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Autore: FlameWolf    23/05/2016    5 recensioni
STORIA INTERATTIVA
È sempre la stessa storia ormai da vent'anni. Ogni primavera ci cantano la stessa ninna nanna, ci illudono che è per il nostro bene e noi cadiamo uno dopo l'altro come mosche. È una mattanza, ma non possiamo farci niente.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Sorpresa, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Giorno 5, pomeriggio

Killian Connors, tributo del distretto 12, arena

Mi osservo intorno, ma non c'è alcuna traccia di grandine da nessuna parte. Eppure io ed Abe abbiamo trovato riparo non troppo lontano da qui. È incredibile quanto gli strateghi riescano a fare il bello e il cattivo tempo. Le nostre vite sono prigioniere dei loro stessi capricci, basterebbe un cenno del primo stratega e potremmo morire da un momento all'altro, poco importa di quanto possiamo essere furbi, forti o belli. L'unica cosa che conta è la popolarità. Su questo temo di essere veramente svantaggio: non sono quel tipo di tributo che piace tanto a Capitol, ma ciò non vuol dire che voglia arrendermi.
Osservo il terreno e noto delle impronta. Faccio cenno ad Abe di fermarsi, e le osservo meglio. È l'impronta di un piede piccolo, probabilmente di una ragazza.

“Abbiamo un topo?” mi domanda. Annuisco, molto probabilmente qualcuno è caduto nella nostra trappola. Non mi piace definirla nostra, dato che io ho fatto la gran parte del lavoro, ma il contributo di Abe è stato comunque importante. Mi ha raccontato che è un autodidatta, in quanto le trappole sono state il suo unico mezzo per procurarsi cibo per anni. Rabbrividisco alla sola idea di un famigliare che se ne infischia talmente tanto di te da farti morire di fame. Se penso ai sacrifici che Dylan ha fatto per me...
Arriviamo infine verso la trappola. Il fatto che la copertura non ci sia più è un segnale inequivocabile del nostro successo.
“Cazzo, sì!” esclama Abe “Speriamo sia un favorito” Annuisco, ma il realtà spero che chiunque sia, sia già morto. So che è inevitabile stando qua dentro, ma non voglio dare spettacolo. Mi disgusta la sola idea che qualcuno aldilà dello schermo stia pregando per un atto sanguinario contro natura.
Ci affacciamo alla buca ed intravediamo una ragazzina bionda con la gamba infilzata. È ferma ed immobile, non dà segno di vita. Eppure di fianco a lei c'è un piccolo paracadute argentato. Che senso avrebbe sponsorizzare un morto? A meno che...
“Merda!” sbraitiamo io ed Abe quasi contemporaneamente. Dobbiamo scendere, non abbiamo scelta. Non possiamo di certo lasciarla qui agonizzante e farla morire fra mille patimenti, sarebbe perfino peggio. Decidiamo dunque di legare la corda in nostro possesso intorno a un grosso masso nei paraggi.
“Vai tu?” domando infine.
La mia uscita irrita parecchio Abe il quale inizia a sbuffare come una locomotiva “Sì, o ci metteremo una vita”
“Come prego?” Cosa cazzo vuole insinuare? Non sono un fifone, so comportarmi come un uomo!
“Hai capito benissimo” L'istinto mi urla di colpirlo dritto dritto al naso, ma mi devo trattenere, Abe può essermi ancora prezioso come alleato. Non so dove trovo la forza per non tirare il colpo. Lo fisso con uno sguardo di fuoco, mentre mi avvicino alla corda dandogli una spinta con la spalla.
“Vado io, signor arcobaleno”. Mi calo giù per la corda e raggiungo la ragazza. Ora che l'osservo da vicino la riconosco come il tributo donna del distretto 3. Nel vederla mi si stringe il cuore, non tanto perché speravo nell'aver intrappolato qualcuno di più temibile, ma perché mi sembra una brava ragazza, una di quelle che non si merita di stare qui.
“Ha qualcosa di utile con sè?” mi chiede Abe. Mi avvicino e controllo il contenuto dello zaino e del paracadute. Nel primo trovo soprattutto scorte alimentari, mentre nel secondo un disinfettante.
“Disinfettante e cibo” Abe mormora un “buono” e torna a studiare la scena in silenzio. Prendo un sasso grosso quanto un pugno (sperando che sia sufficiente per ucciderla) e mi avvino con passo esitante.
La ragazza improvvisamente riapre gli occhi facendomi venire un colpo. Cazzo, cazzo, cazzo! Rimani giù, rimani giù! Perché devi rendere le cose più difficili? La tipa mi guarda confusa, poi osserva la gamba ferita, per poi tornare su di me e sul sasso, guardandomi con quel maledetto sguardo che tanto temevo. Ti prego, non farlo. Non farò quello che devo fare per puro sadismo, lo farò perché voglio vivere. È meglio anche per te vedrai, la ferita è messa male. Neppure con il disinfettante andrai lontano.
“Ho....” mormora con estrema fatica “ho... un coltello a serramanico in tasca, usa quello... anziché un masso. Non renderlo più doloroso del necessario” mi prega con un incredibile sforzo. La sua richiesta mi blocca del tutto. Come posso fare una cosa del genere? Anche lei avrà una famiglia. Eppure, devo.
“Vuoi che faccia io?” mi chiede Abe dall'alto. È troppo, non lo sopporto più. Crede davvero che sia così facile?
“Vieni qui se credi di saper far di meglio! Facile giudicare da lassù!” gli sbraito addosso con tutte le mie forze.
Abe sbuffa di nuovo “Sei proprio una testa di cazzo” Dopodiché scivola giù nella buca “Non prendere tutto come se fosse un attacco personale! Volevo solo aiutarti. So che sei un bravo ragazzo Killian, faccio io se non te la senti, dico sul serio”
“E tu te la senti?” gli domando. Abe abbassa leggermente lo sguardo e sorride amareggiato “Sei un bravo ragazzo anche tu” costato alla fine
“Forse, in fondo in fondo” replica mostrando un sorriso da furbetto
“Fate in fretta, vi prego. Se è difficile per voi, figuriamoci per me. Io... non sono così coraggiosa” s'intromette la ragazza, seppellendo a fatica la propria voglia di piangere. Io ed Abe agiamo in silenzio, senza dirci nulla. Sappiamo per la prima volta esattamente cosa fare e come farlo. Mentre io cerco il coltello, Abe si toglie la felpa e l'appoggia sul volto della ragazza. Nessun spettacolo, nessun dolore più del necessario. Nessuno sguardo agonizzante.
Infilo il coltello sotto la stoffa e incido nella carne finché non sento il cannone suonare.

 

Anemone Katz, tributo del distretto 11, arena

Provo a chiudere gli occhi, ma non ci riesco. Il mondo è perfettamente immobile intorno a me e io non ho la più pallida idea da quanto tempo sia sdraiata qui per terra. Ricordo solo il rumore del cannone, le lacrime e un dolore talmente potente da togliermi il respiro. Dalla mia bocca fuoriesce l'ennesimo singhiozzo. Dovrei alzarmi e cercare da mangiare o da bere, o per lo meno cercare di recuperare lo zaino, ma ogni volta che ci provo finisco semplicemente per girarmi dall'altra parte. È come se avessi perso ogni forza. Se non fossi così debole starei lottando per la mia vita, ma non ci riesco. Vorrei solo dormire. Sono stanca, tanto stanca. Vorrei essere lontana da qui, con le persone che amo. Rivoglio Mark, rivoglio mio fratello e questa volta sul serio. Non sono più disposta a tollerare la sua assenza. Ho bisogno di lui, non sono così forte! Perché ci siamo allontanati così tanto? Da bambini eravamo inseparabili...
Mi stringo ancora di più in posizione fetale e canticchio come al solito la Theme of Love. Devo alzarmi, devo farcela, devo alzarmi. Non posso rimanere qui o mi uccideranno sicuro, è già un miracolo se sono ancora viva. Devo tornare a casa dai miei amici, devo farlo anche per il principe. Devo ringraziare i suoi per averlo messo al mondo. Devo lottare, devo. Provo ad alzarmi, ma nella mia testa ritornano gli occhi nocciola di Carlie, la sua espressione spaventata, la sua fuga verso l'ignoto con l'ibrido ai calcagni. Nella mia testa risuona per l'ennesima volta il colpo del cannone. Mi copro le orecchie con forza, cercando con tutta me stessa di fuggire da quell'orrore. L'ibrido avrebbe dovuto prendere me, Carlie non meritava quella fine. L'avranno manovrato gli strateghi? Perché lui e non me?

No, no! Ci sono cascata di nuovo! Ci riprovo di nuovo, ma questa volta c'è Clè al posto di Carlie, poi Mark, Diantha, Talia, Zarah, Camille... tutti mi lasciano, tutti mi abbandonano. Mi ritrovo sola per l'ennesima volta. Devo essere maledetta, tutti coloro che incontro e che amo prima o poi mi lasciano. Sono tutti turisti, nessuno si ferma permanentemente. Neppure mio fratello...
Cambio posizione di nuovo e la mia attenzione viene catturata da una strana pianta. Non me la ricordo. È sempre stata lì? È strano che non la riconosca, con il lavoro che faccio ho a che fare con le piante tutto il giorno. Quasi sicuramente non è commestibile. Forse è utile per altri scopi. Ha delle foglie a dir poco gigantesche e delle radici sporgenti altrettanto grandi, si potrebbe costruire un buon rifugio con quel materiale. Per un solo istante mi sembra che si sia mossa. Sbatto le palpebre e torno ad osservarla; è ferma. Deve essere stata una mia impressione, forse sono troppo stanca. Non ho dormito questa notte ed è da diverse ore che non mi nutro.
Un rumore lieve e vicino manda un segnale d'allarme a tutte le cellule del mio corpo. Mi volto di scatto e riesco ad evitare per un soffio una coltellata al fianco. Guardo il volto del mio aggressore: è la ragazza del sei. Deve aver pensato che fossi una preda facile, così depressa come sono, e non ha tutti i torti. Sul suo volto c'è una nota di insoddisfazione mista a rabbia, e mi carica nuovamente con il coltello. Riesco ad afferrale il braccio e lotto per non farmi colpire. Non sono fisicamente molto forte, ma neppure lei lo è.
Spingo via Stacey che cade a terra senza alcuna grazia. Noto solo ora che ha una grossa ferita alla caviglia, fasciata in bende sanguinanti. Potrei prenderle il pugnale facilmente ed ucciderla senza troppi sforzi. Sto per attaccarla, ma il suo volto si confonde con quello di Donna, poi con quello di Carlie. Mi ritorna in mente il sangue, le urla, il dolore, le grida. Il momento di smarrimento mi costa caro: Stacey è nuovamente sopra di me con il pugnale che cerca di raggiungere il mio collo. Riesco anche questa volta a fermarla, ma la mia presa è meno sicura, più debole. Lotto contro di lei, contro i ricordi, contro la mia stessa mente che mi si sta ritorcendo contro. Sento di impazzire, mi sto spezzando in mille pezzi.
La guardo negli occhi e solo ora mi accorgo che ce li ha azzurri come me, come quegli di mio padre. Mi ha promesso che ci saremo incontrati se fossi uscita viva da qui. C'è ancora qualcosa per me là fuori, che stupida. Non solo mio padre, ma anche Mark e Clè... e tutti gli altri. Mi sento improvvisamente carica, il cuore mi batte a mille e sento un energia scorrermi dentro che temevo fosse scomparsa.
Colpisco Stacey all'altezza dello stomaco con il ginocchio. Il colpo ha effetto e la ragazza si allontana. Mi rialzo e prima che possa fare un nuovo assalto, la spintono con la spalla in modo da recuperare la distanza e dunque un po' di fiato. Stacey cade per terra e succede l'immaginabile. La pianta che aveva catturato la mia attenzione neppure cinque minuti fa, muove una delle sue radice e afferra Stacey per la caviglia sana e la trascina verso di sé. Le enormi foglie si spostano rivelando una sorta di bocca rossastra con denti acuminati. La ragazza si aggrappa al terreno con le unghie, ma i suoi tentativi sono più che vani.
Non commetto l'errore di stare a guardare. Mi volto dall'altra parte e incomincio a correre per salvarmi, per non fare la sua stessa fine. Non mi fermo neppure di fronte al suono del cannone, neppure di fronte a un cespuglio con invitanti more succose. Corro facendomi passare il vento fra i capelli spettinati e composti, ispirando ed espirando senza sosta. Corro finché le gambe non mi cedono. Cado nuovamente a terra e ricomincio di nuovo a piangere. Le lacrime questa volta hanno un sapore diverso e ben presto inizio a ridere istericamente. Sono viva. Guardami Carlie, sono viva.

 

Lars Seven, tributo del distretto 4, arena

Ma certo!” annuncio con un tono di voce un po' troppo alto. Ryanna, ormai mia storica alleata, mi guarda alzando un solo sopracciglio. È sporca di fuliggine e di sudore dalla testa ai piedi, la sua canotta gialla è strappata in più punti. Siamo da giorni dentro l'arena, abbiamo bisogno entrambi di un bel bagno.“La Divina Commedia!”
La cosa?”

La Divina Commedia. È un libro di epoca medioevale, che narra le vicende di un uomo in viaggio dall'inferno fino al paradiso. Gli strateghi devono essersi ispirati a quello per creare l'arena”. Ogni cosa qua dentro sembra ricollegarsi a quell'opera: cani con più teste, ibridi che ricordano delle donne con ali e zampe di uccello, l'enorme toro bipede con corna dorate, lo zolfo, il caldo insopportabile e il fuoco. Tanto, tanto fuoco. Mio padre mi aveva parlato di questo libro e me l'avevo anche prestato, dicendo però di stare attento, perché le copie erano rarissime. Il linguaggio era troppo antico, feci molta fatica a seguirlo, ma mi ricordo gli aspetti salienti. Bryan va matto per quell'opera, sa perfino alcune parti a memoria.
Dici sul serio? Non te lo stai inventando?” mi chiede lei sospettosa.
Perché dovrei?”
Prima della sfilata ti ho visto raccontare un sacco di frottole alla tua accompagnatrice. Andiamo: civiltà di cannibali oltre l'oceano che non conoscono l'arte del truccarsi?” Finisco per sorridere al solo ricordo. Oh Bernie! Ascoltava con entusiasmo ogni mia storia. Non si rendeva minimamente conto che la stavo prendendo in giro. Sciocca e stupida Bernie.
Guarda che esistono davvero” replico, beccandomi uno schiaffetto amichevole sulla fronte.
Sai dunque che cosa ci aspetta” costata Ryanna tornando seria.
Molto ghiaccio” La mia alleata alla notizia sorride.
Ti giuro che ci stavo sperando”. La capisco, il clima è diventato man mano sempre più insopportabile.
Il giorno prima della mietitura, avevo paragonato gli Hunger Games all'inferno e qualcuno deve avermi preso alla lettera” commento osservando il cielo cupo e grigio.
Sul serio? Non eri volontario?” mi chiede curiosa. Mi incupisco senza volerlo. Dovevo farlo, nessuno si sarebbe offerto volontario al posto di quel ragazzo cencioso. Questi erano i miei giochi, tutti lo sapevano. Tutti si aspettavano la mia mano alzata. Non volevo diventare una testa di cazzo vigliacca agli occhi di tutti, compresi ai miei. Le parole di Dylan continuano a frullarmi in testa.
È complicato” mi limito a rispondere. Ryanna ha la cortesia di non indagare oltre. Mi piace come persona: intelligente, piuttosto furba, anche se un po' cupa. È un po' diversa dalle gente che frequento di solito, ma va bene lo stesso. Sarebbe bello se ci fossimo conosciuti altrove, in altre circostanze, fuori da questo macello.
Verso il paradiso,allora”.
Verso il paradiso” Rispondo prima di cadere addormentato. Ci sarà davvero il paradiso fuori di qui?

 

“Sei proprio sicuro che non possiamo accendere un fuoco?” mi domanda Lawrence per l'ennesima volta. Vorrei che Emma fosse qui con noi, almeno Lawrence importunerebbe lei anziché me. Almeno a differenza sua è una persona leale... per adesso. Il tradimento qua dentro è la più grande tentazione e tutti ci cascano prima o poi. Perfino Harriet che sembrava una svampita di proporzioni gigantesche ha finito per mettercelo in quel posto a tutti quanti. Perfino Ryanna che... no, non devo pensare a lei o finirò per sognarla anche stanotte. Ho già abbastanza problemi senza che gli spettri dei miei scorsi giochi vengano a bussarmi alla porta. Devo resistere, non posso farmi schiacciare.
“Siamo completamente fradici! Anche se ci venissero incontro potremo farli fuori facilmente!” insiste
“Ho detto di no” ripeto scocciato “Ti sei goduto il falò di Harriet? Bene, ora sopporteremo un po' il freddo”.
“Ma se gelasse?” replica non del tutto convinto.
“Impossibile. Siamo con enormi probabilità tutti nelle stesse condizioni, non possono rischiare di uccidere nove persone in un colpo solo, non in questa fase del gioco”. Lawrence ci pensa su per poi sospirare rassegnato, arrendendosi al fatto che è improbabile che gli altri ci temano come prima. Possiamo definire la parte fino ad oggi come uno scherzo. È quando ci si avvicina alla fine che tutto inizia ad andare a rotoli.
“Quindi dormiremo vicini vicini come due innamorati?” scherza Lawrence stranamente di buon umore dopo l'addio di Emma.
“Sì, ma il cucchiaio grande lo faccio io, se non ti dispiace” rispondo a tono facendomi trascinare nel suo gioco
“Guarda che ci guadagneresti e basta e stare con uno come me. Dicono che sia molto bravo a letto”
“Interessante. Chissà cosa ne pensa la tua fidanzata del fatto che tu sia andato a letto con altri uomini in passato”. Lawrence arriccia il labbro indispettito, mormorando un “Bastardo, hai vinto tu questa volta” mentre inizia la sua arrampicata verso uno dei rami più alti con alle spalle uno dei scarsi zaini in nostro possesso. Sto per raggiungerlo quando noto su un albero un corvo nero come il carbone che mi fissa con il suo unico occhio. Non so bene per quale ragione, ma avverto un lungo brivido per tutto il corpo.

 

Juliet Horner, ereditiera della famiglia Horner, Capitol City

L'attrice si asciuga una lacrima evitando per un momento di incrociare gli occhi con il telespettatore. Appare sconvolta, tremante nella sua pelliccia di volpe “Mi fidavo di lui, credevo che mi amasse, che volesse un futuro per noi! Invece mi ha abbandonata alla prima occasione”. L'immagine cambia e questa volta viene mostrato un signore di mezza età, anche lui amareggiato “Nessuno mi restituirà mio figlio”. Appare infine un terzo uomo, orribilmente sfigurato al volto “Non importa quanto è buia la notte, il mattino arriva sempre il giorno dopo”. Lo schermo diventa nero ed appare il titolo del programma “Anni bui, prossimamente nelle vostre TV”. Il trailer finisce e la pubblicità riprende con il solito ritmo. Deve essere il programma sul quale sta lavorando la signorina Mars. Sembra abbastanza banale, ma è quel genere di programmi che piace tanto alla gente di Capitol. In fondo è un suo programma sono sicura che riuscirà a gestirlo bene. L'importante è che riesca raggiungere l'obiettivo di propaganda, del resto non me frega niente.
Spengo la TV e giro annoiata all'interno della villa. Sono praticamente sola ad eccezione delle solite guardie del corpo. Coriolanus è uscito in gran segreto per eliminare personalmente ogni prova che possa collegarci alla morte di Dreeg. Mi dispiace per Eos, mi piaceva quella ragazza.
Coriolanus non mi ha ancora chiesto ufficialmente la mano, dice che i tempi non sono ancora politicamente pronti, ma mi sono praticamente già trasferita qui. Tanto la stampa si aspetta il nostro fidanzamento da un momento all'altro e il mio stazionamento qui non farà altro che far aumentare l'attesa. La gente ama le storie d'amore tormentate e se li daremo qualcosa per cui fare il tifo, aumenterà la loro adorazione nei nostri confronti.
Decido di dirigermi verso lo studio, per vedere se sono pronti i documenti che permetteranno la promozione di mio cugino Keith all'interno del consiglio personale. In fondo è un ragazzo fedele e senza grilli per la testa, non darebbe mai fastidio al mio uomo, non vedo perché non possa dare una mano. Abbiamo bisogno di rinforzare il potere della nostra famiglia, alla faccia di chi ci dava perduti dopo la morte di mio padre. Lo studio è chiuso a chiave, ma posseggo una delle due uniche copie esistenti, dunque non ci sono problemi di sorta.
Cerco il documento, ma non lo trovo. Strano dovrebbe essere qui, da qualche parte. Apro il cassetto per controllare meglio, ma trovo invece un fascicolo che non avevo mai visto prima. Le pagine sono ingiallite, sembra vecchio di un paio di decenni. Inizio a leggerlo, ma il contenuto è talmente surreale da sembrarmi uno scherzo. No, deve esserlo. Inizio a ridere da sola, chiudendolo in gran fretta. Il distretto 13 ancora in piedi, ben nascosto, con il consenso del presidente Dreeg. Un patto di non aggressione, canali di comunicazioni segreti! No, è uno scherzo. Mio padre e mio fratello non possono essere morti per niente! Noi abbiamo distrutto il distretto 13! Non ne rimane nulla, è solo un ammasso di rovine! Quei porci schifosi stanno marciando all'inferno patendo per tutto il dolore che hanno causato. Questo documento è una farsa, deve esserlo.
Mi alzo di scatto dalla sedia e inizio a stracciare in più parti quella tremenda bugia.
“Grazie Juliet, volevo distruggere anch'io quel documento, ma oggi non ne ho trovato ancora il tempo”. Coriolanus è in piedi appoggiato allo stipite della porta, vestito di bianco, con una luce negli occhi che conosco molto bene, ma che mai avevo visto rivolta verso di me.
“Che cos'è questa storia? Il tredici ancora in piedi?” Sono fuori di me, finisco per urlargli addosso, cosa che non avevo mai fatto prima. Io e lui non abbiamo mai avuto segreti e questo è grosso come una casa. Non posso crederci, non voglio crederci. Mi avvicino a lui, allontanandomi dallo schifo che si nasconde in quella scrivania e per tutta la stanza.
“Sì, l'ho saputo anch'io solo di recente. Avrei voluto che tu non avessi ficcanasato, ma le cose sono andate diversamente e devo agire di conseguenza” mi risponde quasi glaciale. Come fa a rimanere così calmo?
“Perché non me l'hai detto?” replico incredula. Sto impazzendo, deve essere un incubo questo
“Proprio perché volevo evitare questa reazione da pazza”. La rabbia e il tradimento mi bruciano dentro talmente tanto da farmi alzare le mani contro di lui, il mio uomo, quello che amavo con tutta me stessa, quello a cui avrei, ho, affidato la mia stessa vita. Snow para il mio colpo con estrema facilità “Sapevo che non avresti mai appoggiato”
“Stai scherzando? Hanno ucciso la nostra gente! Hanno ucciso mio padre, mio fratello! Come puoi rimanere così impassibile di fronte a tutto questo?” Perché non capisce? È così chiaro! Loro sono il nemico, devono essere annientati, non deve rimanere nulla di loro, neanche le ossa.
“Hanno l'atomica” mi risponde con lo stesso tono che si potrebbe utilizzare con una bambina di sei. È un incubo, non ci credo. Chi ho servito fino adesso? Io pensavo, pensavo...
Mi accascio a terra, incredula per l'enorme svolta che ha subito la mia vita. Chi ho servito fino adesso, cosa ne ho fatto della mia vita? Credevo che avrebbe portato gloria a Capitol, messo fine ad ogni conflitto anche se per farlo avrebbe utilizzato il pugno di ferro. Non mi importava, volevo solo la luce dopo così tanta oscurità. Ero sicura, ero convinta...
“Dobbiamo distruggerli. Non c' è vita con loro ancora qui. Dobbiamo dirlo a tutti. Vedrai che Capitol la penserà come me” Mi alzo, ma Snow mi blocca imprigionandomi fra lui e la porta.
“È proprio questo che temevo. Sei troppo rancorosa, la tua sete di sangue è insaziabile. Ti ho amato anche per questo. La tua passione brucia come il fuoco e ti ho utilizzata per alimentarmi. Mi hai appoggiato su tutto, tranne che su questo, dovevo aspettarmelo in fondo. Sei stata preziosa, ma ora sei solo un peso”
Come osa farmi questo affronto? È grazie a me che è arrivato fino a qui! Provo a liberarmi dalla sua stretta, ma è troppo forte, non ci riesco.
“Ti sbarazzerai di me come hai fatto con Eos? Non andrai da nessuna parte senza di me!” gli urlo addosso senza smettere di lottare
“Come sei ingenua. Ti ricordo che c'è sempre la mia mente dietro ai piano. Tu mi sei stata utile per i tuoi soldi e per il tuo nome. Ma sai una cosa? Non sei l'unica ricca ereditiera carina a Capitol. Ne esistono altre, anche più giovani di te e soprattutto più docili”. Gli sputo in pieno volto, ma il mio affronto non sembra nemmeno scalfirlo. Sorride semplicemente, divertito dalla mia disperazione. Le guardie ci hanno raggiunto e mi prelevano con la forza.
“Ha tentato di uccidermi. Portatela via e fate in modo che non posso più parlare”

 

 

 

Ciao! Siamo a meno nove! L'arena dei 19° giochi non è di mia invenzione, ma di yoyo. Ci vediamo al prossimo capitolo, con le prossime morti. A proposito! Ve lo dico già adesso, mi serve (tramite pm) il nome dell'oggetto che il vostro tributo desidera più di ogni altra cosa. Perché? Suggerimento: festino. Ovviamente non tutti i nove sopravvissuti ci arriveranno.

 

Morti

11° Harriet (tributo del distretto 3, 4 pov) uccisa da Killian

10° Stacey (tributo del distretto 6), divorata da una pianta ibrido

 

Feriti:

Ane (psicologicamente fragile)

Tutti (all'incirca) bagnati ed infreddoliti

 

Vivi:

Distretto 1: Lawrence ed Emma

Distretto 2: Achille

Distretto 4: Lars

Distretto 5: Sidney

Distretto 10: Abe

Distretto 11 : Ane

Distretto 12: Rose e Killian

 

 

  
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