Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
Segui la storia  |       
Autore: crazy lion    14/05/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 17.

NON UN BAMBINO, MA DUE

Alla fine di giugno, Demi ricevette una telefonata al numero di casa. Era mezzogiorno. Era ancora a letto a quell'ora, ma, seppur controvoglia, si alzò per andare a rispondere. Pensò che fosse sua madre: la sera prima aveva trovato un messaggio sul cellulare con il quale la donna le chiedeva come stava e perché, da qualche tempo, non si faceva più sentire, ma Demi non aveva risposto. La sera non aveva voglia di parlare, ecco tutto. Quando usciva con gli amici si animava, ma nonostante ora fosse più forte, le sue serate erano ancora tristi e a volte, quando si sentiva molto male, piene d'angoscia.
"Pronto?"
Si sorprese nello scoprire che a chiamarla era Holly.
"Ti ho svegliata?"
"Ero a letto, ma non stavo dormendo, tranquilla."
"Come è andato quest'anno e mezzo nel quale non ci siamo sentite?"
Demi non voleva mentire, così le raccontò tutto: le sue emozioni, i momenti difficili e quelli più facili, le giornate nelle quali si era immersa nella solitudine fino ad annegarci e il sostegno che la sua famiglia e gli amici le avevano dato, perché non l'avevano mai abbandonata.
"Mi dispiace di non essermi più fatta sentire per quasi due anni" le disse Holly, "ma finalmente potresti riuscire ad adottare un bambino!"
"Davvero?" chiese Demi, eccitata. Non le sembrava possibile. Forse era un sogno, uno di quelli così belli che sembrano reali, ma non lo sono e quando ci si sveglia e lo si scopre, ci si sente strani, si provano sensazioni che è difficile spiegare e si pensa:
Sarebbe stato troppo bello per essere vero.
"Certo! Potresti venire nel mio ufficio?" le chiese la donna.
No, non era un sogno, era la realtà! A Demi si illuminò il volto.
"Quando?"
"Subito."
"Arrivo. Intanto potresti darmi qualche informazione…"
"Ti spiegherò tutto quando arriverai qui, non ti preoccupare" disse e riattaccò.
Quando chiuse la telefonata, Demi chiamò Selena, la quale stava lavorando. Le raccontò ciò che era successo.
"Non so cosa aspettarmi" disse.
Continuava a camminare avanti e indietro per la casa sfregando la mano libera sui vestiti.
"Non essere così agitata. Vai e stai a sentire quello che ti dirà!"
"Per te è facile parlare" disse sospirando.
"Se ti dicessi di agitarti ti sarei di aiuto?" le chiese, parlando sempre con dolcezza, per farle capire che non sapeva come altro darle una mano.
Demi pensò che Selena aveva quasi sempre ragione.
"No. Va bene, andrò e vedrò."
"Fammi sapere eh?"
"Sì, certo. Grazie per esserci sempre per me, Selena."
"Figurati! Ora ti saluto Demi, devo lavorare. Buona fortuna!"
"Ciao, grazie ancora."
La ragazza ritornò in camera, si vestì e, qualche minuto dopo, entrò nell'agenziaper le adozioni impaziente, eccitata e allo stesso tempo agitata. Si sedette e sfogliò una rivista senza prestarvi molta attenzione, continuando a girare le pagine per passare il tempo, che sembrava scorrere troppo piano.
Holly la fece entrare dopo circa venti minuti.
"Scusa il ritardo" le disse, "avevo una coppia con la quale parlare."
"Non preoccuparti, non avevo niente da fare." Si sedette sulla sedia che aveva sempre usato e aggiunse: "A proposito, ti voglio raccontare una cosa."
Spiegò anche a lei di essere andata ad un adoption party molto tempo prima e che ci era stata trascinata.
"Hai fatto bene ad andare via" le disse Holly. "Quelle sono feste organizzate da alcune agenzie, ma la nostra non le ha mai fatte e non le farà mai. Io sono fermamente contraria agli adoption parties, che fanno soffrire molto i bambini, ma tantissime persone sono favorevoli."
L'assistente sociale fece un momento di pausa e poi continuò, decidendo di cambiare discorso e arrivare al motivo per il quale l'aveva fatta venire:
"Non sei cambiata, Demi. Vedo in te quella speranza che leggevo nei tuoi occhi quando ti ho parlato la prima volta, a dicembre 2015."
"Quanto tempo" sospirò la ragazza.
"Già, sono passati due anni e mezzo dalla prima volta nella quale abbiamo parlato, ma ritieniti fortunata. Ci sono coppie che, purtroppo, aspettano ancora di più. Sei stata forte e coraggiosa. Sai che in California ci sono cinquantacinquemila bambini in affidamento?"
"Cinquantacinquemila solo qui?" chiese Demi, stupita.
"Sì e molti di loro possono essere adottati."
"Quindi tu mi stai dicendo che c'è un altro bambino."
"Sì. Te ne avevo parlato poco fa."
"Sì, lo so," sussurrò sentendosi un'idiota, "è che sono molto nervosa e, quando mi succede, tendo a dimenticarmi le cose. Scusa" disse, mentre le sue gote arrossivano per l'imbarazzo.
"Non ti preoccupare. Ognuno ha il proprio carattere e i suoi modi di fare."
"Parlami di quel bambino."
"Al momento la nostra agenzia segue dieci bambini in affidamento i cui genitori hanno perso la patria potestà. I loro parenti non possono prendersene cura o perché troppo anziani, o perché non sono più in vita. I bambini si trovano molto bene con le famiglie, ma i genitori affidatari non stanno pensando di adottarli. I bimbi vanno dagli zero ai dieci anni e alcuni hanno bisogni speciali o sono gruppi di due o tre fratellini che devono, giustamente, essere adottati insieme. Se tu accettassi di incontrare un altro bambino e di adottarlo, questi ti verrebbe dato in affidamento e se tutto andasse bene, dopo sei mesi circa, l'adozione sarebbe finalizzata in tribunale. In particolare, tra questi dieci ce ne sono due che hanno bisogno di una famiglia in maniera più urgente degli altri, in quanto la loro situazione è molto delicata."
"Holly?"
"Sì?"
"Non andrà come l'altra volta, vero?" chiese Demi, preoccupata.
Non voleva soffrire come aveva fatto un anno e mezzo prima. Era stata molto dura, orribile e lei non sapeva se avrebbe avuto la forza psicologica e fisica per rivivere tutto un'altra volta.
"Ovviamente non posso garantirlo al cento per cento, ma per quanto riguarda queste due bambine, lo vedo davvero poco probabile."
"Cosa intendi dire con "situazione delicata"?" domandò la ragazza, concentrandosi ora su ciò che Holly le aveva detto e dimenticando le sue preoccupazioni.
"Abbiamo due bambine afroamericane che si trovano da tre mesi e mezzo in affidamento. Hanno cambiato tre famiglie perché la bimba più grande è violenta, ha delle crisi isteriche, se così si possono definire. I genitori sono stati uccisi da un uomo che ora si trova in prigione. I vicini erano riusciti a bloccarlo quando sono accorsi dopo aver sentito le urla delle bambine, hanno chiamato la polizia e lui è scappato, ma è stato preso subito. Le bambine sono state portate in ospedale. Avevano alcune bruciature causate, si è scoperto successivamente, da una sigaretta che l'uomo ha usato per scottarle premendola più volte con forza. Ora hanno delle cicatrici sul volto. Nonostante siano state curate bene, i medici non sono riusciti a fare in modo che non restassero loro i segni di quella violenza. Dopo le cure necessarie, i poliziotti hanno chiamato me. Io sono andata a prendere le bambine in ospedale. A quanto la polizia mi ha riferito in seguito, il killerera pieno di sangue che è risultato essere quello dei genitori delle bambine. Quando è stato portato in centrale per essere interrogato, ha detto di aver ucciso quelle persone perché erano di colore e che lui odiava quelli come loro. aggiungendo che, se avesse potuto, avrebbe ucciso anche le bambine e avrebbe continuato così, ammazzando altre famiglie, non solo di colore ma anche provenienti da altri Paesi. A quanto ha fatto capire ai poliziotti, lui credeva che in America potessero vivere solo gli Americani e che tutte le altre "razze", come le chiamava, andassero eliminate. Il suo DNA è stato trovato sull'arma del delitto - una pistola - e, come ti ho detto, la bambina più grande ha assistito all'omicidio assieme alla sorellina. L'ha detto quel killer pazzo, ma anche la piccola l'ha raccontato ai poliziotti. Non ha più parlato dal giorno della morte dei suoi genitori, ma l'ha scritto ed è stato grazie a lei e alla testimonianza dei vicini se l'uomo è stato condannato. È rimasto un po' in custodia preventiva e poi ha subito un processo che è durato alcuni mesi. L'avvocato che lo difendeva ha provato a dimostrare che si era trattato di un incidente, ma il killer, anche se all'inizio l'aveva ammesso - dicendo quindi il contrario di ciò che aveva raccontato ai poliziotti -, ha ritrattato e ha spiegato che il suo obiettivo era stato quello di uccidere. A seguito di una perizia psichiatrica è stato ritenuto capace di intendere e di volere. La seconda e la terza famiglia affidataria hanno assistito alle varie udienze e, come potrai immaginare, sia per loro che per le piccole questo è stato un periodo molto stressante. La minore è ancora troppo piccola per capire, ma indubbiamente ha percepito la tensione. La più grande avrebbe potuto testimoniare, ma da tempo non ricordava più niente di quanto accaduto, più o meno da dopo aver raccontato ogni cosa alla polizia. A causa dello shock prima aveva smesso di parlare e poi, probabilmente realizzando appieno quanto successo, la sua mente si era voluta difendere dal dolore non rammentando nulla anche se, a quanto dicono i vari psicologi che la piccola ha visto, i ricordi sono sotto la superficie, basterebbe lavorarci ma ora non è pronta ad andare in terapia, non adesso che non ha ancora una stabilità familiare. Proprio qualche giorno fa il giudice ha letto la sentenza: ha dato al killer l'ergastolo perché non solo ha commesso un duplice omicidio, ma l'ha fatto per motivi razziali e in più ha torturato le bambine. Non dovrei dare opinioni personali in merito, ma sono felice che si trovi dietro le sbarre. Quello è il posto dove merita di stare un bastardo come lui."
Demi ascoltava, registrando tutte quelle informazioni e odiando il verme schifoso che aveva compiuto un tale abominio. Holly aveva ragione a chiamarlo così. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di controllare la nausea che iniziava a sentire. Le sembrava di avere una bolla nello stomaco, che diventava sempre più grande e le arrivava in gola. Holly sembrò accorgersi del suo disagio e smise di parlare. La guardò e le chiese:
"Tutto bene? Se vuoi mi posso fermare e continuiamo più tardi."
"No, vai avanti, per favore. Il giudice è stato gentilissimo ad andare a casa dela famiglia affidataria."
"Sì, non tutti l'abrebbero fatto."
"La bimba più grande ha sempre scritto da allora? Non ha imparato il linguaggio dei segni?"
"No, scrive e basta."
"Posso chiederti il perché? Non sarebbe stato meglio insegnarle quella lingua?"
"Penso di sì, ma credo che, siccome sapeva già scrivere nonostante fosse piccola, le risultasse più semplice continuare a quel modo e l'assistente sociale che segue il suo caso, assieme alle varie famiglie affidatarie, ha ritenuto che la cosa migliore, per la piccola, fosse proseguire a scrivere."
"Capisco. Voglio sapere cos'è successo alle bambine e come stanno ora" disse Demi, ritrovando un po' di forza.
"Le ho portate in una casa famiglia e, dopo un paio di settimane, avendo scoperto che non avevano nessun parente in vita, le ho date in affidamento ad una famiglia. Ho parlato spesso con il Capo della polizia, una donna molto competente, la quale mi ha riferito che i vicini di casa hanno detto che entrambe le piccole erano molto vivaci e che la più grande era una chiacchierona prima di quella tragedia. La prima donna che ha deciso di prendersene cura era single, ma ha rinunciato solo dopo alcuni giorni, a causa del comportamento della più grande, che oltre a combinare tanti guai, è anche scappata di casa, di notte. La porta non era chiusa a chiave e lei è uscita. La donna si è accorta che qualcosa non andava e per fortuna ha ritrovato subito la piccola, ma poi non se l'è più sentita di occuparsene. Certo, qui lo sbaglio è stato suo: avrebbe dovuto chiudere la porta, anche per una questione di sicurezza. All'inizio avevo pensato che la bimba fosse scappata perché la sua madre affidataria la picchiava o la maltrattava in altro modo. A volte può capitare, purtroppo. Grazie a Dio non aveva nessun segno visibile sul corpo. L'ho fatta parlare con una psicologa che lavora in quest'agenzia e ha scritto che quella era una brava mamma, ma che lei era scappata perché voleva i suoi genitori. Io, allora, le ho spiegato che non c'erano più, che erano in Paradiso. Non ti puoi neanche immaginare quanto ha pianto! Sapeva che erano morti, ma una cosa è saperlo, un'altra realizzarlo. La seconda famiglia che ha deciso di occuparsi di lei e della sorellina ha rinunciato dopo un mese perché la bambina grande rompeva tutto ciò che le capitava sottomano e una volta, quando loro stavano dormendo in salotto e la bimba più piccola era in camera nella culla, ha acceso il gas della cucina e poi è corsa in camera dalla sorella. Se il padre non se ne fosse accorto… Hai capito, no? Ovviamente lei non voleva uccidere nessuno, probabilmente non sapeva nemmeno che accendendo il gas si può ammazzare una persona. Quello, secondo lei, era solo un altro dei suoi guai. Da circa due mesi sono in affidamento presso un'altra coppia e, nonostante la più grande sia un po' violenta anche con loro, i genitori sembrano reggere bene. La bambina è molto legata alla sorellina più piccola, talmente tanto che vorrebbe prendersene cura da sola, ma ha solo cinque anni e, ovviamente, non ce la fa. Ne compirà sei il prossimo maggio. La bambina più piccola, invece, ha quasi sei mesi. Li compirà il 5 luglio. Per loro era prevista un'adozione da parte di una coppia di New York, ma proprio l'altro giorno i possibili genitori hanno dovuto rinunciare perché a lui è stato diagnosticato un tumore al pancreas."
Quando la donna terminò il suo lungo discorso, Demi pensò che quelle due povere bambine dovevano aver sofferto in maniera indicibile, non solo per l'omicidio  dei genitori al quale avevano assistito - il che acuiva il loro dolore -, ma anche per aver cambiato tre famiglie affidatarie in pochi mesi. Per fortuna la più piccola non capiva ancora, ma la maggiore… Quanto doveva soffrire se si comportava così? Rifletté anche sul fatto che l'uomo che aveva ucciso i loro genitori era un pazzo, con una mente probabilmente malata e contorta.
Decise di concentrarsi solo sulle bambine, perché era questo ciò che contava.
"Capisco che sia un caso molto particolare e non facile," continuò Holly, "ma mi chiedevo se potessi pensarci un po'. Tu in fondo hai una solida posizione finanziaria, un gran sostegno da parte della tua famiglia e degli amici e penso che saresti in grado di occuparti di due bambine, anche se la più grande ha delle difficoltà."
A Demi tutto ciò faceva paura.
"Non è così semplice decidere" disse sospirando. "Quelle bambine hanno vissuto le pene dell'inferno."
Ripensando alla loro situazione, si disse che anche lei aveva sofferto tanto e credeva che, con l'amore, sarebbe stata in grado di far sentire meglio le piccole, ma era titubante: anche gli altri genitori affidatari le avevano amate, quindi perché lei avrebbe dovuto essere migliore di loro? Che cos'avrebbe potuto dare a quelle bambine che gli altri genitori non erano riusciti a trasmettere loro? Era vero, le avrebbe adottate e loro sarebbero rimaste con lei per sempre, ma il suo affetto sarebbe bastato a farle sentire meglio? Nonostante la paura, nel profondo sapeva ciò che avrebbe voluto fare.
Voglio incontrarle, conoscerle e amarle pensò.
"Ho una loro foto, se vuoi posso mandartela per mail" disse Holly,, fermando il flusso dei suoi pensieri.
"Voglio incontrarle, Holly, ma mandami pure la foto."
"D'accordo; chiamerò i genitori affidatari per fissare un appuntamento, al quale ti accompagnerò io stessa."
Uscita dall'agenzia, Demi si sentì felice. Non solo allegra, ma piena di una gioia che la faceva sentire davvero viva. Non disse niente né ai suoi familiari né agli amici. Voleva tenere per se quella bella notizia, almeno per un po'. La notte non riuscì a dormire, tanto era eccitata. Continuava a pensare alle piccole, a tutto ciò che avevano passato, alla forza che la più garande aveva avuto e al loro incontro. Presto sarebbe diventata mamma, se lo sentiva dentro, nel profondo del cuore e dell'anima. Dianna le aveva sempre detto che una donna capisce quand'è incinta, che sente che sta per diventare madre non solo grazie al suo corpo, ma anche al proprio cuore. Era questo, pensava Demi, che si doveva provare: quella sensazione strana e meravigliosa di stare per diventare mamma. Si sentiva improvvisamente più matura, più donna. Si sentiva una mamma, anche se non aveva ancora incontrato le bambine. Non avrebbe dovuto pensare a loro in questo modo, forse, perché sarebbe potuto succedere di tutto. Magari anche i loro genitori affidatari avrebbero cambiato idea e lei sarebbe ripiombata nello sconforto ma la sua felicità, mischiata a quella sensazione, erano più forti dei propri dubbi.
La mattina seguente, la prima cosa che fece fu guardare l'email. Quando vide le fotografie si disse che non aveva mai visto due visetti tanto graziosi e si domandò se il cielo le stava veramente mandando quelle creaturine. Holly le aveva anche scritto che la bambina più grande si chiamava Mackenzie e la più piccola Hope. A guardarle sembravano davvero dolcissime, due angioletti. Hope era sorridente, mentre Mackenzie aveva uno sguardo così triste che Demi sentì un dolore tremendo al petto. Rimase ad osservarle per ore immobile davanti al computer. Si alzò solo per andare in bagno e mangiare. Restò lì tutto il giorno. Il mattino dopo, pur avendo gli occhi gonfi e sentendosi stanchissima, si disse che ne era valsa la pena. Quelle due bambine erano un segno dal cielo e lei voleva ascoltare ciò che Dio le stava dicendo.
 


NOTE:
1. per quanto riguarda gli anni di galera dell'uomo, ho trovato le informazioni sulla pena per l'omicidio e su quella per la tortura in California sul sito www.shouselaw.com. Ho letto che i processi per casi come questi possono durare molto meno di quanto si pensa, ovviamente dipende dalle varie situazioni ma si parla anche di meno di due anni. In questo caso l'ho accorciato ad alcuni mesi perché l'uomo aveva già confessato e anche, lo ammetto, per procedere con la storia, in quanto non sarei riuscita a scrivere di un processo.
2. Per quanto concerne la psicologa, in realtà la bambina potrebbe andarci anche adesso ed essendo in terapia da anni - anche se per altro - so quant'è importante. Ma prima dovevo costruire bene il rapporto tra lei e gli altri familiari e succederanno delle cose, per cui Mackenzie andrà in terapia più avanti e sarà una cosa che approfondirò tanto, perché appunto ne conosco i benefici.
3. Ho letto il materiale di uno studio fatto qualche anno fa a Los Angeles nel quale veniva spiegato ciò che succede ai ragazzi definiti "aged out", cioè che escono fuori, a causa dell'età, dal sistema dell'affidamento.
4. Per quanto riguarda il dato che ho riportato, cioè il grandissimo numero di bambini in affidamento in California, si tratta di una statistica reale che ho letto su una guida aggiornata a quest'anno che descriveva i vari tipi di adozione in tale Stato e le procedure da seguire per adottare un bambino.
5. Per ciò che concerne il killer fuori di testa che ha ucciso i genitori delle due piccole, per descriverlo ho preso spunto da una puntata di una serie televisiva poliziesca che ho visto alcuni anni fa (ora non mi ricordo quale, ma era sicuramente americana), nella quale un uomo aveva ucciso molti bambini immigrati proprio perché tali. L'ho visto alcuni anni fa e ricordo bene lo schifo che mi aveva fatto quella persona spregevole, per cui ho voluto descrivere a mio modo questo personaggio che, comunque, non comparirà mai nella storia. Lui è stato condannato ed è dove si merita. Non ho scritto il nome perché non me ne veniva in mente nessuno che incutesse paura, per cui l'assistente sociale non lo sa perché nemmeno io, come scrittrice, ne sono a conoscenza.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Evvivaaaaaa! Finalmente per Demi ci sono buone notizie! Mi è piaciuto tanto scrivere questo capitolo. Che ci crediate o no, mentre battevo sulla tastiera ero emozionata. Conoscerete le piccole nel capitolo 19, promesso. Ho deciso di pubblicare fino a quello, prima della pausa estiva, anche perché la storia non finisce lì, anzi, quindi vi lascerò un po' in sospeso. :)
Mi scuso se in questo capitolo su alcune cose sono stata un po' irrealistica, vi assicuro che ci ho pensato tanto prima di portare la terapia a più avanti. Non lo faccioper metterla da parte o non darle importanza, per certi versi però mi sembrava la cosa migliore.
Come si svolgeranno gli eventi? Non ve lo dico, XD! Se lo facessi, vi rovinerei la sorpresa!
Per quanto riguarda il capitolo 16 devo dire una cosa importante: fate attenzione al comportamento di Selena. Fino ad ora vi ho dato degli indizi sul fatto che anche lei nasconde qualcosa. Sono solo piccoli dettagli, accennati, ma questa è una cosa voluta, fatta apposta perché poco più avanti si scoprirà la verità, che sarà più approfondita. Ho voluto analizzarla a piccoli passi, piano piano. Questa sarà una differenza con la verità di Andrew, che voi già conoscete e che Demi scoprirà in maniera un po' più veloce, ma il suo è un problema più complesso di quello di Selena.
Ci vediamo la prossima settimana con il 18 :) Grazie a tutti voi che leggete la mia storia. Non sapete quanto questo mi faccia felice!
crazy lion
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato / Vai alla pagina dell'autore: crazy lion