Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Mitsuki91    15/04/2016    3 recensioni
[Pre-HP e post-Malandrini]
Albus Silente ha costretto Severus a partecipare ad una vacanza di gruppo con i colleghi di lavoro, in un piccolo paesino Babbano sperduto.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Crack Pairing | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho ritrovato questa... cosa... che era presente solo sugli archivi di MSS fino a questo momento.

Non potevo non condividere il mio delirio idiota :v Non ammazzatemi, pls :v

(Ovviamente l'html fa casini *sigh* Vi prego di ignorarlo, per quanto possibile. L'alternativa a questa era un carattere minuscolissimo)

 

 

Titolo: Vacanze di gruppo

Autore/data: Mitsuki91 – 18/10/2014
Beta-reader: /
Tipologia: oneshot lunga
Rating: per tutti
Genere: generale, leggermente demenziale (... togliete il leggermente...)
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, Minerva McGranitt, Charity Burbage, Septima Vector, Aurora Sinistra, Wilhelmina Caporal, Pomona Sprout, Filius Vitious
Pairing: /
Epoca: pre-Hogwarts e post-Malandrini

Avvertimenti: /
Riassunto: Albus Silente ha costretto Severus a partecipare ad una vacanza di gruppo con i colleghi di lavoro, in un piccolo paesino Babbano sperduto.

Conteggio parole: circa 4.000

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 

La storia ha partecipato al Gioco creativo n.14: Severus House Cup





Vacanze di gruppo

 

Severus era seccato.
Aveva provato a dire di no in ogni modo; si era opposto strenuamente nonostante tutte le proteste di Albus - "Siamo in gruppo", "Ti licenzio", "Ormai ho detto agli altri che ci sei" -, ma era stato tutto inutile.
Minerva era passata a prenderlo proprio quella mattina e aveva minacciato di metterlo sotto Imperius così, adesso, Severus si trovava all'interno di un camerino di prova di un anonimo centro commerciale di Londra.
Era terrorizzato.
No, non per quello che avrebbe trovato ad attenderlo dal giorno dopo e per ben due settimane - per quello era rassegnato, semmai -, ma... Da quello che vedeva nello specchio.
Uno dei tanti motivi per cui Severus non avrebbe voluto mai, mai e poi mai andare al mare era appunto quello: il suo fisico a stecchetto, con le costole in rilievo e il colore pallido della pelle, quasi malaticcio, che nell'insieme gli dava un'aria... Fragile, in un certo senso.
Orribile.
Ma più di tutto era orribile il costume che indossava, ed era da quello che Severus non riusciva a staccare lo sguardo. Insomma, alla fine vedersi nudo per lui non era più tutto questo gran trauma; era se stesso e faceva la doccia come tutti gli essere umani, quindi, nonostante di fronte agli altri si vergognasse da morire, era abituato al proprio corpo.
Ma il costume.
Salazar, il costume!
E dire che Minerva si era persino mimetizzata decentemente con i Babbani. Certo, il cappello di paglia che aveva scelto era un po' insolito, con la sua falda larghissima e quello che sembrava un procione morto avvoltogli attorno, ma tutto sommato la camicetta e la gonna del tailleur erano passabili. Aveva ammesso candidamente di non saperne molto di moda Babbana, vero, ma dopotutto in un negozio specializzato avrebbero trovato solo cose decenti, giusto? Cose indossabili.
E invece.
Invece Severus guardava lo striminzito slip verde brillante con i disegni di serpenti argentati e si chiedeva cosa diavoli si fosse fumato un Babbano per poter anche solo concepire una cosa simile.
Un simile costume. Per la linea maschile, poi - Severus aveva portato la McGranitt verso il reparto uomo, prima di prendere posto nel camerino e lasciarla da sola a gironzolare fra i capi d'abbigliamento.
In quel momento, a Severus non sembrò più poi un'idea così cattiva quella di smaterializzarsi via da lì. Certo, la McGranitt avrebbe sentito e riconosciuto il rumore, ma sarebbe stato troppo tardi perché lo seguisse, no? Non ce l'avrebbe mai fatta a scostare la tenda in tempo, vero?
Stava già per girarsi su se stesso quando la donna spalancò proprio le tende del camerino a cui Severus aveva ben pensato che si sarebbe tenuta a debita distanza.
"Allora, ti piace il costume che ho scelto?" disse, con una strana luce negli occhi.
Era raro, in effetti, che gli studenti o chiunque vedessero Minerva McGranitt allegra ma, dato che ormai lavoravano insieme da anni, Severus non si stupiva più di nulla.
Il vero problema era che avevano scelto l'unico negozio dell'unico centro commerciale in tutta Londra con i camerini direttamente apribili proprio sull'interno del negozio, e non appartati da qualche parte.
Severus si sentì arrossire come non mai - un connubio strano sulla sua pelle a metà fra il grigio e il giallastro - mentre due ragazzine gli passavano davanti e, inevitabilmente, scoppiavano a ridere per la misera vista che stava loro offrendo.
"Minerva! Chiudi le tende!" esclamò, in panico, cercando di prendere le suddette dal controllo della donna, che invece sorrise.
"Uhm, direi che non è male... Ma c'è un piccolo, ehm, problema di peli. Severus, hai mai considerato l'idea di una ceretta inguinale?"
Severus, paralizzato dall'orrore e dalla vergogna, si riscosse dopo qualche secondo per strattonare le tende e richiudersi dentro il suo metro quadrato di privacy, ma ottenne solo il risultato di strapparle dall'asta di metallo alla quale erano affrancate.
"Non-metterò-MAI-questo costume!" esclamò, boccheggiando e schiumando dalla rabbia "Non avrei mai e poi mai dovuto venire qua con te e farti scegliere; non avrei dovuto mai e poi mai farmi convincere da Silente, tutto questo è, è, è FOLLIA!"
Severus afferrò in fretta i vestiti Babbani con i quali era uscito di casa quella mattina e si chiuse nel camerino accanto, ignorando l'occhiata di dispiaciuto disappunto di Minerva, che per un momento l'aveva fatta sembrare di nuovo una severa professoressa.
Severus si cambiò con rabbia, gettando l'orrido costume nell'angolo più lontano che riuscì a raggiungere in quell'altro misero metro quadro, e si rivestì alla bell'e meglio mentre Minerva borbottava contrariata fuori dal camerino cose come "Allora scegli tu, basta che ci sbrighiamo" e "Non hai un minimo di elasticità mentale, Severus".
Alla fine, sotto l'occhiataccia severa e omicida di Minerva McGranitt, Severus abbandonò ogni proposito di fuggire a gambe levate rinchiudendosi in casa con rabbia e comprò dei semplici costumi-boxer neri, lineari, senza nulla di particolare.
Sarebbe stata una lunga, lunga vacanza.

 

***

 

C’era qualcosa di profondamente sbagliato nel vedere Silente con degli aderenti slip viola e gli occhiali da sole da cui emergeva solo la folta barba. Se a questo bel quadretto si aggiungeva anche il fatto che, beh, Minerva gli aveva prestato il suo cappello dalla falda larga…

Severus si era già più e più volte pentito di quella vacanza.

All’inizio, quando aveva dovuto procurarsi tutto il necessario con Minerva.

E poi dopo, appena arrivati, quando aveva scoperto che Silente lo aveva messo in stanza con Il-Russatore-Olimpionico Filius Vitious.

Ma nulla batteva quel momento, in cui erano scesi tutti in spiaggia, e Silente si era presentato in quel modo osceno in mezzo al circolo di insegnanti di cui solo forse due sapevano vestirsi decentemente da Babbani.

Che poi, vestirsi.

Erano al mare! Sarebbe bastato solo indossare un costume normale

Severus scosse piano la testa e incrociò con lo sguardo la Vector, che aveva un’infinità di trine e addirittura quello che sembrava pizzo nel suo costume intero a pantaloncino.

“Severus!”

La sua attenzione venne richiamata da Pomona, che si stava spalmando addosso quella che in tutta onestà assomigliava di più a concime, che ad una crema solare.

“Devi toglierti la maglietta, o non prenderai mai colore!”

E poi, prima che lui potesse anche solo pensare ad una risposta, la donna le schiaffò sul naso buona parte di quell’intruglio marrone.

Puzzava anche, come concime.

“Ho un’idea!” esclamò Albus, battendo le mani “Perché non facciamo tutti un bel bagno?”

“No.” rispose Severus, sottovoce, aprendo appena le labbra.

Era già stanco. Avrebbe solo voluto tornarsene a casa e dormire, e invece si trovava alle prese con quella crema puzzolente e appiccicosa che, non sapeva come, si era appena riempita di sabbia e non ne voleva sapere di lasciare il suo naso.

“Speravo lo dicessi, Albus!” esclamò Charity Burbage, prendendo Severus sottobraccio e costringendolo ad alzarsi.

“Non ne ho voglia…” cercò di protestare lui, ma venne sollevato di peso da lei, Aurora Sinistra, Septima Vector e Wilhelmina Caporla e buttato in mare, al grido di “SE-VE-RUS! SE-VE-RUS! FACCI VEDERE GLI ADDOMINALI!”

Merlino Morgana e Salazar, perché a me?

Albus Silente si tuffò accanto a lui, nel punto in cui Severus aveva rischiato di annegare, e si mise a nuotare in circolo eseguendo un perfetto stile a rana.

“Dai, Severus… Dovresti scioglierti un po’, divertirti. Non è magnifico, qui?”

Severus borbottò qualcosa, mentre cercava di trovare un punto dove toccasse. Infatti Silente aveva scelto l’unica spiaggia in tutta la zona che non confluisse dolcemente nel mare, ma da cui ci si poteva tuffare in esso solo gettandosi dagli scogli.

Una volta ritrovato l’equilibrio – e la certezza di non affogare – Severus si guardò intorno.

Non poteva dire che il luogo fosse brutto, questo no.

Il mare si stendeva limpido e infinto dietro di lui, sereno, e davanti a sé, oltre la muraglia di scogli e alle spiagge candide, vedeva il bosco salire dolcemente sulle colline. Qualche casetta qua e là gli davano la misura di come il luogo fosse rimasto immerso perfettamente nella natura, senza che l’uomo ci lavorasse troppo. Persino il loro albergo, che Severus riusciva a scorgere fra gli alberi, sembrava più una villa dai colori tenui che quello che era veramente.

Un luogo privo di magia, ma non per questo meno magico.

“… E’ abbastanza bello, sì.” rispose Severus “Ma perché nel nome di Merlino quelle si sono esaltate in quel modo?”

Silente ridacchiò, mentre Severus tornava a grandi passi verso la riva, qualche metro più a destra di dove le donne continuavano a sporgersi dallo scoglio e ad urlare incitamenti.

“Perché, a parte Filus e me, qui sei l’unico uomo. E, beh… Per quanto Filus sia caro, non è il più gradito spettacolo in costume, no? Io poi, sono troppo vecchio…”

Severus grugnì.

“Neanche io sono il più gradito spettacolo in costume.” borbottò, uscendo finalmente dall’acqua e strizzandosi la maglietta bianca, mentre da sopra arrivò il grido di “SENZA MAGLIETTA!” a cui si aggiunse quello ben più impertinente di “SENZA MUTANDE!”

“Sì, ma Severus… Qui non c’è anima viva. Pretendi forse che Charity, Aurora, Septima e Wilhelmina debbano arrangiarsi con la fantasia?”

Un’ondata di terrore travolse Severus a quelle parole.

In effetti, non aveva affatto pensato al fatto che… Beh, qualcuna avrebbe potuto provarci con lui.

Era assurdo.

Era… Impossibile.

Merlino!

Era vero che le quattro donne di solito erano abbastanza esuberanti e incontenibili, ma lui le aveva sempre considerate colleghe e le aveva incontrare solo in Sala Professori o a cena o alle riunioni dei docenti, dove si manteneva un contegno professionale.

Come era possibile aspettarsi questo?

Non era neanche un’eventualità.

Non era preparato.

E, grazie a Silente, che l’aveva raggiunto e che ridacchiava sotto barba e baffi, adesso quelle quattro avrebbero avuto ben due settimane per cercare di violentarlo nel sonno, o solo Merlino sapeva cos’altro avessero in mente.

Avrebbe voluto tornare nei suoi sotterranei bui pieni di odori strani e consumarsi il cuore di rimorsi e dolore, piuttosto che sopportare una simile agonia.

No. Lui con una donna. No, no no. Non era neppure concepibile.

“No!” esclamò, dando voce ai propri pensieri, passato il primo istante di assoluto terrore “Silente, devi impedirglielo! Dì loro di smetterla!”

Silente ora rideva apertamente.

“Mio caro ragazzo.” gli disse, poggiando una mano sulla sua spalla “Credi davvero che sarebbero le sole ad apprezzare?”

Nel frattempo, le quattro creature del demonio erano scese dal ripido sentiero e si stavano pericolosamente avvicinando a lui.

Severus non fece neanche in tempo a rendersi conto del significato delle parole di Silente che questi esclamò: “SENZA MUTANDE!” e diede il via alla ‘caccia’, in cui Severus correva a gambe levate per tutta la spiaggia, terrorizzato, mentre lui e le colleghe lo inseguivano con il preciso scopo di denudarlo.

Non resisterò mai due settimane. Merlino, salvami tu!

 

***

 

Perché mi fai questo, Merlino?

Severus era sopravvissuto per ben una settimana, facendo una fantastica e terribile scoperta: l’insonnia.

Non dormiva ormai da sette giorni, complice il russare del suo compagno di stanza, certo, ma almeno aveva avuto la certezza che nessuna donna era sgattaiolata in camera sua.

Quello era l’incubo che lo terrorizzava maggiormente nelle sue infinite ora notturne di veglia.

Ormai aveva soprannominato le quattro colleghe ‘le castigatrici dell’inferno’, ed esse, a conti fatti, cercavano ogni scusa per stargli vicino o per fargli piccoli scherzi o per parlare fra loro sottovoce per poi scoppiare a ridere non appena lui se ne accorgeva.

Severus sopportava.

Era arrivato persino a meditare di cruciarle, ma non avrebbe mai retto poi lo sguardo dispiaciuto di Silente.

Alla fine, la questione era sempre quella: non riusciva a dire di no a Silente, a contrariarlo. Lui lo teneva in scacco semplicemente con uno sguardo.

Comunque, il punto era che si era comportato relativamente bene rispetto a tutto ciò che era stato costretto a subire.

Si stava quasi… Divertendo.

Aveva mantenuto la solita espressione scocciata e impassibile e si era defilato da qualsiasi manovra di adescamento che le quattro castigatrici dell’inferno avevano tentato di mettere in atto. Minerva, dopo il primo giorno in cui si era unita alle cospirazioni, aveva visto quanto ‘lo scherzo’ non stava affatto ‘durando poco’, ed era passata dalla sua parte. Il vero problema di averla con e non contro di lui era che lei si limitava semplicemente a dirgli di “Sceglierne una e farla finita.”

Filius, l’unico altro uomo della comitiva, a parte Silente, gli dava pacche sulle spalle e lo invidiava apertamente, perciò non era di alcun supporto.

Solo Pomona si manteneva abbastanza indifferente alla questione, anche perché spesso non veniva in spiaggia con tutti loro ma si inoltrava nei boschi alla ricerca di erbe.

Una volta aveva provato anche lui a darsi malato e a restare in stanza, per non dover sopportare tutta quella caciara, ma Silente in persona era venuto a prelevarlo e lui, come al solito, non era riuscito ad opporsi.

Quindi, tutto sommato, Severus stava vivendo un mezzo incubo con però la certezza che sarebbe finito presto. Stringeva i denti e andava avanti, e si godeva la meravigliosa pace della spiaggia e della brezza marina. Copriva le occhiaie con la crema puzzolente di Pomona e sognava ad occhi aperti la sua stanza ombrosa, le sue pozioni e i suoi libri; cercando un modo di portare con sé la tranquillità del mare e di non pensare troppo alle ombre che l’avrebbero assalito nelle sue stanze.

In effetti, le quattro castigatrici dell’inferno gli avevano come ‘aperto gli occhi’: lui, che viveva macerandosi nel dolore della perdita dell’amore, stava pian piano iniziando a ringraziare il cielo perché finora – e, ben sperava, ‘d’ora in poi’ dalla fine della vacanza – nessuna donna gli aveva messo gli occhi addosso. Era assolutamente… Ingestibile.

Fastidioso.

Poi Filius si era davvero ammalato, dopo aver bevuto circa metà della riserva annua di birra dell’intera cittadina, e Silente era rimasto con lui per cercare un rimedio assolutamente Babbano da somministrargli, che non andasse in contrasto con la sua parte Goblin.

E lui era stato costretto a scendere in spiaggia con gli altri.

Si teneva dietro Minerva, senza vergogna per quell’atto di debolezza. Non osava neppure incrociare lo sguardo delle quattro castigatrici dell’inferno, e se qualcuna di loro lo guardava si affrettava ad assumere la sua solita espressione burbera.

Sperava che bastasse.

E invece.

Minerva aveva voluto a tutti i costi fare un bagno. Era entrata in acqua e, dopo un istante di indecisione, Severus l’aveva seguita, per evitare di rimanere solo con le quattro.

Non erano passati che cinque minuti, che Minerva aveva urlato ed era corsa fuori dall’acqua, diretta sulla piccola spiaggetta bianca. Lui si sbrigò a raggiungerla, così come le altre.

“Cos’è successo?” chiese, preoccupato, notando che la donna si teneva una coscia.

“Qualcosa mi ha punto!” esclamò lei, cercando di trattenere le lacrime.

“Fammi vedere.” intervenne Charity, scostando la mano di Minerva.

Una chiazza rossa e delle bolle si stavano formando sulla pelle.

“Una medusa.” decretò Severus “Se avessi una pozione…”

“Pipì.” lo interruppe nuovamente la Burbage “Serve che qualcuno ci faccia pipì sopra. E’ un rimedio Babbano temporaneo. Nella pipì c’è una sostanza che…”

Il discorso morì nel nulla. Poi, come se fosse inevitabile, cinque teste si voltarono verso di lui.

Merlino, seriamente, che ti ho fatto? E’ per i miei crimini del passato? Non ho espiato abbastanza con il mio dolore e il mio rimorso; con il mio essermi messo al servizio del ‘bene’?

“Non guardate…” iniziò a dire.

“Severus.” lo interruppe Aurora.

“Sei il solo a poterlo fare.” intervenne Wilhelimna “Tu hai…”

“… Il puntatore.” finì Septima.

Del tutto sconvolto, convinto che gli occhi gli sarebbero caduti dallo orbite presto, Severus disse debolmente: “… Il… Puntatore…?”

“Tu solo puoi prendere la mira, Severus.” gli rispose la McGranitt, stringendo i denti per il dolore “Avanti, fallo. Maledizione! Se Charity dice che funziona, fallo e basta!”

Severus, come una risacca lenta, iniziò a rendersi conto che avrebbe dovuto farlo davvero e, peggio di ogni altra cosa, farlo davanti alle castigatrici dell’inferno.

La questione era seria.

E lui avrebbe preferito morire.

“Severus!” lo richiamò ancora una volta Minerva.

Le altre quattro, quantomeno, si allontanarono un poco.

“Ehm…” disse Severus, girandosi in modo da dar loro le spalle “Devo proprio…?”

“Sì, Merlino, sì! Prometto che non guarderò ma fallo e basta, sbrigati!”

Minerva chiuse gli occhi e gli offrì la coscia.

Severus, sempre più rassegnato e oltremodo imbarazzato, cercò di eseguire in fretta quello sgradito compito. Avrebbe voluto chiudere gli occhi anche lui, ma doveva puntare e soprattutto accertarsi che le quattro donne stessero ben lontane da lui e dalla sua improvvisa nudità.

Merlino, considera il nostro debito estinto.

Finì tutto sommato più in fretta del previsto. Severus si affrettò a coprirsi di nuovo, mentre Minerva tirava un sospiro di sollievo.

Charity e due delle altre si avvicinarono, mentre la terza correva a chiamare Silente.

“Va meglio?”

“Sì. Non brucia più così tanto.”

Minerva riaprì gli occhi.

“Grazie, Severus.”

Merlino, davvero. Non voglio più avere nulla a che fare con te.

 

***

 

Alla fine, il suo incubo peggiore si era avverato.

E dire che si sentiva così sicuro. Era l’ultimo giorno di vacanza, l’ultima sera, l’ultima notte. Avevano fatto tutti festa sulla spiaggia con un falò, ed erano andati a letto tardi.

Forse per quello si lasciato andare… Si era addormentato. O forse era l’assenza di Filius che, del tutto immemore del post-sbronza della settimana passata, era andato ad ubriacarsi in giro assieme ad Albus – avevano inutilmente tentato di coinvolgerlo – per concludere ‘degnamente’ le vacanze.

Così, si era rilassato.

Aveva persino sorriso prima di scivolare nel sonno del giusto.

E, meno di un’ora dopo, era stato svegliato da un rumore. In realtà era stato un imprecisato e minuscolo scricchiolio ma, beh, dopo aver passato una settimana a sopportare il russare di Filius, i suoi sensi erano più acutizzati del solito.

Spalancò gli occhi.

E quasi non gli venne un infarto, vedendo una donna avanzare a carponi sul suo letto.

“Sev – hic! – erus!”

OhssantoSalazar.

Imprecare Merlino non era più sufficiente.

Nell’oscurità della stanza, Severus non riusciva a capire chi delle quattro castigatrici dell’inferno si fosse effettivamente imbucata nella sua stanza.

Non riusciva a riconoscerla neppure dalla voce, che era alterata dall’alcool.

“Mi – hic! – hanno convinta – hic! – a tentare. Dicono che tu – hic! – non mi spellerai! Hic! Hihi!”

Severus, con un gemito d’orrore, si ritrasse nella parte più lontana del letto, abbracciandosi le gambe e osservando la lenta e continua avanzata della donna.

“Ti prego, vattene.” sussurrò.

Non sapeva come gestire una situazione simile. Non poteva schiantare una collega perché sarebbe stato sconveniente e perché, beh, Silente aveva requisito la sua bacchetta all’inizio di quella vacanza – per impedirgli di fuggire alla prima occasione – quindi si sentiva in un certo senso vulnerabile.

Stava meditando di darsela a gambe alla Babbana, quando la donna fece oscillare qualcosa tenendola fra le dita.

“Guarda – hic! – mi sono – hic! – tutelata. Pensavo che te ne volessi andare e così – hic! – ho preso la chiave!”

E, così dicendo, si mise la suddetta chiave nella generosa scollatura.

Severus deglutì.

Ovviamente Silente doveva scegliere l’unico albergo con le vecchie chiavi d’ottone, dove ci si poteva chiudere anche dall’interno…

Meditò sul fatto di buttarsi dalla finestra. Insomma, era al secondo piano, ma non appena l’avessero trovato con una bacchetta e un po’ di Ossofast si sarebbe aggiustato tutto, giusto?

Salzar, ridammi Merlino. Giuro che gli lecco i piedi, se fa Evanescere questa pericolosa maniaca ubriaca dal mio letto.

Non riuscì a fare nulla. La donna, ancora lontana, praticamente saltò e gli atterrò addosso, buttandolo giù da letto e cadendogli sopra.

E le sue labbra erano sulle sue.

Severus aveva gli occhi spalancati, paralizzato dalla sorpresa e dall’orrore. Poi, lasciandolo esterrefatto – si era aspettato di tutto, ma non questo –, la donna gli chiuse le labbra fra le sue e aspirò, producendo il rumore di una pernacchia.

“Hihi – hic!” la sentì ridacchiare, mentre si sollevava appena “Che divertente!”

La luce della luna finalmente la colpì e Severus, ancora sotto shock, si rese conto che nientepopodimeno che Pomona Sprout era ancora spalmata addosso a lui.

Pomona. Sprout.

La donna che aveva passato la vacanza a girare nel bosco e a cogliere erbe.

La collega seria e un po’ burbera che l’aveva sempre trattato con rispetto, sin dall’inizio di quella follia.

Pomona. Sprout.

Ubriaca e molesta.

“Le altre – hic! – sai… Me l’hanno detto.” disse, annuendo vigorosamente “Hai fatto pipì… Hihi – hic! E loro hanno visto.”

Si avvicinò di nuovo con il viso, finché i loro nasi non si sfiorarono.

“Ma nessuna aveva il coraggio di venire. Hic!” sussurrò.

Al diavolo il rispetto, la bacchetta e Silente.

Severus riprese il controllo di sé e scaraventò a terra la donna. Senza nemmeno fermarsi a guardare come stava, si fiondò verso la finestra e la spalancò.

Sperò che il suo terrore lo facesse concentrare meglio… E saltò.

Con un atto di magia senza bacchetta, riuscì ad atterrare dolcemente invece di schiantarsi al suolo. Si fermò solo un attimo a riprendere fiato e corse, corse via da quell’albergo maledetto e dalle maniache in esso contenute; corse verso il paese poco lontano dove sapeva che avrebbe trovato Silente e Filius.

“Severus!” esclamò infatti quest’ultimo, vedendolo entrare in fretta e furia e soprattutto in pigiama e a piedi nudi all’interno del piccolo bar.

Silente, che gli dava la schiena, si girò, perplesso.

“Basta.” disse Severus, rivolgendosi proprio a quest’ultimo. Si era avvicinato e gli aveva cacciato la mano nella vesti con poca grazia, ravanando nelle tasche. Severus era così sconvolto che Silente rimase basito, impossibilitato a reagire.

Finalmente trovò la sua bacchetta. La strinse e la tirò fuori, incurante degli altri clienti e del barista Babbano.

“Basta, fine. Non verrò mai più in vacanza con voi, questa è una promessa. Addio.”

E, prima che qualcuno potesse reagire, Severus marciò fuori dal locale, finalmente fiero ed eretto nonostante l’abbigliamento insolito, assomigliando sempre di più a sé stesso. Corse in una piccola viuzza laterale e, dopo un profondo respiro, si smaterializzò.

Finalmente, sarebbe tornato a casa.

Che i rimorsi lo divorassero pure. Che continuasse a sentire dolore, anzi! Agognava quel momento.

A casa.

Eppure, si rese conto mentre camminava in circolo nel piccolo e polveroso salotto di Spinner’s End, né il rimorso né il dolore tornarono a galla. Mentre il suo battito cardiaco si stabilizzava, Severus provò di nuovo a concentrarsi su quelle sensazioni ormai famigliari, ma nulla riemerse, se non uno spettro vago.

Sapeva di doversi sentire così, eppure…

Si lasciò cadere di schianto sul divano e chiuse gli occhi, premendosi il palmo delle mani sul volto.

Possibile che la sua esperienza l’avesse sconvolto al punto da non desiderare più l’amore?

Possibile che fossero bastate quattro – cinque – pretendenti maniache per cancellare l’orrore che aveva compiuto?

No. Non era possibile.

Ma era possibile che l’urgenza si fosse ribaltata; che il pensiero di dover affrontare di nuovo le castigatrici dell’inferno di lì a due giorni, tornando ad Hogwarts…

Oh, Merlino. Oh, Salazar.

Loro si sarebbero mantenute professionali, vero? Si sarebbero pentite e vergognate del loro assurdo comportamento, giusto?

Nessuna sarebbe sgattaiolata nel suo sotterraneo, nelle sue stanze private, con l’intento di violentarlo, no?!

Il timore, presto trasformato in terrore, era così forte che metteva in ombra tutto il resto.

Era questo il prezzo che sarebbe stato costretto a pagare, per liberarsi dai rimpianti?

Merlino, Salzar. Vi prego.

Severus rise. Quasi non se ne accorse; probabilmente stava avendo una crisi isterica. Si alzò dal divano e andò a spalancare la finestra, alla ricerca di aria.

Non riusciva a smettere di ridere e continuava a tenersi lo stomaco.

Merlino, Salazar. Che senso dell’umorismo!

Nonostante tutto; nonostante le risate e la sensazione di essere stato fregato ad un livello abbastanza profondo di sé, Severus non poté impedirsi di scambiare il puzzo dell’acqua ristagnante del fiume con il leggero odore di una brezza marina.

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mitsuki91