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Autore: Jules_Weasley    21/03/2016    8 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Hola gente!

Eccomi a voi con il ventitreesimo capitolo. Dunque, so che avevo detto che avrei aggiornato entro una settimana e non l'ho fatto, però comunque ci ho messo meno delle ultime volte, è già un progresso.

Buona lettura!



CAPITOLO VENTITRE – Stubborn Love




She'll tear a hole in you

The one you can't repair

But I still love her

I don't really care[...]

It's better to feel pain

than nothing at all

The opposite of love

is indifference


The Lumineers – Stubborn Love




La mattina dopo, Hermione uscì di buon'ora, bene intenzionata a non incontrare Fred, recandosi subito alla bottega.

Il signor Ollivander la salutò, ma non fece commenti a proposito dei giornali, probabilmente trattenuto dall'aspetto pietoso di Hermione.

Portava i capelli raccolti in una crocchia piuttosto sommaria, era pallida e con le occhiaie; l'espressione stanca e triste del volto testimoniava che aveva passato la notte in bianco – e non certo per svolgere attività piacevoli.

La mise subito al lavoro, appioppandole bacchette di ogni legno e nucleo: alloro, agrifoglio, acero, cedro, cipresso, corniolo. Ogni tanto, a sorpresa, le chiedeva quali caratteristiche appartenessero ai vari tipi; Hermione rispondeva sempre prontamente, ma la voce e lo sguardo erano spenti.

Per Garrick, più che verificare la sua prontezza di riflessi e la preparazione necessaria a creare una bacchetta, era un modo per distrarla. Gli dispiaceva vederla in quello stato: si stava decisamente affezionando troppo a quella ragazza.

"... si dice che sia impossibile ingannare qualcuno che possieda una bacchetta di cedro..." stava dicendo Hermione. "I maghi accoppiati a questo legno sono leali, forti, perspicaci e se..." parlava scandendo meccanicamente le sillabe, senza lo slancio che l'uomo le aveva visto tirar fuori in altre occasioni.

"Hermione" la richiamò.

"...l'agrifoglio..." continuava senza badargli, "è un legno protettivo e ideale per padroni che debbano contenere la rabbia o l'impetuosità e..."

"Hermione!" tuonò. A quel punto lei, confusa, sollevò lo sguardo dal mucchio di bacchette che stava riparando e si accorse che Ollivander la stava guardando di sbieco con i suoi occhi argentei e scoloriti.

"Mi dica" replicò, sospirando.

"Ti senti bene?" Il tono era talmente cortese che Hermione si sentì commossa da tanta premura.

"Sto bene, signore" lo rassicurò. Ollivander scosse la testa con aria benevola.

"Puoi non rispondere..." replicò lui, "ma non mentire a me. Sono nato qualche anno prima di te, signorina Granger".

"La mia vita privata non va affatto bene, se è questo che intende" ammise. "Ma non si preoccupi" aggiunse. "Questo non influirà minimamente sui compiti che svolgo qui". Il vecchio scosse nuovamente la testa, contrariato.

"Sciocca ragazza!" la apostrofò. "Non è certo questo il punto..." Avrebbe volentieri continuato la frase, per spiegarle che la sua preoccupazione era sincera, se uno scampanellio non li avesse fatti voltare verso l'ingresso.

Capelli corti rossi e un sorrisetto poco convinto sul volto: George Weasley aveva appena fatto il suo ingresso nella bottega.

Da quando il Sectumsempra di Piton* gli aveva lasciato il segno, era facilissimo distinguerlo dal gemello; ovviamente Hermione non aveva più bisogno di guardare le orecchie per riconoscere Fred.

"George!" esclamò stupita. "Che ci fai qui?"

"Sono sgattaiolato via dai Tiri Vispi. Hai un minuto da dedicarmi?" domandò.

"Sto lavorando" replicò, lanciando uno sguardo obliquo ad Ollivander, che sbuffò.

"Dev'essere un minuto!" borbottò, severo.

"Certo, signore" assicurò George.

A quel punto, Hermione si vide costretta ad abbandonare le bacchette sul tavolo da lavoro e ad avvicinarsi a George per sentire cos'aveva da dirle di tanto urgente. Lui non si fece pregare e giunse subito al punto:

"Si tratta di Fred". Hermione sollevò gli occhi al cielo e rilasciò un sospiro: la faccenda cominciava già per il verso sbagliato.

"Che succede?" chiese.

"Mi sembra molto strano" bisbigliò, neanche fosse un segreto di Stato. Nel frattempo, Ollivander canticchiava tra sè – cosa insolita – e si rigirava tra le dita una piuma di fenice. Hermione era certa che stesse origliando la conversazione. "Ne sai qualcosa? Insomma, vivete nella stessa casa" azzardò. Il suo piano non era un granché, riflettè George: Hermione non era stupida, si sarebbe accorta che era lì solo per ficcanasare e osservare le reazioni della ragazza. Suo fratello ancora non accennava a parlarne, ma neppure George era stupido, e aveva notato gli sguardi che i due si erano lanciati a casa di Harry e Ginny. Aveva notato pure la faccia del suo gemello quella mattina – guardacaso, il giorno successivo all'uscita del Settimanale delle Streghe.

"E voi lavorate insieme tutto il giorno" replicò lei, più acida di quanto desiderasse. "Lo frequenti più di me".

"Ma non abbiamo tempo di parlare, al negozio" ribattè. "Senza contare che sembra avere le labbra incollate". Hermione riflettè se dire o meno a George della lite con Fred e, per quanto rivelare tutto fosse fuori discussione, il ragazzo sembrava seriamente preoccupato. Optò per una parziale verità.

"Abbiamo litigato" affermò. "Non penso che resterò per molto" aggiunse prima che George potesse chiederle la causa del litigio.

"Resterai dove?"

"Nell'appartamento sopra i Tiri Vispi" disse con tono ovvio. George rise.

"Per favore, Hermione! Vuoi cambiare casa per uno screzio tra coinquilini?" Aveva assunto un'aria sconcertata, benché fosse fittizia. L'espressione di Hermione gli aveva fornito le prove che gli mancavano per poter affermare con certezza che non era stato un semplice screzio tra coinquilini a ridurre il gemello in quello stato pietoso – ma di sicuro non poteva dirlo a lei.

Non era compito suo sistemare quella situazione, soprattutto perché i pezzi del puzzle non erano ancora tutti al loro posto e perché Fred non gli aveva raccontato nulla.

"Non credo mi voglia ancora lì" replicò Hermione. Con lui.

"Ultimamente Fred è irascibile e suscettibile" tentò di giustificarlo come meglio potè. "Avrà detto qualcosa di stupido che non pensa veramente". Era piuttosto sicuro che suo fratello avesse fatto qualcosa del genere, dalla faccia che Hermione sfoggiava al solo sentirne il nome.

"Suscettibile? Non mi dire!" fece lei, sarcastica. "Forse Sally..." Adesso, pensò George, era lei che tentava di indagare. Lui non sapeva, certo, ma si sentì comunque abbastanza sicuro nel rifilarle una risposta negativa – per quanto quella conversazione si basasse solo su supposizioni, George doveva riconoscere che vi si stava muovendo bene. Doveva stare attento a non bruciarsi, ma anche incoraggiarla.

"Non penso" replicò con un sorrisetto. Hermione si chiese, solo per un momento, quanto in realtà George sapesse o sospettasse dell'intera faccenda. Quel colloquio, il voler chiedere consiglio proprio a lei... sembrava quasi che fosse lì per metterla alla prova. Si diede della sciocca per quell'eccessiva dietrologia; stava diventando paranoica.

"Quindi non ne sai niente?" ripetè lui, il tono volutamente deluso. Per un attimo a Hermione sembrò di trovarsi Fred davanti, e la cosa la mise a disagio: mentire a quegli occhi, così simili ai suoi, era più difficile. Certo, mentire ormai era una sua specialità, avrebbe dovuto abituarsi.

"TEMPO SCADUTO!" berciò Ollivander, facendoli sobbalzare entrambi. L'aveva salvata in calcio d'angolo; ed Hermione ebbe il vago sospetto che non fosse stato un caso, anche se era certa fosse meglio non indagare.

"Va bene, va bene..." mugugnò il ragazzo. "Tolgo il disturbo!" Si rivolse al vecchio bacchettaio con un sorrisetto di circostanza. Salutò Hermione con un cenno e borbottò qualcosa a proposito della stupidità di Fred prima di rituffarsi in strada.



A un occhio estraneo la sua visita poteva risultare inconcludente, ma per lui non era affatto così. Oh, no! Aveva ottenuto molte informazioni osservando le espressioni facciali di Hermione sull'argomento. Queste, confrontate con quelle che Fred sfoggiava quando George 'casualmente' pronunciava il nome di Hermione, risultavano estremamente simili.

L'imbarazzo era palese, ma c'era anche altro. George sapeva esattamente come interpretare quel qualcos'altro negli occhi di Fred, lo conosceva come le proprie tasche. Aveva tratto le sue conclusioni definitivamente, ma non aveva intenzione di muovere un dito. Avrebbe aspettato che Fred fosse pronto per parlarne con lui – ecco, magari, se capitava, gli avrebbe dato una spintarella in tal senso.



"Hai mentito anche a lui, non è vero?" chiese il vecchio all'interno del negozio.

Hermione sgranò gli occhi, sorpresa dalla nonchalance con cui l'uomo aveva posto la domanda. Evidentemente doveva avere una faccia talmente disperata da suscitare immediata compassione, perché negli occhi di Ollivander ne lesse un pizzico.

"In parte" ammise, rassegnata. "Mi creda, era la cosa migliore da fare" assicurò mettendosi immediatamente al lavoro, per non perdere altro tempo.

L'uomo lasciò elegantemente cadere il discorso, conscio di come fosse un argomento che Hermione non gradiva affrontare al momento.

Era strano, pensò la strega, come Ollivander potesse essere incredibilmente lunatico – un momento era gentile e un altro si trasformava nel più burbero essere del mondo. La divertiva quell'aspetto del suo carattere, come a voler tenere le persone a distanza.

In effetti era proprio quello che il vecchio intendeva fare, anche se con la sua apprendista la tattica era miseramente fallita. Entrambi stavano imparando l'uno dall'altra: Hermione acquisiva esperienza e abilità pratiche che non aveva mai sospettato di possedere, Ollivander aveva appreso come lasciarsi avvicinare e affezionarsi a qualcuno che non fosse un pezzo di legno da undici pollici.

La bravura di Hermione nell'arte delle bacchette l'aveva stupito e continuava a farlo, come pure la fiducia che aveva da subito riposto in lei. Il problema era proprio questo: non si era mai fidato di nessuno; per questo non aveva mai voluto apprendisti. Entrambi avevano un elemento in comune: si erano messi in gioco per imbarcarsi in una piccola, nuova avventura.

Quindi, se, come pensava, aveva imparato a conoscerla, la cosa migliore che potesse fare in quel momento – con tutti, giornali compresi, a starle con il fiato sul collo – era lasciarla in pace.






George rientrò nel negozio con qualche certezza in più ma qualche speranza in meno. Se ne aveva nutrita un po', quella si ridusse a zero quando vide suo fratello, rimasto solo in negozio, totalmente disinteressato agli scherzi e ai clienti che gli chiedevano dimostrazioni. Verity e Jack – i loro assistenti – si stavano occupando dei clienti, ma Fred restava immobile. Poggiato con le braccia sul bancone, il viso sorretto dagli avambracci, l'espressione persa nel vuoto.

Quell'uomo, decise George, non era il suo gemello. Doveva essere qualcun altro, un impostore sotto Polisucco che ne aveva preso il posto.


"Freddie!" La voce di George gli risuonò in testa come se fosse lontana anni luce. Quel giorno tutto a Fred sembrava lontano anni luce. "Che cos'hai?" chiese, ormai disperato. "Cosa devo fare con te? Ormai sono alla frutta!" Stava preparando la grande entrata in scena. Se nominare Hermione non l'avesse scosso, allora George si sarebbe arreso e avrebbe issato bandiera bianca.

Sospirò teatralmente, tentando di impietosire il fratello con la propria preoccupazione per il comportamento da lui tenuto – che, in effetti, lo stava realmente facendo impazzire.

Aveva provato a parlarci, poi a carpire informazioni ad Hermione e, per finire, aveva ricollegato i fatti. Ora serviva giusto un incoraggiamento affinché il fratello si confidasse con lui.

"Stai spaventando i clienti con quella faccia da funerale" gli fece notare candidamente. Fred si guardò intorno con aria noncurante e sbuffò.

"Già... giusto" replicò malinconico. "Siamo in un negozio di scherzi e io non posso permettermi di essere triste, eh? Le persone non vanno al circo per vedere un clown triste..." Stava iniziando a farfugliare, ne era consapevole Fred stesso; ma nel proprio cervello vedeva solo, come in un vortice, immagini di Hermione e Malfoy insieme e poi, invece, i bei momenti che avevano passato insieme, prima che quel Mangiamorte arrivasse e sconvolgesse l'equilibrio che si era instaurato tra di loro.

"Fred, piantala di fare il cretino".

"Ma io sono cretino" disse l'altro, indicando i prodotti e gli scaffali. "Gestisco un negozio di scherzi; ti aspettavi che fossi una persona seria?" domandò ridendogli in faccia, senza allegria.

"Sei anche troppo serio, ultimamente" commentò il gemello. Fred fece tanto d'occhi, mostrandosi sbalordito, cosa che non era realmente. Sapeva perfettamente che suo fratello aveva ragione da vendere.

"Questa è un'offesa che non mi sarei mai aspettato" bofonchiò. George scosse la testa, con un misto di stizza e rassegnazione. Sapeva che Fred stava facendo il possibile per sviare l'attenzione.

Lo prese per un polso e lo trascinò lontano dal centro dei Tiri Vispi, dove, con il viavai di clienti, era praticamente impossibile parlare tranquilli. Spalancò la porta del ripostiglio e lo costrinse ad entrare.

"Perché siamo qui?" domandò Fred quando il gemello ebbe richiuso la porta alle proprie spalle. "E accendi la luce, non ti vedo neanche in faccia". Era uno stanzino senza finestre, non riusciva a vedere a un palmo dal proprio naso.

"Non ci sono le lampadine, Fred! Non siamo mica in un negozio babbano - e non ho nè una candela nè la bacchetta con me".

Fred sbuffò ed estrasse la sua. Si accorse con una certa preoccupazione che perfino estrarre la sua bacchetta di peccio dalla tasca dei pantaloni gli ricordava Hermione. Ormai una qualsiasi cosa era una buona scusa per pensare a quella ragazza: la cosa non gli piaceva per niente.

"Lumos" mormorò. Almeno così poteva studiare le espressioni di suo fratello e capire se e, soprattutto, quanto sapesse di quella storia.

"Allora?" fece, il tono annoiato.

"Allora" gli fece eco quello, "non usciamo di qui finché non mi dici che diavolo succede" sbottò. "Non ti ho mai visto così: sei il ragazzo più allegro e simpatico che io conosca – a parte me, ovviamente" e si levò un immaginario granello di polvere dalla spalla.

"Ma piantala!"

"Lo farò se mi dici cosa diamine succede!" La faccia preoccupata del gemello indusse Fred a riconsiderare la sua posizione omertosa. "C'entra Sally?" chiese George, mostrandosi convincente. Fred sembrò soppesare la domanda sul serio, segno che aveva abboccato. George, ovviamente, sapeva bene che Sally non aveva nulla a che fare con quella storia. Ma Fred non sapeva che lui sapeva, quindi doveva muoversi con cautela prima di entrare nel campo minato – ovvero l'argomento 'Hermione'.

"Mi ci ha fatto pensare la Granger..."

"Le hai parlato?" Fred spalancò gli occhi, in un moto di orrore, misto a curiosità.

"Beh, vivete insieme" spiegò con aria angelica. "Ho pensato che magari poteva saperne qualcosa" aggiunse, come se non avesse macchinato a lungo prima di fare quel passo.

"Che ti ha detto?" chiese Fred, tradendo una leggera ansia.

"Che non lo sa e che forse potevi aver discusso con Sally". Fred fece schioccare la lingua, esasperato. Si chiese se Hermione l'avesse fatto solo e soltanto perché voleva allontanare George dalla verità, o se fosse così stupida da credere davvero che il motivo potesse essere – anche solo in parte – Sally. Fred era convinto che Hermione avesse intuito – acuta com'era – che lui non usciva più con la ragazza, nonostante volesse farle credere il contrario.

"Non usciamo più insieme, te l'ho detto mille volte".

"Mh..."

"Mh? È tutto quel che hai da dire?" replicò Fred, turbato dall'improvviso disinteresse del fratello. Improvvisamente la verità gli si palesò, colpendolo come uno schiaffo in faccia. Gli occhi dell'altro parlavano chiaro – a lui non poteva nascondere a lungo qualcosa. E viceversa. Come aveva potuto credere di riuscire ad ingannare George Weasley? Era stato piuttosto ingenuo.

"Tu lo sai" affermò, retorico. "Mi stai facendo fare tutto questo discorso per spingermi a dirtelo, ma già lo sai". George si lasciò sfuggire un sorrisetto di compiacimento, prima di rispondere:

"Non so di cosa parli".

"Andiamo Georgie, non ti nascondere dietro un dito".

"Senti chi parla! Ho dovuto mettere insieme i pezzi per capire che sei attratto da..."

"Non lo dire!" Fred tentò di bloccarlo, senza successo.

"...Hermione Granger" concluse l'altro, in contemporanea.

"Non ci posso credere, l'hai detto" bisbigliò sconsolato.

Non voleva sentirlo, non ad alta voce. Merlino santissimo! Sapeva che sarebbe andata a finire così, per questo non gli aveva detto nulla! Perché parlare con il gemello era come guardarsi allo specchio e mettersi a nudo – detto da George, ebbe l'effetto che si aspettava: rese tutto ancora più reale.

"Già, credo sia ora di un bel confronto, perché non ne posso più di vederti così".

"Sì, beh, ora sai perché non esco più con Sally" dichiarò, lasciandosi cadere su uno sgabello. George sospirò alla vista di Fred così giù di morale – semplicemente inguardabile. "Come l'hai scoperto?"

"Sei sempre così irritato e, Merlino mi aiuti!, triste. Tu mi avevi confermato di aver chiuso con Sally – quindi non potevi star così per lei. Sapevo che c'entrava una ragazza, ne ero certo. Poi ho notato sguardi strani e frecciatine velenose, quel giorno a Grimmauld Place" spiegò. "In più, oggi sono andato a parlarle". Fred parve allarmato. "Tranquillo, niente di esplicito. Come ho detto poc'anzi, le ho solo chiesto il motivo del tuo comportamento e lei, oltre alla storia di Sally, mi ha raccontato della lite".

"Santo cielo, devi averla torchiata per bene!"

"In realtà no; sono giunto alla conclusione guardandola in faccia – la sua espressione era tormentata. Ecco sì, tipo quella che hai tu ora" disse studiandolo attentamente. Fred avrebbe voluto ribattere, ma George non gliene diede il tempo. "Certo, sosteneva fosse una lite tra coinquilini, non certo tra innamorati".

"Non dire quella parola: la Granger non è innamorata di me".

"Però non hai negato il contrario" osservò George. Voleva proprio fargli scoprire tutte le carte, eh? Beh, l'avrebbe accontentato. Tanto, più in basso di così, non poteva cadere.

"Non posso farlo" ammise. "Perché mentirei".

"E l'hai detto a Hermione?" domandò l'altro, serio. Fred sospirò stancamente e si passò una mano sul volto.

"Quello che provo, intendi?" George annuì e tacque. "Beh, non direttamente. Però, ci sono tante cose che non sai. Noi ci siamo baciati, sa che mi piace e io so di piacere a lei" dichiarò. "Ma, evidentemente, non basta. Ogni volta si tira indietro, perché si sente in colpa. Comunque, non le piaccio quanto Malfoy, o non starebbe con lui". Gli raccontò tutto. Una volta iniziato, non seppe più fermarsi: era come un fiume in piena. Ripercorrendo gli avvenimenti ad alta voce – come tante volte aveva fatto a mente – la storia sua e di Hermione gli sembrava ancora meno sensata. Arrivò a pensare, per un attimo, che quella di lei e Malfoy avesse più ragione d'esistere. Narrò dei primi tempi della loro 'convivenza', degli scherzi, delle risa, delle piccole liti, di quel primo bacio al gelsomino, del suo rientro dal Perù – quando l'aveva vista con Malfoy – e della vendetta che aveva attuato. Concluse parlando della litigata che si era consumata nelle mura dell'appartamento, la sera prima. Confessò di aver detto 'casa mia'.

Quando ebbe finito, George rimase silente per un momento, pensando accuratamente alle parole più adatte da usare. Voleva smuovere Fred da quell'apatia in cui si trovava. Certo, non poteva negare a se stesso che la situazione fosse critica. Hermione usciva con un altro – Malfoy, per giunta – e non era neppure intenzionata ad essergli infedele. Però, del resto, doveva sentire attrazione per Fred, se continuava a non resistere, almeno nel baciarlo. Era un bel rompicapo, come l'aveva appena definito Fred – era stata, per la precisione, l'ultima parola di quel lungo discorso.

"Partiamo dal fatto che, in tutta la storia, tu non sei stato esattamente un modello di maturità..." D'accordo, era probabile che suo fratello l'avrebbe scuoiato vivo per aver esordito così, ma l'intento era quello di spronarlo. Compatirlo e dargli ragione non avrebbe giovato a nessuno, tantomeno a Fred. Questi, però, non parve sorpreso.

"Lo so" replicò. "Non ne vado fiero, ma ero parecchio arrabbiato" si giustificò. "Quelle foto sul giornale mi hanno mandato nel pallone".

"Lo capisco" disse, comprensivo. "Pensi ne sia innamorata? Di Malfoy, intendo". Fred lo guardò come se solo l'accostamento dei termini 'innamorata' e 'Malfoy', riferiti alla sua Hermione, lo facessero soffrire. Poi si ricordò che Hermione non era sua e che lui, per la ragazza, non era nulla in particolare, se non uno con cui aveva scambiato un paio di baci. Rilasciò un sospirò rassegnato.

"Gliel'ho chiesto, ma ha glissato".

George non se la sentì di contraddirlo ulteriormente: nella voce di suo fratello c'era una tristezza che non riconosceva. Non era un tipo facile ad abbattersi, non lo era mai stato. Non sembrava più Fred Weasley, ma un pallido riflesso.

"Non puoi stare così" mormorò George.

Fred incurvò le labbra, ma non era un sorriso.

"Immagino scacci i clienti" disse poi. "Te l'ho detto: è un po' come andare al circo e vedere il clown che piange. Uno si aspetta che faccia sempre ridere, invece non è così". Ok, Fred era messo peggio di quel che pensasse.

"Stai dicendo un mucchio di cavolate" gli fece notare George.

"Probabile" – e si strinse nelle spalle – "lo faccio spesso".

"Oh Godric!" sbuffò il gemello.

"No, sono Fred" ribattè.

"Davvero, smettila!" disse George. "Sono serio, una volta tanto".

"Ok, sarò stato immaturo, ma Hermione esce con Malfoy..." disse, come se bastasse a giustificare ogni cattiva azione da lì a cento anni. Il suo tono era semplicemente schifato. "Proprio lui, capisci? Insomma, nonostante quello che le ha fatto a scuola; nonostante sia un Mangiamorte. Se lo fa, sono arrivato alla conclusione che ci deve essere qualcosa di speciale che li lega; ed è un'ostacolo che non posso aggirare, credo".

"So che è terribile che esca con lui – credimi, scandalizza anche me" ribattè. "Ma tu ci tieni a Hermione". Non voleva ribadire la faccenda dell'innamoramento, temendo di farlo soffrire ancora di più. Fred annuì, intimamente grato al fratello per aver taciuto quel punto.

"Fa' qualcosa, allora" lo spronò. "Se devi stare male, almeno fa' che sia per una buona causa".

"Georgie" disse con rassegnazione. "Non c'è niente da fare".

"Le piaci, questo è assodato. Va bene, so cosa stai per dire: Malfoy le piace di più e sta con lui. Però pensa anche che lei ti ha visto uscire con Sally e, dalle occhiate di fuoco che vi siete lanciati, non mi sembra che la cosa l'abbia lasciata indifferente".

Fred rispose con un mugugno poco convinto: a lui pareva che la sua sceneggiata con Sally avesse creato solo guai e non avesse fatto ingelosire Hermione, ma non perse tempo ad interrompere George.

"Le opzioni che hai sono due: provare a chiarire la situazione o dimenticare Hermione".

"Ed è qui che sbagli! Nessuna delle due è una strada praticabile..."

"Come mai?"

"Chiarire è impossibile visto che non mi rivolge la parola".

"Ma..."

"E che io possa dimenticare è improbabile. Sono testardo, lo sai. E anche questo sentimento per Hermione lo è". Cavoli, faceva paura dirlo così, senza riserve. "Una parte di me – quella razionale – vorrebbe buttare tutto nella spazzatura, resettare e lasciar perdere, ignorando quello che provo" disse.

"E l'altra?"

"L'altra mi impedisce di farlo; di provare indifferenza. Nonostante tutto, nonostante Malfoy, nonostante le copertine, il mio cuore pende sempre a favore di Hermione. Pare che non gli importi della soffereza che questa faccenda gli causa, qualsiasi cosa succeda lui continua, imperterrito, a volere solo lei".

"Con lui vuoi dire tu, suppongo" non si trattenne dal fargli notare.

"Devi proprio rigirare il coltello nella piaga?" borbottò l'altro, contrariato. Insomma, era già abbastanza difficile esternare tutte le emozioni rimaste chiuse così a lungo, senza che George gli rendesse la cosa ancora più penosa.

"D'accordo, scusa" lo liquidò. "Però lascia che ti dica questo: Hermione oggi ha detto che se ne andrà, perché tu non la vuoi più in casa". Fred sgranò gli occhi.

"Ma io non volevo dire..."

"Non è a me che devi dirlo, Fred. Sto solo rimarcando il fatto che se non le domandi di restare, potrebbe scegliere di andar via. La patata bollente passa a te".

"Che vuoi dire?"

"Che devi scegliere tu" rispose. "Preferisci averla con te e soffrire nel vederla ogni giorno, o saperla in un altro posto e tentare di scordartela? Spetta a te decidere". Fred sembrò riflettere seriamente sulla cosa; in effetti George sperava tanto di convincerlo ad agire in qualche modo. Forse, parlando apertamente ad Hermione, la situazione avrebbe potuto evolversi a favore del fratello. Solo... doveva usare cautela e le parole adatte, o richiava di peggiorare la situazione. Del resto, per quanto ufficialmente avesse scelto Malfoy, quella mattina, a George era parso di vedere indecisione negli occhi della ragazza. Erano gli occhi di una persona combattuta, ne era certo. Aveva scorto tristezza nel momento in cui aveva nominato il litigio con Fred e George non riusciva ad impedirsi di sperare che non tutto fosse perduto.

"Fred" continuò. "Io non ti sto dicendo che hai la vittoria in pugno, che lei ti ama o che lascerà Malfoy per correre da te. Non sono nella testa di Hermione, non posso sapere quel che pensa".

"Quanto vorrei aver imparato la Legillimanzia".

"Non te lo lascerebbe fare*" ribattè. Fred annuì con uno sbuffo scocciato: lo sapeva benissimo da solo. Hermione era stata un'Indicibile; come tale, aveva imparato l'Occlumanzia ed era perfettamente in grado di chiudere la mente.

"Dicevo" riprese George. "Non so ciò che pensa, ma posso dirti cosa penso io. Devi tentare di tutto, gioca sporco, fai quello che ti pare, ma vai fino in fondo. Io l'ho guardata in faccia stamattina: ci tiene a te. Quando avrai capito che non ci sono possibilità – e, fidati, non è ancora il caso di disperare – potrai gettare la spugna e leccarti le ferite". Fred restò per un momento interdetto dalla convinzione con cui il fratello aveva pronunciato quel discorso.

Decise che avrebbe fatto così, avrebbe provato ancora e ancora, benché non avesse un piano preciso; avrebbe tentato il tutto per tutto. Forse, come diceva George, aveva ancora qualche chance.

"George..."

"Mh" replicò quello, aspettando un'affermazione seria, ma l'altro aggrottò le sopracciglia in un'espressione studiatamente scettica.

"...da quand'è che sei diventato così saggio?" George alzò gli occhi al cielo ed entrambi scoppiarono a ridere. Almeno un risultato, pensò George, l'aveva ottenuto: Fred aveva riso di nuovo.







NOTE AL CAPITOLO


1) Durante il settimo libro, quando Harry viene trasferito da Privet Drive a La Tana, è Piton a lanciare la maledizione che colpisce l'orecchio di George.

2) Nella mia storia, Hermione è, come avete capito dalle parole di George, un'abile Occlumante, semplicemente perché non ritengo verosimile che, svolgendo incarichi come Indicibile al Ministero, non si sia premurata di imparare a chiudere la mente.







ANGOLO AUTRICE



Allora, questo è un capitolo – per così dire – di passaggio; non c'è 'azione' (nel senso che apparentemente non ci sono avvenimenti significativi). Sono le riflessioni e i dialoghi ad essere significativi per la storia.

Avevo detto che George sarebbe andato alla carica per scoprire cosa – o chi – si celasse dietro gli inusuali atteggiamenti deprimenti del fratello.

Quindi è George che fa da perno al capitolo, prima parlando con Hermione e poi con Fred, comprendendo – e facendoci comprendere – i loro stati d'animo a seguito della lite. Fred, per la prima volta e per bene, confida a qualcuno (e non uno a caso) i sentimenti che prova, ammettendoli definitivamente anche a se stesso. Il capitolo si intitola Stubborn Love per il pensiero che ad un certo punto esprime lo stesso Fred, ovvero che il suo cuore è 'testardo' e, qualunque cosa faccia Hermione, seguita ad amarla. Così chi aveva qualche dubbio su cosa esattamente provasse Fred, se l'è tolto. Mi serviva un capitolo del genere, ecco. Spero abbiate apprezzato.

Nei prossimi capitoli vedremo se riterrà opportuno convincerla o meno a restare e cosa ne penserà lei. La vedremo anche con Draco e, ovviamente, anche alle prese con l'iniziazione alla vera arte delle bacchette.

Se mi lascerete un commento, ne sarò felice. Da mercoledì le lezioni all'Università sono sospese quindi spero di pubblicare davvero prima del solito. Un bacio :*

Jules






AVVISO PER GLI EX LETTORI DI UNA STREGA IN FAMIGLIA:


Se c'è ancora qualcuno che si ricorda della mia prima FF sulla Nuova Generazione, di Penny e James e, soprattutto, di Trixy e Fred, sappiate che ho iniziato a pubblicare una mini-long (presumibilmente saranno tre capitoli) proprio su quest'ultima coppia. È necessario aver letto la long e la OS 'Il matrimonio di Bellatrix'. Spero che chi lesse la storia a suo tempo mi farà l'onore di leggere e commentare e che, magari, qualche coraggioso mi dia fiducia e vada addirittura a curiosare nel vecchiume.

La pubblicazione di questa storia, La prova del nove, è comunque subordinata rispetto a quella dei capitoli de 'L'apprendista di Ollivander'.

Un bacio e grazie per l'attenzione :*

Jules

































  
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