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Autore: piccolo_uragano_    19/05/2016    6 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Sii ragionevole, Padfoot.”
“Oh, Martha, se non fossi ragionevole, ti lascerei andare a spaccarle la faccia.”
“Beh, è ciò che dovresti fare!” strillò Martha, con in mano il Profeta. “Ha scritto che …”
Sirius alzò gli occhi al cielo. “Ho letto ciò che ha scritto, Redfort. Io e tutta la comunità magica abbiamo già letto cosa ha scritto quella …”
Vacca!” esclamò Martha. “Quella è una vacca! Ha detto che Harry è pericoloso!”
“Lo è più la sua madre adottiva, in questo momento.” Albus Silente era apparso sulla soglia della piccola stanza riservata a Martha, Sirius e Anastasia.
“Silente, le dica che con i suoi strilli ha svegliato mezzo castello, per favore.” Sospirò Sirius.
“Ti riferisci a tua moglie o a tua figlia?” sorrise Silente.
Martha scosse la testa e si sedette ai piedi del letto. “Preside, è successo qualcosa? Robert ha combinato qualcosa?”
Silente sorrise e scosse la testa. “No, Martha, Robert probabilmente sta ancora dormendo beatamente. Sono qui per parlare di Harry.”
Sirius si sedette accanto a Martha, mentre Silente si accomodò sulla poltrona che stava accanto alla culla in cui la bambina dormiva beata dopo la poppata mattutina.
Martha sospirò. “Dopo oggi” disse “dopo questa maledetta terza prova, tutto sarà finito. Solo qualcosa da dimenticare.”
“Sì, è quello che tutti ci auguriamo.” Rispose Silente. “Ma ciò di cui vorrei discutere con voi, è il sogno che Harry ha avuto qualche giorno fa.”
“Sì, ce ne ha parlato.” Rispose Sirius. “Abbiamo ragione di credere che non fosse un semplice sogno.”
“Non avevo dubbi sui vostri sospetti, Sirius.”
“Preside” intervenne Martha, preoccupata. “crede che ci fosse qualcosa di vero? Crede che davvero Peter stia aiutando Voldemort a tornare?”
Martha era riuscita a rassicurare Harry, qualche giorno prima, ma non era più riuscita a dormire. In più, Harry aveva scoperto un’arma affascinante e potente: il Pensatoio. Aveva assistito ad una scena risalente a quattordici anni prima, una scena che Martha ricordava fin troppo bene: il processo a Igor Karkaroff.
Era al settimo mese della gravidanza che le avrebbe regalato Kayla, Robert era stanco di non vedere mai ‘la sua mamma’ e allora lei se lo portava al lavoro.
Aveva perso il conto di tutti i processi a cui aveva preso parte, in quel periodo, così come aveva perso il conto di quanti fossero morti o spariti prima di presentarsi davanti al Wizengamot. Ricordava quel processo meglio di altri perché ricordava che, per la prima volta, aveva visto il volto di Crouch venire trapassato da qualche emozione – emozione più che negativa, visto che aveva rinnegato il figlio davanti a mezzo centinaio di persone e lo aveva spedito ad Azkaban.
“Credo che Peter lo farebbe senz’altro.” Sputò Sirius, cercando di riportare  Martha alla realtà.
Ma lei con la mente era ancora nel parco insieme a Harry. “Eri tu!” aveva esclamato. “Eri tu che, con voce dura, lo giudicavi colpevole!”
“Non giudicarmi per la ragazzina spaventata che hai visto in quei ricordi, Harry, sono cambiate moltissime cose.”
Ora non ne era più tanto sicura. Erano seduti in una stanza nascosta dietro un quadro a discutere di Wormtail e di ciò che sarebbe stato in grado di fare pur di far tornare alla vita il Signore Oscuro.
Silente, intanto parlava con Sirius. “Sono passati quattordici anni, e …”
“E non è cambiato niente.” Intervenne Martha. “Se davvero lui sta tornando, non sarà cambiato niente.”
“O forse sarà la possibilità che avremo di cambiare tutto.”

Kayla amava stare in guferia all’alba.
Amava il silenzio imperfetto di quel posto, amava i gufi bubolare di tanto in tanto, amava guardare il castello da quella prospettiva, amava guardarlo colorarsi dei colori che l’alba gli regalava ogni mattina.
Astoria le aveva più volte domandato dove si rifugiasse ogni mattina, ma lei aveva detto che ci sono cose che non vanno mai rivelate a nessuno, nemmeno alla tua compagna di stanza. Detto questo, le aveva consigliato un libro chiamato Cime Tempestose. Astoria non amava leggere, ma Kayla le assicurò che quel libro era una fantastica alternativa alle lezioni di Storia della Magia. Ad occhio e croce, era la terza volta che la bionda Serpeverde leggeva quel libro.
Fred e Robert, accompagnati da un innocente George, avevano fatto di tutto per capire dove Kayla scappasse ogni mattina, ma lei rispondeva che quello era il suo posto, suo, non di altri.
L’unico a sapere di quel suo nascondiglio mattiniero era Remus. Non perché volesse fare un torto a nessuno, ma perché ci era andata con lui una mattina dell’anno prima. E da allora, ci andava ogni mattina.
Sentì dei passi sulle scale, ma non si girò. Conosceva quel timbro, conosceva quel passo.
Quando Fred, esausto, raggiunse l’ingresso della guferia, lei sorrise, senza girarsi.
“Come hai fatto?” gli chiese. “Come mi hai trovata?”
Ma Fred pareva concentrato su altro. “Come diamine … fai … a fare … queste scale … ogni dannata … mattina?!” chiese, con il fiatone.
Kayla si girò e rise. “Ho dei polmoni migliori dei tuoi.”
Fred alzò un sopracciglio e fece un sorriso sbilenco. “No.”
“E chi lo dice?”
“Io.” rispose, avvicinandosi alla finestra. “Oh.” Disse, ammirando l’alba. “Merlino, ora capisco. Ma non condivido l’idea delle scale alle cinque del mattino.”
“Con il tempo ti ci abitui.” Sospirò lei. “Alle scale.”
Lui sollevò gli angoli della bocca. “Dovrei leggere del sarcasmo? Non sono bravo col sarcasmo alle cinque di mattina.”
“Non mi hai detto come mi hai trovata.”
“Devo farlo?”
“Dovresti.”
“Con la Mappa.”
Lei aggrottò la fronte. “Credevo l’avesse Malocchio.”
“Si, in effetti, gliel’ho chiesta in prestito fino a oggi pomeriggio.”  Kayla annuì.  “Posso fare una domanda io, ora?”
Tecnicamente, io non ho messo il punto interrogativo alla fine della mia richiesta.” Puntualizzò.
“Black, tesoro mio, io il tuo ‘tecnicamente’ lo mangio a colazione.” Sorrise lui.
Lei chiuse gli occhi e lasciò che lui le afferrasse una mano. “Di cosa, esattamente, saresti stanca?”
“Delle persone.”
“Cosa fanno?”
“Parlano.”
“Di che?”
“Di me e di te.”
Fred si morse un labbro. “Beh” sussurrò “forse è arrivato il momento di dare loro qualcosa di cui parlare.”
Kayla non fece a tempo a domandare ‘come’ perché Fred, dolcemente, posò le labbra sulle sue. Fu diverso da come se lo era immaginato. Era un bacio atteso, immaginato, sognato, ma diverso. Diverso da tutti quelli che lui aveva dato prima, diverso da tutte le volte in cui lei lo aveva immaginato.  Quando lui, delicatamente, iniziò a cercare la lingua di lei, entrambi capirono che era diverso perché era di gran lunga meglio.

“Io la ammazzo.” Sentenziò Kayla.
“Puoi insultarla quanto ti pare, principessa” le disse Sirius “tua madre le ha già rivolto le parole peggiori della lingue inglese.”
“Vacca schifosa!” esclamò la giovane Serpeverde, mettendosi a sedere accanto a Robert in una stanza riservata alle famiglie dei campioni. “E tu” disse, rivolgendosi a Harry. “dannazione, perché non vuoi spaccarle la faccia? Perché non ci hai detto di averla vista?”
“Perché non l’ho vista.” Si difese lui. “E non m’importa se dice che sono disturbato e pericoloso, voglio solo arrivare alla fine di questa giornata.”
“Si ma …”
“Andiamo, Kayla” la bloccò di nuovo lui “per quante brutte cose possa aver detto, non …”
“Non era autorizzata ad origliare la lezione di Divinazione, o sbaglio?” si intromise Robert.
“Hermione ci sta lavorando.” Rispose Harry, avvicinandosi alla carrozzina in cui Sirius ninnava Anya.
Hermione sta …”
Ma, in quel momento, nella stanza entrarono i Weasley al completo.
“So che non aspettavate altro che noi” esordì George.
Ma Molly e Arthur erano chini sulla bambina. “Ciao, erede numero quattro.” Sussurrò Molly. “Benvenuta al mondo!”
“Sei in ritardo di almeno due settimane, mamma.” Disse Fred.
“Oh, lascia stare, George!”
Charlie scoppiò a ridere. “Merlino, mamma, oggi li potresti anche riconoscere: Fred ha un sorriso ebete stampato in fronte da quando siamo arrivati!”
“Va al diavolo, Charles!” replicò Fred.
Martha, però, scrutò la famiglia di rossi con curiosità. “Molly, dove hai lasciato il caro Percy?” domandò, dal fondo della tenda.
“Oh” replicò lei, a bassa voce “Perce è sconvolto, sai … Crouch, e tutto il resto.” Martha, Sirius e la loro prole annuirono. “Quanto pesa?”
“Perché diamine le importa?” sussurrò Fred a Bill mentre Martha e Molly iniziarono a parlare di pappette e pannoloni.
Fred e George avvicinarono Sirius, Harry e Robert. “Percy è sottopressione.” Annunciarono.
“Immagino.” Rispose Sirius. “Lo hanno interrogato?”
I due rossi annuirono.
“Più volte. Non gli hanno permesso di sostituire Crouch stasera, come giudice, quindi sarà …”
“Non Caramell.”
Caramell.” Confermò George.
Sirius alzò gli occhi al cielo. “Quel vecchio b-“
“Sirius! Le buone maniere!”
Tutti si girarono di scatto, riconoscendo al volo la sua voce.
“Mi spieghi perché non avvisi mai, Rosalie?!”

Fu alquanto strano ritrovarsi a mangiare al tavolo di Grifondoro.
Molly si era offerta di badare ad Anastasia per un paio d’ore, e Martha sapeva che in quelle due ore si sarebbe svegliata al massi un paio di volte per il pannolone, ma, in quel momento, non ci pensava.
Fu come avere di nuovo diciotto anni.  Era seduta al tavolo Grifondoro con Sirius, Remus e Rose, mentre Kayla, Harry e Robert discutevano con Hermione e Ron degli esami appena svolti.
“Merlino” sospirò Sirius. “tutto questo è molto strano.”
“Decisamente.” Rispose Rose. “Guarda Caramell quanto è rigido” e indicò il tavolo dei professori “accanto a Madame Maxime.”
A Sirius quasi andò di traverso il pasticcio della Cornovaglia per quanto rise.
“Rosalie” la richiamò Remus. “Non hai risposto alle mie domande.”
“Non l’ho mai fatto, Remus.” Rispose lei, servendosi delle verdure bollite.
“Si, ma sono domande importanti. Devo spaccargli la faccia?”
Rose sorrise. “Ho avuto una nipotina e Harry affronterà la terza prova tra poche ore, quindi no, non sono qui perché io e Damian abbiamo rotto, sono qui perché voi siete la mia famiglia.” Fece un sospiro e alzò  un sopracciglio. “E a Ninfadora devo spaccare la faccia?”
Martha era sicura che James, seduto accanto a Rose solo per il riflesso di un ricordo, si stesse facendo delle grasse  risate.

Quando Bagman, dal tavolo degli insegnanti, disse che nel giro di pochi istanti i campioni si sarebbero dovuti dirigere al campo da Quidditch, Martha venne ricatapultata nella realtà.  Afferrò la mano di Harry più in fretta e più forte di quanto pensasse.
“Vorrei che tu mi ascoltassi bene, piccolo Potter.” Gli disse. “Noi crediamo in te. Io credo in te. So che ce la farai, ne sono certa. Più che certa, a dire il vero. Ad ogni modo, non sottovalutarti, non spaventarti per niente, guardati le spalle e ti prego, ti prego non metterti nei guai tipo trovare Voldemort dietro un turbante o sfidare un Basilisco. Quando uscirai da quel labirinto, Harry, noi saremo là ad aspettarti per festeggiare con te perché sarà tutto finito.”
“So che andrà tutto bene, mamma Martha, ma …”
“Ma?”
“Ma sarebbe d’aiuto se tu permettessi al sangue di circolare nella mia mano.” Disse, e Martha si rese conto di avergli stretto troppo il polso.
Sirius sorrise. “Vai, Harry, siamo fieri di te. Martha, per Morgana, lascialo andare.”
Martha gli baciò la fronte e lui le sorrise, mentre si alzò e sussurrò a Sirius di aiutarla a ricominciare a respirare. Sirius si girò immediatamente verso Martha, trovandola con il panico negli occhi. “Qualcosa andrà storto, Padfoot.”
“Niente andrà storto.”
“Me lo sento, dannazione!” esclamò, attirando la curiosità di Rose.
“Smettila, Martha” le disse la sorella “Harry è in gamba, sarà …”
“Rosalie” le disse Martha, “Rosalie, ti ricordi quando avevamo nove anni, eravamo con Lily al parco dietro Earl’s Court, e sei caduta dall’albero, rompendoti la gamba?”
Rose annuì, con aria preoccupata. “La mamma disse che …”
“La mamma disse che se lo sentiva.” Riprese Martha, più agitata che mai. “Disse che dal momento in cui dicesti di volerti arrampicare, lei sentiva nello stomaco che qualcosa sarebbe andato storto.”
“Merlino, Martha …”
“Rose, ti prego, fidati di me quando ti dico che mi sento nello stomaco che qualcosa andrà storto.”

“Redfort!” la richiamò Moody. “Tutto andrà come deve andare, smettila di preoccuparti!”
“Alastor, ho questo …”
“Si, il sesto senso femminile, ne ho sentito parlare. Ma fidati di me: tutto andrà come deve andare!”
Martha si fermò davanti a Moody, che pattugliava il lato Est del labirinto: la terza prova era iniziata da mezz’ora. “Promettimelo.”
“Io non prometto, Redfort, credevo lo sapessi.” Le disse, scostandola con il bastone per continuare a camminare.
“Mi serve la tua parola, Alastor Moody.” Insistette lei.
“Il ragazzo ha tutte le qualità per vincere, di cosa ti preoccupi?”
La tua parola.”
Moody sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Tutto andrò come deve andare. Parola mia.”
Martha sorrise, soddisfatta, e fece per allontanarsi quando si fermò. “Alastor?”  Lui si girò a guardarla. “Alastor, da quando hai quel tic di far roteare l’occhio magico?”
“Da quando mi è caduto, due settimane  fa.” Rispose prontamente Moody. Martha, a quale punto, si allontanò soddisfatta, senza vedere Malocchio scuotere la testa con disgusto.

“Quindi va tutto bene?”
“Tutto bene.” Rispose Rose, nella tribuna Grifondoro. “Ho anche un lavoro, là.”
“Che genere di lavoro?”
“In un pub magico, tre sere a settimana.”
Remus annuì. “E con il bambino, come te la cavi?”
“Oh, alla grande. Davvero. Ormai mi presenta come sua matrigna ai suoi amichetti.”
Remus sorrise. “Beh, è fantastico.”
“Lo è davvero.” Poi si volse a guardarlo. “Lo sai tenere un segreto?”
Remus sorrise. “Credo di sì.”
“Credo che Damian voglia chiedermi di sposarlo.”
Remus alzò le sopracciglia. “Ecco che ci fai da questa parte della Manica.”
“No, sono qui per Lizzie, e per Harry.”
“Lizzie? Un altro soprannome? Martha ti ammazzerà.”
“Per cosa?” domandò la voce di Martha alle loro spalle, improvvisamente.
“Per non avvertire quando scompari.” Risponde Rose. “Mi sono spaventata.”
“Ero a torturare Malocchio.” Replicò Martha. “Ma ho la sua parola che tutto andrà come deve andare. Avete visto Sirius?”
“Ha detto che portava Anya a fare una passeggiata con la culla mobile.” Rispose Remus.
“Ancora? Si chiama carrozzina.”
“Non mi piace come termine.”
“Neanche a me piace ‘culla mobile’!”

“Robert?”
Robert se ne stava seduto sulla panca a gambe incrociate. “L’hai baciata?”  domandò a Fred, con sguardo malizioso.
“Te lo ha detto lei?”  chiese Fred, allarmato.
“No, no, l’ho capito. Hai gli occhi a forma di cuore.”
Fred sorrise. “Volevo … volevo essere io a dirtelo.”
Robert annuì. “Lo apprezzo, amico, davvero. Ma non raccontarmi come è stato.”
“Non lo avrei fatto comunque.”
“Hermione si lascerà sfuggire che sono troppo protettivo. E arrogante. E maleducato.”
“Il giorno in cui ti dirà che sei bello e simpatico ci sarà qualcosa che non va.”
“Ma io sono bello e simpatico.”
“Si, ma non dirlo ad Hermione.” Scherzò Fred.

Quando Harry, stretto alla Coppa e a Cedric, atterrò di faccia nel campo da Quidditch, Martha bestemmiò pesantemente.
Aveva ragione. Qualcosa era andato storto.
Senza pensarci nemmeno un secondo, corse verso di lui senza nemmeno chiedere scusa o permesso alle persone che stava urtando. Quando, ignorando tutto e tutti, si inginocchiò accanto ad Harry,  vide il terrore nei suoi occhi verdi e, in un istante si accorse che Cedric non era svenuto – Cedric era morto.
“Harry, va tutto bene.” Gli disse, prendendogli la testa tra le mani.  “Sei al castello, ora, va tutto bene.”
Il viso di Harry diceva tutt’altro. Le urla della folla si fecero urla di terrore.
Martha sentiva lo sguardo di Robert dietro la nuca, mentre Kayla, Sirius e Rose si avvicinavano.
“Martha” sussurrò Harry. “Martha, Voldemort è tornato.” Poi indicò il copro inerme del giovane Tassorosso. “Voleva che lo portassi indietro, lui … me lo ha chiesto … e mamma e papà hanno detto che … che sono fieri di me, e mi hanno … aiutato.”
“Lascia andare Cedric, tesoro.” Gli disse Martha con le lacrime agli occhi. “Hai fatto il tuo dovere. Lo hai riportato qui, e … hai reso fieri la tua mamma e il tuo papà. Va bene così.”
“Non è andato tutto bene, Martha.” Harry era in lacrime, ed era difficile sentirlo: Amos Diggory era chino sul corpo di suo figlio, rotto dal dolore. “Non è andato tutto bene, perché Voldemort è tornato. Io l’ho visto.”
Martha alzò gli occhi, trovando lo sguardo cupo di Silente. “Lascia andare il braccio di Cedric, Harry.” Gli disse, calmo, mentre Martha, con una smorfia per il dolore alla pancia non ancora sgonfia, tirò su Harry.
Caramell s’intromise. “Redfort, il cadavere è da rimuovere, e …”
“Ministro, in questo momento con le regole del Torneo per quanto riguarda il cadavere mi ci pulisco il c-“
“Ciò che Martha sta cercando di dire” la interruppe Silente. “È che al momento ha altre priorità.”
Harry si mise in piedi con fatica, mentre Sirius li raggiungeva insieme a Kayla e Rose. Anche Malocchio arrivò all’istante. “Potter!” esclamò. “Nel mio ufficio. Ora.”
“Harry non va da nessuna parte senza di me, Alastor.” Si impose Martha.
“E noi.” Aggiunse Robert.
Malocchio si voltò quel poco che bastava per guardarli male. “D’accordo.”
Intanto, Silente stava borbottando qualcosa a Rose. Leggendo le labbra, Martha scorse tre parole fondamentali.
‘Ordine della Fenice’.
Era tutto vero. Non era andato tutto bene. Per niente.
Voldemort era tornato.



Sono parecchio in ritardo, lo so, e sono parecchio di corsa in questo momento quindi non riesco a ringraziarvi tutte come amo fare ogni volta. Sappiate che vi penso. 

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