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Autore: Nocticula_Nott    04/06/2016    2 recensioni
Fanfiction revisionata e ripostata
Doveva essere così, quindi, la morte?
Un’attensa lunga una vita, nella quale si protende verso la negazione? Assurdo.La Guerra aveva generato più orfani che scontri, più abbandoni che vittorie.
Bisogna essere davvero stupidi, mi dissi, per permettere un tale scempio e anzi, farne parte.
Quanta morte.
Quanta paura.
Anche la speranza, ultima guardiana e spinta motrice della nostra determinazione, aveva abbandonato il mio cuore.
***
Nuovo personaggio originale. Pairing Draco/OC
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Tell me, who you kill,

to save your life?

                                                                                                                                                                                                      

 

Chapter Twelve: Hot like the Dragon’s breathe.

                                    

Lupin una volta mi ha detto che ognuno di noi è artefice del proprio destino e che dobbiamo lasciare che siano le nostre scelte a definirci. Non si può incolpare la Casa di appartenenza se si prendevano determinate decisioni, non era la sorte ad agire, ma la persona che apre la bocca.

Chiesi scusa a Justin, dicendogli che non era mia intenzione trattarlo in quel modo e lui, seppur con un sorriso decisamente tirato, accettò di perdonare le mie parole esagerate. Lo ringrazia, decisa a farmi perdonare a fatti, prima o poi, e tornai verso il tavolino che dividevo con Draco, nell’aula di Divinazione.

“Non avresti dovuto scusarti.” mi disse Malfoy non appena appoggiai il sedere sul cuscino. “Questo è un segno di debolezza.”

“Io lo avrei definito un segno di intelligenza, invece.” sottolineai aprendo il libro su un capitolo in particolare, visto che di fronte a noi c’era un oggetto magico particolarmente famigerato: una tavola Ouija. Quando la professoressa entrò nella classe, urtando tutto quello che incontrò sul suo cammino, notai che gli altri studenti, o almeno la maggior parte, non avevano idea di che diavolo fosse. Compreso il ragazzo accanto a me.

“Che strana.” disse Draco, guardandola, mentre Potter prendeva posto nell’unico tavolino rimasto libero. Naturalmente  quello davanti al nostro “Oh ma guarda chi-”

“Se dici qualcosa, metterò in pratica quello che Malocchio ci ha insegnato.” gli sibilai nell’orecchio, e lui intese al volo visto che smise immediatamente di guardare Potter con quel ghigno malefico e tornò a fissare un po’ scocciato la tavola.

“Chi sa dirmi cosa c’è su ognuno dei vostri tavolini?” chiese la professoressa e io subito alzai la mano. Lei strinse gli occhi, avvicinandosi per poter capire chi fossi. Si appoggiò alla superficie di legno e si chinò su di me, scrutandomi ad un palmo dal naso dietro alle lenti spesse, prima di sorridere. “Signorina Blake, prego.”

“Questa è una tavola Ouija” spiegai mentre lei annuiva freneticamente “Serve per l’evocazione degli spiriti e dei demoni e soprattutto per porvi delle domande. Il nome deriva dall’unione di Oui che significa sì in francese, e Ja, che ha lo stesso significato in lingua tedesca, Può essere chiamata anche Yesda ovvero col lo stesso significato ma  in inglese e  in russo.”

“Come facciamo a porre le domande e soprattutto a leggere le risposte?” domandò la professoressa.

“Tramite una medium molto potente che faccia da intermediario” spiegai afferrando la moneta d’argento sul tavolo “lo spirito, tramite la medium, sposterò la moneta e quindi le mani di coloro che richiedono la consulenza sulla tavola. Ci sono solo tre regole: Non consultare mai la tavola da soli, porre sempre domande semplici e non lasciare aperto il canale una volta concluso.”

“Molto bene.” disse entusiasta “Venti- anzi, venticinque punti al Serpeverde per la brillante spiegazione della signorina Blake! Ora noi useremo una moneta, ma originariamente si usava una lancetta mobile detta ‘planchette’.”

“Ma professoressa?” chiese Ron, perplesso “Questa non è Magia Oscura?”

“Lo diventa solo se lo scopo che si vuole raggiungere è malvagio.” Spiegò la donna, senza capire da dove venisse la voce direttamente “Non lo useremo solo per chiedere consigli sul futuro! Quindi proviamoci. Ho chiesto ad alcuni spiriti del castello di aiutarci. Uno alla volta fate delle domande, anche solo sussurrate e vedete la risposta!”

“Se ci è capitato il Barone Sanguinario, allora ci prenderà in giro.” disse Draco, prima di guardare Potter e ridacchiare “Vediamo cosa dice il tuo futuro, Sfregiato”

“Chiudi il becco, Furetto” rilanciò malignamente Harry, facendolo cadere in un silenzio irato..

“A te l’onore di iniziare…” mi disse scocciato e io gli scoccai un bacio rumoroso sulla guancia. Ridacchiai sotto voce, prima di appoggiare la moneta sul tavolo e appoggiarvi sopra il dito indice, accanto a quello di Malfoy.

Ci pensai su, poi dissi “Pioverà domani?” chiesi, iniziando con qualcosa di semplice.

Sussultai, quando la moneta prese a muoversi, spostandosi assieme alle nostre dita sino al ‘no’.

 “Sono il più bello della scuola?”  chiese  Draco con un sorrisetto storto e io scoppiai a ridere quando la non si mosse per niente, rimanendo ferma sul ‘no’ “Credo sia ovvio che è rotto!” disse stizzito allontanando la mano.

“Non possono rompersi gli spiriti, Draco.” Lo ripresi divertita, pensando ad un'altra domanda. Approfittai della distrazione del biondo, che si era voltato verso Blaise e Theo, per porre una domanda che non volevo che lui sentisse assolutamente “Dovrei aiutare Harry a superare i draghi?”

La moneta non si mosse così tolsi il dito sospirando.

Evidentemente non dovevo. Sarebbe stato come mettere una mano al destino, oltre che trasgredire la parola data alla professoressa McGrannit. Però non era molto giusto, perché Harry era per di suo svantaggiato.

Cercai di seguire il discorso dei ragazzi dietro di me, per distrarmi, ma visto che non avevo voglia tornai a posare gli occhi sulla moneta che, senza bisogno della mia mano, si era posata sul sì…

 

 

Entrai nella biblioteca che era ormai l’una di notte. Saltai con un balzo su uno dei tavoli guardandomi attorno, poi ripresi la mia forma umana, sedendomi sul legno, puntando gli occhi sulla stampa colorata del pantalone del pigiama.

Non attesi molto, prima di sentire un rumore di passi avvicinarsi a me. Anche l’odore della persona che mi stava raggiungendo era unico e lo fiutavo dalla mia posizione.  “Harry, grazie per essere venuto.”

Il ragazzo si tolse il Mantello dell’Invisibilità e mi guardò in attesa “Volevi vedermi, Dahlia?”

Io annuii, afferrando un foglietto dalla tasca e porgendoglielo “Volevo darti questo, visto che immagino che tu sappia in cosa consisterà la tua prova.”

Lui lo prese leggendo attentamente “Ma questi sono-”

“I punti di forza e di debolezza dei miei Draghi.” gli spiegai sospirando “Il Gallese Verde, il Petardo Cinese e il Grugnocorto Svedese. Sull’Ungaro Spinato, purtroppo, so troppo poco. Papà non mi ha mai permesso di interagire con lui in quanto a violenza e cattiveria li batte tutti. Nessuno è riuscito nemmeno vagamente a domarlo in otto anni da quando l’abbiamo portato nella stalla la prima volta.” Spiegai, mentre Harry annuiva leggendo con attenzione il mio elenco “Per favore non fare male al Petardo Cinese, se dovesse capitarti.” gli dissi “A lui sono particolarmente affezionata. Se puoi non ferirne nessuno…

Lui annuì sospirando “Spero che siano loro a non ferire me.”

Gli sorrisi incoraggiante “I Draghi non sono poi molto diversi da tutti gli altri animali, Harry. Sono solo più grossi e sputano un po’ di fuoco. Certe volte sono un po’ irascibili, ma puoi affrontarli”

Lui mi sorrise grado e avvicinandosi mi coinvolse in un veloce abbraccio. Aveva bisogno di riposare, la gara sarebbe stata massacrante.

 

La prima prova del Torneo Tremaghi si tenne sotto ad un cielo grigio, coperto da nubi che promettevano pioggia in abbondanza. Mi misi a sedere accanto a Draco e lui rise “La mia ragazza”disse a voce alta, per farsi sentire “è decisamente più preoccupata per le sorti di draghi piuttosto che per quelle dei concorrenti. Io non posso fare a meno che condividere questa sua preoccupazione!”

Adrianne lo guardò male, prima di appoggiarmi una mano sulla spalla. Ero davvero in fibrillazione, temevo sia per Harry che per quelle bestie che amavo fin da quando ero bambina “Vedrai che non gli succederà nulla, cosa potranno mai fare dei ragazzi contro ad un drago?”

Io annuii ed il colpo di cannone che segnò l’inizio della sfida mi fece trasalire. Il primo a scendere nell’Arena rocciosa fu Diggory assieme al Grugnocorto e lui risolse il tutto piuttosto in fretta trasfigurando una pietra in un cagnolino, che attirò il drago lontano dal ragazzo che prese l’uovo brillantemente.

Guardai papà incatenare Loyal saldamente prima di lanciare un’occhiata incerta verso l’ingresso dei concorrenti. Capii subito perché.

Mi morì un gemito in gola quando vidi Krum entrare con l’acclamazione della folla “Proprio lui?” sbottai istericamente rivolta alla mia amica che alzò le spalle.

“Uno solo contro un enorme drago, Lia.” Mi ripetè mentre io stringendo spasmodicamente  l’orlo della giacca in mano. Lo leggevo negli occhi di quel pallone gonfiato nordico che aveva qualcosa di grosso in mente.

Quando accecò il drago per poco non caddi in avanti, tanto mi ero sporta per vedere. Guardai il povero Loyal dimenarsi e sbattere la coda in giro mentre Krum afferrava l’uovo beccandosi, però, un colpo nella schiena.

“Ben gli sta!” dissi alzandomi in piedi e correndo poi già dalla scalinata. Mentre Draco mi chiamava. Lo ignorai,  ma vidi comunque con la cosa dall’occhio Adrianne che mi seguiva “Torna su! Io voglio solo vedere cosa ha fatto al drago e torno” dissi alla mia amica, ma lei non volle sentire ragioni e, aggrappandosi al mio braccio, mi seguì fino al luogo in cui tenevano i draghi, sotto all’arena.

Non mi stupii di trovare l’Ungaro completamente legato in un angolo mentre papà e Sebastian, il veterimago dei Draghi, curavano il povero Loyal. Mi stavo comportando da bambina, ma avevo tanti ricordi legati a quella creatura. Era stato il primo drago che papà mi aveva mostrato. Il primo che avevo cavalcato. Per la mia famiglia, non c’era molta differenza tra un gatto e una di quelle lucertole un po’ troppo cresciute.

“Sapevo che saresti arrivata.” disse mio padre, mentre mi chinavo sulla bestia per accarezzargli il muso. Il dottore terminò di somministragli delle gocce sugli occhi e poi glieli bendò.

“Starà bene?” chiesi nervosa e papà annuì.

“Non era un incantesimo teso ad accecarlo in via definitiva, ma abbastanza forte ma metterlo KO per alcuni giorni. Oh, ciao Adrianne!”

“Salve signor Blake.” disse lei nervosa, sobbalzando ad ogni singolo movimento del drago che stavo accarezzando, cosa che fece ridere mio padre.

Ci misi alcuni minuti a convincerla ad avvicinarsi per allungare la mano sulle scaglie lucenti della corazza“Tu sei pazza Lia, a stare seduta sulla zampa di un drago.”

“Sono animali fieri e piuttosto irascibili,” le spiegai, mentre un baffo di Loyal mi solleticava il collo “Ma quando si affezionano danno fedeltà eterna al loro proprietario. Sono le creature più affidabili dell’intero mondo magico. Forse anche le più temute ed incomprese.”

“Lia, i draghi uccidono e sfregiano i domatori!”

“Pensaci su.” Dissi, continuando quella mia crociata “Ti strappano dalla tua terra, ti legano e ti trasportano chissà dove. Anche io, se potessi, sputerei  fuoco alle volte.”

Lei ridacchiò, mentre papà tornava con il Gallese incolume “Lia, sta attenta ad Adrianne, portiamo l’Ungaro fuori, ora.”

Di tutti i draghi che mai io avessi visto (e sono stati molti) l’Ungaro Spinato è stato in assoluto quello con il temperamento peggiore. I suoi occhi assottigliati emanavano più fiamme della bocca e la sua coda, letale, ero convinta potesse tranciare in due un uomo con un solo tocco.

Mi appoggiai alle porte che davano sull’arena assieme ad Adrianne e insieme osservammo Potter fare il suo ingresso, acclamato dalla folla.

“Il solo drago su cui non avevo informazioni.” Bisbigliai, scuotendo il capo “Ma quanto sei sfortunato, Harry?”

In un primo momento non vidi una via di uscita per il povero Potter, che però stupì tutti evocando la sua scopa con un semplice Accio.

“Semplice, ma efficace.” disse mio padre guardando il ragazzo “Il giovane Potter, il bambino che è sopravvissuto non delude le aspettative. E vola magnificamente!”

Lo guardai esibirsi in un paio di torsioni e poi, drammaticamente, il drago ruppe la catene librandosi libero nell’aria. Papà prese ad agitarsi e con lui anche Charlie tutti gli altri “Questo non era previsto” disse il rosso portandosi una mano alla fronte “Che facciamo, Peter?”

“Non possiamo interrompere la prova.” disse papà, scuotendo il capo.

“Ma la prova ormai non è più valida!” dissi io, mentre il drago ed Harry si allontanavano nell’arena, alla volta della scuola “Va fatto qualcosa.”

“Non possiamo fare niente, deve terminare questa prova da solo.”

I minuti passarono, sfociando in un silenzio che non presagiva niente di buono. Tra le tribune si diffuse un mormorio che si alzò sempre di più. Solo quando mio padre si sporse in avanti, indicandomi un punto all’orizzonte, ripresi a respirare. Vidi Harry avvicinarsi un po’ traballante sulla scopa, alla volta dell’uomo, che avrebbe di lì a poco afferrato, ponendo fine alla prova.

“E l’Ungaro?” chiesi allarmata. Papà si sbrigò ad allontanarsi, andando a risolvere il problema.

Solo quando Harry fece un giro dell’arena con l’uomo in mano, il cannone suonò di nuovo, ponendo fine alla prima prova del Torneo Tre Maghi.

 

La sala comune di Leoni aveva un’atmosfera più accogliente della nostra. Mi ritrovai alla festa per celebrare Potter come unica outsider, trascinata da Harry in persona, che mi disse che voleva ringraziarmi, nonostante le mie informazioni gli fossero servite a poco, offrendomi del buon idromele fatto in casa che i gemelli avevano trovato chissà dove.

Mi misi a sedere su un divanetto, abbandonando qualsiasi aria leggermente altera da Serpe in virtù di un sorriso radioso e divertito. Ero sollevata che la giornata fosse finita.

“Allora Dahlia, come ci si sente a stare dalla parte dei belli, per una volta?” mi chiese Fred, sedendosi accanto a me e circondandomi le spalle con un braccio.

“Io ci sono sempre dalla parte dei belli, Weasley.”

“Andiamo, vuoi dire che Malfoy è più bello di noi?” mi chiese il suo gemello e poi, fingendosi oltraggiato alla mia risata si alzò “Andiamo a deliziare qualcuno di più meritevole!”

Io risi più forte, mentre loro prendevano sulle spalle Potter che, aprendo l’uovo, scatenò un autentico caos con tanto di urla raccapriccianti provenienti da quel oggetto tanto agognato.

“Miseriaccia, che cosa era?” chiese Ron prima di scambiare un lungo sguardo con Potter. Sapevo che tra loro due le cose non andavano bene, che non si parlavano più, me l’aveva detto Harry stesso, ma io ero sempre la prima a sostenere che le vere amicizie andavano ben oltre a stupide incomprensioni. 

Scesi dal divanetto, uscendo dalla sala dei Grifondoro e salutando tutti con un gesto della mano, appoggiandomela poi sul capello che portavo in testa da tutto il giorno e sfilandolo. Feci qualche passo per il corridoio sovrappensiero, felice che le cose si fossero svolte senza morti/mutilazioni/sofferenze di alcun tipo.

Quasi non mi accorsi della figura che mi si era parata davanti e sussultai appena “Oddio!” dissi portandomi una mano al petto. “Theo.” sussurrai poi, felice di vederlo.  Si avvicinò a me con uno sguardo strano, cupo. Senza contare che stava palesemente evitando di guardarmi negli occhi “Ma qualcosa non va?”

“Lascia perdere. Malfoy ti cercava.”

“Ma cosa… ? Theo aspetta!” mi parai davanti a lui, portando le mani aperte sulle sue braccia “Mi dici cosa ti sta succedendo, per favore?”

Lui rimase, zitto con sfuggendo gli occhi ai miei “Draco e Blaise sono i miei migliori amici, ma forse Malfoy di più.”

Io annuii lentamente “Lo so” gli risposi senza capire “E quindi?”

“Se non lo capisci da sola” sbottò irritato “non sarò io a dirtelo, Blake. Ora cammina, il tuo ragazzo si starà preoccupando visto che stai facendo tardi per festeggiare lo Sfregiato.”

Lo guardai allontanarsi senza aspettarmi. Velocemente, mi affrettai a seguirlo dentro alla sala comune dei Serpeverde. Stavo iniziando a capire il motivo di tutta quella diffidenza nei miei confronti, quella freddezza che mai aveva avuto.

Era uno dei due migliori amici di Draco, è vero, ma lo era sempre stato anche per me e non intendevo perderlo per una banale cotta nata per chissà quale motivo.

Andava affrontato il discorso, prima o poi.

 

 

“Il  Ballo del Ceppo è una tradizione del Torneo Tremaghi che io abolirei con il sorriso sulle labbra,  ma visto che per ora dobbiamo subirlo, per il momento, vediamo di fare le cose come si deve!”

Guardai Piton fare su e giù per la sala comune dei Serpeverde,  con un’aria per nulla soddisfatta. Visto che non ne sapevo molto, alzai la mano. Appena lui mi diede il permesso gli domandai “Quindi è una sorta di… Ballo?” chiesi senza capire.

Adrianne mi diede man forte  “Una di quelle bruttissime ricorrenze in cui agghindarsi in modo eccessivo, che fanno crollare l’autostima se non si riesce ad invitare o a non essere invitato? È una di quelle serate in cui tutti si fingono amici per salvare le apparenze?”

“Non avrei saputo definirlo in modo più appropriato, signorina Dixon.” commentò  lui alzando gli occhi al cielo “Al solo pensiero mi si storcono le budella, ma il mio buon senso mi suggerisce di rammendarvi che, poiché siete una Casa che annovera le Famiglie più nobili di tutto il mondo magico vi consiglio caldamente di non fare la figura degli zotici. Le conseguenze potrebbero essere, come dire, sgradevoli.” Guardò Tyger e Goyle prima di spostare lo sguardo su Millicent e sospirare.

“Ma professore…” chiese Edgar Nogar, un ragazzo del secondo anno brufoloso e dai esasperatamente eleganti. Solitamente, però, perché in quel momento pareva tutto ma non spocchiosamente deciso “Non dobbiamo ballare… Vero? Intendo dire, nonostante sia un ballo, non esistono obblighi nel prendere parte alle danze, o sbaglio?”

Un brusio si diffuse per la stanza, mentre tutti gli studenti di sesso maschile guardavano increduli il ragazzo, come se avesse appena detto un’ovvietà. Ovvio che per loro potevano anche non ballare!

“Ovvio che no, signor Nogar.” rispose calmo Piton, con la sua solita vervè  “Ma se tu non ballerai, e questo vale anche per i tuoi esigui colleghi, ti costringerò a pulire tutto il pavimento del sotterraneo, compresi i bagni, con la lingua.” Il ragazzo lo guardò con gli occhi sgranati, mentre Theo lasciava cadere la testa contro il tavolino di legno al quale era appoggiato “Tutti dovrete venire in compagnia e tutti dovrete ballare. Non permetterò che la mia Casa si conceda di fare la zotica, mentre gli altri danzano educatamente!”

Silenzio.

“La casa di Salazar Serpeverde, lo ripeto per imprimerlo a modo nei vostri cervelletti atrofizzati, è la più nobile del castello! Dovrete essere sinuosi come serpi durante le danze, eleganti e sobri al tempo stesso. Non mi aspetto che lo siate tutti, ma la maggior parte dovrà impegnarsi al fine di non sembrare una ciurma di scalmanati bucanieri in osteria.”

“Come si fa?” chiese un’altra ragazza, penso del sesto anno guadagnandosi un’occhiata annoiata.

“Non mi metterò di certo a dimostrarvelo ora, in questo posto.” rispose secco aggiustandosi il mantello “Vi rimetto al vostro buon senso. Buona giornata.”

Lo guardai uscire con un sopracciglio alzato, mentre Draco si voltava nella mia direzione con un sorrisetto “Ricordo quando abbiamo danzato insieme, al matrimonio di Linnea.” mi disse passandomi un braccio attorno alle spalle e avvicinandosi a me “Sembravi davvero una serpe. Una serpe che aveva mangiato pesante però!”

“Non siamo tutti ballerini provetti come te, Draco.” gli risposi a tono “E poi chi ti dice che verrò al ballo con te?”

Touchè” gli disse Blaise , ridacchiando mentre Draco sbadigliava annoiato.

“Perché, chi altri potrebbe invitarti dopo l’uscita infelice dell’altro giorno con quello stupido Tassorosso?”

Non so precisamente cosa scattò in me in quel frangente.

Forse fu orgoglio o Merlino sa solo cos’altro, ma mi sentii offesa e risentita. In quel momento, mi parve qualche la colpa di tutto ciò che mi era successo fosse in parte colpa di Draco. L’impopolarità fuori e dentro la casa in primis, le frecciatine dei gemelli, le parole dure a Justin.

Fu allora, in un moto di stizza, che lo guardai seria e dissi l’ultima cosa che tutti si aspettavano di sentire.

Me stessa compresa.

“Non dovresti dare per scontato che verrò insieme a te. E il motivo è semplice: non ho intenzione di venire al ballo con te se non hai nemmeno il buon gusto di chiedermelo!”

Draco reagì di conseguenza, alzandosi in piedi di scatto con il viso contorto in una smorfia “Io non devo chiederti proprio niente, Blake. Tu dovresti solo sentirti onorata nel venire al ballo insieme a me!”

“Chi ti dice che ci verrò?”

“Non mi importa se verrai o meno, perché sono io che non voglio andarci insieme a una come te!”

La discussione aveva monopolizzato l’attenzione generale.

Io ero ferita, lui furibondo.

Senza aggiungere altro girai suoi tacchi e lo lasciai lì, a sbraitare contro chi osservava la scena con tanta passione.

Non lo ammisi mai, ma in quel momento, mi sentii una vera stupida.

Sapevo però che nessuno dei due si sarebbe mai scusato per primo.

£”””

Continua…

   
 
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