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Autore: _ Silvietta _    19/05/2016    0 recensioni
In un normale liceo, una ragazza abituata a vivere tra stambecchi e casette di pietra scopre uno specchio magico che la aiuterà a scoprire se stessa e a sconfiggere i propri "demoni".
E' una storia ispirata alla mia vita, ma per la maggior parte è inventata. Possiamo dire che è un po' una metafora di una mia esperienza personale...spero possa piacervi!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'edificio, da fuori, non sembrava poi così male: era un grande caseggiato giallo con porte e finestre in acciaio. Non mi dispiaceva, anche se aveva il muro con l'intonaco scrostato in più punti e le begonie mezzo appassite dopo secoli di permanenza su quei davanzali ammuffiti dall'umidità. Entrando, ad accoglierci trovammo una segretaria indaffaratissima, che cercava di districarsi tra telefoni, fax e reception. Al primo impatto, sembrava solo una comunissima impiegata distratta, stressata e in preda al panico: proprio come qualsiasi altra segretaria di qualsiasi altro ufficio. "Le farebbe bene una vacanza, anche solo una settimana nella mia casetta tutta caprette" pensai. -Buongiorno! Mi chiamo Sofia Bellani, sono la ragazza che... -Ah si, si, so chi sei, benvenuta carissima! Io sono Priscilla, avremo modo di conoscerci meglio...scusa, devo rispondere...- stava squillando un telefono insistentemente: lei si diede la spinta con la sedia girevole e roteando raggiunse un'altra scrivania. Io e i miei genitori ci stavamo facendo la stessa domanda: ma come fa a tenere tutto sotto controllo? "É magica" pensammo. Tenendo il cordless tra l'orecchio e la spalla, Priscilla si diede di nuovo la spinta, raggiunse un tabellone a cui erano appesi diversi mazzi di chiavi e ne prese uno. -Tesoro, sei nella stanza numero 311, adesso chiamo Paul che ti venga ad accompagnare. Mi fa molto piacere averti conosciuta... chiedimi pure qualsiasi cosa tu abbia bisogno! Non sai quanto io adori fare due ciance con la gente! Ma sono così preeeeesa! - disse raggiungendo la scrivania dove l'aspettavamo e porgendomi le chiavi. Compose un numero su un altro telefono e appoggiò il corless sul tavolo. -Paul, vieni su un minuto? È arrivata...- disse, parlando al telefono. Poi riprese in mano il cordless e se se andò roteando e immergendosi nella telefonata: -Jim scusa se non ti ho risposto subito, ma avevo da fare... Immaginai la quantità di ansiolitici che avrei dovuto prendere per fare il lavoro di quella donna, mentre aspettavo il suddetto Paul. Quando vidi arrivare un uomo grande e grosso, con le spalle larghe e la faccia burbera, non potei credere ai miei occhi: sembrava il maggiordomo della famiglia addams! In realtà era la persona più dolce del mondo...ma lo scoprii solo quando cominciò a parlare. La prima cosa che mi disse mi mise subito a mio agio: -Ma chi abbiamo qui? Una nuova recluta? Benvenuta signorinella! Come ce la passiamo? Vieni che ti accompagno in stanza...le valigie vuoi che le porti io? -Grazie davvero...-fu l'unica cosa che riuscii a dire. -Ti chiami Sofia, giusto? Lascia che ti spieghi qualche regola del nostro istituto...- cominciò ad elencarle, mentre attraversavamo un corridoio lunghissimo e dal fresco profumo di disinfettante. -Questo è il plico del regolamento...so che è pallosissimo, ma ti pregherei di leggerlo tutto almeno una volta...giusto per far contenta la preside! Questo invece è l'elenco delle attività della casa e l'orario settimanale...vedi di organizzarti in qualche modo, ok? Ora ti lascio sistemare la tua roba...- mi strizzò l'occhio se ne andò dopo aver aperto una stanza con una targa sopra: era la numero 311. Chiusi gli occhi, immaginandomi come poteva essere. Sui toni del blu o del rosso? Oppure del giallo? Con il letto a castello? Luminosa o buia? Quando li riaprii, vidi che non era poi così male come stanza. Due letti anonimissimi con le coperte beige, due armadietti da carcerati e un tavolino con quattro sedie attorno. Era abbastanza grande, però, e aveva uno di quei fantastici comodini con le rotelle che puoi portarti dove vuoi. Già immaginavo come personalizzare muri e armadi con quanti più poster possibile! E chissà come sarebbe stato dividere la stanza con una ragazza più o meno della mia età! Chissà che tipo era la mia compagna... non vedevo l'ora di conoscela! Diedi un'occhiata veloce all'orario generale: la sveglia era alle 7 e dieci, un orario abbastanza fattibile, e le lezioni cominciavano alle otto. Fino a mezzogiorno e mezzo si doveva restare a scuola, poi c'era una lunga pausa, fino alle tre e mezzo, ma le lezioni riprendevano nel pomeriggio per altre tre ore. Mi piaceva il fatto di non avere sei ore di fila di noiosissime lezioni di greco: una pausa in mezzo era proprio quello che ci voleva! Fino all'ora di cena c'era il tempo libero per attività varie e sport, poi alle sette e mezzo bisognava essere tutti pronti per la cena. Le luci venivano spente e i cellulari ritirati alle 22.30, ma si poteva ancora tenere accesa la luce del comodino. Scorsi anche l'elenco delle attività extracurriculari che proponeva la scuola: corsi di inglese, francese, spagnolo, tedesco e giapponese, lezioni di musica (chitarra, canto, pianoforte, flauto traverso), attività sportive (danza, calcio, tennis e pallavolo) e club di disegno, scrittura creativa e teatro. Era una scuola piena di iniziative, mi piaceva! Potevamo scegliere un'attività al giorno, volendo, e io avrei sicuramente scelto teatro, danza, chitarra e giapponese, ma mi sarebbe piaciuto tanto provare anche tutte le altre...entrai in crisi e chiesi a mia madre cosa ne pensava: ma tanto per lei era sempre eccessiva, qualsiasi cosa avessi scelto di fare. Aveva paura che non riuscissi a seguire le lezioni, già impegnative. Per lei non avrei dovuto fare un bel niente, a parte studiare, ma io volevo anche svagarmi un po'! -Forse stare un po' lontana da noi ti aiuterà a crescere...per intanto impara una cosa nuova: a scegliere come rendere profiquo il tuo tempo senza chiedere consiglio sempre ai tuoi genitori...e anche a disfarti i bagagli da sola!- le tirai un cuscino e scoppiammo tutti a ridere.
  
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