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Autore: Signorina Granger    22/05/2016    9 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Crossover Hunger Ganes/Harry Potter]
Sono passati cinquant'anni dalla morte di Alma Coin e di Coriolanus Snow, ma il periodo di pace è durato ben poco. Oggi Lucilla Snow, sua pronipote, ha preso di nuovo in mano le redini di Panem e gli Hunger Games sono tornati ad esistere.
Solo che stavolta sono diversi, perché hanno coinvolto anche la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 8 studenti e 12 abitanti di Panem stanno per essere sorteggiati... Chi sopravviverà? Un mago o un tributo?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~Capitolo 2: In viaggio verso Capitol


 

Rian stava steso sul letto, gli occhi fissi sul soffitto del vagone e un accenno di sorriso dipinto sulle labbra.

Non avevano parlato molto, a cena… anche se non per causa sua. Non era mai stato un ragazzo introverso o timido, anzi: faceva presto a fare amicizia, non aveva alcun problema a relazionarsi con nessuno.

Nemmeno la consapevolezza di andare incontro agli Hunger Games lo aveva cambiato, anzi: se possibile era ancor più rilassato del solito.
Dopotutto si era offerto volontario… non aveva alcun motivo di sentirsi nervoso, era stata solo una sua scelta.

Nemmeno la sua compagna di Distretto sembrava nervosa… in realtà Aida non sembrava proprio niente.

Seria, impassibile, fredda, distaccata… quasi apatica.
O almeno così gli era sembrata durante la cena, quando non aveva quasi spiccato parola o rivolto a nessuno troppa attenzione.      Aveva due anni in meno di lui e non la conosceva bene, anche se l’aveva vista moltissime volte in Accademia.    Non si era mai preoccupato di informarsi troppo sulla ragazza, ma da quello che aveva potuto osservare era piuttosto veloce e molto brava con pugnali e coltelli… sia nel lanciarli che per ferire a mano.         Buffo, perché anche lui se la cavava molto, troppo bene con i coltelli.

Rian sorrise, pensando alla singola occhiata fredda che gli aveva rivolto Aida sul palco: non aveva paura di lei, non temeva nessuno… ma sarebbe stato divertente potersi confrontare con qualcuno del suo stesso Distretto, specializzato nella sua stessa cosa.


                                                                            *

Aida teneva lo sguardo basso, osservandosi i piedi senza nemmeno vederli davvero.  Era mezza stesa sul letto, appoggiata alla testiera e le gambe distese.        Il tragitto dal Distretto per Capitol City era molto breve, ci avrebbero messo solo un paio di altre ore soltanto… il che era un bene: la rendeva quasi nervosa stare lì, in quel vagone lussuoso senza aver niente da fare.

Non sapeva nemmeno i nomi o i volti degli altri Tributi, quindi non poteva confrontarsi con nessuno… se non con Rian.

Peccato con un confronto con il ragazzo fosse impossibile per la maggior parte dei cittadini di Panem, probabilmente.

L’aveva visto, l’aveva osservato molte volte durante gli allenamenti. Era bravissimo con i coltelli, li lanciava come se fossero stuzzicadenti, con una disinvoltura quasi inquietante.

Sembrava un ragazzo simpatico, lo vedeva sempre ridere con gli amici e sorridere… il che era quasi sconvolgente, se associato a come diventava quando combatteva o si allenava.

Era quasi come se si divertisse, come se quasi gli piacesse ferire o uccidere.          Aida sospirò, passandosi una mano tra i capelli color castano chiaro.      Non sapeva ancora se l’avrebbe voluto come alleato o meno, ma in compenso era certa che l’avrebbero amato a Capito.   Rian era del Distretto 1, un bel ragazzo, letale e persino simpatico.      Una combinazione micidiale per gli sponsor, avrebbero letteralmente fatto a gara per lui…       

Non che Aida si sentisse insicura, anzi: sapeva quel che valeva, sapeva di essere comunque una Favorita, non certo di brutto aspetto e senza potenziale… ma avrebbe retto il confronto con il Falco?

Forse avrebbe dovuto mettere da parte un po’ il suo carattere…   Non era una persona troppo socievole, non era sicura che questo sarebbe piaciuto troppo ai Capitolini… Rian aveva già Capitol in tasca, e a lei non piaceva rimanere dietro a nessuno.    

Forse da una parte una ragazza più estroversa sarebbe piaciuta, ma dall’altra anche una più impassibile.     I clichè piacevano tremendamente ai Capitolini, lo sapevano tutti.

                                                                             *

Vinci gli Hunger Games

Luke era praticamnete cresciuto con quella frase in testa, specialmente da quando suo fratello li aveva effettivamente vinti, quei maledetti giochi.

Voleva bene a suo fratello, ma non aveva potuto fare a meno di notare quanto fosse cambiato dopo i giochi: li aveva vinti ed era tornato a casa, ma non era più stato lo stesso.        Era diventato calmo, malinconico e molto più silenzioso…

Sarebbe diventato così anche lui, una volta a casa?   Perché su una cosa era certo: lui a casa ci sarebbe tronato.

I suoi genitori l’avevano spinto ad essere come suo fratello per anni e non voleva deluderli, non a quel punto.   Ma sarebbe stato davvero come lui?  Luke non voleva cambiare… ma forse era inevitabile.   

Anton non parlava mai degli Hunger Games, fatta eccezione per il periodo che anticipava la Mietitura.  Non aveva potuto parlargli dopo essersi offerto, era stato immediatamente portato alla stazione e non aveva avuto nemmeno il tempo di guardare lui o sua sorella Claire.

Era curioso, avrebbe voluto sapere se era stato contento o meno del suo offrirsi: chissà, forse non l’avrebbe mai saputo.  

                                                                                    *

Dana teneva lo sguardo fuori dal finestrino, senza riuscire a vedere quasi nulla a causa della velocità del treno. Non ci avrebbero messo molto ad arrivare a Capitol da Distretto 2, ma voleva godersi forse l’ultimo momento di pace e silenzio che le rimaneva. Perché era certa che a Capitol City la calma fosse difficile da trovare.

Dana non aveva alcuna paura dell’Arena, degli Strateghi e nemmeno degli altri Tributi: sapeva che ce ne sarebbero stati di più forti di lei, di più grandi e di più temibili.   

Ma aveva imparato che a volte il cervello può tornare anche più utile della forza, dentro l’Arena… Dana era testarda e otteneva sempre ciò che voleva, a qualunque costo. Era combattiva e ed era decisa a vincere, non tanto per la vittoria in se quanto più per riuscire a tornare a casa.

La ragazza appoggiò una mano sul vetro appannato, staccandola poco dopo: la piccola impronta della mani di una quindicenne sparì poco dopo.         Dana sorrise appena, restando a guardare il punto in cui aveva appoggiato la mano: era decisa a lasciare un’impronta decisiva negli Hunger Games… sarebbe entrata in quell’Arena e avrebbe vinto, non sarebbe affatto scomparsa come un segno su un vetro appannato.

                                                                            *

“Hai paura?”

“Tu ne hai?”           Alla domanda Drake accennò un sorriso, scuotendo appena la testa.  Lui e Ariel stavano seduti uno accanto all’altro, sull’angolo lettura creato sulla finestra.    

“Beh, allora non ne ho nemmeno io.”             Ariel inarcò un sopracciglio vedendo Drake soffocare una risata, spostando lo sguardo fiori dal finestrino:

“Che hai da ridere? Non sono una codarda, ti ricordo che non ho avuto nessun problema a spingerti giù dal molo quando avevamo 10 anni.”

Drake sorrise appena e Ariel lo guardò, senza capirlo: lo conosceva piuttosto bene, ma la bionda a volte non lo capiva… era sempre molto serio, abbastanza imperscrutabile e molto spesso menefreghista con il mondo intero.  Lo vedeva sorridere molto di rado e ciò avveniva soprattutto quando erano faccia a faccia.

Una volta gli aveva chiesto perché, un anno prima dopo la Mietitura: lui si era limitato a ridere, dicendo che con lei era diverso perché solo lei si era degnata di conoscerlo davvero, a prescindere dalla sua faccia.

“Lo so che non sei una codarda Ariel.  Forse è proprio questo il problema.”

Questa volta fu Ariel a non dire niente, limitandosi ad incrociare le braccia al petto, perdendosi nei ricordi come spesso le capitava: sua madre le diceva sempre che si cacciava troppo spesso nei guai, forse proprio per l’assenza di timore che la caratterizzava quasi in ogni situazione.     Forse Drake si stava riferendo al fatto che si sarebbe fatta ammazzare subito nell’Arena, ma Ariel non gli chiese mai conferma.

Preferì non saperlo mai, aggiungendolo alla lista di cose che non avrebbe mai capito del suo vecchio compagno di giochi…    Vale a dire quasi tutto.

L’idea di vincere non la stava sfiorando troppo: non era presuntuosa, sapere di non avere le carte per farcela… la sua bellezza era più simile a quella di una dolce bambina cresciuta più che una bionda barbie con gambe chilometriche, non aveva molto charme e nemmeno qualche talento particolare con delle armi.   Non ce l’avrebbe mai fatta, ma Drake sì.  Drake aveva ottime speranze di vincere, e lei non le avrebbe di certo ostacolate…  Non sarebbe tornata a casa, ma sperava che il podio sarebbe spettato a Drake Smith.

                                                                         *

Kyraan alzò una mano, sfiorandosi quasi senza pensarci il tatuaggio sul collo.  Si era fatto tatuare da Alexander un volatile sulla parte sinistra del collo… quando l’amico gli aveva chiesto perché, lui si era limitato a rispondere che rappresentava l’essere liberi e il poter andarsene, scappare.

Kyraan aveva sempre voluto scappare dal Distretto 7, che non aveva mai sentito come una casa. Nemmeno i suoi genitori erano stati una famiglia per lui, che aveva finito col vivere per strada.

Ironia della sorte, forse era davvero riuscito a scappare dal Distretto 7, alla fine… certo, non stava andando incontro a campi fioriti con arcobaleni sullo sfondo, ma se non altro se ne stava finalmente andando.

Gli dispiaceva solo per Malcom, non era sicuro di come se la sarebbe cavata senza di lui… aveva solo 12 anni dopo tutto.      

Kyraan osservò il suo riflesso nello specchio, ricordando una cosa che gli aveva detto il ragazzino tempo prima:

Non lo fai apposta, fa parte di te. Emani luce propria Ky, riesci a farti notare quasi senza far nulla, sei carismatico e appari affascinante agli altri, che lo vogliano o no.

Questa sua caratteristica non gli era sempre stata utile a casa, ma forse a Capitol le cose sarebbero andate diversamente. A quei pazzoidi piacevano le cose appariscenti, diverse…

Quindi chissà, forse ai Capitolini sarebbe piaciuto.    E piacere al pubblico era già un buon modo per iniziare, il suo carisma e i suoi mille tatuaggi sarebbero piaciuti… o almeno ne era quasi certo.

                                                                              *

Edgar sospirò, cercando di scacciare il volto stanco di sua madre dalla mente, specialmente gli occhi scuri della donna lucidi quando si era offerto Volontario.

Ma niente, sua madre era sempre lì, fissa nelle mente del diciassettenne.

Non sapeva quanto mancasse per arrivare a Capitol, ma probabilmente ci sarebbe voluto un po’… dopotutto erano partiti dal Distretto 12, il più lontano.
Edgar era quasi curioso: un volontario era rarissimo nel Distretto 12… non ce n’era stato uno dai tempi della leggendaria Katniss Everdeen, cioè più di vent’anni prima.

Era curioso di come l’avrebbero preso a Capitol City, se gli avrebbero chiesto perché si era offerto… e lui sarebbe stato sincero: era certo che la sua azione sarebbe piaciuta a Capitol esattamente come il sacrificio di Katniss per sua sorella aveva suscitato scalpore.

Katniss Everdeen… Edgar aveva quasi sperato di trovarsela come Mentore, ma quell’anno era toccato a suo marito, Peeta Mellark.  Dicevano che i due fossero molto diversi e forse era vero, almeno da quello che il ragazzo aveva potuto vedere a cena: Mellark sembrava gentile, abbastanza aperto e disponibile… correva invece voce che l’ex Ghiandaia Imitatrice fosse molto più introversa e seriosa.

Edgar sorrise appena, non potendo non paragonarsi almeno un po’ con la Vincitrice: anche lui era abbastanza per le sue e anche parecchio sarcastico… peccato che forse non avrebbe mai avuto occasione di parlarle.

Suo padre era morto anni prima e lui, essendo il maggiore, si era preso la responsabilità di badare alla sua numerosa famiglia… e la malattia di sua madre di certo non aveva aiutato.

Edgar pensò ai cinque fratellini che l’avrebbero aspettato a casa per tutto il corso dei Giochi… l’idea di morire non lo spaventava, quanto più il fatto che sarebbero stati soli, se non sarebbe più tornato a casa.

Per questo doveva vincere. O almeno, doveva provarci.


                                                                             *

“Si può sapere perché ci stanno facendo aspettare così tanto?”      Violet sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto e tamburellando un piede sul pavimento.

I Tributi estratti erano stati accompagnati subito nell’ufficio di Peacok, ma erano stati lasciati fuori dalla porta, mentre il Preside parlava con alcuni insegnanti e i Pacificatori, in attesa che la Passaporta fosse pronta.

“Sei così impaziente di andare a morire, Lovan? Beh, in tal caso accomodati pure.”

La Serpeverde fulminò Phobos con lo sguardo, che invece le rivolse un sorrisetto beffardo, in piedi e appoggiato al muro di fronte alla ragazza.

“Simpatico come tuo solito Newton… peccato che non morirò affatto.”

L’espressione di Phobos suggeriva molto un “questo è tutto da vedere”, ma fortunatamente il ragazzo si astenne dal dirla ad alata voce, con gran sollievo degli altri presenti:

“Finitela voi due. Avrete tutto il tempo per scannarvi per bene nell’Arena… se avete un po’ di cervello, godetevi gli ultimi momenti qui, in pace.”

Le parole di Lynda suonarono quasi come un ringhio e Chloé non riuscì a trattenere un sorrisetto, divertita dalle parole della Grifondoro: era decisamente d’accordo con lei, ma comunque la divertita la sfacciataggine con cui la ragazzina aveva affrontato gli altri due, tra l’altro più grandi di lei.

Violet contorse le labbra in una smorfia ma non disse nulla, esattamente come Phobos.  Il Corvonero si limitò a lanciare alla Grifondoro uno sguardo glaciale, mentre la sua compagna di Casa invece sospirava appena: Beatrix non riusciva proprio a capirli… avrebbero dovuto cercare di andare d’accordo per sopravvivere insieme ai giochi contro i Tributi dei Distratti, e invece quegli idioti discutevano ugualmente.       Ovviamente la Corvonero non l’avrebbe mai detto… era troppo timida per dire quelle cose ad alta voce, considerando che non conosceva nemmeno Violet, se non di vista e per la fama non troppo ammirevole che la Serpeverde sua coetanea si era costruita intorno nel corso degli anni.

Quanto a Phobos… Newton era più grande di lei e comunque non era solito calcolare troppo quelli più piccoli di lui… da quel che aveva potuto osservare, si fidava e stimava pochissime persone.

“Lynda ha ragione ragazzi… finitela. Dovremmo cercare di andare d’accordo, almeno finché non siamo nell’Arena.”    Osservò Arthur a mezza voce, guadagnandosi dalla coetanea del quinto anno un sorriso di gratitudine.

“Poco ma sicuro, ma forse i Corvonero e i Serpeverde non sono così svegli come professano solitamente.”

Alle parole di Sean Collins sia Phobos che Violet fecero saettare lo sguardo sul ragazzo, come a sfidarlo a ripetere le sue parole:

“Per i Serpeverde non ho niente da obbiettare Collins… ma non fare di tutta l’erba un fascio.”  

Phobos e Sean si scambiarono un’occhiata, mentre Beatrix alzava gli occhi al cielo con fare esasperato: i Corvonero non erano poco svegli per niente, poi se Phobos faceva un po’ l’idiota era tutto un altro discorso.

Lynda invece rivolse a Sean uno sguardo d’ammonimento, come a volergli consigliare di chiudere l’argomento prima che qualcuno alzasse troppo i toni mentre invece Chloé osservava la scena con cipiglio divertito, come se si stesse godendo appieno la situazione.

Sembrava che avessero quasi rimosso di essere stati estratti… come se l’idea di andare a Capitol City, incontro alla morte, non li sfiorasse minimamente.

Nel corridoio calò il silenzio per un po’, mentre ognuno aveva la testa da una parte diversa: Phobos pensava a come comportarsi, che strategia adottare… e se c’era qualcuno tra i Tributi di Hogwarts con cui avrebbe voluto creare un’Alleanza.

Stessa cosa per Violet, che aveva assolutamente escluso il Corvonero a prescindere: era troppo sveglio, anche se le costava ammetterlo… non sarebbe mai riuscita a fidarsi di lui, si sarebbero di certo traditi a vicenda in fretta… l’unica domanda era chi l’avrebbe fatto per primo.
Non conosceva bene invece Beatrix, anche se erano dello stesso anno… la Corvonero non era una che parlava molto, però se era nella Casa doveva esserci un motivo, a scuola se la cavava bene e forse il suo farsi gli affari suoi era indice di intelligenza… l’avrebbe senz’altro osservava durante l’Addestramento.

Dal canto suo, a Chloé non sarebbe dispiaciuto affatto avere Lynda come alleata: la Grifondoro aveva un anno meno di lei, ma era sveglia e molto coraggiosa… e poi la sua determinazione e il suo forte carattere sarebbero piaciuti agli Sponsor, ne era certa. La Grifondoro in questione invece stava pensando a Sean e a Beatrix, mentre non era sicura di Chloé…

Sapeva che la Tassorosso era assolutamente bravissima in Pozioni, deteneva una specie di record nella creazione di veleni. Ovviamente la cosa sarebbe stata molto utile nell’Arena, ma non era certa che la ragazza sarebbe riuscita a creare veleni anche lì… e poi, chissà dove diamine li avrebbero spediti.

Chloé veniva spesso etichettata come una ragazza un po’ frivola, ma per qualche motivo Lynda sentiva che non era poi così ingenua come voleva far credere… a volte le persone molto timide oppure all’apparenza stupide si rivelano gli avversari più temibili.

Simile discorso poteva essere fatto per il compagno di Casa della ragazza, Arthur Sunton. Lui e Lynda erano coetanei e si conoscevano abbastanza bene, quindi la ragazza aveva potuto constatare che no, Arthur non era affatto stupido.

Non sapeva se il ragazzo volesse dare quell’idea, eppure veniva spesso sottovalutato… tuttavia Lynda ci aveva parlato abbastanza a lungo da poter affermare che avesse invece una mente brillante, era molto bravo a trovare soluzioni in fretta e aveva un buon senso dell’orientamento, come aveva dimostrato in un paio di occasioni a Cura delle Creature Magiche quando si erano persi nella Foresta Proibita…    Doti che sarebbero tornate utili, in mezzo all’Arena.

Anche il Tassorosso stava valutando i suoi compagni, pensando a chi sarebbe potuto essere un valido alleato… Phobos sarebbe tornato utile di sicuro, ma piuttosto che allearsi con lui si sarebbe ammazzato da solo prima di raggiungere l’Arena: il Corvonero si era offerto volontario per un motivo… perché era deciso a vincere e perché sapeva di avere le carte per poterlo fare. Non era una persona inaffidabile generalmente, ma l’istinto di sopravvivenza spinge l’uomo a fare di tutto. Non ci si poteva fidare realmente di nessuno nell’Arena, Arthur lo sapeva… e men che meno si sarebbe fidato di un ragazzo sveglio, intelligente e forte come Phobos. Era pure di bell’aspetto, per gran sfiga: a Capitol avrebbero sbavato per lui, non ci voleva un indovino per capirlo.

Ma era tutto da vedere… prima di scegliere dovevano osservare anche gli altri Tributi, ne erano tutti consapevoli.

Il gargoyle si spostò di colpo con uno scatto che li fece tutti sobbalzare e Peacok spuntò davanti ai ragazzi, un’espressione seria e quasi apatica dipinta in volto, gli occhi leggermente spenti: ormai ripeteva quella scena ogni anno… era diventata un orrendo dejà vu.

“La Passaporta è pronta ragazzi… salite pure, e buona fortuna.”





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Angolo Autrice


Buonasera!  Perdonate il ritardo allucinante, ma è stata davvero una settimana inferale... Cercherò di rimediare!
Spero che vi sia piaciuto, so che gli OC di Hogwarts sono rappresentati meno ma è stata dura tenerli tutti nella stessa stanza.


Ultima cosa: se volete, potete mandarmi la descrizione dell'abito del vostro OC per la Cerimonia d'Apertura o per l'Intervista.
Detto ciò vi saluto e vi auguro un buon lunedì (per quanto possa essere buono un lunedì)!  A presto spero!

Signorina Granger

   
 
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