Cap.14 Kurt e Violet
Prim
annuì un paio di volte, il suo battito cardiaco era
accelerato. Lo seguì docilmente, cercando di non tremare,
mantenendo un'espressione atona.
"Sai
tante cose" gli sussurrò, guardando i colori sgargianti
delle persone che camminavano nel vicolo dove si trovavano fare
contrasto con i grandi palazzoni grigi.
"Ci
provo,devo impararle tutte in fretta per
sopravvivere"replicò il ragazzo, tenendole la mano per
confortarla.
<
Non devo dimenticare che è una bambina spaventata >
pensò.
"Vieni,dobbiamo
pensare a un modo per salire su un treno". Si piegò,
avvicinandole le labbra all'orecchio.
"Non
visti, evitando i controlli" bisbigliò con voce inudibile.
Proseguirono lungo la città, Kurt si guardò
intorno vedendo un giardinetto vuoto. Raggiunse una panchina e si
sedette, facendola accomodare accanto a sé.
"Non
possiamo fabbricare i documenti e non ne abbiamo" disse con voce
inudibile. Si voltò verso la piccola ed espirò
rumorosamente dalle narici.
"Piccola,
tu sai se i treni fanno fermate intermedie o scaricano passeggeri solo
ai confini dei distretti?" domandò.
Prym
ricambiò la stretta, i suoi grandi occhi sporgenti si fecero
liquidi e negò con il capo.
"No"
ammise con tono sconsolato. Il giovane si rimise in piedi e la
portò con sé. Ghignò vedendo la
borsetta di una donna che si stava dirigendo verso il parco, spingendo
una carrozzina.
Prym
sorrise guardando il piccolo nella carrozzina.
"Vediamo
se...". Kurt si guardò intorno e sfilò una guida
della zona dalla borsa di una donna.
"A
volte le guide capitoline danno informazioni anche su dove e come fanno
controlli per agevolare i trasferimenti e far preparare i documenti a
'noi' cittadini". Parlò in codice, leggendo.
"Dobbiamo
scendere allo step intermedio" stabilì e si
grattò il capo, scompigliando i suoi capelli chiari. Si
piegò, mettendo in mano alla piccola l'opuscolo.
"Non
so ancora come salire e sperare di avere uno scompartimento per
noi,sarebbe troppa...fortuna " le sussurrò. Si
rizzò e ricominciò a camminare.
Violet
annuì concitatamente, sentì il naso pizzicarle e
cercò di camminare composta, con un passo preciso e
cadenzato, seguendolo.
"In
caso ci fosse compagnia, sul treno starò in silenzio.
Dormirò". Lui si piegò e le baciò la
fronte.
"Sei
un genio, Violet. Se avremo compagnia, dormiremo". Le sorrise, le
riprese l'opuscolo e si rizzò.
"Iniziamo
a cercare un treno consultando l'orario. Così capiamo se il
binario è affollato e possiamo salire indisturbati".
La
ragazzina arrossì ed incassò leggermente la testa
tra le spalle, si strofinò la mano lì dove
l'aveva baciata; si sporse sulle punte e controllò gli orari
insieme a lui.
"Questo
è il più vicino" disse, indicandone uno in terza
fila.
"Bene"
le rispose Kurt.
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"Ecco
lì il binario" disse Kurt. Aveva un'andatura naturale, finse
uno sbadiglio. Violet sentiva la mano stretta da lui pulsarle e
cercò di saltellare, sorridendo.
Kurt
si guardò intorno,sentì l'annuncio del mezzo in
partenza. Salirono sul mezzo, superarono uno scompartimento pieno di
gente. Kurt spintonò a destra e a sinistra, facendo passare
anche lei. Entrarono in uno scompartimento con solo una coppia e due
anziane.
"Stiamo
qui" propose. Si sedettero e aprirono un tavolino. Violet
guardò un'anziana e sbatté le palpebre, era
vestita di fucsia fosforescente con dei neon nei capelli. Si
girò e vide che Kurt stava prendendo un giornale abbandonato
nel sedile davanti al suo.
"Non
è il mio genere di lettura" spiegò il giovane. La
piccola ridacchiò e lui sbuffò.
"La
stazione è a dodici chilometri, possiamo dormire un po', se
vuoi" le disse. Violet annuì, si abbracciò e
piegò di lato il capo, chiudendo gli occhi.
"'Notte"
biascicò. Kurt le sorrise.
"Buonanotte"
mormorò.