Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: The Land Of Disagio    30/05/2016    5 recensioni
Auruo e Petra stanno insieme fin dal secondo anno di arruolamento nell'esercito, scegliendo di unirsi entrambi nella Legione Esplorativa. Qualcosa, però, cambierà quando il loro destino si intreccerà con quello di un misterioso Capitano dagli occhi sfuggenti come la nebbia e freddi come il ghiaccio.
Il loro destino è incerto, la loro vita sospesa ad un filo e, si sa, il cuore di una persona può essere davvero particolare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auruo Bossard, Levi Ackerman, Petra Ral
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Together

Dopo una cena rifocillante, Petra rientrò nella sua stanza, nell’attesa che il tempo facesse il suo corso.
Era davvero impaziente di incontrarsi con Levi, avevano così tante cose da dirsi, e ancora più questioni da risolvere.

Mentre osservava il sole calare sempre più oltre l’orizzonte, la ragazza decise che non era il caso di presentarsi in uniforme, anche se non era un vero e proprio appuntamento. Era consapevole di essere una soldatessa, e la vanità era del tutto superflua in un esercito, ma rimaneva pur sempre una donna e le piaceva vedersi diversa una volta ogni tanto.

Mentre frugava frettolosamente nell’armadio, i suoi occhi caddero su un semplice abito verde scuro, della stessa tonalità del mantello che indossava ogni giorno. Con il cuore in gola e le lacrime agli occhi, lo prese tra le mani, memore del giorno in cui sua madre, la precedente proprietaria di quello splendido abito, glielo aveva regalato all’annuncio del suo arruolamento, poco prima di andarsene per sempre.
Il dolore per la perdita del figlio maggiore, morto in battaglia quando Petra era poco più di una bambina, aveva destabilizzato il suo già precario stato di salute e la notizia che anche la sua piccola si sarebbe arruolata le diede il colpo di grazia, ma non perse mai il sorriso fino all’ultimo istante.

Petra non aveva mai avuto il coraggio di indossarlo, ma l’istinto le diceva di provarlo. Mentre si sfilava la camicia, ricordò con nostalgia l’ultima volta che aveva visto sua madre con quel magnifico abito indosso; non sarebbe mai stata alla sua altezza, ne era consapevole.
Le mancava così tanto.

Con un sospiro profondo, la ragazza si vestì, passando le mani tra i capelli per cercare di rinvigorirli. Lisciò con attenzione ogni più piccola piega con attenzione, cercando una superfice nella quale specchiarsi.
Tutto sommato, non le sembrava di essere un ridicolo sacco di patate. Il vestito le arrivava fin poco dopo le ginocchia e la fattura semplice e morbida della stoffa avvolgeva dolcemente il suo corpo, risaltandone le forme.

Prima di poter riflettere oltre, Petra si accorse che ormai il tramonto era passato, e se non si fosse sbrigata Levi se ne sarebbe andato.
Si precipitò per le scale dei dormitori, pregando che nessuno la vedesse, correndo sulle punte dei piedi verso l’esterno, verso il luogo che Levi le aveva indicato su un bigliettino che aveva lasciato cadere accanto a lei a cena.

Il posto dell’appuntamento, se cosi poteva definirlo, era il prato che si trovava dietro i dormitori, poco prima della foresta.
Petra amava passeggiare tra quell’erba fresca quando avevano qualche ora libera, ma al crepuscolo, con la flebile luce solare che creava delle ombre inquietanti, quello stesso posto le faceva accapponare la pelle. Sospirò rassegnata: non si aspettava certo che Levi la portasse in un posto romantico, e quel luogo, infatti, rispecchiava perfettamente il suo modo di essere.

Prima che potesse chiedersi dove fosse finito il Capitano, qualcuno le si avvicinò con passo felpato, sfiorandole il braccio.
La soldatessa reagì d'istinto, girandosi di scatto ed alzando il pugno pronta per difendersi, ritrovarsi davanti gli occhi nebbiosi di Levi, che aveva bloccato l’attacco afferrandole il polso. “Calmati, ragazzina, sono io”, sussurrò, “Scusa se ti ho spaventata”.

Petra arrossì di vergona, dandosi della cretina per quella reazione esagerata. “Scusatemi, Capitano, avrei dovuto prevederlo”, borbottò. “Sono una stupida”.
Levi sospirò, incrociando le braccia. “Hai fatto bene, invece. Non dare mai niente per scontato”, si complimentò lui. “Saper reagire è una regola base per un buon soldato”.
La ragazza sgranò gli occhi, sorpresa da quell’inaspettato apprezzamento, ma scosse leggermente la testa, ricordandosi del motivo del loro incontro.

Oramai era inutile scappare, era tempo di chiarimenti.

“Allora, Capitano, cosa voleva dirmi?”, azzardò la donna, aggrottando le sopracciglia. Di tutta risposta, Levi si voltò, incamminandosi verso la foresta senza dire una parola, lasciando Petra allibita, costringendola a seguirlo se voleva le spiegazioni che tanto desiderava.
“M-ma…Capitano dove sta andando?”, gli gridò dietro, accelerando il passo per raggiungerlo.
“Ho voglia di fare una passeggiata”, replicò con calma l’uomo continuando a camminare. “E smetti di chiamarmi ‘Capitano’ per favore, è irritante. Dammi del tu”.
La giovane annuì con la testa, affiancandosi al moro, continuando a camminare in un atmosfera decisamente tesa. Entrambi avevano così tante cose da dirsi, ma non avevano il coraggio di fare il primo passo.

Dopo qualche minuto, i due arrivarono ad un piccolo laghetto, il posto preferito del ragazzo. Amava rifugiarsi lì quando aveva bisogno di restare solo, riflettendo in silenzio e solitudine.

Si sedette ai piedi di un albero vicino alla riva, lasciandosi scivolare contro il tronco, guardandola in attesa che lei facesse lo stesso.
Trattenendo il fiato, Petra lo imitò, sedendosi al suo fianco tenendo sempre una certa distanza tra loro. Cominciò a tormentarsi i capelli ramati, dedicandosi poi alle pellicine delle unghie in attesa che finalmente lui aprisse bocca.

Vedendo che Levi non si decideva, Petra decise di rompere il ghiaccio. “Allora… cosa volevi dirmi?” borbottò, prendendosela con l’orlo dell’abito.
L’uomo, da parte sua, si voltò verso di lei, scrutandola da capo a piedi. “In verità, penso che dovresti essere tu a darmi delle spiegazioni”, ribatté con compostezza. “Oggi stavi evidentemente molto male e non eri concentrata. C’è una spiegazione per questo tuo malessere?”.
La soldatessa trasalì, torcendo la delicata stoffa tra le mani.
“Non ne ho la più pallida idea, ma probabilmente è stata solo un indigestione”, rispose con un sospiro, fissando il vuoto davanti a sé.

A quel punto, Levi capì che era del tutto inutile dilungarsi in convenevoli e doveva affrontare la questione di petto. “Con Auruo va tutto bene?”, le chiese a bruciapelo, notando il corpo della ragazza irrigidirsi all’istante. “Vi ho sentiti litigare l’altro giorno, tutto qui. Giuro che non era mia intenzione origliare”.
Petra, impietrita, sospirò esausta. “Oh, era una stupida discussione. Da un po’ di tempo Auruo è cambiato. Lo stavo rimproverando perché si atteggia sempre come…” “... Come me. L’ho sentito. Gli hai detto qualcosa su di noi?”.
La ramata scosse la testa, mortificata. “Non ho mai avuto il coraggio di confessarglielo, scusami… ma sono convinta che abbia qualche sospetto”.

La mano di Levi prese da sola l’iniziativa, allungandosi per cingerle le spalle per darle sostegno, ma si fermò, posandosi sul grembo. “Pensi di raccontargli quello che è successo?”, le domandò, cercando un contatto visivo che invece la ragazza evitò con cura. “Sì… sì, glielo devo, è il minimo. Devo… devo solo trovare il momento giusto e il coraggio per farlo, dopodiché ho intenzione di lasciarlo andare”, confessò Petra, chiudendo gli occhi.

Levi sgranò impercettibilmente gli occhi, stupito da quelle parole.
La ragazza sospirò, nascondendo il volto tra le mani. “Non posso mentirgli oltre, Levi, non se lo merita. È un bravo ragazzo, e può trovare una donna migliore di me”.
L’uomo al suo fianco aggrottò le sopracciglia, borbottando. “Dici sul serio?”.
Questa volta, Petra si voltò verso di lui, perplessa, da quelle parole. “Che intendi?”, lo interrogò, senza che il moro le desse una risposta chiara. “Niente, non farci caso”, mormorò, prendendo una ciocca di capelli ramati tra le dita, sussurrandole nell’orecchio. “Te l’ho detto che stasera sei veramente bellissima?”.
La ragazza arrossì ferocemente, mordendosi il labbro. “G-grazie”, balbettò abbassando timidamente il capo, facendo ridacchiare maliziosamente Levi, che comunque lasciò cadere il discorso. “Allora, non hai nient’altro da dirmi?”, le chiese, prendendole il mento tra le dita costringendola a guardarlo negli occhi.
Petra deglutì, scuotendo la testa. Quanto diavolo erano magnetici quei dannatissimi occhi!

In realtà, la donna aveva tante, troppe cose da dirgli, ma semplicemente non poteva. Era meglio non andare a toccare altri tasti dolenti per evitare di farsi del male.

“E tu, Levi? Hai qualcosa da aggiungere?”, domandò impertinente, ricambiandolo con la stessa moneta, ma non riuscendo a mettere il Capitano neppure un po’ a disagio. Apparentemente, la sua corazza era impenetrabile.
“No, in realtà no”, borbottò l’uomo, distogliendo lo sguardo per ritornare a fissare il laghetto. Mentiva.
“Ma davvero?”, replicò la giovane, corrucciandosi. “Oppure Hanji ti rimprovera spesso di essere sempre più scorbutico. E, senza offesa, sembra che tu abbia bisogno di un mese di dormita”, insistette, notando con un sorrisetto che aveva toccato un nervo scoperto, “Sei davvero sicuro che sia tutto a posto, Capitano?”, lo rimproverò sottolineando l’ultima parola, attirandosi un’occhiataccia da parte del moro.
“Ho sempre sofferto di insonnia, ormai non ci faccio più caso. Adesso dormo 3 ore invece che 5, tutto qui”, ammise infine con uno sbuffo stanco, segno che stava minimizzando la cosa, ed a Petra non sfuggì quel segnale. “Da quanto è che va avanti così? Può nuocere alla tua salute!”, gli chiese preoccupata.

‘Da quando mi sei entrata nella testa, mocciosa’, avrebbe voluto risponderle, ma Levi tacque, ignorando gli occhi dorati di Petra che lo fissavano con intensità.

Vedendo che era tutto inutile, la ragazza sbuffò, rivolgendo lo sguardo all’orizzonte.
L’incontro non si era rivelato come si aspettava. Pensava che avrebbero parlato dei loro sentimenti e pianificato cosa fare, ma era tutto ancora troppo confuso e Levi chiaramente non era pronto ad aprirsi con lei, però non poteva fargliene una colpa. Semplicemente non era abituato.
Doveva pazientare ancora un po’, del resto stare lì con lui era già una benedizione.

Ormai il crepuscolo aveva lasciato il posto alla notte, e la luna piena era adesso la loro unica fonte di illuminazione.
Sarebbero dovuti rientrare al più presto, ma nessuno dei due voleva andarsene. Quel silenzio rilassante era un balsamo per il loro cuore stanco, volevano crogiolarsi in quella beatitudine ancora per un po’. Insieme.

La luce pallida della luna sembrava danzare nell'acqua, rendendola simile ad uno specchio.
Petra non aveva mai visto uno spettacolo simile, ed adesso cominciava a capire perché Levi avesse scelto quel posto. Era semplicemente meraviglioso.
"Mozzafiato!", si lasciò sfuggire la soldatessa, facendo ridacchiare il Capitano, che si decise a farle quella domanda che aveva esitato a farle, continuando a fissare l’orizzonte.

“Mi odi, Petra?”.

La ragazza fissò allibita l’uomo al suo fianco, che si rifiutava di guardarla negli occhi.

Come poteva odiarlo? Lo amava, lo amava con tutta se stessa.

“Certo che non ti odio, Levi! Non potrei mai!”, rispose con decisione, stringendogli la mano, ma ciò non bastò come risposta.
“Perché hai cercato in tutti i modi di evitarmi?”, mormorò infine, così flebilmente che Petra poté sentirlo a malapena.

La soldatessa sgranò gli occhi, ancora più stupita.
Dove era finito il cinico Caporale di sempre? Gli era mancata veramente così tanto?

Con un sospiro, la giovane rispose, decisa a scaricare tutto il peso che aveva nel suo cuore.
“Volevo dimenticare tutto quello che è successo… ma non ce l’ho fatta”, confessò. “Non sei riuscito ad andar via dalla mia testa, né dal mio cuore. I-io… io provo qualcosa per te, Levi”.

Petra abbassò lo sguardo, rossa per l’imbarazzo, aspettando una qualche risposta, ma Levi non solo non rispose, ma si alzò in piedi sfilandosi le calzature sotto lo sguardo stupito della giovane.

Si avvicinò al bordo del laghetto, arrotolandosi i pantaloni il più possibile, tuffando poi i piedi nell’acqua fredda come il ghiaccio. La sensazione di freschezza che gli regalava era impagabile, sentiva come se lavasse via tutta la stanchezza e la malinconia che covava nel suo cuore cicatrizzato.

"Ehi, perché non vieni qui?”, le chiese con voce roca e profonda, con quello sguardo al quale lei non poteva resistere.
Con la mano tremolante, la ragazza lo imitò, togliendosi le scarpe e tuffò i piedi in acqua, scostando il vestito dalle ginocchia per evitare di bagnarlo, fingendo di non accorgersi che Levi la stava osservando con bramosia.

L’uomo si sbottonò lentamente la camicia, lasciando di stucco la giovane che arrossì come non mai, spogliandosi fino a rimanere in boxer, dirigendosi a passi veloci nell’acqua, immergendosi per poi ricomparire nel centro esatto del laghetto.
Il fondale era abbastanza profondo da poterci nuotare, ma Levi riusciva a toccare comunque senza problemi, con l’acqua che gli cingeva il busto.

Con poche bracciate, l’uomo raggiunse velocemente la ragazza, sfiorandole il polpaccio nel chiaro invito a raggiungerlo.
Petra scosse con vigore la testa, imbarazzata come non mai. “N-no, n-non sono una brava nuotatrice…”, provò ad opporsi, senza poter far desistere Levi, che replicò. “Non hai niente di cui aver paura o vergognarti, e l’acqua non è così profonda”, le sussurrò con voce suadente. “E se dovesse succedere qualcosa, ci sono io”, la incoraggiò, con un luccichio quasi demoniaco negli occhi.

Con un sospiro, Petra si decise, sfilando il vestito con esitazione e restando solo in biancheria intima, e s’immerse in acqua. Il cuore le batteva all’impazzata, mentre prendeva un profondo sospiro quando il Capitano le porse la mano, invitandola ad afferrarla, cosa che la ragazza fece senza pensarci.
Il suo corpo rabbrividì a contatto dell’acqua gelida, ma non era così male come si era immaginata.
Dopo aver preso un bel respiro e chiuso gli occhi, si immerse completamente, sollevando leggermente i piedi, non lasciando per un momento le mani di Levi, timorosa di non riuscire a riemergere.

Un momento prima di riemergere, la ragazza sentì una mano sfiorarle i capelli, tenendola ferma, mentre un soffice paio di labbra si posavano sulle sue.
Fu un tocco fuggevole, breve, ma fu sufficiente a far accelerare i battiti del suo cuore all’inverosimile.
Levi la riportò in superficie, venendo accolto dallo sguardo sorpreso e stupendamente dorato di Petra. Decise di osare nuovamente, stringendo la soldatessa a sé, baciandola nuovamente con quella passione che aveva represso per tutto quel tempo.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma le era mancata terribilmente tanto.

Dal canto suo, Petra provò ad opporsi, ma inutilmente. Il suo cervello era ormai andato in tilt.
Le mani, che aveva poggiato sul torace dell’uomo per respingerlo, si spostarono inesorabilmente sulla nuca, attirandolo più vicino possibile a sé. Non riusciva a ragionare quando si trattava di lui, quel fuoco che le bruciava dentro la spingeva irrimediabilmente tra le sue braccia.

Con un guizzo, Levi l’afferrò per le cosce, costringendola ad allacciare le gambe intorno alla vita, spostandosi velocemente verso la riva e stendendola sulla morbida erbetta, dedicandosi al suo collo.

“Siamo un fottuto disastro, piccola”, ammise l’uomo, fondendo i suoi occhi color mare con quelli dorati della giovane, che non ebbe nemmeno il tempo di replicare prima che il Caporale riprendesse la sua proibita attività.

Levi beò di quei sospiri sempre più profondi, colmi di desiderio, mentre con una mano le teneva il polso sopra la testa per avere più libertà di movimento e con l’altra le sfiorava maliziosamente la gamba.
La donna non riuscì a trattenere un piccolo gemito quando Levi le mordicchiò scherzosamente la gola, inarcando leggermente la schiena permettendo all’amante di sfilarle il reggipetto.

Avrebbe dovuto impedirlo, ma la passione aveva ormai completamente investito Petra, che non poteva non apprezzare quelle attenzioni che le venivano rivolte. Graffiò con forza la schiena dell’uomo, che per ripicca la morse con malizia il collo prima di dedicarsi al suo seno.

Tutti quei travolgenti sentimenti erano ancora del tutto nuovi per loro, ma ormai erano dipendenti l’uno dall’altra, legati da un filo rosso.
Per sempre.

Con un rapido gesto, Levi si sfilò i boxer pensando poi alle mutandine dell’amante, che già cominciava a dimostrare segni d’impazienza.
Lo voleva. Lo voleva, a qualsiasi costo.

La ragazza si mordeva con forza il labbro per evitare di fare troppo rumore, con grande dispiacere del moro, ma non potevano permettersi di essere beccati in nessun modo, anche se le possibilità erano molto scarse.
Assaporarono con gioia ogni momento, ogni bacio, ogni parola sussurrata finché non riuscirono più a trattenersi.

Con uno scatto di intraprendenza, Levi si portò la gamba di Petra oltre la sua spalla, posando le sue labbra su quelle della ragazza intrecciando le loro dita cercando un segno di consenso da parte sua.

Solo in quel momento la giovane realizzò in pieno ciò che stava per succedere, e il suo cuore per qualche secondo cessò di battere.
Sentiva ancora in sé quella forte paura della prima volta, quel senso di colpa, ma ormai era lei stessa a voler andare oltre, e non si sarebbe tirata indietro.
Voleva quel contatto più di qualsiasi cosa.

Con un respiro profondo per farsi coraggio, Petra ricambiò la stretta di Levi che si spinse in lei con più delicatezza possibile, lasciandosi sfuggire un sospiro quasi di sollievo.

Quel calore gli era mancato più di quanto pensasse e, da come la ragazza si mordeva il labbro, poteva dire che la pensava come lui.

Mentre si beava di quella meravigliosa sensazione, Petra pensò a quanto era stata stupida ad evitare l’uomo che realmente amava e seguire quello che sentiva nel profondo del suo cuore.
Sentiva che, con Levi al suo fianco, il suo destino si sarebbe finalmente realizzato. Le sembrava di non essere mai felice in tutta la sua vita come in quel momento.

Colta da uno sprizzo di spregiudicatezza, con uno scatto Petra ribaltò le posizioni, ridacchiando del fatto di essere l’unica a poter dire di aver fatto suo il tanto temuto Capitano Levi.
Dal canto suo, l’uomo non sgradì affatto quella intrepida iniziativa: Petra era una ragazza dolce ma anche forte e intraprendente, capace di tenere testa anche ai suoi timori, e questo la rendeva un’eccellente guerriera, oltre che ad infiammarlo oltre l’immaginazione.
Il carattere peperino e coraggioso della soldatessa gli piaceva da impazzire.

Le accarezzò con malizia i fianchi, incitandola a non avere esitazioni, mentre Petra affondava il viso nella spalla dell’uomo stringendo i denti per tentare la disperata impresa di trattenersi.
Levi le accarezzò i capelli, costringendola a guardarlo negli occhi, prima di baciarle ogni piccolo centimetro del viso.
Le labbra. Le gote. La punta del naso. La fronte. Ovunque.

Ormai si sentivano al limite della sopportazione, e il Capitano non voleva dare la soddisfazione alla ragazza di concludere mentre era in una posizione dominante, ne andava del suo orgoglio. Baciandola con passione, ribaltò nuovamente la situazione a suo vantaggio, facendo ridere di gusto Petra, che decise di concedergli quello sfizio rispondendo al bacio con egual ardore.

In breve tempo, entrambi raggiunsero l’apice, crollando stremati l’uno nelle braccia dell’altro cercando di riprendere fiato.
Un piccolo sorriso increspò sulle labbra di Petra, che avvolse il suo amante in un morbido abbraccio. Era così felice che avrebbe potuto gridare, e la seconda volta era stata anche migliore della prima.

Con un sospiro, la soldatessa stampò un piccolo bacio sulla fronte del suo capitano. “Hai proprio ragione, Levi”, gli sussurrò nell’orecchio, “Siamo un disastro”.


***

Erano passati quasi 10 giorni da quell’avventura proibita nel bosco, e i due amanti si erano promessi di trattenere i loro istinti finché Petra non avesse risolto le cose con Auruo per poi decidere sul loro futuro.

La ragazza aveva deciso di parlare con il fidanzato dopo la tanto attesa spedizione, e finalmente quel giorno era arrivato; ma non sarebbe andando come Petra aveva previsto.

La retroguardia era già stata decimata da un Titano Anomalo, lasciando la soldatessa praticamente da sola insieme ad un ristretto gruppo di commilitoni, tra i quali era presente Erd. Tentarono insieme di fronteggiarlo, ma la straordinaria aggressività di quell’esemplare rendeva il lavoro più difficile.

Petra sentiva il sudore bagnarle la fronte, i brividi freddi della paura attraversarle la schiena, ma doveva restare lucida se voleva sopravvivere. Non avrebbe permesso a quel mostro di far del male ad un altro suo compagno.
Erd, a comando di quella squadra dopo la morte del responsabile della retroguardia, ordinò ai tre soldati sopravvissuti, delle fortunate reclute fresche di addestramento, di allontanarsi, dal momento che non c’era ormai molto da fare se non morire inutilmente, chiedendo con lo sguardo alla ragazza di restare. Era l’unica di cui lui si fidasse cecamente, e sapeva che l’avrebbe seguito fino alla fine.

Come si aspettava, la donna annuì con decisione.
Bastò un occhiata, e il piano di attacco si era già formato nella loro mente.

Erd si fiondò sull’Anomalo, aspettando che quest’ultimo allungasse la mano per afferrarlo prima di accecarlo col gas che fuoriusciva dall’attrezzatura per il movimento tridimensionale.
Prima che la nube si potesse disperdere, Petra balzò fuori dal nulla con uno scatto felino, tagliando via gli occhi del Titano, che emise un urlo straziante, e prima che potesse riacquistare la vista la ragazza balzò sulla sua nuca, recidendogliela con un taglio netto.

Il mostro cadde in avanti con una lentezza quasi solenne, mentre uno strano vapore fuoriusciva dal taglio decomponendosi velocemente.
Erd corse festoso verso l’amica, entusiasta della vittoria, pagata però a caro prezzo. “Petra! Ce l’abbiamo fatta!”, gridò con un sorriso incerto, notando che qualcosa non andava nella ragazza. Era pallida, troppo pallida, con una mano che reggeva la testa e una il ventre.
Riuscì ad afferrarla in tempo prima che lei cadesse svenuta, inerme come una marionetta senza fili.

Confuso e spaventato, Erd montò sul suo cavallo tenendo ferma la donna mentre partiva al galoppo sparando il fumogeno verde, al quale arrivò una rapida risposta.
Arrivarono sani e salvi dal resto del gruppo, fortunatamente, attirando l’attenzione dei compagni. Auruo corse verso la fidanzata a malapena cosciente, stringendola in un forte abbraccio, preoccupato per la sua salute, ma felice che fosse ancora viva.

Dal canto suo, a Levi quella situazione puzzava molto. Lo svenimento e la nausea erano gli stessi sintomi che la donna aveva presentato la settimana prima.
Chiaramente c’era qualcosa dietro quel malessere, e sapeva a chi doveva rivolgersi per indagare.

“Auruo, Erd, Gunter, scortate Petra ed Hanji al Quartier Generale”, ordinò spicciolo. “In queste condizioni è un pericolo per noi e per sé stessa”.
Hanji stava per ribattere, infastidita dal tono perentorio e dalla sua esclusione dalla spedizione, ma le stava più a cuore la salute di colei che era diventata una sua cara amica, quindi eseguì senza fare storie ed inoltre era tremendamente curiosa di fare qualche test sperimentale.

Sarebbe stato un vero spasso.


***

Quando Petra aprì nuovamente gli occhi, le sembrò di aver dormito per settimane intere. Si stropicciò gli occhi stancamente, con un senso di stanchezza che le appesantiva le membra.
"Ehi Petra, ci sei?", le domandò una voce familiare, che riconobbe come quella di Hanji.
Quando focalizzò l’immagine di fronte a sé, sussultò spaventata. Gli spiritati occhi scuri della donna la stavano fissando ad un palmo da volto, e sembrava molto incuriosita.

"Hanji? Dove mi trovo?" sussurrò, ancora confusa, scendendo dal letto. "Sei in infermeria, sciocchina", ridacchiò la donna, spostandosi un ciuffo color mogano dagli occhi, con il sorriso di chi stava nascondendo qualcosa.

"Cosa mi è successo?", le chiese molto preoccupata, scaturendo una risatina maliziosa da parte dell’amica, che rispose. “Ancora non ne sono sicura, Petra, ma sarà comunque molto interessante”.
La ramata, dal canto proprio, era troppo impaziente per dare spago alle stramberie di Hanji, e le intimò con lo sguardo di non indugiare.

"Capito, non sai aspettare”, le sorrise la rossa, esclamando. “Bene, signorinella, sarai felice di sapere che molto probabilmente sei incinta!”





Spazio della traduttrice
Buonsalve!
Eccoci qua... già...
Ho fatto una fatica immane, ma finalmente sono riuscita a pubblicare questo dannato capitolo, ci ho messo più di un mese. Vi avverto fin da subito che probabilmente dovrete aspettare fino a metà luglio prima che io possa riprendere a scrivere.
Pregate per me! *piange istericamente*
Per questo motivo vorrei ringraziare di cuore la mitica martyki per tutto l'aiuto tecnico e, soprattutto, morale che mi sta dando! Senza di lei questo capitolo sarebbe una schifezza o, più probabilmente, non ci sarebbe affatto.

Prima di tutto vorrei chiedervi il vostro parere se è oppurtuno che metta il raiting rosso, perchè sono davvero tendente a modificarlo... Sapete come io sia incerta a scrivere di scene di intimità (insomma, mi vergogno a mettere troppi dettagli) in quanto penso che sia una cosa estremamente privata e personale.
Comunque sia, avrete notato che ho messo qualche dettagliuzzo che ho preso dall'opera originale: il fratello maggiore deceduto è ispirato alla canzone "Call Your Name", mentre il modo in cui attaccano il Titano Anomalo è un riferimento alla lotta contro il Titano Femmina.
Detto questo, mando un bacione a tutti e vi ringrazio per il sostegno <3
Alla prossima!!

   
 
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