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Autore: Feel Good Inc    14/04/2009    17 recensioni
"... Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù, in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticata. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..." La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami," disse.
[Antoine de Saint-Exupéry, "Il piccolo principe"]
Può la forza di una promessa intaccare il buio di chi ha perso tutto, anche la speranza?
"A volte il cuore vede cose che gli occhi non vedono."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Through your eyes

E con un augurio tardivo di buona Pasqua, eccoci arrivati all’ultimo capitolo…

Non credo di avere abbastanza parole, o di averne di abbastanza efficaci, per manifestarvi la mia gratitudine. E non mi riferisco soltanto alle vostre recensioni, ma anche a voi che avete letto passo passo questa storia e che siete arrivati fino a qui. Vi ringrazio tutti, uno per uno. E vi ringrazierò ancora meglio in seguito.

Per il momento, ancora una volta, vi auguro una buona lettura!

 

 

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Through your eyes

«Io vedo con gli occhi tuoi…»

 

 

30

Everything’s beginning

 

L’amore è sintonia, è ridere insieme della stessa cosa, parlare nella stessa lingua, guardare con gli stessi occhi.

 

Chicco Sfondrini – Luca Zanforlin, A un passo dal sogno

 

 

Lunedì 5 novembre

 

Lunedì mattina, un giorno come tanti. Del resto, ormai i suoi giorni erano tutti uguali.

Da cinque settimane, cioè trentacinque giorni, cioè ottocentoquaranta ore, cioè cinquantamilaquattrocento minuti, cioè un numero infinito di secondi, la sua vita le sembrava essere diventata grigia, vuota, senza senso.

Se non altro, aveva iniziato a utilizzare in modo più attivo la matematica. Ma anche quella maledetta la faceva pensare a lui…

«… Senti, mi faresti un favore grande grande? Mi puoi dare una mano?… Sul serio, io le equazioni non so neanche cosa siano. Mi aiuteresti? Per favore»

«Certamente.»

«Oh, Shaoran, grazie! Sei… Sei proprio un piccolo principe!»

Non poteva continuare così. Non poteva continuare a sognare quel viso, quel sorriso dolce, quegli occhi del colore caldo dell’autunno, del mese di settembre che avevano vissuto insieme… Faceva troppo male.

Da quando se n’era andato, lei era sprofondata nella depressione.

Era diventata apatica, demoralizzata, indifferente a tutto ciò che la circondava. Non le era mai successo di buttarsi così giù. Ma perdendo lui, aveva perso ogni voglia di sorridere.

Perdonami, mamma.

Sulle prime si era sentita orribilmente in colpa; per la prima volta, stava venendo meno alla sua promessa. Ma col passare dei giorni si era assuefatta a quel modo di vivere insofferente, e ora non credeva di poter in alcun modo riprendere la stessa strada su cui aveva trascinato anche Shaoran… Non se lui non era più al suo fianco.

E pensare che quando era lui a comportarsi così, lei si era ostinata come una bambina capricciosa, pur di permeare quello scudo… Ancora non sapeva che il motivo era molto semplice, se ne stava rinchiuso nel suo cuore e nel significato di due paroline che adesso continuava a ripetersi solo mentalmente…

«Sakura, mi stai ascoltando?»

La voce di suo fratello la riportò bruscamente alla sua grigia realtà, strappandola ai ricordi colorati di poco più di un mese prima. Sakura portò gli occhi su Touya, malvolentieri, senza rispondergli.

«Ti stavo informando che oggi il papà è dovuto uscire prima», borbottò il giovane, irritato. «Di’ la verità…. Non ti eri neppure accorta della sua assenza, non è vero?»

Aveva ragione. Ma lei non era disposta a darglielo a vedere. Non gli aveva mai perdonato la freddezza che lui aveva manifestato nei confronti di Shaoran, sia prima di conoscerlo, sia il giorno della sua partenza. Ancora una volta, si rifiutò di rivolgergli la parola, e continuò semplicemente a guardarlo in modo neutro. Ormai, in casa, lei era rinchiusa nella sua muraglia di silenzio, e Touya non sarebbe mai riuscito a tirarla fuori da lì.

«Sakura…» Lo sguardo del ragazzo passò dal furioso all’esasperato. «Sono stanco. Sono davvero stanco di vederti così. Lo so che ce l’hai con me, e francamente la cosa non mi dà nemmeno fastidio… Ma non posso più sopportare quello che ti leggo in faccia ogni santo giorno.» S’'i interruppe, posandole davanti il piatto con la colazione. «E non sopporto nemmeno la tua mancanza di appetito. Avanti, mangia.»

Con la stessa passività, Sakura fissò il piatto colmo di frittelle e lo stuzzicò di malavoglia con le posate.

Touya le si sedette di fronte.

Per un po’ ci fu silenzio. Poi…

«Quanto tempo è che non vai dalla mamma?»

Suo malgrado, Sakura alzò di nuovo gli occhi. Non si aspettava proprio che lui tirasse in ballo quell’argomento.

«Non vuoi rispondermi?» Touya incrociò le braccia sul tavolo. «E va bene. Te lo dico io. Non ti vedo andare lassù da più o meno una settimana.» Inaspettatamente, il suo sguardo si fece triste. «Capisco che stai soffrendo. Ma non è giusto che tu dimentichi tutto… Non è giusto che rinneghi la promessa che le hai fatto. Così rinneghi te stessa. Il tuo perenne sorriso era la cosa che ti rendeva più forte, te ne rendi conto? Non puoi rinunciarci così.»

«Ma come fai?»

«A fare cosa?»

«A mostrarti sempre tanto forte… Anche quando stai male.»

Se solo lui l’avesse vista adesso…

Per la prima volta da cinque settimane, Sakura parlò a suo fratello, con voce inavvertibile.

«È proprio questo il punto, Touya», mormorò. «Sorridere era la mia forza. Ma adesso non posso più sentirmi forte. Non sento più niente. Assolutamente niente.»

Touya non si mostrò sorpreso o sollevato del fatto che lei gli avesse rivolto la parola; al contrario, alle sue parole sbuffò di impazienza e si alzò di scatto, voltandole le spalle.

«Senti, fa’ un po’ come ti pare.»

E difatti Sakura non desiderava altro che essere lasciata in pace, al suo nuovo modo di fare, vuoto e freddo, vivo soltanto nei ricordi.

 

a

 

«Spicciati, la tua amica è arrivata.»

«Lo so», borbottò la ragazza tra i denti, ancora una volta strappata ai propri pensieri.

Senza salutare Touya, raggiunse l’ingresso e si infilò i roller.

«Buongiorno, Sakura.»

Tomoyo era lì fuori, sorridente, ad aspettarla. Da qualche tempo si rifiutava di farsi accompagnare a scuola in macchina da sua madre, e preferiva andare a piedi con Sakura. Anche se le ripeteva che voleva solo evitare di diventare una fannullona snob, Sakura sapeva che lo stava facendo solo per lei. Avrebbe tanto voluto provare un po’ più di gratitudine per la sua migliore amica, ma proprio non ci riusciva. In lei non c’era più niente, se non i ricordi.

«Buongiorno, Tomoyo» mormorò distrattamente, mentre le si affiancava sulla strada e si muoveva piano sui pattini, per non lasciarla indietro, anche se la sua compagnia non riusciva a farla sentire meglio.

Posò gli occhi sulla villa dall’altra parte della strada, e subito li distolse.

Ora che lui non c’era più, quella casa non le provocava più nulla. Solo un senso di vuoto.

Tomoyo camminava tranquilla. Lei non era come Touya; lei accettava tutti i silenzi di Sakura, e si comportava normalmente con lei, senza mostrare pietà per la sua tristezza.

Proprio come aveva sempre fatto lei con Shaoran…

E, soprattutto, anche se ormai le era chiaro di aver sempre avuto ragione sul conto di Sakura, in tutto quel tempo Tomoyo non le aveva mai lanciato quei piccoli commenti allusivi che invece le sfuggivano quando la ragazza ancora non aveva ammesso con se stessa di essere innamorata di Shaoran. Si stava dimostrando una vera amica, come sempre.

«Oggi termina il progetto. Hai finito la tua recensione?», domandò Tomoyo, sorridendo.

«Ti ho detto che l’ho finito, no?… C’è una cosa che voglio leggerti…»

“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano.”

Con una fitta di rimpianto, Sakura annuì bruscamente.

«E tu?», si sforzò di chiedere, in tono piatto.

«Sì» sospirò Tomoyo, «ci è voluto un po’, ma alla fine ci sono riuscita. Spero che al professor Terada non dispiaccia, ma ero talmente stufa di quel libro che mi sono molto limitata, nella recensione: non ho fatto tutto quel che avrei potuto… Ma ti sembra facile conciliare la lettura di un mattone del genere con le prove del coro e tutti gli altri compiti?»

In altre circostanze, Sakura avrebbe potuto sorridere: la prima della classe stava cedendo… Ma in quel momento non trovava l’idea divertente quanto l’avrebbe trovata solo due mesi prima.

Ci fu una pausa, in cui l’unico rumore fu quello dei suoi roller e delle scarpe di Tomoyo sul marciapiede.

«Devo dirti una cosa» mormorò alla fine la sua amica, un po’ esitante.

Sakura non disse nulla, limitandosi ad aspettare.

«Vieni a sederti» propose Tomoyo, indicandole una panchina.

La seguì docilmente, senza alcuna capacità di prendere iniziative o di porre domande. Sedettero vicine.

«Prima che tu uscissi di casa, poco fa» esordì finalmente Tomoyo, molto piano, voltandosi a guardarla, «tuo fratello è venuto a parlarmi.»

Sakura ricambiò lo sguardo, impassibile.

Alla fine, di fronte al suo silenzio, Tomoyo sospirò profondamente e ruppe gli indugi.

«Non credevo che avresti mai smesso di andare da tua madre. Credevo che fosse quella, la tua valvola di sfogo… Credevo che ne avessi bisogno anche adesso.»

E così, Touya aveva pensato di spifferare a Tomoyo fino a che punto fosse giunta la sua apatia. Non che la cosa le importasse… Ad ogni modo, Sakura sentiva che l’amica meritava più spiegazioni, rispetto a suo fratello.

«All’inizio era così» ammise, abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia. «Ma adesso… Qualsiasi cosa di cui io possa aver bisogno… non può aiutarmi. Perciò, che senso ha?» Scosse la testa, ripetendo le stesse parole che aveva già detto a Touya. «Non sento più niente, Tomoyo. Mi sento così vuota. Quello che è peggio… è che nessuno di voi può davvero capirmi. Il papà, Touya, tu…» Le si ruppe la voce. «Voi non sapete com’è.»

No. Non lo sapevano. Non avevano idea di come fosse amare così disperatamente, amare da lontano, amare ancora dopo quello che probabilmente era un addio.

Tenne il viso chino, ma non pianse. Ormai aveva versato tutte le sue lacrime.

La mano di Tomoyo si posò piano sulle sue, strette a pugno sulle ginocchia.

«Ma siamo qui per capirti», le sussurrò la ragazza. «Io sono qui per capirti.»

Sakura la guardò. Chissà se anche Shaoran si era sentito così combattuto tra la voglia di cedere e il bisogno di tenersi tutto dentro, quando aveva incontrato lei… Probabilmente sì.

«Lo so, Tomoyo» sospirò. «Lo so.»

Ma non cambiava niente.

Shaoran aveva ragione.

«Non saprò mai più vivere, senza di te.»

Per lei era lo stesso.

Passò molto tempo prima che lei e Tomoyo si alzassero per rincamminarsi verso il liceo. In silenzio, perché non c’era più nulla da dire.

 

a

 

«Che noia!» Nel banco accanto, Chiharu continuava a sbadigliare. «Sapevo che aveva dato il massimo, ma non pensavo fino a questo punto. A che pagina siamo? La decima?»

«Undicesima», la corresse Tomoyo, in un bisbiglio.

Sakura seguì i loro sguardi e capì che si riferivano alla recensione che Yamazaki stava leggendo alla classe. Distratta com’era, lei non ci aveva capito niente.

«Parlando di cose serie» bisbigliò ancora Chiharu, voltandosi a guardare Sakura. «Pare che in questi giorni debba arrivare un nuovo studente.»

«Mh?» Incurante, Sakura tornò a guardare fuori dalla finestra. «Un’altra vittima di Yamazaki? Povero lui.»

Chiharu ridacchiò sommessamente, ma dovette tacere, perché il ragazzo aveva appena chiuso il suo quaderno.

«Molto bene, Yamazaki, molto bene. Una più che buona recensione.»

«La ringrazio, professor Terada.»

«Sì, beh, basta che non ti monti la testa.» Risatine generali. «Allora, a chi tocca adesso? Vediamo… Kinomoto?»

Tomoyo si schiarì leggermente la voce. Solo allora Sakura distolse gli occhi dalla finestra.

«Kinomoto, tutto bene?», si informò l’insegnante. «Sei tra di noi?»

«Certo, professore» mormorò la ragazza, ancora immersa nei suoi pensieri.

«Allora vuoi renderci partecipi della tua recensione?» Terada consultò il foglio che aveva davanti. «Tu avevi scelto “Il piccolo principe”, vero? Sono proprio curioso di ascoltarti.»

«In terza media ne abbiamo letto un brano. Parlava del piccolo principe che incontrava una volpe; lei gli chiedeva di essere addomesticata. Ricordo bene cosa diceva la volpe: per lei, addomesticare voleva dire “creare dei legami”… Shaoran, secondo te noi due ci siamo addomesticati a vicenda?»

«Tu con me l’hai fatto di sicuro.»

Sakura si alzò dal banco, con un vuoto allo stomaco. Non era sicura di potercela fare.

Tomoyo le lanciò un’occhiata incoraggiante. Con un sospiro, Sakura afferrò il quaderno e andò a prendere il posto di Yamazaki, di fronte ai suoi compagni, dando le spalle al professor Terada.

Non ce l’avrebbe fatta. Aveva già pianto come una fontana mentre la scriveva. Non poteva sperare di poter leggere quella recensione davanti a tante persone che non avevano idea di quanto rappresentasse “Il piccolo principe” per lei, quanti ricordi, quanta tristezza, quanto amore…

Confusa, si rassegnò e cercò di concentrarsi, ma il rumore improvviso di un lieve bussare la distrasse.

«Avanti» disse Terada.

Da qualche parte alla sinistra di Sakura, la porta dell’aula si aprì lentamente.

«Mi scusi, è questa la seconda B?»

Un tuffo al cuore.

Questa voce…

Sakura si voltò, con il cuore che batteva forte, e si ritrovò a fissare il nuovo studente di cui aveva parlato Chiharu. Se ne stava lì a guardare il professore con un paio di occhi del colore dell’autunno, dietro i suoi capelli castani perennemente scompigliati; nel momento in cui si voltò verso di lei, un sorriso gli illuminò il volto.

Sconvolta, Sakura sentì solo un improvviso capogiro, e la voce dell’insegnante alle sue spalle che la chiamava, prima di ritrovarsi nel buio.

 

a

 

Pian piano aprì gli occhi, e si ritrovò investita da una luce bianca. Quando mise meglio a fuoco, si rese conto di trovarsi nell’infermeria della scuola.

«Sakura! Finalmente ti sei svegliata…»

Ancora quella voce…

Allora non era stato un sogno!

Sakura si voltò, trovando chino sul letto in cui era distesa il viso che da cinque settimane infestava ogni suo sogno, ogni suo pensiero, ogni suo respiro.

«Shaoran

Scattò a sedere, ma il ragazzo la trattenne, con lo stesso sorriso che le aveva rivolto sulla porta della classe.

«Stai calma», mormorò. «Hai avuto un mancamento. Non devi agitarti troppo.» Arrossì intensamente. «Non credevo che rivedermi ti avrebbe fatto questo effetto…»

Sakura lo guardò, piangendo di gioia. Sollevò le mani e gli sfiorò il viso, temendo di vederlo svanire da un momento all’altro.

«Sei tornato» fu tutto ciò che riuscì a dire.

Shaoran le sorrise e annuì. Alzò lentamente una mano e le accarezzò i capelli.

«Sono tornato per te» bisbigliò.

Sakura si gettò tra le sue braccia, singhiozzando. Non riusciva a crederci. Abbracciarlo, sentire le sue mani su di sé, il suo respiro tra i capelli… era una cosa troppo meravigliosa per poter essere reale…

«Mi dispiace di averci messo tanto» mormorò Shaoran, quasi senza fiato. «Sarei tornato molto prima. Ma mia madre ha dovuto sbrigare parecchie pratiche, per poter organizzare il trasferimento in pianta stabile…»

Il senso di quelle parole la colpì all’improvviso. Si allontanò da lui per guardarlo in viso.

«Vuoi dire… Vuoi dire che resterai per sempre

Arrossendo ancora, Shaoran sorrise, con una dolcezza che le fece quasi male.

«Te l’ho detto che non so vivere senza di te» disse semplicemente.

Sakura ricambiò il sorriso. Le sembrava che il cuore fosse sul punto di esploderle, per la felicità, per l’emozione, per tutto quello che provava per lui.

Abbassò gli occhi, e in quel momento si accorse che Shaoran teneva sulle ginocchia il suo quaderno, aperto alle pagine con la recensione de “Il piccolo principe”.

Il ragazzo seguì il suo sguardo.

«Ti era caduto…» sussurrò, stringendole una mano. «Mi piace quello che hai scritto. Soprattutto questa parte…»

Gliela indicò, e la lesse a bassa voce.

Era la prima volta che lui leggeva per lei.

Uno dei temi più importanti di questo libro è il modo in cui i sentimenti sono destinati a sopravvivere a tutto, oltre lo spazio e il tempo. L’amicizia che lega il piccolo principe alla volpe è qualcosa che non può andare perduto. Come dice la volpe, ognuno di noi è responsabile di ciò che addomestica. Ed è impossibile dimenticare ciò di cui siamo responsabili… Per me, “addomesticare” è molto più che creare dei legami: è legare per sempre qualcosa a te, farlo tuo e farti suo, instaurando un vincolo indissolubile. E non importano le distanze, non importa il tempo che sarà passato: quando ricorderai, grazie ad un campo di grano o ai colori dell’autunno – quello che sia, ritroverai intatte tutte le emozioni che hai provato quando hai addomesticato… Ti sembrerà di vedere attraverso gli occhi dell’altro. E sarà per sempre.

Mentre Shaoran tornava a guardarla negli occhi, Sakura si sentì arrossire.

«Secondo me, prenderai davvero un bel voto.» Il ragazzo sorrideva ancora. «Però… Posso farti una domanda?»

Sakura annuì, troppo felice e smarrita nei suoi occhi per poter spiccicare parola.

«A cosa ti fanno pensare i colori dell’autunno?» fece Shaoran, scherzosamente allusivo.

Con un sorriso, Sakura lo abbracciò di nuovo, e gli canticchiò all’orecchio alcune parole.

But I see you true colors shining through

I see your true colors, that’s why I love you

So don’t be afraid to let them show

Your true colors, true colors are beautiful like a rainbow

Shaoran la strinse forte a sé.

«Non sai quanto mi sei mancata» mormorò. «Queste cinque settimane mi sono sembrate una vita intera.»

«Anche tu mi sei mancato tanto.» Sakura sorrise. «Ma ora saremo sempre insieme, vero?»

«Sempre.» Shaoran la guardò negli occhi, scostandole i capelli. «Non ti lascerò mai più. Io vedo con i tuoi occhi… Non posso lasciarti.» Abbassò la voce. «E non vale solo per me…»

«Che cosa vuoi dire?» chiese Sakura, turbata nel profondo da ciò che lui stava esprimendo per la prima volta ad alta voce, senza esitazioni…

«Sei ufficialmente invitata alla villa, questo pomeriggio.» Shaoran scese con le dita sulle sue labbra. «Mia madre dice che non vede l’ora di rivederti…»

Sakura sorrise ancora, raggiante.

«Anch’io sarò felicissima di rivederla!»

Shaoran si avvicinò al suo viso.

«Sai, invece, cosa renderebbe me felicissimo, in questo momento?»

«Posso immaginarlo» bisbigliò lei, contro la sua fronte. «Ma prima devo dirti una cosa…»

Ma il ragazzo la precedette.

«Ti amo, Sakura.»

Mentre le loro labbra si rincontravano dopo quello che era parso loro un tempo infinito, Sakura capì che, da quella che era sembrata una fine, era nato un nuovo inizio. E tutto cominciava da lì.

«Ti amo anch’io, Shaoran.»

Ti sembrerà di vedere attraverso gli occhi dell’altro. E sarà per sempre.

 

 

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Credits: “Il piccolo principe” di Antoine Saint-Exupéry; “True colors” di Cyndi Lauper.

 

E questa, signore e signori, è davvero la fine.  ç__ç

 

Risposte alle recensioni:

Ruka88: Beh, non ci sono stati cori d’angeli o matrimoni; ma spero lo stesso che ti sia piaciuto il lieto fine!  ^^  Un bacio, e grazie mille!

Kia85: Ma grazie a te per i tuoi complimenti.  ^///^  Spero che la canzone ti sia piaciuta! Mi sembrava troppo adatta per questa situazione!  *___*  Sono felicissima di esserti stata utile facendoti tornare l’ispirazione!  ^^  Grazie davvero… Un bacio!

Saku_cele: Hai visto che Shao è tornato indietro davvero?  ^^  Grazie infinite, baci!

Patty123477: Ma non preoccuparti se non avevi letto un capitolo!  ^^  L’importante è che la storia ti piaccia ancora! Sono semplicemente commossa e lusingata dalle tue parole…  ç///ç  Il fatto che tu pensi che io sia una “grande scrittrice” mi ha colpita al cuore. Davvero. Ti ringrazio all’infinito, e spero di non averti fatto tornare alla mente anche ricordi tristi riguardo la tua esperienza… Un abbraccio fortissimo! (E tranquilla, la tua recensione non è stata affatto scocciante, tutt’altro!  ^///^ )

Non so come chiamarmi:  ç___ç  Ma tu sei un angelo. Letteralmente. Non c’è bisogno di mettersi a recensire tutti i capitoli, davvero!  *///*  Quello che per me conta di più è il non averti delusa. Le tue parole sono dolcissime, mi sono commossa di nuovo… Al di là dei complimenti che mi hai fatto (e che puntualmente mi fanno arrossire!). Anch’io credo proprio di volerti bene, Ambra!  ^///^  Sei troppo dolce! Un bacio, e a presto, si spera!  ^^

Saku068: Visto che quel “Però” annunciava davvero un lieto fine?  ^^  Grazie mille! Baci!

Dany92: Ebbene sì, la storia è finita… Ma sono felicissima che tu l’abbia seguita fino alla fine e che ti sia piaciuta!  ^///^  Sono felice anche di aver potuto parlare con te su MSN, alla fine! Ti abbraccio forte, Dany-chan!

Stefola93: Sei troppo gentile!  ^///^  Spero che anche l’epilogo ti abbia un po’ commossa! Baci!

SunShin3: ç///ç  Ma anche tu sei un angelo! Sono onorata e commossa… Lo so, sono ripetitiva; ma te lo giuro, leggendo la tua recensione mi sono ritrovata a piangere dall’emozione. Non so come ringraziarti, e non voglio dire altro perché temo che risulterei troppo banale se cercassi di esprimerti a parole quello che sento. Comunque è tutta colpa tua… Per citare – liberamente – la tua recensione, non si emozionano gli aspiranti scrittori con parole dolci come le tue!  ^^  Grazie infinite, perché sono io a dover ringraziare te. (Ah, un’altra cosa: sono felice di averti appassionata a quella canzone, perché anche per me è una passione pura, al punto che l’ascolterei giorno e notte!  ^^ ) Un bacio!

_Bella_Swan_: Ancora una volta ti ringrazio dal profondo del mio cuore!  ^///^  Purtroppo anche la mia fantasia si va esaurendo, ma sono sicura che capirai che la mia gratitudine è sincera. Baci!

Revelation80: Piaciuta l’ora y?  XD  Grazie come sempre! Un bacione!

 

E adesso passiamo ai ringraziamenti effettivi.

 

Grazie a tutti i recensori (dal primo all’ultimo capitolo): Sakura182blast, Dany92, Non so come chiamarmi, Sakura93thebest, FaNtAsTiC PaUl, Katy 92, Sakura bethovina, MelMel, Pikki SakuraChan, Sakurahime949, Nike87, Ruka88, Kikidabologna, Saku_cele, Lady Maryon, Saku068, Stefola93, Revelation80, SunShin3, Misurino, _Bella_Swan_, Sasusaku11, Patty123477, Kia85.

 

Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti: Akane_val, Alexis_92, Annie Black, Blackwizzard, Camoeight, Dany92, Eilinn, Ellyina, Evol, Hinayuki, IceGirl, Kamura86, Kia85, Lady Maryon, Lele 91, Lella23, Little Angel, Marghepepe, MelMel, Misurino, Patty123477, Pigna, Pikki SakuraChan, Revelation80, Saku068, Sakura182blast, Sakurahime949, Saku_cele, Samuele, Stefola93, StUpId_LiTtLe_DoLl, SunShin3, Trixina, Usachan, _Bella_Swan_, _Dayly_.

 

Grazie a tutti i lettori, tutti quanti, dal primo all’ultimo.

 

Grazie infinite a Te, Samu, per tutto; perché questa storia era per te, e perché so che tu lo sai.

 

Un autore che adoro, Giovanni Del Ponte, nei ringraziamenti del suo libro “Gli Invisibili e il castello di Doom Rock” ha scritto: Gran parte del fascino dello scrivere libri è che si entra in contatto con persone straordinarie. Spesso con loro s’instaurano debiti di riconoscenza.

Io ho conosciuto molte persone che giudico di una sensibilità straordinaria, pubblicando questa ff. E il mio debito di riconoscenza ce l’ho con tutti voi.

 

Alla prossima storia!

 

   
 
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