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Autore: cin75    03/05/2016    7 recensioni
E se da un momento all'altro i Winchester si ritrovassero ad essere estranei? Niente legame. Nemmeno quello di sangue ?
Lo accetterebbero?
Il titolo della storia è palesemente "rubato" alla serie TV "Being Human" (molto bello)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Persuadere Sam a tornare a Lawrence fu davvero difficile.
Dean dovette sfoderare tutte le sue “arti oratorie nascoste. Molto molto nascoste!”, per convincere il giovane che una specie di riunione tra spiriti era tornata a far tremare la loro vecchia casa. Gli aveva detto che ci viveva ancora la donna che anni addietro avevano già salvato anche grazie all’aiuto di Missouri e che quindi non voleva che quella povera famiglia ripiombasse in quell’incubo.

Quando arrivarono in città, Sam fu “diplomaticamente” piazzato a sorvegliare la loro vecchia casa.
Dean, invece, volò letteralmente all’ufficio anagrafe.

“Salve!”
“Salve a lei. Come posso aiutarla?!” fece il vecchio addetto all’archivio.
“Sì. Sono l’agente Morrison. Sezione federale dell’anagrafe di Stato . Il mio ufficio sta compiendo dei controlli a campione. Dall’ultimo sorteggio è venuta fuori Lawrence, questo ufficio  e….nomi da censire...” recitò incertezza mentre il vecchio lo fissava. “Ah sì!! Winchester. Famiglia Winchester.” disse infine e poi sorridendogli. “Ha tutto il materiale ?”
“Certo. Da quando ci sono io qui, niente sfugge al mio controllo!” fece orgoglioso l’uomo , mentre si dirigeva all’archivio , cercava la W sulla targhetta, apriva il cassetto metallico e tirava fuori il plico interessato. “Ok! Winchester. Eccoli qui!!” e aprì il fascicolo sul tavolo, apparecchiandoli davanti al cosiddetto agente.
“Tre?!” domandò sorpreso – turbato - Dean.
“Certo! John, Mary e il piccolo Samuel.”
“Ma io…” e si corresse. “Ma al mio ufficio risulta che i Winchester fossero quattro, non tre.”
“Beh! sì…in effetti erano quattro. Ma…”
“Ma cosa?” domandò ansioso e poi riprendendo immediatamente il controllo.
“Vede John e Mary erano una giovane coppia fantastica. Brave persone, davvero. Si sposarono nel 1977 e Mary rimase incinta qualche mese dopo, ma una specie di psicopatica l’aggredì. John andò in suo aiuto ma per il bambino fu troppo e Mary lo perse..”

In quel racconto Dean tornò con la mente a quando Castiel li riportò indietro , nel 1978, per impedire ad Anna di fare del male ai loro genitori. In quel frangente, Mary gli rivelò di essere incinta, ma nonostante i loro sforzi, la donna non potè evitare lo scontro con l’angelo fuori controllo. Michele , nel corpo di un giovane John, li riportò indietro, ma loro non potevano sapere come erano andate le cose dopo la loro “partenza”.

“Ha perso il bambino?!” quasi sussurrò all’impiegato  che piano piano tirava fuori le varie carte.
“Sì e fu un duro colpo per quei due giovani. Qualche mese dopo, John trovò un bambino , di pochi mesi appena, abbandonato accanto alla serranda dell’officina in cui lavorava. Chiese in giro, andò alla polizia , ai servizi sociali, ma in quel periodo nessuno fu in grado di aiutarlo e l’unica cosa che gli suggerirono fu di tenere il bambino.” continuò il suo racconto.
“Cosa? lui ha…trovato un….” ma Dean non si rese conto che stava palesemente biascicando le parole.
“Si sente bene, ragazzo? E’ quasi più bianco di questi fogli!!” asserì leggermente preoccupato il vecchio addetto.
“Sì. Sì, sto bene. Vada avanti!” e tirò un respiro profondo per recuperare.
“La cosa non fu facile, perché Mary non stava ancora bene e l’ultima cosa che voleva era prendersi cura di un bambino che non era suo. I due ragazzi litigavano spesso per quella situazione…”

E ancora nella mente di Dean scoppiò l’ennesimo ricordo.
Il Paradiso. Mary. “Non ti ho mai amato…eri solo un peso…mi hai incatenata a te…
“Non mentiva. Non stava mentendo!”sussurrò a se stesso, ricordando quelle parole.

“Come scusi ?” fece l'archivista.
“Continui….vada avanti.” si riprese Dean.
“Tra alti e bassi, il bambino , che ….mi pare chiamarono Dean, rimase con loro e quando circa quattro anni dopo, Mary rimase di nuovo incinta, John venne finalmente contattato da un assistente sociale. Gli dissero che era tempo di adottare quel bimbo che fino ad allora era stato solo affidato loro.”
“Lo fecero?!”
“Mary oramai gli si era affezionata e quella seconda gravidanza l’aveva tranquillizzata del tutto. Ma il destino a volte è crudele e meschino.” asserì sibillino.
“Diamine se lo è.” convenne. Guarda solo quello che sta capitando adesso?, pensò il cacciatore.  “Ma che significa?!”
“Sei mesi dopo la nascita di Samuel..” fece indicando la cartellina con tutti i dati di Sam. “…un incendio in casa uccise Mary. John e i due bambini si salvarono per miracolo. John sparì dalla circolazione qualche tempo dopo insieme ai bimbi. E i documenti dell’adozione non furono mai completati e firmati.” concluse quell’infausto resoconto.
“Quindi…”
“Quindi a tutti gli effetti di legge quel bambino che John trovò e portò a casa sua, non esiste. E’ come se fosse un fantasma per questo archivio. Per questo su di lui non c’è alcuna documentazione”, spiegò semplicemente.

Dean fissò per un attimo le carte e iniziò a sentire una furia cocente che gli saliva da fin dentro l’anima.
“Si sbaglia!” mormorò sconvolto. “Lui esiste!”

“Come?!”
“Lui esiste. È un essere umano ed esiste!” proferì autoritario, facendo scattare l’anziano.
“So cosa intende.” Provò a sedare quello scatto d’ansia. “ Noi, però, non sappiamo nemmeno se sia vivo o morto. Se può essere ancora in giro che si fa chiamare Winchester, firmandosi perfino con quel nome. Ma non lo è. Per lo stato e per il mondo, lui non è un Winchester. Non lo è mai stato!!” sembra quasi voler infierire. “E la cosa assurda è che né lui né noi sapremo mai chi lui sia.”, e poi cercando di rimediare a quella specie di assurdità. “E’ solo un ombra. Triste ma vero!”

L’aria si fece pesante nei polmoni di Dean. Il respiro quasi insopportabile. La testa gli scoppiava e sentiva che le mani gli tremavano.
Non era possibile. Quella storia. Quei particolari. Le date. Le coincidenze. I suoi stessi ricordi. Non era possibile!!!

Dean sentì il terreno mancargli da sotto i piedi.
“Io…io avrei bisogno di questi …documenti.” disse un attimo dopo aver ripreso fiato.
“Gliene faccio una copia!” si offrì l’addetto.
“Non ce n’è bisogno. Li consulto e glieli riporto domani mattina.”
“In verità io non so se posso…”
“Documenti federali!” fece indicando i fogli. “Agente federale!” disse indicando se stesso. “Vede? Tutto quadra.” fece mostrando tranquillità. “Ci vediamo domani!” e uscì portandosi dietro quei fogli che pesavano più di un macigno. Che bruciavano più dell’inferno stesso.

Non era un Winchester. Non era figlio di John e Mary. Non era fratello di Sam.Non era nessuno. Tutto d’un tratto, Dean smise di esistere.
Era solo un ombra. Triste ma vero!
 
L’uomo al bancone lo vide uscire. Sul suo viso un espressione impassibile.

********

La sera quando anche Sam tornò al loro motel, trovò il maggiore seduto al tavolo con davanti degli incartamenti e con l’espressione decisamente afflitta.
“Senti, Dean. So che siamo qui per delle buone intenzioni. E lo apprezzo, sul serio!! Ma credimi…” fece sedendosi di fronte al fratello. “..in quella casa non c’è niente che non vada. Jenny e i suoi figli stanno benissimo. Anzi, lei si è anche risposata e aspetta un altro bambino ed  ha l’aria decisamente serena. Niente che abbia a che vedere con qualcuno alle prese con i fantasmi!!” fu la spiegazione a ciò a cui aveva fatto la guardia fino a quel momento.
Dean lo guardava. Sam zoppicava ancora un po’, ma stava bene. Dean di certo lo stava sentendo, ma sicuramente non lo stava ascoltando e Sam se ne rese conto dall’espressione persa e – triste?- con cui il fratello lo fissava in quel momento.
“Dean ?!...che hai?” chiese pacatamente , andandosi a sedere accanto al tavolo dove era seduto Dean.
Il maggiore buttò giù un sorso di birra e poi si decise a farsi coraggio. Questa non era una cosa che poteva tenere nascosta. Non era una di quelle stronzate con gli angeli o i demoni o le maledizioni in cui incappavano sempre.
Questa era una parte della vita di Sam, che Sam doveva sapere. Tragica o meno. Difficile o meno da accettare.
“Ti dirò tutto dopo. Ora….” e aprì i vari plichi. “..per favore, leggi.” disse atono mentre Sam lo guardava stranito.
“Che cosa sono?”
“Leggi, Sammy.” ripetè Dean, alzandosi dal tavolo e spostandosi verso la finestra della stanza.
Sam obbedì. Che ci poteva essere di tanto importante in quei documenti da rendere Dean quasi apatico ? O forse, sconvolgerlo ?
Sì, perché Dean sembrava sconvolto.
 
Il giovane si mise a leggere e quando iniziò a mettere insieme i pezzi dei vari esami e dei vari documenti, l’espressione di curiosità sul suo volto iniziò a diventare sbalordimento, e poi confusione, e poi panico. Fino allo sconvolgimento puro.
Il giovane si accorse che Dean lo guardava addolorato.
“Che cazzo significano queste stronzate?!” fece incredulo, mostrando i documenti più nuovi, quelli del test del DNA vecchio solo di qualche giorno.
“E’ per queste stronzate, come le chiami tu, che siamo qui, Sam. La nostra vecchia casa non c’entra niente. Era solo una scusa per venire qui. Avevo bisogno di sapere come stavano le cose. Per dare una spiegazione a quei test medici e…” stava per continuare quando Sam lo aggredì ancora.
“Che cazzo significa??!!” gridò Sam, cogliendo di sorpresa anche il maggiore. Stringeva quei fogli tra le mani e le sue mani tremavano. E Dean non si ricordava quando aveva visto l’ultima volta il - Dio! non poteva più chiamarlo fratello –  il “giovane” sconvolto in quel modo.
“Quando sei stato in ospedale, avevi bisogno di sangue. Tutto è iniziato da lì. Il medico che ti ha curato ha visto che non avevamo lo stesso sangue e….” e da lì gli spiegò tutto. La lite con il medico, la richiesta del test del DNA, l’assurda scoperta che quel test aveva portato alla luce e poi il racconto del responsabile dell’archivio di Lawrence.
 
Sam rimase impietrito alle parole del maggiore. Dovette sedersi di peso sulla sedia che aveva alle spalle. Dean era chiaramente sconvolto e Sam sapeva che non gli avrebbe mai detto quelle cose se non le avesse accertate parola per parola.
E questo fece male. Tanto. Perché voleva dire che quella storia assurda.. era vera.
Dean non era suo fratello. Dean non aveva il suo sangue a legarlo a lui.
Paradossalmente si ritrovò a pensare al dolore di Dean oltre che al suo.
Dean che avrebbe dato fuoco a mezzo mondo se solo qualcuno avesse pronunciato con disprezzo il nome dei Winchester, ora non lo era più.
Dean che aveva passato la sua intera esistenza a proteggere suo fratello dalle più assurde forze del male, ora si ritrovava a non avere più nessun fratello da proteggere.
Dean che aveva sempre detto che non era il legame di sangue a fare una famiglia, ora si ritrovava a non aver nemmeno più quello per cui lottare.
 
No! Era assurdo. Non poteva essere. Ci doveva essere qualcosa sotto. Qualcosa che a loro sfuggiva, che le loro menti sconvolte in quel momento non riuscivano a mettere a fuoco.

“No! Non esiste..” fece deciso, convinto a voler ignorare quello che aveva letto e quello che Dean gli aveva raccontato. “Non è possibile. E’ tutto un enorme sbaglio…un grandissimo errore e noi…noi…”
“Sam, credi che non abbia guardato ovunque ?!” lo fermò Dean, capendo quell’agitazione che prima era stata anche sua.
“E’ assurdo. Non ci credo e non lo farò mai. Tu sei e sarai sempre mio fratello. Tu sei e sarai sempre Dean Winchester.” Asserì con rabbia Sam, furente perché sembrava che Dean avesse già accettato quella sorta di condanna.
“Sam..”
“No!!” gridò sconvolto. “No!” cercando di riprendere il controllo. “Qualunque cosa ci sia scritta su quei fogli non mi interessa. Ti farò vedere che non è così, che io….che tu…vedrai che noi…” e non si rese conto di star piangendo. Come non si rese conto che Dean lo stava abbracciando.
“Tu sarai sempre …Sammy! Tranquillo!” fece amaramente Dean, mentre cercava di consolarlo e sperava disperatamente di consolare anche se stesso.
“Non è possibile…non è possibile…non è…”
“Ssh!! Tranquillo. Tranquillo!!”
 
In quel momento qualcuno bussò alla porta della loro stanza.
 
Dean si allontanò da Sam, che strofinandosi velocemente il viso, cercò di darsi un contegno. Lo stesso fece l’altro, che dopo aver avuto un segno di consenso da parte del giovane, aprì la porta.
 
“Ma guarda un po’ chi si rivedere dopo tanti anni!!”
 
La sorpresa di quella visita fece spalancare gli occhi e la bocca di entrambi i ragazzi, quando si ritrovarono di fronte Missouri.
“Missouri!!” fece Sam dall’interno della stanza, mentre, a forza , le sorrideva.
“Ciao, Sam!” fece sinceramente felice e poi: “E tu?”, fissando Dean che ancora non proferiva parola. “Hai ancora l’abitudine di dire solo parolacce?!”
Dean deglutì, scoperto. In effetti da quando l’aveva vista, nella sua mente una sola esclamazione : Oh cazzo! Oh cazzo! Oh cazzo!!
“Missouri, ma come hai fatto a sapere che eravamo qui?” si fece avanti Sam, invitando la medium ad entrare.
La donna si guardò per un po’ attorno e passò distrattamente la mano sui fogli dimenticati sul tavolo. In quello stesso momento, i pensieri dei ragazzi, le penetrarono il cervello con una furia inaudita e Missouri si ritrovò a fissarli, preoccupata.
“Ragazzi, non sono ancora certa al cento per cento di quello che stia accadendo, ma nell’ultima mezz’ora, come anche adesso, i vostri pensieri mi sono arrivati come se li stessi leggendo sul televideo della mia tv!” asserì compiaciuta.
“Cosa?!” esclamò Dean.
“O ma sentilo!!” fece voltandosi verso Dean. “Sa ancora parlare oltre che sproloquiare!!” lo ammonì la donna.
“Missouri che significa che …” quasi balbettò il cacciatore.
“Ora …” fece puntandogli il dito in pieno petto a mo’ di provocazione. “…voglio che mi spiegate che cosa sta succedendo. Voglio capire l’assurdità dei vostri pensieri.” fece decisa.
“Missouri…” sussurrò Sam, fissando per un attimo i fogli.
“Dov’è la …mano di Dio?!” li sorprese la donna.
Sam e Dean capirono che la medium aveva scorto anche quello tra i loro pensieri, quindi era inutile cercare di depistarla.
“Non era quello che credevamo, ma , al solito, siamo comunque finiti nei guai.” rispose Dean riassumendo in breve quello che era successo dopo l’attacco dei demoni e il ferimento di Sam.
Fu il giovane a mostrarle tutte le carte e concludere il racconto con quello che dolorosamente avevano scoperto.
La donna respirò profondamente e richiuse tutto.

Poi si sistemò meglio la sedia su cui era seduta, in modo da stare esattamente al centro tra i due ragazzi seduti sui letti della camera doppia.
“Ora vi dirò una cosa e voglio che mi ascoltiate bene. Se il vostro amato padre, John Winchester, fosse ancora vivo, credetemi, vi prenderebbe a calci nel sedere da qui fino al bunker nel Kansas.”
“Ma come fai a…” balbettò Dean.
“Davvero mi stai per chiedere come faccio a sapere dove abitate adesso, ragazzino?!” e il “ragazzino” si ammutolì immediatamente.
“Una mano di Dio che non era una mano di Dio. Una strada che stavate per prendere e che non avete preso. Un gruppo di demoni che hanno fatto di tutto per tenervi lontano da quella strada e che , con questa storia, vi ci tengono ancora ben lontani. Dio! da quanto siete diventati così stupidi??!” li ammonì sinceramente sorpresa o forse , solo perché voleva spronarli a reagire in modo sensato.
“Un attimo… stai dicendo che quei demoni sono stati mandati per non farci arrivare al vero manufatto?! Che qualcuno ci ha depistato in questo modo assurdo pur di…” chiese Dean.
“Allora non sei del tutto stupido?!”

Dio!! quella donna non era cambiata affatto. Sempre pronta a bacchettarlo!, si ritrovò a pensare Dean.

“Farò più che bacchettarti se adesso non usi il cervello.”  lo ammonì ancora lasciandolo in un silenzio mortificato.  Poi riprese il discorso. “Con chi avete parlato all’archivio?!”
“Un tale….Robertson…Dave Robertson! Un tipo anziano, stempiato, biondo e…” rispose Dean.
“Dave Robertson era un afroamericano ed era il responsabile dell’archivio anagrafe.”
“Afroamericano?” fece Dean sbalordito. Con chi diavolo aveva parlato, allora?
“ Era?!” si accodò il minore.
Missouri scosse , sconsolata il capo e rispose ad entrambi. Quei due si erano fatti infinocchiare proprio per bene.
Per un attimo si chiese come avevano fatto a salvare il mondo più di una volta!!!
“Dave è morto dieci anni fa. Ora c’è Clodette Winters alla reception.”
“Allora con chi ho parlato?  Da dove vengono questi documenti? E gli esami fatti in ospedale?” chiese a raffica il maggiore che era davvero infuriato.
Che cazzo di presa per il culo era quella??!, pensò rabbioso Dean.
“Educato come al solito, Dean?...Comunque, chiunque voleva tenervi lontani dal vero manufatto, ha messo in scena un bello spettacolo, ragazzi miei. Dal medico all’impiegato e voi ci siete cascati con tutte le scarpe. Impala compresa!”
Per un attimo i due ragazzi rimasero pensierosi. Poi si fissarono. Un solo semplice sguardo di intesa a risposta di ogni dubbio che mise in ordine ogni pezzo di quella storia assurda e li fece sentire ancora più stupidi.
“Crowley!” ringhiò Sam. Mentre Dean sembrava stesse macerandosi dentro dalla rabbia.
La medium lo guardò e lo assecondò.
“Ok! Hai il permesso di dirlo!” parve dare il permesso.
“FIGLIO DI PUTTANA!!” gridò furente lanciando i pugni al vuoto. “Lo ammazzerò quel bastardo infernale!!”

Ripensarono a tutta la storia: il medico che tirava fuori come se niente fosse il test del DNA; quello stesso test portato a termine in meno di una giornata; il fatto che sia il medico che l’infermiera non avessero fatto nessuna storia quando Dean si era portato via l’intera cartella clinica prima ancora delle dimissioni di Sam, quasi come se volessero che così andassero le cose.
Il vecchio all’archivio che invece di mostrare solo i documenti anagrafici presenti, aveva sbolognato con dovizia di particolari l’intera storia – ora, evidentemente falsa –  della famiglia Winchester.
Tutti demoni di Crowley. Messi sulla scacchiera in modo da mettere a segno uno scacco con i fiocchi.

Cavolo!!,  se erano stati davvero dei pivellini.
Ma questo, in un certo senso, fu solo la conferma che quando si trattava del legame che li univa, i due fratelli, diventavano uno il tallone d’Achille dell’altro.
 

Poi, la donna si avvicinò ai ragazzi , soprattutto a Dean.
“Ascoltatemi bene. Soprattutto tu, stupido testone!” fece accarezzando il volto del maggiore che aveva ripreso, almeno in parte, il controllo. “Vostro padre non lo sapeva, ma all’epoca, io già conoscevo Mary, per ovvie ragione…” confessò, riferendosi al “vecchio lavoro” della madre. “..e seppi, prima di John, che saresti venuto al mondo e credimi, tua madre Mary era al settimo cielo quando me lo disse. Nessun aborto, nessuna catena, nessun odio, ragazzo mio.” lo rincuorò accarezzandogli il viso ora più sereno anche se emozionato. “Tua madre aveva per te solo un grande e immenso amore che ha reso ancora più grande quando sei nato anche tu!” concluse dolcemente guardando Sam.
“Grazie, Missouri!” sussurrò il più giovane.
“Non c’è di che, pivellini!” esclamò la donna , lasciando ai ragazzi due leggeri scappellotti. “E non provate mai più a mettere in dubbio ciò che siete e chi siete.” asserì decisa prendendo la sua borsa. “Voi siete i Winchester. Lo siete sempre stati e lo sarete sempre!”
“Ehi!! questa battuta è mia!!” scherzò il maggiore.
“So anche questo , ragazzino!!” e andò via.
 
Quando furono soli, per un po’, i due fratelli, di nuovo fratelli, rimasero in silenzio. Persi nei loro pensieri. Cercando di risistemare quelle emozioni assurde che avevano appena sperimentato in quella maniera altrettanto assurda. Metabolizzando il fatto che almeno quel casino era stato sistemato.
Poi fu Sam a ritornare alla realtà , per primo.
“Questa volta Crowley ha messo a segno un bel punto!” sussurrò seccato, guardando quelle carte che avevano portato un spaventoso scompiglio nelle loro vite. E quando si voltò per guardare il fratello, vide che Dean lo fissava in modo strano. “Dean…che hai?!”
Dean deglutì e il giovane non fece in tempo a chiedere altro che vide il maggiore annullare lo spazio fra di loro con poche falcate. Dean gli lanciò letteralmente le braccia al collo e lo abbracciò forte. Con un incredibile trasporto che lasciò Sam per un attimo, intimidito.
“Dean…”
“Sei  mio fratello. Sei mio fratello. Dio ti ringrazio, sei ancora il mio Sammy!!” e solo dopo aver udito quel ringraziamento, Sam si abbandonò alla stretta del fratello e ricambiò con lo stesso affetto la presa del fratello.
“Lo sarei stato comunque…..Sangue o non sangue!” rinforzò con quelle parole quella sorta di …..conferma familiare.
 
In quel momento capirono che il loro mondo, quello fatto del loro legame fraterno era stato miracolosamente ristabilito.
Potevano combattere demoni, divinità contorte e feroci, mostri di ogni sorta, litigare su qualcosa di fatalmente importante o su un semplice film da vedere,  ma la cosa importante era sapere che erano e sarebbero sempre stati loro, uno accanto all’altro.
 
Dopo meno di un ora, i due ragazzi, erano di nuovo in viaggio per riprendere da dove avevano lasciato.
“Ehi, Dean?!”
“Mmmh!”
“Posso chiederti una cosa?!”
“Certo. Basta che non sia un prestito perché sono al verde!”
“Come al solito!” scherzò il minore. “Comunque…senti…non che questo scherzo di Crowley non mi abbia fatto incazzare, anzi!! Ma ..insomma…dopo tutto quello che abbiamo passato da quando eravamo bambini e quello che stiamo ancora passando, per non parlare di quello che dovremo…”
“Sam arriva al punto!” lo incoraggiò Dean, vedendo forse l’imbarazzo del fratello a dire le cose che voleva dire.
“Hai ragione.” convenne. “Tu hai sempre detto che la famiglia non era tale solo per legame di sangue. Anche con Castiel non facevi altro che ripeterlo e non so quante volte anche Bobby ce lo ha gridato dietro.”
“E’ così, Sam. Ma cosa…”
“Allora perché mi sembravi distrutto e forse rassegnato quando pensavi che io e te non fossimo fratelli ?” disse tutto di un fiato sperando di aver usato le parole giuste."Non sarebbe cambiato niente tra noi!"
“Mi stai chiedendo perchè predico bene e razzolo male, Sammy?!” replicò ironico il maggiore.
“Sì…sì…credo che infondo sia quello che ti sto chiedendo!”
Dean sospirò. Dopo quello che avevano passato , di certo non poteva esimersi da dargli una spiegazione.
“Hai ragione. Ho sempre ripetuto a te  e a Castiel che non è il legame di sangue a fare di una famiglia , una famiglia. Ma …non lo so, Sammy. Ti giuro, non lo so. Ma l’idea…” e deglutì appena, guardando di sfuggita il minore al suo fianco per poi tornare a fissare la strada. “…l’idea che ci fosse stata portata via anche quell’unica …cosa…che ci teneva uniti oltre a fare quello che facciamo nel modo in cui lo facciamo…me ne ha fatto dimenticare. Una parte di me  sapeva che, sangue o non sangue, saresti stato sempre quella spina nel culo del mio fratellino. Ma l’altra metà di me, quella più stupida se vuoi….si affliggeva del fatto di aver perso, anche se in uno modo diverso, l’ultimo pezzo della mia famiglia.”

Sam, in tutto quel discorso, forse contorto, fatto dal fratello, rimase in silenzio. Ascoltandolo. Comprendendo ogni parola e ogni sfumatura con cui quelle parole vennero confidate.
Per un attimo , anche lui, restò a fissare la strada che avevano davanti.

Poi , tirò un profondo respiro e fissò il fratello.
“Che…che c’è?” fece perplesso Dean.
“Dì alla tua parte stupida che alla prossima deve svoltare a destra se vogliamo controllare quel manufatto, ammesso che Crowley non lo abbia già preso!!”disse sorridendo appena.
“Stronzo!”
“Idiota!!”
 
Fratelli.  Di nuovo.
Uniti .  Come sempre.
Winchester. Per sempre!

 
 



N.d.A.: Perdonatemi!! Ma era da tempo che volevo riuscire a mettere nero su bianco questa assurdità. Perché diciamocelo!! E’ un assurdità che o Sam o Dean non siano Winchester.
Fatemi sapere che ne pensate e non siate timide, mi raccomando!
Io sono come la Caritas. Accetto tutto!!!
 
Ps: se vi state chiedendo perché Dean dice a Missouri “Ehi! questa battuta è mia!”, è solo perché in The French Mistake, lo stesso Dean dice al “regista” Bob Singer:  “Noi siamo i Winchester. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre!”
Ci tengo a precisarlo giusto per non prendermi il merito di cose che non vengono dalla mia mente partita per la tangente o la tangenziale o la Salerno-Reggio Calabria o una semplice strada statale!!
Baci, Cin!
   
 
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