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Autore: Jamin_a    15/03/2016    1 recensioni
"Tranquilla zucchero" Si alzò dalla poltrona e, avvicinandosi a lei, la sovrastò con la sua altezza.
"Non sarò di certo io a infrangere i tuoi sogni di gloria da stupida capitolina"
Disse aspramente, fissandola negli occhi e facendosi serio.
[...]
"Ma tu ..." Continuò l'uomo sfiorandole le dita con cui lei teneva ancora stretto il collo della bottiglia.
".. Devi tenere giù le mani dal mio alcol" concluse secco, rubandole l'oggetto dalle mani.
Haymitch fece un passo indietro, sorridendo soddisfatto.
Effie rimase immobile a guardarlo andar via.
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piccola raccolta di momenti Hayffie
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“Ho sentito dire che dopo più di vent’anni nel ruolo di mentore finalmente Haymitch Abernathy ci degna della sua presenza” Disse sarcastica, chiedendosi anche lei cosa avesse spinto il mentore ad essere presente quella sera. Forse era riuscito a capire quanto fosse da maleducati non presentarsi mai a quella festa, ma non sembrava molto da Haymitch fare una cosa del genere, anzi, era molto più probabile che fosse talmente ubriaco da aver preso il treno ed essersi trovato a Capitol City per sbaglio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rullo di tamburiiiiii... si esatto, chi non muore si rivede
Mi era venuta un idea in testa e quindi tanto valeva scrivere un capitolo no? io ve l'ho detto che ogni tanto sarei tornata haha portandovi un po' di "zucchero" con dolce Haymitch.. ma bando alle ciance
quiiindiiii, godetevi il capitolo e buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate, un bacione a tutti :-*

 
Edizione 68


“Dove diavolo eri!?” Effie era furiosa, aveva cercato Haymitch per tutta la giornata sul treno per Capitol City, senza ovviamente avere dei risultati, finché rassegnata aveva accompagnato i suoi tributi nelle loro vagone, spiegandogli che avrebbero conosciuto il mentore una volta arrivati nella capitale.
Lui, dal canto suo, aveva fatto di tutto per non essere trovato, rintanandosi nell’angolo più sperduto del treno, con una scorta di bottiglie che credeva gli sarebbero bastate tutto il tempo necessario, ma avendo fatto male i suoi conti, era stato costretto ad alzarsi e andare a fare rifornimento al piccolo, ma ben equipaggiato, bar. Sfortunatamente era proprio li che la ragazza lo stava aspettando, convinta che continuare a cercarlo non avrebbe portato a nulla, quindi si era seduta su uno sgabello e nell’attesa si era versata un drink, consapevole che prima o poi lui si sarebbe presentato davanti a quel bancone reclamando quanto quelle bottiglie fossero di sua proprietà. “Haymitch Abernathy, ti ho fatto una domanda!” replicò  seccata mentre lui si riempiva il bicchiere e prendeva posto accanto a lei.
“Replichiamo lo spettacolino di due anni fa?” Disse lui indicano il bicchiere della ragazza che in risposta arrossì violentemente, e Haymitch riuscì a notare la cosa nonostante i pesanti strati di trucco. L’uomo rise ricordando l’episodio “Non fare quella faccia, hai solo cercato di baciarmi, che problema c’è?” Effie lo fulminò con lo sguardo, già era furiosa per la mancanza del mentore durante la giornata, ora non voleva sopportare anche le sue canzonature, fece per alzarsi quando lui la fermò bloccandola per un braccio “Dai no, scusa, scherzavo” aggiunse tornando serio. La ragazza sbuffò tornando a sistemarsi meglio sullo sgabello. “Perché non ti sei presentato oggi?” Disse lei, con un tono calmo, guardandolo negli occhi. In risposta il mentore sbuffò alzando gli occhi al cielo, quasi quello dell’accompagnatrice fosse un rimprovero più che una domanda. “Haymitch, quei ragazzi … avresti potuto confortarli almeno un po’.” Lui la guardò seccato. “Confortarli Effie? Davvero?” Sospirò “Non c’è nulla che io possa fare per confortare dei condannati a morte, tu non sai cosa si prova …” Effie era già nervosa, ma quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si alzò in piedi di scatto “Basta! Sono stufa dei tuoi tu non sai!” Haymitch spalancò gli occhi sorpreso “Come scusa?” In risposta lei alzò gli occhi al cielo “Oh, hai capito benissimo! Smettila di trattarmi così, non ho scelto io di nascere a Capitol City ..” “Ascoltami zuccherò..” tentò di interromperla lui “No! Ascoltami tu! Non ho scelto io di vivere a Capitol City e di non capire cosa provate voi nei distretti a vedere e sopportare questo inutile massacro!” Fece un respiro profondo tentando di calmarsi “A me dispiace, mi dispiace davvero per quello che hai dovuto passare, ti è successa una cosa bruttissima, e questo lo capisco, ma non puoi trattarmi male solo perché io non ci sono passata!” Si sentiva sul punto di piangere ma decise di non abbassare gli occhi e continuare a sostenere lo sguardo di Haymitch  “E sinceramente so di essere privilegiata e fortunata, so di non avere meriti, ma tu non puoi incolparmi per questo” Fece una pausa, cercando di rimandare giù il groppo in gola che le si era formato. “Io posso solo cercare di rimediare facendo tutto quello che è in mio potere per provare a salvare almeno una vita innocente” Sospirò “E ogni volta che non ci riesco mi incolpo, ed è terribile, e forse non so quello che provano loro, ma tu sai quello che provo io a essere costretta a mandarli al patibolo ogni dannato anno!” Concluse infine, soddisfatta di aver finalmente sfogato la sua rabbia.  “Scusa” , sussurrò lui. L’accompagnatrice lo guardò sorpresa “So che non è facile dire addio a quei ragazzi ogni anno, ci darò un taglio” Lei gli sorrise grata. Alla fine, per quanto potesse cercare di negarlo pure a se stesso, Haymitch aveva capito che Effie non era come tutti gli altri capitolini che tanto odiava. Il mentore doveva ammettere a che aveva l’aveva sottovalutata, e che era partito prevenuto nei suoi confronti. Lei era umana, a differenza di tutti quei mostri senza cuore che gioivano della morte degli altri, lei soffriva, piangeva, Haymitch aveva visto più di una volta il suo dolore, e questo la rendeva umana. Poteva odiare Capitol City e tutto ciò che quella città rappresentava, ma Effie era diversa, Effie non era Capitol City, Effie era semplicemente Effie, una semplice ragazza che aveva dovuto adeguarsi allo stile di vita che il mondo aveva scelto per lei, anche se chiaramente le andava stretto.  Effie abbassò lo sguardo. “Sai cosa fanno a chi non si dimostra entusiasta per gli Hunger Games?” chiese in tono rassegnato. Haymitch bevve un sorso “So benissimo cosa succede se non rispetti le loro regole” disse guardando tristemente la ragazza. In quel momento non ci fu più bisogno di spiegare, dai loro sguardi si intesero immediatamente e Haymitch si rese conto che forse Effie sapeva qualcosa. Certamente la ragazza non sapeva del dolore di essere costretti a partecipare al massacro, di veder morire qualcuno che ami a causa di quegli stupidi giochi, ma capiva sicuramente cosa voleva dire essere costretti a una vita che non qualcun altro ha scelto per te.  “Haymitch, io non so, è vero, ma tu provassi a spiegarmelo forse…” Lui la guardà “Forse cosa?” “Forse potremmo essere amici” rispose lei dolcemente. Haymitch sorrise, si alzò dalla sedia e si diresse verso camera sua, prima di lasciare il vagone si fermò sulla soglia e si voltò nuovamente verso la ragazza “Zucchero, tu sei già mia amica” disse prima di richiudersi la porta alle spalle 
  
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