Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    27/05/2016    3 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Si precipitò fuori dal centro riabilitativo raggiungendo il piazzale ciottolato e cercando di calmare i nervi.
Non sapeva cosa pensare e ringraziò di avere visto subito il messaggio che Law le aveva inviato con il cellulare di Zoro. Anche se non si era firmato, era ovvio che fosse da parte sua.
Aveva dovuto rispondergli di raggiungerla lì al lavoro perché a causa di un’emergenza non era in grado di chiedere nemmeno un’ora di permesso per incontrarlo al “loro posto”. Di qualunque cosa si trattasse, doveva essere grave, non perché ci fosse qualche indizio che lo faceva sospettare ma perché glielo diceva l’istinto e il suo istinto non sbagliava mai.
Law stava male, qualcosa in lui non andava e Margaret voleva solo scoprire cosa fosse e fare il possibile per tranquillizzarlo o non sarebbe stata in grado di concentrarsi sul proprio lavoro per il resto del pomeriggio.
-Margaret!-
Sospirò di sollievo quando lo individuò che correva a grandi falcate verso di lei. Si mosse per raggiungerlo a metà strada. Law la prese per le spalle, stringendo un po’ più forte del necessario.
-Sei ancora qui- considerò, con una strana luce negli occhi.
Sembrava… sollievo?!
Margaret si accigliò.
-Certo che sono qui, dove sarei dovuta essere?!-
-All’aeroporto- ribatté, indurendo la mascella come se il solo pensiero lo facesse infuriare.
-Aeroporto? Guarda che parto dopodomani- lo informò, scuotendo appena il capo.
Il moro trattenne il fiato inorridito e aumentò inconsciamente la stretta su di lei.
Allora non si era sbagliato.
Ma come poteva Margaret dirglielo così, dirgli che davvero lo stava lasciando con così tanta leggerezza?!
-No!- esclamò prima di potersi controllare -Non vai da nessuna parte! Non ti lascerò andare così facilmente!-
Margaret sgranò gli occhi, scioccata.
Ma stava scherzando?! Come si permetteva?!
-Law, si può sapere cosa ti prende?! Sono settimane che ne parliamo e adesso te ne esci con questa trovata?! Spero per te che sia uno scherzo!-
Fu il turno di Law di sgranare gli occhi.
-Settimane?! Di che stai parlando Margaret?! Non ne abbiamo mai discusso!-
-Certo che ne abbiamo discusso!- ribatté l’erpetologa, liberandosi bruscamente dalla sua salda presa, furente come non mai -Lo vedi?! Lo vedi che non mi ascolti mai?! Io capisco che hai tanti pensieri ultimamente ma come fai a non ricordarti nemmeno una cosa che ti avrò ripetuto almeno venti volte in un mese?!-
-Margaret tu se impazzita! Ma come puoi pensare che io ti sia stato ad ascoltare mentre mi dicevi una cosa del genere per venti volte senza mai oppormi?!-
-Ma perché ti saresti dovuto opporre?!? Che cosa ti sta succedendo?! Una volta eri dalla mia parte, saresti stato felice che io facessi una cosa del genere!!!-
-Felice?! Ma stai delirando per caso?! In quale universo potrei mai essere felice al pensiero che la mia donna mi sta per lasciare per andarsene chissà dove con un bastardo di un ornitologo tinto?!?-
-Sai benissimo dove devo and…- cominciò a ribattere Margaret ma si bloccò a metà frase, rendendosi conto improvvisamente che lei e Law stavano chiaramente parlando di due cose diverse.
Non che fosse così immediato, quell’equivoco sarebbe potuto andare avanti anche per sempre se solo lei non fosse stata così capace di leggere dentro di lui con tanta facilità. Se non si fosse accorta del panico nei suoi occhi e non avesse saputo che Law la definiva ad alta voce “la sua donna” solo in situazioni molto intime o quando era spaventato all’idea di perderla.
Il che era capitato solo un’altra volta in precedenza ma, se si trattava di lui, Margaret era come un enorme database che immagazzinava anche il più piccolo dettaglio per poi recuperarlo nel momento opportuno.
E anche quel riferimento al fatto che lo stava per lasciare sarebbe suonato molto melodrammatico detto da Law a meno che lui non avesse pensato che davvero lei lo stava lasciando.
Sbatté le palpebre cercando di mettere insieme tutti i pezzi ma doveva avere conferma del dubbio che le era sorto.
-Law perché questa cosa sta venendo fuori proprio ora?- chiese cauta, studiando i suoi movimenti agitati e così poco da lui.
Le si stringeva il cuore a vederlo così.
Che razza di paranoie cretine si era fatto venire?!
-Mi chiedi perché?! Perché tu puoi essere convinta di quello che vuoi ma non mi hai mai detto e sottolineo mai che avevi intenzione di lasciarmi e se non avessi trovato la tua valigia pronta a casa non lo avrei neppure sospettato!-
-Law- provò a chiamarlo ma niente, ormai era partito per la tangente.
-Mi ero accorto che quello stronzo ti ronzava intorno ma non credevo che… insomma mi sembrava che le cose andassero bene tra noi! Sì forse io sono stato un po’ preso nell’ultimo anno ma bastava parlarne! Se ti sentivi trascurata, dovevi dirmelo, avrei rimediato, avrei…-
-Law!-
-… e non è nemmeno corretto così, Margaret! Dovevi dirmelo, dovevi darmi la possibilità di rimediare! Avrei fatto anche l’impossibile per non perderti e ora non puoi aspettarti che io ti lasci andare così come se nien…-
-Law Mihawk, vuoi chiudere quella bocca?!?- urlò Margaret, aggrappandosi ai baveri della sua giacca e prendendolo così in contropiede da riuscire a farlo tacere -Ti stai facendo un film in testa, santo Roger! Datti una calmata e ascoltami! Qui nessuno sta lasciando nessuno!-
Si guardarono alcuni istanti, lei determinata, lui incredulo.
-Cosa…- boccheggiò, senza più sapere nemmeno cosa pensare -Ma che… io ho visto la tua valigia, ti ho sentito parlare con Marco al telefono e…-
-Certo! Perché abbiamo un convegno a Marijoah questo fine settimana! Insieme agli ad colleghi del centro!-
Law sbatté le palpebre interdetto.
-Il convegno… Il… il convegno? Non era a Luglio il convegno?!-
-No Law, è sempre stato a Giugno, tutte e venti le volte che te l’ho detto è sempre stato Giugno- spiegò con calma, controllando che Law assorbisse per bene ogni parola.
Vide il sollievo accendergli gli occhi, mischiandosi ad ancora qualche strascico di confusione.
-Non mi stai lasciando- soffiò sottovoce, parlando più con se stesso che con lei.
E prima che potesse controllarsi, qualcosa si spezzò in Margaret. Mollò la giacca di Law e chiuse le mani a pugno, pestandole sui pettorali del ragazzo che sobbalzò colto alla sprovvista.
-Razza di cretino!!! Come ti è anche solo passata per l’anticamera del cervello una cosa del genere?!?! Credi davvero che se fossimo in crisi ti lascerei così, senza nemmeno cercare una soluzione prima?! Ma per chi mi hai preso?!- gli vomitò in faccia, sconvolgendolo.
-Senti ero convinto che il convegno fosse il mese prossimo! Tu al mio posto cos’avresti pensato?! Passi un sacco di tempo con Marco, ti da passaggi per tornare a casa, sei pure andata a scegliere un materasso con lui!-
-È un mio amico! Tu una volta hai accompagnato Monet a scegliere dell’intimo!-
-Monet è mia cugina! Non è la stessa cosa!-
-Sì che lo è! Non siete cugini per davvero! E io e Marco siamo amici!-
-L’ho capito questo, grazie! Ma avrei voluto vedere te!- perse completamente la calma Law, lasciando libero sfogo a tutta la preoccupazione che si portava dentro da settimane -Da quando lo conosci non facciamo più l’amore come una volta e ultimamente non ti sfoghi neppure più con me e non lo sopporto Margaret! Cazzo non voglio perder…-
Qualcosa gli impedì di continuare.
Il suo corpo realizzò prima del suo cervello che qualcosa erano le labbra di Margaret. Chiuse gli occhi, rispose al bacio e la strinse possessivo prima ancora di avere pienamente realizzato cosa stava succedendo.
E un attimo dopo che se ne rese conto Margaret si staccò da lui, tirandogli un altro pugno ma stavolta senza allontanarsi, rimanendo addossata al suo petto.
-E non mi perderai. Mi sembrava di avertelo già detto che non ti avrei mai lasciato. Te l’ho detto quella sera nella tua stanza al campus e mai per un attimo, in questi dieci anni, ho pensato di rimangiarmi quelle parole- soffiò determinata, trattenendogli il volto tra le proprie mani e guardandolo dritto negli occhi -Se ultimamente mi sono sfogata meno con te è perché so che sei già molto in tensione per Robin e Monet e i bambini. E non serve che ti scusi- mise in chiaro quando lo vide aprire la bocca -So come reagite voi Mihawk alle gravidanze e non posso certo biasimarvi quindi va bene così. Ma non mi hai affatto trascurata è solo stato un anno intenso per tutti e due al lavoro e forse anche per questo non facciamo più l’amore come una volta ma non è certo per Marco, chiaro?! Anche perché Marco è gay. E anche se non lo fosse non avrebbe fatto nessuna differenza- suo malgrado , Margaret piegò le labbra in un lieve e malinconico sorriso -Una volta ti ho detto che cadere vittima del tuo fascino sarebbe stata una tragedia e avevo ragione. Non importa cosa succeda, tu resterai sempre l’amore della mia vita, Law Mihawk, e non potrei mai lasciarti senza lottare per te-
Se Law pensava di sapere cosa si provava ad amare qualcuno con ogni fibra del proprio essere, non aveva saputo fino a quel momento di cosa stava parlando. Mai aveva provato niente del genere prima in vita sua. Mai aveva pienamente realizzato l’estensione e la portata di ciò che provava per lei.
Lo sentiva ogni volta che la toccava, sapeva di amarla così tanto ma non era mai riuscito a comprenderlo  fino a quel momento.
Gratitudine, sollievo, amore, affetto, felicità, voglia di proteggerla e desiderio. Per la prima volta provò tutte quelle emozioni in un unico sconvolgente mix che gli si riversò nelle vene, rischiando di farlo esplodere.
Si abbassò su di lei, unendo di nuovo le loro labbra, baciando come se il mondo fosse sul punto di finire da un momento all’altro, staccandosi solo per prendere fiato.
-Ti amo, Margaret-
Un bacio.
-Anch’io ti amo-
Un altro bacio.
-Ti accompagno io all’aeroporto-
-Assolutamente sì-
Un altro ancora.
-Non voglio perderti-
-Non succederà-
E un altro ancora. E ancora e ancora, finché un campanello d’allarme non prese a suonare nella testa di Margaret, ricordandole che era al lavoro e, purtroppo, non a casa loro. A malincuore, si staccò da lui, posando la propria fronte contro la sua.
-Devo tornare dentro. Salomé non stava bene- riuscì a spiegarsi nonostante la poca lucidità.
-Certo, ora ti lascio andare-
Di nuovo un altro bacio.
-No, non lasciarmi, obbligami a restare qui per il resto della giornata- gli chiese ridacchiando e infossando il viso nel suo collo.
-Non tentarmi- la implorò lui, stringendosela addosso.
Margaret sollevò il viso a cercarlo, sorridendo felice come non mai.
Si sollevò sulle punte e lo baciò piano sulla mandibola prima di accostare le labbra al suo orecchio.
-E preparati che stasera facciamo un revival dei bei vecchi tempi- lo avvisò, gongolando di piacere quando lo sentì fremere.
Si avviò per tornare dentro ma sulla porta si girò un’ultima volta a salutarlo, proprio mentre Zoro si accostava con la macchina per caricarlo e riportarlo a casa.
Si morse il labbro inferiore mentre il cuore le accelerava a mille nel petto e l’emozione la sopraffaceva per un attimo.
Kami, amava quell’uomo!
Anche solo immaginare di stare senza di lui era una tortura.
E Margaret sapeva, aveva sempre saputo, da quella notte di dieci anni prima quando Law le aveva permesso di farlo suo per la prima volta, che sarebbe stato così fino alla fine dei suoi giorni.
 

 
§

 
-Sei di buonumore stasera!- considerò Boa, sorridendo divertita a suo marito.
Drag prese un respiro a pieni polmoni, continuando a spennellare la carne già pronta da grigliare per la cena di quella sera con un rametto di rosmarino, canticchiando a fior di labbra.
Anziché rispondere a sua moglie, Mihawk lasciò perdere la preparazione della cena e si staccò dal tavolo avvicinandosi a lei per prenderla tra le braccia e farle fare un giro di valzer.
-Puoi scommetterci che sono di buonumore- mormorò mentre Boa volteggiava sotto il suo braccio -Lo senti?!- domandò criptico.
-Io non sento proprio niente- si accigliò la donna.
-Appunto! C’è silenzio, Boa! Si-len-zio!- si esaltò Drag, prendendola per le spalle.
L’ex modella scoppiò a ridere gettando il capo all’indietro e Drakul ne approfittò per baciarle il  collo.
-Oh ma piantala! Tanto lo so che Shansk ti manca!-
-Ma per favore-
-Beh a me manca! Era divertente averlo per casa!- ribatté Boa, incrociando le braccia sotto il seno.
-Sì come no- rispose scettico Drag.
-È la verità e dovresti smetterla di fare lo tsundere-
-Non sto facendo lo tsundere! Sono davvero felice che sia tornato a casa! E non è vero che mi manca!-
Boa sollevò un sopracciglio, guardandolo con un sorrisetto saputo che lo mise in allarme ma troppo tardi.
-E allora come mai sono passati solo tre giorni e li hai già invitati a cena stasera?!-
Drag boccheggiò, preso alla sprovvista. Come al solito, sua moglie aveva fatto centro e come al solito lui si era ostinato a provare a vincere uno scontro verbale con lei.
Non imparava proprio mai.
-Io… Beh io… Non è… mi sembrava giusto festeggiare e poi Perona così sta con Sabo e Sugar e poi vengono anche Rouge e Ace…-
-Oh sì hai ragione, Perona non li vede mai in fondo-
-Beh comunque devi anche considerare che non si potranno permettere troppe grigliate quest’estate, con la spesa della casa e tutto il resto… insomma la carne costa e…- continuò ad arrampicarsi sugli specchi, grattandosi la nuca imbarazzato, finché la cristallina risata di sua moglie non lo interruppe.
-Drag, perché non ammetti che ti manca e basta?-
Uno squillante miagolio fece abbassare a entrambi gli occhi su Nekozaemon, che si stava strusciando ora tra le gambe di Drag.
-Visto?! Anche Nekozaemon lo pensa!- affermò trionfante .
Drakul la guardò incredula per un attimo prima di sospirare rassegnato.
-E va bene, va bene! Un po’ mi manca- ammise, prima di piegare le labbra in un ghigno -Ma meno di quanto pensi e sai perché?-
Boa avvertì un fremito lungo la schiena sotto lo sguardo così intenso del marito. Aveva già capito dove stava per andare a parare e la cosa non le dispiaceva affatto.
-Perché?- chiese in un roco sussurro mentre Drag se la trascinava più vicina.
-Perché Perona non torna fino all’ora di cena e questo significa che non c’è il rischio che nessuno entrerà da quella porta per la prossima ora e mezza e questo significa…- la baciò con passione anziché concludere la frase, sapendo che quel gesto valeva più di mille parole.
Mentre si aggrappava a lui, rispondendo con altrettanta foga, avvinghiando le lunghe gambe intorno alla sua vita, Boa ringraziò ogni kami che conosceva.
Erano settimane che aspettava quel momento e anelava un po’ di sana intimità con suo marito. Shanks non aveva orari fissi al lavoro ed era così imprevedibile che durante il giorno i due non osavano iniziare con il rischio di venire beccati in pieno dal rosso. Anche perché Shanks non sapeva cosa fosse la discrezione.
Alla sera, d’altra parte, avere la camera di Perona adiacente alla propria era peggio di una cintura di castità, soprattutto perché il loro letto cigolava in modo indecente.
Boa premette la bocca contro la gola calda di Drag per soffocare un gemito, le mutandine già bagnate grazie al tocco del marito che stava trafficando per slacciarle il reggiseno attraverso la stoffa della sua camicetta. La portò a sedersi sul bancone non appena sentì i gancetti cedere, ansioso di occuparsi dell’altro pezzo del suo intimo, incapace di decidere se denudarla dalla vita in su o se sfilarle prima gli slip senza nemmeno toglierle la gonna, il tutto mentre Boa armeggiava con i bottoni della sua camicia, facendosi violenza per non strapparli con un unico violento gesto.
Immerse le dita nei suoi capelli scompigliati quando Drag si chinò di nuovo su di lei e le morse la spalla ora nuda, per poi spostarsi più in basso a succhiarle un morbido seno, inumidendo il bordo della coppa di pizzo.
Santo Roger, quanto profumava di buono, Boa! E poi era così calda e morbida e…
-Oh merda!!!-
Drag balzò all’indietro, con la stessa rapidità di riflessi che avrebbe sfoggiato se Boa lo avesse improvvisamente minacciato con una fiamma ossidrica.
-Ma cosa state facendo?!?-
I coniugi Mihawk si voltarono sconvolti e affannati verso la porta della cucina, dove Zoro era immobile, con le braccia sollevate e incrociate davanti al viso per evitare di vedere più di quanto non avesse già visto.
-Zoro!- esclamò Boa, respirando a grandi boccate e affrettandosi a riallacciare tutti il riallacciabile e rinfilare tutto lo rinfilabile prima di passare le mani nei capelli scarmigliati per sistemarli alla bell’e meglio.
-Figliolo cosa fai qui?!-
-Vi siete rivestiti?!- domandò il verde, ignorando la domanda del padre, la voce ancora palesemente scossa.
-Uh!- esclamò Drag, riallacciandosi i pantaloni e lasciando ricadere la camicia la di fuori per coprire il gonfiore all’altezza del cavallo -Sì, sì!-
Zoro abbassò le braccia, rivelando un’espressione a dir poco sconvolto.
-Ma siete impazziti?! Perona sarebbe potuta rientrare da un momento all’altro! E poi cosa vi viene in mente?! Ci facciamo colazione su quel bancone, Santo Roger!- esclamò, lievemente isterico.
-Ehi ragazzino! Ti ricordo che questa è casa mia e faccio quello che voglio dove voglio- lo ammonì Drag, assumendo la sua miglior espressione da padre severo.
-Oh vuoi veramente usare quest’argomentazione?!-
-Se vuoi ne uso un’altra. Tipo “come se tu a casa tua non lo facessi mai”-
La faccia di Zoro divenne paonazza all’istante e suo padre sorrise tronfio, sollevando anche un sopracciglio.
-Lo sapevo!-
-Smettila! Non sono affari tuoi! Comunque se Perona fosse tornata a casa…-
-È abbastanza grande da non scandalizzarsi per certe cose!- tagliò corto Drakul, deciso a vincere quella battaglia per i propri diritti.
-Papà!-
-Drag!-
Boa e Zoro lo ammonirono in contemporanea, scioccati dalla sua affermazione e il volto dell’uomo prese fuoco.
-Che c’è?!- esclamò fuori di sé, allargando le braccia per poi lasciarle subito ricadere e afferrarsi il ponte del naso tra pollice e indice -Okay, d’accordo. Sapete cosa? Fingiamo che tutto questo non sia mai successo- decise, tremando impercettibilmente.
Avrebbe avuto un crollo nervoso da un momento all’altro, lo sentiva.
E, dannazione, era in astinenza da troppo!
Ma se Zoro era piombato lì senza nemmeno avvisare, doveva esserci sotto qualcosa e il suo istinto paterno ebbe come sempre la meglio, obbligandolo a mettere la sua progenie al primo posto.
-Tesoro, come stai?- gli stava domandando Boa, avvicinandosi a lui, quando Drag sollevò il capo per poter guardare in faccia suo  figlio.
E ai suoi occhi allenati non sfuggì la smorfia di sofferenza in cui per un attimo il di solito impassibile viso di Zoro si contrasse.
-Tutto bene, Boa, io…-
-Zoro che succede?- domandò Drag, lapidario.
Bastò uno scambio di sguardi perché il verde realizzasse che con suo padre era del tutto inutile prenderla alla larga e girare intorno alla questione.
Con un sospiro, sentendosi tremendamente in colpa per essere piombato lì così senza preavviso, usò il piede per far scivolare sul pavimento il borsone che aveva portato con sé, in modo che i suoi potessero vederlo.
Drag avvertì una stretta allo stomaco mentre il suo secondogenito si accarezzava in imbarazzo la nuca.
-Io… avrei bisogno della mia stanza per un… per un po’ se per voi non è un problema…-
Drag e Boa si scambiarono un’occhiata incredula. Nessuno dei due osò chiedere cos’era successo e perché Nami lo avesse sbattuto fuori di casa.
Mentre si avvicinava a suo figlio per abbracciarlo, Drakul si chiese se quel periodo avrebbe mai avuto fine. 






Angolo di Piper: 
Ehilà, gente!! Buon weekend a tutti! 
Ci tenevo a ringraziare di cuore Zomi per tutti i consigli che sempre mi da, per questa storia e per le altre. 
La pisciata in lungo, la serenata in mezzo alla strada e l'ngresso a tradimento di Zoro con blocco della crescita per aver visto i suoi in atteggiamenti intimi sul bancone della cucina sono merito suo. 
Grazie a tutti voi che leggete questa storia e un bacione. 
Piper. 
  
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