Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Marne    04/04/2016    8 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Atto IX

Lo Specchio delle Anime.

 

 

In ogni situazione ciascuno assume un contegno ed un atteggiamento esterno per sembrare come vuole che lo si creda.

Perciò si può dire che il mondo è composto soltanto da maschere.

[François de La Rochefoucauld]

        

        

Atto IX – Parte I

Do ut des.

 

 

«Sono rimasta venti minuti chiusa in un camerino con una donna che non conosce la differenza fra mettere due gocce di profumo dietro l’orecchio e usarlo al posto dell’acqua per il bagno» si lamentò per l’ennesima volta, osservando con disgusto la vetrina del negozio d’alta moda da cui era uscita solo dopo ore ed ore di torture.

Avrebbero dovuto assumere quelle donne ad Azkaban al posto dei Dissennatore. Stesso effetto ma con meno implicazioni a livello etico. Avrebbero succhiato via l’anima dei condannati uno spillo alla volta, tailleur griffato dopo tailleur griffato.

«Non puoi certo negare la sua competenza, Granger, suvvia» la rimbeccò il biondo, con una risatina appena accennata, osservandola da sopra le lenti che era stato costretto ad indossare per leggere il menù microscopico del ristorante. «Ti ha proposto degli abiti perfetti per te, sia dal punto di vista del colore che del taglio. Servono così poche modifiche da rendere addirittura inutile un aiutino da parte dei miei elfi per averli domani mattina».

I suoi elfi, naturalmente.

«I tuoi elfi fanno anche i sarti, adesso?» gli domandò, sarcastica, scorrendo velocemente i nomi dei piatti fra cui scegliere. Erano così tanti e di così tante nazionalità diverse da farle quasi girare la testa. Non avrebbe trovato un piatto di pesce e patatine neppure se l’avesse esaminato da cima a fondo.

Malfoy la guardò come se fosse impazzita. «Ovviamente fanno anche i sarti, Mezzosangue. Mi credi forse così incivile da scomodare gli stilisti per ogni microscopica modifica ai miei vestiti? Dovrei essere uno schiavista, davvero!» sbottò, sinceramente sconvolto, azzardandosi addirittura ad alzare gli occhi al cielo quando lei lo fulminò. «Davvero, Mezzosangue, non capisco che educazione devi aver avuto, fra i babbani».

Un colpo di tosse improvviso impedì alla strega di sputare fuori la sequela di insulti e minacce che, ormai, scorreva liberamente nel suo cervello ogni volta in cui era costretta a rapportarsi con quello spocchioso ereditiere.

Lo sguardo del giovane in questione – divertito ma curioso – anticipò di una frazione di secondo l’arrivo di una giovane coppia che lei credeva di non aver mai visto prima ma che, evidentemente, doveva conoscere abbastanza bene sia lei che il suo collega.

L’uomo era molto alto, pelle scura ed occhi neri, con il portamento distinto di un gentiluomo consumato ed il sorriso da mascalzone che, più di una volta, Hermione aveva visto anche sul viso di Malfoy. La donna, invece, era il suo esatto opposto. Pallida, bassa e con penetranti occhi verdi, sembrava preferire l’incontro con dei dissennatore piuttosto che con loro due.

«Cosa ci fate qui?» sbottò Malfoy, senza alzarsi in piedi ma, comunque, mantenendo un tono al limite del cordiale, una novità per lui. Dovevano essere suoi amici.

«Non preoccuparti, Malfoy, non ti stiamo pedinando».

L’uomo doveva essere suo amico, lei sembrava condividere la stizza di Hermione.

Draco sorrise, divertito. «È un piacere rivederti, Laurie» salutò, piegando leggermente il capo, per poi voltarsi ancora una volta verso l’uomo. «Blaise? A cosa devo questa visita? Tu detesti questo ristorante» aggiunse, con le sopracciglia inarcate ed un ghigno appena accennato. Hermione riconobbe quella tattica: non inventare bugie, so che sei qui per me.

Un momento più tardi, anche lei riconobbe l’uomo: Blaise Zabini, ex Serpeverde ed amico di Malfoy, attualmente uno degli apprendisti Guaritori più promettenti del San Mungo. Al suo fianco, di conseguenza, doveva esservi Lauren Jones, sua fidanzata ed alchimista molto competente.

Una coppia talentuosa, senza orma di dubbio.

«Prima di tutto, Draco, lasciami salutare la tua accompagnatrice. Io non sono un cafone come te» rispose Zabini, alzando gli occhi al cielo prima di votarsi verso Hermione. Le porse la mano, da vero gentiluomo, e le sorrise quando lei la strinse. «È un piacere rivederti, Miss Granger. Ti trovo in splendida forma» le disse, quando la lasciò andare, per poi voltarsi verso l’altra donna, rimasta in silenzio dietro di lui, con gli occhi che sembravano pronti a sputare fiamme. «Le presento la mia fidanzata, Laurie». Lauren Jones non sembrò interessata a stringerle la mano o a fare qualunque gesto nei suoi confronti, oltre ad un lieve cenno del capo. «La perdoni, non è un tipo di molte parole».

Divertito, Draco ridacchiò, attirando su di sé lo sguardo furioso della donna.

«Dagli quello che gli serve, Blaise, facciamo tardi al pranzo con mia madre» rispose le invece, tornando a concentrarsi sul suo fidanzato, poggiandogli la mano sul braccio per attirare la sua attenzione. All’anulare le brillava un solitario abbastanza grande da fare invidia a quello che Hermione aveva lasciato a casa, ben nascosto nella cassaforte dal momento in cui ne aveva scoperta la vera origine.

Non era per il possibile valore affettivo che il gioiello avrebbe potuto portare con sé, naturalmente, ma per una questione di pura razionalità. Si era sempre considerata una donna intelligente, farsi rubare un’inestimabile pezzo di geologia da sotto al naso sarebbe stato troppo per chiunque.

Quella riflessione aveva distratto Hermione per un tempo sufficientemente lungo da impedirle di vedere l’oggetto di tanta fretta, ma non abbastanza da non notare lo sguardo nervoso che Malfoy dedicò all’amico.

Qualunque cosa fosse, Hermione non avrebbe dovuto saperne nulla.

«Il nostro lavoro qui è concluso» annunciò Blaise, un momento prima che lei potesse sguinzagliare la lingua e riempirli di domande. Dedicò un cenno del capo all’amico ed un sorriso alla donna, prima di liquidarsi con fidanzata al seguito. Lei, in particolare, dedicò un’occhiata colma d’astio proprio ad Hermione, ignorando completamente Malfoy. Lei ne restò così sconvolta da fissare il punto in cui si era dileguata con aria vaga per almeno tre minuti.

«Non prendertela, Laurie ce l’ha con il mondo intero. L’unico immune alla sua furia è il suo fidanzato» le disse il mago, scuotendo la testa e mascherando lo sguardo allarmato dietro un sorriso divertito. «Oltretutto, credo tu le stia particolarmente antipatica».

Hermione si accigliò. «Per quale motivo?» domandò, ringraziando il cameriere per averle portato la sua tanto attesa tazza di caffè. Prese un sorso e fece una smorfia, avevano dimenticato di aggiungere la panna liquida.

«Perché tutti i Corvonero ti odiavano, Granger» le rispose Malfoy, guardandola come se le fosse improvvisamente uscita un’altra testa. «Tu eri la migliore in tutto» aggiunse, sperando, forse, di chiarire il suo punto di vista. Senza che lei dicesse nulla, oltretutto, le avvicinò lo zucchero.

Doveva aver notato la sua smorfia.

«Non riesco a comprendere, davvero» il suo cipiglio peggiorò, mentre riversava due abbondanti cucchiaiate di dolcificante nel suo caffè. «Non ho mai parlato con lei, non ricordo di aver mai fatto più che incrociarla… qual è il problema?».

Malfoy ridacchiò in un modo così naturale ed inconsapevole da far venire la pelle d’oca ad Hermione.

Naturalmente, si trattava certamente di una reazione nervosa. Quel suo modo di fare la innervosiva terribilmente, il solo guardarlo in faccia le faceva venire la nausea.

Ed una insopportabile sensazione di calore alla bocca dello stomaco.

«Quanto sei… Grifondoro» le rispose lui, mantenendo l’espressione divertita ed alzando gli occhi al cielo. Disse quella parola come se fosse stato il peggiore fra tutti gli insulti. «Ricordi il periodo in cui Potter ti rubò il titolo di migliore della classe in Pozioni? Ricordi la sensazione provata in quel periodo?» le domandò, fermandola con un gesto prima che potesse ribattere. «So benissimo che ti ha infastidita tantissimo, Granger, non mentire».

Hermione strinse le labbra, picchiettando nervosamente il piede al suolo. Lei non era mai stata gelosa di Harry. Assolutamente no.

«Harry è sempre stato il migliore in Difesa, non mi sembra ci sia mai stato un lamento da parte mia. Oltretutto, la sua bravura ha salvato il mondo magico più di una volta» rispose, secca, sorseggiando il suo caffè senza osare alzare gli occhi sul collega. Sapeva benissimo dove sarebbe andato a parare, ma senza guardarlo in faccia sarebbe riuscita a mantenere un minimo di contegno.

«Non metto certo in dubbio la bravura di Potter nel salvarsi il deretano, Granger. E tu stai evitando la mia domanda» le disse, con una risata nella voce. La strega lo vide allungare la mano verso il bicchiere di vino rosso che il cameriere aveva consegnato insieme al caffè ma che lui non aveva ancora toccato. «Potter ha un talento naturale per Difesa, è risaputo. Ma riguardo al resto, tu sei sempre stata imbattibile. Sempre, tranne quell’anno».

Il piede della strega batté il terreno con più forza.

«Sono questioni che non ti riguardano, Malfoy. Non ti permetto di sputare sentenze su cose che non conosci, non quando tu, proprio quell’anno…».

Il mago le impedì di continuare, alzando la mano. I suoi occhi erano chiari, tranquilli, nonostante l’argomento che lei avesse tentato di opporgli. Era una calma rassegnata, una calma che Hermione non aveva mai conosciuto.

La calma che il dottor Crave aveva sempre tentato di instillarle.

«Non voglio sapere perché Potter era più bravo di te. Voglio solo sentirti dire quanto questa cosa ti abbia infastidita. E, forse, farti capire perché gli altri cervelloni della scuola ce l’hanno tanto con te. Non è bello sapere di non essere mai abbastanza, di avere sempre qualcuno sopra di te» le disse, pacato, sorseggiando poi il suo vino. Quelle parole sembrarono risvegliare qualcosa, in lui, qualcosa di oscuro ma sufficientemente lontano da non fargli perdere la testa.

«Quindi la fidanzata di Blaise mi odia perché sono sempre stata la migliore?» chiese lei, schiarendosi la voce. Meglio allontanarsi dal campo minato.

«Laurie, non fidanzata di Blaise» la corresse Malfoy, con una risata. «Odia essere definita in quel modo. Blaise, invece, adora quando lei lo chiama futuro signor Jones» aggiunse, rendendo ben chiaro quanto trovasse ridicola tutta quella sceneggiata. «Comunque sì, Granger. Lei è la migliore alchimista dai tempi di Isaac Burke, eppure tu sei sempre stata un passo avanti a lei ed a tutti gli altri. Alcune persone non prendono bene la sconfitta e tu dovresti saperlo bene, considerando quello che hai fatto alla Donnola».

Io ti rovinerò, fosse l’ultima cosa che faccio.

Hermione si irrigidì. Che lui sapesse qualcosa? Che avesse scoperto il segreto che si era premurata di rendere inaccessibile a chiunque non fosse direttamente coinvolto?

«Cosa intendi dire?».

Lui si accigliò, notando la sua reazione. «Hai portato McLaggen alla festa di Lumacorno, al sesto anno. Non vorrai dirmi di averlo fatto per reale interesse e non per far un dispetto a lui, spero!».

Il sospiro di sollievo che premeva sul suo petto venne fermato appena in tempo. Non gli avrebbe mai rivelato nulla, non avrebbe mai alimentato i sospetti che sapeva bene lui avesse.

Mai.

«La sconfitta è dura da accettare, te lo concedo, ed io non amo non ottenere ciò che voglio» ammise, cupa, indicando la tasca dentro cui lui aveva fatto sparire la pozione consegnata da Zabini. «Per questo motivo dovrai concedermi qualcosa, per evitare che io ti torturi per scoprire cosa vuoi tenermi nascosto».

Gli occhi di Malfoy sembrarono mandare fiamme. «Chi ti dice che io ti stia nascondendo qualcosa, Granger?» le domandò, senza tuttavia mostrarsi troppo convinto delle proprie parole.

Bastò che lei sollevasse le sopracciglia per rendere chiaro il suo pensiero al riguardo. «Il mio lavoro è capire quando qualcuno ha un segreto. Ed ho lavorato con gli Inquisitori per un tempo sufficientemente lungo da sapere bene di non poter ottenere una risposta da te, oggi. Quindi devo essere ripagata, do ut des».

Lui sorrise, alzando gli occhi al cielo. «Va bene, Mezzosangue, ti devo un favore».

«Ovviamente, il discorso è solamente rimandato. Scoprirò cosa mi stai nascondendo» lo avvertì, con un sorriso malandrino, sollevando la tazza di caffè come a voler proporre un brindisi.

Malfoy non si fece scoraggiare, naturalmente. Alzò anche il suo bicchiere di vino, facendolo scontrare con la tazza.

«L’intento è reciproco, Mezzosangue. Non credere di poter tenere i tuoi segreti solo per te».

 

 

***

 

«Granger, per l’amor di Merlino, vai piano».

L’urlo angosciato di Draco Malfoy fu musica per le orecchie di Hermione, nervosa e carica di rabbia repressa dopo il ricovero forzato in ospedale. Scoprire che non solo lui non avesse la minima idea di come si guidasse un’auto, ma che fosse assolutamente terrorizzato da queste l’aveva immediatamente riempita di gioia infinita.

Era un atteggiamento meschino, probabilmente. Sfruttare le insicurezze e le paure di qualcun altro – soprattutto di un alleato – per ottenerne un qualche piacere personale era decisamente un comportamento non da brava Grifondoro e, sicuramente, non da brava Inquisitrice.

Perseguire la giustizia non significava perseguitare le persone, era una lezione che il suo Capo le aveva impartito il primo giorno in cui avevano lavorato insieme.

«Granger!».

Ma il tono allarmato di Malfoy valeva ogni futuro senso di colpa.

«Non essere così piagnone» lo riprese per l’ennesima volta, decelerando leggermente così da evitargli un attacco di panico. «Ti ho già detto che so guidare benissimo, non c’è bisogno di allarmarsi in questo modo» aggiunse, con una risata sadica, mentre la campagna romana sfrecciava dietro di loro con i suoi mille e mille colori diversi.

Erano partiti quella mattina presto da Londra, con l’intendo di smaterializzarsi direttamente a pochi metri da Villa Aura. Naturalmente, Hermione aveva saputo come giocarsi le sue carte e, soprattutto, come ottenere una vendetta adeguata al supplizio che era stata costretta a sopportare il giorno precedente.

Quindi, lei era riuscita ad ottenere l’arrivo in auto. Una Lamborghini rossa, la stessa che Ronald, quando ancora era Ron, aveva criticato tanto aspramente, facendola sentire una ragazzina viziata per aver anche solo pensato di affittarla per il matrimonio.

Malfoy non si era lamentato della spesa eccessiva, assolutamente no.

Malfoy si era lamentato perché lei aveva rifiutato l’autista.

«Stai sbandando come un’ubriaca, Granger! E non mi piace il rumore che questo trabiccolo sta facendo» mugugnò ancora il purosangue, con un tono così infantile che, se fosse stato in piedi, sarebbe stato accompagnato da un piede pestato con forza.

«Sei incredibile! Preferisci viaggiare su di un manico di scopa, piuttosto che su una delle migliori auto in circolazione! Non vi capirò mai, voi maghi!» sbottò lei in risposta, con una risata di cuore che la fece sentire leggera come non accadeva da tantissimo tempo. Era così libera, in quell’istante, da non percepire neppure l’occhiata penetrante che il biondo le aveva dedicato, sentendola. «Secondo il navigatore satellitare, manca poco alla Villa… sei sicuro che ci stanno aspettando?» chiese quindi, voltandosi a guardarlo solo per un attimo, prima che lui impallidisse e le urlasse di tenere sott’occhio la strada.

«Posso sopportare che tu rinunci alla bellezza del mio viso, Mezzosangue, a patto che tu faccia in modo di non farci sfracellare sull’asfalto come gli idioti convinti di poter cavalcare i draghi!» il tono di Malfoy doveva essere ironico, ma, improvvisamente, sembrò ricordarsi qualcosa. «Naturalmente, si dice in giro che tu sia un’esperta in quest’ultima attività».

Hermione sorrise, maliziosa. «Non saprei, Malfoy» iniziò a dire, osservando con la coda dell’occhio il ghigno vittorioso spuntato sul suo viso. Credeva che la fuga dalla Gringott fosse una montatura, eh? «Non ci siamo sfracellati sull’asfalto, abbiamo deciso di saltare dentro un lago» specificò quindi, ridacchiando. «E tu non hai risposto alla mia domanda. Ci stanno aspettando o dobbiamo imbucarci?».

Lui scosse il capo, stringendo la presa sulla cintura di sicurezza che aveva indossato in fretta e furia pochi secondi dopo la partenza. «Abbiamo un invito. Lord Morgerstern non ha bisogno di imbucarsi, di solito mettono il tappeto rosso» la guardò male per un istante, indicando il solitario che le brillava all’anulare. «E stanno tutti morendo dalla voglia di conoscere la fortunata… o sfortunata».

«Non passerò per l’allegra cornuta di turno, Malfoy, sappilo» lo ammonì, cominciando a scorgere, in lontananza, una villa a dir poco strepitosa. «Che sia reale o finta, la nostra relazione dovrà essere basata sul reciproco rispetto» aggiunse, con un tono ben più serio di quanto la situazione stesse richiedendo. Dopotutto era una finzione, nessuno conosceva Hermione Granger e Draco Malfoy e, nel caso qualcuno avesse conosciuto quei nomi, non avrebbe potuto mai collegarli alla giovane e ricca coppia in procinto di celebrare un matrimonio.

Ma la ferita era troppo profonda e fingere non le era più possibile.

«E questo cosa significa, Mezzosangue?».

«Che se tu credi di poter fare lo splendido con le signore presenti, niente mi impedirà di fare altrettanto con i gentiluomini».

Il modo in cui Malfoy digrignò di denti l’avrebbe fatta accigliare, in una situazione normale, ma in quel momento diede la colpa alla curva stretta che aveva appena percorso a velocità sorprendentemente alta.

«Siamo arrivati, questa è Villa Aura».

 

***

 

L’edificio era di pianta quadrata, magnifico nel suo genere, circondato da giardini e vigneti che in nessun angolo d’Inghilterra sarebbe stato possibile riprodurre. I colori caldi della campagna romana si riflettevano in ogni aspetto della Villa, così che questa potesse entrare in armonia con l’atmosfera e sembrare appena uscita da un libro di fiabe.

Appena arrivati, avevano consegnato l’auto ad un valletto in livrea bianca, impeccabile nell’espressione e nella posa rigida delle spalle, non avevano lasciato una mancia e Malfoy le aveva lanciato un’occhiata storta quando lo aveva ringraziato con un sorriso.

«Siamo nell’alta società, Mezzosangue» l’aveva ammonita, allontanandola dallo sguardo sconvolto del giovane. «Qui non si dice grazie a qualcuno pagato per fare il suo lavoro. Tutto ti è dovuto, tutto dev’essere naturale. Lord Morgerstern si vanta d’essere uno degli uomini più facoltosi d’Inghilterra, è impensabile che la sua fidanzata abbia degli standard più bassi».

Lei l’aveva guardato con sfida, stringendo le labbra. «Lord Morgerstern o Lord Malfoy? Il confine mi sembra davvero sottile, sai? Perché io sono costretta a recitare, mentre tu puoi sentirti perfettamente a tuo agio per tutto il tempo?».

Lui scosse il capo, afferrandole la mano così da poterla prendere a braccetto in modo più naturale ed affettuoso. Erano una coppia, non dei colleghi. «Credimi, Lord Morgerstern è completamente diverso da Lord Malfoy. La mia carriera è basata su una finzione continua» le disse, sorridendo con aria che Fleur avrebbe definito charmant ad alcune signore in abito pomposo ed elegante.

«Ad esempio?» chiese Hermione, ignorando l’istinto di far smorfie a dette nobildonne e ricambiando, invece, la loro occhiata curiosa con una benevolente.

«Lord Morgerstern adora passare il suo tempo con questi boriosi, esagerati, banali babbani nobili» fu la risposta, accompagnata da un sorriso tanto falso quanto convincente. Sembrava avesse fatto un complimento agli altri ospiti. «Soprattutto quando le frustrate donnine di mezza età fanno cadere accidentalmente la loro mano grassoccia e sudata sulla mia coscia».

Quelle parole, quasi fosse stato fatto di proposito, vennero accompagnate dall’occhiolino che una donna pesantemente truccata, adornata di pellicce e gioielli e con almeno ottanta chili di troppo dedicò al giovane Malfoy. Hermione rabbrividì e strinse leggermente la mano del suo accompagnatore.

«Hai ragione, forse posso fingermi un po’ più snob».

«Ti ringrazio».

Avviandosi lungo il corridoio profumato di fiori e vino, incrociarono molte persone dall’aria distinta ed elegante, molte delle quali sembrarono sul punto di avvicinarsi per chiacchierare, nonostante Malfoy non avesse accennato a fermarsi più di un secondo.

Dovevano prima presentarsi alla padrona di casa, le aveva detto, altrimenti avrebbero fatto la figura dei cafoni.

In un certo senso, quella era una regola abbastanza sensata se presa in se stessa. Ma considerando le dimensioni della villa e la posizione remota in cui avrebbero potuto trovare la proprietaria le sembrò tutto un po’ troppo forzato. Non che avesse sinceramente voluto fermarsi a chiacchierare con qualcuno, dubitava che quelle persone fossero più simpatiche dei nobili incontrati a Versailles.

«Il cuore dell’edificio è la zona sud, dall’altra parte del cortile» le disse lui, trascinandola lungo un salone a dir poco meraviglioso, adornato di affreschi e statue probabilmente più antiche di molti degli edifici visitati dalla strega stessa. «Quella era la vera residenza del vecchio Papa, prima che venisse ampliata dai suoi discendenti. Questa zona è stata costruita nel periodo Rinascimentale…» le indicò un quadro raffigurante una Madonna con Bambino, meraviglioso nella sua semplicità e nella perfezione dei suoi colori. «Quello è di Michelangelo, lo stesso autore dell’affresco alla Cappella Sistina… immagino tu la conosca, no?» le domandò, tranquillo, strappandola immediatamente allo spettacolo cui l’aveva appena introdotta.

Per Draco Malfoy non era una gran cosa, l’essere posto dinnanzi ad un quadro quasi sconosciuto del Maestro Buonarroti.

«L’ho vista su dei libri, ma non l’ho mai visitata» ammise lei, sentendo una morsa al petto. «Avevo intenzione di fare un viaggio per visitare Roma, un po’ di tempo fa, ma ho preferito cambiare meta» spiegò, senza dare via troppi dettagli.

Il viaggio in questione doveva essere una prova generale per il viaggio di nozze, giusto pochi giorni per festeggiare la proposta tanto attesa.

«Dove sei andata, alla fine?» le domandò lui, probabilmente inconsapevole di aver rigirato il dito in una piaga ancora molto, molto dolorosa. «Venezia? Firenze? Oppure hai cambiato proprio stato?» aggiunse, tranquillo, come se stesse riflettendo su qualcosa di particolarmente difficile. «In Spagna ci sono monumenti e chiese a dir poco mozzafiato, oltre che musei incredibili. Ma niente vale la bellezza di Roma, dopotutto è Caput Mundi da oltre duemila anni».

Hermione si sentì morire, rendendosi conto di voler rispondere alla domanda. Di volergli dire cos’era stato del suo intento, nonostante fosse consapevole che, così facendo, avrebbe rivelato qualcosa del suo passato, del suo segreto, che aveva ripromesso a se stessa di tenere nascosto.

«No, sono andata in Galles. C’era la partita dei Cannoni di Chudley» ammise, sentendo freddo a livello dello sterno. Era un freddo diverso dal solito provato nel ripensare al periodo trascorso con Ronald, quando era ancora pronta a tutto per far funzionare il loro rapporto.

Non era tristezza e non era risentimento.

Era vergogna.

Si stava vergognando orribilmente della sua debolezza passata, dell’essere stata così sottomessa da non voler far valere le proprie idee e le proprie opinioni.

E temeva che Malfoy avrebbe preso la palla al balzo.

«Se riusciamo a finire velocemente qui» disse invece lui, tranquillo, come se lei gli avesse appena rivelato una motivazione incredibilmente seria riguardo quel cambio di direzione inaspettato. «possiamo fare un salto in città. Non credo di poterti mostrare tutta Roma in un pomeriggio, ma almeno le tappe più importanti…».

Se non l’avesse visto parlare, Hermione non avrebbe creduto alle sue orecchie.

«Vuoi portarmi a visitare Roma, Malfoy?» chiese, allibita, mentre lui continuava a trascinarla fuori dal salone, in un cortile dall’aria meravigliosamente curata, al cui centro svettava un tendone bianco in cui veniva servito un leggero aperitivo.

Lui le dedicò uno sguardo confuso. «Naturalmente, Granger. Io sono uno dei migliori esperti d’arte del mondo magico, è inaccettabile che la mia collega non conosca le bellezze di Roma».

La risposta di Hermione venne fermata da un fulmine in bianco precipitato quasi in braccio a Draco, squittendo in quello che lei credeva fosse italiano e spingendola via con una mano adorna di anelli di brillanti e bracciali preziosi.

Il fulmine in bianco si rivelò essere una donna sulla trentina, bionda, perfetta in ogni minimo particolare, con degli occhi azzurri incantevoli ed un sorriso da vipera. Baciò sulle guance Malfoy, scambiando con lui qualche frase in italiano, e sembrò non rendersi conto di averla spinta via malamente.

Fu Malfoy ad allontanarsi di un passo dalla bionda, dedicando ad Hermione uno sguardo che all’apparenza era gioviale ma che, in realtà, sembrava nascondere un orrore profondo. «Mia cara, lascia che ti presenti la mia fidanzata, Miss Margot Sinclair» disse, in inglese, affiancando la sua accompagnatrice. «Tesoro, lei è Beatrice Caetani, la padrona di casa».

Lo sguardo che le lanciò la bionda avrebbe fatto impallidire qualunque donna con problemi d’autostima. Fortunatamente, non era il caso di Hermione Granger. Per quanto potesse essere bella ed elegante, la Signora non avrebbe mai avuto nel suo curriculum l’aver salvato il Mondo Magico.

«Incantata, signora Caetani. La sua Villa è incredibile» salutò quindi la strega, con un sorriso falso quasi quanto quello di Malfoy. Ma come presentazione non bastava, doveva integrarsi all’ambiente. «E adoro il suo vestito».

La donna sembrò illuminarsi all’ultimo commento. «Fatto su misura, naturalmente» disse, con un accento molto forte. Le si addiceva, non stonava con l’aria da nobile abituata al lusso con cui si era presentata. «Mi auguro che resterete per cena! Ho intenzione di chiedere a Lord Morgerstern di esaminare alcune opere entrate in mio possesso… la Baronessa Duclaise mi ha raccontato che siete un incantevole critico».

Hermione e Draco si guardarono per un istante, come a cercare un punto d’accordo per rifiutare la gentilissima offerta. Ma non ne ebbero il tempo.

«Meraviglioso!» si esaltò subito Beatrice, battendo allegramente le mani e voltandosi verso un uomo decisamente più vecchio di lei ma con l’aria ancora parecchio avvenente. «Augusto, tesoro, accompagna il signor Morgerstern alla galleria, io intratterrò la sua adorabile fidanzata!».

Prima che potesse dire qualunque cosa, Hermione si ritrovò coinvolta in un’assurda conversazione su gioielli, uomini ed eredità macchiate di sangue.

Per l’ennesima volta si sentì male all’idea di esser stata separata da Malfoy.

 

***

 

«Non sono mai stata più felice di vederti» sbottò quando, dopo ore ed ore di insulse chiacchiere, si ritrovò nella stessa stanza di Malfoy. Che fosse una camera da letto era irrilevante. Semplicemente, lei era contenta di avere davanti un viso conosciuto.

Con uno sbuffo di risata, lui si sedette sul letto, allentando il nodo alla cravatta. Aveva l’aria distrutta, i capelli non erano più perfettamente sistemati. Sembrava che avesse passato il pomeriggio a zappare, piuttosto che ad ammirare opere d’arte.

«Granger, posso dire lo stesso, per quanto sembri assurdo» disse, con voce roca, lanciandole un’occhiata in tralice. «Quel folle di Augusto Caetani mi ha trascinato per tutta la galleria e poi si è convinto che avrei trovato il suo vigneto avvincente» spiegò, allungandosi sul letto con uno sbuffo. «Mi ha fatto rovinare le scarpe nuove, quell’idiota».

Curiosa, Hermione gettò un’occhiata alle scarpe in questione, trovandole, effettivamente, coperte di polvere e terra. Si ricordò di quanto fossero costate le sue scarpe e si rese conto che quelle di lui non dovessero distare così tanto da quella fascia di prezzo. Si sentì quasi male all’idea.

«Avrei preferito rovinare le scarpe che sentire tutti quei fastidiosi discorsi» ribatté Hermione, con un sospiro stanco. «Non credevo che potessero essere tutte così superficiali. Eppure fra loro c’erano tantissime laureate con lode alle migliori università europee» rifletté ad alta voce. «Alcune di loro hanno detto di essere ingegneri chimici e nucleari».

Malfoy sorrise, rialzandosi e sfilandosi dal collo la cravatta. «Ti ho già detto di non fare la razzista, Mezzosangue. Per esperienza, posso assicurarti che non porta mai a nulla di buono. Queste donne sono costrette a fingersi delle idiote per tenere buoni i mariti e sopravvivere in quest’ambiente. Per vincere bisogna conoscere le debolezze. Per conoscere le debolezze, bisogna conoscere i segreti».

«E i segreti vengono rivelati esclusivamente se si crede che le altre siano troppo stupide per capire» concluse Hermione, annuendo leggermente. «Hai ragione. Dopotutto, è una tecnica che usiamo anche in ufficio. Sono riuscita a sventare un attentato facendo credere al terrorista di essere anch’io una Mangiamorte nostalgica del passato».

Lo sguardo che Malfoy le lanciò la fece arrossire senza che potesse avere neppure il tempo di rendersene conto. «Sorvolando sull’evidente ignoranza del soggetto in questione, devi essere stata incredibilmente convincente. Mi sorprendi, Granger, non credevo fossi così brava a mentire» ammise, avvicinandosi alla finestra della camera e spalancando i battenti sul giardino.

Dal piano di sotto arrivavano i rumori del salone che veniva allestito per la cena, borbottii dei camerieri vestiti di bianco tutti presi nel trasportare piatti e bicchieri dall’aria incredibilmente preziosa. Ad illuminare lo spazio erano solo le lanterne che – a detta della signora Beatrice – davano all’intera proprietà un’apparenza di incredibile magnificenza, il profumo della campagna si univa alla brezza fresca che entrava dalla finestra aperta, inondando la stanza del suo aroma particolare e rilassante.

Draco Malfoy le sembrò molto più affascinante di quanto non fosse mai stato.

Doveva essere colpa del vino… che non aveva bevuto.

«Non sottovalutarmi, te l’ho già detto. Il mio non è un lavoro per molti e di certo non lo è la mia carriera scolastica. Ricordi al primo anno, quella storia del Troll?» gli chiese, schiarendosi la voce e cercando di darsi un tono. Si alzò dalla poltrona, spostandosi verso il lato opposto della stanza. Aveva tolto le scarpe, il freddo pavimento di pietra contro la pianta nuda del piede sembrò ridarle lucidità.

Lui annuì leggermente, allungandosi per afferrare un pacchetto di sigarette dal mobile vicino. Beatrice le aveva detto, in effetti, di aver convinto il suo fidanzato a fermarsi per la notte e di averlo già accompagnato in camera da letto per posare i loro bagagli.

Che questi bagagli fossero solo due valigie vuote – fatta eccezione per gli strumenti da lavoro di Malfoy – era irrilevante. Probabilmente lui si era messo a suo agio, prima di partire per la scampagnata nella vigna.

«Quando hai pensato di andare a caccia e ti sei fatta salvare dal magico duo, no?» chiese conferma, offrendole il pacchetto più per cortesia che per altro. Quando lei accettò una sigaretta si mostrò sorpreso, ma seppe mascherare il tutto dietro un’espressione neutra.

«In realtà ero in bagno a…» non gli avrebbe mai detto di essere andata a piangere, meglio la morte. «A fare quello che generalmente viene fatto in bagno. Harry e Ron sapevano che sarei stata da sola e sono venuti ad avvisarmi. Se non avessi mentito alla McGranitt, probabilmente la loro carriera scolastica sarebbe davvero iniziata col botto» raccontò, con un sorrisino divertito.

Malfoy ghignò nella sua direzione, mentre si accendeva la sigaretta. «Mentire alla Vecchia a soli undici anni… devi essere stata un vero talento precoce, Granger» la scimmiottò, facendole cenno di avvicinarsi così da accendere anche la sua. «Ma io ti ho già vista all’opera, non c’è bisogno di rivangare il passato».

Ma certo, ricordò Hermione, al quinto anno aveva convinto la Umbridge di conoscere l’arma segreta di Albus Silente.

Lo stesso anno in cui si erano davvero trovati ai capi opposti di una stessa battaglia. L’anno in cui erano state gettate le basi degli schieramenti che, nei due anni successivi, avevano spinto lei a diventare un’eroina di guerra e lui un pentito redento solo parzialmente.

«Comunque ho qualche notizia che potrebbe interessarti» comunicò, avvicinandosi a sua volta alla finestra, accomodandosi sul davanzale. Quel momento di sbandamento sembrava passato, non aveva più i brividi al solo guardarlo.

Si rese conto di aver calcolato male l’influenza che lui aveva sul suo corpo nel momento stesso in cui lo osservò espirare il fumo. La curva presa dalle sue labbra attirò tutta la sua attenzione, costringendolo a richiamarla un paio di volte prima di farla uscire da quella trans in cui era caduta.

«Se sei stanca puoi riposare un po’, Mezzosangue» le disse, accigliato, indicando il letto con un cenno del capo. «Mancano due ore alla cena e tu sei appena stata dimessa dall’ospedale» aggiunse, vagamente preoccupato.

«No, sto bene, ero solo…» si scusò lei, schiarendosi la voce. Non continuò, non avendo la più pallida idea di cosa accidenti avrebbe potuto dire per discolparsi. Non avrebbe mai ammesso la verità.

«Come desideri» si arrese lui, nonostante non sembrasse affatto convinto. «Cos’hai scoperto?».

«Una marchesa mi ha raccontato che esiste un’ala della casa che è perennemente chiusa al pubblico. I padroni di casa lasciano sempre delle guardie per controllare che nessun ospite si avventuri da quelle parti» spiegò, indicando l’altra parte del cortile, nella zona più vecchia della villa. «Sembra che i Caetani si rechino lì ogni notte. Molti credono che si tratti della cappella di famiglia, ma…».

Malfoy annuì, puntando gli occhi nella direzione da lei indicata. «Neppure a me sembrano tipi particolarmente devoti. Stanno nascondendo qualcosa» concordò, per poi lanciarle un’occhiata divertita mentre aspirava un’altra boccata di fumo. «Hai visto? Fare la sciocca ci ha aiutati nella ricerca».

Hermione rise, poggiandosi al davanzale ed avvicinandosi, seppur impercettibilmente, a lui. «Qui ti sbagli, mio caro» gli rispose, mantenendo un sorriso affascinante. «Lei è rimasta affascinata dal mio acume ed ha ritenuto che io potessi aiutarla a risolvere il mistero. Il mio cervello riesce ad affascinare le persone, visto?».

Malfoy si accigliò, accostandosi ulteriormente e prendendole delicatamente il mento fra pollice e indice. «Non ho mai detto il contrario, mia cara» le sussurrò, a pochi centimetri dal viso, abbastanza vicino da farle percepire il profumo delle sue sigarette tanto particolari ed un vago sentore di vino.

Hermione voleva morire e non per la vergogna o per la stizza, quella volta non avrebbe potuto trovare una giustificazione per se stessa.

Ron non si era mai avvicinato a lei in quel modo. Ron non era mai stato tanto delicato e, al tempo stesso, affascinante, con lei.

Non potrai mai avere di meglio. Io sono tutto ciò cui potrai mai aspirare.

Hermione, per la prima volta, stava provando del reale desiderio. Ed era merito di Draco Malfoy, l’ultima persona in tutto in mondo con cui lei avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione.

Non poteva permetterlo. Non poteva sopportarlo.

«Raggiungo gli altri uomini nella sala da biliardo» disse improvvisamente Malfoy, allontanandosi da lei ed avvicinandosi alla porta. «Tu riposati, tornerò a prenderti per la cena. Una volta che andranno tutti a dormire, dovremo pedinare i nostri ospiti» le disse, tranquillo, uscendo.

Hermione, semplicemente, restò a fissarlo in silenzio. Ed il silenzio riguardava anche la mente, non soltanto la lingua. Non riusciva a pensare a nulla di coerente, quindi si limitò ad annuire.

«Mezzosangue…» disse infine, con un sorriso appena accennato, indicando qualcosa che lei teneva in mano. «La tua sigaretta si è consumata, se non stai attenta rischi di bruciarti con la cenere. Prenditene un’altra, ti aiuterà a rilassarti».

Quando lui si chiuse la porta alle spalle, la cenere le cadde sul piede nudo, bruciandola e risvegliandola dallo shock in cui era caduta.

Aveva già provato una morsa allo stomaco come quella che percepiva in quel momento, ma il contesto era totalmente diverso.

Non hai bisogno di nessuno, solo di me. Non vedrai nessuno.

Non era più paura.

Non ho mai detto il contrario, mia cara.

Hermione Granger era davvero in un mare di guai.

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Come ho anticipato l’ultima volta, questo capitolo non finisce mai. Avevo deciso di dividerlo in due parti, com’è già successo altre volte, ma credo proprio che ce ne sarà una terza.

Troppi avvenimenti in un capitolo solo non vanno bene, confondono le idee!

La prossima parte, vi avverto, sarà un po’ particolare.

 

Punti importanti:

» Blaise è tornato e, con lui, la sua fidanzata. Lei è presente anche nella mia “Danse Macabre”, che naturalmente fa parte dello stesso universo e che si è appena classificata PRIMA nel contest Sette Colori di erzsi sul forum di EFP. So che si tratta di autocelebrazione inutile, ma sono troppo felice!

» Laurie odia Hermione ed io, per quanto possa amare la nostra genietta, non posso che condividere il suo sentimento. Anche io l’avrei odiata, se mi avesse rubato ogni possibilità di brillare in classe.

» Hermione Granger pirata della strada! Ronald le toglieva la gioia vivere, farle rinunciare a Roma per una partita di Quidditch... imperdonabile! Forse sono troppo dura con lui? Ma temo che questa sia la realtà del loro rapporto, almeno dal mio punto di vista. Hermione è sprecata con uno come lui.

» Beatrice ed Augusto fanno la loro prima comparsa, ma nel prossimo capitolo giocheranno un ruolo fondamentale.

» Il muro fra i nostri due eroi inizia a crollare, io non dico altro.

 

Ho già fatto questa domanda in un’altra fanfiction, ma credo sia opportuno chiedere qui. Sarebbe preferibile una pagina facebook per eventuali comunicazioni e/o anticipazioni? Ditemi voi, potrebbe essere inutile. Dopo la malattia, però, ho capito che non avere un modo per contattare tutti e giustificare il ritardo potrebbe essere un problema. Fatemi sapere!

 

Grazie infinite a tutti coloro che hanno commentato, i vostri pareri sono il cibo della mia ispirazione, senza di voi non so neppure se avrei avuto il coraggio di pubblicare ancora. Grazie, davvero.

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Marne