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Autore: Stella Dark Star    29/03/2016    0 recensioni
Rafe e Danny sono amici perfetti, uniti dalla passione per il volo e il senso di fedeltà verso i loro ideali e la loro patria. Ma a tenerli legati c'è anche Katy (Katherine), la sorella minore di Rafe, che fin da piccola è involontaria protagonista delle loro vite! Rafe con lei è iperprotettivo e prende troppo sul serio il ruolo di fratello maggiore, Danny invece è premuroso e gentile e oltre la sua amicizia riesce a conquistare anche il suo cuore. Sono loro i primi a sostenere Katy quando prende la decisione di arruolarsi e diventare pilota, come loro, nel Campo Mitchell capitanato da Doolittle. Lì ha inizio la sua scalata professionale al pari con la rovinosa caduta in campo sentimentale, che continua a Pearl Harbor con l'entrata in scena di un certo Gooz... Tra amicizie vecchie e nuove, amori sofferti e nuove speranze e la perdita dell'amato fratello Rafe che poi ricomparirà in uno scenario inaspettato, Katy dovrà affrontare la vita faccia a faccia per capire cosa vuole davvero.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Epilogo
Always
 
Agosto 1945. Tennessee. Casa McCawley.
Il tramonto inondava le campagne del Tennessee con la sua luce arancio e rosa. Il piccolo Danny, coi suoi occhietti vispi e il visetto tondo, aveva appena raccolto da terra un ramoscello interessante e ora stava correndo da Rafe per mostrarglielo.
“Guarda, papà! Può andare bene per il nostro modellino?”
Rafe prese il ramoscello dalla manina che glielo porgeva e lo avvicinò al viso per osservarlo con attenzione.
“Sì. Credo di sì.”
Il piccolo esultò: “Evviva! L’aeroplano è finito!”
Rafe gli sorrise e gli scompigliò i capelli scuri con la mano: “Già, piccoletto. Domani ci daremo un’occhiata assieme.”
“Hey, voi. Se poteste smetterla di parlare di modellini, vorrei dirvi che i nostri ospiti sono arrivati.”
Entrambi si voltarono nella direzione da cui proveniva la voce. Evelyn, bellissima dentro un elegante abito da sera di colore nero e i capelli raccolti, regalò loro un luminoso sorriso.
Rafe diede una leggera pacca sulla spalla del bambino: “Avanti, Danny, andiamo.”
Camminarono attorno alla casa fino a raggiungere l’ingresso, dove gli ospiti li attendevano.
Rafe lanciò un’occhiata beffarda alla Rolls-Royce bianca parcheggiata nel vialetto, ma la sua attenzione si spostò subito altrove, sentendo gridare: “R.J.! Ho una notizia fantastica!”
Il bambino a cui apparteneva il nome gli corse incontro con occhi azzurri sgranati e i capelli biondi e ondulati che si agitavano durante la corsa.
“Prima che tu dica qualunque cosa, voglio precisare che è stata tutta colpa di Gooz.”
A parlare era stata Katherine, sorridente, splendida in un vestito da campagna a stampa floreale, i capelli raccolti in una crocchia, una mano delicatamente appoggiata sul ventre in avanzata gravidanza.
Rafe rispose con tono divertito: “Quando mai è colpa tua?”
Gooz, in un paio di pantaloni larghi e camicia bianca dalle maniche rimboccate, ci tenne a precisare: “Temo che sia vero, questa volta. Non le ho permesso di uscire dalla porta fino a quando non mi sono accertato di aver preparato i bagagli correttamente, per la partenza di domani. Ho sempre il timore di dimenticare qualcosa di importante qui e ricordarmene a Rincon.”
Katherine sbottò: “Oh ti prego. Anche se dovesse succedere, dov’è il problema? Basta che chiedi a uno dei lecchini dei tuoi dipendenti di venire qua a prendertela.”
“Ma perché li chiami così? Alcuni sono ottimi lavoratori.”
“E altri vogliono solo spillarti soldi.”
A quel punto Rafe dovette interromperli, sollevando le mani in segno di resa: “Per favore, non fatelo. Quando cominciate a parlare di queste cose sembrati due ricchi snob.”
Gooz non riuscì a trattenere una risata: “Vestiti così? Ogni estate, quando vengo nel Tennessee, ho  il terrore di essere fermato dagli sbirri e arrestato per furto d’auto! Chi mai crederebbe che quel gioiellino è nostro?”
Evelyn intervenne: “Chiunque veda i vostri documenti, suppongo.” Poi si rivolse gentilmente a Katherine: “Katy, vieni dentro a sederti. Se rimani in piedi troppo a lungo corri il rischio di partorire in anticipo.”
Lei sorrise: “Non credo che questa principessa abbia voglia di conoscere il mondo troppo presto.”
Rafe la guardò con tanto d’occhi: “Principessa? Cos’è questa novità? E’ impossibile che tu lo sappia.”
“Infatti non lo so. Però ho una forte sensazione.”
“Nel caso avessi ragione, spero vivamente che le darai un nome originale. Già non riesco ancora a capacitarmi che tu abbia chiamato mio nipote Rafe John, se dovessi chiamare la mia nuova nipotina Marybeth giuro che ti faccio visitare da uno strizzacervelli!”
Katherine simulò un perfetto broncio: “Ma perché? Sei cattivo. Io penso che chiamare mio figlio con il tuo nome e quello di papà sia stato un gesto molto affettuoso.”
Rafe fece spallucce: “Sarà… Ma io lo trovo assurdo lo stesso.”
A quel punto Evelyn si fece sentire: “Rafe! Smettila! Ti stai rendendo davvero insopportabile!”
“Sto solo dicendo quello che penso.”
Katherine lo informò: “E comunque mia figlia si chiamerà Perrie.”
“Ecco appunto.” Terminò Rafe, con tono rassegnato.
Il discorso venne chiuso con una risata di gruppo, sotto agli sguardi interrogativi dei due bambini.
Le donne entrarono in casa per prime, tenendosi a braccetto, e cominciarono a parlare dei rispettivi figlioletti. Gli uomini, al contrario, si buttarono sullo sport.
*
Dopo cena, mentre i bambini consumavano le ultime energie giocando nella nursery, Katherine ed Evelyn guardavano per la centesima volta le foto di famiglia stando comode sul sofà del salotto. Rafe e Gooz stapparono le ultime birre della serata e si accomodarono su due poltrone.
Gooz bevve un sorso e disse: “Ho sentito che la guerra sta per finire anche per il nostro paese. Dopo la liberazione dell’Europa, sarebbe ora.”
Rafe fece una smorfia: “Onestamente preferisco non pensarci troppo. E’ da tre anni che i nostri soldati combattono questa fottuta guerra.”
“Se posso essere sincero, Rafe… A volte mi sento un vigliacco per essermi ritirato.” Disse Gooz, abbassando lo sguardo.
Rafe lo osservò, cercando di capire a fondo il suo stato d’animo: “Io no. Ne ho passate davvero troppe. Preferisco di gran lunga stare accanto alla mia famiglia, nella tranquillità della campagna.”
“Non ti manca pilotare un aereo?”
“Lo faccio tutti i giorni per disinfestare i campi!”
“Sai cosa intendo.”
Rafe abbandonò gli scherzi, bevve un lungo sorso di birra: “Ogni giorno. Ma poi penso a tutti i nostri compagni che non ce l’hanno fatta.”
“Capisco. Io e Kate invece lo facciamo ancora, di tanto in tanto. Bè, lei lo fa più di me. Dice di sentirsi libera. In senso spirituale, intendo.”
“Sì, Katy ha reagito in modo diverso da noi.” Allungò lo sguardo sulla sorella e benedisse il suo sorriso e la sua voglia di vivere.
Entrambi erano caduti e si erano rialzati. Lui era quasi morto, ma poi era tornato. Aveva accettato di crescere il figlio del suo migliore amico come fosse suo, per amore di Evelyn. Katherine aveva perso un marito che amava e si era rifatta una vita con un altro uomo che la stava rendendo felice. Comunque, Rafe avrebbe messo la mano sul fuoco che nel suo cuore il posto più importante era ancora riservato a Danny.
Evelyn chiuse il libro di foto: “Credo che sia ora di mettere a letto i bambini.”
Katherine confermò: “Sì, sono d’accordo. Domani ci aspetta un lungo viaggio e se R.J. dorme tutto il tempo in auto poi gli viene l’emicrania.”
Prima che si alzasse dal sofà, Evelyn la trattenne con una mano: “Katy, prima che andiate… Ho bisogno di chiedertelo un’ultima volta. Sicura di volerci ospitare il prossimo Natale?”
Katherine abbozzò una risata: “Certo! Come ogni anno. Perché non dovrei?”
“Con l’arrivo della bimba immagino che sarai esausta e avere noi in casa potrebbe essere troppo.”
“Ma fammi il piacere! Siete sempre i benvenuti. E poi credo che assumerò una balia come ho fatto per R.J.”
Evelyn si rilassò visibilmente a quella risposta, ma poi divenne di ghiaccio quando sentì la cognata chiedere: “A meno che la tua nuova gravidanza non ti affatichi troppo. So bene cosa significa viaggiare con un bambino nella pancia.”
Evelyn era sbalordita: “Come sai che sono…?”
“L’ho capito dal tuo sguardo. E ho anche capito che Rafe ancora non lo sa.”
Lei buttò fuori una risata: “No, infatti! Stavo aspettando la conferma dall’ospedale, prima di dirglielo.”
“A patto che l’attesa non sia troppo lunga! Sarebbe buffo vederti mentre dici ‘tesoro, aspetto un bambino. Ora che ne ho la certezza posso dirtelo’ e lui rispondere ‘lo sospettavo. O quello o che avessi mangiato un pallone e l’intera squadra di calcio’!”
Entrambe scoppiarono a ridere rumorosamente, attirando gli sguardi incuriositi dei mariti.
Rafe sussurrò tra sé: “Ma che avranno da ridere quelle due?”
“Un’ultima cosa, Rafe.”
Spostò il suo sguardo su Gooz, notò la sua espressione seria.
“Non so se è per via della nostra conversazione o per la quantità di birra bevuta, ma vorrei chiedertelo. So che è presto ma, pensi che un giorno dirai al piccolo Danny chi era davvero suo padre?”
“Di certo non lo dirò mai ai Walker. Lui invece…” Si concesse una breve riflessione prima di rispondere: “Sì. Quando sarà grande e in grado di capire. Se troverò il coraggio.”
Gooz gli fece qualche cenno di comprensione: “Sei un grande uomo, Rafe. Ti ammiro.”
Le donne si alzarono dal sofà e andarono a recuperare i bambini dalla nursery.
Gli ultimi saluti furono fatti all’ingresso. Gooz si premurò di portare un dormiente R.J. sul sedile posteriore dell’auto, in modo da poter scambiare qualche altra parola con i cognati. Evelyn e Katherine si abbracciarono calorosamente e scambiarono un’ultima occhiata complice per il segreto che condividevano. Rafe e Gooz, più pratici, si scambiarono una stretta di mano e si augurarono buona fortuna per i rispettivi affari di lavoro.
*
Ancora una volta. Stupidamente aveva creduto di farcela e invece non c’era riuscita. Il volante stretto tra le mani, la necessità di fare presto. Finalmente svoltò sul vialetto che conduceva a casa McCawley. Il sole si stava alzando nel cielo, a breve sarebbe dovuta tornare alla residenza estiva per permettere a Gooz di caricare i bagagli in macchina. Aveva poco tempo. Parcheggiò la Rolls sul vialetto, non voleva rischiare di svegliare qualcuno andando sul cortile all’ingresso. Scese e accompagnò lo sportello con la mano in modo da non fare troppo rumore. Si sentiva come una ladra.
Si avviò lungo la fiancata della casa e lo vide. I raggi del sole rendevano la pietra quasi bianca, le lettere luccicavano. Il piccolo monumento che Rafe aveva fatto costruire in onore di Danny. I fiori gialli si muovevano, agitati dalla brezza mattutina. Erano incantevoli.
Il cuore le batteva all’impazzata nel petto, il respiro le si spezzava. Percorse l’ultimo tratto quasi correndo, i lunghi capelli sciolti si agitarono nel vento. Si gettò sull’erba, in ginocchio. La scritta ‘Daniel Walker’ si offuscò. Katherine scoppiò in lacrime, come ogni anno. Quante volte ancora si sarebbe chiesta perché? Quante volte ancora avrebbe stretto tra le dita quegli anelli? Dal giorno del funerale di Danny, svoltosi nella piccola chiesa del loro paese natale, Katherine teneva costantemente al collo la catenina. La sottile fede dorata appartenuta alla nonna di Danny si era unita all’anello col diamante a goccia e alla croce d’argento. Il tintinnio che producevano ad ogni suo movimento era come il canto degli angeli. Non l’abbandonava mai.
Baciò gli anelli con labbra umide di lacrime.
“Ti amerò sempre. Ti amerò sempre.” Un giuramento per ogni bacio.
Ad un tratto sentì una mano grande e calda posarsi sulla sua spalla. Sollevò il viso di scatto e vide Rafe in tenuta da aviatore.
Si inginocchiò accanto a lei: “Sapevo che saresti venuta.”
Katherine si morse le labbra, ma le lacrime non cessavano: “Non potevo andarmene senza averlo salutato.”
Rafe lanciò un’occhiata al nome, poi abbassò lo sguardo: “Io credo che ti possa vedere  e sentire. Ovunque si trovi. Il vostro amore era così forte che sono certo gli abbia concesso un posto in paradiso. Non in senso biblico, intendo un luogo meraviglioso e pieno di gioia.”
“Io lo amo come il primo giorno, Rafe.”
“Lo so.”
Il rumore del vento s’intromise tra loro.
“Gooz lo sa che sei qui?”
Katherine deglutì nella speranza di riuscire a parlare: “Mi conosce. Non c’è stato bisogno di dirglielo.”
Rafe vide gli anelli tra le sue dita. Riuscì a scorgere l’incisione sulla fede.
“Sai, Katy, avrei tanto voluto essere presente al vostro matrimonio. Probabilmente avrei gonfiato la faccia di Danny a suon di pugni e ceffoni, però avrei voluto esserci. Non ho mai amato nessuno come voi due. Meritavate un futuro insieme.”
Ovviamente la sorella riprese a singhiozzare. Lo sapeva meglio di chiunque altro, quanto lo avrebbero meritato. Se avessero fatto le scelte giuste fin dal principio, avrebbero avuto tutto.
Rafe avvolse le spalle di lei con un braccio e l’avvicinò a sé. Katherine appoggiò la testa sulla sua spalla. Le lacrime scendevano come pioggia dai suoi occhi. Sollevò la fede dorata con due dita, verso la luce del sole, e ne lesse l’incisione all’interno: Always.
Con voce spezzata disse: “Ti amerò sempre, Danny.”
Proprio al centro della scritta ci fu un luccichio.
Katherine riabbassò la mano, si rese conto di aver smesso di piangere. Puntò lo sguardo sul nome inciso sul monumento. Prese respiro e recitò quelle poche frasi di una poesia che stava componendo. Una poesia d’amore in ricordo dell’uomo che amava. Dell’uomo che le era stato accanto fin dalla nascita. La sua metà. Il suo tutto.
 
“ 'cause I always saw in you
My light, my strength
And I want to thank you
Now for all the ways
You were right there for me
You were right there for me
For Always[1]

 
 [1]: strofa della canzone “There you’ll be” di Faith Hill, dalla Colonna Sonora originale del film.
  
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