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Autore: Learna    24/05/2016    5 recensioni
Dopo l'ultima battaglia a Ichigo cade il mondo addosso.
Costretta a scappare dovrà decidere di chi fidarsi e di chi no.
Sarà costretta ad allontanare le persone che le vogliono bene per paura di ferirle.
Gli incubi la perseguitano.
Una sola persona, malgrado tutto, sceglierà di starle accanto. Nella buona e nella cattiva sorte, così recita la promessa.
Una persona diversa dalle altre. Un umano non umano.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Buongiorno tesoro –
Era mia madre. Mi stava svegliando con la sua solita grazia urlandomi il buongiorno nelle orecchie, la mia sveglia deve, come al solito, essere suonata senza che io l’abbia minimamente calcolata. Non era certo colpa mia se avevo il sonno pesante, forse avrei dovuto solo cambiare sveglia, prenderne una più potente. Beh comunque rimaneva il fatto che ero praticamente diventata sorda da un orecchio.
Quello che trovai quando aprii gli occhi, tuttavia, non era ciò che mi aspettavo. Un muro di legno si stagliava a circa due metri dalla cosa sulla quale ero sdraiata. Mi sentivo molto comoda quindi probabilmente la “cosa” su cui mi trovavo era un normalissimo letto, anche molto morbido. Appoggiai una mano sul materasso in modo da fare leva per portarmi a sedere e guardarmi intorno, non che ci fosse molto da vedere. La stanza era di media grandezza, io ero distesa su un grande letto a due piazze con un lenzuolo bianco e un piumone pesca. Faceva abbastanza freddo, ma sotto le coperte si era formato un sorta di microclima che teneva il mio corpo ad una temperatura tale che mi sarei accoccolata sotto di esse se solo mi fossi trovata nella mia camera e non in una stanza sconosciuta. Il mio lato felino voleva tanto che ignorassi la curiosità di capire dove diavolo mi trovassi per soddisfare quella stanchezza che avevo addosso. Per quanto potevo aver dormito? L’ultima cosa che ricordavo era di essere salita su una specie di pulmino con i vetri oscurati, uno di quelli che si vedevano nei film occidentali di trent’anni fa, quelli su cui i giovani compivano viaggi in giro per il mondo alla ricerca di loro stessi. Fuori il cielo albeggiava.
 
Nel pulmino la calma era quasi glaciale.
Avevo salutato le altre pochi minuti prima, ci eravamo abbracciare e premesse che un giorno ci saremmo riviste ancora. Non ero riuscita a trattenere le lacrime, procurandomi i rimproveri di Ryan e Mina, ma infondo anche loro erano commossi, si vedeva dai loro occhi lucidi e dai muscoli del volto contratti per non lasciarsi andare alle emozioni. Kyle mi aveva abbracciata come un fratello maggiore, tenendomi stretta e sussurrandomi che sarebbero sempre stati con me.
Kisshu aveva salutato i suoi fratelli, loro avrebbero ancora potuto vedersi, ma, dopo che tutto quello che era successo era stato messo a nudo, anche loro avrebbero avuto difficoltà a trovare un posto sicuro. Avrebbero potuto usare la loro dimensione, ma anche quella non era più sicura. Nel loro mondo erano considerati da buona parte della popolazione dei traditori, anche se altrettanti li consideravano degli eroi. In qualsiasi caso avrebbero dovuto tornare a casa una volta finita la guerra, invece avevano deciso di restare, per aiutarci, questo aveva incrementato ancora di più i sospetti su di loro.
Finiti i saluti Kisshu mi venne a prendere, mi sentii posare una mano sulla spalla destra e mi girai a guardarlo, si vedeva che era scosso, che soffriva, ma nonostante questo mi attirò a se e mi strinse in un abbraccio consolatorio. Fece in modo che non potessi vedere le altre andare via e mi condusse verso il furgone, ma io testarda com’ero ero decisa a farmi del male e fissai lo sguardo sull’immagine di ciò che accadeva dietro di me riflessa dal finestrino del furgone. Vidi le altre venir fatte salire su veicoli tutti diversi, probabilmente dipendevano dal posto in cui sarebbero state portate in modo da non sembrare fuori posto rispetto all’ambiente circostante mentre raggiungevano i rifugi.
Ricordo che mi infilai nei furgone e ci accoccolai sul sedile appoggiando la testa alla parete dell’abitacolo, Kisshu mi si accomodò a fianco.
-Ehi, stai tranquilla, le rivedrai. –
-Non puoi saperlo Kisshu. –
-Si invece, lo so. –
-Come fai a saperlo? Come fai a essere sicuro che ci rivedremo? Come fai ad essere sicuro che rivedrai i tuoi fratelli? –
Solo nel momento in cui pronunciai quelle parole mi accorsi di quello che avevo fatto. Mi sentii in colpa, mi ero concentrata solo sul mio dolore, solo sul mio senso di perdita, ma le persone che avevano perso di più in quella guerra le stavo guardando in quel momento, loro avevano perso la loro gente, la guerra, ciò in cui credevano e la possibilità di continuare a vivere in un ambiente tranquillo e sicuro, in cui fossero accettati. Pensava prima a me che a se stesso, lo aveva sempre fatto.
-Scusami Kisshu, non volevo, mi dispiace. –
-Tranquilla, capisco, ma noi ci rincontreremo. Devi crederlo Ichigo. Ne hai bisogno. Ne abbiamo bisogno entrambi. –
Mi mise una mano attorno alle spalle e mi fece posare la testa contro la sua spalla, stringendomi a se.
-Che succede Ichigo, ti stai rammollendo? Dov’è finita la mia micetta combattiva? –
-Per adesso è chiusa nel cassetto Kisshu. Posso dormire un po’? troppe emozioni. –
-Certo, dormi. Sarà un lungo viaggio. –
 
Mi girai verso sinistra. Dall’altra parte del letto, posta su un comodino, faceva bella vista di se una sveglia elettronica, spenta. Sarebbe stato troppo chiedere una sveglia funzionante!
Mi misi a sedere sul letto, le gambe a penzoloni. Mi alzai da letto. Quando i miei piedi nudi toccarono il pavimento un brivido mi percorse la spina dorsale. Ci sarebbe voluto un po' di tempo per abituarmi al freddo. Sembrava che la mia pelle si stesse ghiacciando. Avrei voluto rimettermi immediatamente sotto le coperte, ma il desiderio di uscire per cercare di capire dov'ero era troppo forte.
Solo in quel momento notai l'assenza di Kisshu. Dove si era cacciato? Un secondo brivido mi si propagò nella carne, il terribile pensiero che mi avesse lasciata li da sola, che mi avesse abbandonata a che lui mi gelò il sangue. Non poteva essere, non dopo tutto quello che avevamo passato, anche se in fin dei conti ne avrebbe avuto tutto il diritto. Inconsapevolmente mi ero attaccata a lui, era diventato il mio bastone, se lui avesse ceduto, se se ne fosse andato, io sarei caduta e non ero sicura che mi sarei mai potuto rialzare da una caduta del genere.
Mossi un piede davanti all'altro e, facendo attenzione al suono dei miei passi sulle mattonelle di fredda pietra grigia del pavimento, raggiunsi la porta socchiusa della stanza. Entrava un po' di luce da quella fessura, una luce fredda. Appoggiai l'orecchio alla porta. Nessun rumore, neanche un sussurro.
Lentamente aprii la porta e mi affacciai. Come avevo già potuto constatare non c'era nessuno in casa. Mossi qualche altro passo in avanti, prima con timore, poi sempre con più sicurezza quando cominciai a convincermi che non c'era nessun pericolo.
Raggiunsi la sala, separata dalla camera sola da un corto corridoio nel quale affacciava un bagno. I muri interni della casa erano ricoperti da un semplice intonaco bianco, mentre quelli esterni erano completamente fatti di assi di legno. Sembrava una di quelle case dei paesini sperduti di montagna dove l'elettricità è arrivata da meno di un decennio e l'acqua si va a prendere al pozzo. Quest'ultima teoria, per mia sfortuna, fu confermata dall'arrivo di Kisshu. Entrò in casa sbattendo la parta di casa, probabilmente aperta con un calcio.
- Kisshu! Dove sei stato? -
Era vestito in maniera diversa rispetto al solito, indossava degli abiti umani. Un impermeabile li copriva ma potevo comunque intravedere sotto una maglia nera, una felpa rossa e dei jeans. Era bagnato fradicio. Il cappuccio dell'impermeabile si era leggermente spostato e i capelli verdi del ragazzo erano zuppi d'acqua, così come le sue scarpe che producevano uno strano cich-ciach. In mano portava una valigia, la mia, che aveva cercato di tenere coperta durante il tragitto.
- Ciao Ichigo. Ben svegliata dormigliona. -
Appoggiò a terra la mia valigia e chiuse la porta dietro di sé, in modo che la pioggia torrenziale che si stava abbattendo sulla casa non entrasse.
- Non hai risposto alla mia domanda. -
- Si. -
- Si cosa? -
- La risposta è "Si". -
- Ma se non hai neanche ascoltato la domanda! -
- Eh allora? Io rispondo sempre "si" a tutto. -
- Quindi se ti avessi chiesto di darti fuoco tu mi avresti risposto di si. -
- Certo che no, che cavolo di domanda è?! Comunque in questo momento non sarebbe poi così una cattiva idea, sto gelando. -
- È una di quelle domande che le mamme umane ti fanno usano come esempio per farti capire che non bisogna dire sempre si. -
Vicino a me c'era un divano, su cui fortunatamente c'era una coperta. La afferrai e andai verso Kisshu.
- Spogliati. -
- Finalmente micetta vuoi passare al sodo è? -
Arrossii visibilmente.
- Non fare l'idiota. Se tieni addosso i vestiti bagnati come puoi sperare di asciugarti e non prenderti un colpo?! Quindi forza spogliati. -
Ci impiegò un attimo per riuscire a togliere l'impermeabile e le scarpe. Il resto era abbastanza asciutto quindi glielo feci tenere addosso. Gli passai attorno al corpo la coperta in modo da tenerlo al caldo e lo feci sedere sul divano.
- Se volevi potevo spogliarmi completamente. -
- Sogna Kisshu, sogna. -
- Eppure non sembrava che ti dispiacesse molto stanotte, quando ti sei avvinghiata a me a letto. -
Rimasi impietrita sul posto. Avevo dormito con Kisshu quella notte, e l’avevo pure abbracciato? Oddio.
- Sai, mi hai passato le mani sul torace e hai incrociato una gamba con la mia, come se mi desiderassi Ichigo. -
Iniziai a sudare. Si stava inventando tutto, ne ero certa.
Si sporse verso di me sul divano fino ad arrivarmi ad una spanna dal viso.
- Per caso ti piaccio Ichigo? -
- Assolutamente no! -
Mi posò una mano sulla gamba e iniziò ad accarezzarla, un gesto tremendamente piacevole.
Mi accorsi di aver spostato l'attenzione sulla sua mano solo quando rialzai lo sguardo e lo trovai a due millimetri da me che cercava di baciarmi. Mi scansai appena in tempo.
- Un giorno cederai Ichigo e quel giorno sarai completamente mia. -
- Aspetta e spera Kisshu, aspetta e spera. -
- Abbiamo tutto il tempo tesoro. –
   
 
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