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Autore: my_everything    27/03/2016    1 recensioni
Amber Rivera incontra per la prima volta Aron Audley quando, subito dopo aver lasciato il suo ex, nell'intento di dimenticarlo si reca ad una festa. Fra i due scatta subito l'attrazione e per poco non finiscono a letto insieme.
Ma finirà tutto qui?
Ovviamente no, i due si incontrano di nuovo il lunedì dopo a scuola, ma la situazione si capovolge completamente: al posto dell'attrazione nasce un odio incontenibile, e la loro fama a scuola aumenta solo grazie ai loro battibecchi quotidiani.
Eppure... Riusciranno a dimenticarsi del fatto che in realtà nel profondo dei loro cuori sono ancora attratti l'uno dell'altro?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Chapter 3

«Amber?» Sento una mano che mi scuote prepotentemente, intorno a me il buio totale. «Amber, dai!» Chiunque sia sta insistendo parecchio e ad un certo punto sento una folata di freddo avvolgermi il corpo. Mugugno in disapprovazione ma continuo a stare ferma dove sono. «Dobbiamo andare a lezione, alzati!»

D'un tratto spalanco gli occhi allarmata. Sam è accanto al mio letto con le mani sui fianchi a guardarmi, un sospiro di sollievo le esce dalla bocca quando vede che ho aperto gli occhi. «La bella addormentata si è degnata di svegliarsi, finalmente!» sbuffa.

Sposto lo sguardo sul letto accanto al mio. È vuoto, le coperte ancora spiegazzate, segno di usura. Brianna è già andata a fare colazione da un po' e non si è nemmeno degnata di svegliarmi, al contrario di Samantha che come ogni mattina è passata a prendermi e ha notato che stavo dormendo allora ha pensato bene di svegliarmi. Chissà da quanto tempo.

Mi alzo di scatto dal letto con lo sguardo preoccupato, abbandonando del tutto la sensazione di torpore che avevo pochi secondi fa. I capelli ancora spettinati per la notte trascorsa e nessuna traccia di trucco in viso. «Che ore sono?» chiedo, abbandonando rapidamente il letto per raggiungere l'armadio ed indossare la divisa scolastica.

«Le otto e mezza. Sono venti minuti che sto cercando di svegliarti» mi informa, sedendosi sul letto per guardarmi trafficare avanti e indietro per la stanza. Le lezioni iniziano alle nove. Posso anche scordarmi di riuscire a fare colazione, e ovviamente nemmeno Sam è riuscita a farla per colpa mia. Ieri sera mi sono messa a dormire un po' troppo tardi, dovevo studiare per la verifica che ho oggi alla seconda ora e ho rimandato all'ultimo. Grosso errore.

«Scusa, lo sai che non è da me» mi giustifico, infilando la calza nera fino al ginocchio e poi il maglione sopra la camicia. E alla prima ho persino matematica. Sento che oggi tutte le sciagure del mondo si abbatteranno su di me.

Il buongiorno si vede dal mattino, mi dicono.

Lei in risposta alza le spalle, facendo dondolare le gambe penzolanti. «Passato la notte a studiare?»

Annuisco, infilando l'ultima calza su per la gamba. Ora mi domando dove io abbia lasciato le scarpe, perché come mio solito le avrò buttate da qualche parte nella stanza senza farci caso. Sbuffo maledicendo la sveglia che proprio oggi ha deciso di non suonare, poi giro per la stanza alla ricerca delle scarpe perdute.

«Xavier si era preoccupato perché non ci ha viste, mi ha intasato il cellulare di messaggi» ridacchia guardandomi prendere una scarpa da sotto il letto e una da vicino alla porta, per poi infilarmele in fretta.

«Lui dov'è adesso?» gli chiedo fiondandomi in bagno per mettere su quel poco di trucco che mi faccia risultare almeno presentabile.

«Con Zac e Carter» la sento dire, titubante. Zachary Adams e Carter Hopkins sono altri amici con cui spesso ci frequentiamo. I rapporti che ho con loro non sono gli stessi che ho con Xavier e Samantha, ma sono ragazzi in gamba con cui ci si diverte e se vogliamo far appello allo svago loro ci sono. Zac ha una cotta per Samantha dall'era dei tempi ma non si decide a farsi avanti: dice di essere sicuro che per lei è solo un amico. Ed è meglio così, non sopporterei che ci siano litigi fra i miei amici, e poi a Sam piace mio fratello, il quale è fidanzato con la mia compagna di stanza Brianna, la quale a sua volta è odiata da me. Il fatto che lei è fidanzata con mio fratello sapendo che piace anche alla mia migliore amica di certo non le fa guadagnare punti davanti a me.

È un circolo continuo. Questo non è un triangolo amoroso, è un pentagono.

Brianna e mio fratello si sono conosciuti un pomeriggio di inizio dell'anno, a settembre, quando mio fratello – che ha deciso di frequentare un altro college più vicino a casa – è venuto a prendermi da scuola per farmi trascorrere il weekend a casa. Non faccio ritorno a casa molto spesso, ma quella è stata una delle poche volte. Miles ha adocchiato Brianna all'entrata della scuola e si sono scambiati i numeri, finendo per uscire insieme. Sono trascorsi quasi due mesi, e loro stanno ancora insieme. È una strana accoppiata, e non credo che questa cosa durerà ancora per molto.

Piccolo problema, se ci sono Zac e Carter più che sicuramente ci sarà anche Caleb. A quelle parole per sbaglio sfioro il pennello del mascara con l'occhio.

«Maledizione!» impreco, guardando in alto per non far lacrimare l'occhio e facendomi vento con una mano. Sento Sam ridacchiare nell'altra stanza. «E Cal?» le chiedo, già certa della risposta.

«È con loro» Quando vedo che l'occhio ha finito di inumidirsi finisco di mettere il mascara e torno nella stanza in cui Samantha è seduta sul mio letto sfatto e sta giocherellando con la sua treccia rossa.

«Pensavo che a Xavier non stesse simpatico» dico, prendendo l'elastico che avevo lasciato sulla scrivania per poi rientrare in bagno ed impegnarmi a fare una coda da cavallo decente.

«Infatti non gli sta simpatico» conferma lei. Xavier per tutti i quattro mesi di fidanzamento trascorsi con Caleb non ha fatto altro che dirmi che lui non è quello giusto per me, che sto sbagliando a stare insieme a lui, e che lui è il mio migliore amico e che sa quello che è meglio per me. E mi costa ammetterlo, ma alla fine ha avuto ragione lui. Non mi sarei mai aspettata un tradimento da parte del mio fidanzato, quando il nostro rapporto stava andando nei migliore dei modi.

«E allora che diamine ci fa con lui?» sbotto dopo aver preso la borsa con le mie cose, parandomi davanti a lei con le mani posate sui fianchi e le sopracciglia corrugate.

«Non lo so Amb» sospira rilasciando la treccia sulla spalla ed alzandosi dal letto per incamminarsi insieme a me fuori dalla stanza. «Probabilmente è con lui solo perché ci sono Zac e Carter»

Annuisco, cercando di affrettare il passo il più possibile. Non posso assolutamente permettermi di essere in ritardo nell'ora di matematica, quindi devo riuscire ad arrivare nell'altro palazzo prima di lui. 

«Dio, quello mi ucciderà, me lo sento» dico, abbattuta. «Tu cos'hai ora?» Dopo aver percorso il corridoio completamente vuoto a parte qualche donna delle pulizie che gira per le stanze per riordinare i letti, scendiamo le scale fino ad arrivare al piano terra.

«Arte» sorride. Se c'è una cosa che le piace oltre a divertirsi è dipingere. Passerebbe giornate intere in compagnia di una tela, un pennello, e dei colori. Mi è capitato molte volte, quando andavo nel suo dormitorio, di ammirare alcuni dei suoi disegni. Il suo è talento allo stato puro, e non c'è individuo vivente su questa terra che non glielo faccia notare.

Quando è a casa vende alcuni dei suoi quadri su internet ricavandone un po' di soldi da spendere su vestiti, uscite e altre cose. Certo, non li vende tutti. I quadri che più gli stanno a cuore e che, a detta sua, gli trasmettono uno stato di tranquillità, li conserva gelosamente in camera sua, appesi sui muri. La sua camera è tappezzata da quadri. Quasi non si vede l'intonaco bianco che c'è sotto.

Mi ricordo ancora l'unico giorno in cui andai a casa sua. È figlia unica, ma suoi genitori sono delle persone veramente in gamba. Quando sua madre ha saputo del mio arrivo si è affrettata a preparare dolci su dolci. E pensandoci su, è esattamente ciò che farebbe anche la mia, di genitrice.

Dopo aver fatto merenda, sua mamma ci disse di andare in camera di Sam perché lei doveva andare a prendere il marito da lavoro, siccome quel giorno la macchina ce l'aveva la moglie. Allora Samantha, elettrizzata più che mai mi condusse in camera sua, facendomi presente che non molte persone sono solite ad entrare nel suo angolino di pace. Inutile dire che rimasi a bocca aperta, non smisi di scrutare le pareti intorno a me nemmeno quando lei mi invitò a sedermi sul letto, felice.

Purtroppo non ci furono altre occasioni che mi permisero di visitare casa sua, essendo che abitiamo molto lontane l'una dall'altra. Al contrario di me e Xav, che abitiamo nella stessa cittadina e fin da piccoli siamo sempre andati nella stessa scuola. Fortunatamente gli zii di Sam abitano in un paesino vicino, e sabato ha passato la notte da loro, così di tanto in tanto ci permettiamo di passare qualche serata insieme, solitamente da me.

«A che pensi?» Sam mi riscuote dai miei pensieri, guardandomi curiosa. Mi accorgo solo ora che stiamo attraversando il giardino della scuola, perché i miei occhi vengono colpiti da degli inusuali raggi di sole per essere ad ottobre, il mese della pioggia.

Rallento il passo, mandando al diavolo la consapevolezza di star facendo tardi.

Decido di bearmi di questo momento di calore lasciando cadere la testa all'indietro e chiudendo gli occhi, la lunga coda di cavallo mora che mi penzola piano sulla schiena. «A quando sono venuta a casa tua» dico, dopo aver preso un profondo respiro. Riapro gli occhi e mi volto verso il suo viso, sul quale nel frattempo si è disegnato un sorriso sincero. Grazie al sole i suoi occhi verdi risultano ancor più luminosi e le lentiggini sul suo viso sono più evidenti del solito.

«Assolutamente da rifare» dice sorridente, mentre entriamo nell'edificio in cui si tengono le lezioni.

«Ehi, Sam!» Sentiamo qualcuno urlare il nome della rossa a fianco a me tra la moltitudine di gente che si sta affrettando a raggiungere le loro classi, allora ci giriamo verso la direzione da cui sembra provenire la voce.

Carter sta correndo spedito verso di noi, i ricci spettinati gli rimbalzano sulla fronte piano sulla fronte, e la corrente che si è creata dovuta alla corsa glielo sposta tutti all'indietro. Dopo essersi fermato davanti a noi, con il petto che ancora gli va su e giù, appoggia una mano sul torace per cercare di calmare il respiro.

«Qualcuno qui ha dormito troppo, eh?» Dopo averci salutate entrambe con un sorriso, si rivolge a me con tono divertito.

Mi scappa un sorriso rallegrato, prima di mollargli una gomitata in pancia. Lui fra una risata e l'altra geme di dolore indietreggiando di un passo mentre con le mani si tiene il grembo ferito.

«La signorina Rivera è pregata di tenere gli artigli al proprio posto, ho ancora tutta la vita davanti»

«Spiritoso» gli rispondo, ruotando gli occhi sotto lo sguardo divertito di Sam che ci guarda beandosi della scena.

A Carter da sempre piace un po' troppo stuzzicarmi, e dopo aver ridacchiato si concentra su Samantha. «Sam, tu hai arte con me ora, vero?»

Anche Carter fa il corso di arte con Samantha, ma lui lo fa più per distrarsi. Ha scelto questa materia perché ha troppe discipline scolastiche pesanti su cui si deve concentrare, e si è detto che far arte è un buon modo per rilassarsi. La sua bravura e passione non è al livello di Sam, ma è comunque notevole, siccome è ciò che prevede questa disciplina.

«Sì, ti accompagno» lei annuisce per poi voltarsi verso di me. «Ci vediamo a pranzo» Li saluto e poi mi avvio trafelata verso la classe di matematica, perché il corridoio sta iniziando a svuotarsi.

Urto alcuni degli studenti ma non mi fermo, devo assolutamente riuscire ad arrivare in classe prima che quel degenerato del professore di matematica arrivi e mi faccia un discorsetto sul regolamento scolastico e sull'arrivare tardi alla sua lezione.

Ma poco prima di riuscire ad aprire la porta della classe in cui si tiene la lezione di matematica, qualcosa di caldo mi afferra il polso fermando la mia corsa celere in modo brutale e facendomi quasi cadere per terra.

Mi giro verso chiunque mi abbia afferrato il braccio facendomi per poco finire in ospedale, con le sopracciglia corrugate pronta a dirgli cose poco gentili. Quando le mie iridi incontrano degli occhi azzurri come il cielo il mio sguardo si spalanca e gli epiteti che mi ero preparata per lui mi muoiono in gola, mentre il cuore inizia a battere all'impazzata, sorpreso quanto a me di avere l'individuo che meno mi aspettavo di trovare davanti a me.

«Sono in ritardo» dico piatta, appena il momento di subbuglio iniziale è passato, lasciando spazio all'enorme orgoglio che è riuscito a farsi da parte solo per un millesimo di secondo, sovrastando subito dopo la sensazione di turbamento che mi ha attanagliato il cuore. Ritrovarmi davanti quelle iridi azzurre mi angoscia ogni volta, ma mi sono promessa di non farci più caso – per quanto impossibile sia –.

«Amber, ti prego, ascoltami» mi guarda con sguardo implorante e con in mano ancora il mio polso, deciso a non lasciarlo andare finché non mi fossi calmata. E so che è quello che si aspetta da me, quindi prendo un profondo respiro cercando di ignorare il fatto che la mia pelle brama ancora la sua attenzione. Da venerdì, dopo averlo piantato, non ho fatto altro che evitarlo. Evitare il suo sguardo azzurro come il cielo, davanti al quale non riesco a fare a meno di sciogliermi; evitare il suo tocco, del quale ho nascosto la brama in un angolo buio della mia mente; evitare tutto ciò che mi faccia ricordare la sua schifosa esistenza.

E non mi pento di tutto ciò, so che prima o poi il mio interesse nei suoi confronti svanirà, e non mi resta altro che aspettare.

«È dalla settimana scorsa che mi eviti, io... Sento il bisogno di parlarti» mi dice, con tono quasi disperato, allentando la presa sul mio polso. Sarebbe stato normale se lui mi avesse detto che deve parlarmi, ma no. Lui sente il bisogno di parlarmi. Come se fosse un bisogno primario, come respirare e mangiare. Quasi mi illudo che potrei significare veramente qualcosa per lui, qualcosa di importante nella sua vita.

Ignoro il cuore che sta ricominciando la sua corsa smaniata ed approfitto di quell'occasione per sgusciare via da quella presa e voltarmi verso la classe, prima che una frase che viene quasi sussurrata dalle sue labbra mi faccia pietrificare sul posto e gelare le vene: «Mi manchi»

Non può. Semplicemente non può darmi false speranze in questo modo. Sono passati solo pochi giorni da quando abbiamo rotto e sono ancora nella fase del passare oltre, ma lui sta decisamente rallentando i tempi.

Mi giro verso di lui, con espressione amareggiata in viso. Lo squadro dal basso all'alto, seguendo i suoi movimenti nel mettersi a posto il ciuffo corvino. «No» gli rispondo in un sussurro, mentre lui posa lo sguardo sorpreso e da cane bastonato su di me. «Non provare nemmeno a dirlo» Mi avvicino a lui, mentre una sensazione di tristezza mi invade il corpo. «Se tutto quello che dici fosse vero, non saresti andato a letto chissà quante volte con la prima che ti è capitata a tiro. Cristo, tu non sai nemmeno quanto male io ci sia rimasta. È stato come uno schiaffo in pieno viso, mi sono risvegliata un giorno vedendoti pomiciare con una sconosciuta, per poi scoprire che in realtà il vostro rapporto è andato ben oltre il bacio» Sputo velenosa, facendogli abbassare lo sguardo. «Ed ero convinta che fra di noi andasse tutto a gonfie vele! Cal, se c'era qualcosa che non ti piaceva in me, ti sarebbe bastato dirlo, io... Avrei cercato di migliorare. Per te. Ero fermamente sicura che io ti soddisfacessi» Lui apre la bocca, facendo per intervenire ma io lo fermo di nuovo. «Ma tu hai preferito il tradimento» Sposto lo sguardo dietro di lui, notando che il professore di matematica sta venendo verso di noi, con l'intento di arrivare in classe.

Gli mando un'ultima occhiata delusa e poi mi volto verso la porta dell'aula, lasciandomi tutto ciò che riguarda lui alle spalle.

Dopo essere entrata in classe, noto che Zac mi aspetta al solito posto vicino a lui. Io e lui siamo sempre stati compagni di banco nell'ora di matematica. Ed è un bene, perché è una cosa parecchio produttiva per me, siccome di frequente ho bisogno di aiuto per capire un esercizio. Anche se lui non ha le lodi in matematica, molte volte riesce ad aiutarmi.

Quando vede la mia espressione, il suo sguardo cambia completamente. Il suo ghigno scompare dal suo viso lasciando spazio ad un'espressione confusa.

«Bambolina, tutto bene?» mi chiede, preoccupato. Ha sempre usato questi nomignoli con me e, benché all'inizio non mi stesse molto bene, ho imparato a farci l'abitudine. È sempre stato un tipo donnaiolo, fin da quando l'ho conosciuto, e non cambierà mai. Questo finché non si tratta di Sam: in quei casi è il primo a preoccuparsi e ad intervenire se ella ha bisogno di aiuto.

Dopo essermi seduta e buttato la mia borsa sul banco, emetto un lungo sospiro di stanchezza. «Ho parlato con Cal» lo informo, appoggiando le braccia sul banco per poi nascondere la testa fra di esse.

«Ahi» sussurra, giocherellando con la punta della mia coda. Entrambi ignoriamo completamente l'arrivo del professore nell'aula, che dà il buongiorno a tutti gli studenti davanti a lui, mentre appoggia la sua cartella sulla cattedra e si siede.

«Zac, tu devi parlargli» borbotto, la mia voce risulta ovattata perché la testa è ancora nascosta fra le braccia. «Io non posso tornare insieme a lui, non sarà la stessa cosa» continuo a farfugliare, più a me stessa che a lui. «Non riesco più a fidarmi di lui» Dopo qualche secondo di silenzio in cui io rifletto e convinco me stessa che non posso più avere una relazione che va oltre all'amicizia con il mio ex, emetto un grugnito di rabbia.

Alzo la testa dalle braccia, incontrando i suoi occhi che mi scrutano preoccupati e comprensivi. «Capisci?» gli chiedo, con espressione abbattuta in viso.

«Io non posso parlargli, lo sai-»

«Se Rivera e Adams ci degnassero della loro attenzione, potremmo anche accogliere il nuovo studente come si deve» Il professore interrompe a metà la frase che mi stava per dire Zac, riportandoci alla realtà.

Mi siedo più composta, sotto lo sguardo furioso dell'insegnate. Poi sposto lo sguardo sulla figura accanto a lui che non mi ero nemmeno accorta fosse entrata in classe. Rimango a bocca aperta e per poco la mia mascella non tocca terra.

Lui, dal canto suo, mi guarda con espressione seccata in viso, irritato della mia interruzione alla presentazione che probabilmente si stava svolgendo.

Dopo avermi riservato un ultima occhiata fulminante, il professore torna con l'attenzione a tutta la classe. «Lui è Aron Audrey, è stato appena trasferito in questa classe per le lezioni di matematica, quindi trattatelo come si deve» Sento alcuni sospiri adoranti da parte di alcune ragazze nell'aula, vittime del fascino del ragazzo davanti a noi. Direi che verrà accolto come si deve, il professore non si deve di certo preoccupare per questo.

Questa giornata sta andando di male in peggio. Sono stata svegliata da Sam perché la sveglia non è suonata, poi c'è stato l'incontro di Caleb poco fa, ed ora scopro che questo troglodita farà matematica nelle mie stesse ore. Fantastico, è la ciliegina sulla torta.

Però sono troppo stanca per arrabbiarmi, l'incrocio di poco fa mi ha tolto tutte le forze. E poi, devo ancora ringraziarlo per avermi indirettamente restituito il cellulare e la borsa.

«Ho sentito che lei è un buon allievo per quanto riguarda la matematica, quindi si sieda pure vicino a Rivera» Per poco non mi prende un colpo. «Ne avrà bisogno, e poi almeno così non si distrarrà più dalle lezioni. Adams può sedersi nella fila dietro» La sua espressione è sbigottita almeno quanto la mia, e passano alcuni secondi in cui ci guardiamo sorpresi, prima che lui si diriga verso il mio banco ed il professore prenda a parlare della lezione di oggi.

Zac mi manda uno sguardo dispiaciuto. Lui non sa della faccenda della discoteca e del nostro incontro, è dispiaciuto perché finora siamo sempre stati vicini di banco ed il professore ha deciso di dividerci. E lo sono anch'io, senza contare che ora non mi ritrovo accanto ad uno qualsiasi, ma a questo qua.

Cerco di lasciare da parte tutte le mie divergenze che ho con lui e che l'incontro di ieri mi ha scaturito, e prendo le cose che mi serviranno per la lezione dalla borsa, comportandomi normalmente.

Ricorda Amber, gli sei debitrice e non vuoi abbassarti la media scolastica.

Mi ripeto questa frase infinite volte mentalmente, prima di calmarmi e tentare di seguire la lezione.

Devo ammettere che ha un buon profumo e diciamocela tutta, è molto attraente. Gli sguardi di alcune ragazze nella classe che sono ancora girate verso di lui a studiarlo ne sono la conferma.

È buffo. Fino ad adesso non sapevo neanche che frequentasse questa scuola. E ora, dopo averlo incontrato in discoteca ed aver avuto un mezzo litigio con lui me lo ritrovo nella mia stessa classe di matematica. E non solo, ma ce l'ho anche come vicino di banco. Si direbbe uno strano caso.

Questa storia può finire solamente in due modi: o diveniamo amici ed impariamo a conoscerci senza appellare agli insulti ogni volta, o diventiamo nemici giurati. Non credo rimarremo indifferenti l'uno all'altro, dati i nostri caratteri. E siccome non ho bisogno di altri problemi, decido di scegliere la prima variante. Sono sicura che non sia così male come sembra, o almeno sabato scorso mi ha dimostrato il contrario.

Mi sorprendo però quando mi rendo conto di non averlo notato prima, perché è di una bellezza disarmante. Non sono una che bada molto alla popolarità e a queste stupidaggini, ma mi sembra impossibile che la popolazione femminile di questo college non l'abbia ancora adocchiato, o comunque Sam me ne avrebbe accennato. Ipotizzo che si sia trasferito qua da poco, perché non pare uno a cui non piace farsi notare.

 

 

«Non ridete!» Xavier cerca di fermare le risate mie e di Sam che non si sono fermate nemmeno per un secondo, da quando lui ha iniziato a parlare. «Vi posso giurare che quella di scienze ci prova con me» Sbuffa mettendo in bocca un pezzo di pane un po' troppo grosso con fare arrabbiato.

«E tu perché non ricambi?» dice Sam fra una risata e l'altra.

«Per quanto la mia professoressa di scienze sia estremamente sexy, io non vado con le quarantenni, potrebbe essere mia madre!»

Dopo quattro ore di lezione estremamente pesanti, appena è suonata la campanella che annuncia la pausa pranzi ci siamo finalmente rintanati in mensa a raccontarci come è andata la mattinata finora, prima di tornare di nuovo nelle classi. Questi sono i momenti della giornata che più preferisco: quando ci riuniamo tutti e tre, a parlare di noi e delle nostre divergenze. Sono attimi che non sostituirei con niente al mondo.

«Perché non mi prendete sul serio?» Xavier ruota gli occhi esasperato davanti alle nostre facce divertite, togliendo i gomiti dal tavolo. «Mi ha chiamato alla lavagna e mentre facevo l'esercizio mi ha dato una pacca sul sedere! Dico, davanti a tutta la classe! Avrei voluto sotterrarmi» La visione di Xavier che sobbalza nel sentire la mano della professoressa sul di dietro mentre sta facendo un esercizio tranquillo si fa spazio nella mia mente. Questo non fa altro che fomentare l'ilarità nei nostri occhi, difatti qualche secondo dopo scoppiamo di nuovo entrambe a ridere simultaneamente.

«Grazie per la vostra comprensione, davvero» Rinuncia definitivamente a farci ragionare e torna a concentrarsi sul piatto davanti a sé.

«Oh, io ho una notizia fantastica» Sam sembra ricordarsi improvvisamente di una cosa, perché interviene battendo le mani entusiasta. Entrambi portiamo l'attenzione su di lei, che mette una ciocca arancione sfuggita dalla treccia dietro l'orecchio prima di parlare. «Venerdì c'è un esposizione giù all'entrata del college, e il mio professore mi ha esplicitamente detto che sceglierà i miei disegni da presentare agli studenti interessati» Mentre parla un sorriso enorme le si dipinge sul viso, catturata dalle sue stesse parole. Sia io che Xavier la guardiamo interessati e con una punta di ammirazione mista a sorpresa negli occhi.

«Davvero? Sam, è una notizia fantastica!» Vengo contagiata dal suo sorriso. Non è cosa da poco avere i propri disegni all'entrata di questo enorme college in modo che tutti quanti possano vederli, sapendo che dietro si nasconde un duro lavoro. Non riesco a non essere fiera di lei.

«Lo so!» ridacchia con un'aria elettrizzata nello sguardo. «Voi verrete, vero?» Guarda prima Xavier e poi me, con il sorriso che non le abbandona il volto.

«Contaci» dò subito il mio consenso, girandomi poi verso il mio migliore amico. «Xav?»

Lui emette un sospiro dispiaciuto, abbassando lo sguardo. A questa reazione, ci scompare immediatamente il sorriso dalle labbra. Ma dopo qualche secondo di silenzio, finalmente risponde: «E come potrei mancare?» Questa domanda retorica fa immediatamente tornare l'allegria sulle nostre facce, anticipata però da un sospiro di sollievo da parte di Sam.

«A te invece com'è andata la verifica che avevi alla seconda ora, Amber?» Dopo l'attimo di euforia generale che è aleggiato sul nostro tavolo, Samantha riporta l'attenzione su di me, sorridendomi.

«Non lo so... Ho paura di abbassarmi la media» ammetto, portando il bicchiere d'acqua alle mie labbra.

«Dici così tutte le volte» Xavier ruota gli occhi divertito.

«Concordo» Anche Samantha, annuendo, dà ragione a Xav.

«Stavolta me lo sento, sul serio!» rispondo io, stizzita, dopo aver poggiato di nuovo il bicchiere sul tavolo. «Mi basta già matematica a rovinarmi i voti» Sbuffo, poi mi torna in mente la lezione di oggi. Dopo che la lezione è finita, il mio nuovo vicino di banco si è alzato, ha preso le sue cose e se n'è andato via, senza dire una parola. Nemmeno un saluto, niente.  «A proposito, vi ricordate del tipo di sabato sera, vero?»

«Quello che ti ha bagnata?» Xavier se ne esce fuori con una frase a doppio senso e ridacchia dopo aver ricevuto un'occhiata di fuoco da parte mia.

«Il professore ha spostato Zac dietro e ha messo lui vicino a me» Metto in bocca della pasta che avevo raccolto con la forchetta dal mio piatto.

«Non ci credo» dice Sam, guardandomi incredula. È lo stesso sguardo che mi riserva anche Xavier, solo che lui si è immobilizzato con ancora il cibo in bocca.

Neanche a farlo apposta, proprio mentre io stavo per ribattere all'affermazione di Sam su quell'argomento, all'improvviso un liquido viene accidentalmente versato nel mio piatto di pasta, facendomi sobbalzare dalla sorpresa ed indietreggiare con la sedia per evitare che gli schizzi mi finiscano addosso.

Il mio respiro ha ora aumentato velocità per lo stupore iniziale. Fisso il liquido marroncino nel mio piatto. Caffè. Maledettissimo caffè.

Xavier e Samantha, che si sono resi conto della situazione, mi guardano preoccupati. Sono angosciati dalla reazione che avrò.

Molto lentamente, alzo lo sguardo verso il responsabile di tutto ciò cercando molto arduamente di calmarmi. Aron Audrey in piedi davanti a me sta aspettando una mia risposta con ancora il bicchiere di caffè a mezz'aria e la bocca socchiusa per lo sbigottimento. Nemmeno lui riesce a credere che tutto questo sta realmente accadendo.

Mi alzo dalla sedia parandomi vicinissimo a lui, puntando i miei occhi nei suoi. Poi, in un colpo fulmineo spingo con la mano il bicchiere verso di lui, versandogli sulla camicia bianca della divisa il restante caffè che c'era. Il suo sguardo colto impreparato si sposta sulla macchia che piano piano si sta ingrandendo sul suo capo vestiario.

«Sai almeno come si beve una dannato caffè?!» gli urlo in faccia, quasi lanciando lampi dagli occhi. Dopo il mio grido, nella mensa piomba il silenzio: tutti i presenti si sono voltati a guardare la scena.

La sua espressione, passato lo scombussolamento primario, muta in una di pura rabbia. Nessuno dice niente, ci guardiamo solo in cagnesco, con i visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro.

Ma prima che lui dica qualcosa, me ne vado via dalla mensa sotto lo sguardo scioccato di tutti.

Cosa dicevo? Amicizia?

Dopo questa, non credo proprio. Non si merita nemmeno i miei ringraziamenti per la borsa ed il cellulare.

Mando al diavolo tutti i buoni propositi che avevo, questo episodio ha segnato l'inizio del nostro abominio.

   
 
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