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Autore: Mary P_Stark    20/05/2016    2 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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19.
 
 
 
 
Accomodata alla toeletta, mentre Bridget era impegnata a pettinarle i capelli, Kathleen colse l’occasione, visto il momento di intimità, per dire: “Grazie ancora per aver accettato di accompagnarmi al posto di Gwen. Lei proprio non sopporta i sobbalzi della carrozza. Non avrebbe retto a un viaggio così lungo.”

Sorridendo, Bridget scosse il capo e replicò: “E’ un onore che abbiate scelto me per accompagnarvi qui come cameriera personale, milady. E sì,… Gwen non sarebbe giunta viva a Londra. Soffre troppo l’andatura ondeggiante della carrozza.”

Sorrisero entrambe al pensiero della povera donna, impegnata a reprimere conati e svenimenti continui.

No, Gwen era tante cose, ma non una viaggiatrice.

“Bethany mi ha detto che vi piace molto l’orticultura, oltre all’erboristeria” si informò ancora Kathleen, godendo del tocco leggero delle mani della cameriera.

Era davvero brava.

“Dovrei dire due parole alla mia cara amica Bethany…” brontolò la giovane, arrossendo. “… però è vero, milady. Non che intenda andarmene per fare l’alchimista, o che altro!”

Kathleen sorrise, e replicò: “Sapete leggere, vero?”

“Sì, mio padre pensò che, essendo figlia di un vicario, fosse importante, per me, imparare a leggere e scrivere. Inoltre, essendo la sesta di otto figli, più cose avessi saputo fare, meglio sarebbe stato… caso mai non avessi trovato marito, ecco.”

“Un padre lungimirante. Vi ha dato un’istruzione perché foste il più possibile indipendente dagli altri” mormorò Kathleen, con tono vagamente piccato.

Suo padre era stato di tutt’altro avviso, con lei e, pur se aveva rimediato in altro modo, lo scorno ancora le bruciava dentro.

“Papà ha sempre detto che le donne sono esseri di Dio come gli uomini, solo che sanno essere molto più intelligenti di questi ultimi, se vogliono, e possono cacciarsi nei guai proprio per questo” asserì Bridget, con un sorriso furbo. “Perciò, le donne devono essere intelligenti, ma senza darlo a vedere. Così, potranno capire bene le persone che le circondano, ma senza inimicarsi nessuno nel farlo.”

“Vorrei conoscerlo… penso che andremmo molto d’accordo” sorrise Kathleen. “E’ ancora in salute, spero.”

“Pieno di acciacchi, e un po’ sordo. Ma la mente è ancora limpida” le spiegò Bridget. “Penso sverrebbe, se sapesse che una lady ha espresso il desiderio di parlare con lui.”

“Allora, fateglielo sapere a piccole dosi. Non vorrei si sentisse male a causa mia” sorrise poi Kathleen, quando bussarono alla porta. “Sì, chi è?”

“William, Vostra Signoria. Posso entrare? Mi scuso per la tarda ora, ma dovrei comunicarvi una cosa.”

“Ma certo, entrate pure, William” assentì Kathleen, sistemandosi un poco l’orlo della vestaglia che indossava.

Quando l’uomo fece capolino, si irrigidì un poco alla vista di Bridget, e così pure la giovane, che reclinò pudica il volto a guardarsi la punta delle scarpe.

Oh, ma dai?, pensò incuriosita Kathleen, sorridendo al fratellastro.

“Di cosa avevate bisogno, William?”

“Volevo solo avvisarmi che lady Myriam e lord Randolf sono giunti or ora. Si scusano per l’orario, ma hanno avuto difficoltà nel raggiungere il palazzo. Alcuni carri ostruivano una delle vie, così hanno perso tempo.”

“Non esito a crederlo, vista la nobiltà in arrivo per la Stagione estiva. Nelle ultime settimane, sembra siano scappati tutti dalla campagna per giungere qui” assentì Kathleen. “Vi ringrazio. Potete andare, e dite a mia cognata che scenderò a salutarla prima di ritirarmi per la notte.”

“Molto bene, milady” annuì lui, rivolgendo un’ultima occhiata fugace a Bridget prima di svanire.

Quando il battente fu chiuso, e i passi frettolosi di William si persero in lontananza, Kathleen lanciò un’occhiata divertita al volto imbarazzato di Bridget e mormorò: “Come mai quel rossore, Bridget? Devo pensare che il mio attendente non sia stato carino con voi?”

“Come? Oh… no, affatto!” esalò sgomenta lei, avvampando in volto.

“Quindi?”

“Quindi… nulla, milady” borbottò la giovane, iniziando a legare i capelli della sua padrona in una treccia morbida.

“Sapete, trovo che voi e William formereste proprio una bella coppia” buttò lì Kathleen, pur sapendo di essere una ficcanaso matricolata.

Si sarebbe scusata più tardi, col fratellastro, ma voleva capire cosa vi fosse, che non quadrava, in quel possibile rapporto.

Le era parso che William provasse un interesse particolare per Bridget e, stando a quello che le aveva detto Christofer, i due si erano parlati in merito.

Quindi, perché tanto silenzio da parte di entrambi?

“Oh, no, beh… non penso di interessargli, se è per questo” ironizzò la giovane, fermando la treccia con un laccio di seta. “Ecco fatto. Siete pronta, milady.”

Levandosi in piedi, Kathleen la squadrò spiacente e, con tono contrito, mormorò: “Scusatemi per la mia indiscrezione. Non sono affari miei, ma pensavo veramente ciò che ho detto.”

“Non dovete scusarvi di nulla, davvero. E’ carino che lo pensiate, ma penso che lui… beh, insomma… che William…” tentennò la ragazza, fissandola dubbiosa.

Accigliandosi leggermente per un attimo, Kathleen si lasciò andare a un sorriso divertito quando esalò: “Non penserete che… sia infatuato di me?”

“Non lo penserei mai, milady! Insomma, lui è un membro della servitù, e voi una lady titolata e…” farfugliò Bridget, ora del tutto terrorizzata. “… non dite nulla al conte, per favore. Non vorrei pensasse che…”

Interrompendo il suo monologo spaventato con una stretta di mano imprevista, Katlheen mormorò: “William non mi ama come pensate voi.”

“Come?” ansò la cameriera, fissandola con espressione più che confusa.

“Manterreste un segreto così importante che, se venisse svelato, metterebbe a repentaglio la vita di William?” le chiese allora lei, accentuando la sua stretta.

Sgranando gli occhi, Bridget esalò: “Non tradirei mai la fiducia di William, o la vostra. Qualsiasi cosa venissi a sapere, essa morirebbe con me.”

Soddisfatta dalla veridicità delle sue parole, ben impressa nei suoi occhi color cioccolato, Kathleen allora le disse: “Parlate con William, e ditegli di dirvi la verità. Su tutto. Lui capirà, e anche voi.”

“Ma cosa…”

Allontanandosi per raggiungere la porta, Kathleen le sorrise fiduciosa, aggiungendo: “Parlate con lui. E’ il suo segreto, non il mio. Ed è il vostro rapporto che ho messo involontariamente in pericolo, non il mio con William. Parlategli.”

Ciò detto, uscì soddisfatta dalla stanza, ben consapevole che, presto o tardi, il fratellastro gliene avrebbe dette quattro.

Ma, per vederlo felice, avrebbe pagato questo prezzo e ben altro, se necessario.
 
***

Accomodata su una delle panche imbottite del bovindo, lo sguardo perso in direzione del giardino sottostante, Myriam mormorò: “Grazie ancora per l’invito, Kathleen. Se tuo padre non avesse avuto il mal di schiena, sarebbe venuta anche tua madre, ma non se l’è sentita di lasciarlo nelle mani della servitù.”

“Mi spiace per lei, che dovrà sopportare le sue intemperanze” asserì con ironia Kathleen, sorridendo a una divertita Myriam.

Indossava ancora le gramaglie, come era d’uso per le vedove, ma il suo viso appariva più sereno di quando l’aveva vista l’ultima volta, a Natale.

Da quella sventurata notte in cui se n’erano andati dalla villa nel bel mezzo di una tormenta di neve, non aveva più ricevuto visite da parte dei Barnes.

Che fosse stato per l’imbarazzo sopravvenuto ai fatti del primo giorno dell’anno, o altro, Kathleen aveva preferito non saperlo.

Aveva intrattenuto una normale corrispondenza con la madre, rendendola partecipe – tra l’altro – della sua futura maternità, ma poco altro.

Con Myriam, invece, aveva preferito essere più assidua, assai preoccupata per la sua salute fisica e, soprattutto, psicologica.

La perdita di Andrew le era pesata molto, e Kathleen non avrebbe mai voluto perdere anche lei.

Il fatto che ora Myriam si trovasse lì, comunque, era chiaro indice della sua aperta ribellione nei confronti del suocero, a suo modo di vedere.

Oltre che di un debole tentativo di riprendere ad avere una vita, nonostante la morte del marito.

Come vedova di Andrew, infatti, le era concessa qualche libertà in più, rispetto a Georgiana.

“Forse, se tuo padre fosse stato meno tempo a cavallo, in questi mesi, si sarebbe evitato questo eccessivo sovraccarico alla schiena” chiosò Myriam, sistemandosi distrattamente la gonna.

Sorpresa, Kathleen esalò: “Cavallo? E perché mai si è dato alle passeggiate a cavallo?”

“Da come usciva e rientrava dai suoi… viaggi, non parevano affatto passeggiate” replicò la cognata, vagamente dubbiosa. “Non ha mai voluto dirci dove si recava, però. Né a me, né a Georgiana.”

Kathleen preferì non pensare al padre e ai suoi impegni.

Con tutta probabilità, si era incapricciato di qualche donna e, per questo, si era lanciato in corse sfrenate per la campagna.

Da lui, ormai, si aspettava solo il peggio.

Sorridendo lieta quando, in giardino, Christofer sollevò Randolf in aria facendolo volare, Myriam mormorò: “Mi sono odiata, quando ho ripensato al modo tremendo in cui ti ho trattata. E al modo in cui ho trattato Christofer. Non meritavate di certo il mio biasimo, né la mia collera.”

“Ti era stato appena restituito il corpo di tuo marito dentro una cassa di pino, Myriam. Solo una donna senza cuore, non sarebbe impazzita per il dolore” replicò Kathleen, battendole affettuosamente una mano sul braccio.

“Forse… ma sapevo chi avevo sposato, come sapevo che un figlio, o dieci, non avrebbero mai trattenuto Andrew tra le amene pareti domestiche” asserì cupa Myriam, lanciandole un mesto sorriso. “Non fosse stato per la guerra, sarebbe stata qualche altra avventura. Ma ci sarebbe stato sempre qualcos’altro.

Kathleen sospiro, assentendo.

Nulla v’era di più veritiero, ma era difficile ammetterlo.

Andrew aveva amato di amore sincero Myriam, e così lei il giovane, ma nessuno si era illuso che questo sarebbe bastato a chetare lo spirito ribelle del futuro barone.

Il primogenito dei Campbell non aveva mai dato segni di voler seguire le orme del padre, e si era sempre lanciato in sfide audaci quanto in pericolosi viaggi.

In lui, aveva sempre bruciato il fuoco dell’avventura e, pur se mitigato dall’amore per Myriam, esso non era mai svanito del tutto.

“Non potevo certo pretendere che Christofer lo legasse al pennone di maestra, per tenerlo lontano dai guai” sorrise suo malgrado Myriam.

“Credo che lo avrebbe ucciso, se solo ci avesse provato” ammise Kathleen, lanciando un’occhiata al marito, che ora stava facendo il solletico a Randolf.

Le risate del bambino aleggiarono per il giardino, giungendo fino a loro, che li stavano osservando rapite.

“Per lo meno, so che non era solo, e che se n’è andato nell’unico modo che avrebbe accettato senza rimorsi. Non in un letto, piagato da qualche malattia o dall’inedia, ma nel pieno dell’azione, difendendo la Patria, e noi, dalle mire di quel folle di un francese.”

Randolf le salutò, sollevando la mano paffuta prima di passarla sul plastron ormai inguardabile di Christofer.

Le due donne sorrisero divertite e Kathleen, nel passarsi una mano sul ventre leggermente arrotondato, mormorò: “Gli somiglia molto ma, lo giuro su quanto ho di più caro, se Randolf proverà a salire su un destriero prima dei dodici anni, lo azzopperò di mia mano.”

“E io ti aiuterò a tenerlo fermo” assentì Myriam, sorridendo con la cognata.

Il capo maggiordomo si schiarì la voce proprio in quel momento, rendendo così nota la sua presenza e Kathleen, volgendosi verso di lui, domandò: “Sì, Bernard? Ditemi pure.”

“Lord Anthony Phillips è alla porta, milady. Chiede di essere ricevuto.”

“Oh, ma certo. Fatelo pure condurre qui, Bernard. Nel frattempo, fate chiamare mio marito perché rientri.”

“Sì, Vostra Signoria” assentì l’uomo, inchinandosi compito.

Myriam la fissò a occhi sgranati e lucidi e Kathleen, annuendo, mormorò: “Sì, è lui.”

Levandosi in piedi meccanicamente, Myriam si lappò nervosamente le labbra, le mani affondate nel tessuto leggero dell’abito corvino.

Quando infine l’uomo fece la sua comparsa, Kathleen seppe di non essersi sbagliata.

Anthony sussurrò il nome della donna come in un sogno e Myriam, correndogli incontro, affondò nel suo torace per scoppiare in un pianto silenzioso.

Lui le carezzò leggermente la schiena, scossa dai singhiozzi di lei, mentre i suoi chiari occhi verde acqua venivano attraversati da dolore e speranza.

Christofer non disse nulla, quando vide i due amici di vecchia data abbracciati e, nell’avvicinarsi a Kathleen, le baciò la tempia, mormorando: “Tutto bene?”

“E’ solo lo sfogo che speravo di vedere” replicò Kathleen, tranquilla.
 
***

Passeggiando nervosamente per la sua stanza, Kathleen seduta comoda su uno dei divanetti nei pressi del camino, Myriam bofonchiò: “Avresti dovuto impedirmi di fare una figura così pessima con Anthony! Ma che mi diceva la testa, in quel momento?”

“Forse, che avevi bisogno di sfogarti, dopo mesi e mesi di assoluta inedia?” ironizzò l’amica, sorridendole comprensiva.

“E dovevo per forza bagnare il suo plastron, riducendolo a un ammasso contorto di seta azzurra?” brontolò per contro la cognata, passandosi una mano sulla fronte, sempre più irritata.

“Myriam. Tu e Anthony vi conoscete da anni, e non si scandalizzerebbe mai di fronte a un tuo pianto” le ricordò Kathleen, cercando di rabbonirla. “Se non ricordo male, fu testimone di più di uno dei tuoi incresciosi bagni nel torrente… o sbaglio?”

“Non ricordarmelo!” esalò la donna, avvampando. “Va detto che avevo solo dodici anni, all’epoca ma, a ogni buon conto, non avrei mai dovuto dare retta ai miei fratelli, e gettarmi nel torrente con la sola camiciola addosso.”

La contessa le sorrise indulgente, replicando con ironia: “Ti sei divertita ben più di me, cara, e credo sia una cosa impagabile… anche se hai macchiato la tua condotta con i tuoi comportamenti inqualificabili.”

Myriam la fissò arcigna per un momento, prima di scoppiare a ridere con lei.

Era vero. Myriam aveva avuto un’infanzia ben più serena di quella di Kathleen e, di sicuro, più libera e spensierata.

“Non posso comunque approfittarmi così di lui!” dichiarò alla fine Myriam, crollando a sedere sul divanetto, spossata e con i residui del riso ancora dipinti in volto.

Tornando seria al pari della cognata, la cognata mormorò: “Anthony non penserebbe mai che stai approfittandoti di lui, o del suo buon cuore.”

“Già, a quello ha già pensato Emily” sbuffò Myriam, indispettita.

“Ho promesso ad Anthony il mio totale appoggio, quando la troverà” le fece sapere Kathleen, sorridendo con vaga perfidia.

“Oh, se è per questo, potrei prestargli tutti i battitori che sono giunti qui per scortarmi, e poi mettermi a mia volta a sua disposizione, …se solo servisse!” sentenziò Myriam, stringendo le mani a pugno. “Fare questo a un uomo come Anthony!”

“E’ un uomo dalle nobili virtù, non v’è dubbio alcuno, ma sappiamo bene entrambe perché finì tra le braccia di Emily, la donna forse meno adatta a lui, in tutto il Regno” le rammentò suo malgrado Kathleen, sospirando melanconica.

“Non occorre che tu me lo dica. E, dopo tutto quello che ci ha legati in passato, non riesco a essere lucida, in sua presenza” esalò la cognata, chiudendo un momento gli occhi per perdersi nei ricordi.

Quella stagione di alcuni anni prima, in cui sia Anthony che Andrew avevano mirato alla sua mano.

Lei, così giovane e così abituata a loro, che per lei erano stati compagni di gioco da una vita.

Contrariamente agli usi, Myriam era cresciuta in una famiglia molto aperta. I Lawrence non avevano mai impedito alle figlie di giocare con i fratelli.

Le ragazze, Myriam, Fay e Sarah, avevano imparato a pescare e nuotare, esattamente come i fratelli Warren e Rainold prima di loro.

E, grazie a questa libertà, Myriam aveva potuto fare amicizia anche coi figli dei vicini, i Campbell, i Phillips e gli Spencer, per l’appunto.

Anthony, Andrew, Christofer e Myriam erano praticamente cresciuti insieme.

Quando lei era stata presentata a Londra per la Stagione, a Andrew e Anthony era parso logico concorrere per la sua mano.

Ben presto, però, Myriam si era resa conto trattarsi di un’autentica disfida, tra i due, e che l’amore che provava per entrambi non era solo l’affetto di un’amica d’infanzia.

L’esuberanza di Andrew l’aveva fatta capitolare ma, soprattutto, era stato l’allontanamento improvviso di Anthony, a farla propendere per il figlio di Barnes.

Anthony si era ritirato in buon ordine da un giorno all’altro, ma Myriam non aveva mai dimenticato il suo amore per lui, né l’amore che lui aveva provato per lei.

“Mi giudichi ingrata, Kathleen? Ad aver amato due uomini, intendo” mormorò Myriam, riaprendo gli occhi per fissarli in quelli della cognata.

“L’amore ha mille sfaccettature, Myriam, e non ti biasimerei mai per aver amato anche Anthony, oltre ad Andrew. Andrew sapeva essere adorabile e, con la sua luce, avrebbe potuto abbagliare, e ammaliare, chiunque. E so che tu l’hai amato di amore sincero, e che ancora lo ami. Ma ho visto come hai guardato Anthony, quando è giunto oggi, e ho visto come lui ha guardato te.”

“Non potrei mai condannarlo a una vita con una donna spezzata a metà” sospirò Myriam, reclinando il capo contro lo schienale del divano.

“Non sei una donna spezzata a metà, Myriam. Stai soffrendo per un lutto che ti pesa sul cuore, ma questo non vuol dire che tu debba lasciarti consumare da esso. Andrew per primo se ne risentirebbe” protestò Kathleen, accalorandosi. “Mia madre mi ha scritto di te alcune volte, in questi mesi, parlandomi del tuo arrancare alla ricerca di una luce che non fosse Randolf… Andrew non riposerebbe in pace, sapendoti in vita solo per il vostro bambino.”

“E pensi che darmi nelle mani del primo uomo che incontro, sia meglio?” protestò Myriam, accigliandosi e fissandola con aperta sfida.

“Non si tratterebbe del primo uomo che incontri, ma di Anthony e, se proprio Andrew dovesse scegliere, vorrebbe lui per accompagnarti nella vita, perché saprebbe che ti ama, e di un amore così profondo da poter reggere il confronto con quello che provava mio fratello per te.”

“Come puoi dirlo, Katie? Come?” singhiozzò Myriam, crollando in ginocchio accanto a lei.

Kathleen le afferrò le mani e, sorridendole mesta, asserì: “Perché io sono sua sorella, e posso capirlo meglio di chiunque altro. Non ti avrebbe mai voluta sola per tutta la vita, ma al fianco di un uomo abbastanza forte da proteggerti, e amarti, come meriti.”

Myriam si limitò ad affondare il viso sulle ginocchia di Kathleen, che le carezzò i capelli con calma, sussurrandole parole di conforto.

Era certa di essere nel giusto.

Andrew non avrebbe mai voluto saperla sola e, soprattutto, in balia del loro comune genitore.

Perché era questo che non aveva avuto il coraggio di dirle, mentre ammetteva con Myriam di apprezzare l’affetto che Anthony ancora provava per lei.

Non si fidava di suo padre e, più sua cognata fosse rimasta sola, meno sarebbe stata al sicuro, a suo parere.

Molto più tardi, quando infine uscì dalla stanza di Myriam per raggiungere quella di Christofer, Kathleen raggelò a metà di un passo quando vide giungere William.

“Posso avere l’ardire di parlare con voi, milady, in separata sede?” riuscì a dire lui, con tono a stento controllato.

“Oh, ma certo. Prego, venire pure, William. Entriamo nella biblioteca” ansò lei, affrettandosi ad afferrare la maniglia della prima porta che le capitò a tiro.

Non appena fu all’interno della stanza, trovò a sorpresa il marito, impegnato a sfogliare un tomo di geografia.

Sorpreso dalla loro comparsa, esalò: “E voi che ci fate, qui? Katie, non dovresti essere già a letto?”

“Stavo giusto per andarci, ma…” tentennò la donna, sorridendo stentatamente al fratellastro.

“Ti chiedo perdono, Christofer, ma ti pregherei di allontanarti, perché sto per fare una ramanzina a tua moglie, e non vorrei ti risentissi per quanto sto per dirle” brontolò William, sinceramente alterato.

Chiudendo con un tonfo il tomo, il conte si levò in piedi e, fissando incuriosito Kathleen, replicò: “Ora non mi allontanerò di sicuro, perché hai risvegliato il mio interesse. Cos’ha combinato la mia esplosiva moglie? Ha estratto le spine un’altra volta?”

“Non proprio, ma ha tentato di fare la sensale non richiesta” replicò piccato William. “Perché diamine hai detto a Bridget di me?!”

“In realtà, le ho detto di dirti di raccontarle la verità. E’ un po’ diverso” si difese la donna, prendendo sottobraccio il marito con aria vagamente preoccupata.

Christofer sorrise di fronte a quel tentativo di difendersi, ma William non vi badò.

“E perché ti è venuto in mente di dirlo?!”

Sbuffando, Kathleen bofonchiò: “Perché pensava che tu fossi innamorato di me, e non volevo essere la causa di un vostro allontanamento.”

Facendo tanto d’occhi, William esalò: “Credeva… cosa?!”

“Hai capito benissimo. Per questo, mi sono vista costretta a porgerle quella lancia di salvataggio. Ma so che lei è fidata, ed è un segreto che non potrà fare che bene al vostro rapporto.”

“Ma come poteva pensare che io e te…” esalò sconcertato William, scuotendo il capo con espressione basita.

“Oh, beh, se è per questo lo pensai anch’io, a suo tempo” intervenne Christofer, facendo sobbalzare entrambi.

“Ma che dici? Davvero?” esalò la moglie.

“Andiamo, Katie… siete così in confidenza! E William è assai protettivo nei tuoi confronti” fece notare a entrambi l’uomo, sorridendo sornione.

“Beh, allora ho fatto doppiamente bene a dirle di parlare con te” bofonchiò Kathleen, fissando determinata il fratellastro.

“Già, e ora lei pensa di non essere alla mia altezza perché ho in parte sangue nobile” sospirò William, passandosi una mano tra i capelli rilasciati sulle spalle.

I suoi occhi color whisky brillavano di impazienza e nervosismo.

Christofer rise di puro cuore e, presa in mano la situazione, si allontanò dalla moglie e diede una pacca sulla spalla all’amico.

“Lascia che parli io, con Bridget. Cercherò di calmare le sue paure, va bene?”

“A questo punto, farei anche un voto a tutti i santi del Paradiso, se servisse” sospirò l’uomo, annuendo esasperato.

Christofer si limitò a sorridere divertito e, dopo aver dato un bacio alla moglie, si dileguò per andare a parlare con la cameriera.

William, a quel punto, sospirò e Kathleen, sfiorandogli il braccio con una carezza, asserì: “Desidero solo che tu sia felice, e non puoi esserlo, restando soltanto al mio servizio.”

“Sottovaluti la gioia che mi dai” replicò il fratellastro, sorridendole nonostante tutto.

Kathleen sbuffò, pur sorridendo a sua volta.

“Se anche il mondo non lo verrà mai a sapere, a me non importa. Tu sei mio fratello, esattamente come lo era Andrew, e io voglio per te solo il meglio. Bridget è una brava ragazza, e so che ti interessa. Non pensare mai che io venga prima della tua felicità. Mai.

William si chinò per darle un bacio sulla tempia, sussurrando: “Iddio mi ha dato la cosa più preziosa. Una sorella che mi ama, come io amo lei. Vai a dormire e pensa a tuo figlio, Katie.”

Kathleen lo guardò uscire dalla biblioteca e, nel passarsi una mano sul ventre, mormorò: “Grazie per averlo portato da me, Andrew. Grazie.”
 
***

“Come sarebbe a dire, che te ne vai?” brontolò Annelyse, scostando le coltri del letto con un gesto nervoso delle mani.

Sistemandosi il mantello scuro sulle spalle, Peter la ignorò finché lei non si piantò innanzi a lui, nuda e furiosa come un cobra.

Sorridendo appena – Iddio avesse pietà dell’uomo che un giorno l’avrebbe sposata – lui la scostò gentilmente e disse: “Commissioni per tuo padre. Starò via un mese, più o meno.”

Un mese?! E cosa pensi che dovrei fare, io, in questo mese? Rigirarmi i pollici nella tua attesa?!” sbottò la giovane, spintonandolo.

Imperturbabile, Peter replicò: “Sai benissimo che tuo padre non gradirebbe ritrovarsi la casa piena dei tuoi amanti passeggeri. Soprassiede sulla mia presenza solo perché gli torna comodo, ma non pensare che possa portare più pazienza di così.”

Sbuffando irritata, Annelyse replicò: “Posso rigirarmi mio padre quanto voglio. Lui fa solo quello che dico io e…”
Aprendosi in un ghigno beffardo, il giovane dragone la spinse contro il muro, la mano premuta sulla sua gola, e sibilò: “Lui sopporta le tue intemperanze esattamente come me. Sopporta. Ma, se tirerai troppo la corda, il suo affetto per te potrebbe tramutarsi in smania di maritarti al primo vecchio titolato che si presenterà da Almack’s, in cerca di una moglie giovane e piacente. Vuoi questo? Ora?”

“Farei comunque questa fine” brontolò lei, sfiorando con le sue piccole mani quella inguantata di Peter, che ancora la tratteneva al collo.

Mollandola di colpo, lui sbuffò, replicando: “Non ho tempo per i tuoi capricci, Annelyse ma, se farai la brava, quando tornerò non lo farò a mani vuote.”

“Non mi interessano i gioielli. Ne ho finché voglio” mugugnò la giovane, allacciandogli le braccia al collo per strappargli un bacio.

Lui la lasciò fare e, nel passare le mani sul suo corpo morbido, sussurrò sulla sua gola: “Mi riferivo a qualcosa di più esotico di un gioiello… e di molto più divertente. Ci divertiremo, te lo prometto, ma tu devi fare la brava bambina.”

“Non tarderai più di un mese?” gli domandò a quel punto, scostandosi per allungargli il tricorno che riposava su una delle poltrone.

“Non un giorno di più” le promise, infilandosi il cappello per poi strizzarle l’occhio e uscire dalla camera.

Una volta che fu in corridoio, sospirò esasperato e si diresse a grandi passi verso lo studio di Gordon-Lewis, che si trovava in fondo al corridoio, nell’ala opposta del palazzo.

Lì giunto, bussò alla porta ed entrò senza indugiare oltre.

Wallace Gordon-Lewis, barone Cregan, lo fissò ombroso e, nell’allungargli una busta senza insegne, sigillata con ceralacca, mormorò: “Raggiungi la torre martello di Seaford entro domani mattina alle cinque. Dovrai incontrarti con il caporale Rodney Sheridan. Sarà lui ad aprirti la porta e farti scendere nelle segrete. Rimarrai lì fino al giungere della sera, dopodiché salperai dalla spiaggia assieme ai contrabbandieri di whisky. Il tuo riferimento sarà Cougar, come al solito.”

“Sì, signore” assentì Peter, infilando la missiva nella tasca del panciotto.

“Sbarcherai nei pressi di Berck e lì attenderai alla locanda del porto, Le Canard d’or. Chiederanno di te all’oste come di monsieur Guillaume Martin.”

Peter ghignò e chiese: “Come mai proprio questo nome?”

Wallace fece un gesto banale con la mano, replicando: “Credo sia il nome di un santo patrono locale, o qualcosa del genere.”

L’ex dragone rise sommessamente in risposta e, già pronto ad andarsene, dichiarò: “Oh, a proposito… Annelyse l’ha presa piuttosto bene. Non dovrebbe farti ammattire, durante la mia assenza. Ti ho fatto sembrare più burbero di quanto tu non riesca effettivamente a essere, con lei.”

Gordon-Lewis lo fissò furioso, forse desideroso di replicare ciò che Peter aveva solo inscenato con Annelyse alcuni momenti prima.

Stringere la propria mano attorno al suo collo e stringere, stringere.

Tornando sui propri passi, Peter poggiò le mani sulla scrivania in noce del barone, lo fissò dall’alto al basso con il suo sorriso perfido e mormorò: “Non è colpa mia, se hai alzato il gomito con la persona sbagliata. Anzi, dovresti ringraziarmi che della Corona non mi interessi niente, e che approvi sostanzialmente ciò che state facendo, tu e i tuoi amici titolati. A quest’ora, non fosse per me, tu e la tua mogliettina penzolereste dalla forca, assieme a un bel po’ di altra gente.”

“Ti ho salvato dal patibolo! Non basta?!” sbottò l’uomo, levandosi in piedi per fronteggiarlo da pari a pari.

“Una mia parola vale molto più di un gesto singolo, … barone. Io morirei soltanto, ma tu e la tua combriccola? Vuoi davvero tirarti addosso le ire di tutti i membri del tuo discutibile club? Loro ti farebbero cose ben peggiori, che darti la morte” ironizzò Peter, avviandosi verso la porta. “Inoltre, ricorda che, se succede qualcosa a me, qualcun altro parlerà al mio posto, e voi sarete finiti.”

Afferrò la maniglia ottonata, la girò e, in sussurro mielato, aggiunse a mo’ di epitaffio: “Pensa soltanto a cosa potrebbero fare alla dolce Annelyse…”

Non servì dire altro, come sempre.

Soddisfatto per come erano andate le cose, Peter discese le scale fino a raggiungere le scuderie del palazzo e lì, dopo aver fatto sellare un baio, si avviò per uscire da Londra.

Quel viaggio imprevisto avrebbe solo ritardato la sua vendetta su Harford, ma non lasciava sguarnito il fortino.

Aveva chi teneva d’occhio la sua preda e, per quando fosse tornato, avrebbe messo in atto il suo piano.







Note: Come avete avuto modo di scoprire, i rapporti intercorsi tra Myriam e Anthony, erano stati molto di più di una semplice amicizia e, a quanto pare, entrambi serbano ancora nel cuore il dolce sentimento che li aveva avvicinati anni prima. Perché, però, nulla è andato a buon fine, per loro e, alla fine, Myriam ha sposato Andrew, che pure amava con calore? Ve lo spiegherò più avanti, non temete.
Nel frattempo, Kathleen cerca di risolvere i problemi sentimentali del fratello, rischiando però di peggiorare la situazione. Va pur detto, però, che lei vuole bene a William, e non desidera che lui pensi solo alla salvaguardia di sua sorella.
Quanto a Peter? Per un po', ce ne libereremo... ma Annelyse saprà comunque rendere la vita difficile alla nostra coppia. Non si può essere felici, se lei non lo è! 
Per ora vi ringrazio per essere giunti fino a qui assieme a me! Ci rivediamo la settimana prossima!
  
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