Tell me, who you
kill,
to save your
life?
Chapter Twelve: Hot like the
Dragon’s breathe.
Lupin una volta mi ha
detto che ognuno di noi è artefice del proprio destino e che dobbiamo lasciare
che siano le nostre scelte a definirci. Non si può incolpare la Casa di
appartenenza se si prendevano determinate decisioni, non era la sorte ad agire,
ma la persona che apre la bocca.
Chiesi scusa a Justin,
dicendogli che non era mia intenzione trattarlo in quel modo e lui, seppur con
un sorriso decisamente tirato, accettò di perdonare le mie parole esagerate. Lo
ringrazia, decisa a farmi perdonare a fatti, prima o poi, e tornai verso il
tavolino che dividevo con Draco, nell’aula di
Divinazione.
“Non avresti dovuto
scusarti.” mi disse Malfoy non appena appoggiai il
sedere sul cuscino. “Questo è un segno di debolezza.”
“Io lo avrei definito un
segno di intelligenza, invece.” sottolineai aprendo il libro su un capitolo in
particolare, visto che di fronte a noi c’era un oggetto magico particolarmente
famigerato: una tavola Ouija. Quando la professoressa
entrò nella classe, urtando tutto quello che incontrò sul suo cammino, notai
che gli altri studenti, o almeno la maggior parte, non avevano idea di che
diavolo fosse. Compreso il ragazzo accanto a me.
“Che strana.” disse Draco, guardandola, mentre Potter prendeva posto nell’unico
tavolino rimasto libero. Naturalmente quello davanti al nostro “Oh ma guarda chi-”
“Se dici qualcosa,
metterò in pratica quello che Malocchio ci ha insegnato.” gli sibilai
nell’orecchio, e lui intese al volo visto che smise immediatamente di guardare Potter
con quel ghigno malefico e tornò a fissare un po’ scocciato la tavola.
“Chi sa dirmi cosa c’è
su ognuno dei vostri tavolini?” chiese la professoressa e io subito alzai la
mano. Lei strinse gli occhi, avvicinandosi per poter capire chi fossi. Si
appoggiò alla superficie di legno e si chinò su di me, scrutandomi ad un palmo
dal naso dietro alle lenti spesse, prima di sorridere. “Signorina Blake,
prego.”
“Questa è una tavola Ouija” spiegai mentre lei annuiva freneticamente “Serve per
l’evocazione degli spiriti e dei demoni e soprattutto per porvi delle domande.
Il nome deriva dall’unione di Oui che significa sì in francese, e Ja, che ha lo stesso significato
in lingua tedesca, Può essere chiamata anche Yesda
ovvero col lo stesso significato ma in
inglese e in russo.”
“Come facciamo a porre
le domande e soprattutto a leggere le risposte?” domandò la professoressa.
“Tramite una medium
molto potente che faccia da intermediario” spiegai afferrando la moneta
d’argento sul tavolo “lo spirito, tramite la medium, sposterò la moneta e
quindi le mani di coloro che richiedono la consulenza sulla tavola. Ci sono
solo tre regole: Non consultare mai la tavola da soli, porre sempre domande
semplici e non lasciare aperto il canale una volta concluso.”
“Molto bene.” disse entusiasta
“Venti- anzi, venticinque punti al Serpeverde per la
brillante spiegazione della signorina Blake! Ora noi useremo una moneta, ma
originariamente si usava una lancetta mobile detta ‘planchette’.”
“Ma professoressa?”
chiese Ron, perplesso “Questa non è Magia Oscura?”
“Lo diventa solo se lo
scopo che si vuole raggiungere è malvagio.” Spiegò la donna, senza capire da
dove venisse la voce direttamente “Non lo useremo solo per chiedere consigli
sul futuro! Quindi proviamoci. Ho chiesto ad alcuni spiriti del castello di
aiutarci. Uno alla volta fate delle domande, anche solo sussurrate e vedete la
risposta!”
“Se ci è capitato il
Barone Sanguinario, allora ci prenderà in giro.” disse Draco,
prima di guardare Potter e ridacchiare “Vediamo cosa dice il tuo futuro,
Sfregiato”
“Chiudi il becco,
Furetto” rilanciò malignamente Harry, facendolo cadere in un silenzio irato..
“A te l’onore di iniziare…” mi disse scocciato e io gli scoccai un bacio
rumoroso sulla guancia. Ridacchiai sotto voce, prima di appoggiare la moneta
sul tavolo e appoggiarvi sopra il dito indice, accanto a quello di Malfoy.
Ci pensai su, poi dissi
“Pioverà domani?” chiesi, iniziando con qualcosa di semplice.
Sussultai, quando la
moneta prese a muoversi, spostandosi assieme alle nostre dita sino al ‘no’.
“Sono il più bello della scuola?” chiese Draco con un sorrisetto storto e io scoppiai a ridere
quando la non si mosse per niente, rimanendo ferma sul ‘no’ “Credo sia ovvio
che è rotto!” disse stizzito allontanando la mano.
“Non possono rompersi
gli spiriti, Draco.” Lo ripresi divertita, pensando
ad un'altra domanda. Approfittai della distrazione del biondo, che si era
voltato verso Blaise e Theo, per porre una domanda
che non volevo che lui sentisse assolutamente “Dovrei aiutare Harry a superare
i draghi?”
La moneta non si mosse
così tolsi il dito sospirando.
Evidentemente non
dovevo. Sarebbe stato come mettere una mano al destino, oltre che trasgredire
la parola data alla professoressa McGrannit. Però non
era molto giusto, perché Harry era per di suo svantaggiato.
Cercai di seguire il
discorso dei ragazzi dietro di me, per distrarmi, ma visto che non avevo voglia
tornai a posare gli occhi sulla moneta che, senza bisogno della mia mano, si
era posata sul sì…
Entrai nella biblioteca
che era ormai l’una di notte. Saltai con un balzo su uno dei tavoli guardandomi
attorno, poi ripresi la mia forma umana, sedendomi sul legno, puntando gli
occhi sulla stampa colorata del pantalone del pigiama.
Non attesi molto, prima
di sentire un rumore di passi avvicinarsi a me. Anche l’odore della persona che
mi stava raggiungendo era unico e lo fiutavo dalla mia posizione. “Harry, grazie per essere venuto.”
Il ragazzo si tolse il
Mantello dell’Invisibilità e mi guardò in attesa “Volevi vedermi, Dahlia?”
Io annuii, afferrando un
foglietto dalla tasca e porgendoglielo “Volevo darti questo, visto che immagino
che tu sappia in cosa consisterà la tua prova.”
Lui lo prese leggendo
attentamente “Ma questi sono-”
“I punti di forza e di
debolezza dei miei Draghi.” gli spiegai sospirando “Il Gallese Verde, il
Petardo Cinese e il Grugnocorto Svedese. Sull’Ungaro
Spinato, purtroppo, so troppo poco. Papà non mi ha mai permesso di interagire
con lui in quanto a violenza e cattiveria li batte tutti. Nessuno è riuscito
nemmeno vagamente a domarlo in otto anni da quando l’abbiamo portato nella
stalla la prima volta.” Spiegai, mentre Harry annuiva leggendo con attenzione
il mio elenco “Per favore non fare male al Petardo Cinese, se dovesse
capitarti.” gli dissi “A lui sono particolarmente affezionata. Se puoi non
ferirne nessuno…”
Lui annuì sospirando
“Spero che siano loro a non ferire me.”
Gli sorrisi
incoraggiante “I Draghi non sono poi molto diversi da tutti gli altri animali,
Harry. Sono solo più grossi e sputano un po’ di fuoco. Certe volte sono un po’
irascibili, ma puoi affrontarli”
Lui mi sorrise grado e avvicinandosi
mi coinvolse in un veloce abbraccio. Aveva bisogno di riposare, la gara sarebbe
stata massacrante.
La prima prova del
Torneo Tremaghi si tenne sotto ad un cielo grigio,
coperto da nubi che promettevano pioggia in abbondanza. Mi misi a sedere accanto
a Draco e lui rise “La mia ragazza”disse a voce alta,
per farsi sentire “è decisamente più preoccupata per le sorti di draghi
piuttosto che per quelle dei concorrenti. Io non posso fare a meno che
condividere questa sua preoccupazione!”
Adrianne lo guardò male, prima di appoggiarmi una mano sulla spalla. Ero
davvero in fibrillazione, temevo sia per Harry che per quelle bestie che amavo
fin da quando ero bambina “Vedrai che non gli succederà nulla, cosa potranno
mai fare dei ragazzi contro ad un drago?”
Io annuii ed il colpo di
cannone che segnò l’inizio della sfida mi fece trasalire. Il primo a scendere
nell’Arena rocciosa fu Diggory assieme al Grugnocorto e lui risolse il tutto piuttosto in fretta
trasfigurando una pietra in un cagnolino, che attirò il drago lontano dal
ragazzo che prese l’uovo brillantemente.
Guardai papà incatenare Loyal saldamente prima di lanciare un’occhiata incerta
verso l’ingresso dei concorrenti. Capii subito perché.
Mi morì un gemito in
gola quando vidi Krum entrare con l’acclamazione
della folla “Proprio lui?” sbottai istericamente rivolta alla mia amica che
alzò le spalle.
“Uno solo contro un
enorme drago, Lia.” Mi ripetè mentre io stringendo
spasmodicamente l’orlo della giacca in
mano. Lo leggevo negli occhi di quel pallone gonfiato nordico che aveva
qualcosa di grosso in mente.
Quando accecò il drago
per poco non caddi in avanti, tanto mi ero sporta per vedere. Guardai il povero
Loyal dimenarsi e sbattere la coda in giro mentre Krum afferrava l’uovo beccandosi, però, un colpo nella
schiena.
“Ben gli sta!” dissi
alzandomi in piedi e correndo poi già dalla scalinata. Mentre Draco mi chiamava. Lo ignorai, ma vidi comunque con la cosa dall’occhio Adrianne che mi seguiva “Torna su! Io voglio solo vedere cosa
ha fatto al drago e torno” dissi alla mia amica, ma lei non volle sentire
ragioni e, aggrappandosi al mio braccio, mi seguì fino al luogo in cui tenevano
i draghi, sotto all’arena.
Non mi stupii di trovare
l’Ungaro completamente legato in un angolo mentre papà e Sebastian, il veterimago dei Draghi, curavano il povero Loyal. Mi stavo comportando da bambina, ma avevo tanti
ricordi legati a quella creatura. Era stato il primo drago che papà mi aveva
mostrato. Il primo che avevo cavalcato. Per la mia famiglia, non c’era molta
differenza tra un gatto e una di quelle lucertole un po’ troppo cresciute.
“Sapevo che saresti
arrivata.” disse mio padre, mentre mi chinavo sulla bestia per accarezzargli il
muso. Il dottore terminò di somministragli delle gocce sugli occhi e poi glieli
bendò.
“Starà bene?” chiesi
nervosa e papà annuì.
“Non era un incantesimo
teso ad accecarlo in via definitiva, ma abbastanza forte ma metterlo KO per
alcuni giorni. Oh, ciao Adrianne!”
“Salve signor Blake.”
disse lei nervosa, sobbalzando ad ogni singolo movimento del drago che stavo
accarezzando, cosa che fece ridere mio padre.
Ci misi alcuni minuti a
convincerla ad avvicinarsi per allungare la mano sulle scaglie lucenti della
corazza“Tu sei pazza Lia, a stare seduta sulla zampa di un drago.”
“Sono animali fieri e
piuttosto irascibili,” le spiegai, mentre un baffo di Loyal
mi solleticava il collo “Ma quando si affezionano danno fedeltà eterna al loro
proprietario. Sono le creature più affidabili dell’intero mondo magico. Forse anche
le più temute ed incomprese.”
“Lia, i draghi uccidono
e sfregiano i domatori!”
“Pensaci su.” Dissi,
continuando quella mia crociata “Ti strappano dalla tua terra, ti legano e ti
trasportano chissà dove. Anche io, se potessi, sputerei fuoco alle volte.”
Lei ridacchiò, mentre
papà tornava con il Gallese incolume “Lia, sta attenta ad Adrianne,
portiamo l’Ungaro fuori, ora.”
Di tutti i draghi che
mai io avessi visto (e sono stati molti) l’Ungaro Spinato è stato in assoluto
quello con il temperamento peggiore. I suoi occhi assottigliati emanavano più
fiamme della bocca e la sua coda, letale, ero convinta potesse tranciare in due
un uomo con un solo tocco.
Mi appoggiai alle porte
che davano sull’arena assieme ad Adrianne e insieme
osservammo Potter fare il suo ingresso, acclamato dalla folla.
“Il solo drago su cui
non avevo informazioni.” Bisbigliai, scuotendo il capo “Ma quanto sei
sfortunato, Harry?”
In un primo momento non
vidi una via di uscita per il povero Potter, che però stupì tutti evocando la
sua scopa con un semplice Accio.
“Semplice, ma efficace.”
disse mio padre guardando il ragazzo “Il giovane Potter, il bambino che è
sopravvissuto non delude le aspettative. E vola magnificamente!”
Lo guardai esibirsi in
un paio di torsioni e poi, drammaticamente, il drago ruppe la catene librandosi
libero nell’aria. Papà prese ad agitarsi e con lui anche Charlie tutti gli
altri “Questo non era previsto” disse il rosso portandosi una mano alla fronte
“Che facciamo, Peter?”
“Non possiamo
interrompere la prova.” disse papà, scuotendo il capo.
“Ma la prova ormai non è
più valida!” dissi io, mentre il drago ed Harry si allontanavano nell’arena,
alla volta della scuola “Va fatto qualcosa.”
“Non possiamo fare
niente, deve terminare questa prova da solo.”
I minuti passarono,
sfociando in un silenzio che non presagiva niente di buono. Tra le tribune si
diffuse un mormorio che si alzò sempre di più. Solo quando mio padre si sporse
in avanti, indicandomi un punto all’orizzonte, ripresi a respirare. Vidi Harry avvicinarsi
un po’ traballante sulla scopa, alla volta dell’uomo, che avrebbe di lì a poco
afferrato, ponendo fine alla prova.
“E l’Ungaro?” chiesi
allarmata. Papà si sbrigò ad allontanarsi, andando a risolvere il problema.
Solo quando Harry fece
un giro dell’arena con l’uomo in mano, il cannone suonò di nuovo, ponendo fine
alla prima prova del Torneo Tre Maghi.
La sala comune di Leoni
aveva un’atmosfera più accogliente della nostra. Mi ritrovai alla festa per
celebrare Potter come unica outsider, trascinata da Harry in persona, che mi
disse che voleva ringraziarmi, nonostante le mie informazioni gli fossero
servite a poco, offrendomi del buon idromele fatto in casa che i gemelli
avevano trovato chissà dove.
Mi misi a sedere su un
divanetto, abbandonando qualsiasi aria leggermente altera da Serpe in virtù di
un sorriso radioso e divertito. Ero sollevata che la giornata fosse finita.
“Allora Dahlia, come ci si sente a stare dalla parte dei belli, per
una volta?” mi chiese Fred, sedendosi accanto a me e circondandomi le spalle
con un braccio.
“Io ci sono sempre dalla
parte dei belli, Weasley.”
“Andiamo, vuoi dire che Malfoy è più bello di noi?” mi chiese il suo gemello e poi,
fingendosi oltraggiato alla mia risata si alzò “Andiamo a deliziare qualcuno di
più meritevole!”
Io risi più forte,
mentre loro prendevano sulle spalle Potter che, aprendo l’uovo, scatenò un
autentico caos con tanto di urla raccapriccianti provenienti da quel oggetto
tanto agognato.
“Miseriaccia, che cosa
era?” chiese Ron prima di scambiare un lungo sguardo con Potter. Sapevo che tra
loro due le cose non andavano bene, che non si parlavano più, me l’aveva detto
Harry stesso, ma io ero sempre la prima a sostenere che le vere amicizie
andavano ben oltre a stupide incomprensioni.
Scesi dal divanetto, uscendo
dalla sala dei Grifondoro e salutando tutti con un
gesto della mano, appoggiandomela poi sul capello che portavo in testa da tutto
il giorno e sfilandolo. Feci qualche passo per il corridoio sovrappensiero,
felice che le cose si fossero svolte senza morti/mutilazioni/sofferenze di
alcun tipo.
Quasi non mi accorsi
della figura che mi si era parata davanti e sussultai appena “Oddio!” dissi
portandomi una mano al petto. “Theo.” sussurrai poi, felice di vederlo. Si avvicinò a me con uno sguardo strano, cupo.
Senza contare che stava palesemente evitando di guardarmi negli occhi “Ma
qualcosa non va?”
“Lascia perdere. Malfoy ti cercava.”
“Ma cosa…
? Theo aspetta!” mi parai davanti a lui, portando le mani aperte sulle sue
braccia “Mi dici cosa ti sta succedendo, per favore?”
Lui rimase, zitto con
sfuggendo gli occhi ai miei “Draco e Blaise sono i miei migliori amici, ma forse Malfoy di più.”
Io annuii lentamente “Lo
so” gli risposi senza capire “E quindi?”
“Se non lo capisci da
sola” sbottò irritato “non sarò io a dirtelo, Blake. Ora cammina, il tuo
ragazzo si starà preoccupando visto che stai facendo tardi per festeggiare lo
Sfregiato.”
Lo guardai allontanarsi
senza aspettarmi. Velocemente, mi affrettai a seguirlo dentro alla sala comune
dei Serpeverde. Stavo iniziando a capire il motivo di
tutta quella diffidenza nei miei confronti, quella freddezza che mai aveva
avuto.
Era uno dei due migliori
amici di Draco, è vero, ma lo era sempre stato anche
per me e non intendevo perderlo per una banale cotta nata per chissà quale
motivo.
Andava affrontato il
discorso, prima o poi.
“Il Ballo del Ceppo è una tradizione del Torneo Tremaghi che io abolirei con il sorriso sulle labbra, ma visto che per ora dobbiamo subirlo, per il
momento, vediamo di fare le cose come si deve!”
Guardai Piton fare su e giù per la sala comune dei Serpeverde, con
un’aria per nulla soddisfatta. Visto che non ne sapevo molto, alzai la mano. Appena
lui mi diede il permesso gli domandai “Quindi è una sorta di…
Ballo?” chiesi senza capire.
Adrianne mi diede man forte “Una di
quelle bruttissime ricorrenze in cui agghindarsi in modo eccessivo, che fanno
crollare l’autostima se non si riesce ad invitare o a non essere invitato? È
una di quelle serate in cui tutti si fingono amici per salvare le apparenze?”
“Non avrei saputo
definirlo in modo più appropriato, signorina Dixon.”
commentò lui alzando gli occhi al cielo
“Al solo pensiero mi si storcono le budella, ma il mio buon senso mi suggerisce
di rammendarvi che, poiché siete una Casa che annovera le Famiglie più nobili
di tutto il mondo magico vi consiglio caldamente di non fare la figura degli zotici.
Le conseguenze potrebbero essere, come dire, sgradevoli.” Guardò Tyger e Goyle prima di spostare
lo sguardo su Millicent e sospirare.
“Ma professore…”
chiese Edgar Nogar, un ragazzo del secondo anno
brufoloso e dai esasperatamente eleganti. Solitamente, però, perché in quel
momento pareva tutto ma non spocchiosamente deciso “Non dobbiamo ballare… Vero? Intendo dire, nonostante sia un ballo, non
esistono obblighi nel prendere parte alle danze, o sbaglio?”
Un brusio si diffuse per
la stanza, mentre tutti gli studenti di sesso maschile guardavano increduli il
ragazzo, come se avesse appena detto un’ovvietà. Ovvio che per loro potevano
anche non ballare!
“Ovvio che no, signor Nogar.” rispose calmo Piton, con
la sua solita vervè “Ma se tu non ballerai, e questo vale anche
per i tuoi esigui colleghi, ti costringerò a pulire tutto il pavimento del
sotterraneo, compresi i bagni, con la lingua.” Il ragazzo lo guardò con gli
occhi sgranati, mentre Theo lasciava cadere la testa contro il tavolino di
legno al quale era appoggiato “Tutti dovrete venire in compagnia e tutti
dovrete ballare. Non permetterò che la mia Casa si conceda di fare la zotica,
mentre gli altri danzano educatamente!”
Silenzio.
“La casa di Salazar Serpeverde, lo ripeto per imprimerlo a modo nei vostri
cervelletti atrofizzati, è la più nobile del castello! Dovrete essere sinuosi
come serpi durante le danze, eleganti e sobri al tempo stesso. Non mi aspetto
che lo siate tutti, ma la maggior parte dovrà impegnarsi al fine di non
sembrare una ciurma di scalmanati bucanieri in osteria.”
“Come si fa?” chiese
un’altra ragazza, penso del sesto anno guadagnandosi un’occhiata annoiata.
“Non mi metterò di certo
a dimostrarvelo ora, in questo posto.” rispose secco aggiustandosi il mantello
“Vi rimetto al vostro buon senso. Buona giornata.”
Lo guardai uscire con un
sopracciglio alzato, mentre Draco si voltava nella
mia direzione con un sorrisetto “Ricordo quando abbiamo danzato insieme, al matrimonio
di Linnea.” mi disse passandomi un braccio attorno alle spalle e avvicinandosi
a me “Sembravi davvero una serpe. Una serpe che aveva mangiato pesante però!”
“Non siamo tutti
ballerini provetti come te, Draco.” gli risposi a
tono “E poi chi ti dice che verrò al ballo con te?”
“Touchè”
gli disse Blaise , ridacchiando mentre Draco sbadigliava annoiato.
“Perché, chi altri
potrebbe invitarti dopo l’uscita infelice dell’altro giorno con quello stupido Tassorosso?”
Non so precisamente cosa scattò in me in quel
frangente.
Forse fu orgoglio o Merlino sa solo cos’altro,
ma mi sentii offesa e risentita. In quel momento, mi parve qualche la colpa di
tutto ciò che mi era successo fosse in parte colpa di Draco.
L’impopolarità fuori e dentro la casa in primis, le frecciatine dei gemelli, le
parole dure a Justin.
Fu allora, in un moto di stizza, che lo guardai
seria e dissi l’ultima cosa che tutti si aspettavano di sentire.
Me stessa compresa.
“Non dovresti dare per scontato che verrò
insieme a te. E il motivo è semplice: non ho intenzione di venire al ballo con
te se non hai nemmeno il buon gusto di chiedermelo!”
Draco reagì di conseguenza, alzandosi in piedi di scatto con il viso
contorto in una smorfia “Io non devo chiederti proprio niente, Blake. Tu
dovresti solo sentirti onorata nel venire al ballo insieme a me!”
“Chi ti dice che ci verrò?”
“Non mi importa se verrai o meno, perché sono io
che non voglio andarci insieme a una come te!”
La discussione aveva monopolizzato l’attenzione
generale.
Io ero ferita, lui furibondo.
Senza aggiungere altro girai suoi tacchi e lo
lasciai lì, a sbraitare contro chi osservava la scena con tanta passione.
Non lo ammisi mai, ma in quel momento, mi sentii
una vera stupida.
Sapevo però che nessuno dei due si sarebbe mai
scusato per primo.
Continua…