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Autore: The DogAndWolf    10/05/2016    2 recensioni
Joan Piton non è una ragazza come tutte le altre. Lei non ha mai frequentato Hogwarts e la sua esistenza sembra essere nascosta a tutto il mondo magico.
Ma allora perché ha scelto proprio il sesto anno di scuola di Harry per uscire allo scoperto?
E cosa c'entra Joan con i piani di Silente e con quelli di Voldemort?
Riuscirà a sopravvivere alla Seconda Guerra Magica?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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I pomeriggi si stavano facendo caldi e lunghi, annunciando l’entrata in scena dell’estate. I ragazzi si stavano godendo gli ultimi giorni prima del ripasso folle per gli esami, anche se molti studenti del quinto o del settimo anno si erano già rinchiusi nel castello a ripassare, approfittando della quiete per prepararsi ai G.U.F.O. o ai M.A.G.O.; Ginny Weasley non era tra quest’ultimi. Stava passando con Harry uno dei suoi rari e ultimi pomeriggi liberi prima degli esami.
Stavano ridendo felici, seduti uno accanto all’altra, indicando i tentacoli della piovra gigante che uscivano dall’acqua e cercavano di raggiungere qualche studente che aveva da mangiare per lei.
Ad un certo punto un movimento attrasse l’attenzione di Harry, allenato dal Quidditch.
Distinse chiaramente Joan passeggiare sul confine con la Foresta Proibita, probabilmente era appena uscita da lì, nonostante la distanza era inconfondibile con la sua camminata militare e il suo mantello verde dai colori cangianti.
Harry osservò rapito i capelli rossi di Ginny e i suoi occhi castani, rimpiangendo le sue prossime parole.
«Scusa un attimo, devo solo dire una cosa a Joan.»
 Si alzò sentendo che stava rubando dei momenti preziosi al proprio rapporto con Ginny, ma lei annuì decisa, conoscendo la situazione tra i due ragazzi. Harry le aveva infatti raccontato quanto gli pesasse il comportamento di Joan da quando aveva usato il Sectumsempra su Malfoy.
Ogni volta che era stata costretta a parlargli l’aveva fatto in tono incolore, una maschera rigida al posto del volto, tenendo il più possibile le distanze da lui. Harry non aveva insistito perché gli era sembrata in collera, con ogni probabilità con lui per aver utilizzato quell’incantesimo. Joan non era più uscita né con il gruppo di Harry né con Rebecca. Harry, Hermione e Ron avevano seguito il suo consiglio e la coinvolgevano la ragazza in molte uscite e passeggiate intorno ad Hogwarts, si fermavano spesso a parlarle anche quando era al tavolo dei Corvonero, lanciando sempre occhiatacce a Marietta Edgecombe come per sfidarla a dire qualcosa alla loro amica. Non era più successo: si limitava a girarsi dall’altra parte, senza nemmeno scambiare qualche commento malevolo con le proprie compagne. Qualunque punizione le avesse dato Vitious aveva funzionato splendidamente.
Comunque Joan non si era più avvicinata a lei e Harry non la sorprendeva nemmeno più a guardarla durante i pasti in Sala Grande. Sembrava tenere le distanze da tutti e il Grifondoro non capiva perché: in fondo l’episodio accaduto nel bagno dei maschi era stato provocato solamente da lui, quindi perché allontanare anche gli altri?
Costeggiò la Foresta Proibita, senza farsi vedere da Joan e, quasi correndo, riuscì a recuperarla, nonostante la sua camminata veloce, proprio quando svoltò nuovamente dentro alla Foresta. Prima che riuscisse a salutarla, lei si voltò in uno scatto felino puntandogli la bacchetta a pochi centimetri dalla faccia.
Harry sollevò istintivamente le mani, spaventato da quella brusca reazione. La sorpresa incrinò la maschera che aveva costruito per la prima volta da quando l’aveva trovato nel sangue di Draco.
Mentre Joan abbassava la bacchetta, il Grifondoro lanciò uno sguardo furtivo al lago, cercando Ginny. Notò che da quell’angolazione nessuno dal lago riusciva a vederli: nonostante i rami fossero radi riuscivano comunque a nasconderli.
«Non arrivarmi mai più alle spalle in quel modo.»
Harry abbassò le braccia, sentendosi stupido in quella posizione di resa, e studiò Joan. Era pallida, gli occhi neri scattarono per due o tre volte verso l’interno della Foresta prima che riuscisse a costringerli fermi in quelli verde smeraldo del ragazzo; non aveva ancora messo via la bacchetta, anche se era puntata al terreno, e si grattò con la mano sinistra l’avambraccio destro in un gesto nervoso o forse solo infastidito.
«Vuoi dirmi qualcosa?»
«Scusa.»
Gli occhi bui come pozzi senza fondo si strinsero sospettosi in quelli di Harry alla sua semplice risposta rauca, ogni traccia di nervosismo era già sparita e Joan si era nuovamente nascosta dietro quell’espressione rigida e immutabile.
Harry si schiarì la gola per combattere l’improvvisa secchezza della sua bocca e si sforzò di spiegarsi meglio, riprendendosi un poco dalla paura della minaccia di essere attaccato da Joan.
«Volevo scusarmi per aver ferito Draco Malfoy.»
Un sorriso appena accennato, sarcastico, che non le arrivò agli occhi comparve sulle sue labbra sottili.
«Ti scusi con me per quello che hai fatto a Malfoy? Non ha alcun senso.»
Il ragazzo cercò in tutti i modi di non mostrarsi alterato per come si stava comportando: sembrava decisa a rendergli la cosa quanto più difficile poteva.
«Volevo spiegarti che cosa è successo, Joan. Penso che tu debba saperlo.»
«E pensi che possa migliorare la tua situazione?»
Con una breve risata amara gli impedì di rispondere, gli voltò le spalle e concluse: «So già cosa è successo. Hai provato un incantesimo che non conoscevi e stavi per uccidere un tuo compagno.»
Harry si fece coraggio e le rivelò, prima che potesse andarsene: «Sì, ma non è tutto.»
Dopo un lungo sospiro quasi impercettibile, Joan si girò di nuovo verso di lui e ripose la bacchetta in tasca con un gesto fluido. Lo invitò a proseguire sollevando appena le sopracciglia, in attesa.
«All’inizio dell’anno ho trovato un libro di Pozioni Avanzate tra quelli usati. Il proprietario ci aveva preso molti appunti, tra questi c’erano anche degli incantesimi che non avevo mai sentito. Probabilmente li ha inventati lui stesso. Ne ho provati degli altri, ma quello era il solo di Magia Oscura.»
«E non c’era scritto nient’altro vicino a quell’incantesimo? Magari una descrizione di cosa facesse?»
Harry la osservò, ritrovando la speranza per il tono incalzante che aveva usato: tradiva l’interesse estremo che provava per quella faccenda.
«C’era solo scritto “Contro i nemici”.»
Joan annuì, sul volto un’espressione piatta e un sorriso tirato: «Era l’unico incantesimo con un appunto del genere?»
La giovane donna ascoltò la risposta affermativa di Harry, che già si era aspettata visto che aveva letto ogni singola pagina di quel libro molto attentamente.
«Ricapitolando… Hai provato delle magie scritte su di un libro di chissà quanti anni fa scritte da qualcuno che senza dubbio si appuntava questi incantesimi solo per se stesso. E non ti è nemmeno passato per il cervello di non prendere con leggerezza l’unica avvertenza che ha annotato?»
Harry arrossì violentemente per il tono che aveva usato Joan, sembrava che parlasse ad un bambino di cinque anni.
«Come potevo sapere che rischiavo di ucciderci qualcuno? Mi sembra un po’ riduttivo scrivere solo “Contro i nemici”!»
Con la risata fredda esplose anche l’ira che aveva cercato di tenere a bada in quelle settimane.
«Certo, perché dovevi preoccupartene? In fondo non è un compito che si addice al coraggioso e fortunato Harry Potter. Tanto tutti sono nati per aggiustare ogni tuo errore, vero?»
Anche gli occhi verdi di Harry brillarono di furia in quelli neri.
«Fortunato? Veder morire delle persone per un tuo errore secondo te vuol dire essere fortunati?»
Sembrava che Joan avesse aspettato proprio quel segnale per potersi sfogare completamente. Gli corse incontro e lo spinse contro un albero, tenendogli un braccio premuto sul petto in modo che non si potesse muovere. Dopo di quello iniziò a sputare veleno sibilando tra i denti digrignati.
«Non sei l’unico a soffrire per quelle morti, ci hai mai pensato nel tuo egoismo? Sei fortunato ad essere ancora vivo. Sei fortunato perché molte altre persone ti hanno protetto nel corso degli anni, salvandoti dalle conseguenze dei tuoi errori. E se non sei grato per quello che hanno fatto, sei solo un ragazzino viziato che dà per scontato tutto quello che ha.»
«Tutto quello che ho? Sono grato di essere vivo, ma posso contare su pochissime persone e vivo nel terrore di perderle tutte, una dopo l’altra, per colpa di Voldemort o di qualche altro mio errore. Ti sembra una vita tranquilla e senza nessuna preoccupazione di un ragazzino viziato?»
Joan gli premette ancora più forte il braccio sul petto con una spinta e Harry si chiese se volesse spezzargli delle costole, con il fiato mozzato in gola e gli occhi che gli luccicavano di lacrime di rabbia e rimorso, poi gli urlò a pochi centimetri dalla faccia: «Tu hai tutto!».
Si scostò con il respiro pesante, come se avesse corso i cento metri, allontanandosi di due passi, continuando a guardarlo con quegli occhi folli. Prima che Harry potesse recuperare la voce per farle presente di essere orfano, Joan parlò di nuovo, in un tono così basso che fece fatica a sentirlo, con un rancore corrosivo ben distinguibile nel suo volto: «Tua madre si è sacrificata per te, mia madre mi ha abbandonata appena sono nata, non ne so il motivo e non potrò mai chiederglielo perché è morta. Tuo padre è morto per te, il mio non sapeva che esistessi. I tuoi zii ti hanno accolto a casa loro per quindici anni, la famiglia Babbana che mi ha adottata mi ha restituita al mittente come se fossi un pacco con sopra l’indirizzo sbagliato. Hai trovato una casa, degli amici e una ragazza che ami ad Hogwarts, io qui mi sento un’estranea come in ogni altro luogo, non ho mai avuto degli amici della mia età e non posso nemmeno dichiararmi a chi amo. Tu sei stato al sicuro per tutta la tua vita, hai affrontato Voldemort e gli sei sempre sopravvissuto da quando avevi un anno. Sei amato e benvoluto dalla maggior parte del mondo magico, io ho unicamente mio padre e mi sento protetta e amata solo quando sono con lui. Hai tutto e nemmeno te ne accorgi.»
Dopo quella sfuriata iniziò a prendere boccate d’aria sempre più freneticamente, ma qualsiasi cosa facesse non riusciva a farle scendere nella gola. Guardò gli occhi di Harry, quegli occhi verde brillante così familiari, e la sua furia s’incendiò nuovamente, come un violento fuoco di ritorno.
Senza un’altra parola, si girò e iniziò a correre via, verso il centro della Foresta Proibita perché sapeva di aver appena fatto un errore imperdonabile. Non poteva esplodere così, non poteva mostrare tutto il suo risentimento verso Harry Potter, ma ormai era troppo tardi e doveva allontanarsi per non darsi modo di peggiorare la situazione.
Corse per una manciata di minuti, non osando prendere forma animale perché sentiva ancora nelle orecchie la voce del Grifondoro che chiamava il suo nome. Si andò ad accucciare contro un albero, sentendosi sfinita dopo tutta quella rabbia. I suoi pensieri riuscirono a raggiungerla dopo quella breve fuga e cominciò a piangere silenziosamente nella Foresta. Pianse così a lungo che si ritrovò a combattere una nausea crescente e faceva fatica a riprendere a respirare normalmente.
Allora iniziò a ripetersi mentalmente l’unico nome che riusciva a calmarla, come un mantra senza capo né coda. Lentamente funzionò e riuscì infine a regolarizzare la respirazione.
Quasi senza accorgersene si ritrovò a ripetere in un ultimo sussurro quel nome nel silenzio della Foresta, lo stesso nome che così tante volte l’aveva calmata durante le sue crisi più forti.
«Rebecca Raeburn.»

 
*****
Eccomi qua con il nuovo capitolo. Spero che questa Joan che si sbilancia molto di più su quello che vuole e che odia vi piaccia quanto piace a me scriverne :D
A mercoledì con il nuovo capitolo!
   
 
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