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Autore: The DogAndWolf    04/05/2016    2 recensioni
Joan Piton non è una ragazza come tutte le altre. Lei non ha mai frequentato Hogwarts e la sua esistenza sembra essere nascosta a tutto il mondo magico.
Ma allora perché ha scelto proprio il sesto anno di scuola di Harry per uscire allo scoperto?
E cosa c'entra Joan con i piani di Silente e con quelli di Voldemort?
Riuscirà a sopravvivere alla Seconda Guerra Magica?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Una nebbia gelida si era abbattuta su Spinner’s End ormai da tre giorni. La ciminiera che si ergeva minacciosa continuava a vomitare fumo nero nell’aria, ma l’odore acre che impregnava la città di Cokeworth non poteva entrare dalla porta Imperturbabile della modesta casa più vicina alla fabbrica, ormai resa sudicia dagli effluvi.
Nulla avrebbe suggerito che il periodo natalizio era arrivato anche in quella casa, dato la mancanza di un albero, di decorazioni e di ghirlande, a meno che non si guardasse sotto il letto di una delle due persone che vi abitavano. Lì erano gelosamente custoditi un regalo male impacchettato in una carta marrone scuro e due regali con carte di colori sgargianti, tutti e tre di modeste dimensioni.
Il primo era stato comprato e incartato con mani malferme da Joan per l’uomo che due anni prima l’aveva portata via dall’orfanotrofio Babbano in cui pensava di stare per sempre: era una nuova penna d’oca, per niente cara, ma particolare, nera con striature bianche. Uno dei due pacchetti colorati era da parte di Albus Silente, dalla forma non si capiva cosa fosse e Joan non vedeva l’ora di scoprire cosa le avesse regalato il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. E l’altro da parte di Piton. Si era stupita quando aveva preso il sottile pacchetto tra le mani perché era sicura di ricevere un libro da parte sua, ma si era imposta di non scartare i propri regali fino alla mezzanotte di Natale, che sarebbe arrivata in una manciata di ore, probabilmente per rimanere fedele alla tradizione della famiglia Foster.
La bambina stretta nell’alta poltrona che torreggiava nel salotto non era più così piccola da sembrare di sparire dentro alla fodera da un momento all’altro, inghiottita da tutto quel nero. Stava sfogliando con molto interesse un vecchio manuale di Storia di Hogwarts, frusto e ricoperto di appunti scritti con la calligrafia stretta e ordinata di Piton adolescente. Ad un certo punto, nel capitolo che parlava della causa della rottura di Salazar Slytherin con gli altri fondatori, Joan s’imbatté in una scrittura che non aveva mai visto prima. Era spigolosa e sgraziata, come se chi l’avesse scritto volesse inciderlo sulla pagina. Dopo un paio di secondi riuscì a decifrare il messaggio, che recitava: “Morte ai Sanguemarcio”.
Fissò attonita Sanguemarcio, più disturbata dal fatto che qualcuno ne volesse la morte che dal fatto di non comprenderne il significato.
Si schiarì la voce alzando il volto dalla pagina del libro all’uomo che stava leggendo il giornale sul divano accanto a lei. Piton non rispose, troppo preso a leggere un articolo sulla Gazzetta del Profeta con espressione accigliata.
«Severus?» chiamò la bambina in un sussurro.
«Sì?» rispose l’uomo, distratto dalla lettura.
«Cos’è un Sanguemarcio?» chiese con la voce bassa per la soggezione, come se sapesse di pronunciare una parolaccia.
Piton alzò la testa di scatto, l’articolo aveva d’un tratto perso ogni attrattiva. Joan si disse che non avrebbe mai dimenticato l’espressione dell’uomo per tutta la sua vita. Per la prima volta vide un’ira sconfinata nei suoi occhi neri, le labbra pallide tirate sui denti come in un ringhio muto. Per la prima ed ultima volta Severus Piton le fece paura.
Ma fu un momento e passò.
«È una brutta parola» iniziò a spiegarle con difficoltà, non sapendo bene come proseguire o forse per lui era difficile parlarne con il groppo in gola che quella parola gli provocava sempre.
«Vuol dire Nato Babbano, non devi usarla perché è un brutto insulto. Dove l’hai letta, Joan?» allungò una mano verso la bambina, che gli diede il libro che una volta gli era appartenuto, indicandogli la scrittura quasi illeggibile.
«Mulciber» sussurrò pensoso Piton, riconoscendola.
«E perché vuole la loro morte?»
L’uomo si ritrovò senza parole davanti all’innocenza della domanda. Incespicò nei propri pensieri, esitando a lungo prima di parlare.
«Certe persone li odiano perché sono figli di Babbani.»
Gli occhi della bambina brillarono di confusione per un istante. Poi misurò ogni parola come Piton aveva fatto fino a quel momento.
«È diverso se si è figli di Babbani?»
Piton boccheggiò come colpito da uno schiaffo. Chiuse il libro tra le sue mani con un’espressione indecifrabile, si alzò e ripose nello scaffale del salotto il vecchio volume di testo, con movimenti lenti e misurati, come per prendere tempo. Joan non protestò nemmeno, troppo incuriosita dalla strana reazione di Severus, che le aveva dato le spalle perché non vedesse l’espressione sul suo volto.
Non lo aveva mai visto in quello stato. Qualsiasi cosa succedesse pensava fermamente che Piton avrebbe trovato le parole per ribattere ad ogni situazione in pochi secondi, ma si dovette ricredere mentre lo osservava sedersi stancamente sul divano. Nel silenzio la guardò, gli occhi neri si soffermarono prima sui suoi capelli, poi sugli occhi e infine si fissarono sul volto della bambina.
«Molti cercheranno di convincerti che è diverso, ma non credere mai a quello che dicono, Joan.»
Prese fiato per aggiungere qualcosa, aprì la bocca, ma non riuscì ad articolare nessun altro suono. Rivolse lo sguardo sul fuoco del camino per nasconderle i fantasmi del passato che abitavano i suoi occhi neri come la pece. Quando ritenne di aver ripreso il completo controllo delle proprie emozioni, la guardò di nuovo.
«Che ne dici se scartiamo i regali adesso?»
Osservò compiaciuto il sorriso che si aprì sulle labbra della bambina.
«Non dobbiamo aspettare la mezzanotte?»
Joan aveva parlato in tono insicuro, adocchiando l’orologio da parete che segnava le dieci di sera.
«Solo se ne hai voglia.»
Dopo un attimo di indecisione, la bambina annuì vigorosamente e sparì subito nella sua camera al piano di sopra.
Tornò stringendo tutti i regali a stento tra le braccia e li appoggiò, aiutata da Severus, sull’anonimo tavolo della cucina. L’uomo indicò il pacchetto marrone scuro e le chiese: «E quello che cos’è?»
Joan trattenne brevemente il fiato, cercando di interpretare il tono che aveva usato, ma senza riuscire a percepire nulla oltre alla sorpresa. Tutta orgogliosa, lo prese tra le mani e glielo porse con un sorriso enorme.
«È il tuo regalo!»
Severus rimase immobile a studiare l’ammasso informe di carta e scotch davanti a lui, per la seconda volta in breve tempo senza parole. Joan gli mise il pacchetto in mano, continuando a sorridere, felice di aver ottenuto l’effetto di stupore desiderato.
La bambina lo guardò finché lui non si decise a scartarlo. In pochi movimenti precisi tolse la carta marrone e si ritrovò tra le mani la penna d’oca striata. Si ricordò con un sussulto che l’ultimo regalo di Natale che aveva ricevuto risaliva al suo quinto anno ad Hogwarts.
Alzò lo sguardo su Joan, che snocciolò, impaziente: «Ti piace? Volevo prendertene un’altra ma non avevo abbastanza galeoni, però anche questa è bella, vero?»
«È perfetta!»
La bambina rimase estasiata da quel commento e i suoi occhi brillarono di gioia, quasi si dimenticò dei propri regali. Infatti dovette ricordarglieli Severus, con un: «Ora tocca a te, Joan»
Prese velocemente i due pacchetti e si avventò subito su quello di Severus, impaziente di vedere cosa fosse. Dopo qualche secondo di lotta con la carta colorata, riuscì a scartarlo e qualcosa di morbido le cadde fluidamente in grembo.
Era un mantello dai colori cangianti, ora verde smeraldo e ora di un verde cupo da far invidia allo stemma di Serpeverde.
Joan rimase senza parole, in ammirazione del regalo. Mai si sarebbe aspettata da Severus Piton un regalo del genere. Senza dare il tempo a suo padre di chiederle se le piacesse, si avventò su di lui, abbracciandolo con tutte le sue forze.
«È stupendo, Sev. Grazie!»
Piegò con cura maniacale il suo nuovo mantello, resistendo alla forte tentazione di provarselo in quel momento. Sentiva che il suo primo indumento da strega meritasse un’occasione speciale per essere indossato la prima volta.
Lo appoggiò con attenzione accanto a sé sul tavolo e prese in mano lo strano pacchetto che le aveva inviato Albus Silente in persona. Lo tastò prima di aprirlo, volendo indovinare cosa fosse, ma la forma spigolosa e la consistenza rigida non le furono d’aiuto.
Infine si arrese e lo scartò.
Guardò con aria sorpresa la piccola ciotola di legno intagliata con rune e simboli a lei sconosciuti. Notò uno strano liquido fumoso nella ciotola e la rovesciò per istinto, credendo che ne sarebbe uscito qualcosa; invece rimase attaccato al fondo di legno, senza perderne una goccia.
Rivolse uno sguardo interrogativo a Severus, le cui labbra si erano nuovamente fatte sottili e una contrazione alla mascella tradiva una qualche irritazione.
«È un Pensatoio, Joan. Sono molto rari e servono per custodire dei pensieri o dei ricordi che non vuoi avere in testa per un motivo o per l’altro. Inoltre li puoi visitare a tuo piacimento.»
Gli occhi della bambina si illuminarono di stupore, felice che quello fosse il suo primo oggetto magico. Poi li sollevò di nuovo su Severus e gli chiese, timida, porgendogli il Pensatoio: «Mi puoi far vedere come funziona?»
Piton fu sul punto di dire di no, poi qualcosa nello sguardo di Joan lo spinse ad acconsentire con un breve cenno d’assenso. Riuscì persino a fargli incurvare le labbra in un sorriso appena accennato.
Si portò la bacchetta alla tempia destra mentre la bambina lo osservava con interesse, come faceva sempre quando lo vedeva compiere una magia. Joan trattenne rumorosamente il respiro quando un filo argentato si staccò dalla sua pelle, rimanendo impigliato nella bacchetta.
Il mago lo accompagnò con un gesto fluido nel contenitore e lì si riversò come un liquido, diede una breve mescolata a quello che c’era nel Pensatoio e si rivolse alla bambina con un’espressione indecifrabile.
«Questa è la prima volta che ho conosciuto tua madre. Vuoi vederla?»
 Il fiato si mozzò nella gola di Joan. Severus le aveva parlato di sua madre solo una volta e lei si era sempre trattenuta dal chiedergli qualcosa, visto che quell’unica volta le era sembrato tormentato da qualcosa di non molto piacevole. Inoltre non aveva mai visto sua madre in nessuna foto perché Piton non ne possedeva.
Con un deciso cenno di assenso, Joan si immerse nei ricordi di Severus Piton per vedere per la prima volta il volto di sua madre. Quello fu il Natale migliore di tutta la sua vita.
 
*****
Eccomi qua, finalmente.
Scusate per queste due settimane di silenzio stampa, ma è stato un periodo di scarsa ispirazione. Qualcuno di voi chiederà: perché ora pubblichi il mercoledì? Semplice: ho deciso di pubblicare due volte a settimana! Una di mercoledì e una tra sabato e domenica. Fatemi sapere che ne pensate :D
Vi lascio con un'ultima questione. Volevo cambiare titolo a questa long, anche perché pensavo di chiudere la storia alla fine del sesto anno. Tranquilli, la trama andrà avanti anche al settimo (and beyond xD), però volevo fare due long separate, visto che cambierà completamente la struttura. Poi metterò tutte le storie di questa saga in un'unica raccolta, in modo che saranno facilmente reperibili. Non ho ancora deciso un titolo principalmente perché non sono molto brava con i titoli in generale, ma volevo avvisarvi per non farvi prendere degli infarti se non troverete più questa storia sotto questo titolo. Quindi vi consiglio vivamente di mettere la storia nelle seguite per evitare drammi del genere xD
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo sabato o domenica con il prossimo capitolo!
   
 
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