Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Red Raven    08/04/2016    1 recensioni
Portò le mani alla cinta, sulla scarsella: dalla tasca, estrasse un mazzo di carte bianche. Le scorse, e su ognuna di esse, per un attimo solo, appariva una figura diversa: uomini, donne, animali, paesaggi terrestri e celesti.
Ne scelse ventidue in tutto: non sembravano diverse dalle altre. Ora l’acqua nel bacile rifletteva di nuovo la luce delle stelle. Prese le carte, e le lasciò cadere nell’acqua, una per una: le carte affondarono nel bacile e sparirono.

Ventidue carte, ognuna corrispondente a un Eroe: una pazza, una barbara cieca, una piratessa senza scrupoli, una principessa con qualche chilo di troppo, uno gnomo troppo cinico, due elfi gemelli, un Imperatore codardo, un Cavaliere di Drago, un demone ninfomane, una cacciatrice senza memoria, una scrittrice inglese, una spia vanitosa, un carrettiere di belle speranze, una regina di dodici anni, una Sacerdotessa disillusa, un guerriero alcolizzato, un nano senza un occhio, un bambino muto, un'assassina Alchimista, un politico con un sogno, un mezzo-uomo mezza rana e una drag queen.
Ventidue Eroi, con il potere di salvare il mondo.
O di distruggerlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 1
Asso di Bastoni – L’inizio


Moony

Moonlight immerse un piede nell'acqua e si costrinse a lasciarcelo: era bollente e le faceva sentire il bisogno di grattarsi, ma se avesse aspettato non si sarebbe comunque raffreddata, quindi tanto valeva abituarsi. Quando smise di sentire prurito, immerse l'altro piede: di nuovo, aspettò con pazienza seduta sul pavimento freddo a bordo vasca. Con cautela, un pezzo alla volta, scivolò completamente nell'acqua bollente, fino a lasciare fuori solo la testa.
Sospirò, rilasciando la tensione accumulata in giorni di viaggio: appena arrivata a Silmar, la prima cosa che aveva fatto era stata mollare i bagagli ai servi, prendere giusto un vestito di ricambio e un paio di ancelle che glielo portassero e precipitarsi alle terme di Benitte, per godersi un lungo e meritato bagno. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa al bordo: si sentivano gli schiamazzi degli uomini dalla stanza accanto, ma la sua era vuota, a parte lei, e colma di un silenzio benedetto. Di solito la stanza riservata alle donne era molto meno piena degli uomini, erano giusto due o tre le ragazze che si recavano ai bagni pubblici, in quella parte della città, ma quel giorno lei non aveva voglia di condividere quel momento con anima viva: era bastato tirare fuori un bel sacchetto d'oro e dire che Eva Cecile Jackson – Lloyd non desiderava essere disturbata per riservarle la stanza per l'intera giornata.
Moony fece una smorfia: odiava il suo nome, le ricordava troppo progetti mondani e aspettative non richieste. Per questo, da quando aveva cominciato quel lavoro, preferiva farsi chiamare Moonlight, o Moony.
Comunque, doveva ammettere che essere membro della seconda famiglia più importante della città aveva i suoi vantaggi, che non si esaurivano con il potersi riservare l'intera zona femminile delle terme più care della città.
“Lady Moonlight?”
Seconda, appunto.
“Cosa c'è?” fece seccata.
“Il re desidera vedervi, milady” disse la donna.
Moony trattenne il respiro ”Desidera vedermi? Stasera?”
La donna annuì ”Ho ordine di accompagnarvi da lui immantinente.”
Moony espirò a fatica: il momento era finalmente giunto? Non osava sperarlo.
Si alzò in piedi, rabbrividendo per l'aria gelida sulla pelle bagnata: con cautela uscì dalla vasca e prese l'asciugamano dalle mani della donna.
“Ha spiegato il motivo di tanta urgenza?” chiese, tanto per andare sul sicuro.
“ No, milady” fu la prevedibile risposta.
Moony annuì di nuovo e si avviò verso lo spogliatoio, dove l'attendevano le sue ancelle: si mise al centro della stanza, a braccia aperte, e attese che le due la asciugassero, la vestissero e le sistemassero i capelli in una acconciatura alta che le lasciasse scoperto il viso. Mentre le ancelle si muovevano indaffarate attorno a lei come api su un fiore, lei si guardò allo specchio: tirò su le spalle per evidenziare il seno prosperoso, chinò la testa prima da una parte, poi dall'altra, fece un sorriso a mezza bocca e socchiuse gli occhi azzurri in un'espressione seducente, chinò un po' di più la testa, i capelli biondi che le ricadevano su un occhio, e lanciò uno sguardo contrito alla sua immagine riflessa, tirò su la testa, naso per aria, e inarcò un sopracciglio sottile con un certo disprezzo. Alla fine si raddrizzò, e fece un sorriso allo specchio: perfetta.
Il vestito che aveva recuperato era modesto, rispetto al resto del suo guardaroba, e di ciò si rammaricava non poco. Ma non aveva tempo di andare a recuperarne uno più adatto a una visita al re e sua Maestà pareva avere una certa fretta di vederla: sperò che non la imbruttisse troppo e si avviò alla carrozza, seguita dalle ancelle e dalla messaggera.
La carrozza dondolava appena mentre percorreva le vie lastricate di Silmar. Moony guardò fuori dal finestrino: la città scorreva davanti ai suoi occhi come un nastro, le botteghe si alternavano alle ville e alle locande dalle cui finestre già usciva una luce soffusa. Il sole del tramonto lanciava i suoi ultimi raggi, dando una tonalità aranciata alle strade e agli edifici. La carrozza saliva sulla strada in pendenza, scendeva per un paio di metri in quella successiva, per poi salire nuovamente. La giovane lasciò che lo sguardo vagasse sui giardini rigogliosi dei nobili e si preparò ad ammirare la seconda opera più imponente di tutto il regno dall'alto delle colline che la circondavano. Contò fino a dieci e guardò giù, attraverso lo spazio lasciato dagli alberi: il mercato si estendeva per almeno dieci chilometri nel punto più largo. Di forma circolare, era alto almeno cinquanta metri, con quattro piani di loggiati e come tetto il cielo aperto: l'unica copertura per i giorni di pioggia era un telo steso grazie a un complicato sistema di pulegge. Era una costruzione immensa, posta al centro esatto della città, cuore pulsante del regno. Moony cercò di abbracciare l'intero paesaggio con lo sguardo: ormai il sole era quasi del tutto calato, e le luci di Silmar si estendevano per tutte le sette colline su cui era costruita la città. Era una città ricca, una città di mercanti, dove la nobiltà non era data dal diritto di sangue ma dalla quantità di denaro posseduto. E lei, di denaro ne aveva parecchio.
La strada fece una svolta e riprese a salire e lei poté finalmente vedere la loro destinazione: il palazzo reale, sede della corte di Silmar e di alcuni fra i senatori, un enorme castello in pietra a pianta rettangolare. Da quello che poteva vedere, le finestre della sala del trono erano buie, ma la stanza personale del re era illuminata. Forse intendeva riceverla lì? Fece un sospiro e sentì il cuore batterle più forte.
Man mano che si avvicinavano alla reggia, cominciava a comparire all'orizzonte il profilo scuro delle montagne, e con esso, le poche luci delle fiaccole degli uomini a guardia del Valico. Moony si sforzò di individuare nel buio i contorni dell'immenso cancello che chiudeva l'unica via di accesso all'Impero dei Signori dei draghi: quel cancello era la ragione della ricchezza e della potenza di Silmar, nonostante le sue modeste dimensioni come regno.
Sin dagli albori della loro fondazione, i due grandi imperi di Lance, il regno di Heilig a sud e il regno di Khratev a nord, si erano sempre trovati in stato di guerra, alternata a momenti di pace armata. Divisi dalla triplice catena montuosa dei Monti Barriera, si erano dati reciproca battaglia attraverso l'unica strada percorribile di tutta la catena montuosa, ossia il valico del monte Silmar. A quei tempi il valico era un campo di battaglia perenne: ora proprietà di un regno, ora dell'altro, i suoi abitanti erano vissuti subendo un'angheria dopo l'altra, un sopruso dopo l'altro, imparando a lottare per sopravvivere. Poi era comparso George Lloyd.
Rimasto orfano, George fu cresciuto da una famiglia di gnomi delle montagne. Gli fu insegnato il significato di parole come libertà, giustizia e coraggio e fu addestrato a combattere. Era un visionario e un temerario, ma con l'aiuto di un manipolo di coraggiosi e del suo migliore amico, Devid Kessler, riuscì a sconfiggere gli heiliani, allora signori di quelle terre, e a cacciarli dal valico. Poi, secondo la leggenda, in una sola notte avevano costruito i due cancelli a guardia del valico e ci si erano barricati dentro. Resistettero lì dentro per cento giorni, continuando a rinforzare i cancelli contro gli assalti dei due regni. Sembrava che la guerra fosse giunta a un punto di stallo, e che l'unico modo di uscire da quella situazione fosse un accordo diplomatico. Poi, all'alba del centounesimo giorno, comparvero nel cielo i draghi.
“Siamo arrivate, milady”
Moony si riscosse dai suoi pensieri: la carrozza si era fermata nel vasto cortile del palazzo e i paggi stavano già provvedendo a portare cibo per i cavalli.
E' il momento pensò. Si lisciò la gonna, si sistemò i capelli, prese un gran respiro e si avviò all'interno del palazzo.

Re Hans III Kessler sedeva al tavolo nel centro dei suoi appartamenti privati e la osservava, una guancia appoggiata alla mano, il gomito appoggiato al tavolo. Lo aveva interrotto mentre mangiava: arrosto di piccione in crosta, da quello che poteva vedere. Lui adorava il piccione.
Moony deglutì, sentendosi irragionevolmente in colpa: lui l'aveva chiamata con tutta quella fretta, era logico pensare che si non aspettasse di finire la cena.
“ Eccomi, Vostra Maestà” esordì, facendo un piccolo inchino.
“Moonlight. Vedervi è un vero piacere” disse Hans, uno scintillio negli occhi da cerbiatto.
Moony cercò di non svenire: vedervi è un vero piacere! Lo aveva detto davvero!
“Perdonatemi, ho interrotto il vostro pasto” disse chinando la testa.
“In effetti” disse lui ”il mio pasto è stato interrotto” inclinò la testa da un lato, mostrando il bel collo” ma non certo da voi”.
Si alzò in piedi e si avvicinò, prendendole le mani. Moony non poté fare altro che osservarlo dal basso in alto: i lucidi capelli castani, gli occhi verde scuro, i muscoli appena accennati sotto la camicia di raso bianca. Era bellissimo.
Lui le circondò il viso con le mani, causandole un altro piccolo infarto: ”Non avete nulla da farvi perdonare” disse a un soffio dal suo viso.
Moony non osava neanche respirare: solo sentire il suo odore le stava dando alla testa. Chiuse leggermente gli occhi, in attesa.
Lui le staccò mani dal viso e si allontanò così velocemente che lei se ne rese a mala pena conto. Rimase a osservarlo inebetita, mentre si risedeva al tavolo e le faceva cenno di avvicinarsi. Lei si riscosse, corrugò la fronte in un'espressione scocciata, si avvicinò a passo di marcia e tirò indietro la sedia con tanta violenza che strisciò sul pavimento con uno stridio terribile. Si sedette, incrociò le braccia e le gambe e attese in un ostinato silenzio.
Lui le offrì un bicchiere di vino come gesto di pace. Lei esitò, ma alla fine lo prese: era impossibile resistere a quegli occhi.
“Allora, avete fatto quello che vi ho chiesto?” disse il re.
La ragazza si morse un labbro e chinò la testa: ”Maestà, io“ deglutì ”perdonatemi, vi ho deluso, Maestà. Non sono riuscita a vedere la regina” concluse a voce bassa.
Hans non disse nulla, e lei non osò alzare lo sguardo per vedere la sua espressione.
“ Come mai?” fece lui, con voce incolore.
“E' troppo protetta, Maestà” spiegò Moony, quasi tremando ”E' sempre chiusa nei suoi appartamenti, non esce mai e nessuno può entrare se non il Gran Sacerdote. Persino entrare nel palazzo è stato quasi impossibile” rispose.
Il re annuì, piano. “E durante le cerimonie ufficiali?” le chiese ”Non è la regina a benedire i semi per il raccolto e altre corbellerie religiose di questo genere?”
“Velata, Maestà, e nessuno può avvicinarla.” Lei trattenne il fiato e alzò la testa, prima di tirare fuori l'unica informazione utile che era riuscita a ricavare: ”Inoltre, quella non è la vera regina” disse.
Hans si voltò a guardarla negli occhi: ”Perdonami?”
“ La celebrazione della nascita di Heil” esordì, facendo finta di non notare la lieve smorfia di disgusto che era comparsa sul volto del re, al solo nominare il dio supremo di Heilig” è stata il mese scorso, Maestà, durante la mia permanenza nel regno” affermò.
” Sono riuscita a infiltrarmi tra le sacerdotesse, e ho visto quella che dovrebbe essere la regina, ma da quello che ho dedotto dai loro discorsi” lo fissò negli occhi, come a sfidarlo a mettere in dubbio le sue deduzioni ”quella era solo una sostituta.”
Il re si massaggiò il pizzetto e la fissò di rimando, in silenzio: ”Perché il regno di Heilig avrebbe bisogno di occultare colei che lo governa?” chiese.
“Non ne sono sicura” gli rispose, tremando appena quando gli occhi verdi dell'uomo incontrarono i suoi ”ma ho formulato un'ipotesi”.
S’infilò una mano nel corpetto e tirò fuori le due pergamene che vi aveva infilato in precedenza. Si alzò in piedi e le porse al re. Lui la fissò di sottecchi, poi rivolse la sua attenzione ai due pezzi di carta: uno era la proclamazione dei festeggiamenti in onore della fine del millennio, un altro era un decreto di tributo straordinario per tutte le provincie del regno, datato 1625 (1). Il re guardò di nuovo Moony, aspettando una spiegazione.
“Maestà, voi sapete da quanto tempo è sul trono l'attuale regina?” chiese la ragazza.
“Da più di mille anni” rispose lui.
Moonlight annuì: ”I sacerdoti continuano ad asserire che è stata benedetta da Heilig ed è per questo che continua a regnare su di loro. Ma la mia opinione è” s’interruppe, scuotendo la testa” che la cosa sia molto diversa da come ce la mostrano”.
Fece un cenno con la testa in direzione dei documenti ”Osservate le firme”.
Hans riportò di nuovo l'attenzione sulle pergamene: in entrambi, nell'angolo in basso a destra, subito sotto il sigillo rosso con il grifone a due teste, stava scritto Gordiana. In uno, la firma aveva una leggera inclinazione verso sinistra, nell'altro le a terminavano con un piccolo ricciolo.
“Spiegami” ordinò Hans, continuando a fissare le pergamene.
“Credo che si tratti di due persone distinte, Maestà” rispose Moony ”Le differenze sono minime, è vero, ma ho visionato altri documenti, e molti portavano nelle firme simili diversità.”
“Che cosa pensi che significhi?” le chiese, fissandola negli occhi.
Moony arrossì e abbassò lo sguardo: ”Non lo so, maestà. Prima di poter scoprire altro mi hanno trovata nell'archivio e sono dovuta fuggire” concluse, senza osare guardarlo negli occhi.
Hans non emise un fiato, ma lei poteva sentire la sua delusione come se le avesse sferrato un calcio nello stomaco.
”Hai altre prove di quello che affermi?” chiese infine.
“Solo i miei occhi, sire”
Il re sospirò a fondo e tacque.
“Eva” Moony ebbe un sobbalzo a sentire il suo vero nome ”tu sei la migliore delle mie spie.”
“Grazie, sire” disse lei, sentendosi ancora peggio nell'udire quell'elogio.
“Ciononostante” proseguì lui, dando segno di non averla sentita ”proprio per questo non posso risparmiarti la punizione che spetta a chi fallisce” pronunciò l'ultima parola assaporandola, come un cucchiaio di miele.
Moony impallidì, suo malgrado: ” Vostra Maestà, io comprendo perfettamente, tuttavia” si umettò le labbra secche ”vi prego, Maestà, concedetemi un'ultima possibilità.”
Hans prese a massaggiarsi il mento e a passeggiare per la stanza, avanti e indietro: ”E se fallissi di nuovo?”
“Non succederà, mio signore” Moony prese tutto il coraggio che aveva e lo guardò negli occhi ”Ve lo giuro.”
“E farai” si avvicinò a lei tanto che sarebbe bastato sporgersi un po' perché i loro nasi si toccassero ”qualsiasi cosa?”
“Qualsiasi” affermò lei.
Fu solo per un attimo, ma Moony avrebbe potuto giurare di vedere qualcosa simile al trionfo nello sguardo del suo re: un secondo dopo, lo sguardo di Hans era di nuovo stanco e rassegnato.
“D'accordo” disse con un sospiro ”ti concederò un'altra possibilità.”
Lo sguardo di Moony s’illuminò per un istante, prima che lui riprendesse a parlare: ”Voglio che ti infiltri tra i repubblicani.”
Moony spalancò la bocca” Cosa?”
Non poteva credere che glielo stesse chiedendo davvero: infiltrarsi tra i repubblicani voleva dire mescolarsi alla feccia, a degli ingrati che non facevano che ordire congiure e cospirare contro il re e tutto ciò che rappresentava. Erano su tutto un altro piano, rispetto a lei e al modo in cui era cresciuta. Non poteva dire sul serio.
“ E' la tua ultima occasione” disse. Era anche troppo serio.
“ Sei libera di rifiutare, naturalmente.”
No che non lo era, ma avrebbe tanto voluto poterlo fare.
Moony chiuse la bocca e s’inchinò rigidamente: ”Come Vostra Maestà comanda” disse, prima di dirigersi alla porta a grandi passi.
“Moonlight” la fermò con la mano sulla maniglia ”sai cosa accadde, quando comparvero i draghi alla battaglia del Valico?”
Moony fece un sospiro.
All'alba del centounesimo giorno, comparvero nel cielo i draghi.
“Sì, Maestà.”
E riversarono il loro fiato bollente sul Valico, facendo strage di chiunque vi si trovasse.
“Allora cerca di non fare l'errore del tuo antenato” disse Hans, risiedendosi davanti alla sua cena ormai gelida ”non asserragliarti dietro i muri delle tue convinzioni.”
Moony si voltò e gli fece di nuovo l'inchino. Poi varcò la porta, senza guardarsi indietro.
Hans sorrise, mentre osservava i documenti che la sua spia gli aveva portato e notava che quella grafia così slegata e a tratti spigolosa sembrava quasi quella di una bambina.

(1)Anno 85 secondo il calendario di Silmar

Note di Red: innanzitutto mi scuso per il ritardo: dovevo aggiornare ieri ma ho avuto un po’ da fare e non sono stata molto bene, quindi ho rimandato a stasera (perché sì). Anyway, sono ancora incerta sul lasciare a Moony l’onore di aprire le danze, perché mi rendo conto che in questo capitolo è veramente odiosa. Tipo Mary Sue spocchiosa, se avete presente. Ovviamente l’effetto è voluto (conto di farle fare un minimo di percorso psicologico che dovrebbe migliorarla, ma ehi, non garantisco niente. Potrei ucciderla al secondo capitolo e pace, muahahahah), c’è da dire che metterla già all’inizio è un bel rischio. Non so, ditemi che ne pensate.
E comunque Hans è tipo un figo (avete presente Matt Smith? Ecco, lui. Non mi venite a dire che non è da infarto quell’uomo.)
Detto ciò, vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Volete sposare Hans? Prendere Moony a vangate sui denti? Lasciatemi un commentino lì sotto, fate un’autrice felice!
Alla prossima settimana!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Red Raven