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Autore: eliseCS    23/05/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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8– L’imboscata
 
 
 
Finalmente febbraio aveva lasciato il posto a marzo, le giornate cominciavano lentamente ad allungarsi e persino il tempo iniziava a dare tregua lasciando al sole la possibilità di apparire occasionalmente da dietro lo spesso strato di nuvole a causa del quale era rimasto nascosto praticamente per tutto l’inverno.
Erano passati ormai quattro mesi, quattro mesi durante i quali Elise si era imposta di riprendere la sua vita come se quella settimana di inizio novembre non fosse mai esistita.
Ed era piuttosto compiaciuta di se stessa per esserci riuscita –a parer suo- in modo alquanto soddisfacente.
Non aveva più rivisto James Potter, anche perché non avrebbe neanche saputo come fare per contattarlo, non aveva parlato con nessuno di quello che era successo, e le lezioni, il tirocinio in ospedale e gli esami avevano assorbito tutta la sua attenzione e le sue energie.
 
E poi c’era stato anche il trasloco.
 
Elise aveva infatti accettato la proposta di una sua compagna di corso, tra l’altro la sua migliore  amica praticamente da sempre visto che si conoscevano da quando Elise aveva cominciato a frequentare la nuova scuola dopo essere stata adottata, di affittare un appartamento più vicino alla sede delle lezioni in modo da sprecare meno tempo in spostamenti e dividere le spese.
I signori Starlet avevano accettato di buon grado il cambiamento, lieti che la figlia fosse riuscita a trovare un modo per distrarsi, e avevano subito dato il loro permesso al trasferimento, a patto che Elise promettesse di tornare a casa di tanto in tanto, magari per il pranzo della domenica.
Se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa loro sarebbero sempre stati disponibili per lei.
 
Seppur lentamente, alla fine tutto era tornato alla normalità, ed Elise era di nuovo una ragazza qualunque che si annoiava durante le ore di lezione troppo monotone.
 
 
 
 
Quel giorno il sole sembrava aver voluto dare il meglio di sé, e concentrarsi sulla lezione non era mai stato così difficile vista la splendida giornata che si prospettava fuori dalla finestra dell’aula.
La pausa pranzo sarebbe durata più del solito visto che l’ultimo professore della mattinata era dovuto andare via prima, così si era deciso che per quell’occasione ci si sarebbe potuti permettere di mangiare qualcosa che non provenisse dalla mensa dell’università ma magari da un bar poco lontano, cogliendo così l’occasione per sgranchirsi un po’ le gambe sotto il sole.
Il tempo di fare un salto nella biblioteca dell’università per lasciare un libro che doveva restituire ed Elise raggiunse l’esterno dell’edificio pronta per andare a pranzare.
Di certo non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi un buon numero delle sue compagne di corso ferme appena fuori dall’ingresso, la scalinata d’entrata dell’ingresso dell’edificio ancora da scendere, dispose quasi in cerchio a confabulare tra loro ridacchiando eccitate.
E meno male che non avevano più quindici anni…
Jessica, l’oca del gruppo, si stava sistemando i boccoli biondo platino con movimenti inequivocabili ed Elise capì: non aveva ancora individuato dove, ma nei paraggi doveva esserci un ragazzo, piuttosto carino a quanto pareva.
 
“Cosa succede?” domandò ugualmente facendo notare il suo arrivo.
“Ma vai in giro con i paraocchi come i cavalli, tu?” la prese in giro Julia, la sua amica con cui divideva l’appartamento.
Questa, senza aspettare una risposta da Elise la prese per le spalle facendola voltare.
“Guarda!” disse infine indicando un punto sul marciapiede dall’altra parte della strada. “Non è uno schianto?”
 
In tutto quello Elise non potè fare a meno di pensare che la reazione delle sue amiche fosse stata esagerata.
 
Certo, seguendo un corso di infermieristica i ragazzi per loro erano una specie rara, ma questo non giustificava il loro comportamento da oche starnazzanti.
“Sembra che stia aspettando qualcuno, quasi quasi vado a chiederglielo” commentò ad un tratto Jessica. “Magari posso offrirmi di aspettare insieme a lui…”
Elisa alzò gli occhi al cielo, degnandosi finalmente di guardare il ragazzo in questione compatendolo già per quello che l’avrebbe aspettato: Jessica diventava particolarmente testarda quando si impuntava su qualcosa.
 
Lo mise a fuoco ed ebbe un tuffo al cuore.
I capelli scuri erano arruffati e in disordine, come se fossero stati investiti da una folata di vento, gli occhi color nocciola furbi e accattivanti e il sorriso come di uno che la sa lunga. Aveva le mani infilate nelle tasche della felpa e un’espressione compiaciuta dipinta sul volta, probabilmente dovuta alle attenzioni del gruppo di ragazze.
A costo di sembrare ripetitiva, quel ragazzo era davvero uno schianto, e ne era sicuramente consapevole.
Ma non era quello il punto.
 
Quel ragazzo era James.
 
 
Durante la settimana che aveva trascorso in ospedale non si era mai soffermata a pensare al ragazzo da quel punto di vista: per lei al momento l’unica cosa che contava era il fatto che le avesse salvato la vita.
Ma rivederlo dopo così tanto tempo l’aveva colta di sorpresa –aggiungendo il fatto che pensava che non l’avrebbe più rivisto- e il risultato era stato che anche lei si era bloccata a guardarlo a bocca aperta, leggermente intontita di trovarselo davanti senza nessun preavviso.
 
Avevo davvero i paraocchi quando l’ho visto l’ultima volta…
 
“Oh oh! Finalmente abbiamo trovato qualcuno adeguato ai tuoi standard Elise…” ridacchiò Julia che non si era persa l’espressione dell’amica. “Nel caso non te ne stessi rendendo conto hai una certa espressione da pesce lesso…”
“Chiudi il becco Julia!” si rabbuiò subito lei. “Andiamo a mangiare va’, che ho fame” aggiunse poi cominciando a incamminarsi lasciando le altre indietro a starnazzare, Julia al seguito.
Peccato che come ebbero finito di scendere i pochi gradini d’ingresso si trovarono il ragazzo davanti: nel frattempo era andato loro incontro.
“Oh… ehm… ciao, serve qualcosa?” domandò Julia impacciata mentre Elise restava in disparte, leggermente voltata, pregando con tutta se stessa che per un qualche miracoloso motivo James non si fosse accorto che era lei.
“Veramente sì” rispose lui pronto, senza smettere di sorridere. “Posso rubarti la tua amica?”
Elise raggelò sul posto mentre a Julia sfuggì una risatina nervosa: quel ragazzo stava scherzando, vero?
Poi però notò lo scambio di sguardi tra quello sconosciuto e la bionda…
“Aspetta un attimo… tu lo conosci?!” domandò rivolta ad Elise con tono accusatorio, interpretando poi il suoi silenzio come un sì.
“E cosa stavi aspettando a presentarmelo?”
Fece per tendere la mano per presentarsi da sola, visto che la sua amica era talmente rigida da sembrare pietrificata, ma all’ultimo momento Elise la bloccò: “Non ora Julia. Ho fame e adesso andiamo a mangiare. Quanto a te…” aggiunse poi in direzione del ragazzo “Non ho tempo –né voglia- di parlare, né ora né mai, quindi sparisci!”
 
Girò velocemente sui tacchi incamminandosi quasi a passo di marcia lungo il marciapiede con Julia che si affrettò a seguirla protestando e facendole notare di non essere stata affatto educata.
Elise alzò le spalle e non disse una parola finchè non arrivarono al bar e presero posto a un tavolino per ordinare qualcosa.
Tutti i tentativi di Julia di estorcere qualche informazione alla ragazza mentre aspettavano le ordinazioni fallirono miseramente, e alla fine, con grande sollievo di Elise, Julia si rassegnò e smise di farle domande.
Mangiarono in silenzio, Elise completamente persa nei suoi pensieri.
 
E così James aveva deciso di farsi rivedere, ma perché?
E perché proprio ora?
Se gli importava tanto di lei allora perché non si era fatto vivo prima?
Qualsiasi fosse la risposta Elise si impose di convincersi di non volerla sapere: erano passati quattro mesi, era finalmente riuscita a lasciarsi quella faccenda alle spalle, e lui se ne tornava fuori così, come se niente fosse?
 
Finirono di mangiare il gelato che si erano concesse come dolce scommettendo sulle probabilità che il professore di farmacologia si dimenticasse di nuovo di presentarsi a lezione e infine si alzarono per andare a pagare.
Prima che potesse avviarsi verso l’uscita Julia la fermò: “Se sei così decisa a non parlargli io aspetterei un attimo prima di uscire” le disse.
Elise rispose con un’occhiata interrogativa e Julia indicò una delle vetrate del locale: erano coperte da delle tende, ma si riusciva comunque a vedere in strada.
Con orrore Elise notò che James era lì fuori, appoggiato ad un lampione.
“Non ci posso credere…” commentò sospirando mettendosi le mani nei capelli.
“Nel caso non te ne fosse accorta è lì da quando siamo arrivate… forse qualsiasi cosa abbia da dirti varrebbe la pena ascoltarlo”
Elise annuì poco convinta: avrebbe ascoltato quello che aveva da dire ma niente di più.
Appena uscirono dal bar il ragazzo si fece loro incontro e fece per aprire bocca, ma Elise lo precedette: “Hai un minuto per dirmi cosa vuoi” annunciò senza tanti giri di parole.
“Ma…” protestò debolmente James guardando dubbioso Julia: era ovvio che non voleva che lei sentisse.
“Qualsiasi cosa tu abbia da dirmi può sentirla anche lei… E ora sbrigati, ti sono rimasti solo cinquanta secondi…” ribattè lei spietata.
“Io… ecco… volevo chiederti scusa per quello che è successo…” cominciò cautamente lui scegliendo le parole. “Sarei voluto tornare a trovarti ma tra la scuola e… tutto il resto… e poi mia mamma… la sera che ti ho incontrata sono tornato a casa tardissimo e lei ha praticamente dato di matto perché non l’avevo avvertita… ti ricordi che avevo parlato di una punizione…”
Mentre parlava i tre avevano cominciato a camminare, dirigendosi senza rendersene conto verso il parco che era proprio lì vicino.
 
Il parco dove tutto era iniziato.
 
Elise represse un brivido: da quella sera non ci era più tornata.
 
“…insomma, era talmente arrabbiata che mi ha vietato di uscire per quasi un mese. Ti rendi conto? Mi ha messo in punizione! Punizione a me che ho vent’anni…! Comunque credimi che nessuno osa disubbidire a mia madre quando è arrabbiata…”
“Ciò non toglie che alla fine tu non ti sia comunque fatto rivedere! Sono passati quattro mesi, James! Quattro mesi! Ho cominciato a pensare di essermi sognata tutto…”
“Qualcuno vorrebbe spiegarmi di cosa state parlando?” si intromise Julia che aveva seguito tutto il discorso, senza capirci nulla.
Ci fu un lungo attimo di silenzio in seguito alla sua esclamazione e tutti lo sentirono: un fruscio ben udibile proveniente dal cespuglio di fronte alla panchina presso la quale si erano fermati.
James si avvicinò cautamente verso la siepe: avrebbe voluto tirare fuori la bacchetta, ma c’era anche quella ragazza babbana…
Alla fine, dopo che si fu avvicinato abbastanza, non potè fare a meno di mettersi a urlare, esasperato ma sollevato allo stesso tempo: “Dan! Brutto idiota! Ci hai fatto prendere un colpo! Cosa ti è saltato in mente?”
Intanto un ragazzo dai ricci capelli castani era uscito dalla siepe togliendosi alcune foglie dai vestiti.
“Senti chi parla! Hai detto che oggi pomeriggio non potevamo ripassare perché avevi una cosa urgente e della massima importanza da fare e vengo a scoprire che mi hai mollato per spassartela con ben due ragazze?” lo rimbeccò. “Da quando in qua non mi presenti più le tue nuove conoscenze?” domandò infine facendo arrossire James.
“Da quando ho scoperto che davanti alle ragazze mi fai sempre fare pessime figure…”
“Ma come siamo gentili… signore: Daniel Williams al vostro servizio, potete chiamarmi tranquillamente Dan se vi fa piacere…”
“Senti amico, questo non è il momento. Stavo cercando di…” ma il riccio lo interruppe sgranando gli occhi dopo aver riconosciuto Elise: “Per Merlino! Ma tu sei… James, lei non è la ragazza che abbiamo trovato qui nel parco la notte di Halloween? Alla fine non mi hai più detto neanche se si era ripresa dalla crisi…”
 
James lo guardò esasperato mettendosi poi le mani tra i capelli, arruffandoli ancora di più: perché quella testa vuota del suo amico non sapeva mai quando doveva stare zitto?
Ma ormai il danno era fatto, e infatti…
 
“Elise?! Adesso mi spieghi tutto! Si può sapere di cosa stanno parlando? Sto cominciando a preoccuparmi…” esclamò Julia con un tono che non ammetteva repliche.
“Semplicemente la sera del mio compleanno, tornando a casa, mi sono sentita male. Fortunatamente loro sono passati per la mia strada in quel momento e mi hanno soccorso, nient’altro” spiegò Elise omettendo praticamente tutto.
E difatti Julia non sembrava convinta neanche un po’.
 
“Voi tre non me la state raccontando giusta. Da te non me lo sarei mai aspettato Elise: sono la tua migliore amica!” disse delusa.
“... e la tua migliore amica qui è una strega” sbottò James dopo qualche secondo.
“C-cosa?”
“Non essere ridicolo!” disse Elise, infuriata che il ragazzo avesse detto una cosa del genere così a cuor leggero di fronte a Julia, ma decidendo poi di rispondergli per le rime.
“C’eri anche tu da Olivander, l’hai sentito: non c’è nessuna bacchetta che potrà mai andarmi bene. Io non sono una strega!”
 
“E noi non potremo essere più d’accordo!”
“Già, sarebbe davvero stato uno spreco se avessimo seguito una Rigida per tutto questo tempo…”
 
I quattro ragazzi indietreggiarono spaventati di fronte alle due figure scure che erano apparse alle loro spalle.
Erano un uomo e una donna, entrambi con i capelli corvini, quelli di lei stretti in uno chignon alto, i volti coperti da una maschera nera, come il loro abbigliamento e il mantello che gli ricadeva sulle spalle.
Sembravano apparsi dal nulla, nessuno di loro li aveva sentiti arrivare, e adesso stavano intercedendo con fare minaccioso verso i ragazzi.
Subito James sfoderò la bacchetta mettendosi davanti ad Elise, seguito da Dan che fece altrettanto con Julia: l’espressione divertita e rilassata che aveva fino a qualche attimo prima era scomparsa dal suo viso.
“Signori, credo che qui ci sia stato un malinteso” cominciò James cercando di mantenere un tono civile nonostante dal suo sguardo trasparisse ben altro.
“Temo che chiunque voi stiate cercando non sia di sicuro uno di noi, avrete sbagliato persona…” aggiunse Dan serio.
“Ma infatti non siamo qui per voi” rispose l’uomo con tono beffardo.
“Esattamente” proseguì la donna.
Quella voce, quella voce Elise l’aveva già sentita…
“Dateci la ragazza e nessuno si farà male” concluse.
Quell’ultima affermazione li colpì come se qualcuno avesse appena rovesciato loro addosso un secchio di acqua ghiacciata.
James si girò impercettibilmente a guardare Elise con la coda dell’occhio per cercare di capire se lei ne sapesse qualcosa, ma l’espressione terrorizzata della ragazza, gli occhi sgranati e la bocca semiaperta gli fecero capire che lei ne sapeva tanto quanto lui.
“Non vedo perché dovremo… voi non la toccherete!” esclamò James riportando la sua attenzione sulle due figure mascherate.
“E scommetto che sarà proprio un Rigido come te a fermarci!” ribattè la donna facendogli il verso.
“Vorrei proprio vedere!”
 
A quella provocazione James non ci vide più e scagliò il primo incantesimo che gli venne in mente: era un semplice schiantesimo, ma era ben fatto, aveva mirato bene, e il fascio di luce rossa stava procedendo preciso verso il suo bersaglio.
All’ultimo momento però la donna sollevò il braccio davanti a se, il palmo della mano ben aperto, e l’incantesimo del ragazzo venne deviato andandosi ad infrangere sul tronco di un albero, lasciandovi una lieve bruciatura.
Il ragazzo la guardò incredulo: come aveva fatto?
Non aveva neanche la bacchetta in mano, com’era possibile che fosse riuscita a parare l’incantesimo in quel modo?
La sua muta domanda venne ripetuta, ad alta voce, da Elise: “Come hai fatto? Senza bacchetta…?” domandò sporgendosi da dietro James.
 
Gli occhi della donna lampeggiarono esultanti dietro la maschera: aveva catturato l’attenzione della ragazza, e quello era un grande punto a suo favore.
Noi non abbiamo bisogno di quell’insulso bastoncino di legno. Noi possiamo usare la magia in modo diverso, migliore… puro!”
Parlando aveva cominciato ad avanzare verso la ragazza tendendole una mano.
Elise, quasi come in trance, scostò il braccio che James aveva sollevato per tenerla indietro e lo superò, lo sguardo fisso sulla mano che la donna le porgeva.
“Non ti piacerebbe imparare a farlo anche tu, Elizabeth? Non ti piacerebbe essere tu quella speciale, per una volta? Tutti questi anni passati in mezzo a gente che non sa niente di te, che non riuscirà mai a capirti… non sei curiosa di sapere chi sei?”
L’ultima domanda, così sibillina, sembrò sbloccare la ragazza: mosse un ulteriore passo avanti e fece per stringere la mano della donna.
 
“No! Non te lo permetterò!”
L’urlo di James squarciò l’innaturale silenzio che era calato sul parco facendo riscuotere Elise che si fermò ad osservare inorridita quello che stava per fare.
Intanto il ragazzo aveva scagliato un altro incantesimo che fu debitamente bloccato.
“Stupido ragazzino, proprio non capisci? Tu non sei nulla confronto a noi!”
La donna fece un cenno al compagno e questi alzò un braccio puntando la mano verso James stringendo il pugno: come lo ebbe rilasciato un lampo di luce nera partì dal palmo della sua mano investendo James in pieno: venne sollevato in aria e scaraventato indietro finendo con uno scricchiolio sinistro contro il tronco massiccio di un albero lì vicino.
 
Dopo la caduta non si mosse più.
 
“E adesso signorina tu vieni con me, abbiamo perso già abbastanza tempo!” cercò di afferrare Elise per un braccio, ma quella si divincolò tirandogli uno schiaffo senza neanche sapere come.
Ma non fu uno schiaffo normale, e la ragazza se ne rese conto solamente quando si accorse che con quel suo gesto l’uomo era stato sbalzato diversi metri più indietro.
Si guardò la mano stupita, uno strano formicolio la percorreva: era stata davvero lei a farlo?
Sfruttò il momento di tregua per raggiungere Dan e Julia che nel frattempo si erano inginocchiati di fianco a James: il ragazzo era incosciente, un lungo taglio –probabilmente dovuto all’incantesimo che l’aveva colpito e che gli aveva anche lacerato la maglietta- gli percorreva trasversalmente il petto dalla clavicola destra quasi fino al fianco sinistro sanguinando copiosamente e imbrattandogli i vestiti.
 
Sollevò lo sguardo dal ragazzo e scoccò un’occhiata piena di odio ai due che nel frattempo stavano tornando alla carica.
Avevano fatto del male a James, e ora lei ne avrebbe fatto a loro…
Neanche lei sapeva bene come o perché, ma la rabbia che le era montata dentro aveva fatto comparire in lei quella strana sensazione che aveva da sempre caratterizzato l’arrivo di una delle sue crisi.
Sentiva come dell’energia accumularsi in lei, ma questa volta, invece di cercare di contenerla tutta, si concentrò come a voler trovare un modo per farla uscire.
 
Questa volta non era spaventata, non si sarebbe lasciata sopraffare: questa volta era pronta.
 
Quasi inconsapevolmente, come se in realtà neanche lei sapesse bene cosa stesse facendo, raccolse le braccia al petto stringendo i pugni.
Si godette per un istante l’espressione stupita e spaventata dei due, ben visibile dai loro occhi nonostante le maschere, e poi aprì le mani allargando nel contempo anche le braccia.
Sentì l’energia abbandonarla di colpo fluendo dal suo petto attraverso le braccia, fino alle mani per poi disperdersi nell’ambiente circostante sotto forma di un potente campo di forza.
I due in nero riuscirono a scappare in tempo, sparendo nel nulla per non esserne investiti.
Elise sorrise debolmente alle espressioni più che stupefatte di Dan e Julia per poi svenire subito dopo sull’erba proprio di fianco a James.













Da-dan!
Direi che con questo capitolo ho compensato un po' la monotonia di quelli precedenti, no?
Compaiono anche due nuovi personaggi: Julia e Dan. Forse ancora non cè l'ho ben chiaro nemmeno io, ma vi posso assicurare che avranno la loro parte nella storia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ad essere sincera è -quasi- uno dei miei preferiti fino ad ora.
Grazie a tutte le persone che mettono la storia tra le preferite/seguite/ricordate, e grazie in anticipo a chi vorrà spendere un po' del suo tempo per farmi sapere cosa ne pensa :)
Alla prossima settimana
E.
   
 
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