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Autore: eliseCS    02/05/2016    2 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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5 – Ragazza fortunata
 
 
 
Aprì gli occhi di colpo, richiudendoli all’istante in risposta alla forte luce che c’era nella stanza.
Provò di nuovo, più lentamente, facendo abituare un occhio alla volta finchè finalmente non riuscì a tenerli tutti e due bene aperti.
 
Si trovava in una stanza singola d’ospedale, ordinata e asettica, dall’arredamento essenziale e bianco; un quadro vuoto con una cornice dorata appeso alla parete di fronte a lei era l’unico elemento d’arredo.
Sulla parete alla sua sinistra una finestra lasciava entrare la forte luce del sole: sembrava proprio una bella giornata.
Dedicò qualche istante per esaminarsi: era distesa su un letto dalle lenzuola candide e fresche, la schiena sorretta da tre morbidi cuscini.
Indosso aveva una camicia da notte, bianca anche quella.
Si scoprì le braccia e notò con sua grande sorpresa che erano libere: niente aghi, niente flebo.
 
In che ospedale era capitata?
 
Trovare un accesso venoso era ovunque la procedura standard per ogni paziente che accedeva ad un reparto… le fece notare una parte di sé mentre ricordava quanto imparato durante lezioni e tirocini in ospedale.
 
Decise di lasciar perdere per il momento, e il suo sguardo cadde sul comodino e sulla sedia di fianco al letto.
La sua borsa!
Sporgendosi, cercando di non ribaltarsi, riuscì a raggiungerla e ad appoggiarsela sulle gambe.
Si fermò: quel semplice movimento le aveva causato delle leggere vertigini, probabilmente strascico della crisi che aveva avuto… quando?
La sera prima? Due sere prima?
Quanto tempo era passato?
E i suoi genitori? Doveva avvisarli!
Aprì la borsa e cominciò a frugare all’interno in cerca del cellulare.
Che strano: era spento.
Lo accese, ma lo schermo venne invaso da uno sfarfallio di pixel e tornò nero.
 
“Dubito che riuscirai a far funzionare quell’aggeggio qui dentro, mia cara”
Una voce di donna, per quanto dolce e gentile, la fece sobbalzare: che strano, nella stanza non c’era nessuno e la porta era ancora chiusa.
“Oh, non serve che ti guardi tanto in giro mia cara, sono proprio qui di fronte a te” continuò la voce in risposta alla confusione della ragazza.
 
E poi la vide.
 
La sua voce gentile era perfettamente in sintonia con i tratti delicati del viso, i lunghi boccoli biondi e gli occhi dolci e azzurri.
Era proprio una bella donna.
 
Ed era un dipinto.
 
Aveva appena sentito parlare la donna ritratta nel quadro appeso alla parete davanti al suo letto…
Quadro che fino a qualche secondo prima –avrebbe potuto giurarlo su qualsiasi cosa- era vuoto.
Incapace di spiccare parola Elise rimase a bocca aperta, fissando con occhi sgranati la figura del dipinto mentre si sistemava il vestito.
L’unico pensiero coerente che riuscì a farsi strada nella sua mente fu: ma i quadri non si muovono, né tanto meno parlano!
 
Probabilmente cadendo doveva aver battuto la testa, e quella strana allucinazione ne era il risultato.
 
Un rumore la distrasse dai suoi ragionamenti: la porta si era aperta lasciando vedere sulla soglia un ragazzo e un uomo piuttosto imponente.
Se la memoria non la ingannava il ragazzo era lo stesso di quella sera…
Fu lui il primo ad entrare nella stanza e a parlare: “Non cedo che riuscirai a farlo funzionare qui dentro… è come a scuola: qualsiasi congegno babbano impazzisce e smette di funzionare…” commentò con un sorriso indicando con un cenno il telefono che Elise aveva ancora stretto in mano.
 
Ovviamente lei non aveva capito di cosa stesse parlando.
 
“È quello che le ho detto io poco fa” rincarò la donna nel dipinto annuendo con aria solenne.
“Ok, basta così. Non confondetela più di quanto non sia già” si intromise a quel punto l’uomo entrando a sua volta nella stanza.
“Grazie per averla tenuta d’occhio Dilys, e per avermi avvisato che si era svegliata”
La donna annuì congedandosi e dopo qualche secondo sparì dal quadro.
Intanto l’uomo aveva superato il ragazzo e si era fermato di fianco al letto della ragazza.
“Allora, bentornata tra noi! Come ti senti?” le domandò.
 
Mmm… come si sentiva? Non lo sapeva neanche lei.
Elise rabbrividì al pensiero dell’unica cosa che si ricordava di quell’ultima crisi: il dolore.
Quella volta si era davvero sentita come ustionata da un’invisibile scarica di corrente elettrica che l’aveva violentemente attraversata da capo a piedi, aumentando di intensità attimo dopo attimo e senza dar segno di voler smettere.
C’era stato un momento in cui avrebbe dato qualsiasi cosa pur di far smettere quella tortura.
“Dove sono?” domandò alla fine invece di rispondere.
“Potter per favore, vai a chiamare gli Starlet: li avevo fatti accompagnare da Nancy giù al bar a prendere un caffè…”
Il ragazzo ubbidì capendo che non era il momento per mettersi a discutere.
Intanto il Medimago aveva preso posto sulla sedia di fianco al letto della ragazza: “Elise, io sono il Medimago Robbins, e tu al momento ti torvi al San Mungo, l’ospedale per le malattie e ferite magiche” disse con voce calma e rassicurante.
Nonostante tutto Elise non potè impedirsi di rimanere piuttosto perplessa.
 
Medimago? San Mungo? Ferite e malattie magiche?
 
Adesso era sicura: lei aveva battuto la testa, ed evidentemente anche piuttosto forte.
 
Il mago sembrò percepire la confusione della ragazza e le lasciò quindi qualche altro istante per elaborare le informazioni appena ricevute prima di passare alla ‘roba grossa’.
“E quindi io cosa ci faccio qui?” domandò Elise più lucidamente di quanto l’uomo si aspettasse.
“Cos’è successo?”
“Mia cara, quattro giorni fa hai avuto uno grave crisi da sovraccarico…”
“Quattro giorni? Ho dormito quattro giorni??”
“Sì e meno male che ti sei svegliata: stavamo cominciando a pensare che forse non ce l’avresti fatta…” spiegò lui senza mostrarsi infastidito dall’interruzione.
Adesso la ragazza sembrava spaventata: “Scusi se l’ho interrotta continui pure” disse, suo malgrado curiosa di sapere finalmente cosa le fosse successo.
“Non devi scusarti, hai tutti il diritto di essere confusa, puoi interrompermi quando vuoi…”
“Crisi come quella che hai avuto tu sono molto rare e accadono quando a un mago o ad una strega viene impedito di usare i propri poteri per lungo tempo. E con lungo tempo intendo anni” spiegò.
Elise era a bocca aperta: “Quindi io sarei… sarei una…”
“Tu sei una strega Elise, sì. E per questo prima che arrivino devo chiedertelo: per caso i tuoi genitori ti hanno impedito di frequentare Hogwarts? Perché ogni mago ci è iscritto dalla nascita, è molto strano che tu non abbia ricevuto la lettera come succede di solito. Non ti è mai capitato di far accadere qualcosa di strano, magari quando eri arrabbiata o molto felice, o anche annoiata…?”
“No… io non credo…. Cos’è Hogwarts? Perché non avrebbero voluto mandarmi?” rispose lei confusa da tutte quelle strambe domande.
 
Il Medimago annuì sospirando: quella ragazza si stava rivelando un mistero ogni minuto di più.
Ovviamente aveva già parlato con i genitori, i quali gli avevano assicurato che mai nessuna misteriosa busta in pergamena, scritta con inchiostro smeraldino e sigillata con della ceralacca era mai arrivata a casa loro.
Avevano anche giurato di essere assolutamente sicuri di non aver mai notato nessuno strano comportamento da parte di Elise, come per esempio far volare oggetti o cambiare colore alle cose.
Se poi si aggiungeva il fatto che la ragazza era stata adottata… sarebbe stato impossibile dire da dove venissero i suoi poteri: evidentemente i suoi genitori erano dei maghi, anche se nemmeno quello era sicuro. Ormai c’erano più Nati Babbani che Purosangue!
 
Stava per rispondere alla ragazza spiegandole cosa fosse Hogwarts, ma venne interrotto ancor prima di cominciare.
“Elise, tesoro! Finalmente!”
“Non sai quanto eravamo preoccupati!”
I signori Starlet entrarono nella stanza catapultandosi ad abbracciare la figlia con le lacrime agli occhi.
Il Medimago uscì silenziosamente dalla stanza per lasciarli soli.
 
Aveva avuto modo di parlare a lungo con loro, nell’attesa che Elise si risvegliasse, e ne aveva approfittato per spiegargli le cose più importanti di quel mondo di cui la ragazza avrebbe dovuto far parte da sempre, approfondendo le informazioni che James aveva già avuto occasione di fornire.
Fortunatamente, nonostante la condizione precaria della figlia, gli Starlet si erano mostrati fin da subito desiderosi di conoscere tutto ciò che c’era da sapere al riguardo, e si erano persino offerti di parlare loro con Elise, in modo da rendere le novità meno traumatiche possibile.
Erano babbani, ma avevano preso straordinariamente bene il fatto che la loro figlia –seppur adottiva- fosse una strega.
 
Di certo la ragazza poteva considerarsi davvero fortunata ad aver trovato due persone così come genitori.
 
 
 
***
 
 
 
“Sono quasi cinque giorni che siamo appostati qui e ancora non è successo niente”
“Hai sentito cos’ha detto: non dobbiamo muoverci di qui finchè non esce!”
“E come fa ad essere sicura che uscirà? Ma l’hai vista la parco? La crisi che ha avuto… dai retta a me, quella lì c’è rimasta secca, e noi faremo la sua stessa fine non appena andremo a riferirglielo…”
“Taci! La conosco, è più forte di quanto pensi, ce la farà sicuramente. Ma se sei stufo sei libero di andartene…”
“E darle un altro motivo per farmi fuori? No grazie…”
“Zitto… arriva qualcuno…!”
 

 
“Bene, ma guarda un po’ chi si rivede…”
“Io non sfotterei tanto, ho delle novità…”
“Parla…”













Salve!
In realtà mi sono sbagliata, avevo promesso che sarebbe successo qualcosa ma mi ero dimenticata che prima c'era questo capitolo di mezzo... ops
Spero almeno che l'ultimo pezzettino vi abbia incuriosito almeno un pochino... :)
Come sempre grazie a tutti quelli che leggono e seguono la storia. Guardate che se lasciate recensioni non mordo mica! Anzi: pareri, critiche e suggerimenti sono sempre ben accetti.
Alla prossima settimana
E.

 
   
 
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