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Autore: eliseCS    31/05/2016    2 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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10– L’unica
 
 
 
“E tu chi diavolo sei?”
 
La domanda era stata pronunciata con tono freddo e ostile, quasi indignato, ed Elise si sentì trapassare da parte a parte dall’occhiata che la ragazza le riservò subito dopo.
I capelli neri come la notte le ricadevano sulle spalle in boccoli perfetti che parevano essere appena usciti dal parrucchiere, occhi azzurri come il ghiaccio e abbronzatura impeccabile: la ragazza si era alzata in piedi, abbandonando momentaneamente il capezzale di James, lisciandosi con cura le pieghe del corto vestitino color pervinca che la fasciava in modo invidiabile e si era messa a fissare Elise con le mani sui fianchi, lo sguardo insistente in attesa di una risposta.
 
Il fatto che la ragazza avesse un fisico da modella e fosse praticamente perfetta sotto ogni punto di vista fece sentire la bionda non poco inadeguata nei suoi jeans scoloriti abbinati alla prima maglietta che in fretta e furia aveva pescato dall’armadio per non arrivare in ritardo a lezione.
“Ehm… io sono Elise” si presentò quasi balbettando.
 
La determinazione che l’aveva animata fino a qualche istante prima sembrava essersela data a gambe insieme alla sua autostima.
 
La mora alzò un sopracciglio continuando a scrutarla.
“Be’, io sono Calliope. Ora, se non ti dispiace, vorrei essere lasciata sola con il mio ragazzo” rispose a tono facendo arrossire violentemente Elise: l’idea che James potesse essere… impegnato non l’aveva mai minimamente sfiorata.
Si chiese tra sé e sé cosa mai avrebbero potuto avere in comune quei due, per poi darsi della stupida subito dopo: lei era bellissima, era ovvio che James avesse scelto una come lei come fidanzata.
 
“Beh? Cosa ci fai ancora qui?” la voce infastidita di Calliope interruppe i suoi pensieri facendole notare che la ragazza era tornata di nuovo sul letto di fianco a James e facendola arrossire di nuovo.
Se avesse saputo che il ragazzo aveva compagnia non sarebbe mai entrata, non voleva certo mettersi a fare il terzo incomodo.
Ormai però il danno era fatto, e alla fine dei conti lei era lì per un motivo: tanto valeva andare fino in fondo.
 
“Sono qui perché forse potrei riuscire a guarirlo…” cominciò sforzandosi di mantenere un tono di voce udibile.
Calliope sembrò guardarla per la prima volta come se fosse stata una persona e non una mosca fastidiosa da scacciare.
Il tutto durò però meno di un paio di secondi: “Non ti sembra di aver già fatto abbastanza?” domandò infatti con astio.
Evidentemente anche lei era al corrente di quello che era successo al parco.
 
“No, non se posso porre rimedio” ribattè Elise.
Stavolta era lei quella che cominciava a infastidirsi: chi si credeva di essere quella lì?
“Ti prego quindi di accomodarti un attimo…” proseguì poi indicando la porta adottando il tono che aveva imparato ad usare in reparto quando parenti troppo apprensivi non volevano assolutamente staccarsi dal letto del paziente.
Calliope sembrò scandalizzata al solo pensiero e fece per aprir bocca, ma Elise fu più svelta: “Prima comincio e prima finisco” la zittì.
La mora sembrò per un attimo valutare le possibilità.
Alla fine si diresse verso la porta, la aprì e se la richiuse alle spalle non prima di aver lanciato un’occhiata assassina alla ragazza rimasta dentro.
 
 
 
Finalmente era rimasta sola.
Si diresse verso il letto concedendosi finalmente di osservare James da vicino.
Il viso solitamente sorridente era contratto da una smorfia di dolore, i capelli incollati alla fronte sudata.
Un brivido le corse lungo la schiena quando si accorse che il ragazzo era praticamente a petto nudo: a coprirlo parzialmente c’era solo un’abbondante fasciatura che copriva la ferita trasversale che gli attraversava il torace.
In un primo momento le era sembrata pulita, ma ad un’occhiata più accurata si accorse che in diversi punti stavano cominciando a spuntare dei puntini rossi che si allargarono a formare un’unica chiazza scarlatta ad una velocità che non avrebbe pensato fosse possibile: come aveva detto la signora Potter erano riusciti a fermare il sanguinamento solo momentaneamente.
Nessuno era riuscito a trovare una soluzione, lei era la loro ultima e unica possibilità.
 
Peccato che Elise stessa non avesse la più pallida idea di quello che avrebbe dovuto fare.
 
Pensa
Si disse chiudendo gli occhi e respirando profondamente.
Come aveva fatto al parco?
Non lo sapeva. Era accaduto tutto così in fretta… aveva semplicemente agito seguendo l’istinto.
Come se l’istinto si potesse comandare…
Riflettè sbuffando.
 
Aprì gli occhi sentendosi completamente fuori posto.
 
Cosa ci faceva lei lì? Cosa centrava?
 
Nulla
 
Fece per alzarsi –non si era neanche accorta di essersi seduta- con l’intenzione di richiamare dentro Calliope, passare a scusarsi dai Potter per non essere riuscita a combinare niente se non guai per poi andare a nascondersi da qualche parte per il resto della sua vita.
Nel farlo però non potè impedire al suo sguardo di posarsi di nuovo sul ragazzo… e accadde.
 
La sensazione dell’energia che si accumulava dentro di lei comparve all’improvviso, e ad Elise non restò altro da fare se non assecondarla.
Quasi in trance appoggiò le mani sul petto di James ai lati della fasciatura ormai intrisa di sangue: come le sue mani entrarono in contatto con la pelle del ragazzo sentì l’energia fluire attraverso le sue palme e abbandonandola.
Dopo qualche secondo era tutto finito: tutto sembrava essere tornato normale, l’energia era sparita e la vista le si oscurò per qualche attimo facendola ondeggiare pericolosamente per essersi improvvisamente trovata come priva di forze.
Probabilmente sarebbe caduta dal letto se qualcuno non l’avesse tempestivamente afferrata saldamente per le spalle.
Quando finalmente rimise a fuoco la stanza si rese conto che a sorreggerla era stato nient’altri che James.
 
Il ragazzo sembrava aver riacquistato di colpo il suo colorito roseo e la sua espressione non era più sofferente, semmai perplessa nel ritrovarsi la ragazza così vicino e stupita nel constatare quello che aveva appena fatto.
Sedendosi infatti la fasciatura si era sciolta scivolando dalla sua posizione, ed Elise potè notare che lì dove prima c’era il taglio non era rimasta neppure una piccola cicatrice.
Sembrava che James non fosse mai stato toccato.
Il peso che le aveva oppresso il petto fino a quel momento si dissolse in un istante: ce l’aveva fatta. Non sapeva come, ma quello che importava era che James non fosse più in pericolo.
L’aveva salvato.
Anche il ragazzo sembrava essersene reso conto.
 
“Mi hai guarito” disse infatti a bassa voce.
“Eh già” rispose Elise sorridendo nervosamente.
“Beh… grazie” continuò lui tirando fuori il suo solito sorriso.
“Tu per me hai fatto lo stesso” gli ricordò lei.
Nessuno aggiunse più niente e i due tornarono ad essere avvolti dal silenzio.
Elise non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi color nocciola: aveva davvero avuto paura di non vederli più?
La risposta era ovviamente sì, anche se forse non avrebbe dovuto esserlo…
 
Le loro teste si avvicinarono pericolosamente, ma all’ultimo secondo qualcosa scattò nella ragazza facendola allontanare bruscamente e alzare dal letto.
“Dovresti rivestirti… la tua ragazza ti sta aspettando, era molto preoccupata” sentenziò più freddamente di quando avesse pensato.
“C-cosa?” domandò lui confuso e preso alla sprovvista dalla brusca reazione della ragazza.
Ma ormai Elise aveva già aperto la porta per uscire.
 
“Finalmente! Ancora un minuto e avrei…” ma Elise non si fermò a sentire quello che Calliope avrebbe fatto. La scansò senza nemmeno guardarla prendendo le scale in tutta fretta sentendo che le lacrime cominciavano a minacciare di venire fuori.
Alla fine della rampa trovò tutti ad aspettarla, probabilmente attirati dal trambusto che aveva fatto.
Non appena notò la sua espressione la signora Potter si fece scappare un singhiozzo mentre Albus si apprestava a sorreggerla.
Elise avrebbe voluto dire qualcosa, rassicurarla, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu uscire da quella casa il più in fretta possibile.
Se non altro James scelse proprio quel momento per precipitarsi giù per le scale, una maglietta infilata solo per metà, urlando: “Elise aspetta…!” finendo solo per trovarsi davanti la porta dell’ingresso sbattuta con forza.
Ma almeno i Potter non avevano più nulla di cui preoccuparsi.
 
 
Sentendosi estranea a quel clima di gioia e sollievo che si era creato anche Julia approfittò del momento per recuperare tutte le cose sue e dell’amica per poi sgusciare fuori dall’abitazione, però non senza aver notato una ragazza mozzafiato che, compiaciuta, teneva a braccetto un James alquanto infastidito.
 
Non ci mise molto a raggiungere l’amica.
“Si può sapere che cosa ti è preso?” domandò afferrandola per un braccio costringendola a fermarsi e a guardarla in faccia.
“Hai appena salvato la vita di quello schianto di ragazzo usando i tuoi nuovissimi super poteri… dovresti essere alle stelle, non piangere come una fontana!” commentò rimproverandola ma riuscendo a strapparle un piccolo sorriso.
“Allora… mi vuoi dire cos’è successo?”
 
 
 
 
I cartoni delle pizze giacevano ormai vuoti, abbandonati sul tavolino del salotto mentre le due ragazze se ne stavano spaparanzate sul divano davanti alla tv accesa a cui nessuna delle due prestava più attenzione da un pezzo.
Grazie all’aiuto del navigatore del cellulare di Julia erano riuscite a ritornare a casa abbastanza in fretta nonostante la casa dei Potter fosse in un quartiere di Londra che le due non conoscevano molto bene.
Tra una fetta di pizza e l’altra le due ne avevano approfittato per aggiornarsi su quello che era successo da quando Elise era svenuta a quando Julia aveva lasciato i Potter ad abbracciare James che a giudicare dalle loro reazioni sembrava essere appena tornato dal regno dei morti.
“… e poi stavamo quasi per baciarci, credo” concluse Elise, finendo di raccontare quello che era successo quel pomeriggio.
Le era quasi tornato il buon umore: pizza e coca-cola potevano fare miracoli, soprattutto se uniti alla compagnia della sua migliore amica.
“E di grazia per quale motivo non l’hai lasciato fare?” domandò Julia, scioccata che l’amica si fosse sul serio tirata indietro.
“Beh, è semplice: non hai per caso notato una certa ragazza… capelli scuri, fisico pazzesco, più simile ad una modella che ad una comune mortale? Ecco: quella è la ragazza di James”
Julia assimilò la notizia senza sembrare troppo convinta: “Certo, sarebbe stato un po’ difficile non notarla in effetti. Però James non sembrava troppo felice di vederla” commentò dubbiosa.
“Cosa vorresti dire?”
“Voglio dire che se non fossi scappata via come un’adolescente alla prima cotta avresti potuto apprezzare il fatto che James si è quasi rotto l’osso del collo correndoti dietro giù per le scale…”
“Non credo che avrei apprezzato un suo tentativo di suicidarsi dopo tutta la fatica che ho fatto per salvargli la vita…” commentò Elise funerea.
“Guarda che io sto parlando sul serio! Sembrava veramente dispiaciuto che te ne fosse andata così, e non sembrava per niente contento che Miss Perfezione gli stesse attaccata peggio di una sanguisuga…”
 
 
***
 
 
“Allora? Dov’è lei? Avevate detto che finalmente me l’avreste portata!”
“Mia signora, noi… noi non siamo riusciti a prenderla… c’era quel mago, quel Rigido con lei…”
“E da quando un semplice Rigido costituisce un problema?”
“Vede, il punto è che la ragazza ha usato i suoi poteri…”
“Siete degli incapaci! Vi avevo detto che la volevo prima che imparasse ad usarli!”
“Siamo mortificati Milady, la prego…”
“Basta, sono stufa! Avete due settimane per portarmela, e vi sto dando anche troppo. Se fallirete anche stavolta non dubitate che provvederò a trovare qualcun altro che faccia il lavoro!”
“Non si preoccupi, non ce ne sarà bisogno…”
“Vorrei ben vedere… è tempo che mia figlia torni a casa…”













Come promesso ecco la conclusione delle vicende del capitolo precedente!
Spero non abbia deluso le aspettative (se qualcuno le aveva...)
Ringrazio chi segue/preferisce/ricorda la storia e soprattutto le anime pie che recensiscono: commenti e critiche sono sempre ben accette e utili per migliorare!
Alla prossimo capitolo
E.
   
 
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