14.
Accordi
-Tarìc-
<<
Ho bisogno di una settimana di pausa dalle squadre. Devo risolvere delle
questioni importanti al tempio >>
Da quando il
terremoto aveva devastato il suo regno e l’incendio aveva peggiorato le cose,
Tarìc era abituato a ogni tipo di lamentela da parte di ogni singolo abitante
di quella città, ma la richiesta di Neithel lo stupì più di tutte quelle che
aveva sentito fino a quel momento.
Era stato chiaro
quando aveva detto che lui, Ismene e Tanet non potevano tirarsi indietro dal
comando delle squadre di ricostruzione e era sicuro di avere la loro piena
disponibilità.
Olen
si era occupato dei turni e sapeva che si era assicurato che non andassero
contro nessun impegno. Quale imprevisto poteva esserci al tempio del Dio Potente da richiedere una settimana
intera per essere risolto? E, soprattutto, quale imprevisto poteva essere
comunicato al re come “questioni importanti”?
<<
Vuoi essere un po’ meno vago, per cortesia? >> chiese più dubbioso che
preoccupato.
<<
Non posso >>
<<
Capisco… i segreti del tempio sono inviolabili, giusto? >> gli chiese
scettico << Può conoscerli solo il Sommo Sacerdote e il re deve attenersi
alle sue decisioni e affogare nella sua curiosità se questi ritiene che non
vadano comunicate neanche al Figlio Prediletto di Dio. Dico bene? >>
<<
Esatto >>
Non
si sarebbe mai aspettato una mossa del genere da parte sua, ma non si sarebbe
arreso. Se Neithel aveva intenzione di prenderlo in giro per nascondergli il
reale motivo della sua richiesta, poteva giocare al suo stesso gioco senza
problema.
<<
Sai, Neith, pare che le straniere abbiano portato nel nostro regno una malattia
pericolosa. A quanto pare è un morbo rarissimo che colpisce solo i Sommi
Sacerdoti e li costringe a mentire spudoratamente al re anche per le questioni
più stupide. Devo chiedere a Ismene come si sente e correre ai ripari prima che
si ammali anche lei. Cosa comporta questo morbo? Febbre? Dolori articolari? Soffri per caso? >>
<<
Che stai- >>
Tarìc
lo interruppe prima che potesse finire la sua protesta << Sei l’ultimo da
cui mi sarei aspettato un comportamento così infantile! Non puoi fermare tutto
adesso. Se cominciamo con le pause, nessuno crederà che sia una cosa seria e
non vedremo mai la fine dei lavori! >>
<<
Non voglio fermare i lavori. Chiederò a Tanet di coprire i miei turni >>
Tarìc
sospirò indeciso. Neithel aveva bisogno di tempo, ma lui aveva bisogno che
Tanet non perdesse di vista il suo compito principale. Come poteva uscirne?
<<
Non mi piace l’idea di una settimana intera di doppi turni e sono sicuro che
anche lui avrà le sue questioni importanti con i suoi uomini. Non puoi
rischiare che faccia confusione con le guardie >>
<<
Sai che il palazzo è protetto e che la tua immaginazione lavora troppo
ultimamente >>
<<
Almeno quanto non lavora la tua pazienza >> commentò il re. << Puoi
chiedergli tre giorni, fatteli bastare >> affermò convinto di aver
trovato un buon compromesso.
Ma
Neithel non si muoveva e non aveva per niente l’espressione di chi stava
prendendo in considerazione la proposta del re. Non sarebbe sceso a patti e non
avrebbe accettato compromessi. La settimana che chiedeva o niente. Sapeva che
funzionava così con lui e decise di sfidarlo per capire quanto fosse serio il
problema.
<<
Puoi avere la tua settimana se mi dici qual è il motivo per cui ti serve
>>
<<
È un ricatto? >>
<<
Sì. Il re può permetterselo, no? >>
<<
Coraggioso a sfidare il Primo Sacerdote >>
<<
Devo parlare con Ismene prima che sia troppo tardi. Dalia ha diffuso proprio
una brutta malattia nel mio regno. In nome di Dio, smetti di fare l’idiota!
Perché questa richiesta assurda? >>
<<
Ho le mie ragioni >>
Tarìc sbuffò
sconfitto.
Le sue ragioni…
Sapeva che se avesse insistito, Neithel gli avrebbe fornito una convincente
lista di cose che erano rimaste in sospeso al tempio e che potevano
giustificare la sua richiesta, non era uno stupido. Il problema serio era che
Tarìc aveva la seria paura che quella lista fosse stata creata appositamente
per coprire un motivo molto più stupido, impossibile da riferire perfino al re.
Solo pensare che alcuni doveri verso il Dio erano stati lasciati appositamente
incompiuti rischiando di offenderlo in un periodo del genere, fece correre un
brivido freddo lungo la nuca del re.
Neithel non era uno
stupido, questo lo sapeva, perciò non aveva sicuramente lasciato indietro
questioni troppo importanti, ma preferiva comunque non saperne di più. Per il
bene della propria salute mentale.
Non voleva sapere che
il suo Sommo Sacerdote aveva messo da parte il Dio pur di togliersi dai piedi
lei… la straniera che stava facendo passare le notti in banco a mezza corte.
Gli
aveva permesso di sbatterla fuori dalla sua classe, non gli avrebbe permesso di
tirarsi fuori dalle squadre e aumentare le distanze che si era preso da lei.
Non gli importava che la controllasse o che si occupasse di lei, non gli
importava neanche del fatto che Tanet gli aveva riferito chiaramente che Selyan
ogni benedetto giorno di lavoro riusciva a procurarsi un numero imprecisato di
lividi e graffi che non venivano fatti rimarginare e a stento venivano
controllati dagli altri guaritori che la squadra si portava dietro. La ragazza
non sarebbe certo morta per quello e non sembrava nemmeno lamentarsi con Dalia
del modo in cui veniva trattata, non erano le lamentele il problema. Il
problema era che Tarìc pretendeva che non si allontanasse troppo da lei per una
questione troppo difficile da affrontare per tutti e due perché avessero voglia
di parlarne.
<<
Immagino tu ti sia già reso conto del fatto che, se le tue ragioni misteriose
comprendono le straniere, la situazione ti sta sfuggendo di mano. Parla pure
con Tanet, ma trova una soluzione in un tempo ragionevole, per favore >>
<<
Sì, altezza >>
Come poteva
rinfacciargli anche la corona?!
<<
Neith, piantala! Se avessi voluto comportarmi da re, ti avrei costretto a
parlare e poi ti avrei negato nella maniera più categorica di sottrarti al
comando delle squadre, fosse anche per metà mattina. Non mi sembra di fare la
parte del tiranno a chiederti di non tirarti indietro da una cosa che tu stesso
hai- >>
<<
Se non vuoi essere trattato da re, puoi anche essere interrotto. La straniera
che vuoi raggirare è in giardino da sola a cercare il sonno perduto nel fondo
della fontana >>
<<
Che stai farneticando ora? >> gli chiese esasperato.
<<
La ragazza del fuoco sta contemplando l’acqua. Incoerente come tutte le sue
compagne >>
<<
O come sua sorella? >> lo provocò mentre gli passava accanto per
raggiungere la finestra.
<<
Questa la paghi >> era stato più un ringhio che una minaccia e gli rise
in faccia prima di provocarlo di nuovo.
<<
Ops, perdonami. Preferisci che ti dica che è incoerente come te? >> gli
chiese prendendolo in giro con un improvviso buon umore che non sapeva da dove
gli fosse arrivato.
<< Tarìc, spero tu ringrazi Dio di avere
la corona sulla testa ogni tanto >>
<<
Tutte le sere! >> gli urlò scendendo le scale.
Elydet era davvero
sola alla fontana e lui doveva trovare il modo di guadagnarsi la fiducia di
quella ragazza. Sarebbe andato volentieri a dormire, ma ormai il sonno era
passato e, se poteva fare qualcosa per il regno che non richiedesse sforzi
mentali eccessivi, perché sprecare l’occasione?
Cercò
di darsi un contegno più regale e disinvolto possibile per non far capire alla
ragazza che era lì di proposito e si fece avanti.
<<
Elydet, tutto bene? >>
<<
Altezza! >> scattò lei arrossendo improvvisamente.
La follia che aveva
contagiato Neithel aveva colpito anche lui!
L’aveva vista dalla
finestra ed era corso a parlarle. Non aveva niente da chiederle quella sera,
non c’era niente che meritasse un chiarimento da parte sua, disgrazia che sua
sorella avesse combinato da cui risollevarle il morale… niente! Non aveva uno
straccio di motivo per essere lì eppure aveva corso per le scale pur di
raggiungerla.
Ismene, mano del
Potente Dio, avrebbe visto il re varcare la soglia dei suoi appartamenti prima
di andare a dormire e si sarebbe svegliata se lui fosse arrivato troppo tardi
nelle sue stanze quella sera. Il re aveva deciso.
*******************************************************
-Selyan-
Selyan era
concentratissima sulla partita quella sera.
Irmelin si era addormentata
subito dopo cena, sua sorella si era rifiutata come sempre di andare in camera
di Nora e l’amica del re aveva proposto a Tanet di sfidarle in coppia. Le
regole della partita stabilivano che giocassero un turno ciascuna, pur avendo
tutta la libertà di decidere insieme cosa muovere e lei non voleva
assolutamente mettere in difficoltà Nora distraendosi o confondendola con idee
stupide sulle mosse da fare.
Stava
studiando attentamente la scacchiera quando la porta si spalancò all’improvviso
con un tonfo assordante facendola sobbalzare.
<< Tanet, non
ti sembra di aver esagerato stavolta? Addirittura due? >> brontolò il
Nobile Neithel senza neanche salutare la padrona della stanza.
La
risata di Tanet chiarì il senso di quella domanda e lei sentì il viso ribollire
dall’imbarazzo.
<<
Screanzato! >> urlò Nora senza mezzi termini mentre lei si chinava a
raccogliere la pedina che le era scivolata di mano per lo spavento che si era
presa per colpa della porta.
Tanet
fu ignorò le loro reazioni e resse il suo gioco << Ti avevo detto di
venire con me, non hai voluto… >>
<<
Tu sei più idiota di lui! >> urlò di nuovo Nora << Smettila subito!
>>
<<
Metti la lingua a posto, ragazzina >> la avvertì il Nobile Neithel senza
però avere nessun effetto su di lei che ribatté spavalda << E tu esci
dalla mia stanza! >>
<<
Tanet, sai che se la giochi bene, le mandi a dormire in meno di dieci mosse,
vero? >> disse il nobile ignorando la padrona della stanza che aveva
cominciato a fare uno strano rumore dal petto.
<<
Stai ringhiando >> le bisbigliò Selyan sicura che la sua amica non se ne
fosse neanche resa conto.
<<
Vattene, Neith! >> esplose lei << Trovati qualcosa di meglio da
fare stasera invece di infastidire noi! Io e Selyan vinceremo questa partita,
vattene! >>
<<
Vuoi che chieda a Tanet quante volte hai vinto da quando giocate? Scommetto che
le conta su una mano >>
<<
Tu non ti azzardare a metterti dalla sua parte! >> sbraitò Nora puntando
un dito contro Tanet.
<<
E in coppia con lei non puoi che peggiorare la situazione >> insistette
il sacerdote.
<<
Ora basta! Se credi di essere tanto bravo, vieni qui e finisci la partita tu!
>>
<<
Non ne vale la pena. Tanet, ho bisogno che tu copra i miei turni per i prossimi
tre giorni >>
<< La rossa si è lamentata per la tua
assenza? >> chiese lui ridendo.
<<
Sei geloso? Quante donne ti servono per sentirti soddisfatto? >>
Nora ormai aveva
perso la pazienza definitivamente e cominciò a tirare il Nobile per un braccio
verso la porta con scarsissimi risultati.
<<
Come devo dirti che non voglio te e i tuoi discorsi da pervertito in camera
mia?! >>
<<
Finisci la partita e copro anche quattro giorni di fila >> lo sfidò
Tanet.
<<
Bastano cinque mosse se sono stupide come penso. Ho già vinto >>
<<
Tu fallo e io giuro che copro una settimana >> disse lui alzando la
posta.
<<
Non ce la farai! >> urlò Nora << Non siamo due stupide, cosa
credi?! >>
<<
A chi tocca? >>
<<
A loro >> concluse Tanet alzandosi e cedendogli la sedia.
<<
Sel, muovi quella pedina e mangia la sua! >> ordinò Nora << Fagli vedere
chi ha il cervello in questa camera! >>
Avrebbe
tanto voluto accontentarla. Davvero. Ma non riusciva proprio a capire cosa
avesse in mente Nora. Per lei non c’era nessuna mossa sensata da poter fare in
quel momento e si trovò costretta a chiederle, con il tono più innocente che
riuscì a dimostrare << Quale pedina? >>
Nora
nascose il viso nella mano sbuffando, Tanet scoppiò a ridere alle sua spalle e
lei pensò che avrebbe tanto voluto seppellirsi in quel momento senza andare
oltre con quella scena imbarazzante.
<<
Tanet, non ti vergogni a giocare con queste due? >> chiese schifato il
nobile Neithel.
<<
Sono convinto che prima o poi Nora riuscirà a ragionare correttamente per una
partita intera >>
<<
Nora, forse >>
<<
Sel, ti decidi a difenderti?! >> sbottò la ragazza muovendo al posto suo.
<<
Perché non hai usato quella all’angolo? >> le chiese convinta di aver
visto troppo tardi una mossa utile.
<<
Lascia perdere, finisco da sola >>
Ma
Nora non riuscì minimamente a salvarsi e subì una sconfitta clamorosa come
profetizzato.
<<
E una settimana sia >> proclamò Tanet prima che il nobile Neithel si
alzasse e sbattesse la porta alle sue spalle senza un’altra parola.
Nora,
dal canto suo, era ancora immobile davanti alla scacchiera a guardare le pedine
<< Non è possibile, ha imbrogliato! >>
<<
Non ha imbrogliato, Nora. Sei tu che non hai possibilità contro di lui >>
la corresse Tanet.
<<
Ho perso perché Selyan non conosce ancora le regole! >>
<<
Hai perso perché la partita era già persa prima che arrivasse lui. Se avessi
ascoltato Selyan, forse, avreste avuto una possibilità di salvarvi, ma in molte
più mosse di quelle che avevate a disposizione e vi sareste sicuramente messe
nei guai prima di capire che avreste potuto vincere. Gli ho praticamente
regalato una settimana libera, tanto a me non dispiace staccare un po’ dai
soliti turni di guardia e organizzazione delle sentinelle. Vuoi che chieda a
Selyan se le dispiace che comandi io una settimana al posto di Neith? >>
Non
aveva ancora considerato le conseguenze di quella partita e si trovò
imbarazzata dalla domanda di Tanet.
<<
Perché sei arrossita? >> chiese Nora minacciosa.
Tanet
non le diede il tempo di protestare << Quante volte hai implorato la tua
Dea di trattenere la tua mano per non lanciargli qualcosa e fargli male?
>>
Non poteva
permettersi di rispondere sinceramente al comandante e non poteva deludere
Nora. Non sapeva cosa dire.
<< Smetti di fare la timida >> la
esortò Tanet << Sappiamo tutti che è un tiranno odioso e prepotente
>>
<<
Non è che sia tiranno… è solo… >>
<<
Selyan, sai che ti trovo simpatica e ultimamente mi sto affezionando a te,
vero? >> chiese Nora impugnando la scacchiera con entrambe le mani e
ignorando le pedine che caddero a terra spargendosi per la stanza.
<<
Anche- >> non ebbe tempo di dirle che ricambiava, che arrivò una minaccia
bella e buona con la scacchiera pronta a calare sulla sua testa << Stai
per dire che la pensi come la rossa della tua gente e ti piace quel pazzo?!
>>
<<
Sei impazzita?! >> urlò lei senza riuscire più a contenersi << Stavo
per dire che è snervante perché sembra che abbia occhi dappertutto, dannazione!
È da tutt’altra parte, impegnato in qualche critica a qualcuno, poso un attimo
il maledetto secchio e me lo ritrovo alle spalle a urlare come un pazzo che sono
lì per pentirmi di quello che ho fatto e non per prendere il sole passeggiando.
Lo chiamano in una casa a curare qualcuno, varca la soglia, io inciampo e non
faccio in tempo a toccare terra che sta già sbraitando sul tornare al lavoro e
andare a letto presto invece di passare la sera con te e poi non reggermi in
piedi. Non sono una lavativa, giuro che ci metto tutto il mio impegno, ma mi
sento sempre una scansafatiche incapace quando c’è lui e non è giusto,
accidenti! Certo che sono contenta di non vederlo una settimana! >>
Il
silenzio seguì il suo sfogo e lei si coprì la faccia per la vergogna di quello
che aveva appena fatto. Come aveva potuto perdere la calma in quel modo e
lasciarsi andare a una di quelle sfuriate che avrebbero reso fiera Irmelin, ma
che non poteva certo permettersi davanti a Nora e meno che mai a Tanet?
<<
Scusate, ho esagerato >>
Tanet
scoppiò a ridere senza pudore e la voce di Nora al suo orecchio sussurrò un <<
Sicura che tu sia Selyan? >>
<<
Sapevo che eri una persona normale! >> commentò Tanet tra una risata e
l’altra.
<<
Che stai dicendo? >> chiese la maga confusa.
<<
Non c’è soldato che non bestemmi dietro alle critiche di Neith e da quando lei
viene qui e tiriamo fuori la questione delle squadre non l’avevo mai sentita
lamentarsi o sbuffare. Credevo fosse insensibile alle critiche o una specie di
sacerdotessa dall’addestramento impossibile e invece ci ha solo messo una vita
a capire che lui è un pazzo esaltato e non è lei che è incapace >>
<<
Non ho detto questo! >> protestò di nuovo senza avere ancora il coraggio
di scoprire il viso.
<<
Ma lo pensi >> insistette Tanet.
<<
Non è vero! >>
<<
Dopo una lamentela come quella non puoi tornare indietro >> la avvertì
Nora << Ammetti che lo odi anche tu e la notte sogni di vendicarti con
tutti i mezzi più crudeli che riesci a immaginare >>
<<
Veramente, la notte penso ai modi più cruenti di farla pagare a Dalia >>
Tanet
rise di nuovo << E così, Nora, te lo sogni la notte, eh? Passi le notti
insonni a pensare a lui… >> la provocò.
<<
Tanet, piantala! >>
Ma
il comandante non si arrese << La rossa è innamorata, tu lo sogni la
notte… Perché ha tutte queste
pretendenti? Le donne sono attratte dalla cattiveria? >>
<<
Io non sono una sua pretendente, smettila! Non ti rivolgerò mai più la parola!
Vattene dalla mia camera, vattene! >> urlò spingendolo verso la porta a
cuscinate.
La
bassa statura e l’esile corporatura di Nora non avevano potuto niente contro il
Nobile Neithel quando lo aveva tirato per un braccio con tutte le sue forze,
non aveva la minima speranza neanche di spostare di un centimetro il colosso
del suo amico con un misero cuscino.
<<
Ehi, Selyan, sicura che nessuna delle tue compari sia interessata anche
minimamente a me? Non posso dormire sapendo di essere così in svantaggio
>> chiese lui tranquillo come se Nora non fosse impegnata a mettere tutta
la sua forza nel suo tentativo di allontanarlo.
<<
Una, forse. Non ne sono sicura >> rispose lei più per accontentarlo che
per sincerità.
<<
Dimmi chi è! Perché non me ne sono accorto? Tu da cosa l’hai capito? >>
<<
Conosco le mie adorabili compagne da quando ero bambina, so come pensano e
credo che una sia interessata. Se ci tieni, posso indagare per te nei prossimi
giorni >>
<<
In cambio di…? >>
<<
Della tua pazienza davanti alla scacchiera >>
<<
Sei troppo indulgente, chiedi un giorno libero, Sel! >> si intromise Nora
che ormai cercava di colpire Tanet direttamente in faccia pur di avere un
minimo risultato
<<
Non voglio giorni liberi! Se non devo andare alle squadre non ho scuse per non
andare da Dalia. Preferisco portare pesi tutto il giorno piuttosto che vedere
lei un’ora >>
<<
Questo è odio, ragazza, lo sai? >> la prese in giro Tanet.
<<
Ti ho detto miliardi di volte che è una persona normalissima e con il cervello
a posto! Se credi al tuo amico, la colpa è solo tua! E ora fila via! >>
ordinò Nora.
<<
Se non indaghi per me, chiederò che i miei turni si limitino al pomeriggio e
non avrai più speranza di avere pace la mattina >>
<<
Indagherò sicuramente >> gli assicurò Selyan.
<< Vattene!
>> sbottò Nora spingendolo definitivamente fuori dalla porta chiudendola
con tanto di chiavistello.
<<
La ragazza vagamente interessata a Tanet per caso è Irmelin? >>
<<
No >> le rispose in fretta.
<<
Perché ti sei girata dall’altra parte? >>
Non
era mai stata capace di nascondere la verità e si era messa nei guai. Non
poteva tradire la fiducia di Irmelin, ma non era riuscita a mentire a Nora.
Optò per una parte della verità
<<
Uff, Nora io non so nascondere le cose! A Irmelin non piace Tanet, ma ha una
voglia sviscerata di uscire dal nostro maledetto ordine e farsi una famiglia.
Ha solo detto che potrebbe prenderlo in considerazione, non che ne è innamorata
>>
<<
Davvero? >> chiese lei incredula << Anche dopo che lo ha conosciuto
sul serio giocando con noi? Non ha ancora capito quanto è stupido? >>
<<
Non ne abbiamo più parlato e ieri mi ha detto che si è presa una cotta per un
mercante che ha visto mentre cercava di comprare una veste nuova dopo la
funzione di Dalia, ma non so altro. È possibile anche che le altre serpi siano
tutte innamorate di lui e io non ne so nulla. Non ho davvero idea di come
stanno le cose >>
Se
non credeva a quello era spacciata. Si immaginava già a litigare con Irmelin e
non voleva assolutamente che accadesse. Cosa avrebbe fatto se la sua amica
avesse smesso di parlarle?
<<
Tua sorella è ancora innamorata di Tarìc? >> chiese Nora cambiando
discorso e concedendole di tirare un sospiro di sollievo.
<<
Mia sorella ha perso la testa e non si riprenderà finché il re non si sposerà
con un’altra. Vuoi che le dica di darsi un contegno? >>
<<
No, no! Non credo che a Tarìc dispiaccia la cosa. Sono tutti ansiosi di sapere
che qualcuno sbava alle loro spalle. Gli uomini sono insopportabili! >>
concluse fiera di quello che aveva appena detto.
Vista
la situazione, forse poteva anche concedersi quella domanda per cui Irmelin
l’aveva costretta ad andare da sola quella sera. La sfacciata e temeraria
sacerdotessa del vento si era detta incapace di reggere un’altra serata in
quella stanza con Nora e Tanet senza sapere cosa c’era effettivamente tra loro.
Non sarebbe mai riuscita a chiederlo a Nora e aveva costretto lei a promettere
che avrebbe provato a indagare. Forse quello era il momento buono… << Nora,
a te non piace Tanet? >>
<<
Scherzi!? >> chiese lei come se avesse appena chiesto la cosa più assurda
del mondo << Non lo ritengo neanche un uomo! Bleah! >>
<<
E Tarìc? >>
<<
Figurati se ho voglia di diventare regina di questo branco di pazzi! E poi
Tarìc non è il mio tipo, è troppo serio e dedito ai suoi impegni. Quando mio
padre mi costringerà a scegliere un uomo, credo che la prima cosa che farò sarà
escludere tutti quelli che hanno messo piede in questo palazzo. Secondo me
queste mura hanno effetti distruttivi sull’intelligenza maschile. Di te che mi
dici? C’è qualcuno che ti interessa? Con tutti gli uomini che vedi nelle
squadre, qualcuno deve esserci per forza! >>
La
maga era riuscita a spezzare il clima di divertimento e ironia con una semplice
domanda. Non era niente di più di quello che lei le aveva chiesto un attimo
prima, ma si trovò a distogliere lo sguardo da quello divertito e speranzoso
della sua nuova amica.
<<
Non ho neanche voglia di guardarli, Nora. Scusa, devo andare o Irmy verrà a
cercarmi >>
<<
Dai, non scappare, era solo una domanda stupida. Scusa. Tanet mi confonde con
le sue idiozie e poi non ragiono. Capisci perché devo escludere tutti gli
uomini di questo palazzo? >> chiese lei quasi implorandola e sbarrando la
porta della sua stanza con il suo stesso corpo per non farla uscire.
<<
Sì, hai ragione. Ci vediamo domani. Grazie per la serata >>
Controvoglia
e con una tristezza che non avrebbe mai voluto vedere sul suo viso, Nora la
lasciò uscire salutandola.
<<
Buonanotte, Nora >>
Ne vedeva tanti,
aveva ragione. E aveva mentito all’apprendista maga, li guardava anche.
Li guardava tutti e
cercava di ascoltare i loro discorsi nella speranza che qualcuno gli
somigliasse in qualcosa eppure, per quanto assurdo le sembrasse, nessuno era
come lui. Non c’era viso che desiderasse rivedere, occhi che sentisse il
bisogno di incontrare e neanche discorsi che le sembrassero interessanti come i
suoi.
C’era qualcuno che le
interessava, c’era qualcuno che amava disperatamente, ma la Dea glielo aveva
portato via e con lui era sparita anche la sua voglia di vivere, figurarsi
quella di guardare gli uomini.
Forse avrebbe
approfittato del favore che Tanet le doveva e avrebbe chiesto di essere
spostata nel gruppo di volontarie che si occupavano del pranzo per le squadre.
Magari in
mezzo alle altre donne avrebbe smesso di pensare a quanto il resto del mondo
era diverso da lui
***********************************************************************************
-Aaren-
<< È tutto a
posto, mio signore >>
La voce alle spalle
della poltrona su cui era seduto aveva tremolato per un istante. L’aveva
sentito.
Non c’era uomo al suo
servizio che non sapesse dominare le proprie emozioni, quello non era uno dei
suoi. Era sicuramente un servo, incapace di dominare il timore reverenziale
verso i nobili.
<< Puoi andare
>>
Nessuna risposta.
Almeno quello lo avevano imparato.
Appena il tonfo della
porta annunciò l’uscita del servo, Aaren si alzò dalla sua poltrona. Se i suoi
avevano usato un servo per riferirgli quel messaggio, il re era tornato nelle
sue stanze e lui aveva campo libero per riferire il suo.
Lo aveva visto,
prima, dalla finestra. Aveva incontrato di nuovo Elydet del Fuoco e si era
perso in chiacchiere con lei. Non era stata una pessima idea quella di suo
nipote: la ragazza era un pozzo di informazioni sulla famiglia reale dell’isola
da cui provenivano, ma non sapeva molto sui loro poteri o sulla loro Somma
Sacerdotessa. Tutta la sua attenzione era concentrata sulla sorella. Non era
inutile, ma non era l’unica da ascoltare per tenere d’occhio le straniere. Non
erano molte, ma il loro gruppo era frammentato da faide interne in piccoli
gruppetti diffidenti l’uno nei confronti dell’altro. Come se non venissero
dalla stessa terra e non avessero tutte gli stessi problemi. Neanche l’esilio
aveva insegnato loro lo spirito di fratellanza. Non erano persone affidabili,
non gli avevano mai dato quell’impressione. Per questo aveva pagato due dei
suoi perché ammaliassero altre due sacerdotesse e ricavassero da loro le
informazioni mancanti.
Se solo pensava che
il re si era offerto spontaneamente per fare di persona quello che lui faceva
fare ai suoi dietro compenso…
Aaren chiuse gli
occhi recuperando la calma e bussò alla porta delle stanze reali. Non ottenne
risposta. Il re aveva evidentemente congedato i servi e non voleva essere
disturbato. Meglio così.
La porta era fatta
per fermare i disturbatori e gli incompetenti, non certo i nobili. Gli fu
sufficiente posare la mano sulla maniglia perché la serratura scattasse e lo
lasciasse entrare.
Dalla stanza della
vasca proveniva un intenso profumi di olii e lozioni. Il re doveva aver
ordinato un bagno ristoratore
<<
Tarìc, posso disturbarti? >>
Lui chiuse di nuovo
la vestaglia che stava per togliere prima di immergersi nella grande vasca e si
fece avanti
<<
Quanto devo preoccuparmi questa volta? >>
C’era preoccupazione
nei suoi occhi. Sapeva che le informazioni riportate in privato, dopo il
congedo dei servi e la riduzione delle guardie di ronda nei corridoi erano quelle
più importanti e preoccupanti.
<<
Sono rimasti dei servi nelle tue stanze? >> chiese lui per rimarcare il
concetto senza alimentare le chiacchiere di eventuali servitori rimasti
Lui
scosse la testa chiarendo << No, li ho congedati tutti >>
<< Ho ricevuto
delle notizie su quello che abbiamo perduto anni fa >> disse il vecchio
con una pausa a effetto mirata a fargli a cosa si riferiva << Non ho
notizie certe su come sia arrivato dove è adesso, ma pare che sia a molti
giorni di viaggio dal nostro regno. Forse qualche mese >>
<<
Dove esattamente? >>
<<
Non conosco la posizione esatta. So soltanto che è stato pagato con la più
grossa somma che il mercato nero ricordi, da un uomo proveniente dalle rive del
Grande Oceano >>
Il
re era rimasto immobile a pensare. Con le mani sui fianchi e gli occhi persi a
fissare il pavimento.
<<
Ci sono decine di regni sulle sponde dell’Oceano. Non possono scoprire niente
di più? >>
Aaren
sapeva che, al suo posto, probabilmente, anche lui sarebbe rimasto frustrato
per la mancanza di informazioni. Per come stavano le cose però, non poté non
provare una punta di rabbia al pensiero che gli sforzi dei suoi uomini
venissero banalizzati in quel modo. Solo trovare quello che cercavano da anni e
sapere in che direzione cercarlo, era un enorme risultato di cui andare fieri a
suo parere.
<<
Mi dispiace, Tarìc. Sono questioni della massima segretezza e i miei uomini
costretti a muoversi in un campo molto pericoloso. Scoprire che è stato venduto
e restringere il territorio in cui cercare mi sembrava già un risultato oltre
ogni nostra aspettativa. Io attenderei qualche settimana per non destare
ulteriori sospetti, ma, se è tuo volere che si muovano ancora- >>
<<
No >> lo interruppe << Concedi pure ai tuoi uomini il tempo
necessario a sparire di nuovo e a muoversi con la dovuta cautela. Se qualcuno
scoprisse che lo stiamo cercando, potremmo avere dei guai che non possiamo
permetterci in questo momento. Sai qualcosa delle sue condizioni? >>
Il
vecchio scosse la testa di nuovo << No, ma le fonti parlano di resti e di un pericoloso acquirente.
Non so dirti se il pericolo venga dal fatto che l’acquisto da parte di questa
persona squilibri il potere dei regni o se sia una persona pericolosa per le
sue inclinazioni violente >>
<<
Ho capito. Proporrei di non informare gli altri finché non ne sapremo qualcosa
di più, sei d’accordo? >>
<<
Assolutamente >> confermò il vecchio
<<
Grazie, Aaren. Buonanotte >>
<<
Buonanotte, Altezza >>
Il
vecchio udì il tonfo del re che si gettava nella vasca prima ancora di uscire
dalle sue stanze.
Aveva
sperato per anni, concentrando tutte le forze dei suoi uomini migliori, di
scoprire qualcosa e adesso perfino lui era preoccupato.
Diffondere
quella notizia alla corte avrebbe portato dei risvolti immediati, nasconderla
avrebbe portato esiti disastrosi. Per anni aveva pregato il Potente Dio di
mandargli qualche notizia e il Sommo lo aveva accontentato nel momento meno
tranquillo. Non che un vecchio volesse permettersi di criticare i Doni del
Potente o la Sua infinita Sapienza nel distribuirli, ma avrebbe tanto preferito
riceverle in momenti migliori.
Aaren
chiuse la porta alle sue spalle e si addentrò nel buio della sua camera. Non voleva
luci, non di notte. Non ne aveva bisogno. Le tende spalancate gli davano tutta la
luce di cui aveva bisogno per sfilarsi la veste e sdraiarsi nel suo letto.
La
notte non chiudeva mai le tende. Nessuno poteva spiare nella sua finestra, data
la posizione che aveva nel palazzo e lui non aveva intenzione di privarsi della
vista delle stelle.
Io posso solo
osservarlo da lontano, sii la sua ombra dove a me non è dato seguirlo se puoi.
Presto ne avrà bisogno. E anche io.