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Autore: Mrs Montgomery    01/05/2016    2 recensioni
Grace King era al suo ultimo anno di liceo. D’animo allegro e tranquillo, era restia all'amore, non lo voleva cercare né tantomeno trovare.
Lucas Turner si era appena trasferito da Chicago, stufo delle continue liti con i genitori e al turbolento rapporto con loro.
I due coetanei si incontrarono una sera d’estate scoprendo di essere vicini di casa. Ciò non imponeva nessuna situazione comune, se non quella di essere compagni di qualche corso a scuola, inoltre entrambi volevano solamente passare un anno tranquillo.
Grace era appena uscita da una disastrosa relazione e Lucas non desiderava impicci.
Nessuno dei due era in cerca di tenerezza o passione, ma al cuore non si potè comandare e, quando i sentimenti si incontrarono, non poterono far altro che unirsi per formare l'emozione più bella.
La loro storia verrà ostacolata e dovranno prendere delle decisioni che li porteranno a separarsi.
Lucas e Grace riusciranno a ritrovarsi solamente mostrando una forte tenacia e coraggio per superare ogni ostacolo.
Solo così potranno essere liberi.
Liberi di vivere.
Liberi di amarsi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Trailer di Inaspettato Amore


Uniti siamo più forti, divisi ci spezziamo.





Lo sguardo di Lucas aveva perso la limpidezza di tutti i giorni.
Quel pomeriggio, nei suoi occhi c’era un’oscurità che avrebbe fatto paura a chiunque e la causa di quel repentino e terribile cambiamento stava gironzolando per il salotto. Suo fratello era arrivato inaspettatamente ad Atlanta, il motivo era ancora ignoto. Era semplicemente entrato in casa e si era messo ad osservare le foto incorniciate, rimanendo sempre in silenzio. Ogni minuto che passava, l’irrequietezza di Lucas cresceva sempre più. In primis perché la sola presenza di quel fratello, con cui aveva in comune solo il sangue, lo infastidiva parecchio e poi c’era la sorpresa sgradita che, a prescindere, lo rese nervoso. Gli occhi di Lucas non mollarono mai la figura del fratello maggiore, esattamente come gli occhi di un cane da guardia non mollavano chi era appena entrato nel suo territorio.
«Che cosa ci fai qui?»
Lucas decise di rompere il ghiaccio. Voleva arrivare in fretta al punto, per chiudere con la stessa fretta la faccenda.
«Assomiglio veramente tanto a nostro padre!» esclamò l’altro con entusiasmo, indicando una delle tante immagini appese al muro.
«Che cosa ci fai qui?» ripetè Lucas infastidito all’estremo. «Rispondimi!»
Il ragazzo si voltò, mostrando la fronte corrucciata. Scrutò la figura alterata del fratello minore e poi con una calma insopportabile disse: «Calmati che poi ti vengono le rughe e poi non acchiappi più! A proposito, quante giovani donzelle di Atlanta sono già cascate ai tuoi piedi?»
«Non pensare di fregarmi con i tuoi stupidi giri di parole, Rylan!»
L’altro alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente. «Non sei cambiato affatto. È quasi un anno che sei via da casa e sei rimasto il solito noioso. Hai posto una domanda sciocca, tra l’altro.» Rylan camminò per la stanza sapendo di aumentare il fastidio del suo piccolo fratellino. «Perché mai dovrei essere qui se non per te?»
«Risparmiati queste stronzate» lo beccò subito Lucas, puntandogli il dito contro. «Non provare a giocare la parte del fratello perfetto, perché non lo sei e lo sai.»
«Nessuna parte e non sto mentendo, sai che raramente questo rientra tra i miei numerosi pregi» replicò Rylan con un ghigno beffardo stampato sul volto. «Sono qui per te. Voglio portarti a casa.»
Lucas si lasciò scappare una risata colma di sarcasmo. «Se sei veramente qui per questo, mi dispiace per te, ma hai fatto un viaggio a vuoto.»
«Non pensi che ormai sia troppo?»
«Cosa intendi dire?»
Rylan si appoggiò al muro e alzò le spalle, come se la situazione fosse ovvia. «La storia del ragazzo ribelle che scappa dalla famiglia ricca e stronza, funziona fino ad un certo punto. Se volevi dimostrare a nostro padre che eri in grado di cavartela senza i suoi soldi, ci sei riuscito, ma ora è giunto il momento di tornare a casa e riprendere la tua vera vita.»
«Questa è la mia vita ora!» esclamò rabbioso Lucas avvicinandosi repentinamente al fratello maggiore, che non si scompose minimamente. «Non è un gioco come pensi e non ho alcuna intenzione di tornare a casa. Quella non è casa mia, Atlanta lo è!»
Rylan imitò un applauso con fare annoiato. «Ecco il tuo premio, anche se sinceramente dopo questo tuo spettacolino dovrei tirarti le noccioline.»
«Hai fatto un viaggio a vuoto» ripetè Lucas tentando di non perdere la calma.
«Onestamente, fratellino, che futuro pensi di avere senza l’appoggio della nostra famiglia?» continuò Rylan fissandolo intensamente in quello sguardo gemello al suo.
«È qui che ti sbagli» sibilò Lucas accennando ad un sorriso vittorioso. «Sono venuto ad Atlanta per uscire da quel circolo vizioso che non fa altro che sopprimere chi siamo veramente. Nostro padre vuole solamente altre copie di sé stesso per mandare avanti il suo giro di business ed essere sempre al vertice. Ci ha sempre detto che senza di lui non saremmo andati da nessuna parte e, come vedi, si è sbagliato.»
«In un certo senso, sei il suo fallimento più grande.»
«È inutile che provi a farmi sentire in colpa, non mi interessa nulla» replicò Lucas tenendo testa al fratello maggiore. «Ho ricominciato da zero, sì nonna mi ha aiutato dandomi un tetto sulla testa, ma posso garantirti che mi sto guadagnando il suo aiuto. Fin dal primo giorno in cui mi sono trasferito, sono andato alla ricerca di un lavoro. L’ho trovato e, pensa un po’, racimolo abbastanza da contribuire alle spese. Inoltre ho ricevuto una borsa di studio e me la sono sudata. Non ho avuto bisogno del nome di famiglia o altro che provenisse da nostro padre. Se sono arrivato a questo punto è grazie a me e solo me!»
Rylan scosse la testa, per nulla convinto del bel discorso di cui suo fratello andava gran fiero. Poteva ammettere che lo vedeva cresciuto e maturato, gli poteva concedere che si era dato da fare, ma nulla avrebbe potuto cambiare i suoi piani.
«Smettila di vivere di sogni e speranze. Torna a casa.»
«Non esiste alcun sogno. Questa è la realtà» ribattè Lucas sicuro di sé.
«Credici pure, fratellino» gli rispose Rylan con altrettanta sicurezza. «Non riuscirai mai ad andare fino in fondo. Arriverà il momento in cui crollerai e avrai bisogno della tua famiglia. E la tua famiglia sarà pronta a riaccoglierti.»
«Certo che lo farete, per poi rimettermi il guinzaglio al collo!»
«Quanto fai il drammatico!» lo prese in giro l’altro scansandosi dal muro e sorpassando Lucas, il quale aveva i nervi a fior di pelle.
Non sapeva se era peggio la visita di Rylan o quella possibile del padre. Quei due erano fatti della stessa pasta. Esattamente come il famoso proverbio proferiva: tale padre, tale figlio. Non potevano esserci dubbi che fossero consanguinei.
«Me ne vado, ma tornerò stanne certo» disse Rylan afferrando la sua giacca e infilandosela con fare molto elegante.
Lo sguardo assottigliato di Lucas lo seguiva in ogni sua minima mossa, per questo non riusciva a togliersi quel sorriso beffardo dal volto e anche perché sapeva che avrebbe vinto quella battaglia.
Rylan otteneva sempre ciò che voleva.
«Passerò molto prima di quanto tu possa pensare. Ora sei la mia priorità, fratellino.»
Suonava tanto come una promessa, un giuramento solenne, e Lucas sapeva che si trattava proprio di questo. Rylan possedeva numerosi difetti, ma la sincerità era uno dei suoi pochi pregi… per fortuna o sfortuna.
Lucas sperava tanto che, una volta uscito da quella porta, Rylan scomparisse così come tutto quello che riguardava la loro famiglia, ma sarebbe stato un errore rincorrere quella speranza. Il passato l’aveva raggiunto e non se ne sarebbe andato via tanto presto o facilmente. La visita di Rylan era il preludio di una lunga e dura lotta.
Chi sarebbero stati i vincitori e chi i vinti?
Lucas si rinchiuse in camera sua per riflettere o per lo meno rilassarsi dopo quell’infausto incontro. Non pranzò e non rivelò nulla a sua nonna. Quella faccenda sarebbe diventata il suo incubo peggiore, ma non si sarebbe tirato indietro.
Rylan non sarebbe mai riuscito a portarlo via da Atlanta e da Grace. Chiaramente pensò anche a lei, si interrogò infinite volte se dirgli di quella visita poco gradita, e avvertirla su chi fosse suo fratello, oppure rimanere nel silenzio. Più ci pensava e più confermava a sé stesso che la seconda opzione era totalmente insensata. Voleva proteggerla dalla sua famiglia, ma il suo istinto gli gridava a gran voce che tenerla fuori avrebbe solo peggiorato le cose. Grace doveva essere messa al corrente di tutto.
Quella sera, la loro compagnia avrebbe dovuto incontrarsi al pub: Lucas mandò un messaggio a Grace, poco prima di cena, per dirle che doveva parlare con una certa urgenza.
La nonna era uscita per la solita serata del sabato sera con le amiche e quindi sarebbero stati da soli. Ideale per un altro genere di serata, ma comunque comodo per parlar di quella faccenda.
Alle otto in punto, il campanello di casa Turner suonò.
Lucas andò ad aprire con la sua caratteristica tranquillità e quando Grace oltrepassò la porta, parve che in casa fosse entrato un tornado. La ragazza si diresse subito in salotto e si mise comoda, pronta e un po’ nervosa, per ascoltare ciò che doveva dirle.
«Dillo subito così sarà veloce e semi-indolore… come la ceretta.»
Sul viso di Lucas apparve un’espressione confusa, non comprendeva tutta quell’agitazione. Si sedette accanto a lei con calma e fece un bel respiro profondo prima di iniziare la conversazione. «Mio fratello è arrivato in città.»
Grace strabuzzò gli occhi. «Che cosa?!»
«Mio fratello è arrivato in città» ripetè lui.
«Sì, ho capito, ma… era questo che dovevi dirmi?»
«Guarda che è una cosa seria» disse Lucas indispettito per la sua leggerezza.
«Non è così grave come quello a cui pensavo io.»
«Che cos-… a cosa hai pensato, scusa?»
«Onestamente, pensavo che volessi…» Grace gesticolò cercando di fare qualche imitazione che, agli occhi di Lucas, non le uscì tanto bene. «Capito no?»
«Ehm… no» rispose istintivamente, poi fissando quei grandi occhi spaventati gli venne il lampo di genio. «Aspetta un attimo… pensavi che ti volessi lasciare?»
«È la prima cosa che una pensa quando il suo ragazzo le scrive “dobbiamo parlare”.»
Lucas era saturo di tutta la rabbia che provava per suo fratello e per la situazione complicata che si sarebbe creata a causa sua, che per sbaglio si lasciò scappare un ringhio e diede un pugno al tavolino di fronte al divano. Grace sussultò portandosi una mano al petto, non lo aveva mai visto reagire in quella maniera.
«Mi fai incazzare, Grace» sussurrò Lucas voltandosi a guardarla. «Io ci tengo a te, più di qualsiasi altra persona a questo mondo. E… e tu non puoi pensare che io ti potrei lasciare o che non me ne freghi nulla di te! So che non stiamo insieme da molto e che non sei stata fortunata in amore, per questo non ti fidi, ma… ma dannazione!» esclamò prendendola per le spalle e avvicinando i loro visi. «Ti amo, Grace King, e niente mi porterà via da te» e in quel “niente” pensò a Rylan, perché lui voleva portarlo via da Atlanta e quindi portarlo via da lei.
Lucas le mise una mano sulla nuca, l’attirò a sé per baciarla con gran foga. Le voleva far capire che lui era suo, così come lei era sua. Sicuramente il bacio più caldo che si diedero mai, non esprimeva bramosia ma forza: la forza del vero sentimento che abbatté una volta per tutte ogni paura. Quella maledetta insicurezza che, per mano di David, aveva investito la dolce Grace sembrò scomparire del tutto. Non un singolo granello velenoso rimase nel suo cuore e nella sua anima.
Grace si sentì la ragazza più cretina sulla faccia della Terra. Osò dubitare dell’unico che le aveva rivolto quelle due importanti parole con una tale sincerità da poter far invidia a ai protagonisti dei romanzi prediletti di Ted.
«Scusa. Scusami davvero.» Lo abbracciò, stringendolo intensamente a sé. Le stava venendo da piangere al pensiero di quanto era stata stupida. «Non meriti la mia sfiducia. Non mi hai mai mentito e… sono una stupida. Perdonami.»
Lucas le carezzò i capelli e, tenendola tra le sue braccia, le posò un bacio sul suo capo. Nonostante si fosse arrabbiato, non intendeva allontanarla da lui, non dopo averle detto quelle parole: poteva avere qualche difetto, ma era coerente con le sue parole e soprattutto con i suoi sentimenti.
«Grace smettila di farti problemi» le disse prendendole il viso tra le mani. «Ti conosco e so che non l’hai fatto con cattiveria. E se proprio devo prendermela con qualcuno, quello è David. È colpa sua e della sua cattiveria se non riesci a fidarti. Non hai idea di quanto lo vorrei pestare!» esclamò rabbioso alzando un pugno.
La ragazza gli prese le mani ed iniziò a carezzargliele per calmarlo. Ormai capiva quando si innervosiva parecchio. «David è immeritevole di ogni tuo pensiero e sicuramente non devi andarti a sporcare le mani per un essere del genere.»
«David era immeritevole del tuo amore.»
«E invece tu lo meriti» sussurrò Grace.
Quelle parole, proferite con tenerezza, fecero scaturire un sorriso sulle labbra del ragazzo. Era in quei momenti che sentiva di amarla di più. Secondo il ragazzo, Grace possedeva una dolcezza genuina e si sentiva entusiasta ogni volta che era rivolta a lui.
«Appurato il fatto che entrambi ci vogliamo bene, devi raccontarmi ciò per cui mi hai chiamata» disse Grace tornando al punto iniziale della situazione. «Hai detto che tuo fratello è qui?»
Lucas spense il suo sorriso, al ricordo di quella visita sgradita. Sospirò, prima di iniziare a raccontare nei minimi dettagli ciò che era accaduto quel mattino. Come ogni volta che si confidava, Grace rimase in silenzio, attendendo che finisse per fargli ulteriori domande. Comprese subito che si trattava di un argomento delicato e non solo perché riguardava il passato di Lucas, ma perché si ricordava che lui le aveva accennato il mancato rapporto con i fratelli. Durante quella conversazione nominò solo Rylan, siccome era lui il principale protagonista della faccenda del momento. Accennò ai rapporti differenti che loro due avevano con i genitori e di come Rylan somigliasse molto, a livello caratteriale, al padre: Grace non capì difficilmente che si trattava del suo cocco.
«Quindi lui è qui perché vuol portarti a casa» disse la ragazza una volta terminato il lungo discorso.
«Sì, ma gli ho già ripetuto che non ci riuscirà. Può mettere in atto qualsiasi battaglia verbale ed utilizzare tutta la sua furbizia, non riuscirà a farmi tornare a casa.»
Grace notò che nel suo sguardo era riflessa il profondo astio verso la sua famiglia e l’enorme fastidio di quella visita. Conoscendola, ci si aspetterebbe di saperla impaurita dalla possibile partenza di Lucas; sarebbe stata un’altra persona che l’avrebbe abbandonata. E invece Grace non era preoccupata per sé, non lo era affatto. La ragazza era preoccupata per il suo amato, il quale aveva avuto un duro confronto con il suo passato e non sarebbe finita lì.
«Io sono dalla tua parte e se ti servisse una mano in qualsiasi cosa, sappi che su di me puoi contare.»
Lucas abbozzò un sorriso, sapeva che l’avrebbe avuta al suo fianco e averne la certezza lo tirò su di morale.
«Tu cosa hai intenzione di fare?» continuò Grace.
«Io? Proprio niente» rispose lui con non-chalance. «Mio fratello deve mettersi in testa che da qui non me ne andrò. Non ho intenzione di perdere tutto per colpa loro, non ora che sono felice.»
Sembrava un giuramento a sé stesso e, in un certo senso, lo era. Con lo sguardo avanti, carico di determinazione e coraggio per quella che sarebbe stato un lungo periodo di lotta. Sapeva perfettamente con chi aveva a che fare e non avrebbe sottovalutato il nemico.
Grace appoggiò il suo capo sulla spalla di Lucas e con una mano gli carezzò la schiena. Lo sentiva più teso di una corda di violino e questo - chiaramente - le dispiaceva.
Improvvisamente il cellulare della ragazza vibrò, era un messaggio di Natalie:

 

Ciao tesoro!
Noi qui abbiamo cambiato programma e alle undici andiamo in discoteca.
Se cambiate idea anche voi, raggiungeteci.


«Chi è?» domandò Lucas sporgendosi a vedere sul display. Grace gli fece leggere il messaggio. «Tu hai voglia di andarci?»
«Per me è indifferente. Tu cosa vuoi fare?» replicò lei.
Il ragazzo ci pensò e forse un po’ di sano divertimento non gli avrebbe fatto male. Doveva prendere la palla al balzo riguardo le belle occasioni, siccome dubitava che avrebbe passato altri bei momenti a causa della presenza di suo fratello in città.
«Andiamo» rispose Lucas, alzandosi dal divano e tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi a sua volta. «Che dici? Ognuno va a cambiarsi e ci rincontriamo sul vialetto fra un’oretta?»
Grace si trovò d’accordo con la sua proposta e lo salutò, dandogli un bacio e facendogli una carezza. I due si divisero, per andare a scegliersi ognuno il suo completo, e si rincontrarono per strada all’ora stabilita. La ragazza gli disse che era riuscita a convincere sua madre a lasciarla dormire da lui e, per questo, dovevano festeggiare quell’evento sensazionale. Erano occasioni che dovevano sfruttare, le uscite fino a tarda ora o le dormire fuori casa le erano raramente concesse. Partendo da quella notizia, la serata prese una piega migliore e anche Lucas riuscì a rilassarsi.
In poco più di un quarto d’ora, raggiunsero la discoteca che frequentavo solitamente. Ted, Natalie, altri due ragazzi della squadra di football del loro liceo e Sebastian li avevano aspettati all’entrata.
Erano tutti elettrizzati di far festa e l’atmosfera allegra dei suoi amici riuscì a contagiare Lucas, anche se a lui bastava la sola presenza di Grace. Le rimase incollato per tutta la sera, come se fosse il suo punto di forza e, per certo versi, lo era davvero. Lo estasiava vederla ballare in maniera sfrenata sulle note delle loro canzoni preferite. L’amava perché era letteralmente uno spirito libero, non si lamentava mai riguardo a quello che altri facevano, a meno che non veniva tirata di mezzo.
Grace ballò assieme ai suoi amici, ma la maggior parte delle volte prese il suo ragazzo a ballare con lei. Per quanto volesse bene ai membri della sua compagnia, preferiva scatenarsi assieme a Lucas.
Beh… scatenarsi mica tanto, quando quei due ballavano insieme erano talmente appiccicati che le loro guance riuscivano a sfiorarsi. Mai una volta fecero mosse sconce o da divieto ai minori di diciotto anni, anzi erano piuttosto teneri. Si guardavano sempre negli occhi e si ricambiavano quel sorriso da pesce lesso, che solo due veri innamorati potevano mostrare.
Grace teneva sempre le mani dietro al suo collo, così ogni tanto riusciva a infilarli tra i ciuffi corvini che tanto adorava, mentre Lucas la stringeva a sé tenendo le mani sui suoi fianchi, anche se a volte scivolavano un po’ più in basso e allora scoppiavano a ridere.
«Non so cosa farei, se tu non ci fossi» le disse Lucas all’orecchio.
«Probabilmente rideresti di meno, molto di meno» rispose lei ironica.
«Seriamente, Grace. Grazie di esserci.»
La ragazza gli fece una carezza con il dorso della mano e poi si sporse in avanti per baciarlo. Lucas la ringraziava spesso di esserci ed ogni volta era Grace che si sentiva di doverlo ringraziare.
Era stato grazie a lui se aveva superato quel brutto momento causato dalla fuga di Brandon da Atlanta e, specialmente, se era tornata ad amare. Lucas si è sempre mostrato paziente ad ascoltarla quando una giornata le era partita storta per via del pensiero dell’abbandono del gemello. Arrivando a quei giorni, il pensiero di Brandon era ancora presente, ma non come all’inizio e il merito era gran parte dovuto a quel ragazzo dallo sguardo limpido e dolce.
Quella sera rimasero in discoteca fino ad orario di chiusura e, non si sa come, Ted e Sebastian uscirono con delle ghirlande al collo e degli occhiali da sole fosforescenti. Che fossero ubriachi marci non c’era il dubbio, ancora prima di entrare si poteva presupporre che avrebbero concluso così la serata, ma erano talmente euforici che iniziarono a cantare “Maria” di Ricky Martin. I loro amici immaginarono che fosse quella canzone dall’intonazione, siccome dalle parole poco spagnole che biascicavano non si capiva nulla.
«Li porti a casa tu, vero?» domandò Grace a Natalie, mentre stava guardando il loro spettacolino.
«Ovviamente. Ci fermiamo tutti e tre a dormire a casa di Ted, perché i suoi genitori non ci sono.»
«Bene, bene. Invece, i miei mi hanno sorprendentemente concesso di stare da Lucas.»
«Davvero?» Natalie si voltò verso l’amica, strabuzzando gli occhi. «Che giorno è che me lo segno sul calendario?»
Le due scoppiarono a ridere e tornarono a guardare Ted e Sebastian, si erano seduti e a terra a gambe incrociate e si fissavano insistentemente.
«Che stanno facendo?»
«Hanno deciso di fare a gara a chi distoglie lo sguardo per primo» Lucas le raggiunse dopo aver salutato i due componenti della squadra di football del liceo, che se ne stavano andando. «Hanno deciso di battere il record.»
«A quanto erano arrivati l’ultima volta?» chiese Grace.
«Cinque minuti e trentasei secondi.»
Quella sera non batterono il record; volevano tentare una seconda volta, ma Natalie li prese entrambi per le orecchie e, nello stato in cui erano, riuscì a sollevarli da terra.
«Fate i bravi bambini ed entrate in auto!»
Lucas e Grace li guardarono andarsene, cercando di trattenersi dal ridere, e poi si avviarono anche loro verso casa. Durante il breve viaggio parlarono della serata, specialmente di quanto il loro dinamico duo ballò sul cubo e quasi si fecero sbattere fuori per movimenti poco casti. Ted e Sebastian erano veramente due animali da festa, ne combinavano di ogni quando erano insieme e solo il polso fermo di Natalie riusciva a metterli in riga.
«Prima o poi li arresteranno per oltraggio al pudore» rise Grace dando un’occhiata alle foto che quei due mattacchioni avevano fatto con il suo cellulare. Foto che avrebbe stampato e messo a far compagnia a tante altre.
«Se ci pensi, ci sono quasi riusciti il mese scorso» disse Lucas ricordando la loro uscita a Richmond. «Ti ricordi che avevano deciso di fare il bagno nudi nella fontana e Natalie li stava rivestendo mentre io e te cercavano di distrasse il guardiano notturno?»
«Oh, sì! Come dimenticarlo!» esclamò la ragazza iniziando a ridere e non riuscendo più a contenersi.
Erano quelli i momenti di puro divertimento e di leggera pazzia che amava tanto ricordare. Momenti che si sarebbe tenuta a mente anche nella vecchiaia. Conoscendo i suoi migliori amici, non aveva dubbi che ce ne saranno stati tanti altri; per quanto riguardava i guai, quei due avevano un’inventiva fuori dal comune. Grace non si sarebbe stupita se, prima o poi, avrebbero riprodotto realmente una notte da leoni.
Poco prima di parcheggiare l’auto, il cellulare della ragazza vibrò. Era un altro messaggio da parte di Natalie:

 

I nostri eroi stanno beatamente dormendo sul divano.
Durante il viaggio sono stati due angioletti, eccetto quando Ted ha cacciato fuori la testa dal finestrino urlando: Freedom!
Buonanotte e non distruggete il letto!


 

«Oh, sì! Ci daremo proprio dentro, con la nonna che dorme nella stanza accanto» commentò sarcastico Lucas scendendo dall’auto.
Grace ridacchiò, chiudendo la portiera e raggiungendolo. Mano nella mano arrivarono al portico ed entrarono in casa. Si tolsero subito le scarpe, per fare meno rumore possibile soprattutto quando salirono le scale. La camera di Loraine stava veramente affianco a quella del nipote, quindi per parlare dovettero bisbigliare.
«Oh, cavolo!»
«Cosa c’è?» chiese Lucas, vedendo la sua ragazza sbattersi una mano sulla fronte.
«Non ho portato il pigiama!»
Il ragazzo sorrise e alzò gli occhi al cielo, si trattenne dal ridere solo per non svegliare la nonna. «Capirai che grande problema! Ti ho vista nuda tante di quelle volte che dubito ti sconvolga mostrarti in intimo. Sempre se ce l’hai addosso» disse lanciandole un’occhiata maliziosa.
«Certo! Ce l’ho sempre addosso, scemo» replicò lei lanciandogli un cuscino, che venne placcato subito.
Lucas le si avvicinò, mostrando quella gran faccia da furbo che da un po’ non si vedeva. «Stai attenta, sennò stanotte dormi per terra.»
«Ah, davvero?» replicò Grace con aria di sfida. «Intendi farti le coccole da solo? Nessun problema, dormo a terra» si allungò verso il letto per prendere un cuscino e poi fece per mettersi a terra, ma il suo ragazzo la bloccò.
«Ma dove vuoi andare?» chiese lui con tono canzonatorio, afferrandola per la vita e avvicinando i loro visi.
Lucas giocò, fingendo di volerla baciare per poi ritirarsi. Sorrideva beffardamente mentre la osservava irritarsi, esattamente come faceva un gattino a cui era stata spruzzata un po’ d’acqua.
«Provochi, eh?»
«È divertente sai» disse Lucas.
«Sarà divertente anche non farlo per un mese.»
Improvvisamente Lucas riempì di baci il suo viso, facendola scoppiare a ridere. Riuscì a contenerla mettendole una mano sulla bocca. «Sveglierai la nonna» bisbigliò.
«Hai ragione, scusa» sussurrò Grace con una faccia colpevole.
Lucas non potè far a meno di sorriderle, trovandola troppo tenera. «Sarà meglio mettersi a letto» suggerì, indicando il letto con un cenno del capo. «Prendi pure una delle mie magliette e usala come pigiama.»
I due si cambiarono in fretta e poi si misero a letto. Non appena toccarono il comodo materasso, tutta la stanchezza scese addosso a loro. Non avevano dubbi che si sarebbero addormentati in fretta.
«E Natalie pensava pure che stasera l’avremmo fatto» commentò Lucas.
«Stasera va male anche a lei» aggiunse Grace. «Almeno noi siamo sobri. Stanchi, ma sobri.»
«Come sempre, amore mio» disse l’altro, tirandola a sé e dandole un bacio sulla tempia.
Grace si accoccolò a lui, cominciando a fargli qualche carezza sul petto.
«E ma se fai così, mi fai venir voglia!» esclamò il ragazzo.
Lei si tappò subito la bocca per non far risuonare la sua grossa risata per tutta la casa. Lucas ebbe più autocontrollo e si limitò a guardarla, sorridendo soddisfatto.
«Se la metti così, non ti tocco più!» gli disse una volta ripreso l’autocontrollo. E si voltò dandogli la schiena.
«E credi che questo mi crei problemi?» chiese Lucas divertito dalla situazione. L’attirò a sé appoggiando il petto contro la sua schiena e il capo nell’incavo del collo di Grace. «Ti tocco io, molto volentieri» sussurrò contro la sua calda pelle.
La ragazza amava dormire con lui, lo trovava quasi meglio che fare l’amore. Si addormentava con la sua voce nell’orecchio e le sue braccia che la stringevano, e si risvegliava nella stessa identica maniera. Grace che temeva l’abbandono, tra le braccia di Lucas si sentiva veramente protetta e stava senza alcun pensiero negativo.
Il mattino successivo, il risveglio non poteva che essere dei migliori. Entrambi si alzarono dal letto spensierati e con un gran sorriso sulle labbra; avrebbero preferito dormire ancora, ma era quasi mezzogiorno e volevano farsi trovare pronti per scendere a pranzo. Sebbene Loraine non fosse pretenziosa, era giusto nei suoi confronti. Lucas e Grace calcolarono ciò che dovevano fare per riuscire a fare tutto ed essere puntuali, ma persero un po’ di tempo quando andarono a far la doccia insieme: praticamente passarono tutto il tempo lì. Non poteva esserci alcun dubbio che, quando scesero per andare in cucina, dovessero essere piuttosto allegri.
Stavano proprio scendendo l’ultimo gradino della scalinata, quando la voce di Loraine chiamò entrambi. La coppia oltrepassò la soglia dell’arco che divideva il corridoio e non riuscirono a fare un altro passò che si bloccarono.
«Guardate chi è venuto a farci visita!»
La figura d’adone di Rylan si levò dalla poltrona, facendo capitolare il suo sottile sguardo sul fratello minore. Grace si ritrovò a sua volta faccia a faccia con la persona che tanto era detestata dal suo amore e sembrò trasformarsi in una statua di ghiaccio quando si rese conto che non sarebbe stato il loro primo incontro. Rylan era Kristopher, il ragazzo che aveva incontrato la mattina prima al bar di Jim e con cui aveva chiacchierato tranquillamente su Princeton. Solo in quel momento comprese la sua sensazione nel ritrovare molti aspetti di Lucas in quello che sarebbe stato meglio fosse rimasto uno sconosciuto. Preferì tacere e rimanere ad osservare la situazione.
«Non vieni a salutare il tuo fratellone?» domandò Rylan, cominciando a provocare suo fratello, facendo la voce grossa.
Lucas non aveva ancora compreso che gioco stesse facendo e, per non crear fastidio a sua nonna, andò da lui e gli battè una pacca sulla spalla, tutto con molta freddezza. Quell’improvvisata gli stava dando molto fastidio e gliene avrebbe dato di più quando avrebbe scoperto che ci aveva semi-provato con la sua ragazza.
«E tu…» continuò Rylan spostando lo sguardo su Grace e riconoscendola a sua volta. «Tu sei la famosa ragazza, che sta rendendo il mio fratellino tanto felice, di cui mia nonna mi stava parlando. Che buffo il caso!» Sui volti di Lucas e di Loraine comparì la perplessità e il ragazzo era pronto a dar spiegazioni. «Io e lei, ci siamo già conosciuti. È stato ieri, in quel delizioso bar. Era destino che ci incontrassimo, Graziella
«A quanto pare è così, Kristopher» rispose lei a tono.
«Conosci il suo secondo nome?» chiese la nonna.
«Colpa mia!» Rylan rise, prendendo in mano la situazione. «Ero talmente stanco dal viaggio che ho omesso il mio nome di battesimo. Ma in fondo, che problema c’è? Kristopher è un così bel nome!» poi si avvicinò a Grace, tentando alla pazienza di Lucas che sembrava un leone pronto a balzare per sbranare la sua preda. «Cara cognata, pensi di potermi perdonare per questo piccolo malinteso?»
«Come non farlo?» replicò lei mostrando un sorriso per pura gentilezza.
Maledì il caso, il destino o qualsiasi altra grande forza che muoveva gli eventi, per averli fatti incontrare.
Sfiga, pensò Grace, dev’essere quella.
La ragazza osservò Lucas con la coda dell’occhio e lo vide concentrato sul fratello; il suo fastidio era palese, come l’esistenza del sole.
«Ora che ci siamo presentati e salutati, andiamo a mangiare?» continuò Rylan battendo le mani, poi si avvicinò a Loraine e la prese sotto braccio. «Nonnina, non vedo l’ora di assaggiare il tuo stufato.»
La presenza del ragazzo a pranzo non potè che peggiorare l’umore di Lucas ed iniziò a render tesa anche Grace, che inconsapevolmente si era ritrovata in mezzo a quella faccenda. L’unico lato positivo di quel pranzo fu che lo passarono nel completo silenzio, sicuramente era molto meglio che dover assistere a qualche furibonda litigata. Lucas aveva accennato a qualche aneddoto riguardo alle liti che erano avvenute nella sua famiglia, alle orecchie di Grace fu tutto sbalorditivo, dal momento che mai aveva vissuto un’esperienza simile.
Durante quell’indimenticabile pranzo, lo sguardo di Grace balzò da Lucas, a Rylan, alla nonna. Loraine sembrava alquanto pensierosa, per tutto il tempo tenne gli occhi sul suo piatto, anche quelle rare volte in cui porgeva innocue domande. Lucas sprizzava tensione da tutti i pori e non toccò cibo, caso assai strano.
Ciò che diede fastidio a Grace fu il sorriso beffardo che Rylan non si tolse da quando era entrato in casa. Era chiaro che mostrasse quella spavalderia per innervosire suo fratello, ma per fortuna Lucas si trattenne dal commentare.
La ragazza temeva che da un momento all’altro gli saltassero i nervi o dicesse qualcosa di sconveniente che avrebbe rovinato quella fantomatica atmosfera pacifica.
«Grace, ora che abbiamo una certa confidenza, non farti problemi a chiedermi consigli o aiuto riguardo Princeton.» Chi poteva aver parlato se non Rylan, con un tono troppo amichevole per i gusti di tutti.
«Ti ringrazio, lo prenderò in considerazione… anche se non credo che abbiamo così tanta confidenza.»
«Suvvia, ormai fai parte della famiglia. Comprendo che cinque mesi ti appaia come poco tempo, ma se non ricordo male, le altre “ragazze” ti Lucas sono durate molto meno. Quindi ritieniti speciale» disse cercando di fare il simpatico e strizzando l’occhio nella direzione del fratello.
«Grace è una cara ragazza e finchè lei e Lucas staranno bene, ben venga» intervenne Loraine.
«Certamente!» esclamò Rylan mostrandosi d’accordo. «È ovvio che potrebbe non durare per sempre, ma se vogliamo attenerci ai prognostici delle relazioni passate del mio fratellino, sappi che sei su una buona strada.»
Lucas serrò la mano a pugno, sotto al tavolo, e la strinse forte. Sapeva benissimo dove Rylan voleva andare a parare, capì subito che il suo gioco era di metterlo in cattiva luce di fronte a Grace. La sua strategia non passò inosservata neanche di fronte alla ragazza, che appena vide lo stato umorale del suo amato, allungò una mano sul pugno ed iniziò a massaggiarlo. Doveva rilassarsi o prima della fine del pranzo sarebbe saltato.
«Sì, Lucas mi ha raccontato qualcosa riguardo le sue ex» mentì Grace, mostrandosi piuttosto tranquilla, così da eludere la mossa successiva del caro cognato. «Non è stato molto fortunato, aggiungerei "come me", ma non mi importa più di tanto. Ora lui sta con me e ciò che è accaduto nel passato di entrambi ha zero importanza.»
Lo sguardo di Lucas si incrociò a quello di Grace e lei fu sollevata di veder appianarsi il suo nervosismo. Senza contare che era soddisfatta di averlo aiutato con quel infingardo di Rylan, che in tutti i modi avrebbe provato a metterlo in difficoltà.
«Sei proprio una brava ragazza» commentò quest’ultimo fissandola in maniera insistente. «Forse riuscirai a metterlo sulla buona strada.»
«Su questo dubito di poter dare una mano, visto che Lucas non potrebbe comportarsi meglio. E intendo in maniera generale, non solo con me» ribattè Grace con calma.
Rylan parve battere in ritirata e si astenne dal commentare. Il pranzo proseguì nel silenzio, ma sul viso di Lucas scomparve qualche ruga nervosa. Vedere che Grace aveva tenuto testa a suo fratello, era qualcosa che gli migliorò l’intera giornata, anche perché l’aveva difeso a spada tratta. Non avevano mai parlato di ex ragazze, se non qualche brevissimo accenno, eppure lei non si era lasciata condizionare.
Sentirsi difeso lo rese appagato e vittorioso!
Per fortuna Rylan non si trattenne dopo il dessert e dopo aver ringraziato sua nonna, venne accompagnato alla porta da Lucas, il quale voleva talmente assicurarsi che se ne andasse da condurlo fino alla sua auto.
«Quanta gentilezza, in fondo lo sapevo che mi volevi bene.»
«Non è gentilezza, è assicurarsi che tu vada via» replicò Lucas.
«Me ne vado, me ne vado… stai tranquillo!» esclamò battendogli una pacca sulla spalla, mentre il fratello minore lo continuava a fulminare con lo sguardo. «Tornerò e lo sai che accadrà. Ribadisco ciò che ho detto ieri, ti riporterò a casa e lo farò, in un modo o nell’altro.»
«E io ti ripeto, credici.»
Rylan sfornò quel suo ghigno malevolo. «Continua a vivere nel tuo mondo delle favole e goditi la tua principessa finchè puoi. Tornerai a Chicago, ti ho dato la mia parola che ci sarei riuscito e… sai che io mantengo sempre ciò che dico.»
«Capita a tutti di fallire.»
«Non a me» sibilò il maggiore dei Turner.
«Staremo a vedere.»
Lucas e Rylan si lanciarono sguardi carichi di determinazione, non servì proferir ulteriori parole per dichiararsi ufficialmente guerra. Sebbene fossero due persone completamente diverse, entrambi non avevano la minima intenzione di desistere nei loro intenti e avrebbero combattuto per raggiungere i loro obiettivi. Rylan era un tornado di fuoco, pronto a fare terra bruciata attorno al fratello, ma Lucas era quell’acqua cheta che si stava levando e, come uno tsunami, avrebbe raso al suolo la perfidia del suo nemico.
«Se vuoi rimanere per quella Grace, sappi che sei più stupido di quanto già non penso che tu sia» disse Rylan poco prima di salire in auto. «Credi veramente che, quando andrà all’università, non se ne troverà un altro?»
Lucas fece uno scatto repentino verso il fratello e gli arrivò a pochi centimetri dal viso. «Non parlare di lei.»
«Oh! Suppongo proprio di aver trovato il tuo punto debole» disse l’altro con aria soddisfatta.
Sempre più convinto di avere la vittoria in pugno, Rylan salì in auto e partì, lasciando la loro lotta in sospeso. Lucas non distolse lo sguardo dall’auto, fino a quando non lo vide scomparire all’orizzonte. Non era uno sciocco, ovviamente temeva le strategie e il gioco sporco che Rylan avrebbe utilizzato. Lo conosceva bene, sapeva che non lo doveva assolutamente sottovalutare. Era brutto da pensare e persino da dire, ma Rylan era un pitone. Si avvicinava lentamente alla sua preda e prima che essa se ne accorgeva, veniva soffocata.
Lucas sospirò profondamente, sarebbe stata un’ardua battaglia, ma non si sarebbe tirato indietro. Rientrò in casa con aria stanca e nervosa, cercò subito Grace con lo sguardo e la trovò sul divano. Rimase ad osservarla per qualche attimo prima di raggiungerla, la vedeva pensierosa e non si stupì più di tanto.
«Se ne è andato.» Lucas si lasciò cadere sul divano e si passò una mano sul viso.
«E vorresti che me ne vada anche io?»
«Tu vorresti andartene?»
La ragazza gli spostò qualche ciuffo ribelle, abbozzando un sorriso per via della tenerezza che provava. «Io voglio solo aiutarti.»
«Allora stai con me» disse Lucas tirandola a sé per abbracciarla. Affondò il viso tra i suoi capelli e ne odorò il profumo dello shampoo che avevano usato quel mattino. «Grazie per quello che hai fatto oggi, a pranzo.»
«E di che?» replicò lei affettuosa. «Ti ho promesso che sarei stata al tuo fianco, sei il mio ragazzo e ti amo. Non permetterò a Rylan di portarti via… a meno che non sia tu a volerlo veramente.»
«E come potrei volerlo?» domandò Lucas sciogliendo quell’abbraccio, per guardare il suo viso. Istintivamente le baciò quelle guance leggermente paffutelle e quelle fossette appena accennate di cui non poteva far a meno. «Non mi porterà via da te. Scusa se oggi sono stato un po’ freddo…»
«Per favore, non scusarti di nulla» lo fermò Grace, posandogli due dita sulle labbra. «Sicuramente non posso capire perfettamente cosa provi, perché non ho mai vissuto qualcosa del genere, però posso provare a comprenderti e aiutarti a superare questo momento. Posso solo immaginare quanto sia difficile per te e ti prometto che non ti sarò mai d’impiccio.»
Lucas le sorrise dolcemente. «Ti fai sempre troppi problemi, piccola Grace.»
«Oh! Ma piccola cosa?» scoppiò a ridere lei, puntellandogli il petto con le dita.
Lucas le afferrò entrambe le mani e le mise dietro alla sua schiena, così da avvicinarla a sé e schioccarle un bacio sulle labbra. Grace lo rendeva felice, era da quando l’aveva incontrata che la luce era entrata lentamente nella sua vita. Non riusciva proprio a pensare a lasciarla, perdendo i bei momenti che ancora dovevano viversi insieme. L’amava con tutto sé stesso, eguale era la misura dei loro sentimenti.
«Visto che effetto mi fai?» le fece notare lui. «Rylan non mi porterà via dall’unica vera gioia della mia vita.» Gli occhi di Grace si illuminarono per quella dichiarazione a cuore aperto. Si emozionava sempre moltissimo quando lo sentiva parlar così di lei. «Rylan non farà proprio un bel niente, non temere. Mi sono costruito una vita qui e non gli permetterò di distruggerla.»
«E io sono con te» affermò Grace posando una mano su quelle congiunte del suo ragazzo.



Mrs. Montgomery:

Come molte di voi supponevano, Kristopher è il fratello di Lucas. Il suo vero nome è Rylan, il fatto di presentarsi con il secondo nome è un aspetto che ora potrà sembrarvi una scemenza, ma avrà rilevanza in seguito e al momento giusto capirete.
Ad ogni modo, questo personaggio si sta già muovendo per mettere i bastoni fra le ruote al protagonista e presto ci saranno altri coinvolti sia nel bene sia nel male.
I momenti belli non sono finiti, ma capirete che per Lucas e Grace arriverà questo gran temporale e il titolo del capitolo fa loro da riferimento: se staranno uniti potranno cavarsela, nel momento in cui si divideranno sarà finita per entrambi.
Questo verrà meglio affrontato nel prossimo capitolo che riserverà un grosso colpo di scena.
Grazie mille come sempre a tutti per aver letto e recensito!
Se volete aggiungervi, ho creato un gruppo su Facebook sulla storia --> Inaspettato Amore - Storia Originale Romantica.
Oppure se volete aggiungermi sempre su fb, chiedetemi pure l'amicizia: Charlotte Montgomery
A presto!


 

   
 
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