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Autore: xbondola    26/04/2016    1 recensioni
Cosa fare quando ci si rende conto di essere innamorati del proprio migliore amico? Restare in bilico non è possibile, si sa: prima o poi, si cade, e Thomas deve fare una scelta.
Thomas sentì lo stomaco stringersi in una morsa, richiuse lo sportello e si allontanò. Sbuffando, si gettò sul divano accanto a Winston, e si massaggiò le tempie. L'immagine di Newt che con un dito si accarezzava la pelle nuda, adagiato contro il muro della stanza dei genitori di Minho, gli si era attaccata sotto le palpebre: Thomas chiudeva gli occhi e lui era lì, languido, gli occhi lucidi, non consapevole dell'effetto che aveva sul suo migliore amico.
Thomas batté un piede sul pavimento e si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione.
Non poteva restare lì.
Quella consapevolezza lo colpì all'improvviso, come un pugno, e lo costrinse ad alzarsi. Si diresse verso la stanza di Minho, raccolse le sue scarpe dal pavimento, se le infilò ai piedi e uscì di casa senza avvertire nessuno.

Storia pubblicata anche su WATTPAD con lo stesso titolo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Newt/Thomas, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO


Thomas osservò la sua immagine riflessa e si lasciò sfuggire un gemito. « Sembro un deficiente », si lamentò, percorrendo con lo sguardo il suo corpo fasciato nell'elegante stoffa blu notte.
« Niente di nuovo », commentò Minho, un ghigno stampato in faccia. Thomas gli avrebbe rifilato una gomitata sui denti, se solo avesse potuto, ma il suo migliore amico lo osservava con espressione sardonica dallo schermo del computer, collegato via web-cam, e Thomas dovette accontentarsi di lanciargli uno sguardo torvo.
« Che gentile », borbottò, sistemandosi la cravatta.
« Quello è un nodo Windsor o un cappio per l'impiccagione? » Minho rise e si portò una mano al collo, mimando la morte per soffocamento. Thomas roteò gli occhi e si avvicinò al portatile con poche e ampie falcate, tentando di mantenere uno sguardo fermo e minaccioso. Non dovette funzionare, perché Minho cominciò a ridere. Thomas sbuffò. « Non ho aperto questa videochiamata per farmi torturare psicologicamente », disse. « Giuro che stacco e non ti rivolgo più la parola ».
« Era ora! Il mio piano è riuscito alla perfezione ».
« Bastardo del caspio ».
« Frena la lingua, pive ». Minho scosse la testa, ostentando un'espressione ferita. « Quindi è così che mi vedi, huh? »
« Meno chiacchiere, più pareri ».
« Sei meno brutto del solito », commentò Minho, squadrandolo con attenzione. « Ecco, sì, arretra di un altro passo, così ti vedo meglio. Niente male ». Annuì alla sua stessa affermazione e inarcò le sopracciglia. « Credi che Newt smetterebbe di parlarmi se ti dessi una botta pure io? »
Thomas rise. « Io smetterei di parlarti se tu ci provassi, Minho ».
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa. « Valeva la pena tentare », sospirò, poi tornò serio. « Scherzi a parte, non sembri un deficiente, stai bene ».
« Grazie ». Thomas forzò un sorriso e si strinse nelle spalle, a disagio. « Ricordami perché ho deciso di invitare Newt a questo cacchio di evento ».
« È il ballo di fine anno, amico, non puoi perdertelo. Il primo evento mondano della tua nuova vita omosessuale! » Thomas aggrottò le sopracciglia e aprì la bocca per replicare, ma l'amico non gliene diede possibilità. « Poi mi fai sapere come sono le decorazioni viste attraverso le tue lenti arcobaleno ».
« Ah-ah-ah, molto divertente ». Thomas si sedette sul bordo del letto e afferrò le scarpe lucide dal pavimento. Se ne infilò una e tornò a guardare Minho attraverso lo schermo. « Per ora posso farti sapere come appare la tua faccia di caspio attraverso la mia supervista gay ». Strinse le palpebre e finse di concentrarsi, poi sospirò. « È ancora una faccia di caspio. Almeno sei coerente ».

Il cellulare squillò e Thomas scattò in piedi, il cuore che cominciava ad accelerare al centro del suo petto. Era Newt.
« Ehi », lo salutò Thomas.
« Tommy! Stiamo arrivando, trascina il tuo bel culo fuori casa e non farmi aspettare, intesi? »
Thomas ridacchiò. « Niente foto ricordo nel mio salotto? »
« Non mi costringerai a fare una cosa del genere, pive ».
« Meglio, perché così conciato mi sento un idiota ».
Fu la voce di Minho a rispondergli dall'altro capo del telefono: « Ancora con questa storia? Sei un idiota, di che ti preoccupi? »
« Non mi dire! » Thomas sospirò. « Sono in viva voce ».
Newt ridacchiò. « Ovviamente sì. In ogni caso, non credo tu abbia il diritto di lamentarti, perché, uno, sei stato tu a costringermi ad accompagnarti a questo stupido ballo e, due, l'unico idiota, qui, sono io, con questo dannato vestito elegante e una cacchio di gamba ingessata ».
« Sappi che questa non è una scusa valida per rifiutarti di ballare con me ».
Newt sbuffò. « Immaginavo. Ehi, siamo fuori e tu non ci sei, non ti avevo detto di - ».
« Trascinare il mio bel culo fuori di casa? Sì, sto uscendo ». Staccò il cellulare e diede un'ultima occhiata al suo riflesso. Si ravviò i capelli scuri con una mano e abbozzò un sorriso, che però si spense subito. Roteò gli occhi, afferrò chiavi e cellulare e uscì dalla stanza. Prima che potesse attraversare la porta d'ingresso, sua madre gli si parò davanti, sorridendogli dolcemente. « Sei così elegante! », gli disse. « Newt non entra? Niente foto ricordo? »
« Per favore », borbottò Thomas, lo sguardo basso e il volto rosso dall'imbarazzo. Indicò la porta con un cenno della mano. « Mi sta aspettando in macchina ».
« In macchina? »
« Quella di Minho. Passiamo da Brenda e poi andiamo a scuola ». Fece un profondo respiro e si sistemò il vestito. « Pronto ».
La donna ridacchiò e annuì. « Lo sei. Divertiti, huh? »
« Assolutamente! » Così dicendo, aprì la porta di casa e uscì. Il sole stava tramontando e l'intera strada era inondata di una luce aranciata in cui i dettagli delle cose cominciavano a sfumare. Thomas coprì la breve distanza che lo separava dall'auto di Minho con poche falcate. Newt lo osservava dai sedili posteriori, le labbra distese in un sorriso sornione, gli occhi ridotti a due fessure. Thomas si ritrovò a sorridere a sua volta, un po' imbarazzato, e distolse lo sguardo, per poi incrociare ancora una volta le iridi nocciola del suo ragazzo.
Minho diede qualche colpo di clacson e si sporse dal finestrino. « Ti muovi? »
« Ciao anche a te! », lo salutò Thomas. Sorrise a Newt, aprì la portiera posteriore dell'auto e si infilò al suo interno. Il suo ragazzo aveva disteso la gamba ingessata sui sedili, quindi dovette fare attenzione a non fargli male. Si sporse in avanti e lo baciò sulle labbra. « Ho trascinato il mio bel culo nell'auto, come promesso », mormorò contro la sua bocca.
« Lo vedo ». Le labbra di Newt si distesero in un ghigno e la sua mano strinse il fondoschiena di Thomas per un secondo, facendolo sussultare. « Proprio un bel culo ».
« O mio Dio, che schifo ». Minho accese la radio e alzò il volume, i lineamenti distorti in una smorfia. « Fingerò di non aver sentito quello che ho sentito ».
Newt scoppiò a ridere e Thomas si sedette in maniera composta, tentando di nascondere il rossore che gli si era fatto strada sulle guance. Si passò una mano tra i capelli scuri, facendo il possibile per allontanare dalla sua mente il fatto che Newt era lì, a pochi centimetri da lui, il corpo esile stretto in un completo nero che metteva in risalto il suo colorito e i suoi grandi occhi scuri. Thomas si chiese perché si fosse preoccupato del gesso, un dettaglio tanto futile, dato che il resto era così perfetto.
« Posso assicurarti, Tommy », disse Newt interrompendo il flusso dei suoi pensieri, « che non sembri affatto un idiota ».
Thomas vide Minho alzare gli occhi al cielo attraverso lo specchietto retrovisore e ridacchiò. « Grazie. Neanche tu e il gesso è un tocco di classe ».
Newt gli fece l'occhiolino. « L'ho messo per questo ».
Minho si schiarì la voce. « Mi dispiace interrompervi, e con mi dispiace intendo dire che non vedevo l'ora di zittire le vostre chiacchiere da innamorati, ma dovete fare uno squillo a Brenda e dirle che stiamo arrivando ».
Thomas afferrò il cellulare. « Me ne occupo io ».
Brenda rispose subito. « State arrivando? »
« Sì, Minho dice che - ».
« Cambio di programma: mia madre vuole una foto ricordo ».
Minho andò quasi fuori strada. Nonostante Thomas non avesse messo Brenda in vivavoce, il volume del suo cellulare era così alto che anche il ragazzo al posto del guidatore era riuscito a sentire le sue parole.
« Cosa? », chiese con la voce strozzata, riprendendo il controllo dell'auto.
« Ha sentito bene », sospirò Brenda. « Digli di alzare il culo da quell'auto e trascinarlo in casa mia, niente scuse. È fotogenico, di che si preoccupa? »
Brenda staccò la chiamata senza dar loro il tempo di replicare. Quando si fermarono, Minho rivolse ai suoi migliori amici un'occhiata inequivocabile e Newt sgranò gli occhi. « Non ci pensare neanche, brutta testa di cacchio ».
« Oh, no, voi due venite con me! »
Thomas rise. « Non credo che alla madre di Brenda interessi fotografare gli amici gay del fidanzato di sua figlia ».
« Ho bisogno di supporto morale. Avete intenzione di abbandonarmi al mio destino? »
Newt roteò gli occhi. « È una foto. Pensavo che avessi superato quella fase della tua vita in cui credevi che una foto potesse rubare l'anima alle persone ».
« Ah-ah-ah ». Minho si slacciò la cintura di sicurezza. « Avevo sei anni e quella storia me l'aveva raccontata mio padre ».
Thomas sbuffò. « Va bene, ma che sia una cosa veloce ».
Newt si colpì il volto con una mano e scosse la testa. « Non ci credo che hai appena detto una cosa del genere, Tommy. Questo è alto tradimento, cacchio ».
« Questa è lealtà! », lo difese Minho con un ampio sorriso. « Lui sa cosa significa questa parola, al contrario di te ».
« A questo punto poteva trascinarmi in casa sua e fare contenta sua madre. Sono sicuro che l'ha chiesto anche lei ».
Thomas aprì la portiera, scese dall'auto e raggiunse Newt dall'altro lato, aiutandolo a scendere. Arrivarono all'ingresso della casa di Brenda e Minho suonò il campanello, spostando il peso da un piede all'altro. Quando Brenda aprì la porta, lui non ebbe neanche il tempo di farle i complimenti per lo splendido abito rosso che indossava, perché lei gridò: « Cosa diavolo ci fanno qui questi due? »
Newt e Thomas si scambiarono uno sguardo fugace. « Sostegno morale », risposero all'unisono e a Brenda non restò che alzare gli occhi al cielo e lasciarli entrare.

La musica si diffondeva dalle casse poste in un angolo dell'enorme palestra addobbata. Newt e Thomas si erano conquistati due posti a sedere accanto al tavolo delle bevande e se ne stavano lì, osservando le centinaia di studenti che si scatenavano in pista, seguendo il ritmo. Minho e Brenda erano stati risucchiati dalla folla e Thomas cominciava a temere che non sarebbero tornati indietro sani e salvi.
« Tommy », lo chiamò Newt, la voce ridotta a un lamento. « Per favore, andiamo via da questo cacchio di inferno e portami a mangiare in un fast food ».
Thomas scosse la testa. « No », rispose in tono risoluto. « Non abbiamo ancora ballato ».
« Allora andiamo a ballare! » Newt fece per alzarsi, afferrando la sua gruccia, ma Thomas gli indirizzò un'occhiata rovente che lo costrinse ad accasciarsi contro lo schienale, sbuffando. « Cosa diamine stiamo aspettando? »
« Non voglio ballare con questa musica del caspio in sottofondo. Aspettiamo che Sonya metta qualcosa di meglio ».
« O mio Dio ». Newt chinò la testa all'indietro, oltre al bordo dello schienale, esasperato. « Non ci credo che mi sono fatto trascinare in questa cacchio di situazione ».
Thomas roteò gli occhi. Okay, forse non si stavano divertendo come lui aveva programmato, ma erano ad un ballo, perciò avrebbero ballato. Caso chiuso.
Allungò una mano e la posò sul ginocchio del suo ragazzo, che la sfiorò con la propria, guardandolo negli occhi. Newt rise e distolse lo sguardo, arrossendo. « Ecco, è tutta colpa di quegli occhi! »
Thomas aggrottò le sopracciglia. « Quali occhi? Io ho un solo paio di occhi », protestò.
Newt scosse la testa senza smettere di sorridere e avvicinò il volto a quello del suo ragazzo. Si scambiarono un bacio rapido, a fior di labbra, e Thomas sorrise contro la sua bocca. « Qualunque sia questo sguardo di cui parli, se è a questo che mi porta non ho niente di cui lamentarmi ».
« Così sleale... », borbottò Newt, allontanandosi. Thomas ridacchiò e tornò a guardare davanti a sé, verso la folla che si agitava e contorceva in pista, ma qualcuno gli si era parato davanti e lo osservava con gli occhi sgranati e la bocca dischiusa in un'espressione di pura sorpresa.
« Teresa! » Thomas salutò la ragazza con un mezzo sorriso. Vide con la coda dell'occhio Newt che si agitava sulla sedia.
« Non esiste che sia successo ancora una volta! » Teresa si inginocchiò accanto a Thomas e lui si irrigidì, a disagio, indietreggiando il più possibile sulla sedia, fino a che le sue spalle furono appiccicate allo schienale di plastica. L'alito della ragazza sapeva di alcool e Thomas non ci mise molto a capire che era ubriaca. Teresa gli strinse una mano tra le proprie e Thomas si voltò verso Newt, che osservava la scena con le sopracciglia aggrottate e le labbra arricciate in una smorfia di fastidio. Thomas si strinse nelle spalle, gli occhi sbarrati dalla confusione, e tornò a guardare la ragazza. « Teresa, cosa stai facendo? »
« Oddio, Tom! », piagnucolò lei. « Ti prego, ti prego! Dimmi che non sono stata io! Dimmelo! »
Newt si alzò in piedi e poggiò la mano libera su un fianco, ma non disse niente. Restò a osservare la scena con gli occhi socchiusi e la mascella serrata. Teresa gli lanciò una rapida occhiata e tornò a fissare Thomas, davanti lei. « A farti diventare gay! », sibilò.
Thomas rise. « Cosa caspio stai dicendo? », le rispose, con un sorriso che lei non ricambiò. Era una questione piuttosto seria, a giudicare dalla sua espressione. Thomas sospirò. « No, Teresa, non sei stata tu. Sono abbastanza sicuro che sia stato Newt a farmi diventare gay ». Indicò con un gesto della mano il suo ragazzo, che non riuscì a trattenersi dal ridere e si nascose il viso con una mano. Teresa lo osservò per un attimo, poi tornò a guardare Thomas. Annuì, l'espressione pensosa, poi distese le labbra in un sorriso distratto. « Oh, allora va bene », mormorò, rialzandosi dal pavimento. Si allontanò dai due ragazzi e scomparve tra la folla, ondeggiando. Newt tornò a sedersi e Thomas avvicinò le loro sedie. « Ho sentito male o ha proprio detto che le era già successo una volta? »

Newt strinse a sé il corpo di Thomas con maggior vigore. « Mi dispiace », borbottò per giustificarsi, evitando il suo sguardo. « Non posso forzare molto questa gamba del cacchio ».
Thomas sorrise. « A me non dispiace affatto », mormorò imbarazzato al suo orecchio e Newt rabbrividì.
Dopo aver atteso per quella che era sembrata loro un'eternità, i due ragazzi si erano trascinati sulla pista da ballo. Sonya aveva deciso che era arrivato il momento di lasciare alle coppiette della scuola un momento romantico. Nell'aria aleggiavano le note morbide e malinconiche di Photograph.
« Detesto Ed Sheeran », borbottò Newt contro il collo di Thomas. Lui sorrise. « Lo so », disse.
« Ci sono tanti altri artisti capaci di scrivere canzoni d'amore », continuò Newt, le sopracciglia aggrottate. Thomas sentiva il suo respiro sulla pelle e la sua voce roca era così vicina al suo orecchio da provocargli brividi leggeri lungo la schiena. « Sonya avrebbe dovuto farsi una cultura musicale, prima di decidere di diventare DJ al ballo scolastico ».
« Oh, andiamo! » Thomas ridacchiò. « Ed Sheeran non è poi così male ».
Newt alzò gli occhi al cielo. « La sua voce mi dà sui nervi ».
« Che canzone avresti scelto, tu, al posto di Sonya? » Thomas lo allontanò da sé quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi. Newt ci pensò su per un attimo, poi si strinse nelle spalle. « Non saprei », disse infine. Le ultime note di Photograph si dissolsero attorno a loro. « Qualcosa di meno scontato? Forse... ». Si fermò. Delle note familiari gli erano giunte all'orecchio.
Thomas ghignò e gli passò una mano tra i capelli per liberargli la fronte. « Qualcosa di meno scontato come Iris dei Goo Goo Dolls? »
« Non ci credo! » Newt si voltò verso le casse. Sonya armeggiava con alcuni CD, muovendosi a ritmo di musica. Newt tornò a guardare Thomas: il sorriso sul volto del suo ragazzo era ancora lì, lo sguardo sfacciato posato su di lui. « C'entri qualcosa? »
Thomas si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo. « Potrei o non potrei aver chiesto a Sonya di far partire una delle tue canzoni preferite ». Arrossì e Newt rise. Si strinse a lui più di prima e poggiò la testa sulla sua spalla. La musica li cullava e attorno a loro non c'era altro che quella: solo note, nient'altro. Le decorazioni pacchiane della sala erano sparite, trascinandosi dietro gli studenti e le loro voci e anche l'imbarazzo di Newt nello starsene lì, abbarbicato al corpo di Thomas, incapace di fare qualunque movimento che non comprendesse l'oscillare standosene in bilico su una gamba sola a causa del gesso.
« And all I can taste is this moment, and all I can breathe is your life », mormorò Newt e Thomas sorrise. Lasciò andare un sospiro tremante, chiuse gli occhi. Sentiva i capelli del suo ragazzo contro la guancia, il suo cuore contro il petto. « When sooner or later it's over, I just don't wanna miss you tonight ».
« Va meglio, ora? »
Newt ridacchiò. « Diciamo solo che non sento più la necessità di farmi trascinare in un fast food ».
Thomas sorrise e chiuse gli occhi. Non riusciva a capire come fosse possibile che una persona potesse farlo sentire in quel modo, quasi avesse passato la sua vita ad aspettare quel momento, arrancando lungo una strada in salita, a piedi nudi sull'asfalto rovente, per poi ritrovarsi in cima, con la città ai suoi piedi, scintillante come un miraggio e altrettanto carica di promesse; e non gli interessava della discesa ineluttabile che lo attendeva, perché in quel momento, tra le braccia di Newt, con i loro sguardi intrecciati, con i loro volti persi tra altri volti, familiari ed estranei allo stesso tempo, lui era felice e sentiva che lo sarebbe stato per sempre. La canzone sarebbe finita, le sue note si sarebbero dissolte nel brusio di una palestra gremita di gente, ma quel momento sarebbe durato in eterno. 
Quel momento era infinito, era l'immortalità costretta nel tempo di un minuto, e Thomas non se lo sarebbe lasciato scappare.
Non di nuovo.

   
 
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