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Autore: piccolo_uragano_    10/06/2016    8 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Ad Andrea. 
Ad ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni momento. 
"Does it need saying?" 




Martha osservava il numero 4 di Privet Drive da dietro le tende di seta della signora Figg.
“Dudley dice ai genitori che va a fare merenda ma va a rompere i giochi del parco che sta alla fine della via” stava raccontando la donna “e una volta, una volta li ho visti fumare fuori dal supermercato.”
Martha sorseggiò il suo tè. Vedeva Harry nascosto nella siepe, sdraiato a pancia in su in una maglia larga e scolorita. “Beh” rispose. “lo abbiamo fatto tutti, no, Arabella?”
La signora Figg sorrise nostalgica. “Si, immagino di sì.” Poi si avvicinò a Martha, che era ben più alta di lei. “Da quel che ho sentito” le disse “hai avuto un altro bambino.”
“Sì” sorrise Martha. “abbiamo avuto una bambina, cinque settimane fa.”
La signora Figg parve illuminarsi. “Ooooh” disse “me la porterai, un giorno di questi?”
Martha si perse a guardare Harry steso nel prato. “Non lo so, in realtà. Sto … sto cercando di abituarla a stare con più persone possibile, non sempre con me o mio marito. Sai, noi … potremo non esserci sempre, per lei.”
“Questo te l’ho sentito dire anche l’ultima volta.” Borbottò la donna, coccolando uno dei suoi gatti. “E invece sei ancora qui, a proteggere il ragazzo dalla casa davanti senza che lui lo sappia.”
“Sai che non dovrei essere io a farlo. Non dovrebbe essere qui. Dovrebbe essere con Lily e James.”
“Forse dovrebbe. Ma sei sua madre anche tu, ora.” La rassicurò la signora Figg. “Io l’ho visto, crescere da solo. L’ho visto, quando ancora non vi conosceva. E credimi, è molto meglio che vi abbia trovati.”
Martha stava per ringraziarla, perché la compagnia della signora Figg le piaceva. Era gradevole, mai invadente, anche se aveva sempre negli occhi una malinconia probabilmente data dal fatto di essere una maganò. Avrebbe voluto metterle una mano sulla spalla e ringraziarla quando sentì uno strano rumore, e non ci voleva molto per capire che quello era un rumore assolutamente insolito in Privet Drive, perché quello era il rumore di un mago inesperto che si Smaterializza.
Presumibilmente, due maghi inesperti dai capelli rossi con a braccetto un ragazzo e una ragazza dai capelli neri corvini.
Alzò gli occhi al cielo, mentre ad ogni finestra di Privet Drive un babbano diverso metteva il naso nell’afoso Surrey. “Cosa è stato?” chiedevano tutti. Martha riconobbe la voce di Vernon, ma non riuscì a riconoscerne le parole, perché stava  raccogliendo la borsa e chiedendo alla signora Figg di usare l’uscita sul retro, così da non incrociare nemmeno per sbaglio lo sguardo di Petunia e Vernon.
“Domani è il turno di Rose.” le ricordò Martha, mentre lei la ringraziava per il tè e per averle portato il Profeta. “Grazie a te per quello che fai. Vado ad ammazzare i miei stessi figli!”

Martha fece il giro della periferia di Little Whinging, fino ad arrivare a Magnolia Crescent, dove aveva lasciato la macchina. Non c’era traccia né dei gemelli, né di Robert e Kayla. Lasciare un telefono a Grimmauld Place era impossibile: la suonerai svegliava il quadro di Walburga e Sirius iniziava a litigarci come se fosse ancora viva, fino ad arrivare ad infuriarsi quando lei chiamava Robert, Kayla e Anya ‘impuri’.
Martha s’infilò in macchina e cercò una via per alzare la macchina in volo ed attivare il filtro invisibile: non aveva voglia di guidare di nuovo tra le vie babbane.
Si stava facendo buio e poteva solo immaginare quanto traffico ci fosse per arrivare a Grimmauld Place, e non era così a suo agio a guidare nel traffico delle sei di sera di Londra, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a Sirius.
E la situazione a casa non era delle migliori. Sirius era più teso che mai, e stando chiuso in casa dei suoi era diventato più pallido del solito; aveva smesso di sorridere e di fare battute a tavola, lui e Robert non ridevano più di ogni idiozia e non coglievano più la prima occasione per prendere in giro Martha. Kayla se ne stava sempre imboscata, se non con Fred con Ginny e Hermione, e se non era con loro, era nella vecchia biblioteca di Orion. Martha la sera precedente le aveva chiesto cosa facesse chiusa là dentro, e lei aveva risposto “leggo, no? che altro potrei fare in una stanza piena di libri?”
Kayla era degna di suo padre in quanto a furbizia: Martha aveva provato ad entrare in quella biblioteca per capire cosa leggesse, ma tutto sembrava assolutamente a posto.
Martha scosse la testa, fermandosi ad un semaforo. Piccola Serpeverde, pensò. 
Raggiunse una via a senso unico circondata da campi, attivò il filtro invisibile e si avviò verso Londra: avrebbe parcheggiato la macchina nella loro vecchia casa, nel quartiere di Stratford, avrebbe fatto finta di rientrare giusto nel caso qualcuno la stesse seguendo, avrebbe dato da mangiare a Fierobecco (spostarlo era troppo rischioso), e poi, per non lasciare tracce magiche del suo percorso, avrebbe aspettato Sirius, che sarebbe passato a prenderla in moto come un vecchio film babbano.
Andava tutto bene, si ripeteva. Tutto bene.
“Ho sentito qualcuno che si Smaterializzava, a Little Whinging. Ma era strana, diversa, non ha fatto il solito rumore.” Disse Martha, poco prima di atterrare a Grimmauld Place.
“Beh, è la prima cosa che mi dici da quando sei salita sulla moto, piccola.” Rispose Sirius. “Non credo tu debba preoccupartene troppo. Facciamo i turni per un motivo, e stasera tocca a Mundungus. Sai quanto è sbadato, si sarà Spezzato e avrà sbagliato qualcosa delle tre D.” Sirius fece spallucce.
“Ma tu sei tranquillo?” gli chiese lei, con la testa appoggiata sulla sua spalla.
Lui accennò un sorriso. “Viviamo nascosti nella casa dei miei genitori e Lord Voldemort è tornato tra i vivi un mese fa. Come credi mi senta?”
“Hai ragione.” Gli disse mentre atterravano. “Domanda stupida. Anastasia ha mangiato?”
Sirius annuì, aiutandola a levarsi il casco. “Robert le ha dato il biberon delle tre, e Remus quello delle sei.”
“Rose non le si è avvicinata, vero?” 
Sirius fece un’espressione inequivocabile.
“Ma con te parla?” domandò ancora Martha. “Perché a me a malapena mi guarda in faccia!”
“Sembri arrabbiata.” Osservò Sirius.
“Arrabbiata?” la voce di Martha salì di qualche ottava. “No, no. Solo che mia sorella non mi guarda in faccia e vive sotto il mio stesso tetto, cosa vuoi che sia! L’ultima volta che lo ha fatto, ero uscita con Ben Robinson.”
Sirius sorrise. “Oh. Benjamin Robinson. Quanti bei ricordi.”
Entrarono in casa cercando di fare meno rumore possibile. “Che fine ha fatto?” sussurrò Sirius.
“L’ho incrociato al parco giochi quando Kayla aveva circa cinque anni. È un avvocato, ha sposato una bionda e hanno due bambine.” Rispose Martha, salendo le scale. “Ovviamente è sempre un cretino.” Specificò. “Devo chiedere una cosa ai tre moschettieri.”
“Cioè Fred, George e Robert?”
“E chi altri?”

Martha bussò alla porta della camera dei tre Grifondoro. “Robert?” chiese, decisa.
“Avanti!” rispose lui da dentro,con tono divertito. “Oh, bentornata!” aggiunse, quando vide entrare sua madre.
Martha gli sorrise e osservò con aria nostalgica i tre ragazzi, Kayla e Tonks: sembravano davvero spensierati. Mentre lei passava le giornate tormentata dai sensi di colpa per averli chiusi in quella casa, loro sembravano divertirsi. Tonks era seduta a gambe incrociate sul letto di Robert, e sembrava davvero maturata dall’ultima volta che le due si erano viste. Portava dei jeans strappati e una maglia troppo larga. Kayla stava (ovviamente) sul letto di Fred con Fred, lui steso sotto di lei in modo quasi innocente. Robert stava seduto a terra, con la testa contro il muro,  e George stava in piedi sul suo letto.
“Ciao.” Disse Martha.
“Ehi quasi cugina!” le disse Tonks. “Si saluta così la vecchia Dora?”
Martha accennò un sorriso. “Io e te faremo i conti dopo, ragazzina.”
“Oh, quanto mi mancavano queste cose!” esclamò Tonks.
Martha guardò i tre ragazzi. “Voi tre …” iniziò.
“Non è colpa nostra.” Si difese George. “Siamo stati bravissimi tutto il pomeriggio.”
“Esatto.” Gli diede corda il fratello. “Qualsiasi cosa sia, questa volta noi non c’entriamo.”
Kayla sorrise. “Non vi stava accusando. Non l’avete nemmeno lasciata parlare.”
“Grazie, Kayla.” le disse Martha. “Volevo solo innocentemente chiedervi se per caso non vi fosse saltato in mente di Smaterializzarvi in Privet Drive.”
“Perché?” domandò Robert.
“È successo qualcosa?” si allarmò Kayla.
“Sono stati con me tutto il pomeriggio.” La rassicurò Tonks.  Martha annuì e sospirò. “Sembri spenta, Martha.” Le disse Tonks.
“Sono solo … stanca.” Disse Martha, cercando di sorridere.
“So io cosa ti ci vuole. Accio Burrobirra!”
Martha si sedette a tavola per cenare decisamente più rilassata: aveva passato poco più di un’ora seduta per terra nella stanza dei ragazzi a ridere di ogni più piccola scemenza. Aveva chiesto a Sirius di raggiungerla, e insieme si erano divertiti come quando ad avere diciassette anni erano loro.
Avevano scoperto che Tonks aveva lasciato il suo fidanzato storico pochi mesi prima, che aveva cambiato casa rispetto a quella che aveva preso con le sue due colleghe e che ora viveva in un monolocale a Camden Town. Sembrava davvero cresciuta.
Il fatidico incontro con Remus fu molto meno teso e formale di quanto si aspettassero tutti quanti: lei rovesciò un bicchiere di acqua nel momento stesso in cui lui e Rose entrarono in cucina, e Remus, sorridendo sotto i baffi, le aveva detto: “Sei sempre la solita, Ninfadora.” Ottenendo ovviamente in risposta un “Non chiamarmi Ninfadora, Remus Lupin!”
Rose si trovò a sedersi davanti a Martha e ad evitarne lo sguardo per l’intera durata della cena, al cui centro fu posto il ritorno di Tonks. Molly deliziò tutti con un polpettone degno di nota e tutti i ragazzi, Tonks compresa, chisero il bis. Era ormai buio inoltrato quando sparecchiarono, e attorno al tavolo rimasero solo Tonks, Rose, Remus, Martha, Sirius, Molly e Arthur.
Stavano parlando tranquillamente di una strega poco convincente che sembrava aspirare a scalare la scala sociale, quando Robert, pallido in viso e visibilmente spaventato, fece irruzione in cucina.
“Mamma! Papà!” disse, mentre le urla di Walburga iniziavano a sentirsi anche in cucina. “Mamma, Harry … Harry mi ha appena raccontato … lui e Dudley sono stati attaccati da dei Dissennatori!”
Martha, senza cambiare minimamente la sua espressione, si alzò dal tavolo e si diresse verso la porta.
“Martha, no. Non puoi farlo, sai che non puoi.”
“Zitto, Moony. Ne ho abbastanza di tutto questo.”
Remus e Rose si alzarono, impedendole di uscire.
“Silente ci dirà cosa fare, cosa sarà meglio fare.”
“Vai al diavolo, Remus!” gli rispose Martha.
“Martha” Rose le mise le mani sulle spalle e, per la prima volta in quelle quattro settimane, la guardò dritta negli occhi. E Martha vide tutto quanto: vide le notti insonni, vide degli spettri che la tormentavano, vide dei pensieri che non le lasciavano via di fuga. “Martha, ti prego, siediti e respira: non puoi agire sempre d’istinto.”
Probabilmente fu lo sguardo di Rose a convincerla, ma Martha si rimise a sedere e notò che Sirius e Robert confabulavano dandole le spalle. “Black!” li richiamò entrambi.  I due si voltarono, e lei si rivolse a Robert. “Come diamine ha fatto Harry a dirti di essere stato attaccato da due Dissennatori?”
Robert assunse l’espressione di un bambino di cinque anni colto a rubare la marmellata. “Beh, io … io e Harry abbiamo …”
“No.” lo bloccò Sirius. “Io ho dato a Harry e Robert gli Specchi Gemelli che tu regalasti a me e James.”
Martha fissò suo marito per qualche secondo, mentre Tonks le porgeva un bicchiere d’acqua. “Hai fatto bene.” Concluse Martha, alla fine. “Si, hai fatto bene. E non lo ripeterò.” Bevve un sorso e si rivolse a Robert di nuovo. “Cosa sappiamo?” chiese, assumendo il tono da Auror.
“Che erano due, che lui era con Dudley e stavano litigando, che Harry ha evocato un Patronus corporeo e che …”
“Harry ha che cosa?!” domandarono le due sorelle insieme.
“Davanti a Dudley?” domandò Rose.
“Merlino, ci mancava solo questa. Al Ministero gli faranno il lavaggio del cervello.”
“Cosa è il peggio che possa succedere?” domandò Tonks.
“Espulsione? Processo?” ipotizzò Remus.
“Entrambi” rispose Sirius. “senza contare quanto ci ricamerà il Profeta.”
“Okay.” Tagliò corto Martha. “Robert, dammi lo Specchio.”
“Come?” domandò lui, deglutendo.
“Ho detto: dammi lo Specchio! Non te lo sto sequestrando, voglio sentire Harry!”

Remus si mise immediatamente in contatto con Silente, Rose si preoccupò di calmare Sirius e Tonks preparò una camomilla per tutti, premurandosi di avvertire Arthur e Molly. Martha, allora, si sedette a capotavola e prese in mano lo Specchio Gemello con incise le iniziali di Sirius.
“Harry? Harry?” chiamò. “Harry!” dopo cinque minuti, non aveva ancora risposto. Così, lanciando lo Specchio verso il centro del tavolo, si alzò e uscì dalla cucina. “Sirius!” urlò poi. “Sirius, nella buona e nella cattiva sorte!”
Sirius uscì dalla cucina nel momento in cui Remus uscì dal salotto. “Martha, Silente ha detto di non ….”
“Silente può baciarmi le chiappe, Remus, è di mio figlio che parliamo.” Senza curarsi del rumore prodotto dai suoi passi, uscì di casa seguita da Sirius, Robert e Kayla, che aveva a malapena capito cosa fosse successo.

“Tunia!” disse Martha, battendo sulla porta del numero quattro di Privet Drive. “Tunia, sono Martha. Aprimi!” bussò una seconda ed una terza volta, poi sbuffò. “Tunia, se non mi apri giuro che sfondo la porta a mani nude.”
“Io vado sul retro.” Disse Robert.
“Tu non vai da nessuna parte!” lo richiamò Sirius. “Petunia, non ho voglia di tirare fuori la bacchetta …” disse.
Vernon aprì immediatamente la porta con aria terrorizzata, e i quattro entrarono senza troppi complimenti.
“Harry? Dove sei?” domandò Martha, entrando in cucina. Lui le corse incontro e la abbracciò, mentre Sirius controllava le lettere che aveva appena ricevuto. La prima gli comunicava l’espulsione da Hogwarts, la seconda trasformava l’espulsione in sospensione fino al giorno del processo che Silente era riuscito a fargli ottenere.
“Va tutto bene.” Gli sussurrò Martha. “Ci siamo qui noi, ora.”
“Martha, la signora Figg … e Mundungus … che vuol dire che avevate i turni? E zia Petunia … zia Petunia sa cosa è un Dissennatore!”
Martha sorrise. “Beh, certo che lo sa. È la sorella della strega migliore che io abbia mai conosciuto, tua zia Petunia.”
Robert non ne fu mai sicuro, ma gli sembrò che Petunia avesse accennato un sorriso, per poi tornare immediatamente incentrata su suo figlio, che sembrava non vedere e non sentire nulla. “Martha” la chiamò. “Harry ha appena detto che … che i Dissennatori succhiano l’anima … ma lui … lui ce l’ha ancora, la sua anima, non è vero?”
“Certo che ce l’ha ancora.” Sbuffò Sirius.  “Ve ne accorgereste, se non l’avesse più.”
“Li hai battuti, figliolo, eh?” domandò Vernon. “Un buon pugno come si deve, e …”
“Oh, per amor di Merlino” sbuffò Robert. “sarebbe come prendere a pugni una nuvola.”
“Non è il tuo figliolo ad averli battuti, Vernon.” Disse Sirius, alzando un sopracciglio.
“Quei … cosi … sorvegliano una prigione di pazzi, no?” domandò Vernon, di nuovo. I cinque maghi annuirono. “Allora … erano venuti a prenderlo!” esclamò, indicando Harry.
“Nemmeno per sogno.” Rispose Martha, con tono piatto. “I Dissennatori sono sotto lo stretto controllo del Ministero della Magia, qualche stronzo ce li ha mandati in quel vicolo.”
Petunia tappò le orecchie a Dudley, e la sola cosa che Martha poté fare fu sbuffare rumorosamente.
“Questo … ha a che fare con … lui … che è tornato?”
Per la prima volta, Martha e Harry notarono qualcosa di diverso negli occhi di Petunia: notarono che la rabbia ed il disgusto avevano lasciato il posto al terrore nudo e crudo.
“Sì.” Rispose Martha, stringendosi nel giubbino di pelle. “Abbiamo ragione di credere che non sia un fatto del tutto indifferente.”
“BENE!” rispose Vernon. “Quindi c’è un pazzo assassino che ti da la caccia, sa che stai in casa mia, e fa in modo che qualcuno mandi dei Dissalatori a succhiare via l’anima di mio figlio!”
“Vernon, mi dispiace deluderti, ma non gira tutto attorno a te.” Specificò Martha.
“Bene, allora! Fuori di qui! Tu, tuo marito e i tuoi figli scellerati! E anche il ragazzo!”
“Scellerato sarai tu!” gli disse Kayla, bloccata in quarta da Robert. “Certo che ce ne andiamo. Ovviamente. Siamo qui per questo.” Riprese Kayla. “Perché voi siete dei dannatissimi esseri privi di colonna vertebrale che non sono nemmeno in grado di fare una dannatissima cosa che vi viene richiesta per dieci giorni all’anno!”
“Fantastico!” Concluse Sirius con un sorriso orgoglioso. “Harry, il baule. E la Firebolt. Non possiamo lasciare tracce magiche del nostro passaggio, ci troverebbero.”
“Siete venuti con …”
“Si, è stato traumatico.” Tagliò corto Kayla, mentre salivano le scale, lasciando i Dursley in salotto con Martha.
“La prossima volta guidi tu, allora!” le rispose Robert.
“Non ci sarà una prossima volta.” Specificò la minore. “Non salirò mai più su una scopa con te.”
“Ci sono ragazze che pagherebbero.” Sorrise Robert, osservando la camera di Harry in casa Dursley.
“Merlino, che frase da Sirius che hai appena detto.” Disse Martha entrando nella stanza. Sirius, che stava aiutando Harry a sistemare le sue cose, le fece l’occhiolino.
“Che hai detto a Petunia?” domandò di rimando Robert.
“Che il mio primogenito non si fa i fatti suoi.” Poi si rivolse a Harry. “Hai preso tutto?” lui annuì. “Puoi ricominciare a respirare, adesso, lo sai?”
Harry le sorrise e lei gli scompigliò i capelli, passandogli il braccio attorno alle spalle mentre scendevano le spalle. “Vedrai, volare a Londra con questo tempo è bellissimo.” Gli sussurrò. Arrivarono all’ingresso e solo Martha e Sirius si premurarono di salutare. Una volta usciti, Martha fece un cenno verso la casa della signora Figg e poi sistemò Kayla dietro Harry sulla sua Firebolt: dopo pochi secondi, i cinque si alzarono in volo sorridendo.
Prestando la massima attenzione a non volare troppo bassi per non farsi vedere da qualche babbano curioso, il cielo londinese li accolse e Kayla, stretta ad Harry, si perse a guardare le persone, le strade e i palazzi sotto di lei. Martha e Sirius ridevano mentre Robert si divertiva a fare acrobazie che lui, Fred e George avevano imparato due anni prima agli allenamenti. Martha, dimostrandosi ancora sorprendentemente abile a pilotare una scopa, decise di prendere la strada più lunga per lasciare che quel momento durasse ancora e ancora: erano semplicemente loro, in quel momento, e i problemi che avrebbero dovuto affrontare una volta arrivati in Grimmauld Place erano lontani, lontanissimi dai loro sorrisi e dalle loro risate in quel momento. Ed era giusto così.

“Sei un dannatissimo irresponsabile!” Martha era poco credibile, mentre richiamava Robert, perché sorrideva. “Dico davvero pulce, ti saresti potuto ferie, o …”
“Ma se era con me!” intervenne Sirius, varcando la soglia di casa.
“Ecco! Tale padre, tale figlio! Siete due irresponsabili!” Probabilmente Martha voleva suonare severa, ma il suo sussurro fece solo ridere gli altri quattro. “Oh, al diavolo, tutti e quattro voi! Kayla, non guardarmi così, se tua nonna si sveglia …”
“Sarebbe più divertente se inventasse insulti nuovi.” Si intromise Robert, osservandosi in uno specchio. “Insomma, pare che ‘impuro’ sia la cosa peggiore che riesca a dirmi.”
“Devi smetterla di litigare con quel quadro, Robert.” Gli rispose Martha.
“E per la cronaca, ‘impuro’ è la cosa peggiore a cui mia madre riuscisse a pensare.” Aggiunse Sirius. “Ecco perché non sono nel suo albero genealogico.”
“Perché non hai sposato una Black?” domandò Kayla.
“Perché ha sposato una figlia di una babbana e di un nato babbano.” Precisò Martha. “E anche perché questa dannata strega è rimasta incinta prima del matrimonio.” Sembrò riflettere per un secondo, poi, con negli occhi la luce di un’idea, guardò il marito. “Padfoot, ma se aggiungessimo Robert, Kayla, Harry e Anya all’albero genealogico che sta in salotto di là?”
“Con la mia faccia bruciata? Figli di una figura nera?” ironizzò Sirius. “No. E poi non ci sarebbe lo spazio per inserire la tua, di faccia, e io i figli non li faccio da solo.”
Martha sorrise e gli fece una smorfia. “Non sopporteresti nemmeno le prime contrazioni.”
“Lo dici perché non ti sei mai trasformata in  un animale solo a metà.” Rispose lui, ridendo.
Kayla aprì la porta della cucina, rimanendo immediatamente pietrificata.
Robert, dietro di lei giusto di qualche passo ma ancora comunque nella penombra del corridoio, sentì la schiena della sorella irrigidirsi e gli venne istintivo entrare in cucina per capire cosa l’avesse bloccata. Quando ebbe mosso quei pochi passi che lo separavano dal quella che era la stanza più popolata della casa, si trovò davanti a una ragazza dalla carnagione mulatta, dei riccioli scuri e dei grandi occhi color cioccolato. Sotto all’occhio sinistro, un livido viola rovinava la vista di quel viso angelico, così come la rovinava l’evidente segno di un pianto recente ed uno sguardo triste.
“Alex.” Sussurrò Robert. “Chi devo ammazzare per quell’occhio nero?”
La cosa che invece sconvolse Kayla, era che insieme a Rose ad occuparsi della ferita di Alex, c’era Hermione. La piccola Zoe, invece, giocava allegramente insieme a Fred e George, che guardavano Robert con aria di scuse.
“Allora?” chiese di nuovo Robert. “Alex, vuoi dirmi cosa diamine è successo?”
 
LALALALALALALALA. Non aggiungo niente perchè mi piace lasciarvi con il finale aperto.  Boooooooom.
Alla prossima, tanto bene  a tutti voi!
Allons-y!

 
   
 
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