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Autore: pandafiore    16/04/2016    2 recensioni
Dal testo:
"Quando la canzone termina, poggio la mia fronte sulla sua e mi immergo per qualche istante nel suo acciaio fondente, con i pensieri che tremolano a questa vista. E forse sono proprio i pensieri malfermi a farmi pronunciare parole la cui risposta sarà sicuramente negativa e andrà ad incidere ulteriormente il mio cuore già scalfito e deriso."
{Everlark}
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu mi ami.

~Peeta♥



Il sole si infrange tra i miei capelli, ci gioca, si diverte a creare magici effetti di luce, tra un riccio e l'altro. Li accarezza impavido, assieme alla dolce brezza che li scompiglia ancor di più, se possibile.
Un sapore di salsedine si va a posare sugli zigomi arrossati e qualche piccola lentiggine mi attraversa il naso.
Cammino lentamente tra questi boschi così poco familiari, fino a quando non trovo delle fragole e mi fermo.

Raccolgo un frutto e mi siedo sull'erba umidiccia, piacevole sotto le mani. Osservo il cielo, terso d'ogni nube, semplicemente splendido. L'azzurro più profondo disarma il mio animo e al tempo stesso lo purifica, andando a sfumare leggermente nell'indaco verso il prato vicino al lago, il quale rispecchia tutta la meraviglia che lo sovrasta.
E mi accorgo improvvisamente che quello specchio d'acqua non riflette solamente il cielo, ma c'è una figura esile che siede sull'argine, accovacciata.
Prima ancora che la metta a fuoco, la sua voce soave mi raggiunge, in un canto melodioso.


Katniss è fatta di tante cose complicate, ma c'è sempre stata una semplicità nel suo modo di cantare... che è disarmante.

Katniss ha tante cose per la testa, mille preoccupazioni. Eppure quando delizia l'ambiente con la sua voce - quelle rare volte in cui accade -, è come se il mondo si fermasse.
È come se tutto si annullasse.

Lei canta,
la terra smette di ruotare,
l'universo attende placido l'eco delle Ghiandaie,
che a loro volta tacciono, come incantate dal soave suono d'una voce carezzevole, unica.
Perché quando Lei canta, il mondo finisce.
Come la quiete, dopo la tempesta... e il mondo rinasce.

Azzerate ogni rumore,
chiudete i pianoforti, fate tacere il cane con l'osso più succulento;
Spegnete i televisori, le radio e i telefoni;
e ascoltatela.
Ascoltatela cantare, nella sua semplicità.
Ascoltate la fragranza del rossore che inizia a pizzicarle i lobi, per poi irradiarsi sui suoi zigomi in modo capillare, come ghiaccio che si crepa lentamente.
Imporpora, Katniss, quando si rende conto che qualcuno la sta ascoltando.
E quel qualcuno dagli occhi indiscreti, sono io.

Mi alzo con cautela, temendo di spaventarla, ma lei arretra lo stesso, come un animale ferito. E non canta più.
E il mio cuore cade a terra, infranto.

Non voglio che lei smetta di cantare in mia presenza, non lo vorrei mai.
Faccio qualche passo, cauto, verso la sponda, osservando i suoi occhi di metallo intimoriti; ha paura di me.


Qualche sera fa ho avuto un episodio.
È stato terribile, perché non ne avevo uno da mesi; eppure qualcosa è scattato nella mia mente perversa, e l'ho aggredita. Ricordo solo che non volevo farlo, ma che le mie mani agivano da sole, così come il mio corpo furibondo, che si gettava sul suo, esile e minuto, che non aveva fatto nulla di male.
Poi ho sentito la porta di casa sbattere, e lei non c'era più. E Katniss se ne era andata.
Per sempre.


Eppure forse il fato ha voluto che questo 'per sempre' non fosse poi così veritiero in fondo, anche se lei ora mi scruta con occhi di ghiaccio, provando a celare il terrore dietro due iridi ferree.

Mi fermo ad una decina di metri da lei, quando mi rendo conto che le sue gambe fremono per scappare. Mi sento uno schifo.

-Canta.- La esorto, mantenendo la debita distanza.
Ma lei non socchiude le labbra - quelle dolci labbra -, né osa accarezzare il mio nome con la voce.
Semplicemente, tace.
-Ti prego, canta. Non fermarti.- Leggo finalmente un tremolio d'indecisione nei suoi occhi, e attendo nuovamente che le emozioni che è in grado di trasmettermi con la sua armoniosa voce mi pervadano.
Ma non accade.
Le sue labbra plasmano invece delle parole che mi trafiggono il cuore come pugnali e lo fanno sanguinare copiosamente:-Perchè lo hai fatto?-
Dolore.
È questo quello che sento, al centro del petto; è questo che strozza i polmoni, il cuore, le ossa.
Evidentemente non le è ancora chiaro che io non vorrei avere quegli episodi, così fastidiosi e dolorosi, che mi esortano ad ucciderla. Ma come è possibile che non lo capisca? Io non le farei mai del male...
Sto per ribattere, quando sento nuovamente la sua voce, sempre più incrinata, che mi blocca in gola le parole. -Peeta,- mormora, con gli occhi che luccicano al sole, ma tristi. -io ti voglio bene.-
E sento le pareti del cuore sfracellarsi e cadere al suolo in mille frammenti taglienti.
È come se tentassi di raccoglierli e ricongiungerli, quando le mie gambe cedono e mi inginocchio sull'erba fredda. Ma i frammenti mi insanguinano le mani di ferite immaginarie, che non vedo ma sento, più profonde che mai.

A questo mio crollo la ragazza dai capelli corvini corre verso di me, concitata, come se ora si preoccupasse del sottoscritto; nel frattempo le mie mani raggiungono senza vita le cosce e ne osservo le dita, presto raccolte da mani sottili, che le stringono, mentre sul mio volto non v'è altro che disperazione, palesata in un pianto bollente, quasi ustionante.
A contrasto, due mani fresche mi spingono il capo verso il suo petto, e ne accarezzano la nuca, sussurrando il mio nome, sibilando che va tutto bene. Ma non va affatto bene.
Sono un mostro.
Le faccio paura, è questa la verità, perché l'ho letta nei suoi occhi,
e nessuna parola potrà rinnegare ciò che le sue iridi mormorano silenziosamente.

Ma quando le sue labbra incontrano le mie, i miei pensieri vacillano, si disperdono nel vuoto.
Non so se c'è amore in questo bacio, però è pur sempre un bacio e attorno a noi non ci sono telecamere.

Quando la sua guancia sfiora la mia, la sento umida. Mi discosto per osservarla, e, nonostante le lacrime offuschino la mia vista, vedo nitidamente la bellezza di Katniss, e le lacrime che scintillano sui suoi zigomi.
-Canta.- Le ripeto, perché so che se lo fa ora, lo farà per me, lo farà perché prova qualcosa.

E lei canta.
Canta davvero, non lo sto solamente immaginando nella mia mente depistata.
La sua voce ondulata si modula sulle note della canzone della Valle, con solo qualche lieve calo, quando il suono le viene a mancare in gola, forse per la nostra vicinanza, forse per i miei consueti occhi indiscreti, o forse, semplicemente, perché vede le lacrime che lentamente arrestano il loro corso sulle mie guance, così come sulle sue, d'un pallore rosato.

Quando la canzone termina, poggio la mia fronte sulla sua e mi immergo per qualche istante nel suo acciaio fondente, con i pensieri che tremolano a questa vista. E forse sono proprio i pensieri malfermi a farmi pronunciare parole la cui risposta sarà sicuramente negativa e andrà ad incidere ulteriormente il mio cuore già scalfito e deriso. -Tu mi ami. Vero o falso?-

E lei risponde Vero.

   
 
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