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Autore: eliseCS    06/06/2016    2 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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11 - Doppio James
 
 
 
Elise aprì gli occhi di scatto, il respiro affannoso e lo sguardo che vagava quasi impazzito da un punto all’altro della stanza.
Andava tutto bene, non era successo niente.
Chiamare incubo quello che aveva appena vissuto nella sua mente le sembrava alquanto riduttivo: era possibile che esistesse un termine in grado di descrivere il terrore, lo sgomento e il dolore che aveva provato?
 
Probabilmente no.
 
Rivivere quello che era successo a James l’aveva profondamente turbata –ancora convinta che alla fine dei conti la colpa fosse tutta sua- ma mai quanto il fatto che il finale era stato diverso rispetto a quanto era, fortunatamente, successo realmente.
Nel suo sogno, pardon, incubo, lei non era riuscita a fare niente, i suoi cosiddetti poteri non si erano degnati di venir fuori e lei non aveva fatto altro che restare a guardare impotente mentre la fasciatura del ragazzo diventava sempre più impregnata di sangue finchè James non aveva smesso di respirare del tutto.
Scuotendo la testa per cercare di far andare via le immagini che ancora la tormentavano il suo sguardo cadde sulla sveglia appoggiata sul comodino.
 
Segnava le dieci e trenta passate.
 
Non era in ritardo, di più.
 
Un istante di panico prima di ricordarsi che era sabato e che quindi non c’era lezione.
Non potè fare a meno di pensare che però lasciarla dormire così fino a tardi non era affatto un comportamento da Julia. Di solito la lasciava in pace al massimo fino alle otto, dopodichè pretendeva che fosse bella e pronta e la trascinava fuori di casa con le scuse più disparate, come per esempio andare a correre…
Aveva sempre pensato che avere una coinquilina mattiniera fosse un vantaggio nei periodi di lezione e tirocinio quando ci si doveva alzare presto, ma purtroppo non riusciva a capire perché anche nei giorni festivi si dovesse mantenere quella routine.
 
Stropicciandosi gli occhi nonostante tutto ancora impastati di sonno si diresse verso la cucina per mettere qualcosa nello stomaco.
Sul tavolo un biglietto la informava che Julia era dovuta uscire per svolgere una commissione urgente (probabilmente uscire con qualcuno) e che sarebbe tornata dopo pranzo (era decisamente uscita con qualcuno).
Elise sorrise: ecco spiegato l’inusuale silenzio che pervadeva l’appartamento. Quando Julia non era in casa era impossibile non notare la differenza.
Stava per aprire il frigo per recuperare il cartone del latte quando suonò il campanello.
 
Due trilli rapidi e decisi.
 
Sbuffando contro chiunque avesse osato interrompere il rito sacro della sua prima colazione la ragazza si diresse verso la porta d’ingresso.
“Sì?” domandò aprendo uno spiraglio non prima di essersi assicurata che la catenella di sicurezza fosse inserita.
“Ti ho svegliata? Scusa, non volevo…” le rispose una voce che sembrava tutt’altro che spiacente.
Gli occhi di Elise si spalancarono perdendo di colpo l’espressione assonnata e la porta venne richiusa di colpo.
“Ehi!” si sentì protestare, ma la ragazza non vi fece caso.
 
Era ancora in pigiama, uno di quelli vecchi e consumati e che, a dirla tutta, le andava anche un po’ piccolo ma che non avrebbe mai abbandonato perché ci era troppo affezionata, e probabilmente in testa i capelli ancora annodati e arruffati dopo la notte assomigliavano più al nido di qualche volatile che ad una capigliatura.
Non si era nemmeno ancora lavata il viso.
E così conciata aveva avuto la geniale idea di aprire la porta.
A James Potter.
 
“Cosa vuoi?” gli domandò attraverso la porta mentre cercava freneticamente di darsi una sistemata ai capelli facendo passare le dita tra le ciocche più ribelli.
“Ehm… parlare?” rispose lui con voce canzonatoria. “Ti dispiacerebbe farmi entrare?” aggiunse poi “Credo che i condomini potrebbero anche fare a meno di sentire quello che devo dirti…”
In effetti non aveva tutti i torti: era risaputo da tutti quanto rimbombassero i suoni nei ballatoi del palazzo.
Cercando di assumere un’espressione dignitosa e raddrizzando le spalle Elise tolse la sicura dalla porta e la aprì invitando il ragazzo ad entrare.
Inutile dire che i suoi sforzi vennero annullati nel momento in cui James commentò con un “Bello il pigiama” che la fece arrossire in tempo zero.
Borbottò qualcosa che suonò come “Chiudi il becco, Potter” incamminandosi di nuovo verso l’angolo cucina con tutta l’intenzione di riprendere da dove si era interrotta, ma James la fermò di nuovo.
“In realtà…” cominciò incerto “In realtà anch’io devo ancora fare colazione… ti andrebbe…”
Elise si voltò a guardarlo stupita: non si sarebbe mai immaginata di sentire il ragazzo così indeciso.
“Mi stai invitando a fare colazione fuori?” domandò lei più concretamente.
James annuì.
“Ok” rispose lei sospirando. “Dammi cinque minuti che vado a vestirmi…”
E ignorando James che tornato di colpo sicuro di sé le urlava dietro: “Guarda che sei bella anche così!” sparì in camera per cercare qualcosa da mettersi.
 
Piazzandosi davanti all’armadio aperto alla ricerca di qualcosa di adatto le tornò in mente Calliope e non potè fare a meno di mettersi a confronto con lei.
Si concesse più o meno trenta secondi di tempo per infierire sulla sua autostima, dopodichè afferrò un paio di jeans puliti, una camicetta azzurra che non era ancora troppo spiegazzata, la giacca e le sue solite scarpe di tela.
Con dei decisi colpi di spazzola i suoi capelli vennero riportati ad un aspetto presentabile e l’acqua fresca sul viso scacciò anche l’ultima traccia di sonno che ancora era rimasta.
Controllo di avere telefono e portafoglio in borsa e tornò da James.
 
Il ragazzo sembrava non essersi mosso dalla posizione in cui l’aveva lasciato: in piedi vicino al tavolo della cucina con le mani nelle tasche della felpa. Stava guardando proprio nella direzione della porta dietro la quale era sparita per andare a cambiarsi, e appena la vide tornare fuori la accolse con un gran sorriso.
“Allora andiamo?”
Elise annuì entusiasta rispondendo a sua volta al sorriso.
Non l’avrebbe mai ammesso ma l’arrivo del ragazzo le aveva incredibilmente risollevato il morale.
L’incubo di quella mattina sembrava non essere mai accaduto.
 
 
“Allora… dove avevi detto che mi volevi portare?” domandò Elise dopo un po’ che camminavano giusto per rompere il silenzio che stava cominciando a diventare imbarazzante.
“Immagino che tu ti ricordi del Paiolo Magico…” rispose lui pronto. “So che molto probabilmente non ti è sembrato nulla di che, ma ti assicuro che la colazione la fanno bene”.
Elise sembrò rimanere momentaneamente senza parole, ma alla fine si ritrovò ad annuire seppur non molto convinta.
“Pensavo che quel posto fosse solo per maghi e streghe” commentò dopo un po’.
“Beh, credo che dopo tutto quello che è successo non ci siano dubbi sul fatto che tu sia una strega, non credi?” la rassicurò James con un sorriso al quale la ragazza non potè fare a meno di rispondere sorridendo a sua volta.
“Quindi io sarei un strega anche se non ho la bacchetta?” domandò.
“A quanto pare…” rispose il ragazzo. “Sai cosa facciamo? Dopo colazione torniamo da Olivander, magari ci sa dire qualcosa di più su questa storia. Cosa ne dici?”
Elise annuì, questa volta più decisa: “Direi che è un’ottima idea. Adesso però diamoci una mossa, altrimenti al posto della colazione facciamo direttamente il pranzo…”
 
 
 
Il Paiolo Magico non era cambiato di una virgola dall’ultima volta che ci era stata: era sempre il solito locale ombroso e dall’aria trasandata.
Come però le aveva anticipato James la colazione non era stata affatto male, e lei e il ragazzo avevano passato tutto il tempo a chiacchierare.
James in particolare era sembrato particolarmente interessato al fatto che Elise volesse diventare quello che era il corrispettivo babbano del Guaritore, e l’aveva bombardata di domande, apparentemente curioso e affascinato dal modo così diverso in cui i babbani svolgevano la professione rispetto ai maghi.
 
“Ti va di fare un giro prima di andare da Olivander?” domandò James una volta che furono usciti dal pub oltrepassando il varco apertosi dal muro di mattoni ed entrando a Diagon Alley.
“Magari! L’altra volta non mi hai neanche lasciato finire di vedere la libreria…” rispose la ragazza che già stava cercando il negozio con gli occhi.
James parve momentaneamente disorientato, ma si riprese subito: “Sì, beh… diciamo che l’altra volta eravamo più di fretta”
“Sai cosa?” aggiunse poi “Tu vai pure al Ghirigoro, io intanto faccio un attimo un salto a salutare una persona… un paio di minuti e ti raggiungo”
“Certo, ma se vuoi ti accompagno” propose Elise
“Oh no, non ce n’è bisogno, ti annoieresti e basta… è solo un vecchio amico di famiglia: i miei insistono sempre che io vada a salutare quando passo… Davvero, ti raggiungo subito”
“Ehm, ok” concordò la ragazza.
In realtà era rimasta un po’ stupita dalla risposta frettolosa di James, ma decise di non farci caso.
“A dopo allora” lo salutò poi prima di entrare nel negozio che nel frattempo avevano raggiunto.
“A dopo”
 
 
 
///
 
 
 
“Eccoti finalmente. Dov’è la ragazza? Non dirmi che te la sei lasciata scappare di nuovo…”
“Vorrei ricordarti che l’ultima volta c’eri anche tu, e comunque no, non mi è scappata. L’ho lasciata al Ghirigoro per venire a controllare che tutto fosse pronto”
“Certo che è tutto pronto, manca solo lei: la passaporta è già attiva, basterà fargliela toccare e il gioco è fatto. Come pensi di portarla fino a qui?”
Il ragazzo scoppiò a ridere: “Ma hai visto come sono conciato? Finchè sarò così quella ragazza mi seguirà dovunque voglia… e non ti dico cos’ho dovuto sopportare mentre facevamo colazione: non sta zitta un attimo quella…”
“E sei sicuro che non sospetti di nulla? Lo sai che questa volta non possiamo permetterci errori”
“Tranquilla, non c’è pericolo. Alla fine non credo che sia così intelligente come pensavamo…”
“Se lo dici tu…”
 
 
///
 
 
Passando tra uno scaffale e l’altro Elise avrebbe dovuto confessare che i libri era il suo ultimo pensiero, che invece era concentrato su una cosa sola, anzi, su una persona sola: James.
Se era rimasta altamente sorpresa quado se l’era ritrovato fuori dalla porta di casa, altrettanto poteva dire riguardo il suo comportamento.
Dopo quello che era successo si sarebbe aspettata una spiegazione per la comparsa di Calliope e un po’ di imbarazzo per il loro quasi-bacio, ma dal modo di porsi di James sembrava che niente di tutto ciò fosse accaduto.
Doveva sentirsi offesa? Ferita?
Non lo sapeva nemmeno lei.
Passando vicino ai libri in sconto che erano stati strategicamente posizionati vicino all’ingresso del negozio il suo sguardo attraversò la vetrina del negozio finendo sulla strada lastricata di Diagon Alley. Nonostante quello fosse periodo di scuola maghi e streghe affaccendati affollavano la via passando da negozio a negozio come api che volano da un fiore all’altro.
Stava per riportare la sua attenzione sui libri quando due figure familiari apparvero nel suo campo visivo passando dal lato opposto della strada per poi infilarsi dentro al negozio Accessori di Prima Qualità per il Quiddich.
I capelli ricci e disordinati di Dan li avrebbe riconosciuti ovunque, ma nonostante tutto non era lui che aveva attirato la sua attenzione.
No, era stato il ragazzo che camminava al suo fianco.
Non l’aveva visto in viso, ma avrebbe potuto giurare che fosse James.
James che quella mattina indossava dei pantaloni neri e una felpa blu scuro, non blue jeans e una maglia rossa come il ragazzo che le era appena passato davanti.
Scacciò il pensiero dicendosi che di sicuro Dan aveva anche altri amici oltre a Potter, e che quel ragazzo doveva solo assomigliarci molto.
Resistette una decina di secondi dopodichè, vinta dalla curiosità, uscì dalla libreria per dirigersi verso il negozio dentro il quale erano entrati i due ragazzi.
 
Aveva quasi finito di attraversare la strada quando si sentì chiamare.
“Elise? Dove stai andando?”
James, quello che si era presentato da lei quella mattina, le stava venendo dietro quasi correndo.
Aveva una strana espressione negli occhi che la ragazza non seppe decifrare ma che le lasciò addosso una sensazione che non prometteva nulla di buono.
“Visto che non arrivavi ho pensato di dare un’occhiata a questo negozio” rispose lei pacata indicando il locale dedicato al Quiddich alle sue spalle. “L’ultima volta mi hai parlato così tanto di manici di scopa e affini che mi sono incuriosita”
“Sì, beh… il Quiddich è proprio un bello sport… ma facciamo un’altra volta, ok? Adesso volevo farti vedere un altro posto” disse lui dopo aver lanciato un’occhiata sospettosa al negozio e guidando Elise lungo la via.
A quella risposta la ragazza si morse la lingua: strano ma vero, ma quando James l’aveva portata a Diagon Alley la prima volta per comprare la bacchetta il Quiddich non l’aveva neanche nominato.
Non sapeva nemmeno lei perché, ma la sua voleva solo essere una provocazione, per vedere se James l’avrebbe smentita.
L’unica conclusione logica che le venne in mente fu: quello non è il vero James.
Ma com’era possibile?
 
Si accorse di essersi fermata in mezzo alla strada solo quando si sentì tirare il braccio.
“Andiamo?” la esortò il ragazzo.
Adesso sembrava impaziente e continuava a gettarsi occhiate nervose in giro.
Elise si divincolò facendo poi un passo indietro per allontanarsi.
“Senti… facciamo un’altra volta? Non… non mi sento molto bene, sarà meglio che torni a casa…”
“Io non credo proprio…” sibilò James facendola rabbrividire tornando a strattonarla per la giacca.
Nel suo sguardo si era accesa una strana luce che era più che sicura di non aver mai visto: sembrava che volesse farle del male.
“James… ti prego…”
Mentre continuava ad avanzare il ragazzo stava stringendo sempre di più la presa sul suo braccio tanto che cominciava a farle male.
Intanto pareva che nessuno si fosse accorto di quello che stava succedendo.
Con orrore Elise si accorse che gli sguardi delle persone che le passavano accanto sembravano stranamente vacui… nessuno avrebbe mosso un dito per aiutarla, non finchè James le fosse rimasto vicino.
Cercando di tenere a bada il panico sempre più crescente Elise riprese a divincolarsi, ma James non sembrava intenzionato a mollare la presa nonostante i suoi sforzi.
Prima di darsi per sconfitta decise che avrebbe per lo meno dovuto provarle davvero tutte.
“Ho detto lasciami!” urlò più forte di quanto avesse pensato, accompagnando la sua esclamazione con un calcio che andò preciso a colpirlo dietro al ginocchio, facendolo cedere.
La manciata di secondi durante i quali il ragazzo allentò la presa sul suo braccio furono sufficienti: con uno strattone si liberò definitivamente cominciando poi a correre il più velocemente possibile nella direzione opposta.
 
Era quasi arrivata alla fine della via quando si concesse di rallentare un po’ per guardarsi alle spalle: del ragazzo non sembrava esserci traccia, ma se non altro le persone sembravano essere tornate normali mentre la guardavano quasi con disapprovazione dopo la corsa che aveva fatto.
Si sentì appoggiare una mano sulla spalla e prima di poter elaborare un pensiero coerente era già scattata.
“Ehi! Calma! Elise, aspetta un attim… ahi!”
Una familiare voce maschile aveva cercato di tranquillizzarla finendo poi con una sonora esclamazione di dolore mista a disappunto nel momento in cui la mano della ragazza era entrata in contatto con il suo viso tramite un sonoro schiaffo.
 
Elise si fermò a guardare il suo interlocutore.
Maglia rossa, jeans: un’altra versione di James Potter la stava osservando curioso massaggiandosi una guancia, ma nonostante tutto non sembrava arrabbiato con lei.
“Però… bel sinistro bionda!”
Concentrata com’era a scrutare con sospetto gli occhi color nocciola del ragazzo di fronte a lei non si era nemmeno accorta che non era solo.
“Te la sei scelta bella aggressiva, eh James?” scherzò Dan punzecchiando l’amico con il gomito.
Il ragazzo chiamato in causa alzò gli occhi al cielo sbuffando.
“Vedo che sei sempre molto opportuno… Posso sapere cosa sta succedendo?” domandò poi ad Elise.
La ragazza assottigliò gli occhi continuando a scrutarlo: “Come faccio a sapere che sei davvero tu?” domandò a bassa voce.
James aggrottò le sopracciglia: “Come? E questo cosa vorrebbe dire?”
Aveva fatto un passo verso la ragazza, che a sua volta ne aveva fatto uno indietro.
“Elise cosa sta succedendo?”
 
La ragazza fece per aprire bocca, ma si bloccò ad osservare con espressione spaventata un punto alle spalle dei due ragazzi.
 
“Te lo devo riconoscere ragazzina, non sei un bersaglio facile come avevamo pensato, impari in fretta…” commentò il nuovo arrivato mentre camminava nella loro direzione.
Elise notò con piacere che zoppicava.
Quando si fu avvicinato abbastanza James si ritrovò a fissare un ragazzo identico a lui, a parte per lo sguardo che invece era molto più freddo e cattivo.
“E questo chi sarebbe? Il tuo gemello malvagio?” borbottò Dan che come James aveva già sfoderato la bacchetta.
“Pozione Polisucco” commentò a voce talmente bassa che ad Elise sembrò quasi di esserselo immaginato.
Il ragazzo ghignò e dopo qualche istante il suo visto si contrasse in una smorfia mentre il suo corpo cominciava a cambiare.
 
I capelli diventarono ancora più scuri e si allungarono fino a raggiungergli le spalle e anche gli occhi divennero neri come la notte.
Le spalle si ingrossarono e si allargarono andando a tendere la felpa che indossava e una buona zona delle caviglie era rimasta scoperta dopo che aveva guadagnato almeno una decina di centimetri in altezza. Sarebbe risultato quasi ridicolo se non fosse stato per l’espressione minacciosa del viso.
Anche se l’ultima volta indossava un mantello e una maschera tutti e tre i ragazzi lo riconobbero subito: era uno dei due che li avevano attaccati al parco il giorno precedente.
 
Prima che Elise potesse fare qualsiasi cosa sentì James urlare mentre la teneva saldamente per un braccio: “Dan! Ci vediamo a casa mia!” e senza ancora aver capito cosa stesse succedendo sentì uno strappo all’altezza dell’ombelico seguito dalla sensazione di essere risucchiata nel vuoto.













Buon lunedì a tutti!
Oggi aggiornamento presto perchè oggi pomeriggio non ci sono.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere :)
Come sempre grazie a chi continua a seguire la storia, alla prossima settimana!
E.
   
 
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