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Autore: Emmeline Vance    08/04/2016    0 recensioni
Sono Merope Gaunt, rimpiati e sogni infranti, ecco tutto cio che rimane di me e della mia vita. Patetico. Ho lottato con tutta me stessa per raggiungere la felicita,ma non é bastato, dopotutto non ero destinata a una vita felice. Eppure a me sarebbe bastato essere amata da qualcuno, non chiedevo di più. Ha più importanza ora che sono morta?? Non giudicatemi per quello che ho fatto, a modo mio volevo solo essere felice. Questa storia parla di me e della mia breve vita credo valga la pena di leggerla prima che i ricordi di cio che ero svaniscano come neve al sole, perche forse in fondo non sono stata cosi inutile.
Personaggio Principale: Merope Gaunt, Altri Personaggi: Tom Riddle JR Orvoloson Gaunt, Orfin Gaunt
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merope Gaunt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Avevo smesso di dargli il filtro una mattina di settembre. Il dolore mi stava dilaniando. Non potevo continuare, non potevo tollerarlo un minuto di più. Non riuscivo nemmeno più a guardare quegli occhi blu, immensi e privi di tutto, che mi osservavano attraverso una pallida imitazione di sentimento. Speravo che potesse amarmi, speravo che capisse che mi accettasse, lui invece come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno, un po’ frastornato, riprese piena coscienza di se, e dopo neanche una settimana dalla mia stupida scelta, mi lasciò. Come biasimarlo? Perfino io ero troppo disperata per provare a fermarlo, mi sentivo come svuotata da ogni energia, nulla pareva avere un senso, desiderai la morte, ma sapevo ce non era ancora il momento, prima dovevo portare a termine un compito, un ultimo pegno d’amore per te Tom, perché forse, non è stato tutto inutile, ora che so che ci sarà lui, mio figlio, nostro figlio, a testimoniare che c’è stato un noi. Ed ora eccomi, è Dicembre, o almeno credo. Ormai ho perso il senso del tempo e dello spazio. Come ci sono arrivata in questo posto solo dio lo sa. Credo sia un ospedale,o un qualcosa del genere. Suppongo siano stati dei passanti di buon cuore che mi hanno soccorsa vedendo che mi trascinavo tra la neve. Ora delle specie di infermiere si affollano attorno al lettino dove mi hanno coricata, poverine, stanno facendo di tutto per far si che io sopravviva, non sanno che l’unica cosa che desidero e la pace e la tranquillità che solo la morte potrà darmi. Sento un vagito e una di quelle donne caritatevoli con voce gentile mi comunica che ho dato alla luce un maschietto, «Tom, Tom Orvoloson Riddle!» è l’unica cosa che riesco a mormorare. Le immagini intorno a me si fanno sfocate e surreali, non sento più neanche il dolore. Sto morendo. Ormai e questione di minuti.. Neanche il tempo di guardare negli occhi il mio piccolo. Crescerà senza l’affetto di una madre e di un padre, e ho paura di ciò che potrà succedere. Ho paura di tutto, in realtà. Sono sempre stata destinata a perdere, non ho mai avuto fortuna nella mia vita. È finita. È finita per sempre. Non piango nemmeno più. È andata così, non c’è più nulla che possa fare. Addio mondo, la perdente ha perso definitivamente.
   
 
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