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Autore: mattmary15    12/05/2016    1 recensioni
Charles Xavier sa di non essere il solo con capacità fuori dal normale.
Erik Lehnsherr crede di essere il solo con un potere tanto grande e maledetto.
A Lena Pike hanno detto di essere l'anello mancante.
Una notte, sott'acqua, alla ricerca di un nemico comune, tre ragazzi straordinari s'incontreranno e legheranno il loro destino.
Questo destino li porterà verso la salvezza o l'apocalisse?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Raven Darkholme/Mystica
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eredità di Shaw'
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Capitolo II : Strane triangolazioni
 

Erik cominciava a capire quali intenzioni avesse avuto Shaw quando aveva cercato di prendere Lena tra le sue fila. Una ragazza scudo, con il potere di trasferire le emozioni sugli altri e vedere il futuro. Se mai un giorno avesse dato davvero corpo alla fratellanza dei mutanti che aveva in mente da quando aveva scoperto di non essere il solo uomo ad essere mutato, una creatura come Lena sarebbe stata davvero preziosa.
Ad ogni modo non era solo questo il motivo del suo interesse per lei perché ormai Erik doveva ammetterlo. Lena lo interessava. Indubbiamente la trovava bellissima. Ne era attratto fisicamente come un’ape dal miele. Inoltre il fatto che non avesse più potuto soddisfare ‘certe’ voglie da quando si era unito a Charles e alla divisione X come il professore amava chiamarla, aumentava il desiderio di avvicinare la ragazza in ogni modo possibile. Il problema con lei era che, al minimo tocco, Lena assorbiva le sensazioni delle persone con cui entrava in contatto ed Erik non voleva farle conoscere la natura delle sue emozioni come era accaduto sulla nave militare.
La vide allontanarsi dal gruppo ed entrare in casa con il suo pastore tedesco al fianco. Quel maledetto cane era la sua ombra, un altro ostacolo alla possibilità di rimanere solo con lei.
La seguì fino alla cucina dove la ragazza si stava versando un bicchiere d’acqua ghiacciata.
“Mi passi una birra?” le disse fingendo di essere lì per soddisfare la sete.
La ragazza gli allungò la bottiglia portandosi il bicchiere alle labbra.
“Grazie.” Disse Erik allungando un dito verso il tappo di metallo che si staccò dal collo della bottiglia per finire nel lavandino.
“Certo che le tue capacità hanno molteplici applicazioni!” disse Lena sorridendo.
“Sono a disposizione per qualunque applicazione tu voglia fare del mio potere!” rispose Erik sollevando la bottiglia come a voler brindare simbolicamente.
“A volte mi chiedo come tu e Charles facciate ad essere amici!”
“Devo ritenermi di nuovo offeso?”
“Mi riferisco al fatto che lui parla della sua mutazione definendola capacità e tu della tua definendola potere.”
“Tu quale delle due versioni preferisci?” chiese Erik azzerando la distanza tra loro e guardandola negli occhi.
“Non so ancora.”
Erik rise della risposta e preferì abbandonare quella posizione per scivolare al suo fianco. Shila ringhiò.
“Sta buona tesoro, va tutto bene.” Fece Lena carezzando il muso del cane.
“Non le sono simpatico.”
“Ma va’? Non credo che tu sia il tipo che va a genio alla gente Erik. Sarà per il tuo ‘potere’?” chiese la ragazza con fare allusivo. Erik rise di nuovo, questa volta di gusto.
“Sono abituato ad essere trattato da ‘diverso’.” Disse mostrando l’avambraccio sinistro su cui era tatuata una serie di numeri. Erik notò che Lena ne fu turbata. “Sulla nave hai detto che non ti piacciono i tedeschi.”
Lena carezzò di nuovo il pelo morbido di Shila.
“Ho sbagliato. Non tutti i tedeschi. Solo i nazisti.”
“Tu non eri neanche nata quando la guerra è finita. Come hai avuto a che fare con i nazisti?”
“Alcuni di loro sono scampati al crollo del Reich. Hanno continuato a fare cose orribili.”
“Schmidt ha ucciso tua madre?”
“Non personalmente ma sono state le sue azioni a condurla a morte. Quel giorno si è manifestato il mio potere. La prima persona di cui ho assorbito le emozioni è stata mia madre. Ho assorbito il suo dolore e la sua paura di morire.”
Erik posò la birra sul tavolo e le spostò una ciocca di capelli biondi dal viso facendo attenzione a non toccarle la pelle.
“Deve essere stato terribile.”
“Sì, anche se il sentimento più forte che ho assorbito è stato l’amore che provava per me. Non ha pensato ad altro che a mettermi in salvo.”
“Schmidt ha sparato a mia madre. Per tutto il tempo in cui lui le ha puntato la pistola addosso ha continuato a ripetermi che sarebbe andato tutto bene. E’ stato allora che ho imparato che il mio potere è alimentato dalla rabbia e che la vita è bugiarda.” Concluse Erik carezzandole i capelli.
“La vita non è bugiarda, Erik. Sono le persone ad esserlo.” Disse Lena posandogli una mano sul petto dove la stoffa le impediva di entrare in contatto con la pelle dell’altro.
“Io sono tutto tranne che bugiardo, Lena. Non avrai da me altro che verità. Anche quando non ti piacerà ascoltarla.” Disse Erik chinandosi quasi a respirare la stessa aria della ragazza. Allora sentì la mano di lei spingere sul suo petto.
“Erik, non posso. Non ora. Non sono capace di controllarmi. Le nostre menti si fonderebbero.”
“Possiamo lasciare che accada? Magari possiamo fondere anche i nostri corpi!” sussurrò Erik all’orecchio di Lena facendola arrossire. Un colpo di tosse li costrinse entrambi a voltarsi. Charles se ne stava gambe e braccia incrociate poggiato allo stipite della porta.
“Scusate, non volevo essere inopportuno.” Disse raggiungendo poi mentalmente Erik. “Che diavolo stai facendo?”
La risposta di Erik non tardò a formarsi nella sua mente.
“Niente di cui tu non sia già al corrente, amico mio!”
“Non è ancora in grado di controllare le sue capacità. Non potresti frenare i tuoi più bassi istinti fino a  quando sarà in grado di farlo?” gli chiese ancora mentalmente il telepate. Il suo sguardo divenne però duro e la cosa colpì Lena che capì che i due stavano comunicando senza parlare.
“Charles perché non dici apertamente quello che pensi?” disse lei allontanandosi da Erik e rimanendo equidistante fra i due.
“Non volevo essere scortese, Lena. Ho detto ad Erik che credo sia necessario che impari a governare le tue capacità prima che qualcuno si faccia male. Un attacco psichico può uccidere quanto un proiettile, anzi può essere anche peggio.”
“E chi le insegnerà? Tu professore?” fece Erik divertito riprendendo la bottiglia di birra.
“Smettetela voi due. Mi insegnerai, Charles?”
“Se lo vorrai, sì.”
“E tu Erik, mi insegneresti a controllare lo scudo? Sott’acqua vi ho quasi persi. Dovrebbe funzionare come il tuo magnetismo.”
Erik annuì.
“Allora è deciso. Vieni Shila, ti do da mangiare.” Disse Lena armeggiando con alcuni tiretti della cucina.
Erik guardò Charles negli occhi indicandogli che aveva ancora qualcosa da dire solo a lui.
“Guarda che ho capito che ti piace, sai. La cotta per Moira è già passata?”
“Non dire sciocchezze. Voglio solo aiutarla a superare i suoi problemi. Questo è quanto. Tu piuttosto, non stavi corteggiando Raven?”
“Ma per favore! Tua sorella non ha occhi che per Hank!”
“E Lena cos’è? Un ripiego?”
Gli occhi di Erik si strinsero a due fessure. Quelli di Charles ressero il confronto per un attimo poi si  allentarono in un’espressione più distesa.
“Amico mio, perdonami. Cercavo solo di proteggere entrambi. Proteggere te dal potere di Lena e Lena dalle tue emozioni forti. Fa ciò che ritieni opportuno, non mi metterò più in mezzo.”
Erik percepì la mente di Charles allontanarsi dalla sua.

Charles si chiuse la porta della sua camera alle spalle e sospirò. Era stanco. Anche se non lo dava a vedere. Da giorni Hank stava utilizzando le sue doti per attivare Cerebro la macchina in grado di trovare altri mutanti come loro. La cosa lo sfiniva ma non voleva fare preoccupare Moira, Raven o Hank. Inoltre non voleva darlo a vedere ad Erik che più volte lo aveva esortato a non sottoporsi a quegli esperimenti.
“Riconosco una cavia quando ne vedo una!” gli aveva detto la prima volta che Charles aveva usato Cerebro.
Si buttò sul letto ma le voci degli altri nella sua testa non lo lasciavano riposare. Lui sapeva quale fosse il motivo di quella invadenza incontrollata. Lena.
Se la ragazza si trovava in un certo raggio d’azione da lui, Charles percepiva sempre quella specie di strana sensazione che ultimamente gli dava un leggero mal di testa permanente. Charles sapeva che Lena non lo faceva di proposito. Semplicemente lui, che era più sensibile di tutti gli altri, entrava costantemente in risonanza con l’empatia della ragazza. E la ragazza era come uno specchio. Era inconsistente e gli rifletteva contro il suo stato d’animo. Così Charles si ritrovava in testa non solo le presenze di tutti coloro che erano nei paraggi ma non riusciva a tenerle fuori a causa della capacità di Lena. Sarebbe impazzito di li a breve.
Sentì bussare alla porta. Non aveva bisogno di aprire per sapere che si trattava di Moira. Di nuovo pensò alle parole di Erik.
“La cotta per Moira è già passata?”
Si alzò dal letto e andò ad aprire.
“Scusa il disturbo Charles, Hank ha bisogno di te. Ha convinto Lena a sottoporsi a Cerebro.”
A quelle parole lo sguardo del telepate si fece preoccupato e la seguì.
All’interno della macchina trovò Hank, Lena che fissava l’apparecchiatura ed Erik che lo guardò torvo in viso. Gli lesse i pensieri.
“Falle cambiare idea. Non mi va che le metta quel coso in testa. Ho visto l’effetto che fa su di te! E non mi piace!”
“Hank, Lena, fermatevi per cortesia. Cos’è questa storia?”
“Ah, Charles. Pensavo che se Lena riesce a proiettare lo scudo a qualche metro da se stessa, usando Cerebro che amplifica le sue capacità, potrebbe proiettarlo a kilometri da lei. Pensa, in caso di un’eventuale attacco di Shaw potrebbe difenderci tutti!”
“O ucciderci tutti! O comunicare al nemico la nostra posizione.”
Lena si fece scura in volto e Charles si affrettò a carezzarle i capelli.
“Credo che tu non sia ancora pronta. Non potremmo posticipare questa cosa a quando sarai più forte?”
Lena annui e lasciò il casco nelle mani di Charles sfiorandogli involontariamente le dita. A quel contatto Charles sentì i sentimenti di preoccupazione per Lena scuoterlo e fluire verso di lei. Provò a fare resistenza ma lei glieli assorbì tutti lasciandolo nudo ai suoi occhi che si fecero improvvisamente lucidi. Le loro mani si staccarono e Charles si sentì cadere all’indietro. Erik fu subito alle sue spalle per afferrarlo.
“Charles scusa!”
“Non è niente. Non sei stata tu. Sono solo un po’ stanco.”
“Invece è colpa mia! La mia sola presenza ti affatica!”
“Di che diavolo sta parlando?” chiese allora Moira che era evidentemente in pena per Charles.
“Di niente!” intervenne di nuovo Charles “Si preoccupa troppo, è la sua capacità a farle dire queste cose. Sto bene.” Erik lo issò sulle sue gambe e guardò di nuovo Lena. La ragazza ricambiò un istante il suo sguardo e corse via.
“Non lasciare che vada via!” L’esclamazione di Charles arrivò dritta nella testa di Erik che gli rispose nello stesso modo.
“Sei sicuro di star bene?”
“Vai, ti dico. Riportala indietro.” Erik si voltò e corse dietro a Lena. La raggiunse che era quasi al cancello dell’edificio.
“Lena,” urlò “fermati! Charles sta bene e non vuole che tu vada via!” La ragazza non si fermò. Erik mosse una mano e il pesante cancello della divisione mutanti della CIA si mosse in avanti e si chiuse. Lena ne afferrò un lato e provò a tirare verso di lei. In tutta risposta il chiavistello scattò sigillando l’apertura.
“Lasciami andare Erik! Tu non capisci!”
“Allora spiegami ma sappi che sono duro di comprendonio.”
“Charles è un telepate, io sono empatica. Siamo incompatibili!”
“Buon per me!” esclamò l’uomo. Lena sorrise nervosamente.
“Hai visto che è successo di là?” chiese indicando con una mano l’edificio alle spalle di Erik.
“Sei stata tu a far stare male Charles?”
“Sì. L’ho a malapena sfiorato e gli ho rimbalzato addosso tutti i pensieri che lui poteva percepire in quel momento. Su di lui funziono come uno specchio. In genere non mi succede. Voglio dire, riesco a gestire questa cosa, le mie emozioni. Quando però sono con Charles, il mio potere si amplifica. E lui si indebolisce.”
“Non mi sembra niente di irreparabile,” disse Erik incrociando le braccia “ Charles pensa che si possa gestire e credimi, lui ne sa di certo più di te. Ora fammi la cortesia di tornare dentro.” Lo sguardo di Lena si fece triste.
“Erik, davvero, non posso.” L’uomo fece qualche passo verso di lei.
“Cosa c’è che non vuoi dire?” Lena sollevò il viso, gli occhi peni di lacrime.
“Lui non può vedere dentro di me ma io posso assorbire i suoi sentimenti. Charles è troppo buono.”
“Questo lo so anche io che non sono un telepate. Cos’è che non dici?”
“Se resto qui, Charles morirà.” Erik perse il suo sorriso sfacciato.
“E’ una tua paura o hai visto il futuro?”
“L’ho visto.”  Erik s’incupì mosse due dita e il chiavistello del cancello scattò lasciando che lo stesso si aprisse un poco.
“Forse stai mentendo, forse vuoi semplicemente scappare da quello che provi per Charles ma io non rischierò la sua vita per trattenerti.” Lena sgranò gli occhi.
“Non sto mentendo e non provo niente per Charles!”
“Sbaglio o ci eravamo intesi sul fatto di non dire bugie?”
“L’ho appena conosciuto!” esclamò lei allargando le braccia.
“Anche io ti ho appena conosciuta ma questo non mi impedisce di provare qualcosa per te.”  Erik allungò una mano verso di lei. Lena fece un passo indietro.
“Non posso, Erik.”
“Non te lo chiederò di nuovo”, fece lui rimanendo immobile. Lei sollevò un braccio fino a che le dita della sua mano non sfiorarono quelle di Erik. In quel momento tutte le emozioni del tedesco confluirono in lei e Lena percepì qualcosa di diverso da quello che aveva sentito in Charles.
Se le emozioni di quest’ultimo erano un turbinio di preoccupazione, desiderio di protezione e dolcezza, da Erik le giunsero passione, complicità e un intenso senso di malinconia per un sentimento di affetto che non era più stato in grado di provare da molto tempo. In fondo a tutte quelle emozioni, ebbe una visione di Erik solo e disperato. Allontanò immediatamente la mano da lui.
“Hai un quadro più ampio ora?” disse lui sorridendo di nuovo.
“Mi stai chiedendo di scegliere tra te e Charles?”
“Hai appena detto di non provare niente per lui.”
“Se è per questo non provo niente neppure per te!” disse lei nervosamente.
“Allora resta. Pensa a te stessa. Là fuori sarai di nuovo sola. Che farai? Ti rimetterai alla ricerca di Shaw? Una volta Charles mi ha detto che lui ha degli amici e che anche a me avrebbe fatto comodo averne. A te no?”
“Disperatamente, ma non voglio che ciò accada a discapito di Charles.”
“Difenderò io Charles, te lo prometto.”
“Anche da me?”
“Soprattutto da te!” disse lui ridendo.
“E’ una promessa?”
“E’ una promessa.”
Lena camminò verso di lui e lo superò tornando verso la casa. Erik si voltò a guardarla e sospirò. Si era esposto più di quanto avesse mai fatto prima. Era riuscito a trattenerla ma, in cuor proprio, sapeva che Lena era rimasta per Charles. La vide sparire dentro l’edificio e decise di tornare dal suo migliore amico.

Charles aprì gli occhi e vide Moira appisolata sulla poltrona accanto al suo letto. Evidentemente, dopo averlo accompagnato nella sua camera, non era più andata via.
Si mosse appena e lei si svegliò.
“Come ti senti, professore?” chiese lei usando quell’appellativo per prenderlo teneramente in giro.
“Bene e non avresti dovuto restare qui. Perché non vai a riposare? E’ ancora buio.”
“Magari hai bisogno di qualcosa. Resto.”
I pensieri di Erik che erano dietro alla sua porta lo raggiunsero in quel momento.
“Mandala via, ho bisogno di parlare con te.” Charles avvicinò due dita alla tempia destra e si concentrò su Moira.
“Lo vedi da te che non ho bisogno di nulla. Tu invece sei stanca e vuoi dormire un po’. Domani hai una lunga giornata in ufficio.” Per un momento, gli occhi di Moira si fecero vacui poi la donna si allontanò da lui e si alzò.
“In fondo non credo che tu abbia bisogno di qualcos’altro per stanotte. In effetti mi sento un po’ stanca e domani ho una giornata difficile ad attendermi. Credo che andrò a dormire.”
“Buonanotte, Moira.”
“Buonanotte, Charles” disse lei lasciando la stanza. Erik vi entro qualche istante dopo.
“Un potere splendido il tuo! Faresti a cambio col mio?”
“Non dici sul serio,” rispose Charles che aveva letto i pensieri dell’amico.
“Devo parlare o hai già letto tutti i miei pensieri?”
“Mi sono solo assicurato che Lena non sia andata via.”
“No, non è andata via.”
“Perché tu le hai rivelato i tuoi sentimenti!” esclamò Charles sorpreso e contrariato.
“Non direi. Piuttosto ho fatto leva su quelli che prova per te.”
“Non essere ridicolo!” esclamò ancora Charles “Siete attratti l’uno dall’altra come le api col miele!”
“Non è per questo che sono venuto a parlare con te”, fece Erik cambiando argomento.
“Lo so. Vuoi sapere se è vero che può uccidermi con le sue facoltà.”
“Odio quando fai così! Non possiamo avere una conversazione normale?”
“Vuoi avere una conversazione normale con uno che legge nel pensiero più velocemente di quanto non apra bocca?”
“Sforzati perlomeno!” Charles rise.
“D’accordo. Chiedi pure.”
“Può davvero ucciderti?”
“L’empatia di Lena non è fatta per uccidere. Tuttavia, se sollecitata improvvisamente, se le emozioni che la raggiungono sono molto forti, probabilmente potrebbe trasformare la sua capacità in una specie di attacco psichico. Non credo che sia in grado di indirizzarlo in modo tanto preciso da uccidere.”
“Lei ne è convinta. Evidentemente le emozioni che le hai trasmesso quando vi siete toccati erano molto, come dire, intense!” rispose seccato Erik. Charles sorrise.
“Non fare l’offeso. Al massimo siamo pari!”
“Credevo ti piacesse Moira!”
“Credevo ti piacesse Raven!” Erik mise le mani sui fianchi.
“Abbiamo già avuto questa conversazione. Voglio solo sapere se può ucciderti.”
“Amico mio, in questo momento io percepisco i pensieri di tutte le persone presenti nell’edificio. Ora controllo gli effetti che questo ha sulla mia mente. Riesco a tenerle separate da me. Tuttavia se, come accaduto oggi, Lena li assorbisse da me e me li rimbalzasse contro, non sarei in grado di proteggere la mia mente. Oggi non mi ha ucciso e non credo potrà farlo finché ci troviamo in un ambiente protetto ma non so cosa accadrebbe se succedesse in una piazza affollata o ad una fiera. Non so ancora quanta energia psichica posso controllare. Non ho mai provato a farlo.” Erik sospirò.
“Capisco. Voglio farti un’ultima domanda.”
“Chiedi pure.”
“Shaw è come lei? E’ per questo potere che non riesci a sentire i suoi pensieri?” Charles scosse il capo.
“No. C’è una telepate con lui che mi blocca.”
“Pensi che riusciremo a trovare un modo per farti coesistere con Lena?”
“Penso che non mi ucciderà, se è questo che vuoi sapere. Non sto leggendo i tuoi pensieri quindi domanda.” Erik rise e parlò.
“Se i tuoi sentimenti per lei sono forti, come farai a proteggerti da essi?”
“Non credo che rinchiudere il proprio cuore nel freddo metallo sia la soluzione per non perderlo, Erik. Non saranno i miei sentimenti per lei ad uccidermi. E c’è un’altra cosa. Non mi farò avanti perché lei ti piace molto.”
“Continuerai a ficcanasare dove non devi per il resto della mia vita?”
“Se me lo permetterai.”
“Non te l’ho mai permesso, Charles.” Disse il tedesco ghignando e voltandosi per lasciare la camera.
“Buonanotte, Erik.”
“Buonanotte, Charles.”
Erik lasciò la stanza dell’amico sapendo che aveva ragione. Aveva permesso a Charles dal primo momento in cui lo aveva conosciuto, di entrare nella sua mente e di parlare al suo cuore. Lo aveva accettato sin da quel momento in cui sott’acqua aveva accettato il suo consiglio di lasciare andare il sottomarino di Shaw. Era confortante sapere che qualcuno conosceva il suo dolore, la linea dei suoi pensieri. Sorrise pensando che Charles probabilmente stava apprendendo anche quello di lui. Sorrise e gli augurò di andare all’inferno.

  
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