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Autore: G RAFFA uwetta    18/04/2016    3 recensioni
Dal testo: "La luce gentile delle candele non mitigò l'aspetto trascurato con cui si presentò: viso congelato in una smorfia adirata, barba incolta, occhi alienati e i capelli sudici sparsi in ogni direzione. I panni che indossava erano luridi e strappati in più punti mentre le strisce orizzontali accentuavano la magrezza del corpo..." "Più volte era stato quasi colto in flagrante da Remus, conoscitore come lui di tutti i passaggi segreti del Castello, ma la sfida maggiore era risultata riuscire a tenersi alla larga da Piton che, per l'occasione, si era trasformato in un perfetto segugio." "Non pensava che la vista dei tessuti damascati dei baldacchini avrebbe risvegliato in lui delle emozioni; ormai credeva di essere privo di stupidi sentimentalismi, che ogni turbamento fosse morto quella dannata notte. Sirius, infastidito, scosse la testa scacciando la nebbia dei fantasmi che, come un nugolo di Dissennatori, cominciava ad assalirlo. Aveva una missione e non si sarebbe fatto distrarre."
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Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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I solemnly swear I am up to no good

Cap. 3 Quando stai per afferrare qualcosa e questa, imperterrita, ti sfugge

   Sirius guardava con occhio critico il nuovo quadro posto a difesa della Torre dei Grifoni. Un baldo cavaliere, rinchiuso in una armatura bianca, sonnecchiava appoggiato all'unico albero del dipinto; poco più in là, il suo destriero pascolava scuotendo leggermente la fluente coda. Una lunga spada, conficcata nel terreno, riluceva sinistra alla luce delle candele fioche che illuminavano quell'ora della notte.

   — Buongiorno, Messer, — disse Sirius con voce leggera, — mi spiace interrompere le sue piacevoli attività ma, se è possibile, vorrei entrare.

   — Chi... chi è là! — Urlò prontamente il cavaliere, balzando in piedi. — Fatti sotto marrano, non temo nessuno, io. — Sirius cominciò a ridere sotto i baffi alla vista dell'uomo che tentava di estrarre dal terreno la spada. – Non sembra un tipo sveglio, – pensò divertito mentre lo guardava afferrare l'elsa con una mano e con l'altra ricacciare indietro la visiera dell'elmo piumato. Finalmente, con la spada ben salda nelle mani, il cavaliere si rivolse all'uomo di fronte.

   — Chi osa sfidarmi in singolar tenzone? — Disse con voce pomposa ergendosi in tutta le sua, seppur esigua, altezza. — Oh vile, esci dalle ombre, sii uomo e affronta il tuo destino.

   Sirius, infilando i pollici in due strappi laterali del lungo cappotto, fece un passo avanti e lasciò che la luce lo investisse mentre assumeva un'aria altera in una posa così tipica di lui: mento alto, sguardo fiero, spalle dritte e petto in fuori; nemmeno gli anni di prigionia erano riusciti a scolorire la nobiltà dei suoi tratti.

   — Trovo che lei sia un ottimo guardiano... — Cominciò ad adularlo Sirius lasciando in sospeso la frase.

   — Sir Cadogan, ai suoi servigi! — Si presentò il cavaliere facendo un goffo inchino per via dell'armatura. — Lei trova? — aggiunse, con finto imbarazzo, esponendo il petto mentre allungava una pacca al sedere del placido pony lì vicino. Quest'ultimo, offeso e indignato, accompagnato da un basso nitrito, gli rifilò un poderoso calcio che lo fece finire a gambe all'aria. Sirius non poté evitare che una risata baritonale gli esplodesse nel petto e, continuando a sghignazzare malevolo, lesse le parole scritte sul foglietto. A Sir Cadogan, oltremodo umiliato, non rimase che farlo passare.

   Nella Sala Comune, le braci nel camino si incendiavano di bagliori rossastri ogni volta che uno spostamento d'aria le colpiva. Consunte poltrone, dall'aspetto confortevole, affondavano sotto strati di plaid colorati, libri dimenticati e carte sgualcite di dolci. I tavoli, invece, erano sommersi da cumuli di piume spezzate, fogli scarabocchiati, resti di cibo, chiazze d'inchiostro e pile di voluminosi tomi. Gli stendardi rosso-oro ricoprivano quasi interamente le pareti, in modo che da tappare le fessure del vecchio castello da cui entravano spifferi freddi. Due rampe di scale salivano ai lati opposti della sala, Sirius imboccò quella che, anni addietro, in un passato così lontano da sembrare finto, aveva percorso un'infinità di volte insieme agli amici. Un'ombra scura offuscò il suo viso provato, si estese agli occhi trasformandoli in due pozze opache e fredde come la luna. Rapido e silenzioso salì le scale aprendo e richiudendo le porte fino ad individuare la stanza che cercava.

   Non pensava che la vista dei tessuti damascati dei baldacchini avrebbe risvegliato in lui delle emozioni; ormai credeva di essere privo di stupidi sentimentalismi, che ogni turbamento fosse morto quella dannata notte. Sirius, infastidito, scosse la testa scacciando la nebbia dei fantasmi che, come un nugolo di Dissennatori, cominciava ad assalirlo. Aveva una missione e non si sarebbe fatto distrarre.

   Con passo felpato si avvicinò al letto più vicino; da sotto le tende arricciate sbucavano, in un mucchio scomposto, delle coperte di lana assiepate in terra. Con un gesto secco scostò i teli e venne investito da un leggero ronzio, come di una mosca molesta. Un sorriso sghembo gli fiorì sulle labbra alla vista del corpo tozzo tutto raggomitolato in cerca di tepore. Il battito del cuore ebbe una leggera impennata perché gli ricordava Remus, anche lui era solito dormire nella stessa posizione. Immerso nei ricordi, con amorevole cura, rimboccò le coperte ad un infreddolito Neville; il ragazzino, seppur rilasciando un sospiro soddisfatto, continuò indisturbato a dormire. Sirius accarezzò la testolina scura e, indugiando appena, lasciò sul comodino una Cioccorana come ringraziamento per l'aiuto che, inconsapevolmente, gli aveva dato.

   Improvvisamente, da uno dei letti, si avvertì il fruscio di lenzuola smosse; allarmato, Sirius si accucciò ed estrasse dalle tasche un lungo pugnale. Dal letto accanto alla finestra qualcuno si agitava e sospirava producendo dei soffici lamenti. Sirius ghignò al ricordo di quando, nascosti dietro l'effimera barriera delle tende, lui e i suoi amici si davano piacere il più silenziosamente possibile, elettrizzati all'idea di commettere un peccato e, allo stesso tempo, terrorizzati di venire scoperti.

   Con cautela, senza abbandonare il ghigno, alzò le tende del letto più vicino. – Per la sottanna in tulle di uno Schiopodo Sparacoda, finalmente! – Pensò euforico Sirius, – ti ho trovato!

   Dalle calde coperte, allungate fin sopra il viso, spuntavano dei capelli color rame che macchiavano in modo buffo il candido cuscino; da quel groviglio fuoriusciva un forte grugnito, come se una tempesta stesse abbattendo tutti insieme gli alberi di una foresta. Lesto, infilò la mano sotto al cuscino tastando negli angoli in cerca del topo.

   Per più di dieci anni aveva macerato in silenzio il rimorso di aver contribuito alla morte dei Potter; rinchiuso tra le gelide mura di Azkaban, i Dissennatori l'avevano portato quasi alla pazzia facendogli rivivere, costantemente, il dolore della perdita. Comunque non si era rassegnato a morire e, seppur non degno, pensava che prima o poi si sarebbe riscattato agli occhi del giovane Harry, loro figlio. Evidentemente Merlino e Morgana avevano accolto le sue accorate preghiere perché, inaspettatamente, aveva trovato un giornale con stampata la foto di una famiglia felice; tra loro, tenuto con attenzione nelle mani del ragazzo più giovane, stava Peter Minus! Alias Codaliscia, alias il topo. Una gioiosa furia aveva invaso il suo cuore e gli era sembrato di ricominciare a vivere. All'inizio si era sentito quasi sopraffare da tutta quell'euforia; seppur stordito, un solo pensiero splendeva – come la stella da cui prendeva il nome – vivido nel cielo nero della sua esistenza: avrebbe ucciso il traditore! Da quel momento, Sirius non aveva pensato ad altro che al pericolo che correva il suo figlioccio, agli anni sprecati in quella cella buia, all'impellente necessità di vendicare l'unica persona che aveva sempre creduto in lui, che lo aveva accolto senza indugio donandogli un'amicizia che andava ben oltre l'amore fraterno. Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime asciutte alzò il braccio pronto a colpire Minus.

   Successe tutto in un attimo.

   Dal letto in parte i lamenti crebbero fino a diventare delle urla soffocate e il ragazzino dai capelli rossi si svegliò di soprassalto spalancando all'inverosimile gli occhi. Preso in contropiede, Sirius fece scattare all'indietro il braccio che reggeva il pugnale che finì aggrovigliato nei pesanti teli del baldacchino. Il rosso, presa coscienza di quello che stava accadendo, tremando come una foglia, iniziò a balbettare indicando l'uomo che lo sovrastava. Sirius, con un forte strattone, liberò il braccio lacerando i tessuti e, proprio in quel momento, la lama catturò il riverbero della candela mandando un sinistro bagliore.

   — Aaaaaaaaaaaaaaaaa

   L'urlo si propagò in ogni direzione all'interno della camera, poi giù per le scale e infine nella Sala Comune; riempì le orecchie di ogni abitante della Torre di Grifondoro, destandolo immediatamente. Sirius scappò e portò con sé l'eco di quel grido mentre faceva scattare il quadro e si fiondava giù per le scale, voltava a destra, percorreva tre quarti di corridoio e imboccava un passaggio segreto. Uscito all'aperto, nelle sue orecchie risuonava ancora il fastidioso fischio causato dall'isteria contenuta nella voce del ragazzino, si trasformò in Felpato; con il cuore che batteva furioso in petto per la corsa, fece scattare la radice per bloccare il Platano Picchiatore. Seppur stanco, raggiunse la Stamberga Strillante in un soffio e si perse nei boschi adiacenti Hogsmeade. Smise di correre solo quando fu certo di aver fatto perdere le proprie tracce e, raggiunta una grotta, scovata qualche mese prima, e ritornato umano, si accasciò ansante su una sedia rotta; era l'unico oggetto presente nella spelonca, l'aveva recuperata dalla Stamberga Strillante appena giunto a Hogwarts.

   — C'è mancato davvero poco! — Balbettò rivolto al buio mentre accarezzava le piccole incisioni sul dorso della seduta. — Mi mancava tanto così, — mimò con le dita ripercorrendo, poi, i nomi degli amici, come se quel gesto li evocasse, — se solo quello stupido ragazzino non avesse urlato sarai riuscito a prendere quel maledetto topo! — Biascicò arrabbiato. Per un attimo ritornò al pomeriggio in cui, complice James, aveva sistemato la Stamberga Strillante trasfigurando il vecchio mobilio in uno degno di Merlino in persona. Tutti insieme, loro quattro, si erano divertiti a immaginarsi cavalieri, protagonisti di straordinarie avventure, potenti maghi cacciatori di draghi, eroi che salvavano deliziose donzelle. Il cuore gli si strinse al pensiero di Remus, affogato tra le lenzuola di seta preziosa, aveva riso con voce sommessa e stanca alle loro stupide battute. Quel giorno avevano stretto un patto d'amicizia, loro quattro, un vincolo di eterna fratellanza che avevano inciso come monito su una sedia stile impero: Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso.

   — Nemmeno nei nostri sogni più sfrenati avremmo potuto immaginare un finale simile, — la voce intrisa di rancore e malinconia, — vero James? — Chiese al nulla. — Poco male, — sogghignò cattivo, — ormai so dove trovarti, stupido topo, non potrai sfuggirmi in eterno. Codaliscia, un passo falso e io sarò lì ad attenderti!

 

Note autrice: con questo capitolo si concludono le vicende di Sirius ad Hogwarts. Non ho molto da aggiungere se non la curiosità di sapere se vi ho divertito almeno un pochino.

Ho il dovere di fare alcune precisazioni. Come già anticipato in ogni capitolo è presente un prompt: nel primo il quadro – la signora Grassa, nel secondo l'Aula di Pozioni, nel terzo la mia personale carta aiuto – una sedia rotta. In tutti e tre i capitoli il protagonista è Sirius; a lui ho aggiunto una "spalla", Neville, perché lo accompagnasse nella ricerca della parola d'ordine per entrare nella Torre. Non so se è questo che la giudice si aspetta di leggere, se ho centrato l'obiettivo del bando ma è certo che mi sono divertita a scrivere questa mini-long.

Concludo con l'augurare buona lettura e sono graditi i commenti.


 

 
   
 
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