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Autore: eliseCS    09/05/2016    2 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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6 – Sbagliata
 
 
 
Finalmente poteva uscire.
Alla fine era passata una settimana da quando era stata ricoverata e non vedeva l’ora di poter tornare a casa.
 
Quando quella mattina il Medimago Robbins era venuto ad annunciarle che finalmente la dimettevano si sarebbe messa a ballare per la gioia: era stufa di stare tutto il giorno in quella stanza d’ospedale.
Se non altro la compagnia non le era mancata troppo.
Il Medimago passava spesso e volentieri a fare due chiacchiere con lei e a chiederle come stava, e i suoi genitori, nonostante avessero ripreso a lavorare dopo essersi assicurati che non avrebbe avuto nessuna ricaduta, passavano a trovarla il più spesso possibile.
Anche Nancy, un’infermiera, anzi, Guaritrice molto disponibile si era data da fare affinchè non si annoiasse troppo.
Era stata lei insieme al ragazzo, James, che aveva pazientemente cominciato a spiegarle come sarebbero andate le cose da quel momento in poi, chi era veramente e cosa sarebbe stata in grado di fare.
Ed Elise non era riuscita a fare altro se non ascoltarli, incantata da tutte quelle novità che parevano quasi irreali.
Lei, Elizabeth Charlotte Starlet, era una strega: sarebbe stata capace di compiere magie e incantesimi, preparare pozioni, forse volare su un manico di scopa, materializzarsi da un posto a un altro e, dulcis in fundo, avrebbe avuto una vera bacchetta magica tutta sua.
 
Non avrebbe potuto frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts perché ormai non ne aveva più l’età, ma James l’aveva subito rassicurata che sua zia, una certa Hermione, sarebbe sicuramente stata entusiasta di insegnarle i fondamenti, aggiungendo poi che anche lui l’avrebbe aiutata.
 
 
Ovviamente in quei giorni aveva anche avuto occasione di conoscere meglio il ragazzo che l’aveva salvata: il suo nome completo era James Sirius Potter.
Nome piuttosto ingombrante, soprattutto il cognome, visto che era figlio nientemeno che di Harry Potter, il Salvatore della seconda guerra magica.
Aveva un fratello, Albus, di un anno più piccolo, e una sorella che invece stava ancora frequentando l’ultimo anno di scuola.
La cosa che però l’aveva colpita di più era stato scoprire che James stesse studiando per diventare Guaritore, che alla fine dei conti era il corrispondente magico del più babbano infermiere.
Chissà, forse dopo aver studiato anche lei sarebbe potuta diventare una Guaritrice…
 
 
 
Era tutto pronto: le cose che i suoi genitori le avevano portato in quei giorni erano state stipate dentro un borsone e finalmente si era potuta togliere la camicia da notte a favore di jeans e maglietta.
Il Medimago Robbins aveva accompagnato lei e i suoi genitori fino alla hall prima di salutarla e tornare indietro al suo reparto.
James la stava aspettando vicino all’uscita con un sorriso stampato in volto.
“Allora, sei pronta?” le domandò.
“Lo puoi dire forte! Non vedo davvero l’ora di tornare a casa” rispose lei ricambiando il sorriso. “E comunque grazie di tutto, se non fosse stato per te…”
“Non serve che mi ringrazi” la interruppe lui notando il suo imbarazzo. “E poi non mi stavo riferendo al tornare a casa, non ancora…”
“Ah no?”
“No no. Non ho chiesto a mia madre di fare un’eccezione per la punizione solo per venire a salutarti…”
“Di che punizione stai parlando?”
“Lascia perdere, ti racconterò un’altra volta. Stavo dicendo… sei una strega, e ogni strega che si rispetti deve avere una bacchetta… Credo proprio che sia arrivato il momento di procurartene una: non vorrai mica continuare ad avere quelle crisi, no? Così quando avremo fatto potrò già insegnarti un paio di incantesimi semplici, così ti potrai già allenare…”
“…e nel caso non l’avessi capito sono stato incaricato di accompagnarti” aggiunse infine sorridendo ancora di più.
“Allora cosa stiamo aspettando?” esclamò lei entusiasta, gli occhi che le brillavano. “Andiamo!”
 
 
 
Uscirono dal San Mungo (“Non ci posso credere! Tutte le volte che sono passata davanti a questa vetrina e non mi sono mai accorta di nulla!”) e James cominciò a fare strada lungo la via affollata.
Era un bel pomeriggio e nonostante fosse ormai novembre il sole splendeva alto nel cielo quasi dimentico che a Londra giornate del genere erano più uniche che rare, soprattutto in quella stagione.
“E davvero si può trovare tutto a Londra?” domandò Elise alla fine della spiegazione di James riguardo il materiale che solitamente era richiesto per la scuola.
“Sì, se uno sa dove andare…” fu la sua misteriosa risposta.
 
Dopodichè trascinò gli Starlet dentro un locale: Elise fece appena in tempo a scorgere la sua insegna scura, Il Paiolo Magico, che già la porta si era chiusa alle sue spalle lasciando fuori il sole e la bella giornata.
Dentro l’ambiente era piuttosto tetro, ma la ragazza lasciò da parte le sue riflessioni per seguire James che era quasi già dall’altra parte della stanza.
Gli Starlet si affrettarono ad andargli dietro ignorando le occhiate incuriosite che i presenti gli avevano riservato al loro passaggio.
Uscirono dal pub da una porta sul retro e si ritrovarono in un piccolo cortiletto circondato da un solido muro di mattoni.
James sfoderò la bacchetta e fece segno ad Elise di avvicinarsi.
“Guarda anche tu, così la prossima volta saprai già come fare” le disse.
 
Elise annuì non poco dubbiosa: fare cosa?
 
Osservò attentamente il ragazzo mentre contava i mattoni al di sopra del bidone della spazzatura, unico elemento estraneo in quel cortile così spoglio.
“Tre verticali… due orizzontali… ecco, è questo!” disse infine il ragazzo colpendo un mattone tre volte con la punta della bacchetta.
Questo dapprima cominciò a vibrare, poi a contorcersi.
Al centro apparve un piccolo buco che nel giro di pochi secondi si allargò diventando abbastanza grande da far passare comodamente una persona molto alta e molto grossa.
“Benvenuta a Diagon Alley!” esclamò a quel punto James godendosi l’espressione stupita e affascinata di Elise.
 
 
La via lastricata e affollata superava di gran lunga quello che la ragazza si era immaginata quando James le aveva parlato di una strada con negozi per maghi.
La via principale era gremita di maghi e streghe indaffarati e dai lati sporgevano le insegne dei vari negozi che sormontavano le rispettive vetrine, allestite al meglio per attirare i clienti a compare la mercanzia.
C’erano cose che Elise non aveva mai visto, primi tra tutti i manici di scopa; negozi che vendevano qualunque tipo di cianfrusaglia e una grande farmacia con esposti fuori dei grandi fasci di erbe essiccate raccolti in calderoni arrugginiti.
James riuscì a trascinare via Elise dal Serraglio Stregato e dall’Emporio del Gufo cogliendo l’espressione degli Starlet al pensiero che la figlia avesse potuto compare un gufo, ma fallì miseramente nel replicare il gesto quando passarono davanti alla libreria il Ghirigoro.
 
Probabilmente se la ragazza avesse già avuto la bacchetta sarebbe finito schiantato dalla parte opposta della strada, vista la forza con cui Elise si era diretta verso il negozio.
Con tutte quelle pile di libri alte fino al soffitto che sembravano restare in equilibrio beh, per magia, Elise non aveva voluto sentire ragione e si era fiondata all’interno del negozio.
In fondo aveva sempre adorato leggere, ed era curiosissima di vedere quali fossero gli argomenti di quei testi.
Quando finalmente riuscirono a staccare la ragazza da un pesante libro sugli antichi stregoni del passato (“Non mi dirai che sul serio quel libro ti incuriosisce? È una roba noiosissima, l’abbiamo fatta in Storia della Magia al secondo anno, credo...”) James le fece promettere che non si sarebbero più fermati da nessuna parte finchè non avessero preso la sua bacchetta: dopotutto era per quello che erano venuti.
E così Elise si ritrovò di nuovo a seguire il ragazzo cercando di guardarsi in giro il più possibile per non perdersi nulla.
 
Fu solo quando ci arrivarono davanti che lo notò: il negozio era l’unico a trovarsi all’ombra, e confronto a quelle che aveva visto fino a quel momento la sua vetrina poteva considerarsi praticamente vuota. L’unica cosa esposta era un cuscino color porpora dall’aspetto polveroso con appoggiata sopra una bacchetta magica –che funzionasse sul serio?- che sembrava potesse spezzarsi solo a guardarla da tanto era sottile.
Sopra la porta d’ingresso un’insegna in legno riportava il nome del negozio in sbiadite lettere d’oro: Olivander, Bacchette Magiche di Prima Qualità dal 382 a.C.
 
“È questo” rispose James alla muta domanda di Elise, dopodichè aprì la porta, la tenne aperta per far passare tutti, e alla fine entrò a sua volta.
Si diresse poi a passo deciso verso un bancone in legno massiccio collocato in fondo al locale per suonare un campanello d’ottone che vi era appoggiato sopra.
Lo scampanellio che ne seguì lacerò per un paio di secondi la quiete innaturale del negozio: non se n’era accorta subito, ma alla fine aveva notato che dentro il negozio non si sentivano i rumori della via, ed Elise avrebbe giurato che una cosa del genere sarebbe stata impossibile vista la folla di gente indaffarata che c’era.
Rinunciando a cercare di trovare del razionale in tutto ciò, anche perché forse non ce n’era, la ragazza ricominciò a fare quello che aveva fatto da quando aveva messo piede a Diagon Alley: guardarsi intorno.
 
Non potè infatti fare a meno di convenire con se stessa che l’atmosfera in quel locale potesse davvero essere considerata magica, con l’aggiunta di un tocco di mistero grazie alla penombra che vi regnava all’interno.
Ammirò affascinata i molteplici scaffali su cui erano stipate con cura tante scatoline dalla forma allungata, e un fremito di eccitazione la scosse quando si rese conto che evidentemente era in quelle scatole che erano conservate le bacchette.
 
Erano tantissime…
 
Aveva compiuto vent’anni da poco, ma si sentiva come se ne avesse avuti di nuovo dieci: felicissima e in trepidante attesa di fronte alla prospettiva di comprare un nuovo giocattolo.
Finalmente qualcosa si mosse nel retrobottega, e dopo qualche secondo un vecchietto uscì da dietro la lunga tenda accompagnato da un giovane che sembrava piuttosto nervoso.
Nervosismo che aumentò quando l’uomo lo riprese dicendo: “Timothy, ti avevo detto di andare avanti ad accogliere i clienti, riesco ancora a camminare da solo, sai?” “È un bravo apprendista, ma non so perché è sempre molto timido con le persone” spiegò poi rivolto ai presenti squadrando i loro volti uno per uno.
 
I suoi occhi si fermarono sulla figura di James che aveva ancora la mano appoggiata sul bancone.
“Signor Potter, bentornato. Ha forse qualche problema con la sua bacchetta?” domandò.
“In realtà  non siamo qui per la mia bacchetta, ma per la sua” rispose il ragazzo prendendo Elise per un braccio e facendola avanzare.
“Ah…” fu il commento di Olivander.
Elise si sentì non poco intimorita dalla profonda occhiata che le fu riservata: quegli occhi argentati mettevano davvero in soggezione.
Quando ebbe finito di scrutarla da capo a piedi l’uomo proseguì: “Temo di non aver mai avuto il piacere di fare la vostra conoscenza mia cara. Il che vuol dire che la tua bacchetta non è di mia produzione… ma non ti preoccupare, chiunque sia stato a fabbricarla sono sicuro che riusciremo a trovare una soluzione al suo problema…”
“Ora potrei vedere la bacchetta in questione?” domandò poi dopo una breve pausa visto che Elise era rimasta ferma.
“Io… io credo che abbia capito male, signore. Vede, il fatto è che…” cominciò la ragazza non sapendo bene come spiegarsi.
Fortunatamente James venne in suo aiuto: “Quello che Elise sta cercando di dirle è che ha bisogno di una bacchetta nuova
“Bastava dirlo subito! Sarà facile trovarne una. Se fosse così gentile da ricordare da quale legno e quale anima era composta quella che non avete più…” esclamò il mago sorridendo e facendo segno al ragazzo di tenersi prono per un’eventuale arrampicata sugli scaffali.
“No, credo che abbia capito male di nuovo Olivander. Siamo qui per comprare ad Elise una bacchetta nuova in tutti i sensi… la sua prima bacchetta…”
 
A quel punto Olivander guardò i due ragazzi come se gli avessero appena fatto uno scherzo di cattivo gusto.
“Che storia è mai questa? Badi che non tollero che ci si prenda gioco di me, signor Potter! Una strega senza la sua bacchetta per così tanto tempo? È semplicemente impossibile! Lo sa cosa succede se un mago non usa i suoi poteri così a lungo? Rischia di avere una crisi…”
“Una crisi da sovraccarico, sì, lo so. E infatti è così che Elise ha scoperto di essere una strega non più di una settimana fa…”
A quelle parole l’espressione di Olivander si raddolcì.
“Capisco… scusate per la mia reazione” disse in tono pacato. “Allora sarà meglio trovarle una bacchetta al più presto mia cara… Timothy! Vieni a prenderle le misure!”
 
Cominciando a sentirsi un po’ più a suo agio la ragazza osservò affascinata l’apprendista mentre incantava un metro a nastro in modo che prendesse le misure da solo.
Dalla spalla al gomito, dal gomito alla punta dell’indice…
“Che mano usa per impugnare la bacchetta signorina?” le domandò il ragazzo mentre il metro le stava misurando la distanza tra la punta del naso e il polso.
“Mmm… la sinistra” rispose lei dopo averci pensato un attimo.
“Oh, è mancina?”
“Sì…”
Olivander, che fino a quel momento si era allontanato per scrutare più da vicino alcune scatole di bacchette su dei ripiani in basso, tornò da lei domandando: “Il vostro nome, Elise, immagino sia un diminutivo. Potrei avere l’onore di sapere quello completo?”
“Certo, mi chiamo Elizabeth Charlotte Starlet, signore”
“Un nome importante…” borbottò il mago parlando tra sé e sé allontanandosi di nuovo.
“Credo che così possa bastare Timothy” commentò infine, e il ragazzo si affrettò a fermare il metro e a rimetterlo al suo posto.
“Bene, adesso possiamo cominciare” Olivander si sfregò le mani con fare soddisfatto per poi prendere dal bancone una scatola tra quelle precedentemente prese.
La aprì e porse il contenuto ad Elise.
Un po’ titubante la ragazza la prese e la strinse nella mano.
Non successe niente.
 
Prima di avere il tempo di chiedere spiegazioni il mago le aveva già strappato di mano la prima bacchetta rimpiazzandola con un’altra.
Accadde lo stesso con la terza, la quarta e la quinta.
Alla quindicesima Olivander si sentì in dovere di rassicurare la ragazza: “Non devi preoccuparti, troveremo quella giusta per te. Vedi, è la bacchetta a scegliere il mago, e ogni tanto può capitare che ci voglia un po’ di più per trovare quella adatta…”
Elise non aveva proprio capito cosa volesse dire, ma si sentì rincuorata nel vedere James che annuiva concordando con quanto il vecchio mago aveva appena detto.
 
Il mucchio di bacchette scartate appoggiate sul bancone continuava però a crescere inesorabilmente, e persino la ragazza ad un certo punto capì che doveva esserci qualcosa che non andava.
 
Successe senza preavviso: Elise aveva appena agitato in aria l’ultima bacchetta che Olivander le aveva passato, puntandola senza neanche rendersene conto contro un vaso di fiori secchi appoggiato verso il fondo del bancone.
Il vaso si ruppe con uno schianto schizzando acqua, fiori e frammenti di vetro in tutte le direzioni.
Il viso di Olivander assunse d’un tratto un’espressione preoccupata, e qualcosa disse ad Elise che non era per il vaso che aveva appena rotto, almeno non direttamente.
Anche l’apprendista aveva un’espressione incredula e persino James sembrava stupito… ma da cosa?
“Strano, molto strano…” commentò a quel punto il fabbricante guardando Elise.
“Scusi, ma cos’è strano?” chiese lei.
“Vedi mia cara, con le bacchette è o tutto o niente. Se la bacchetta ti sceglie, beh, te ne accorgi, se non è quella adatta a te invece non succede nulla. E strano perché non avevo mai avuto l’occasione di veder accadere una via di mezzo come quella di poco fa”
Elise annuì poco convinta: e allora?
“Se voleste scusarmi un attimo…” e il mago sparì nel retrobottega molto più agilmente di quanto chiunque avrebbe potuto aspettarsi.
Seguirono alcuni attimi carichi di tensione durante i quali i presenti non fecero altro se non guardarsi tra loro lievemente imbarazzati.
 
C’è qualcosa che non va
 
Pensò Elise, se lo sentiva.
 
Ma cosa?
 
Quando finalmente Olivander riemerse dal retrobottega non sorrideva, e portava tra le braccia due vasi di vetro simili a quello che Elise aveva appena rotto.
Ne sistemò uno dove prima c’era l’altro e porse una nuova bacchetta alla ragazza.
“Se volesse farmi il piacere di puntare a quel vaso… non ti preoccupare, poi si possono riaggiustare”.
Elise annuì e mosse la bacchetta in direzione del vaso come aveva fatto poco prima.
Altri frammenti di vetro volarono per il locale.
 
Nuova bacchetta, nuovo vaso… stesso risultato.
 
Olivander sospirò sonoramente: “Mi dispiace davvero signorina Starlet, ma temo che questo sarebbe il risultato che continueremo ad ottenere usando qualsiasi bacchetta del mio negozio… temo di non poterti dare quello per cui sei venuta…”
Le ci volle qualche secondo per registrare quello che l’uomo aveva appena detto e cosa avrebbe significato.
James fu più veloce: “Non è possibile, non ci credo! C’è una bacchetta per ogni mago, me l’ha spiegato lei quando ho comprato la mia: troveremo anche quella per Elise, dobbiamo solo continuare a cercare!”
“Mi dispiace signor Potter, sono desolato, è la prima volta che mi capita, ma qui non c’è niente per lei…”
 
 
 
***
 
 
 
Non poteva crederci.
Per un attimo aveva avuto un assaggio di un mondo nuovo e meraviglioso di cui avrebbe potuto far parte e adesso era tutto svanito.
James era stato troppo gentile per dirlo, ma lei aveva capito cosa significava quello che era successo nel negozio: se non hai una bacchetta non sei una strega, e quindi lei alla fine dei conti non lo era.
Sarebbe tornata alla sua normale vita facendo finta che nulla fosse successo, ma con quanta fatica?
 
Quando quella sera erano tornati indietro era rimasta impassibile per tutto il tragitto. Aveva salutato James con voce piatta vedendolo svanire davanti ai suoi occhi dopo che l’aveva salutata con un poco convinto “Allora… ci si vede. Ciao”.
Non aveva detto una parola fino a casa e una volta arrivata si era chiusa in camera senza voler uscire nemmeno per la cena.
 
E aveva pianto.
 
Era delusa e arrabbiata, soprattutto per il fatto di aver pensato di poter essere speciale: lei, che nemmeno i suoi genitori avevano voluto tenere?
 
Questo aveva pensato, salvo poi sentirsi in colpa nei confronti di Rupert e Diana che invece l’avevano accolta da loro trattandola sempre come fosse stata davvero figlia loro.
Non se lo meritavano.
 
Lei era speciale per loro con o senza magia, e se lo sarebbe fatto bastare.


















Salve!
Sono un po' in ritardo, ma meglio tardi che mai, no?
Un paio di appunti sul capitolo:
non so bene neanche io da dove sia saltata fuori l'idea per Timothy, inizialmente mi sembra di ricordare che avrebbe dovuto ricoprire un qualche ruolo nella storia solo che andando avanti le cose sono cambiate e adesso non avevo voglia di riscrivere il capitolo... Chissà che magari alla fine non salti di nuovo fuori.
La seconda cosa riguarda la scelta della bacchetta.
Lo so che nel film Harry manda all'aria mezzo negozio, ma nel libro quando prova le varie bacchette non succede mai nulla. Perciò ho deciso che il "non succede nulla" è normale, mentre la "via di mezzo" no.
Non mi sembra di aver dimenticato nulla, se qualcuno avesse altri dubbi non si faccia scrupoli a chiedere e io sarò ben felice di rispondere. Può essere che cose che sono chiarissime nella mia testa non siano altrettanto ovvie per chi legge... :P
Detto questo vi saluto, alla prossima settimana
E.

 
   
 
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