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Autore: eliseCS    16/05/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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7– Come sono andate le cose
 
 
 
Un silenzio quasi innaturale regnava nello studio della preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Un mago dall’aspetto anziano e caratteristici occhi argentati aveva appena finito di ripetere quello che era successo nel suo negozio non più tardi di quel pomeriggio.
“E sei proprio sicuro che quella ragazza fosse sua figlia, Olivander?”
A rompere il silenzio era stato l’uomo calvo, di colore, la voce bassa e profonda ma al tempo stesso rassicurante.
“Avreste dovuto vederla Ministro, quella ragazza era senza dubbio sua figlia. Ha detto di chiamarsi Elizabeth Charlotte” rispose deciso il fabbricante di bacchette.
 
A quel nome il Ministro sussultò visibilmente: allora era proprio lei…
 
“Se tutto ciò è vero dobbiamo provvedere a mettere al sicuro la ragazza il prima possibile” commentò la professoressa McGranitt dopo un attimo di riflessione. “E naturalmente dovremo anche informare i suoi genitori adottivi…” aggiunse.
“Se posso intromettermi Minerva, penso che per il momento dovremo aspettare”
Un mago dalla lunga barba argentata e penetranti occhi azzurri nascosti dietro la montatura dei suoi occhiali a mezza luna aveva preso parola dalla sua postazione all’interno di un dipinto appeso al muro di fianco alla scrivania della preside.
“Sono certo che se avesse voluto avrebbe potuto prendere la ragazza oggi stesso, appena lasciato l’ospedale, ma non l’ha fatto”
I presenti rivolsero la loro attenzione al vecchio preside, non troppo stupiti che fosse intervenuto.
“Immagino che rapire una ragazza nel bel mezzo del centro di Londra avrebbe richiamato l’attenzione, Silente. Davanti al figlio del capo del Dipartimento Auror poi…” spiegò tranquillamente il Ministro.
“Spero mi perdonerai Kingsley se io non la penso esattamente così” proseguì gentilmente Silente.
“Vedi, ho avuto anch’io occasione di conoscere Shayleen, ben prima della guerra e prima che avesse il suo incarico presso il Ministero. E dopotutto è stata anche una tua allieva, Minerva. Sono sicuro che anche tu converrai sul fatto che già all’epoca ha sempre dimostrato di preferire un approccio piuttosto particolare quando voleva ottenere qualcosa. Del tipo: se non puoi batterli fatteli amici, non so se mi spiego…”
“Non hai tutti i torti, in effetti… continua” lo esortò la McGranitt.
Gli occhi del mago scintillarono dietro le lenti degli occhiali.
“Io penso che Shayleen cercherà di arrivare alla ragazza un po’ per volta, cercando di portarla dalla sua parte, di convincerla. Penso che un gesto eclatante come un rapimento in piena regola non sia assolutamente nel suo stile, oltre al fatto che è l’ultima cosa che vuole. Se sua figlia dovrà stare dalla sua parte non è questo il modo in cui cercherà di avvicinarsi a lei” concluse semplicemente.
“Quindi secondo te non dovremo fare niente, dovremo stare qui fermi ad aspettare senza dire nulla a quella povera ragazza!” esclamò quasi esasperata la professoressa McGranitt. “Proprio come l’ultima volta. Non sarebbe meglio metterla subito al corrente di tutto?”
“Suvvia Minerva, sto solo dicendo che per il momento dovremo aspettare che sia lei a fare la prima mossa, per cercare di capire quali siano le sue reali intenzioni. Dopodichè potremo raccontare tutto anche alla ragazza”.
“E con Potter come la mettiamo? Dopotutto è stato con la ragazza per tutto questo tempo”
“Concordo con la preside” intervenne Olivander. “Il giovane Potter mi è sembrato particolarmente coinvolto, non credo che lascerà perdere molto facilmente”:
“Credo che almeno sotto questo profilo Albus abbia ragione. Magari Shayleen non vuole riprendersi la figlia con la forza, ma non credo che si farà scrupoli nell’eliminare chiunque cerchi di ostacolarla. Potter non deve più vedere quella ragazza” convenne Kingsley. “Te ne occupi tu, Minerva?”
La preside annuì, sconfitta.
 
 
 
Tutta quella storia stava cominciando a preoccuparlo.
Quando quasi trent’anni prima, a poco più di cinque anni dalla fine della seconda guerra magica, quella nuova minaccia si era presentata, il neo Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt non ci aveva pensato due volte e aveva subito provveduto a porre fine alla questione il prima possibile.
La comunità magica aveva appena cominciato a riprendersi dall’ultima guerra, non aveva bisogno di un nuovo pazzo fissato sulla superiorità di alcuni maghi su altri.
 
 
 
 
Shayleen Skelton, ragazza sveglia, intelligente, brillante, Nata Babbana e… Serpeverde.
Il Cappello Parlante era stato il primo ad accorgersi della furbizia e dell’ambizione di quella ragazzina dai capelli biondo cenere, e aveva ritenuto opportuno destinarla alla casa verde-argento.
Timida e riservata si era inizialmente rivelata il bersaglio perfetto e veniva presa di mira dalla quasi totalità dei componenti della sua stessa casa a causa del suo status di sangue, ma aveva ben presto trovato il modo di tirare fuori le unghie e farsi rispettare.
Già alla fine dell’anno tutti avevano imparato più o meno a loro spese che non era davvero il caso di mettersi contro le capacità, il talento e il grande potere di quella ragazzina così minuta solo per il gusto di prenderla in giro per il suo essere una Nata Babbana.
A meno che ovviamente non si desiderasse finire in Infermeria in seguito a misteriosi incidenti a cui stranamente la Serpeverde non sembrava mai essere collegata, anche se in realtà era universalmente risaputo che c’era lei dietro.
Però intanto nessuno era mai riuscito a dimostrarlo e alla fine, chi prima chi dopo, tutta la Casa aveva capito che il gioco non valeva la candela, e che un elemento del genere era meglio poterlo contare tra gli amici.
Quando al suo terzo anno Harry Potter aveva varcato le soglie di Hogwarts per la prima volta, Shayleen non se n’era curata più di tanto. Anzi, non se n’era curata proprio per niente.
Aveva ben altro a cui pensare.
 
Solo l’anno precedente un primino Serpeverde, Purosangue fino al midollo, aveva pensato che sarebbe stato molto divertente sottrarle di nascosto la bacchetta e poi rinchiuderla in uno sgabuzzino delle scope che nemmeno il custode Gazza usava mai, in modo che nessuno potesse trovarla e liberarla.
Dopotutto era una Sanguesporco, se lo meritava.
Inizialmente Shayleen si era maledetta per essersi fatta fregare a quel modo, ma a posteriori aveva dovuto riconoscere che avrebbe quasi potuto ringraziare quel ragazzino per lo scherzo.
 
Se non l’avesse chiusa dentro quello sgabuzzino lei non avrebbe mai scoperto di essere diversa da tutti gli altri, di essere speciale.
 
Non avrebbe mai scoperto i suoi veri poteri.
 
 
Appena la serratura era scattata alle sue spalle Shayleen aveva cominciato a urlare e a battere i pugni contro la porta sperando di riuscire ad attirare l’attenzione di qualcuno.
Dopo mezz’ora aveva infine realizzato che nessuno l’avrebbe trovata a prescindere dal fracasso che sarebbe riuscita a provocare e si era fermata a riflettere.
Se avesse avuto con sé la sua bacchetta sarebbe uscita in una manciata di secondi: l’incantesimo che le serviva era stato uno dei primi che aveva imparato.
Peccato che lei al momento fosse completamente disarmata.
 
Vista la momentanea mancanza di idee per liberarsi la ragazzina aveva iniziato a far divagare la sua mente alla ricerca della vendetta perfetta per quel borioso Purosangue.
Aveva giusto pensato che avrebbe potuto scaraventarlo accidentalmente giù per le scale come era successo con un bambino che alla scuola babbana la prendeva sempre in giro.
All’epoca la cosa non era stata nemmeno programmata: all’ennesima presa in giro la bambina si era sentita infiammata dalla rabbia e la sua magia involontaria aveva fatto il resto.
Altro che bacchetta… quel bambino non l’aveva neanche sfiorato.
 
Fu in quel momento che le arrivò l’illuminazione: perché no? si era detta.
 
Si era rialzata in fretta dal secchio rovesciato dove era rimasta seduta fino a quel momento per tornare a fronteggiare la porta chiusa a chiave.
Aveva steso la mano verso la serratura e chiuso gli occhi, concentrandosi.
Dopo qualche minuto il braccio aveva cominciato a formicolare, e lei aveva esultato riconoscendo quella familiare sensazione: era la stessa di quando usava la magia involontaria prima di imparare a usare la bacchetta.
Sentì l’energia, il suo potere, scorrere lungo il braccio fino alla mano. Lo sentì staccarsi dalle sue dita tese, percorrere il breve spazio che lo separava dalla serratura e cominciare a scontrarsi contro gli ingranaggi, facendoli muovere.
Qualche istante dopo si era sentito un forte scatto e la porta di era aperta davanti ai suoi occhi.
 
Ce l’aveva fatta, era libera. Ma soprattutto: aveva fatto tutto senza bacchetta.
 
Inutile dire che il ragazzino era rimasto più che stupito nel veder rientrare Shayleen in Sala Comune come se niente fosse, dopo solo tre quarti d’ora dalla messa in atto del suo scherzo.
Aveva a mala pena fatto in tempo a notare il sorriso angelico sul volto della ragazza che si era ritrovato in balia delle correnti delle acqua del Lago Nero, esattamente dalla parte opposta della vetrata che costituiva una delle pareti della Sala Comune e che dava, appunto, sulle profondità del lago.
Nessuno seppe mai come la Skelton fosse riuscita a fare una cosa del genere, il ragazzino rischiò seriamente di affogare e dopo quell’episodio venne trasferito in un’altra scuola.
 
Da quella volta nessuno osò più infastidire Shayleen Skelton.
 
 
Come faceva il Ministro della Magia a sapere tutto questo?
Shayleen stessa gli aveva raccontato tutto quando era andata a richiedere un posto di lavoro presso il Ministero.
Si era tenuta alla larga per tutta la durata della guerra cambiando addirittura paese, più preoccupata di continuare ad allenare il suo singolare potere che a prendere parte in un conflitto che a suo parere non la riguardava.
E quando tutto era finito lei si era presentata nello studio del Ministro della Magia in persona chiedendo di poter lavorare in uno degli uffici del Ministero. Ma non uno qualunque: le voleva lavorare all’Ufficio Misteri.
 
Shacklebolt era inizialmente rimasto basito dalla richiesta di quella ragazza che all’epoca aveva solo vent’anni, ma dopo aver sentito e visto che cosa era in grado di fare non aveva avuto altra scelta se non nominarla Indicibile e ammetterla all’interno di quell’oscuro ufficio.
Shayleen sapeva, dalle informazioni che tanto faticosamente era riuscita a raccogliere negli anni, che nell’Ufficio Misteri venivano studiate quella branche della magia ancora sconosciute e incomprese. Il tempo, la morte, l’amore…
La magia involontaria, o pura –come l’aveva ribattezzata lei- era una di quelle.
E così, grazie ai mezzi di cui ora disponeva, aveva scoperto che in realtà la sua capacità di utilizzare la magia senza bacchetta non era una cosa che fosse alla portata di tutti, non era qualcosa che si potesse imparare.
Era arrivata alla conclusione che lei era davvero speciale e migliore rispetto a tutti coloro che invece restavano inesorabilmente legati ad un rigido bastoncino di legno per tutta la vita.
 
Da lì era nato tutto.
 
Nei due anni successivi aveva girato il mondo alla ricerca di persone che fossero come lei, in grado di controllare la magia pura.
Affiancata da quel nutrito gruppo di persone che aveva personalmente scovato e addestrato aveva cominciato a pensare che, essendo loro migliori e più potenti rispetto al resto dei maghi comuni, fosse un loro diritto quello di governare e dettare legge.
 
Ed era stato quello il momento in cui Kingsley aveva detto basta.
 
Aveva sempre lasciato a Shayleen ampia libertà su come svolgere il suo lavoro, ma vista la piega che stava prendendo il pensiero dell’Indicibile aveva previsto fin troppo bene dove si sarebbe andati a finire nel giro di poco se nessuno l’avesse fermata.
Il mondo magico non era scampato ad una dittatura fondata su ideali razzisti solo per ricadere all’interno di un’altra basata su ideali tremendamente simili.
Nel giro di una notte aveva richiamato in servizio gli Auror migliori del dipartimento e aveva dato ordine che Shayleen Skelton venisse arrestata insieme a tutti coloro che avrebbero provato ad aiutarla ad opporre resistenza.
La mattina dopo alcune celle di Azkaban prima vuote erano state riempite, mentre Shayleen era riuscita a scappare e farla franca nonostante tutto.
Da quel giorno si erano perse del tutto le sue tracce e nessuno aveva più sentito parlare di quella ragazza diventata Indicibile ad una così giovane età.
 
 
Tre anni dopo il Ministro ebbe comunque l’occasione di riportare i suoi pensieri su Shayleen Skelton, seppur per il breve tempo di alcune ore.
Era il primo novembre 2005, l’alba passata da poco, e Shacklebolt era stato svegliato da qualcuno che bussava furiosamente alla porta di casa sua come se ne andasse della sua stessa vita.
Mai similitudine era stata più calzante.
Quando il Ministro aveva aperto la porta di casa, ancora in vestaglia e con la bacchetta davanti a sé, un uomo con le vesti zuppe di sangue era caduto ai suoi piedi prima che avesse il tempo di capire cosa stesse succedendo.
Nonostante il sangue che usciva copioso da uno squarcio trasversale che attraversava il petto dell’uomo contribuendo alla sua espressione sofferente Kingsley lo riconobbe subito: era Evan.
 
Evan era un altro degli indicibili che lavoravano all’Ufficio Misteri con Shayleen, ma per lei era stato più di un semplice collega. Kingsley sapeva che lui era il suo compagno, ed era l’unico che era riuscito a scappare con lei quando ne avevano ordinato l’arresto.
Tralasciando momentaneamente tutta la faccenda il Ministro si era subito dato da fare per cercare di soccorrerlo, ma non sembrava fosse quello che l’uomo voleva da lui.
Tra un gemito e l’altro aveva infatti cominciato a parlare con voce via via sempre più flebile.
Alla fine il Ministro si era affrettato a chiamare il San Mungo per chiedere aiuto, e solo quando l’unico segno della presenza di Evan fu il sangue rimasto sul pavimento dell’ingresso si concesse di fermarsi a riflettere su quello che l’uomo si era premurato di fargli sapere a tutti i costi.
 
In quegli anni di lontananza le idee di Shayleen si erano ulteriormente rafforzate: prima o poi sarebbe ritornata per portare a termine quello che aveva cominciato sei anni prima.
Cosa l’aveva momentaneamente fermata?
Non più tardi del giorno prima Shayleen aveva dato alla luce una bambina, figlia sua e di Evan: Elizabeth Charlotte.
Figlia di due persone in grado di usare la magia pura, la piccola era destinata a diventare più potente dei due genitori messi assieme.
E appena Evan si era reso conto della cosa aveva anche capito come mai la compagna aveva tanto insistito per avere un bambino: non si sarebbe fatta scrupoli a usare la sua stessa figlia pur di raggiungere i suoi scopi.
E così Evan aveva preso la bambina di nascosto e l’aveva portata via.
Era riuscito a lasciarla in quello che aveva definito un luogo sicuro dove Shayleen non avrebbe potuto trovarla.
La donna aveva però trovato lui e la ferita al petto era stato il risultato quando lui si era rifiutato di dire dove fosse la piccola.
 
Kingsley non era riuscito a sapere più nulla perché a quel punto Evan aveva perso i sensi, e quando dal San Mungo gli era arrivata la notizia che non erano riusciti a salvarlo dovette rassegnarsi all’idea che quello che gli era stato detto in quella breve conversazione era tutto ciò che avrebbe mai saputo.
In realtà era però rimasto parecchio colpito dalla morte dell’uomo: pensava che sarebbero riusciti a curarlo in qualche modo nonostante la gravità della ferita, ma a detta dei medimaghi quel taglio doveva essere stato procurato da una qualche magia a loro sconosciuta. A dispetto di tutti i tentativi per farlo rimarginare aveva continuato a sanguinare copiosamente e alla fine Evan era morto prima che potessero rendersene conto.
 
Per vent’anni il nome Shayleen Skelton era rimasto sepolto nella sua mente nascosto da ben altri pensieri, ma nonostante fosse passato così tanto tempo non era poi così sorpreso che fosse saltato di nuovo fuori.
Lo sapeva che prima o poi sarebbe successo, e quel poi era alla fine arrivato.
 
 
 
 
 
 
*** Quattro mesi dopo, casa Potter, Londra ***
 
 
“Professoressa McGranitt! A cosa devo il piacere della sua visita?” esclamò James Potter dopo aver aperto la porta ed essersi ritrovato davanti la sua vecchia preside.
La invitò ad accomodarsi, ma la strega preferì saltare i convenevoli per arrivare subito al punto.
“Non sono qui per una visita di piacere, Potter” disse infatti. “Ti ricordi quello che ti è stato chiesto quattro mesi fa?” gli domandò.
 
Il ragazzo capì subito a cosa si stava riferendo.
 
Quattro mesi prima, proprio come quel giorno, la professoressa McGranitt si era presentata alla porta di casa sua con una richiesta ben precisa: stare alla larga dalla ragazza che la settimana prima aveva salvato da una crisi di sovraccarico di magia.
La professoressa non aveva risposto a nessuna delle sue domande, ma alla fine era comunque riuscita a farsi promettere da James che non avrebbe più cercato quella ragazza.
 
“Certo che mi ricordo. Mi avete chiesto di non cercare più una certa ragazza che aveva appena scoperto di essere una strega per la quale stranamente non c’era nessuna bacchetta e che era sicuramente confusa e spaventata dopo tutto quello che le era successo. Mi avete chiesto di sparire dalla vita di quella ragazza senza lasciarle uno straccio di spiegazione” rispose lui, forse più duramente di quanto avesse intenzione.
 
Certo che si ricordava. Come avrebbe mai potuto dimenticarsi di Elise?
 
La preside annuì, capendo lo stato d’animo del giovane. Il ragazzo non sembrava meno coinvolto nella faccenda rispetto a quanto lo fosse quattro mesi prima.
“Bene” sospirò. “Perché sono qui per chiederti di fare il contrario di quanto ti è stato detto quattro mesi fa. Cercala, trovala, chiedile scusa se necessario. So che per il lavoro di tuo padre la tua abitazione e sottoposta a determinate misure di sicurezza alquanto efficaci. Trova la ragazza e convincila a rimanere in questa casa il tempo sufficiente per avvisarmi che l’hai trovata: le dobbiamo qualche spiegazione e non è più il caso di rimandare”.
“E lei davvero si aspetta che mi seguirà senza dire niente dopo che l’ho ignorata per quattro mesi?”
“Tu convincila Potter, e poi, forse, la situazione verrà spiegata anche a te. Ti era stato chiesto di starle lontano per la tua sicurezza, non per farti un dispetto” rispose piccata la professoressa.
E dopo aver salutato con un secco “Arrivederci” si smaterializzò lasciando James più confuso che mai.
 
Cosa voleva dire che aveva dovuto starle lontano per la sua sicurezza?













Salve a tutti!
Allora... direi che finalmente si capisce qualcosa, no? Come anche è stato finalmente svelato chi è quella "Lei" di cui avevata avuto un assaggio in un paio dei capitoli precedenti.
Spero di essere stata all'altezza delle aspettative almeno un pochino...
Come sempre ricordo che le recensioni sono sempre ben accette e che non mordo :)
alla prossima settimana
E.
   
 
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