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Autore: Maiden Of The Moon    30/03/2009    2 recensioni
Tutti abbiamo degli scheletri nel nostro armadio... e Edward e Alexander Elric stanno per scoprire quelli del loro nonno. [Elricest x 2!] Traduzione di nacchan <3
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Oh sì, tutto ciò è MIO. (E sì, sono una bugiarda terribile. XD)

Note dell'autore: Ah, qual momento migliore per iniziare un capitolo! Proprio durante una discussione con mia madre sull'Elricest. L'amore è amore, dannazione. È tutto quello che ho da dire. X3

Divertitevi col quarto capitolo:D



XXX

X

X

X

Mi sono fatto delle domande sulle preferenze sessuali di Alex (ragazzi o ragazze, dico) per... beh, non proprio “da un sacco di tempo”... diciamo più da un po'. Da un bel po'. E nonostante avessi avuto di per me delle vane speranze, notando alcuni suoi comportamenti 'sospetti' mi venne da pensare che forse alcune mie supposizioni erano esatte. Come ad esempio il fatto che Alex non sembrava particolarmente interessato a spiare le ragazze dal buco della serratura – un passatempo a cui molti dei suoi amici partecipavano. Poi c'era il suo amore palese per i film per ragazze: Titanic, Due settimane per innamorarsi, A walk to remember... Anche se penso di stare generalizzando; diavolo, neanche a me piacciono così tanto quei film. Però hey – se lo vedeste durante Kate and Leopold, anche voi avreste i vostri dubbi.

Per finire – e forse è stato l'indizio determinante che mi ha fatto capire che nel Mondo Fantastico di Al c'era 'qualcosa' che non andava – ci sono i dubbi sul suo recente comportamento.

Con 'recente' intendo a partire dall'anno scorso, più o meno.

Non sorride più. O almeno, non tanto quando lo faceva prima – ora è sempre imbronciato e nervoso, che urla e arrossisce. E se prima era adorabile quando diventava rosso (e io amavo prenderlo in giro per questo), ora non è lo stesso. Alex è nato per vivere in technicolor, è fatto per ridere e essere smagliante e allegro e reale.

Mi preoccupo per lui quando non lo è.

Avevo chiesto a mamma un'opinione a riguardo – della sua improvvisa riservatezza e quei frequenti sguardi arcigni -, lei mi aveva risposto che era solo lunatico. Come lo ero io durante la pubertà. E l'unico motivo per cui io ero così lunatico era dato da tutte quelle puttanate sul 'trovare me stesso' a cui sono andato incontro. 'Trovare me stesso' o 'affrontare il mio gay interiore', come piace dire a Rosie. Quindi è ovvio che tutto ciò mi abbia dato da pensare...

Ma mi ero detto di essere pazzo, Al è pieno anche di cose “non-gay”: ha avuto una ragazza, in terza media. Certo, è durata solo una settimana, ed è stato lui a rompere la relazione (E io ne ero davvero felice, devo ammetterlo.), ma è comunque esistita. E ama leggere lemon in internet. (è non sapete quanto sia divertente ricattarlo.)

Il che mi porta alla domanda di base: dove mi porta tutto ciò?

Risposta: Il mio fratellino – su cui mi piacerebbe tanto saltare addosso – potrebbe essere gay. Ecco dove. Potrebbe essere gay, così come il cielo potrebbe diventare rosa a pallini verdi, così come io potrei superare chimica e matematica questo semestre.

Non so se questa sia una buona cosa, quel “potrebbe” (Voglio dire, andiamo, questo vorrebbe dire che avrei almeno una chance), ma so per certo che -

Il mio cuore stava battendo velocemente quando Alex, anche se sotto l'effetto delle medicine, ha mormorato che gli potrebbero piacere i ragazzi... veloce e forte.

E anche il suo.

Riuscivo a sentirlo.

X

X

X

XXX

Skeletons

XXX

La malattia di Alexander migliorò in meno di una settimana – non era niente di terribile o mortale, o neanche abbastanza pesante da tenerlo lontano da scuola. (Diamine, dopo la prima notte, era diventato solo un leggero disagio: come indossare biancheria umida.) Niente che non potesse – o non era capace di – controllare, non importava quanto il suo stomaco si contorcesse. Era forte. Era determinato.

... e in un certo senso, veniva anche consolato. O almeno, secondo lui: mentre era malato, Alex era stato abbastanza fortunato da godersi un sacco di attenzioni, attenzioni date a profusione da una certa persona che dormiva nel letto di sopra. Edward, a discapito della sua tipica pigrizia, era divino quando doveva trattare con le malattie – la loro mamma diceva spesso che sarebbe stato un ottimo medico. Era sempre così calmo e tranquillizzante... E Alexander non poteva negare (neanche a se stesso) che fosse bello – bello passare tempo con Ed senza preoccuparsi di... beh, di se stesso: sempre così impegnato, in un angolino della sua mente, a trovare un motivo per essere infastidito o una scusa per andarsene.

Ma... c'era ancora una cosa che lo tormentava pesantemente.

Quella notte. Quella dove aveva preso il Nyquil.

... Non riusciva a ricordare assolutamente nulla di quel che era successo.

Oh, certo, aveva un vago ricordo (in qualche modo confuso) – aveva guardato la televisione con la sua famiglia, Ed lo aveva aiutato a mettersi a letto, e avevano parlato... ma da qualche parte in quell'intrecciarsi di ricordi vaghi si rivedeva dire qualcosa che non avrebbe dovuto. Era abbastanza sicuro di averlo fatto... ('L'ho fatto..?')

E poi, si era svegliato e aveva trovato Edward che sonnecchiava vicino a lui, seduto nel pavimento affianco al letto di Alex, con la testa poggiata sulle braccia incrociate. Inutile dire che Al era andato fuori di testa dopo averlo visto – 'Che diavolo è successo!' - ma era stato velocemente tranquillizzato dal suo fratello, stancamente infastidito e appena svegliatosi: aveva informato bruscamente Alex che si era addormentato stringendo tra le mani una ciocca enorme dei suoi capelli. E che si rifiutava di lasciarla andare.

... Oh,” era stata la risposta incredibilmente articolata di Alexander a quella scoperta. Ma ancora, nonostante si fosse calmato, continuava a sentirsi come se avesse lasciato scivolare qualcosa... qualcosa di segreto.

Non che lo potesse dire da come Edward si comportava: dopo un breve pisolino, il suo fratello maggiore era tornato come nuovo – gioviale, e superficiale su ogni cosa. Assicurò ad Al di stare bene, che non doveva preoccuparsi se era stato sveglio fino a tardi (“Avevo qualcosa su cui volevo pensare, tranquillo.”) e che era felice che Alex avesse avuto il riposo di cui aveva bisogno.

Questo, ovviamente, equiparato a Edward che era il fratellone più premuroso del mondo, o un adolescente disperato che cercava di spazzare via qualcosa di insolito sotto il tappeto. Perché davvero, non era normale. Chi, con tutte le rotelle al posto giusto, avrebbe detto qualcosa di così carino a qualcuno che ti ha tenuto sveglio tutta la notte?

Con tutti quei pensieri in testa, Alexander aveva scommesso con se stesso sull'unica soluzione: 'era il modo più carino per pararsi il culo'. Ma beh... in tutta onestà, probabilmente era solo paranoico. Le cose non sembravano andare diversamente dal solito tra Alex e suo fratello, almeno non apparentemente – quindi se aveva detto qualcosa, qualunque cosa anche appena incriminante, era sicuramente qualcosa di stupido.

... Almeno lo sperava.

X

Febbraio, 1922

Caro Al,

Ricordi gli inverni di Resembool? Quando la terra era tutta innevata, e gli alberi erano fatti di ghiaccio, e il vento poteva passarti attraverso come se fosse fatto di mille frammenti di vetro? Ricordi quanto era freddo, quanto lo odiavamo? Come dicevamo sempre alla mamma che il Nord sarebbe stato come una torta, a confronto?

Resembool non ha niente a che fare con Monaco.

È come se l'inverno non finisse mai – le strade sono gelate, le case anche, e non c'è mai abbastanza legna per poter fare un bel fuoco, o abbastanza coperte da tenerti al caldo... le temperature gelide distruggono il mio braccio e la mia gamba. (Anche se non sono più fatte di metallo, le giunture fanno un male cane quando la temperatura è così bassa.) Heiderich sembra aver notato quanti problemi mi stanno dando, e si è offerto di massaggiare la parte che fa male - visto che mi aveva visto farlo, non importa quanto imbarazzante sia stato. Ma gli ho detto No, grazie.

Non so, Al. Non dovrei essere così freddo con lui. Lo so che non dovrei. Ma ogni volta che gli sono vicino... lui non ti somiglia poi così tanto, sai? Da lontano magari sì, ma avvicinandosi...

Ma è comunque abbastanza da farmi venire voglia di piangere. E tu mi conosci – io non piango. Odio piangere. E così cerco di evitare di essere toccato ad ogni costo.

Credo di ferire i suoi sentimenti.

Spero mi possa perdonare.

Ed

X

Non era da lui.

Edward guardava torvo la tela bianca che aveva poggiato sul cavalletto, agganciando i piedi attorno alle gambe del suo sgabello. La sedia scricchiolò. Le sue mani si aggrapparono al legno tra le sue cosce; si dondolava avanti e indietro sul posto, mordicchiando la cima di un pennello. La sedia scricchiolò ancora, producendo un rumore ritmico contro il cemento del pavimento.

. . .”

La sua espressione diventò acida, le sopracciglia si curvavano in totale frustrazione quando non gli veniva nulla. Assolutamente nulla. Niente che non fosse un cupo ronzio... La testa di Ed era troppo piena; un turbinio di rumori e pensieri bianchi e travolgenti come la tela di fronte a lui.

A quel punto, il biondo si sorprese di imprecare con aria imbronciata, borbottando qualche parola amara attorno alla suo pennello. Diede un'occhiata alla tavolozza dei colori affianco a lui, le mani che prudevano per lanciarla in uno slancio di furia immatura. Ma sapeva che non l'avrebbe mai fatto – non voleva avere niente a che fare con le pulizie, uno, e poi erano colori troppo costosi per essere sprecati.

Ma l'idea comunque era invitante...

Blocco dell'artista?”

Ed si sgonfiò, soffiando l'aria fuori dalle sue guance appena udì la voce familiare rimbalzare tra i muri, e al contempo sentì una mano fine poggiarsi sulla sua spalla. Rosie, ora affianco a lui, osservava attentamente la tela totalmente bianca, tamburellando pigramente con le dita. Era un'azione fastidiosa...

Non lo so.” brontolò Edward, che ancora mordeva la fine del suo pennello. “Pensavo che dipingere qualcosa mi avrebbe aiutato, ma... non riesco ad entrare nel giusto stato d'animo.”

Oh?” mormorò Rosalie frivolamente, sporgendo un fianco, mentre fissava il bianco – assorbendolo. Era davvero qualcosa patetico, tutto quel bianco... “C'è un giusto stato d'animo per questo?”

Edward la guardò, piatto, punzecchiandola al fianco con la punta stemperata di una matita. “Non per non fare niente.” strascicò, “ma sì, per dipingere c'è. Per ogni genere di arte c'è. E non riesco a far stare zitto il mio cervello per raggiungerlo!” Il ragazzo si massaggiò la fronte mentre lo diceva, chiaramente appesantito dalla cosa – e Rosie lo notò con una genuina sorpresa. Irritato? Il suo fratello più grande raramente si trovava in un qualunque luogo diverso da... beh, dallo spazio. Che cosa diavolo lo aveva trascinato indietro sulla Terra?

Ed...?” mormorò, aggrottando appena le sopracciglia mentre Edward faceva sprofondare il viso tra le sue mani, borbottando mentre respirava. Lei allontanò bruscamente la mano, appena si rese conto di quanto la spalla del fratello fosse tesa sotto le sue dita. “Ed, aspetta, sei davvero serio? Stai bene?”

Una pausa.

...Non lo so.”

Lo sospirò appena, suonando distrutto e agitato e furioso allo stesso tempo. Rosie ora era senz'ombra di dubbio sorpresa, facendo un passo indietro come lui sollevò la testa, lo sguardo furioso. “Non lo so Rosie. Non riesco a pensare normalmente da un paio di giorni. Non... non riesco a fare niente!” ringhiò, strattonandosi i capelli. “Qualunque cosa faccia, comincio a pensare a lui... e a quello che ha detto... e a come sono stupido, ma non riesco a fermarmi!”

Beh. Questo cambiava decisamente le cose. Rosalie si appoggiò al muro freddo, guardando attentamente suo fratello – decisamente intrigata. “Alex?” suppose senza tanto sforzo, quasi perforando suo fratello con i suoi occhi turchesi. “Alex ha detto qualcosa? Che può aver mai detto?”

Era confuso dalle medicine,” brontolò Ed, ritornando a mordere il manico del pennello. Le sue dita si contraevano, Rosie poteva dire che desiderasse ardentemente una sigaretta. E ciò non fece altro che farle aggrottare ancora di più le sopracciglia. 'Moriranno entrambi per lo stress prima di arrivare a trent'anni.' “Ma lui... mi ha detto che potrebbe... sai...” il biondo schiarì la voce scomodamente, sistemandosi sullo sgabello, facendolo scricchiolare. Rosie piegò un sopracciglio, in attesa. (Non avrebbe avuto da aspettare troppo.)

Che anche lui potrebbe essere gay.”

... Nonostante tutto, Rosalie non apparì troppo scioccata – solo divertita. Decisamente divertita. “Certo che abbiamo degli strani geni in famiglia, non è vero?” disse, guardando attentamente il suo smalto scheggiato con un sorriso premuroso. “Ma davvero, non vedo perché ne sei così inorridito.”

Non sono inorridito!” scattò Edward - sua sorella si drizzò, completamente colta di sorpresa – ma si calmò immediatamente con un respiro profondo. O due. O tre. (Ed sbottava silenziosamente, massaggiandosi le tempie. Odiava essere furioso, gli faceva venire mal di testa.) Tra i due vi fu un lungo momento di pesante silenzio... ma dopo quella pausa riuscì a calmarsi. Anche se un po' forzatamente.

Non sono inorridito.” ripeté calmo, rigirandosi il pennello ormai totalmente masticato tra le sue lunghe dita. I suoi occhi dorati rimanevano fissi sulla tela, comunque, strizzando gli occhi, come se cercasse di vedere qualcosa oltre la nebbia. “Io... voglio dire... è stato quasi crudele. Come se lui potesse eliminare uno degli ostacoli tra di noi... ma ancora...” smise di giocherellare, e si scompose – ora precariamente bilanciato sullo sgabello con le ginocchia contro il suo mento. “Beh, dovrebbe essere così a me vicino ora, ma non mi è mai sembrato così lontano.”

...” Rosie non poté evitare di ghignare. “Poetico.” Si complimentò, allontanandosi dal muro con un piccolo sospiro. “Ma anche un po' emo, fratellone.” ridacchiò, sentendo il suo sguardo ambrato poggiarsi su di lei. “Anche se credo che tu non ne possa fare a meno, visto il pazzo melodrammatico che sei.”

Grazie Rosie. Bel modo per farmi sentire meglio nella mia ora del bisogno.”

Questa non è la tua ora del bisogno.”, la ragazza asserì atona, giocando con una ciocca dei suoi capelli. “Questa è la tua ora di lagne non necessarie. Voglio dire, davvero, Edward. Ti è mai passato per la testa di parlarne con Alex?”

Lui ricambiò con uno sguardo secco. “Ti è mai passato per la testa di buttarti sotto un bus in corsa? Perché davvero, in parole povere è quello che mi stai dicendo di fare.”

Una smorfia. “No, non è vero.” disse con tono scherzoso, gli occhi appena chiusi. “Non ti sto dicendo di andare a stuprarlo o cosa - o addirittura di dirgli come ti senti. Ma Alex ha la guardia bassa ora, e sono sicura che abbia bisogno di qualcuno con cui parlare. Di come si sente, e tutta quella roba. Anche se ha confessato sotto l'effetto del Nyquil, prova comunque che il pensiero lo ha tormentato pesantemente. E il fatto che non l'abbia detto finora mostra che si sta arrovellando... o che per qualche ragione ha paura di vedere come reagiremmo alle sue potenziali preferenze. Non so perché, ma devi andare.”

Rosalie annuì, concordando con se stessa. Edward si limitò a fissarla.

... Che cosa sei, un fisiatra?” chiede con un debole sorriso, guardandola dalle ginocchia. Rosie, in risposta gli diede un'occhiataccia, tirando fuori la lingua.

Non lo sarei se tu capissi i tuoi problemi, una volta tanto.” rispose fredda. Apparentemente, non apprezzava essere presa in giro dopo aver fatto qualcosa per qualcuno. “Ora va a parlare con Alex.”

Ma con sorpresa (e irritazione) di Rosalie, Ed scosse la testa; voltandosi – era un rossore quello? “No.”

Vai!” ringhiò, puntando un dito verso le scale. Entrambi si alzarono nello stesso momento, guardando l'altro – anche se Edward aveva un netto vantaggio in altezza, superandola per trenta centimetri pieni.

E digli cosa?” domandò arcigno, puntando i pugni contro i fianchi, il pennello dietro l'orecchio. “Hey, Al! Beh, si, sei gay?”

Rosie lo guardò, esasperata, imitando la sua posizione. “Potresti provare ad avere un po di tatto,” suggerì fredda, e con abbastanza sarcasmo da far affondare il Titanic, “ma sì, è l'idea di base.”

Suo fratello sbuffò, roteando gli occhi. Le sopracciglia di lei si sollevarono. “Dannazione, Edward!” sibilò, mettendosi le mani tra i capelli, irritata. “Qual È il problema tra i ragazzi e la comunicazione?! È la chiave per una relazione, lo sai!” Quando lui non replicò, Rosie scosse la testa, voltandosi con un grugnito disgustato. “Uomini! Mi fanno desiderare di essere lesbica!”

Tu SEI lesbica!” non poté fare a meno di replicare Ed, guardandola prendere d'assalto le scale. Probabilmente non era il modo più saggio di dirglielo, col senno di poi... Rosalie lo guardò torva – fermandosi a metà rampa giusto il tempo di alzargli contro i medi. Con entrambe le mani.

Sono bisessuale!”

Dillo ad Amy,” la richiamò, facendo una smorfia mentre lei sbatteva la porta. Ma non forse abbastanza per coprire la sua replica, evidentemente, visto che strillò rapidamente in replica.

L'HO FATTO. Ora TU vai a parlare con Alex prima che ci vada io! E chissà cosa potrei dirgli...?”

Se non altro, quello fece muovere Edward.



X

Maggio, 1922

Caro Al,

stamattina mi sono imbattuto in un borsaiolo. Il bambino non aveva più di sei anni credo, e quando l'ho acchiappato (so che ci avresti scommesso), ho visto visto che si stava prendendo cura di due fratellini – un bambino e una bambina, entrambi di appena quattro anni. Stavano morendo di fame ed erano distrutti e spaventati, e vivevano insieme dietro la macelleria.

Gli ho lasciato tenere i soldi. Gli ho dato una strigliata, certo, ma glieli ho fatti tenere. Ho dato loro anche il mio indirizzo, in caso avessero bisogno d'altro.

E quando sono andato via, ho pensato a noi. Ho pensato a noi dopo la morte della mamma – quando credevamo di non avere nient'altro da perdere. Siamo stati stupidi, sì. E anche sconsiderati. E anche se sapevo che era stata totalmente colpa nostra per quel che è successo dopo, una parte di me aveva sempre incolpato l'alchimia. Mi chiedevo spesso come sarebbe stato bello se non ci fosse mai stata – avremmo vissuto una vita tranquilla insieme, senza i militari o la Pietra o i sigilli di sangue o cose simili.

Ma mi è venuto in mente solo oggi, guardando quei bambini... che forse siamo stati fortunati.

Voglio dire, non sto dicendo che quel che ci è successo sia stato un bene – è stato orribile. È stato l'inferno. Ma cosa sarebbe successo se non avessimo mai imparato l'alchimia? Cosa, se non avessimo mai incontrato la maestra? Cosa, se avessimo provato a vivere da soli, come quei bambini? Cosa sarebbe successo se, come loro, avessimo fallito?

Nonostante l'aver affrontatola morte in mille modi – modi che, in un certo senso, abbiamo scelto -, non abbiamo mai avuto di che preoccuparci per i soldi, o per il cibo, o cose così. Non come devono fare quegli orfani. E noi avevamo un proposito, un obiettivo. Amici che ci aiutassero. Loro sono totalmente soli, lì che vivono per la semplice paura di morire.

Forse ho guardato le cose in modo sbagliato. Forse tutto è successo per un motivo, o almeno, c'è qualcosa di buono dietro tutto.

Forse c'è qualcosa di buono anche nel mio essere bloccato qui?

Ed

X

Comunque, alla fine vinse Edward.

O qualcosa del genere.

Così come, alla fine vinse Rosie.

O qualcosa del genere.

Come si scoprì dopo, Alexander si era addormentato sul divano, abbracciato ad Alchemy, e sembrava così tranquillo che nessuno ebbe cuore di svegliarlo – anche se significava sacrificare una discussione, nel caso di Rosalie. Il che fece vincere Ed; non doveva parlare ad Alex, così come sua sorella aveva chiesto. Era stato decisamente un colpo di fortuna, anche perché non aveva ancora idea di cosa dirgli, ma allo stesso tempo, gli veniva da chiedersi:

Come diavolo era riuscito Alex a dormire nonostante il litigio veramente rumoroso tra lui e Rosie?

... come si scoprì dopo, non era proprio andata così.

Il che aveva fatto vincere Rosie.

Ovviamente, tutto ciò non diventò palese prima di molto tempo più tardi – dopo che la luna era salita in cielo fino a raggiungere il suo picco, brillando luminosa attraverso la finestra, raggi affilati che tagliavano la fredda notte autunnale. Era bellissima, come una bolla brillante in un mare nero e calmo, i suoi raggi giocosi che saltavano e rimbalzavano fuori dai muri giallo pallidi della camera da letto di Edward e Alexander. Il luccichio evanescente illuminava qualsiasi angolo in ombra, formando piccole pozzanghere argentate sul tappeto.

Alexander guardava l'astro con occhi socchiusi, le sopracciglia che tremolavano. Ma nonostante la sua espressione fosse languida, la sua mente era attiva; frenetica e disturbata – sparava pensieri nelle sue vene come piccole scosse elettriche. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, pensieri di quel pomeriggio che ritornavano ripetutamente alla mente... seduto sul divano, con Alchemy in grembo, sussultava con orrore al sentire Edward e Rosalie discutere a voce sempre più alta, le voci che galleggiavano sopra di lui. Parole a cui non riusciva a credere... 'Sapevano che stavo ascoltando? Si sono dimenticati che ero lì? Stavano cercando di prendermi in giro?'

Le parole sussurrate di Edward – le prime che sentì chiaramente – riecheggiavano senza fine nelle sue orecchie: Io... voglio dire... è stato quasi crudele. Come se lui potesse eliminare uno degli ostacoli tra di noi... ma ancora...

Di cosa stava parlando Ed? C'entrava qualcosa con cosa lui, Alex, aveva detto quella notte-? Edward... Edward sapeva che qualche volta lui si ritrovava a pensare così tanto, da non riuscire a fermarsi...?

'No, non è possibile!' disse frettolosamente Alex a se stesso, mentre arrossiva. Le dita si stringevano in pugni sopra il copriletto, tenendo fermamente gli occhi chiusi. 'E smettila di pensarci, tu! Stai solo facendo lo stupido! E ora dor-”

Al. . .?”

Alexander si raggelò, lo stomaco che cadde come lui guaì, la testa che si girava a destra – per trovare Edward pendere al lato del suo letto, a testa in giù, i suoi capelli abbastanza lunghi da accarezzare il materasso di Alex. Era mezzo addormentato, le sopracciglia inarcate.

Al?” ripeté, guardando stordito mentre Alexander riprendeva a respirare, la presa sulle coperte che si allentava. “Che ci fai, ancora sveglio? È quasi l'una. Abbiamo scuola domani.”

Alex immagino che quello fosse un buon momento per rispondere, (o almeno per parlare), ma stranamente si trovò impossibilitato a farlo – era troppo impegnato a guardare le lunghe ciocche di ed brillare nella luce lunare, un color paglia cupo nell'oscurità. E nonostante fosse sicuro che le sue guance stessero andando in fiamme, non riusciva a fare a meno di continuare a fissarlo, cercando di mandare giù il groppo che aveva in gola.

Beh, dovrebbe essere così vicino a me ora, ma non mi è mai sembrato così lontano...

Fratellone...” il moro sentì improvvisamente la sua stessa voce mormorare, portando alcune ciocche rame e vagabonde dietro le orecchie, sprofondando ancora di più nel suo cuscino. “Ed, posso... chiederti una cosa?”

Edward strizzò gli occhi – e, apparentemente incapace di restare a testa in giù ancora per molto, tornò al sicuro sul suo letto. In ogni caso, rispose con un semplice (se non sonnolento): “Certo. Che succede, fratello mio? Deve essere qualcosa di grosso, se ti tiene sveglio fino a così tardi.”

Alex sorrise appena, malgrado tutto. Ma la sua voce, quando parlò, tremava comunque. “Che... cosa ho detto?” chiese debolmente, stringendosi a Bunny, il suo canguro di peluche. Gli occhi a bottone consumati della bambola brillavano come monetine, i vestiti indossati profumavano appena di Downy e fumo di sigaretta. Cerco di ignorare l'imbarazzo e il silenzio schiacciante – concentrandosi sull'odore familiare. “Cosa ho detto quando ero sotto l'effetto del Nyquil? Che cosa ho detto che ti ha fatto così... sai, con Rosie. Ho detto...qualcosa di sbagliato?

Squittì sulle ultime parole, troppo nervoso per guardare da qualche parte che non fosse fuori dalla finestra. Non che importasse – Edward non si era nemmeno mosso; probabilmente si limitava a fissare il soffitto, terrorizzato. Comunque, anche se lo fosse stato, non lo diede a vedere. Suonava solo... pacato. Attento. “... Non hai detto niente di male.” asserì tranquillo, le molle del suo letto che scricchiolarono come si voltò sul fianco sinistro. “Mi hai solo detto che pensavi che potresti essere gay.”

La lingua di Alex si bloccò sul palato, gli occhi che si ingrandivano. Si sentì improvvisamente come se dovesse vomitare di nuovo. “L'ho... detto?” si sentì soffocare, sentendosi sia terrorizzato che – da qualche parte, molto in profondità – sollevato. Per averlo detto, finalmente, indipendentemente dall'aver scelto di credere che fosse la verità. “Ti schiferebbe, se fossi...?”

Edward ridacchiò, voltandosi completamente. “Schifarmi...? Andiamo. Io sono tante cose, Al,” sospirò sul suo cuscino, suonando in qualche modo divertito. “Ma non sono un ipocrita. Ovvio che non sarei schifato se tu fossi gay. In caso tu l'abbia dimentica, anche io sono gay.”

Quello era vero. Era una verità assoluta. Ma – Alex sbatté le palpebre. 'Aspetta un attimo...!' “Dovrei essere così vicino, ma non ti sono mai sembrato così lontano.” disse sottovoce, le sopracciglia aggrottate mentre pensava.

Da sopra di lui, suo fratello sembrò irrigidirsi, mettendosi seduto. “Come scusa?” chiede, un po' più rapido del necessario. “Cosa hai detto?”

Niente,” replicò altrettanto velocemente Alexander, diventando scarlatto. 'Bel modo di buttare al vento la tua copertura, Alex!' “Ho solo... ti ho sentito dire a Rosie...” il brunetto deglutì sonoramente; Edward era insolitamente silenzioso. “Fratellone...” provò di nuovo, con la voce più bassa. Perché si sentiva come se dovesse piangere? Non voleva piangere – non era triste, o cosa. Eppure... “Fratellone, sono confuso!” Alex tirò su col naso, maledicendosi a ripetizione per le lacrime che avevano cominciato a sgorgare. 'Perché sono così patetico?' “Non capisco cosa provo, non capisco quello che penso, e sicuramente non capisco cosa voglio!” La sua gola emise un grugnito furioso, mentre cercava di reprimere quella sensazione di bruciore che si stava alimentando nel suo stomaco “Non capisco!”

Silenzio. Silenzio, a parte il respiro pesante di Alexander; un tentativo di contenere le lacrime che pizzicavano sugli occhi. Non funzionò. Così, affrontando l'imminente irritazione, Alex si chiese se Ed non si fosse addormentato. Era da un minuto abbondante che non rispondeva.

Ma poi – quasi brutalmente – il più vecchio sospirò... e la sua mano scivolò giù dal bordo del suo letto, ciondolando qualche centimetro sopra la testa di Al. “Di rado lo capiamo,” disse tranquillamente, in quella sua voce bassa, e vellutata che Alex amava tanto. “Ma devi continuare a provare. Devi fare quello che pensi sia giusto; quello che pensi sia il meglio per te; non importa quando suoni egoistico. Dopo tutto, prima di vivere bene con gli altri, devi vivere bene con te stesso e con le scelte che fai – e con le conseguenze che porteranno.”

Tirando appena su col naso, Alexander annuì, prendendo la mano di Ed e intrecciando le dita con le sue. La mano di suo fratello era grande e calda, probabilmente chiazzata di inchiostro e pittura... ed era sorprendentemente forte, nonostante la sua morbidezza.

Si sentiva come in paradiso.

Alex sorrise.

Fratellone...?”

Mmm?”

Hai mai seguito i tuoi consigli?”

Ma questa volta, Edward non rispose – si era addormentato.

X

Agosto, 1922

Caro Al,

Heiderich e io siamo andati a guidare oggi; il tempo era stupendo e abbiamo già finito la maggior parte del nostro lavoro. I piani di Heiderich stanno stanno finalmente prendendo forma... A questo velocità, il razzo sarà pronto ad essere lanciato per la fiera, l'anno prossimo. Heiderich dice che non vede l'ora di portarmici, è sicuro che mi piacerà. Gli ho detto che sono stato ad altre fiere prima e che non erano mai state niente di interessante, ma lui ha riso e mi ha assicurato che era così perché non ero mai stato su una ruota panoramica. Ho dovuto ammetterlo, aveva ragione – non ne avevo neanche sentito parlare. Così ho lasciato che mi raccontasse qualcosa sulle ruote panoramiche finché non si è addormentato sotto un albero d'acero. Sembrava felice, ne ero contento.

... Sono preoccupato per lui, Al. Continua ad avere attacchi di tosse, ogni tanto, nonostante non abbia un raffreddore dall'anno scorso. E mi guarda in modo strano, a volte. Come se non mi vedesse davvero... o come se stesse cercando qualcos'altro in me. L'ho beccato mentre tentava di tenermi la mano la settimana scorsa. E gliel'ho quasi lasciato fare, senza pensare. O meglio, pensando che fossi tu. Non so perché l'abbia pensato, voi due non vi somigliate quasi per niente. Ma a volte... non lo so. Mi perdo, immagino. Come quando l'ho incontrato la prima volta. Ero stato così stupido... pensavo davvero di averti ritrovato.

E devo dire che è un miracolo che non mi abbia fatto rinchiudere in un ospedale psichiatrico in quel momento. Io personalmente lo avrei fatto, a vedere un perfetto sconosciuto corrermi incontro e abbracciarmi, piagnucolando e parlando freneticamente in una lingua straniera.

Ma lui non lo ha fatto. Era scioccato, ovvio, ma solo per un istante. Poi – per qualche ragione a me sconosciuta; forse per via della mia somiglianza a Cullison o per l'inclinazione naturale di Heiderich ad essere gentile – mi ha abbracciato di rimando, prendendo le sue buste della spesa, e portandomi a casa.

Mi fa pensare, a volte, che voglia qualcos'altro da me. Cosa, non ne sono sicuro... ma credo sia qualcosa che io non posso dargli.

Spero di sbagliarmi. Per la sua salute, per la mia, e per la tua, Al.

Ed

XXX

Sìì! Ci stiamo avvicinando ad alcune scene che so che TUTTI voi amerete. X3

Comunque, popolazione di fanfiction-punto-net, devo dirvelo – state perdendo un'opportunita. Venite sulla community Elricest su livejournal! È pieno di cose su Skeletons lì! Due capitoli bonus smut (Per tutte quelle persone che hanno bisogno di una lemon), e TRE bellissime fanart da lettori incredibilmente talentuosi! Per favore andare a controllare – non ve ne pentirete:D

Alla prossima! (abbraccia)





Note della traduttrice: Parto. Dio, che parto. XDDD Questo è un capitolo di transito, come avrete notato. Sono felice che apprezziate la mia traduzione, nonostante sia la mia prima esperienza e sono sicura che potrei anche fare di meglio ;_;! E Scintilla, sono felice che ci sia qualcuno che già la conosce e che la ami come la amo io *A*! E riguardo al caso open-minded, probabilmente in quel momento non mi è venuto in mente di tradurlo in italiano, forse perché sono abituata a lasciarlo così anche quando parlo normalmente!XD Comunque grazie di cuore a tutti.*_* <3 Al prossimo capitolo – per cui io ho sbavato come una scema.

  
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