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Autore: Signorina Granger    11/05/2016    11 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Crossover Hunger Ganes/Harry Potter]
Sono passati cinquant'anni dalla morte di Alma Coin e di Coriolanus Snow, ma il periodo di pace è durato ben poco. Oggi Lucilla Snow, sua pronipote, ha preso di nuovo in mano le redini di Panem e gli Hunger Games sono tornati ad esistere.
Solo che stavolta sono diversi, perché hanno coinvolto anche la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 8 studenti e 12 abitanti di Panem stanno per essere sorteggiati... Chi sopravviverà? Un mago o un tributo?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo Autrice:
Buonasera! Non volevo farvi aspettare troppo e così eccomi qui con il primo capitolo, che è più una breve presentazione dei vostri personaggi... Gli OC non sono 20 quindi qualche nome me lo sono inventato di sana pianta XD il Distretto 9 non compare nel capitolo perché non avevo nessun OC, quindi ho ritenuto senza senso inserirlo nella Mietitura.
probabilmente i personaggi inventati da me saranno i primi a morire nell'arena ma non è detto che valga per tutti, quindi non adagiatevi sugli allori e vi avviso: i primi OC a morire potrebbero essere quelli degli autori che spariranno nel nulla come accade quasi sempre. 


Detto ciò vi saluto, spero che il capitolo vi piacerà e di aggiornare in fretta! 
Signorina Granger 




Capitolo 1: La Mietitura 



Gli occhi di tutti, nell’illuminata Sala Grande dal sole di fine Giugno, erano puntati sul Preside Peacok, che stava in piedi accanto alla grande boccia di vetro dovevano stati inseriti i nomi di tutti gli studenti di Hogwarts dal secondo anno in su. 

Era l'ultimo giorno di scuola e entro poche ore quasi tutti gli studenti sarebbero stati a casa con le rispettive famiglie per godersi le vacanze... Alcuni però sarebbero subito partiti con la prospettiva di, probabilmente, non rimettere più piede ad Hogwarts e di non rivede mai più la propria famiglia. 

Peacok piegò le labbra in una smorfia, lanciando un’occhiata carica d’astio al Pacificatore alla sua destra. Odiava farlo... Lo odiava con tutto se stesso. 

Quando si dice oltre il danno, anche la beffa: la Snow aveva gentilmente incaricato il Preside di estrarre i nomi ogni santo anno, così da segnare la fine di otto poveri studenti e di tenersi i sensi di colpa probabilmente per tutta la vita. 

“Bene, cominciamo con Grifondoro, come sempre.” 


Facciamola finita in fretta 


L'anziano mago lanciò uno sguardo quasi rammaricato al tavolo dei Grifondoro, immaginando che un brivido doveva aver oltrepassato la schiena di quasi tutti i ragazzi.

Alle parole del Preside diversi tra i biglietti nella boccia di vetro si erano debolmente illuminati di rosso, segno che i nomi scritti sopra appartenevano alla Casa di Grifondoro. 

La culla dei coraggiosi... Peccato che nessuno potesse esserlo a tal punto da non provare almeno un po’ di paura per l'estrazione. Solo un pazzo sarebbe stato tranquillo. 


Peacok mise la mano nella boccia di vetro, pescando uno dei bigliettini sul fondo prima di spiegarlo è leggere il nome a gran voce:


“Sean Collins.” 

Gli occhi di quasi tutti si spostarono sul suddetto ragazzo, mentre diversi tra i ragazzi di Grifondoro tiravano un sospiro di sollievo. Lo stesso non si poté però dire dei ragazzi del settimo anno e amici di Collins, che dopo un attimo di esitazione si alzò e si diresse verso il Preside, lo sguardo basso e i capelli castani chiaro quasi biondi sotto la luce del sole.


Se non altro non è un ragazzino del secondo anno...

Il Preside odiava quando venivano estratti gli studenti del secondo anno, a sua opinione fin troppo giovani per prendere parte ad un simile orrore... Ma quello era il volere di Lucilla Snow, e alla donna non piaceva essere contraddetta.


Prima di rimettere la mano nella boccia, Peacok si soffermò a guardar una ragazzina del quinto anno mora e con gli occhi molto lucidi: Sabrina Collins... La sorella di Sean.
Pregando di non estrarre proprio il nome della ragazza, il Preside fece per prendere un altro biglietto, mentre quarta volta a stare con il fiato sospeso erano le ragazze della Casa.


                                                                                   *

Lynda aveva subito guardato Sabrina, la sua migliore amica, quando aveva sentito il nome di Sean. Non lo conosceva bene, ma non poteva non essere dispiaciuta per lui e per la sua amica...

Lynda era decisamente una Grifondoro a tutti gli effetti: testarda e coraggiosa, molto coraggiosa.

Ma in quel momento tutto il suo coraggio stava vacillando, esattamente come ogni anno alla Mietitura... 


Perché lei non poteva venire estratta per gli Hunger Games.

E Lunda continuò a pensarlo anche in seguito, quando la voce profonda del Preside pronunciò proprio il suo nome. 

Perché Lynda Kyle non poteva andare a Capitol City.
Lynda Kyle doveva diventare una giocatrice professionista di Quidditch... Non poteva morire, non certo a quindici anni e mezzo.

No, non poteva. Perché aveva troppo, troppo da dire è troppo da fare: non era arrivato il momento per morire. 

Eppure Lynda si alzò quasi tremando appena, sentendosi le gambe fatte più di zucchero filato che di ossa e muscoli...  

Perché doveva essere un sogno, lei non poteva essere davvero stata estratta.

Eppure era tutto così reale... Le lacrime di Sabrina, lo sguardo affranto di Peacok, le uniformi bianche dei Pacificatori e l’occhiata che Sean le rivolse mentre si fermava tra lui e il Preside, voltandosi a guardare la Sala Grande senza però vederla davvero, gli occhi scuri fissi su un punto del muro mentre realizzava appieno ciò che era appena successo. 

Non avrebbe pianto, non l'avrebbe mai fatto... M in quel momento si sentì come un pesce fuori d'acqua, lontana dall'essere una Grifondoro o la solita Lynda Kyle che debole non era per niente.


Con suo gran sollievo ben presto l'attenzione si scostò da lei e Sean, perché Peacok stava per estrarre anche i “fortunati” della Casa di Serpeverde. 

Lynda staccò gli occhi dal muro e li spostò invece sul tavolo della Casa verde e argento, scorgendo gli sguardi impauriti e timorosi dei suoi coetanei. 
Nessuno sembrava troppo spavaldo in quel momento... A parte ovviamente Violet Lovan, che sembrava quasi stesse aspettando il conto a ristorante. 

Lynda si soffermò sulla ragazza di un anno più grande di lei, chiedendosi cosa stesse pensando mentre anche il terzo nome stava per essere estratto. 


                                                                                        *


Violet sbuffò appena, tamburellando sul tavolo con le dita: ma quanto ci voleva? Ogni anno la stessa storia, la Mietitura impiegava sempre quasi mezz'ora... Fosse stato per lei, avrebbe estratto i nomi a raffica e la cosa si sarebbe conclusa li, ma Peacok invece aveva sempre tempi più lunghi. 

L'uomo intanto aveva estratto anche il terzo bigliettino e Violet drizzò la schiena, curiosa è abbastanza noncurante: probabilmente era la sola Serpeverde a non aver voglia di darsela a gambe in quel momento.


“Robert McGuire.” 

Violet si voltò verso il suddetto interessato, un ragazzo del settimo anno con il quale aveva parlato solo un paio di volte. Non era molto alto ma robusto e con una folta chioma di capelli neri... In genere sorrideva quasi sempre, ma in quel momento la sua bocca era serrata è piegata quasi in una smorfia, mentre si alzava con fare incerto come uno che ha bevuto qualche bicchiere. 

“Dite che sviene?”    Domandò a voce bassissima una sua compagna di corso e Violet piegò le labbra cariche di rossetto rosso prima di commentare:

“Non so, ma potrebbe anche essere...” 


I Serpeverde non erano certo noti per il loro coraggio, Violet non aveva alcun problema ad ammetterlo. 

A quel punto toccava alle ragazze... E Violet era più curiosa, tesa ed emozionata che mai mentre la mano di Peacok estrema il nome della ragazza. 


“...Violet Lovan.” 


Ci avrei scommesso


Dentro di se Violet quasi rise mentre si alzava con molta più nonchalance rispetto agli altri tre Tributi, costringendo si pero a non sorridere a anzi ad assumere un’espressione seccata: non voleva far vedere che infondo era felice di essere stata estratta... 

Esperienza nuova, posto nuovo, fama, volti nuovi... E avrebbe potuto mettersi alla prova sul serio. 

Violet Lovan non desiderava altro, anche se nessuno poteva immaginarlo. 


                                                                                    *


“Wow... È una mia impressione o non ha battuto ciglio?” Chloé inarcò un sopracciglio, parlando a voce non troppo alta per evitare di farsi sentire da mezza Sala Grande.

Non che tutti avessero l'attenzione su di lei, certo... I Corvonero e i Tassorosso, suoi compagni di casa, avevano ben altri a cui pensare mentre i Grifondoro e i Serpeverde commentavano le persone estratte oppure le compativano mentre allo stesso tempo tornavano a respirare.

Nessuno le rispose e la Tassorosso sbuffò appena, incrociando le braccia al petto mentre veniva estratta anche la ragazza di Corvonero: Beatrix Lileron, del sesto anno come lei e la Lovan.

Chloé non poté non provare un po’ di dispiacere per la ragazza, che conosceva poco ma sapeva quanto fosse timida... In effetti la Corvonero si alzò senza alzare lo sguardo, abbastanza rossa in viso e il capo chino, con i capelli lisci e rossi ad incorniciarle il viso.

“Poveretta...”    La ragazza parlò a bassa voce, finendo con l'essere ignorata per la seconda volta. E a lei non piaceva affatto, essere ignorata. Non era vanitosa, ma comunque le piaceva stare al centro dell’attenzione, posto che in genere ricopriva senza problemi. 

Quello però era un giorno particolare e tutti avevano ben altro per la testa. 

Peacok fece per pescare il secondo nome per Corvonero, ma venne interrotto da una voce:

“Mi offro volontario.” 


Le teste di ogni presente si voltarono verso il tavolo dei Corvonero e la fonte della voce, che si alzò quasi sorridendo ed un'aria soddisfatta dipinta in volto.

Ad Hogwarts nessuno si offriva mai volontario... L'ultima volta doveva risalire a come minimo sette anni prima. 

“Non ci credo...”       Mormorò Arthur Sunton guardando il ragazzo del settimo anno che si stava avvicinando a Peacok e agli altri ragazzi estratti.

Chloè invece, ci credeva benissimo: Phobos Newton si era appena offerto volontario... Perché la cosa non la sorprendeva affatto? 

Intelligente, furbo, ambizioso e determinato. Newton era decisamente il tipo da offrisi volontario. 

Il ragazzo dai capelli neri si fermò accanto a Beatrix, quasi sovrastandola in altezza e incrociando le braccia al petto. Sorrise quasi, sembrando tutto fuorché nervoso o impaurito: rilassato, ecco come traspariva.

Anche il Preside sembrava sorpreso quanto gli studenti, ma si ridestò in fretta e si affrettò a pescare il primo nome per Tassorosso: quella tortura stava per finire, finalmente.

“Il ragazzo per Tassorosso è... Arthur Sunton.” 

Chloé si voltò verso il ragazzo del quinto anno, seduto a poca distanza da lei al tavolo.

Il ragazzo boccheggiò appena, deglutendo prima di alzarsi e avvicinarsi al Preside con passo incerto, gli occhi azzurri vacui. 

Fermandosi accanto a Beatrix Arthur si passò una mano tra i capelli ricci, non sapendo cosa pensare: aveva la testa completamente vuota... E per una volta non si curò nemmeno del fatto che accanto a Phobos sembrava ancora più basso di quanto non fosse. 

Aveva ben altre cose a cui pensare... Come al fatto che sarebbe morto entro breve tempo, ad esempio.


“L'ultimo Tributo di quest’anno è... Chloé Vance.” 


Oh beh, fantastico. Come concludere l'anno in bellezza. 





                                                                              *

“Mi offro volontaria.” 

Aida sorrise con soddisfazione, mentre metà delle ragazze del Distretto 1 imprecavano a mezza voce, voltandosi verso la ragazza di 16 anni per fulminarla con lo sguardo. 

Ma Aida aveva imparato a fregarmene degli sguardi altrui molto tempo prima, quando aveva capito di essere molto attraente agli occhi dei ragazzi.

Senza indugiare minimamente, la ragazza si separò dalla massa e camminò a passo svelto verso il palco, un sorriso stampato sul bel viso mentre i lunghi capelli castano chiaro le ondeggiavano sulle schiena: ce l'aveva fatta, aveva battuto sul tempo le altre ragazze... Il posto da Tributo quell'anno era suo. 

Aida salì sul palco in fretta, rivolgendo un sorriso a Zelda Marshall, la Capitolina che avrebbe dovuto estrarre i nomi... Peccato che non lo facesse mai, visto che ogni anno c'erano dei volontari al Distretto 1.

“Come ti chiami, cara?” 

“Aida Barrell.” 

“Beh, congratulazioni, sei il tributo femmina... Passiamo ora agli uomini.” 

Aida rivolse alla giovane donna uno sguardo carico di curiosità, indugiando sul collo tatuato di verde chiaro e sui vestiti color acquamarina, in tinta con gli occhi e i capelli.

La donna però non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi alla boccia di vetro che diverse mani si erano già alzate e una voce maschile ruppe l'aria carica di tensione:

“Mi offro volontario anche io.” 


Gli occhi di tutti si posarono sulla fonte della voce, quelli da cerbiatta di Aida inclusi, ovviamente.

Merda

Conosceva quel ragazzo... L'avevo visto mille volte all’Accademia. Quasi nessuno lo chiamava Rian però... Lui per tutti era Hawk, il falco.

Rian Maugrim sorrise soddisfatto, avvicinandosi al palco con falcate ampie e disinvolte, come se stesse facendo una passeggiata.

Aveva 18 anni e probabilmente tutti si aspettavano che si sarebbe offerto... Peccato che rappresentasse un nemico non indifferente da annientare.

Il ragazzo rivolse ad Aida un sorrisetto guardandola dritta in faccia con gli occhi castani prima di tenderle la mano, che lei strinse con forza come s voler mettere da subito le cose in chiaro: lui poteva anche avere due anni più di lei e avere una fama da combattente imbattibile, ma di certo non si sarebbe fatta intimidire, da lui e da nessun altro.


                                                                                        *

Luke teneva gli occhi fissi su Jedis Holdman, che aveva appena estratto il nome della ragazza: Dana Johnson, una ragazzina di colore di 15 anni che era parso abbastanza scossa al sentire il suo nome, cosa abbastanza insolita visto l'atteggiamento freddo ed impassibile che assumeva quasi sempre. 

Luke però aveva ben altro a cui pensare: Jedis stava per estrarre il nome del ragazzo... Cosa doveva fare? 
Una parte di lui diceva di offrirsi, mentre l'altra lo ammoniva del contrario: se ti chiama bene, altrimenti amen.

La morte, il sangue, l’Arena da una parte.
Capitol City, la fama, la vittoria dall'altra.

Quale doveva scegliere? 

Quando vide la mano guantata di Jedis afferrare un biglietto dal fondo della boccia, Luke alzò quasi istintivamente il braccio:

“Mi offro volontario come Tributo.” 

Luke Minstrel aveva scelto la seconda opzione, alla fine... È ormai il diciassettenne non poteva più tornare indietro.

Cercando di tenere lo sguardo davanti a se e di apparire soddisfatto invece che quasi timoroso, Luke si avvicinò in fretta al palco, desideroso che la Mietitura finisse in fretta e così anche gli sguardi su di lui.

“Come ti chiami?” 

Gli occhi verdi di Luke incontrarono quelli color miele di Jedis, che gli rivolse un sorriso gentile quando lui si fermò davanti a lei.

“Luke Minstrel.” 

“Beh, allora signore e signori, vi presento i nuovi tributi del Distretto 2! Stringetevi la mano, ragazzi.” 


Luke si voltò verso Dana, che gli rivolse uno sguardo freddo mentre tendeva la mano verso di lui, che la strinse quasi con noncuranza: non la conosceva quasi per nulla, ma aveva comunque la presunzione di ritenersi migliore di lei... Dopotutto l'essere il migliore era sempre stato il suo scopo.

Riuscire a raggiungere e a superare suo fratello, come i genitori l'avevano sempre spinto s fare... Vincere gli Hunger Games sarebbe stato l'unico modo per farlo.

E comunque ormai le opzioni non erano molte: o la vittoria o la morte... E sia Luke che Dana erano decisi a raggiungere la seconda, insieme alla fama e alla ricchezza. 


                                                                                  *


Ad Ariel non piaceva piangere, specialmente se in pubblico... Non aveva un carattere forte e lo sapeva, a volte quasi si odiava per essere così emotiva... 

Le lacrime erano vicine, lo sapeva.., ogni volta che stava per piangere le pizzicava fastidiosamente il naso, come in quel preciso istante.

Era in piedi accanto ad Alexa Mills, che stava per estrarre anche il nome del ‘fortunato’.

Fortuna... Come si poteva parlare di fortuna e degli Hunger Games nello stesso discorso? Non l'aveva mai concepito... Il motto che da sempre accompagnava i giochi era come un’orrenda presa in giro, l'ultima beffa prima di condurli tutti alla morte.


“Drake Smith.” 


Ariel deglutì, sospirando appena: conosceva bene quel nome... Drake Smith aveva la sua età e lo vedeva al molo ogni giorno da anni...

Il diciottenne si scostò dalla fila di ragazza con le mani sprofondate nelle tasche dei Bermuda verde scuro che risaltavano sulla pelle abbronzata e i capelli leggermente mossi color bronzo che tutte le sue amiche tanto adoravano.

Già, tutte sbavano per lui... Drake Smith sarebbe stato il nuovo Finnick Odair, probabilmente.

Lei in quel pallone gonfiato che le aveva tirato i capelli per mezza infanzia non ci aveva mai visto niente di che, ma quello non era decisamente il momento per pensarci. 

Drake era imperscrutabile come suo solito, serio e disinvolto come se non fosse stato affatto chiamato dalla Capitolina... Ariel lo conosceva abbastanza da poter dire che non era apatico, ma che semplicemente non amava far trapelare ciò che pensava, oltre ad essere piuttosto riservato. 

Il ragazzo salì sul palco con noncuranza e strinse appena la mano di Ariel quando la donna lo chiese.

I due si guardarono negli occhi per non più di tre secondi, mentre entrambi si rendevano conto che avrebbero dovuto uccidere un ex compagno di giochi se volevano sopravvivere oltre i diciotto anni. 

“Signori, i Tributi della 96esima Edizione degli Hunger Games che rappresenteranno il Distretto 4!” 


                                                                                          *

“Bene, ed ora passiamo ai ragazzi!” 


Gli occhi azzurri di Kyraan saettarono sul volto pallido di Serena Müller, la sfortunata sorteggiata di sedici anni, al volto spaventato di Malcom, che stava in mezzo agli altri ragazzini di dodici anni qualche fila più avanti. 

Quella era la prima Mietitura per il suo giovane amico... E non avrebbe sopportato l'idea che venisse estratto il suo nome. 

Kyraan fece qualche passo avanti, parlando in tono calmo e pacato e non troppo alto:

“Sono volontario.” 

Non aveva urlato, ma nel silenzio raggelante della piazza le sue parole erano arrivate fino alle orecchie di Serafina Daylerk, la giovane Capitolina che stava per spiegazzare il foglietto che aveva estratto. 

La donna esitò per un momento prima di sorridere, lasciando cadere il nome di qualche fortunato ragazzo del Distretto 7 nuovamente nella boccia di vetro. 

“Beh, meraviglioso! Vieni pure caro.” 

Kyraan si avvicinò al palco con calma, sotto agli occhi esterrefatti di tutto il Distretto. Quando salì i gradini intercettò gli occhi sgranati e sconcertati di Malcom, che lo guardava come se l'avesse tradito. 

Il diciassettenne gli rivolse un sorrisetto mentre Serafina gli chiedeva come si chiamasse:

“Kyraan, Kyraan Lockwood.” 

Gli occhi di tutti erano posati su quello che era uno dei ragazzi con la peggior fama del Distretto 7, sui suoi capelli neri tagliati più corti ai lati della testa e sui suoi numerosi tatuaggi. Tuttavia gli occhi cursori del ragazzo erano rivolti altrove, nei suoi due unici amici: Alexander, il suo fidato tatuato re nonché migliore amico, stava in piedi accanto a Malcom e gli appoggiò una mano sulla spalla come s volergli dire che si sarebbe occupato del ragazzino o che almeno ci avrebbe provato.

Kyraan strinse la mano a Serena e poi rivolse si due un cenno del capo è un ultimo sorriso, prima che un Pacificatore lo spingesse giù dal palco dietro a Serafina...

Kyraan Lockwood stava lasciando il Distretto 7, forse per sempre... Ma non sarebbe mancato a molti e lui per primo lo sapeva.


                                                                                         *


“Mi offro volontario.” 

Molte teste si voltarono verso di lui, ma Edgar non ci fece molto caso. 


Sapeva che cosa stavano pensando tutti, ma i suoi occhi neri erano puntati solo su sua madre, che si era portata una mano alla bocca e probabilmente stava per cominciare a piangere e a pregarlo mentalmente di non farlo, di non andare spontaneamente a Capitol City. 

Ma se si era offerto infondo era solo per lei, per la sua malattia... Doveva aiutare la sua famiglia in qualche modo. 

Il ragazzo si staccò dalla massa e si avvicinò al palco, gli occhi di tutti puntati su quel diciassettenne che veniva sempre scambiato per più giovane, a causa dei tratti dolci e delicati del viso. 

Edgar Knight si era offerto volontario... Probabilmente il Distretto 12 non aveva un volontario dai tempi di Katniss Everdeen. 

Il moro salì sul palco e si fermò accanto a Leila Swan, sua coetanea. La bionda gli rivolse un’occhiata come a volergli chiedere “che cazzo stai facendo, idiota?”  Ma lui non ci badò, restando impassibile mentre si presentava ad Iryn Hoff, la Capitolina alla quale era stato assegnato lo sfortunato Distretto 12. 

“Beh, stringetevi la mano ragazzi.” 

I due nuovi tributi si scambiarono uno sguardo quasi in cagnesco prima di stringersi la mano: si conoscevano bene ma non erano mai stati molto amici... Probabilmente erano troppo diversi.

Edgar si voltò e lanciò alla famiglia un’ultimo sguardo, urlandogli silenziosamente una promessa: sarebbe tornato, l'avrebbe fatto per loro... Sua madre non poteva più lavorare è l'unico modo per guarirla e andare avanti era il denaro della vincita degli Hunger Games. 


I tanti che definivano Edgar Knight freddo avrebbero cambiato idea se avessero saputo che cosa gli passava per la testa. 









     
   
 
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