Capitolo
8-
Don’t leave me.
Il
piano era
semplice: Daryl e Beth erano stati portati in uno scantinato
raggiungibile solo
dopo una lunga rampa di scale.
A quanto pare l’edificio era un grande magazzino adibito al
deposito di diversi
beni, tra cui alcuni alimentari: ora era la “tana”
dei wolves. Dopo aver salito
le scale avrebbero dovuto proseguire diritto ed uscire da una porta
secondaria
che portava sullo sbocco laterale del complesso.
L’ordine d’uscita sarebbe stato il seguente: Glenn
avrebbe aperto la fila
seguito rispettivamente da Beth, Aaron e infine Daryl.
Glenn stava facendo tutte le raccomandazioni possibili ai compagni
dicendogli
di mantenere le posizioni che gli aveva affidato, di evitare di fare
rumore
inutile, di utilizzare le armi da fuoco solo in caso di estremo
pericolo così
da non provocare rumori e di muoversi velocemente perché
l’edificio, sia
internamente che esternamente, poichè era sorvegliato da
diverse videocamere a
circuito chiuso.
Beth ascoltava attentamente ogni singola parola del cognato, anche se
non
spostò mai lo sguardo da Aaron che armeggiava con le cesoie
per liberare Daryl.
Appena fu libero la ragazza corse ad abbracciare l’arciere,
stringendolo a tal
punto da volerlo soffocare. Non c’era tempo però
per le parole. Dovevano abbandonare
immediatamente quel posto.
“Non
fare
l’eroe anche stavolta! Sai come la penso.”
sembrò implorarlo Beth con i suoi
enormi occhi da cerbiatta
“E
tu evita
di cacciarti nei casini.” l’aveva zittita Daryl,
liberandosi gentilmente
dall’abbraccio. La ragazza quindi si voltò verso
gli altri compagni per
mettersi in posizione, ma qualcosa la trattene.
"Aspetta"
disse l'uomo sfilandosi la pesante giacca di pelle "Mettitela.Si
gela."
Avrebbe
voltuto obiettare ma sapeva benissimo quanto difficile era contrastare
Daryl
quindi ubbudì e indossando il capo rivolse un
sorriso riconoscente al
compagno. Avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto anche
rimanere al suo
fianco. Ma dovevano rispettare i piani.
Volevano solo proteggersi a vicenda in tutti i modi possibili e
sì, forse si
stavano veramente innamorando, ma a loro modo: non era la classica
favoletta
romantica, la loro intesa era magnifica, anche solo limitandosi allo
scambio
di due avvertimenti secchi erano riusciti a
racchiudere
essenzialmente quello che sin dall’inizio avevano temuto
più di tutto: di
perdersi l’un l’altro.
Ognuno
di
loro era munito di coltello e pistola di piccolo calibro. Dovevano
evitare i
massacri, non erano lì per quello: dovevano solo andarsene
senza farsi
scoprire.
Glenn aprì il pesante portone di ferro ed iniziò
a salire le scale: si fermò in
cima assicurandosi che tutti fossero dietro di lui e poi
proseguì diritto come
aveva spiegato. Le pareti erano bassissime e rendevano il corridoio
quasi
claustrofobico tanto che Beth iniziò a sudare freddo e a
temere un’improvvisa
comparsa di un lupo.
Arrivati al termine del corridoio principale, il gruppo si trovava
esattamente
al centro dell’edificio caratterizzato da una biforcazione
che conduceva alle
diverse aree di deposito.
Essendo loro diretti verso l'uscita dovevano prendere la biforcazione
di
sinistra, Aaron si appiattì contro il muro così
da far passare gli altri e
tenere d’occhio la situazione. Nessun lupo: procediamo.
Si muovevano tutti come se fossero una sola persona coordinando i
movimenti
degli arti inferiori a quelli superiori. Daryl teneva ossessivamente
d’occhio
Beth, preoccupato che uno di quei maniaci potesse piombare per
riprendersela.
Lei, d’altro canto, svolgeva con attenzione ogni compito che
le veniva affidato
durante il tragitto.
Finalmente ecco la porta secondaria d’uscita: Glenn si
fermò solo un secondo
per comunicare ai compagni il passo successivo
“Bene,
ragazzi, grandi, il peggio è passato. Ora usciremo e ci
troveremo davanti un
parcheggio interamente recintato, non toccatelo per nessun motivo:
è
elettrificato. Aaron andrà ad azionare la leva per aprire il
cancello e poi ce
ne andremo. Intesi?”
“Sì!”
disse
convinta Beth mentre Daryl si limitò ad annuire
silenziosamente scambiandosi
uno sguardo di assenso con l’amico.
“Andiamo!”
disse Glenn sicuro, spalancando la porta d’entrata.
Ma qualcosa li colse di sorpresa. Un rumore intermittente e fastidioso
iniziò a
propagarsi per tutto l’edificio: un allarme.
“Aaron!
Corri! Vai! Ti copriamo le spalle!” disse il ragazzo asiatico
disperato che nel
mentre controllava in modo ossessivo ogni centimetro dello stabilimento
per
contrastare gli eventuali nemici.
La cosa veramente strana, pensò Beth era che nel parcheggio
non ci fosse alcun
mezzo tranne che tre rimorchi disposti parallelamente l’uno
all’altro.
Si trovava esattamente davanti al rimorchio centrale, controllando che
nessuno
dei lupi fosse nascosto dietro di esso quando ad un tratto i portelloni
si
aprirono: un’orda di vaganti si scaraventò contro
di lei famelici e bramanti di
carne umana.
Lei velocemente estrasse il coltello conficcandolo precisamente di uno,
due,
tre teste dei vanganti ripiegando sulla cancellata principale.
Daryl era intento ad uccidere altri vaganti, mentre Glenn, tentava di
chiudere
i portelloni del rimorchio sinistro, quello più vicino
all’uscita.
Fu come uno squarcio la voce di Jack, il leader dei wolves, seguito da
diversi
scagnozzi:
“Eccolo
là!
Ammazziamolo così non scappano quei bastardi!”
disse indicando Aaron che si
stava arrampicando sulla scala della torretta per aprire il
cancello.
Non poteva permettere che Aaron morisse e soprattutto non poteva
permettere che
Beth o Glenn morissero.
Senza pensare Daryl si precipitò a salvaguardare
le spalle del suo nuovo
alleato, che purtroppo stava già subendo l’ira dei
wolves.
Lo avevano tirato giù di peso dalla scala, facendogli
perdere l’equilibrio ed
ora si pregustavano il vicino momento della sua morte fracassandolo di
botte a
suon di pugni e calci.
Daryl estrasse la pistola e uccise due lupi in movimento, poi arrivato
vicino
ad Aaron estrasse il coltello conficcandolo nella gamba di Jack che si
ritrasse
bestemmiando e cadendo a terra tendendosi la gamba.
Grazie al suo intervento ora Aaron era libero di scappare,prendendosi
l’incarico di attivare la leva e di raggiungere gli altri.
“Aaron
ci
penso io alla leva! Corri al cancello!” gli urlò
contro Daryl ormai in cima
alle scale.
Il
ragazzo
livido ovunque si alzò barcollando, sforzandosi di
correre il più veloce
possibile.
Daryl era cima: tirò la leva e con un suono secco e
metallico il cancello
dall’altra parte del parcheggio si aprì.
Beth e Glenn non riuscivano a vedere dove fossero gli altri due
compagni. Era
disperata. Ma non poteva distrarsi: doveva continuare e non
combinare casini.
Il cancello si era aperto ma nessuno dei
due era ancora
tornato.
Ma ecco Aaron, in lontananza: per evitare gli zombie si limitava a
spingerli
per terra. Aveva degli ematomi enormi sul volto e faticava a camminare.
“Dov’è
Daryl?!” gli urlò Glenn,quando li ebbe quasi
ragginuti “Dobbiamo andare!”
Aaron
riprendendo fiato disse a stento “Sta arrivando! Ha azionato
lui l’apertura del
cancello.”
“Dobbiamo
aspettarlo!” disse Beth “Vado a prenderlo,
anzi!”
“Non
provarci nemmeno!” disse Glenn parandoglisi davanti.
“Andiamo oltre il
cancello, lo aspetteremo lì davanti!”
Poteva
vederli dalla torretta: Idioti che cavolo fate! Scappate!
Disse
tra sé e sé scendendo frettolosamente la scala
per raggiungerli.
Aveva il cuore a mille, sentiva i battiti pulsargli nella testa. La
maggior
parte dei vaganti usciti dai rimorchi erano stati abbattuti e non
costituivano
un pericolo imminente. I wolves sì.
Riusciva a vederli: il cancello e i tre compagni che lo aspettavano
oltre ad
esso, nascondendosi nella fitta boscaglia. Bastava ancora un piccolo
sforzo e
attraversare il piazzale.
Iniziò a correre utilizzando le sue ultime forze ma senza
accorgersene sì
ritrovo in terra sbattendo la faccia contro al cemento. Jack, era
riuscito a
rimettersi in piedi, a seguirlo ma poi la gamba gli era ceduta e per
fermare
l’arciere come ultimo tentativo lo aveva preso saldamente per
la caviglia
facendogli perdere l’equilibrio.
Gli era poi saltato addosso come una furia e stava ora tentando di
soffocarlo.
Non riusciva a respirare. Quel figlio di puttana lo stava uccidendo.Non
aveva
più aria nei polmoni.
Solo quando
le speranze sembravano perdute Daryl iuscì miracolosamente
ad assestare un
calcio ben piazzato nella gamba dell'avversario liberandosi
faticosamente dalle
sue mostruose mani.
Si era poi rimesso in piedi e correva, correva per raggiungere il
dannato
cancello.
“Chiudete
il
cancello imbecilli! Chiudetelo!Ahhh..." urlò dal dolore "Non
faremmo
scappare anche lui vero!” continuò Jack agli
scagnozzi che eseguirono
spaventati l’ordine.
Era a pochi passi, Beth riusciva a vedere tutta la scena dai cespugli
che
avevano scelto per nascondersi al di fuori dello stabilimento. Stava
male, non
riusciva a guardare, non poteva uscire allo scoperto e non poteva
aiutarlo in
alcun modo perché Glenn glielo stava impedendo.
“Lasciami
andare! Devo andare ad aiutarlo, brutto idiota!”
sputò contro a Glenn
“Ci
farai
ammazzare tutti! Sta arrivando!” le intimò l'uomo
intento a fasciare la ferita
sanguinante della testa di Aaron
Ma
Beth uscì
allo scoperto, rivelando la posizione ai wolves, correndo al cancello
per
aiutare anche Daryl ad uscire. Ma ormai era troppo tardi: il cancello
era
chiuso e lui era rimasto dentro.
“No!NO!No!NO!”
disse lei sbattendo violentemente prima le mani e poi tutto il corpo
contro le sbarre
di metallo del cancello
“Daryl!”
Non
riusciva a trattenere le lacrime. Era impossibile per lui uscire
perché ormai
l’elettricità era tornata e sarebbe morto.
“Me
lo avevi
promesso!” gli urlò lei disperata
Anche
l’espressione di Daryl era triste, affranta, ma era pronto.
Non aveva pensato
molto al modo in cui sarebbe morto, ma morire per salvare lei
era
sicuramente una morte più che dignitosa.
“Vi
raggiungerò” mentì l’arciere
soffocando la bugia “Scappate ora!Mettetevi in
salvo!”
“No!Io
non
ti lascio” gridò con la poca voce che gli era
rimasta. Ma poi era arrivato
Glenn seguito da Aaron, e il cognato l’aveva trascinata via
con la forza.
L’ultima scena che vide fu Daryl attorniato dai wolves che
gli puntavano armi
contro.
Ma lui non li guardava. Con la coda dell’occhio la seguiva e
gli sorrideva.
Ti
mancherò
così tanto quando non ci sarò più
Daryl Dixon.
S.A.:
Ciao
a tutti! Eccomi qui con un
nuovo capitolo. Lo so, lo so, mi odiate. Stavo male mente scrivevo
questo
capitolo e spero di avervi intrattenuto a dvere con il mio racconto.
Come al
solito vi invito a lasciarmi un commentino. Spero continuerete a
leggere, alla
prossima e un bacione!