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Autore: Esarcan    08/06/2016    1 recensioni
In una città popolata da abitanti mossi solo dall’egoismo, in cui la nobiltà mantiene il potere assicurandosi il monopolio sulla magia, Will, uno stalliere orfano, viene catapultato in una vita a lui nuova in cui scoprirà il segreto delle sue origini e troverà la strada per il suo futuro.
Durante questa ricerca il suo destino s’intreccerà con quello di un misterioso veterano mentalmente instabile, il cui unico desiderio è la fuga dal suo traumatico passato, per perdersi completamente nelle assurdità della sua mente contorta. Ad esempio scrivere un dettagliato libro sulle fogne.
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Prigioniero




La prima cosa che Will pensò mentre si svegliava fu la strana comodità del suo materasso. Non appena aprì gli occhi si rese conto del perché: non era a casa sua. Guardandosi intorno smarrito notò le sbarre alle finestre. L’agitazione ed il terrore quasi lo sopraffecero, ma si costrinse a mantenere la calma.

 Tentò di ricostruire gli eventi della notte prima: ricordava le urla dei suoi rapinatori e un intenso bagliore, poi doveva essere svenuto. Ciò gli forniva ben pochi indizi, quindi riportò la propria attenzione alla camera. Era piccola e confortevole, le pareti erano di un color giallo tenue, gli unici pezzi di mobilio era un treppiedi che sorreggeva una tinozza colma d’acqua in un angolo e un comodino di fianco al letto. Notò con sgomento la totale assenza della porta.

 Fece per alzarsi e dare un’occhiata fuori dalla finestra, ma improvvisamente sentì le forze abbandonarlo e desistette. Il desiderio di sapere dove si trovava diventava sempre più pressante ogni minuto che passava bloccato nel letto, ormai la poca calma che era riuscito a imporsi si stava sgretolando. Tentò ancora di alzarsi: sollevò la testa dal cuscino e subito sopraggiunse un capogiro. Notò anche che una strana sensazione di calore pulsare dall’avambraccio destro.

 Cos’era il bagliore nel vicolo? Cosa gli aveva fatto la donna in grigio? E dove era stato portato mentre era incosciente? Passò almeno un’ora ad arrovellarsi su queste domande, senza risultati. Era già mattina inoltrata quando vide una parte della parete di fronte al letto cominciare a vibrare leggermente e affondare nel pavimento. Oltre ad essa un donna dalle lunghe vesti bianche lo fissava con un volto quasi inespressivo, che tradiva solo un leggero disgusto. Aveva in mano un vassoio di legno, di cui Will, sdraiato com’era, non vide il contenuto finché la donna non si avvicinò e lo posò sul comodino. In quel momento la luce che filtrava tra le sbarre fece scintillare lame sottili e altri strumenti il cui metodo di utilizzo era sconosciuto a Will, ma lo scopo spaventosamente chiaro. Avevano intenzione di torturarlo. Si trattenne dal contorcersi: sicuramente i suoi torturatori gli avrebbero tolto fino all’ultimo brandello di dignità, ma Will non vedeva perché rendergli il compito più facile.

“Ti sarai già accorto di non poterti alzare.” Disse la donna in tono compiaciuto, l’espressione sprezzante sul suo volto che s’intensificava.

“Non è magnifica la magia?” Will sperò che fosse una domanda retorica, perché né sapeva come rispondere, né ne aveva intenzione alcuna. Fortunatamente la donna continuò a parlare dicendo quasi a se stessa “È da un po’ che non mi capita di usare le mie abilità su un giovane sano, solitamente i criminali mi vengono portati in condizioni ben peggiori. Avremo più tempo per divertirci!” Un sorriso agghiacciante le si allargò sul volto.

“Ma ti prometto che soffrirai meno se risponderai alle mie domande.” Disse mentre sollevava un lungo coltello sottile e seghettato, e lo rimirava assorta.

“Prima domanda, rispondi sinceramente o dovrai fare a meno dei mignoli,come sei venuto in contatto con il mago fuorilegge?”

Will sgranò gli occhi, colto di sorpresa, parlava forse della donna in grigio?

“È inutile che ti fingi sorpreso, sappiamo che vi siete incontrati nel distretto portuale. Ora rispondi o invece dei mignoli potrei optare per la tua virilità.”

Prima ancora che Will potesse aprir bocca per negare ogni accusa il muro si abbassò ancora, stavolta la donna che stava al di là di esso era vestita di grigio. Un attimo dopo la torturatrice personale di Will era stata sbalzata contro la parete, schiacciata con tale forza da non poter nemmeno urlare. I vari strumenti di tortura destinati agli interrogatori si alzarono in volo dal vassoio e lentamente andarono a posizionarsi davanti alla loro precedente proprietaria, la cui espressione era di puro orrore. Ancora più lentamente i vari coltelli, chiodi e svariati oggetti contundenti si fecero strada nella carne della torturatrice, inchiodandola al muro. La forza che la teneva schiacciata non le permise nemmeno di contorcersi mentre la vita gocciolava via insieme al sangue che ora insozzava muro e pavimento. La donna in grigio, di cui ora Will poteva vedere il viso paffuto di una donna di mezz’età la cui espressione materna era tremendamente fuori luogo per un’omicida, entrò nella stanza, ben attenta ad evitare la crescente pozzanghera di sangue. 

“Oh! Vedo che usano ancora questi dannati letti, sono una vera seccatura!” Le sue parole furono seguite dal violento schiocco del legno del letto di Will, che ancora traumatizzato quasi non si accorse di aver riacquistato le sue energie.

“Ora dovresti poterti alzare, quindi fallo in fretta e seguimi!” Il tono della donna non ammetteva reclami o lamentele, quindi Will fece ciò che gli veniva detto. Scostando le coperte scoprì che una lunga tunica bianca che gli arrivava fino alle caviglie. Prima che scendesse dal letto la donna gli lancio un paio di scarpe dicendo: “Non ti ho salvato per farti prendere un raffreddore!” A Will sembrava che la sua voce diventasse sempre più acuta ad ogni frase.

Lanciando un’ultima occhiata alla donna inchiodata al muro Will decise di seguire la donna senza fare domande, in fondo avrebbe già potuto ucciderlo se avesse voluto.

Una volta attraversato il muro scorrevole si ritrovarono in un lungo corridoio formato da un pavimento bianco, affiancato da pareti bianche e sormontato da un soffitto bianco. Il riverbero delle luci, emanate da piccole sfere luminose che levitavano a intervalli regolari sul soffitto, quasi accecò Will, ma la sua salvatrice non sembrò curarsene e disinvoltamente scelse una direzione, trascinandolo per il braccio.

Camminarono per qualche minuto senza incontrare né una porta né un qualsiasi segno particolare nel corridoio, le cui pareti continuavano omogenee. Di tanto in tanto, lo stretto corridoio lasciava spazio a stanze quadrate, prive di qualsiasi mobilio o punto di riferimento. In una di queste Will vide due guardie riverse sul pavimento: entrambe col collo piegato in un’innaturale angolatura, indossavano armature ricoperte di strani simboli, ma la donna non gli lasciò il tempo di osservarle più attentamente, trascinandolo a velocità sostenuta per il labirinto bianco. Ancora troppo scosso dall’accaduto Will non era in grado di formulare nessuna delle molteplici domande che gli inondavano i pensieri in quel momento, d’altro canto nemmeno la donna in grigio sembrava propensa ad intavolare una discussione. Poi, mentre si preparava ad ingaggiare una battaglia interiore per proferir parola, la donna posò una mano su d’una terza parete, che doveva essere quella che segnava la fine del corridoio, e senza alcuno sforzo apparente la mandò in frantumi. In quel momento un semplice concetto superò il muro del terrore e si fece strada nella mente di Will: “Sei una maga…” sussurrò senza fiato. 

“Ma certo sciocco bambino! Conosci forse pescivendole che possono far levitare coltelli?”

La sua salvatrice era una maga, significava che faceva anche parte della nobiltà.

Nuove domande si aggiunsero alle precedenti nella mente già terribilmente confusa di Will, che quasi non si accorse del radicale cambiamento di scenario. Appena oltre il muro ridotto in briciole infatti si apriva una stretta stradina piastrellata, costeggiata da edifici imponenti e pesantemente decorati, quasi resi volgari dalla foresta di statue abbarbicate su tetti, pareti, cornicione e balconcini, che nella luce morente del tramonto assumevano un’atmosfera gotica. Tramonto? Era stato prigioniero almeno un giorno intero! 

Prima che potesse avere un tracollo nervoso la maga gli lanciò addosso un mantello con cappuccio identico a quello che indossava lei: “Appena tirerà su il cappuccio il tuo volto diventerà imperscrutabile alle gente comune, indossalo rapidamente e continua a seguirmi.”

Così dicendo si voltò e cominciò a inerpicarsi nel dedalo di viuzze che formavano uno dei quartieri nobiliari della città. Stranamente deserto.

   
 
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