Edera
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Amici
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<< Malfoy, scusa Malfoy! >>
urlai, facendo lo zig zag
tra le persone per raggiungerlo, appena usciti dalla Sala Grande.
Lui rallentò
appena, ma non si fermò, alzando appena la testa al di là della spalla.
<< Weasley >> constatò, quando lo affiancai.
<< Malfoy, >> ripetei col fiatone, << scusa la
domanda - non che mi dispiaccia, eh - ma perché tutta questa gentilezza nei
miei confronti? Tuo padre... >>
<< Weasley, stammi bene a sentire: sono passati vent’anni da
ciò che è successo e poi mio padre è abbastanza riconoscente a tuo zio Harry Potter per averlo aiutato
il settimo anno. Ed a me non frega niente se hai i capelli rossi e le
lentiggini, ma se pensi che il mio comportamento sia assurdo, sai che ti dico?
Addio, Rossa >> disse velocemente, accelerando il passo e prendendo la
via per i sotterranei.
<< Io...che
cosa...Malfoy! >> richiamai, ma era troppo
tardi.
Mi misi a
correre, trattenendomi con le mani la gonna a pieghe nera - che mi ripromisi di allungare la
magia – dirigendomi verso i sotterranei.
Lo vidi entrare ma non feci in tempo ad entrare insieme a lui,
perché i mattoni si richiusero al suo passaggio.
<< Sanguediserpente, sanguediserpente
>> dissi velocemente, e il passaggio si aprii nuovamente.
Ripresi a
correre, entrando nella Sala Comune, voltai a destra dove vidi i suoi capelli
biondi venir ingoiati dalla penombra e lo seguii,
frettolosamente, rischiando di urtare alcuni ragazzi davanti al dormitorio
maschile. Avevo trovato un amico, non volevo perderlo per la mia lingua lunga.
<< Ehi, qui
non puoi entrare >> sentii dire ad un gruppetto di ragazzi più grandi di
me, ma non ci feci caso, continuai a correre fino a fermarmi davanti a delle
porte di legno scuro.
Oddio dov’era
andato Scorpius? Strinsi la gonna tra le mani, in
preda all’imbarazzo e al pensare alle conseguenze della mia decisione, poi
strizzai forte gli occhi e urlai.
<< SCUSAMI!
Scorpius Malfoy, non sarò
più tanto invadente, te lo prometto! >>
Tenni gli occhi
chiusi per un po’, temendo che riaprendoli mi sarei trovata davanti un mucchio
di maschi Serpeverde e pure ridacchianti.
Aspettai qualche
secondo, stringendo i lembi della gonna. Poi lasciai andare la pressione delle
dita, lentamente lasciai che i miei occhi tornassero a vedere, ma ciò che vidi
furono le solite porte in legno scuro, immobili. Mi
aveva sentito?
Feci un passo
indietro, poi un altro. Sentii svariati commenti sulla mia sanità mentale da
parte dei ragazzi più grandi, ma finsi di non farci caso e a testa bassa me ne
tornai nella Sala Comune, andandomi a raggomitolare su un divano verde di
velluto.
Per fortuna dopo
poco l’intero dormitorio fu vuoto. I ragazzi di prima se n’erano andati a
lezioni, a quanto avevo capito. E molti del primo anno come noi, che per il
primo semestre non avevano lezioni di pomeriggio, erano fuori a giocare nei
giardini o al campo da Quidditch.
Mi guardai
intorno, guardai i candelieri appesi a tratti intorno alle pietre miliari di
cui era composta
Presi poi un
libro da una piccola libreria, aveva un titolo strano e mi aveva attratto:
incanti per il buonumore. Non pensavo che ce ne fossero del genere nella tana
dei Serpeverde. O forse ne avevano bisogno anche
loro.
Iniziai a
sfogliare qualche pagina, distrattamente. La maggior parte non li avevo mai
sentiti nominare, conoscevo solo qualche infuso che mia madre mi preparava quando mi sentivo poco bene o dovevo fare qualcosa
di importante e avevo una fifa blu.
Passai il
pomeriggio lì, nello strano tepore che avevo preso stando su quel divano, e poi
mi sentivo anche stanca perché quella notte avevo dormito poco e male...
<< Weasley...Rose, non si dorme nella Sala Comune, ci sono i
letti per questo >> sentii dire da una voce familiare, ma mi rigirai
dall’altro lato, mugugnando.
<< Weasley, ti si vedono tutte le mutandine. >>
Scattai a sedere, tirandomi giù la gonna con
entrambe le mani. Dovevo avere una faccia orribile e i boccoli rossi tutti
arruffati perché davanti a me c’era un fin troppo divertito Scorpius
Malfoy.
<< Malfoy... >> borbottai, stropicciandomi gli occhi e
lasciandomi ricadere all’indietro sul divano.
<< Sai che
ho una stanza singola, io? >>
<< Sei
proprio un Malfoy... >>
Non udii
risposta, così scattai di nuovo a sedere, spaventata.
<< Scusa scusa, mi è uscito spontaneo! >> esclamai.
Lo vidi
trattenersi dal mandarmi un insulto, poi distese i muscoli del viso.
<< Be, poco male. Se essere un Malfoy
comporta questi vantaggi... >> disse facendo spallucce, poi si voltò a
guardare alcuni quadri appesi alle mie spalle.
<< Ti ho
sentito prima, comunque, perché stavi proprio davanti all’ultima porta, che è
la mia stanza >> fece, distrattamente.
<< Meno
male, pensavo di aver gridato al vento >> sussurrai, sorridendo.
Scorpius si sedette sul
divano, accanto a me, intrecciando le mani e guardandosi le dita scivolare tra
loro.
<< So cosa
significa essere guardati come guardano te. Guardano anche me così, per via di
mio padre. E’ arrivato un nuovo Malfoy, dicono. Come se avessero conosciuto mio padre
questi bambinetti...ma chissà cosa gli hanno detto i
loro genitori. Senti, mio padre è cambiato e io sono cresciuto diversamente sia
da lui che da mio nonno. Io sono diverso. Punto. Basta. Io voglio essere amico
di una ragazza coi capelli rossi e le lentiggini. Quindi volevo dirti che
quando non ce la fai a stare nel tuo dormitorio, pieno di ragazzette chiassose,
puoi venire nella mia stanza, perché lì nessuno ti darà fastidio. La parola
d’ordine è Rosso >> disse infine, alzandosi dal divano e lasciando
Io ero rimasta
pietrificata.
Dal suo discorso,
che solo dopo avevo capito il motivo del suo dirmi che aveva la stanza da solo,
delle sue parole, della sua parola
d’ordine. ROSSO.
Abbozzai un
sorriso, corsi nel mio dormitorio a prendere un sacchetto di velluto blu dove
tenevo delle cose che mi aveva regalato la mamma.
Poi tornai in
Sala Comune e continuai per il dormitorio maschile, con il sacchetto stretto
tra le mani. Individuai l’ultima porta, mi schiarii la voce e pronunciai
<< Rosso >> e la porta si divise in due ed entrambe le parti
scivolarono a destra e a sinistra della parete, come una comune porta
scorrevole babbana.
Quando entrai, lo
vidi steso sul letto a sfogliare un quaderno. Appena mi vide, alzò gli occhi di
scatto.
<< Weasley... >>
<< Sai
giocare a Burraco? >>
La mia domanda lo
fece mettere a sedere sul materasso di quell’ernome
letto a baldacchino, confuso.
<< Barroco? >>
<< Burraco >> lo corressi.
<< E’ un gioco di carte babbano. Ti va di
impararlo? >>
Lo vidi annuire,
poco convinto. Lo raggiunsi sul letto e salii, aiutandomi perché il materasso
era troppo alto – e lui ridacchiò, divertito.
Aprii il
sacchetto e lasciai cadere il mazzo di carte sul piumone.
Scorpius allungò la mano
a sfiorarle, estremamente incuriosito.
<< Vedrai,
ti divertirai un sacchissimo! >> dissi allegramente
e lui abbozzò un sorriso stranito al mio assurdo superlativo.
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<< Ti ho
battuto ancora, Rose. >>
<< Ma dai,
che schifo! Non è possibile... >> borbottai corrucciando la fronte. Era
la quinta volta di fila che vinceva, stracciandomi ancora prima che prendessi
il pozzetto. Per fortuna che non gli avevo detto la storia dei punti, così
almeno non si metteva a contare tutto ciò che aveva fatto, sbattendomi davanti
il suo duemila rispetto al mio misero cento.
<< A cosa
si può giocare oltre che a Burraco con queste carte?
>> mi domandò, spargendole confusamente sul materasso.
<< A nessun
altro gioco... >> feci contrita, riprendendo le carte che stava
sparpagliando e riordinandole.
<< Che
bugiarda... >> ridacchiò, ed io alzai il viso a guardarlo. << Pensi
che possa batterti anche agli altri giochi, vero? >>
Mi portai la mano
sul cuore, fingendomi offesa.
<< Io?!
Come puoi dire una cosa del genere?! >> feci con
enfasi.
Scorpius ridacchiò
ancora, riprendendosi le carte che avevo tra le mani.
Istintivamente,
gli bloccai la mano e le carte caddero sul materasso. Gliela guardai come se
stessi studiando un microbo particolarmente strano. Le sue dita erano fredde e ancora
più bianche del resto del corpo, ma non bianche cadaveriche, un bianco
piacevole da guardare...tipo immacolato, o comunque elegantissimo. Ecco ecco, tipo una perla.
<< Weasley, che ho sulla mano? >> mi chiese, con un
sopracciglio alzato.
<< No
niente...mi piace troppo il colore del tuo corpo >> risposi.
<< Perché,
che colore ho? >> fece stranito, ritraendo la mano.
<< No,
dammela... >> mi lamentai, riprendendogliela. << Hai la carnagione
molto pallida, ma è un pallido bello... >>
<< Ah, meno
male...e allora è tutto a posto! >>
<< No no, dico davvero. S’intona con i tuoi capelli
chiarissimi... >> alzai lo sguardo, lasciando la mano e salendo con le
dita a sfiorargli il viso. << Le sopracciglia, come sono chiare per
esempio! >> dissi, toccandole. << E le ciglia anche, >>
aggiunsi, rischiando di ficcargli un dito nell’occhio. << Ma la bocca è
rossa. Cioè, non un rosso femminile, ma un rosso di...pieno, di bello. Non so
come spiegarmi >> mormorai, passandogli le dita sulle labbra,
corrucciando la fronte.
Mi accorsi solo
dopo, presa dalla mia analisi, che lui era immobile. Ma non perché lo volesse,
era semplicemente paralizzato. Da quello che avevo fatto? Ero stata invadente?
Ritrassi la mano,
guardando altrove.
<< Scu-scusa, ti sto analizzando. Non è...carino da fare
>> farfugliai.
D’improvviso
sentii le sue dita sul mio viso, accanto agli occhi.
<< Anche la
tua pelle è chiara, ma un chiaro non sul bianco ma sul rosa...è molto
femminile. E queste piccole lentiggini la rendono delicata. E questo rosso
intenso, poi, non ho mai visto un colore di capelli così intenso. Ed è lo
stesso delle sopracciglia, >> disse, toccandomele, << delle ciglia
>> aggiunse, sfiorandomele, ed io chiusi gli occhi per poi riaprirli
<< e della bocca. Che a te è un rosso pieno e proprio femminile, invece
>> concluse, poggiandovi sopra le dita fredde.
Involontariamente,
arrossii. Non mi era mai capitato di sentire il cuore battere così forte.
<< Siamo
proprio diversi, io e te >> dissi per non restare in silenzio, muovendo per
il suo dito ancora sulle mie labbra.
Lui mi sorrise,
sinceramente, per la prima volta. Non stava ridacchiando o prendendomi in giro.
Mi fece così piacere che feci un sorriso ampissimo.
<< Hai
anche un bel sorriso. Sembra quello di...aspetta, è
un’attrice babbana... >>
<< Julia Roberts? >> dissi per
lui. << Me lo dicono spesso... >> feci, imbarazzata, << ma tu
come fai a conoscere un’attrice babbana? >>
chiesi.
<< Mia
madre adora Pretty Woman... >>
<< Ma avete
la televisione a casa? Io pensavo che nel mondo magico... >>
<< Mia
madre ha preteso di averla. Ha una collezione di film molto belli >> mi
interruppe, facendo spallucce.
Il resto del
pomeriggio trascorse velocemente e quasi non ce ne accorgemmo
quando arrivò l’ora di cena.
Uscimmo dal
dormitorio verso le sette e ci dirigemmo verso
<< Rose!
>> sentii urlare, così mi voltai, facendo una panoramica della Sala
Grande. Vidi Albus sventolare una mano e camminare
svelto tra la gente ancora in piedi, per raggiungermi.
<< Rose...
ma che fine hai fatto oggi? Lo sai che non posso entrare nel tuo dormitorio
>> si lamentò, poi il suo sguardo finì sulla persona che mi stava
accanto, finì su Scorpius che con le mani in tasca lo
osservava curioso.
<< Ah, ciao
Malfoy. >>
<< Potter >> salutò di rimando.
<< Siete
diventati amici? >> domandò Albus.
Stavo per
rispondere di sì, quando mi bloccai perché da Scorpius
non avevo avuto la conferma. Mi voltai a guardarlo e lo trovai intento a
fissarmi con la mia stessa espressione.
<< Si,
>> dissi sorridendo, continuando a guardare Scorpius,
<< adesso siamo amici. >>
Albus sorrise,
allungando la mano verso Malfoy.
<< Albus Severus Potter,
piacere. Gli amici di Rose sono anche amici miei >> disse.
Scorpius gli osservò la
mano per parecchi secondi, contraendo i muscoli del viso.
<< Lo so
come ti chiami, Potter. Comunque... >>
borbottò, allungando la mano, << Scorpius Hyperion Malfoy, piacere >>
disse come una cantilena.
Albus ridacchiò ed
anche io mi misi a ridere. Scorpius ficcò le mani in
tasca e arrossii appena.
<< Alb, noi andiamo a sederci. Ci vediamo dopo cena semmai
>> dissi, salutandolo e dirigendomi con Scorpius
al tavolo.
Tutti
continuavano sempre a guardarci, ma meno sfacciatamente di prima. Forse
guardavano solo noi, senza cognomi o nomi, solo cercando di capire il perché
stessimo sempre insieme.
Scoprii, durante
la cena, che Scorpius era allergico alle fragole, che
io invece adoravo. E che non sopportava molto i broccoli, che mia madre mi
aveva insegnato a mangiare fin da piccola. Gli rifilai anche la scusa che erano
verdi, quindi dovevano per forza piacergli, ma non funzionò: la sua faccia era
molto disgustata mentre li mangiavo.
Al termine della
cena non vidi Albus. C’era troppa gente e lui era bassino, quindi optai per uscire da quel caos, tanto
l’avrei visto il giorno dopo.
Al fianco di Scorpius, mi diressi nei sotterranei – che già avevano
un’aria più familiare – ed entrammo nel dormitorio. Peccato che neanche li si poteva stare un po’ in pace, perché l’ora del rientro
era per tutti ed era pieno di persone chiacchieranti.
<< Malfoy, io vado nel mio dormitorio a questo punto...qui non
si può stare >> borbottai.
<< Perché
non vieni da me? >>
Mi voltai a
guardarlo.
<< A
quest’ora? >> domandai. << Non hai sonno? >>
<< No, va
bene. Voglio giocare un altro po’ a Barroco. >>
<< Burraco >> lo corressi,
sorridendo. << Se per te va bene... >>
Lui annuì e
sgattaiolammo in camera sua. Quando la porta si richiuse alle nostre spalle, il
chiacchiericcio cessò.
Mi misi seduta
all’indiana sul letto, abbastanza composta, riprendendo le carte che avevo
lasciato sul suo comodino. Lui si stese più comodamente.
Giocammo a Burraco un paio di volte, poi mi costrinse ad insegnarli Scala 40, Machiavelli, Poker.
Vinse sempre lui.
Stanchi, posammo
le carte ed io scesi dal letto, aggiustandomi la gonna.
<< Sono le
dieci, è meglio che vado a dormire altrimenti domani non mi sveglio >>
dissi dispiaciuta, poi gli sorrisi e gli dissi
<< Buonanotte >> e feci per andarmene.
<< Rose,
aspetta no...cinque minuti. Voglio leggerti una cosa. >>
Mi voltai,
incuriosita. << Cosa? >>
Battè il palmo della
mano sul letto, facendomi segno di risedermi. Mi arrampicai sul materasso,
guardando il libro che aveva tra le mani.
<< Penso
che a te piaccia leggere, se hai preso un po’ da tua madre... >>
<< Che ne
sai di mia madre? >>
<< Mio
padre mi dice spesso che era la più secchiona delle secchione >> mi
disse, ridacchiando.
Misi il broncio,
incrociando le braccia sotto il seno.
<< Ehi, mia
madre era ed è un genio. Ed io sono fiera di aver preso il suo cervello
>> ribattei, contrita.
Lui mi sorrise,
scuotendo la testa.
<<
Comunque, questo libro è una raccolta di storie horror
magiche. Tutte vere, eh! >> mi spiegò orgoglioso.
Mi rabbuiai,
strisciando indietro sul piumone.
<< Non mi
va di sentirle... >>
<< Ti giuro
che sono bellissime >> mi interruppe.
<< Ci
scommetto. Ma non mi va lo stesso >> ripetei.
<< Hai
paura? >> mi prese in giro.
<< No, io no!
>> risposi quasi urlando.
<< Okay,
>> disse, tenendomi sott’occhio, << allora leggo. >>
Non l’avesse mai
fatto! Dopo i primi venti righi avevo le ginocchia al petto, le mani sulle
orecchie e la faccia sommersa nelle gambe, con tutti i capelli a nasconderla.
<< Ehi...
>> lo sentii mormorare.
<< Non
continuare, Scorpius. Per piacere >> lo
supplicai.
<< Ehi ehi, scusami... >> fece frettolosamente, sentii
cadere il libro sul materasso e poco dopo le sue mani mi sollevarono la testa.
<< Lo butto
quel libro, non te lo leggo più. Lo giuro >> mi promise, togliendomi i
capelli da davanti al viso.
Annuii, con gli
occhi appena lucidi.
<< Vai a
dormire adesso, che è tardi >> mi disse, ma io non mi mossi.
<< E se
viene il Licantropo a mordermi? >> chiesi con un filo di voce,
rannicchiandomi di nuovo nelle ginocchia.
Scorpius scoppiò in una
fragorosa risata. Scese dal letto e andò verso il suo armadio, dal quale cacciò
fuori un paio di pantaloni di seta verde bosco ed una camicia uguale. Forse era
un pigiama. Si, si era un pigiama molto elegante.
<< Tieni,
puoi mettere questo >> mi disse, poggiandomelo accanto sul letto.
Lo presi tra le
mani, morbidissimo, poi lo guardai di nuovo negli occhi.
<< E cosa
dovrei farci? >>
<< Lo so
che è maschile... >>
<< Sai che
m’importa! Dico...perchè me l’hai dato?
<< Dormi
qui, no? Si vede lontano un miglio che hai paura di andare a dormire da sola
>> disse facendo spallucce, prendendo un pigiama uguale ma nero, da sotto
il cuscino del suo letto.
Lo guardai, poi
guardai il pigiama.
<< Mi
vergogno... >>
Scorpius ridacchiò
ancora.
<< Ma dai,
che vergogna e vergogna! Con Potter dormiresti?
>>
<< Si, ma è
diverso... >>
<< Fa che
non sia diverso. Siamo amici, proprio come tu e Potter >> mi disse.
<< Ma noi
siamo cugini... >>
<< Fa lo
stesso. Su, il bagno è di là, va a metterti il pigiama >> disse ancora.
Io esitai, poi
scesi dal letto e lo raggiunsi, tenendo il pigiama stretto tra le mani.
<< Grazie
>> mormorai e quando lui mi sorrise, scappai in bagno a svestirmi. Feci
in fretta, perché avevo timore anche lì di restare da sola. Poi quei
sotterranei facevano davvero paura!
Scorpius bussò alla porta
del bagno dopo poco, chiedendomi se ero vestita. Lo
aprii, così ci lavammo i denti insieme ( lui mi prestò uno spazzolino
bellissimo, tutto verde).
Tornammo a letto
ed io occupai il lato sinistro, lui quello destro. Spense le luci e d’un tratto
fu tutto buio. Non vedevo più niente, solo buio. Avevo gli occhi socchiusi e le
coperte tirate fino al naso.
<< Mmm...mi sembra di vedere la faccia del licantropo li,
dietro la poltrona >> mugugnai, stringendo le coperte.
All’improvviso
sentii due braccia circondarmi la vita e attirami a sé.
<< AAAAAH!
>> urlai.
<< Zitta
scema, sono io! >> sibilò Scorpius.
Ma non riuscii a
rilassarmi, perché ero imbarazzata che fossimo vicini in quel modo.
<< Vuoi
dormire davvero standomi tutto abbracciato? >>
<< Se è
l’unico modo di dormire, si. >>
Capii che si
riferiva ai miei prevedibili lamenti notturni.
<<
Grazie...davvero. >>
<< E’ il
minimo. Ho fatto io il guaio di leggerti la storia >> mi disse.
Finalmente, mi
rilassai. Mi voltai completamente di fianco e mi accucciai contro il suo petto,
trovando davvero confortanti le sue braccia ancora attorno a me.
Non pensai più
alla storia, non la sognai neanche, credo. Ma per addormentarmi, ascoltai il
suo cuore battere, stranamente con lo stesso ritmo del mio.
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Ecco il terzo capitolo! Spero vi piaccia! Ho una vena
particolarmente produttiva in questo periodo, ma chissà se manterrò il ritmo di
un capitolo al giorno.
Grazie come sempre per tutti i commenti.
Per chi ha detto che vedere Scorpius
così dolce è strano, volevo dire questo:
Ha detto anche che la casa di Serpeverde
si è buonizzata, non c’è più la fissazione del sangue
puro sebbene la reputazione rimanga un po’ quella che
era.
E alla domanda: Draco ed Harry hanno perso la loro ostilità dopo la fine di Voldemort?
J.K. Rowling risponde: Non
proprio. C'è stata una specie di riavvicinamento, in cui Harry ha scoperto che Draco
odiava essere un Mangiamorte e non avrebbe mai ucciso
Silente; e Draco ha sicuramente provato gratitudine
nei confronti di Harry dopo che lui gli aveva salvato
la vita. In ogni caso, una vera amicizia è fuori discussione. Erano successe
troppe cose prima della battaglia finale.
Al prossimo capitolo,
Erin.