è in giardino da sola a cercare il sonno perduto nel fondo della fontana >>

<< Che stai farneticando ora? >> gli chiese esasperato.

<< La ragazza del fuoco sta contemplando l’acqua. Incoerente come tutte le sue compagne >>

<< O come sua sorella? >> lo provocò mentre gli passava accanto per raggiungere la finestra.

<< Questa la paghi >> era stato più un ringhio che una minaccia e gli rise in faccia prima di provocarlo di nuovo.

<< Ops, perdonami. Preferisci che ti dica che è incoerente come te? >> gli chiese prendendolo in giro con un improvviso buon umore che non sapeva da dove gli fosse arrivato.

 << Tarìc, spero tu ringrazi Dio di avere la corona sulla testa ogni tanto >>

<< Tutte le sere! >> gli urlò scendendo le scale.

Elydet era davvero sola alla fontana e lui doveva trovare il modo di guadagnarsi la fiducia di quella ragazza. Sarebbe andato volentieri a dormire, ma ormai il sonno era passato e, se poteva fare qualcosa per il regno che non richiedesse sforzi mentali eccessivi, perché sprecare l’occasione?

Cercò di darsi un contegno più regale e disinvolto possibile per non far capire alla ragazza che era lì di proposito e si fece avanti.

<< Elydet, tutto bene? >>

<< Altezza! >> scattò lei arrossendo improvvisamente.

La follia che aveva contagiato Neithel aveva colpito anche lui!

L’aveva vista dalla finestra ed era corso a parlarle. Non aveva niente da chiederle quella sera, non c’era niente che meritasse un chiarimento da parte sua, disgrazia che sua sorella avesse combinato da cui risollevarle il morale… niente! Non aveva uno straccio di motivo per essere lì eppure aveva corso per le scale pur di raggiungerla.

Ismene, mano del Potente Dio, avrebbe visto il re varcare la soglia dei suoi appartamenti prima di andare a dormire e si sarebbe svegliata se lui fosse arrivato troppo tardi nelle sue stanze quella sera. Il re aveva deciso.

 

*******************************************************

-Selyan-

Selyan era concentratissima sulla partita quella sera.

Irmelin si era addormentata subito dopo cena, sua sorella si era rifiutata come sempre di andare in camera di Nora e l’amica del re aveva proposto a Tanet di sfidarle in coppia. Le regole della partita stabilivano che giocassero un turno ciascuna, pur avendo tutta la libertà di decidere insieme cosa muovere e lei non voleva assolutamente mettere in difficoltà Nora distraendosi o confondendola con idee stupide sulle mosse da fare.

Stava studiando attentamente la scacchiera quando la porta si spalancò all’improvviso con un tonfo assordante facendola sobbalzare.

<< Tanet, non ti sembra di aver esagerato stavolta? Addirittura due? >> brontolò il Nobile Neithel senza neanche salutare la padrona della stanza.

La risata di Tanet chiarì il senso di quella domanda e lei sentì il viso ribollire dall’imbarazzo.

<< Screanzato! >> urlò Nora senza mezzi termini mentre lei si chinava a raccogliere la pedina che le era scivolata di mano per lo spavento che si era presa per colpa della porta.

Tanet fu ignorò le loro reazioni e resse il suo gioco << Ti avevo detto di venire con me, non hai voluto… >>

<< Tu sei più idiota di lui! >> urlò di nuovo Nora << Smettila subito! >>

<< Metti la lingua a posto, ragazzina >> la avvertì il Nobile Neithel senza però avere nessun effetto su di lei che ribatté spavalda << E tu esci dalla mia stanza! >>

<< Tanet, sai che se la giochi bene, le mandi a dormire in meno di dieci mosse, vero? >> disse il nobile ignorando la padrona della stanza che aveva cominciato a fare uno strano rumore dal petto.

<< Stai ringhiando >> le bisbigliò Selyan sicura che la sua amica non se ne fosse neanche resa conto.

<< Vattene, Neith! >> esplose lei << Trovati qualcosa di meglio da fare stasera invece di infastidire noi! Io e Selyan vinceremo questa partita, vattene! >>

<< Vuoi che chieda a Tanet quante volte hai vinto da quando giocate? Scommetto che le conta su una mano >>

<< Tu non ti azzardare a metterti dalla sua parte! >> sbraitò Nora puntando un dito contro Tanet.

<< E in coppia con lei non puoi che peggiorare la situazione >> insistette il sacerdote.

<< Ora basta! Se credi di essere tanto bravo, vieni qui e finisci la partita tu! >>

<< Non ne vale la pena. Tanet, ho bisogno che tu copra i miei turni per i prossimi tre giorni >>

 << La rossa si è lamentata per la tua assenza? >> chiese lui ridendo.

<< Sei geloso? Quante donne ti servono per sentirti soddisfatto? >>

Nora ormai aveva perso la pazienza definitivamente e cominciò a tirare il Nobile per un braccio verso la porta con scarsissimi risultati.

<< Come devo dirti che non voglio te e i tuoi discorsi da pervertito in camera mia?! >>

<< Finisci la partita e copro anche quattro giorni di fila >> lo sfidò Tanet.

<< Bastano cinque mosse se sono stupide come penso. Ho già vinto >>

<< Tu fallo e io giuro che copro una settimana >> disse lui alzando la posta.

<< Non ce la farai! >> urlò Nora << Non siamo due stupide, cosa credi?! >>

<< A chi tocca? >>

<< A loro >> concluse Tanet alzandosi e cedendogli la sedia.

<< Sel, muovi quella pedina e mangia la sua! >> ordinò Nora << Fagli vedere chi ha il cervello in questa camera! >>

Avrebbe tanto voluto accontentarla. Davvero. Ma non riusciva proprio a capire cosa avesse in mente Nora. Per lei non c’era nessuna mossa sensata da poter fare in quel momento e si trovò costretta a chiederle, con il tono più innocente che riuscì a dimostrare << Quale pedina? >>

Nora nascose il viso nella mano sbuffando, Tanet scoppiò a ridere alle sua spalle e lei pensò che avrebbe tanto voluto seppellirsi in quel momento senza andare oltre con quella scena imbarazzante.

<< Tanet, non ti vergogni a giocare con queste due? >> chiese schifato il nobile Neithel.

<< Sono convinto che prima o poi Nora riuscirà a ragionare correttamente per una partita intera >>

<< Nora, forse >>

<< Sel, ti decidi a difenderti?! >> sbottò la ragazza muovendo al posto suo.

<< Perché non hai usato quella all’angolo? >> le chiese convinta di aver visto troppo tardi una mossa utile.

<< Lascia perdere, finisco da sola >>

Ma Nora non riuscì minimamente a salvarsi e subì una sconfitta clamorosa come profetizzato.

<< E una settimana sia >> proclamò Tanet prima che il nobile Neithel si alzasse e sbattesse la porta alle sue spalle senza un’altra parola.

Nora, dal canto suo, era ancora immobile davanti alla scacchiera a guardare le pedine << Non è possibile, ha imbrogliato! >>

<< Non ha imbrogliato, Nora. Sei tu che non hai possibilità contro di lui >> la corresse Tanet.

<< Ho perso perché Selyan non conosce ancora le regole! >>

<< Hai perso perché la partita era già persa prima che arrivasse lui. Se avessi ascoltato Selyan, forse, avreste avuto una possibilità di salvarvi, ma in molte più mosse di quelle che avevate a disposizione e vi sareste sicuramente messe nei guai prima di capire che avreste potuto vincere. Gli ho praticamente regalato una settimana libera, tanto a me non dispiace staccare un po’ dai soliti turni di guardia e organizzazione delle sentinelle. Vuoi che chieda a Selyan se le dispiace che comandi io una settimana al posto di Neith? >>

Non aveva ancora considerato le conseguenze di quella partita e si trovò imbarazzata dalla domanda di Tanet.

<< Perché sei arrossita? >> chiese Nora minacciosa.

Tanet non le diede il tempo di protestare << Quante volte hai implorato la tua Dea di trattenere la tua mano per non lanciargli qualcosa e fargli male? >>

Non poteva permettersi di rispondere sinceramente al comandante e non poteva deludere Nora. Non sapeva cosa dire.

 

 << Smetti di fare la timida >> la esortò Tanet << Sappiamo tutti che è un tiranno odioso e prepotente >>

<< Non è che sia tiranno… è solo… >>

<< Selyan, sai che ti trovo simpatica e ultimamente mi sto affezionando a te, vero? >> chiese Nora impugnando la scacchiera con entrambe le mani e ignorando le pedine che caddero a terra spargendosi per la stanza.

<< Anche- >> non ebbe tempo di dirle che ricambiava, che arrivò una minaccia bella e buona con la scacchiera pronta a calare sulla sua testa << Stai per dire che la pensi come la rossa della tua gente e ti piace quel pazzo?! >>

<< Sei impazzita?! >> urlò lei senza riuscire più a contenersi << Stavo per dire che è snervante perché sembra che abbia occhi dappertutto, dannazione! È da tutt’altra parte, impegnato in qualche critica a qualcuno, poso un attimo il maledetto secchio e me lo ritrovo alle spalle a urlare come un pazzo che sono lì per pentirmi di quello che ho fatto e non per prendere il sole passeggiando. Lo chiamano in una casa a curare qualcuno, varca la soglia, io inciampo e non faccio in tempo a toccare terra che sta già sbraitando sul tornare al lavoro e andare a letto presto invece di passare la sera con te e poi non reggermi in piedi. Non sono una lavativa, giuro che ci metto tutto il mio impegno, ma mi sento sempre una scansafatiche incapace quando c’è lui e non è giusto, accidenti! Certo che sono contenta di non vederlo una settimana! >>

Il silenzio seguì il suo sfogo e lei si coprì la faccia per la vergogna di quello che aveva appena fatto. Come aveva potuto perdere la calma in quel modo e lasciarsi andare a una di quelle sfuriate che avrebbero reso fiera Irmelin, ma che non poteva certo permettersi davanti a Nora e meno che mai a Tanet?

<< Scusate, ho esagerato >>

Tanet scoppiò a ridere senza pudore e la voce di Nora al suo orecchio sussurrò un << Sicura che tu sia Selyan? >>

<< Sapevo che eri una persona normale! >> commentò Tanet tra una risata e l’altra.

<< Che stai dicendo? >> chiese la maga confusa.

<< Non c’è soldato che non bestemmi dietro alle critiche di Neith e da quando lei viene qui e tiriamo fuori la questione delle squadre non l’avevo mai sentita lamentarsi o sbuffare. Credevo fosse insensibile alle critiche o una specie di sacerdotessa dall’addestramento impossibile e invece ci ha solo messo una vita a capire che lui è un pazzo esaltato e non è lei che è incapace >>

<< Non ho detto questo! >> protestò di nuovo senza avere ancora il coraggio di scoprire il viso.

<< Ma lo pensi >> insistette Tanet.

<< Non è vero! >>

<< Dopo una lamentela come quella non puoi tornare indietro >> la avvertì Nora << Ammetti che lo odi anche tu e la notte sogni di vendicarti con tutti i mezzi più crudeli che riesci a immaginare >>

<< Veramente, la notte penso ai modi più cruenti di farla pagare a Dalia >>

Tanet rise di nuovo << E così, Nora, te lo sogni la notte, eh? Passi le notti insonni a pensare a lui… >> la provocò.

<< Tanet, piantala! >>

Ma il comandante non si arrese << La rossa è innamorata, tu lo sogni la notte…  Perché ha tutte queste pretendenti? Le donne sono attratte dalla cattiveria? >>

<< Io non sono una sua pretendente, smettila! Non ti rivolgerò mai più la parola! Vattene dalla mia camera, vattene! >> urlò spingendolo verso la porta a cuscinate.

La bassa statura e l’esile corporatura di Nora non avevano potuto niente contro il Nobile Neithel quando lo aveva tirato per un braccio con tutte le sue forze, non aveva la minima speranza neanche di spostare di un centimetro il colosso del suo amico con un misero cuscino.

<< Ehi, Selyan, sicura che nessuna delle tue compari sia interessata anche minimamente a me? Non posso dormire sapendo di essere così in svantaggio >> chiese lui tranquillo come se Nora non fosse impegnata a mettere tutta la sua forza nel suo tentativo di allontanarlo.

<< Una, forse. Non ne sono sicura >> rispose lei più per accontentarlo che per sincerità.

<< Dimmi chi è! Perché non me ne sono accorto? Tu da cosa l’hai capito? >>

<< Conosco le mie adorabili compagne da quando ero bambina, so come pensano e credo che una sia interessata. Se ci tieni, posso indagare per te nei prossimi giorni >>

<< In cambio di…? >>

<< Della tua pazienza davanti alla scacchiera >>

<< Sei troppo indulgente, chiedi un giorno libero, Sel! >> si intromise Nora che ormai cercava di colpire Tanet direttamente in faccia pur di avere un minimo risultato

<< Non voglio giorni liberi! Se non devo andare alle squadre non ho scuse per non andare da Dalia. Preferisco portare pesi tutto il giorno piuttosto che vedere lei un’ora >>

<< Questo è odio, ragazza, lo sai? >> la prese in giro Tanet.

<< Ti ho detto miliardi di volte che è una persona normalissima e con il cervello a posto! Se credi al tuo amico, la colpa è solo tua! E ora fila via! >> ordinò Nora.

<< Se non indaghi per me, chiederò che i miei turni si limitino al pomeriggio e non avrai più speranza di avere pace la mattina >>

<< Indagherò sicuramente >> gli assicurò Selyan.

<< Vattene! >> sbottò Nora spingendolo definitivamente fuori dalla porta chiudendola con tanto di chiavistello.

<< La ragazza vagamente interessata a Tanet per caso è Irmelin? >>

<< No >> le rispose in fretta.

<< Perché ti sei girata dall’altra parte? >>

Non era mai stata capace di nascondere la verità e si era messa nei guai. Non poteva tradire la fiducia di Irmelin, ma non era riuscita a mentire a Nora. Optò per una parte della verità

<< Uff, Nora io non so nascondere le cose! A Irmelin non piace Tanet, ma ha una voglia sviscerata di uscire dal nostro maledetto ordine e farsi una famiglia. Ha solo detto che potrebbe prenderlo in considerazione, non che ne è innamorata >>

<< Davvero? >> chiese lei incredula << Anche dopo che lo ha conosciuto sul serio giocando con noi? Non ha ancora capito quanto è stupido? >>

<< Non ne abbiamo più parlato e ieri mi ha detto che si è presa una cotta per un mercante che ha visto mentre cercava di comprare una veste nuova dopo la funzione di Dalia, ma non so altro. È possibile anche che le altre serpi siano tutte innamorate di lui e io non ne so nulla. Non ho davvero idea di come stanno le cose >>

Se non credeva a quello era spacciata. Si immaginava già a litigare con Irmelin e non voleva assolutamente che accadesse. Cosa avrebbe fatto se la sua amica avesse smesso di parlarle?

<< Tua sorella è ancora innamorata di Tarìc? >> chiese Nora cambiando discorso e concedendole di tirare un sospiro di sollievo.

<< Mia sorella ha perso la testa e non si riprenderà finché il re non si sposerà con un’altra. Vuoi che le dica di darsi un contegno? >>

<< No, no! Non credo che a Tarìc dispiaccia la cosa. Sono tutti ansiosi di sapere che qualcuno sbava alle loro spalle. Gli uomini sono insopportabili! >> concluse fiera di quello che aveva appena detto.

Vista la situazione, forse poteva anche concedersi quella domanda per cui Irmelin l’aveva costretta ad andare da sola quella sera. La sfacciata e temeraria sacerdotessa del vento si era detta incapace di reggere un’altra serata in quella stanza con Nora e Tanet senza sapere cosa c’era effettivamente tra loro. Non sarebbe mai riuscita a chiederlo a Nora e aveva costretto lei a promettere che avrebbe provato a indagare. Forse quello era il momento buono… << Nora, a te non piace Tanet? >>

<< Scherzi!? >> chiese lei come se avesse appena chiesto la cosa più assurda del mondo << Non lo ritengo neanche un uomo! Bleah! >>

<< E Tarìc? >>

<< Figurati se ho voglia di diventare regina di questo branco di pazzi! E poi Tarìc non è il mio tipo, è troppo serio e dedito ai suoi impegni. Quando mio padre mi costringerà a scegliere un uomo, credo che la prima cosa che farò sarà escludere tutti quelli che hanno messo piede in questo palazzo. Secondo me queste mura hanno effetti distruttivi sull’intelligenza maschile. Di te che mi dici? C’è qualcuno che ti interessa? Con tutti gli uomini che vedi nelle squadre, qualcuno deve esserci per forza! >>

La maga era riuscita a spezzare il clima di divertimento e ironia con una semplice domanda. Non era niente di più di quello che lei le aveva chiesto un attimo prima, ma si trovò a distogliere lo sguardo da quello divertito e speranzoso della sua nuova amica.

<< Non ho neanche voglia di guardarli, Nora. Scusa, devo andare o Irmy verrà a cercarmi >>

<< Dai, non scappare, era solo una domanda stupida. Scusa. Tanet mi confonde con le sue idiozie e poi non ragiono. Capisci perché devo escludere tutti gli uomini di questo palazzo? >> chiese lei quasi implorandola e sbarrando la porta della sua stanza con il suo stesso corpo per non farla uscire.

<< Sì, hai ragione. Ci vediamo domani. Grazie per la serata >>

Controvoglia e con una tristezza che non avrebbe mai voluto vedere sul suo viso, Nora la lasciò uscire salutandola.

<< Buonanotte, Nora >>

Ne vedeva tanti, aveva ragione. E aveva mentito all’apprendista maga, li guardava anche.

Li guardava tutti e cercava di ascoltare i loro discorsi nella speranza che qualcuno gli somigliasse in qualcosa eppure, per quanto assurdo le sembrasse, nessuno era come lui. Non c’era viso che desiderasse rivedere, occhi che sentisse il bisogno di incontrare e neanche discorsi che le sembrassero interessanti come i suoi.

C’era qualcuno che le interessava, c’era qualcuno che amava disperatamente, ma la Dea glielo aveva portato via e con lui era sparita anche la sua voglia di vivere, figurarsi quella di guardare gli uomini.

Forse avrebbe approfittato del favore che Tanet le doveva e avrebbe chiesto di essere spostata nel gruppo di volontarie che si occupavano del pranzo per le squadre.

Magari in mezzo alle altre donne avrebbe smesso di pensare a quanto il resto del mondo era diverso da lui

***********************************************************************************

-Aaren-

 

<< È tutto a posto, mio signore >>

 

La voce alle spalle della poltrona su cui era seduto aveva tremolato per un istante. L’aveva sentito.

Non c’era uomo al suo servizio che non sapesse dominare le proprie emozioni, quello non era uno dei suoi. Era sicuramente un servo, incapace di dominare il timore reverenziale verso i nobili.

 

<< Puoi andare >>

 

Nessuna risposta. Almeno quello lo avevano imparato.

Appena il tonfo della porta annunciò l’uscita del servo, Aaren si alzò dalla sua poltrona. Se i suoi avevano usato un servo per riferirgli quel messaggio, il re era tornato nelle sue stanze e lui aveva campo libero per riferire il suo.

 

Lo aveva visto, prima, dalla finestra. Aveva incontrato di nuovo Elydet del Fuoco e si era perso in chiacchiere con lei. Non era stata una pessima idea quella di suo nipote: la ragazza era un pozzo di informazioni sulla famiglia reale dell’isola da cui provenivano, ma non sapeva molto sui loro poteri o sulla loro Somma Sacerdotessa. Tutta la sua attenzione era concentrata sulla sorella. Non era inutile, ma non era l’unica da ascoltare per tenere d’occhio le straniere. Non erano molte, ma il loro gruppo era frammentato da faide interne in piccoli gruppetti diffidenti l’uno nei confronti dell’altro. Come se non venissero dalla stessa terra e non avessero tutte gli stessi problemi. Neanche l’esilio aveva insegnato loro lo spirito di fratellanza. Non erano persone affidabili, non gli avevano mai dato quell’impressione. Per questo aveva pagato due dei suoi perché ammaliassero altre due sacerdotesse e ricavassero da loro le informazioni mancanti.

Se solo pensava che il re si era offerto spontaneamente per fare di persona quello che lui faceva fare ai suoi dietro compenso…

Aaren chiuse gli occhi recuperando la calma e bussò alla porta delle stanze reali. Non ottenne risposta. Il re aveva evidentemente congedato i servi e non voleva essere disturbato. Meglio così.

La porta era fatta per fermare i disturbatori e gli incompetenti, non certo i nobili. Gli fu sufficiente posare la mano sulla maniglia perché la serratura scattasse e lo lasciasse entrare.

Dalla stanza della vasca proveniva un intenso profumi di olii e lozioni. Il re doveva aver ordinato un bagno ristoratore

 

<< Tarìc, posso disturbarti? >>

Lui chiuse di nuovo la vestaglia che stava per togliere prima di immergersi nella grande vasca e si fece avanti

 

<< Quanto devo preoccuparmi questa volta? >>

C’era preoccupazione nei suoi occhi. Sapeva che le informazioni riportate in privato, dopo il congedo dei servi e la riduzione delle guardie di ronda nei corridoi erano quelle più importanti e preoccupanti.

 

<< Sono rimasti dei servi nelle tue stanze? >> chiese lui per rimarcare il concetto senza alimentare le chiacchiere di eventuali servitori rimasti

Lui scosse la testa chiarendo << No, li ho congedati tutti >>

<< Ho ricevuto delle notizie su quello che abbiamo perduto anni fa >> disse il vecchio con una pausa a effetto mirata a fargli a cosa si riferiva << Non ho notizie certe su come sia arrivato dove è adesso, ma pare che sia a molti giorni di viaggio dal nostro regno. Forse qualche mese >>

 

<< Dove esattamente? >>

<< Non conosco la posizione esatta. So soltanto che è stato pagato con la più grossa somma che il mercato nero ricordi, da un uomo proveniente dalle rive del Grande Oceano >>

Il re era rimasto immobile a pensare. Con le mani sui fianchi e gli occhi persi a fissare il pavimento.

<< Ci sono decine di regni sulle sponde dell’Oceano. Non possono scoprire niente di più? >>

Aaren sapeva che, al suo posto, probabilmente, anche lui sarebbe rimasto frustrato per la mancanza di informazioni. Per come stavano le cose però, non poté non provare una punta di rabbia al pensiero che gli sforzi dei suoi uomini venissero banalizzati in quel modo. Solo trovare quello che cercavano da anni e sapere in che direzione cercarlo, era un enorme risultato di cui andare fieri a suo parere.

<< Mi dispiace, Tarìc. Sono questioni della massima segretezza e i miei uomini costretti a muoversi in un campo molto pericoloso. Scoprire che è stato venduto e restringere il territorio in cui cercare mi sembrava già un risultato oltre ogni nostra aspettativa. Io attenderei qualche settimana per non destare ulteriori sospetti, ma, se è tuo volere che si muovano ancora- >>

<< No >> lo interruppe << Concedi pure ai tuoi uomini il tempo necessario a sparire di nuovo e a muoversi con la dovuta cautela. Se qualcuno scoprisse che lo stiamo cercando, potremmo avere dei guai che non possiamo permetterci in questo momento. Sai qualcosa delle sue condizioni? >>

Il vecchio scosse la testa di nuovo << No, ma le fonti parlano di resti e di un pericoloso acquirente. Non so dirti se il pericolo venga dal fatto che l’acquisto da parte di questa persona squilibri il potere dei regni o se sia una persona pericolosa per le sue inclinazioni violente >>

<< Ho capito. Proporrei di non informare gli altri finché non ne sapremo qualcosa di più, sei d’accordo? >>

<< Assolutamente >> confermò il vecchio

<< Grazie, Aaren. Buonanotte >>

<< Buonanotte, Altezza >>

Il vecchio udì il tonfo del re che si gettava nella vasca prima ancora di uscire dalle sue stanze.

Aveva sperato per anni, concentrando tutte le forze dei suoi uomini migliori, di scoprire qualcosa e adesso perfino lui era preoccupato.

Diffondere quella notizia alla corte avrebbe portato dei risvolti immediati, nasconderla avrebbe portato esiti disastrosi. Per anni aveva pregato il Potente Dio di mandargli qualche notizia e il Sommo lo aveva accontentato nel momento meno tranquillo. Non che un vecchio volesse permettersi di criticare i Doni del Potente o la Sua infinita Sapienza nel distribuirli, ma avrebbe tanto preferito riceverle in momenti migliori.

Aaren chiuse la porta alle sue spalle e si addentrò nel buio della sua camera. Non voleva luci, non di notte. Non ne aveva bisogno. Le tende spalancate gli davano tutta la luce di cui aveva bisogno per sfilarsi la veste e sdraiarsi nel suo letto.

La notte non chiudeva mai le tende. Nessuno poteva spiare nella sua finestra, data la posizione che aveva nel palazzo e lui non aveva intenzione di privarsi della vista delle stelle.

Io posso solo osservarlo da lontano, sii la sua ombra dove a me non è dato seguirlo se puoi. Presto ne avrà bisogno. E anche io.

 

   
 
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