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Autore: eliseCS    13/06/2016    3 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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12 - Fotocopia
 
 
 
L’atterraggio arrivò inaspettato e brusco.
I suoi piedi toccarono terra quasi con violenza, tanto che per il contraccolpo le ginocchia le cedettero facendola cadere mentre un forte senso di nausea si impossessava di lei.
Le orecchie le fischiavano discretamente e percepiva in modo confuso i suoni intorno a lei.
“Elise? Riesci a sentirmi?” la voce di James riuscì a superare quella sorta di barriera e a farsi strada della sua mente.
Poco alla volta la ragazza riaprì gli occhi: non si era neanche accorta di averli chiusi.
Con sollievo constatò che l’ambiente attorno a lei non girava più, e fissò il suo sguardo in quello del ragazzo che, con espressione preoccupata si era accovacciato di fronte a lei.
“Come va la nausea? So che è normale quando uno non è abituato…” domandò gentilmente lui, e ad un cenno di assenso di Elise le porse una mano che la ragazza accettò volentieri per aiutarsi a tirarsi su dal pavimento.
Il ragazzo non aveva comunque smesso un attimo di osservarla, quasi volesse accertarsi che fosse ancora tutta intera…
 
“Dan?” domandò Elise ad un certo punto?
In risposta si udì un sonoro crack e il riccio apparì davanti ai suoi occhi.
Un po’ indispettita la ragazza notò che, come James, nemmeno lui sembrava avere avuto i suoi problemi.
“Come mai ci hai messo tanto?” domandò bruscamente James, che aveva inconsapevolmente tirato un sospiro di sollievo nel momento in cui aveva visto comparire l’amico.
“Mi sono attardato un po’ di più per assicurarmi che non rimanesse indietro nessun pezzo…” rispose lui tranquillamente accennando alla ragazza. “Tanto il tipo era talmente sconvolto di essersela lasciata scappare da sotto il naso un’altra volta che non avrebbe potuto fare proprio niente…”
“Cosa vuol dire che non rimanesse indietro nessun pezzo?!” domandò Elise allarmata, la voce di un’ottava più altra, interrompendo Dan.
James fulminò il riccio con un’occhiataccia: “Alle persone più inesperte, o quando ci si smaterializza in fretta, può capitare di spaccarsi, ovvero di lasciare indietro una parte del corpo… ma tranquilla! Non è nulla di grave ed è una cosa reversibile” spiegò cercando di tranquillizzarla.
Elise non sembrava molto convinta ma lasciò comunque cadere il discorso.
 
“Come mai siamo proprio qui?” domandò dopo un po’.
Aveva riconosciuto l’ordinato salotto di casa Potter appena aveva avuto il coraggio di riaprire gli occhi sperando di non rimettere la colazione.
“Beh, diciamo che questa, per il lavoro che fa mio padre, è una specie di casa sicura: nessuno può entrare se prima non ha ricevuto il permesso da parte di mio padre o di mia madre” rispose James. “Il che mi fa ricordare che devo chiamare una persona…” aggiunse poi lasciando la stanza.
 
Elise e Dan si scambiarono uno sguardo interrogativo.
“E quindi io avrei ricevuto il permesso? Tu sai chi è andato a chiamare?”
“No, non ne ho proprio idea… sarà meglio sedersi, non so quanto tempo ci metterà…”
I due ragazzi presero posto su uno dei divani del salotto.
Sembravano entrambi persi nei propri pensieri finchè il ragazzo non parlò.
“Sai, la prima volta che ti ho vista ho pensato che fossi una ragazza normale… carina, ma assolutamente normale. Diciamo come ci si aspetta che sia una babbana, ecco. Senza offesa, eh! Evidentemente però non mi sono mai sbagliato così tanto in vita mia: immagino che tu sia molto più che speciale se ti vogliono così tanto, chiunque essi siano. Senza contare che sei riuscita a guarire James quando neanche i migliori Medimaghi del San Mungo sono riusciti a farlo”
 
“Chi sei, Elise?” le domandò guardandola negli occhi.
La ragazza sostenne lo sguardo: “Non lo so Dan, non lo so. Ma ti assicuro che vorrei tanto saperlo” si sentiva stanca come non era mai stata, persino più che dopo una crisi.
Era stanca e stufa di non riuscire a capire cosa stesse succedendo e perché quelle persone la stessero cercando così assiduamente.
 
Perché lei?
 
Senza che se ne accorgesse una lacrima le scivolò lungo la guancia.
“Ehi!” esclamò Dan avvicinandosi e raccogliendo la lacrima con la punta di un dito. “Sono sicuro che si risolverà tutto, vedrai” e così dicendo abbracciò la ragazza cercando di rassicurarla come poteva.
 
Dei colpi di tosse li fece separare: James era in piedi sulla porta del salotto e li stava squadrando con espressione che poteva sembrare delusa e infastidita allo stesso tempo.
I suoi capelli sembravano ancora più spettinati di quando aveva lasciato la stanza e il viso e le spalle sembravano essere vagamente sporchi di… fuliggine?
Elise distolse lo sguardo sentendosi vagamente in imbarazzo.
“Allora?” domandò Dan, che invece sembrava perfettamente a suo agio.
“Stanno arrivando” rispose semplicemente James.
“Chi sta arrivando?” lo sollecitò Elise, ma il ragazzo ignorò completamente la domanda ponendogliene un’altra: “Alla fine non mi hai risposto… cosa ci facevi a Diagon Alley? E come hai fatto ad entrare?”
Dan annuì dichiarandosi d’accordo: anche lui era curioso di saperlo.
La ragazza aprì la bocca e la richiuse: no, non avrebbe raccontato quello che era successo quella mattina da quando si era svegliata, non in quel momento.
“Elise…” la richiamò James. Sembrava quasi arrabbiato, ma prima che potesse proseguire dei rumori provenienti da quella che Elise presumeva fosse la cucina attirarono la loro attenzione.
 
Daniel scattò subito in piedi, ma con un cenno James gli fece capire che non c’era da preoccuparsi.
A quel punto anche Elise si alzò dal divano, giusto in tempo per veder entrare dalla porta le persone più strane che avesse mai visto.
 
La prima era una donna, piuttosto anziana a giudicare dai capelli grigi ampiamente striati di bianco raccolti in un rigido chignon e dalla pelle di volto e mani che sicuramente un tempo era stata molto più liscia e giovane.
Nonostante tutto il suo sguardo denotava una grande forza e decisione da dietro la montatura squadrata degli occhiali, e la sua figura abbigliata con una tipica veste da strega con tanto di mantello smeraldino era dritta e fiera.
Il secondo era un uomo: alto, imponente, pelato e di colore, riusciva stranamente ad infondere allo stesso tempo un senso di sicurezza. L’abbigliamento era ancora più insolito rispetto a quello della strega appena entrata, più esotico, e aveva addirittura un orecchino d’oro all’orecchio. A giudicare dagli sguardi sbalorditi dei ragazzi doveva essere una persona importante.
Il terzo era ancora diverso.
Era un uomo, molto più giovane rispetto ai due che l’avevano preceduto.
Indossava quella che aveva tutta l’aria di essere una divisa, almeno per quanto riguardava la giacca in pelle nera su cui spiccava, all’altezza del cuore, una specie di strana “M” ricamata con filo dorato.
Aveva i capelli scuri pettinati non proprio ordinatamente all’indietro e sulla sua fronte, sopra gli occhiali tondi che portava, era visibile una sottile cicatrice a forma di saetta che, secondo Elise, non faceva altro che aumentare il suo fascino.
In realtà la ragazza non potè fare a meno di pensare che quel volto le era dannatamente familiare.
E infatti…
“Papà?” domandò stupita la voce di James, ed Elise si diede mentalmente della stupida: come aveva fatto a non arrivarci subito? Era così ovvio.
James sembrava proprio la fotocopia del padre, eccetto che per gli occhi.
Quelli del ragazzo erano di un caldo color nocciola, mentre quelli dell’uomo erano verdi.
“Come mai sei qui anche tu?” continuò il ragazzo distogliendola dai suoi pensieri.
“In qualità di Capo del Dipartimento Auror il Ministro e la professoressa McGranitt hanno ritenuto che sarebbe stato opportuno che anch’io fossi informato riguardo a questa faccenda” rispose l’uomo pacato, rivolgendo la sua attenzione ad Elise.
In effetti, solo ora se ne rendeva conto, da quando erano entrati anche l’altro mago e la strega non le avevano tolto un attimo gli occhi di dosso.
 
La cosa cominciava ad essere alquanto imbarazzante: non le era mai piaciuto essere fissata in modo così insistente.
 
“In effetti credo che qualche presentazione potrebbe essere utile” continuò il signor Potter notando che la ragazza continuava a spostare spaesata lo sguardo da Kingsley alla McGranitt.
“Lei è la professoressa Minerva McGranitt” spiegò indicando la strega. “È la preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts… sai cos’è Hogwarts, giusto…?”
“Sì, lo so” disse sbrigativa la ragazza. “James mi ha spiegato…”
“Mentre lui è Kingsley Shacklebolt” continuò il padre di James “è il Ministro della Magia, sarebbe come il vostro Primo Ministro Babbano…” spiegò.
Elise annuì: aveva capito.
“Io invece sono Harry Potter, come avrai capito sono il padre di James, e sono un Auror che sarebbe il corrispettivo babbano del…
“Del poliziotto, sì lo so. Mi è stato spiegato anche questo” lo interruppe Elise.
 
“E perché mai sareste qui?” domandò infine restando stupita dal tono sfrontato che le era uscito.
A risponderle fu l’uomo di colore, il Ministro della Magia: “Quando il signor Potter ha contattato la professoressa McGranitt ha fatto riferimento ad un episodio non molto piacevole che vi ha coinvolto tutti e tre mentre eravate a Diagon Alley non più tardi di una decina di minuti fa, per non parlare di quello che è accaduto ieri” cominciò l’uomo con voce calma e profonda rivolgendosi ai ragazzi.
“Prima di dire qualsiasi cosa vorrei però sentire la versione di Elise” concluse poi guardando la ragazza negli occhi.
 
Elise sostenne lo sguardo sperando che la nota di panico che era scattata nella sua testa quando aveva registrato la richiesta dell’uomo non fosse troppo visibile all’esterno.
In fondo sapeva che il mago voleva solo aiutarla, ma era anche vero che era evidente che lui sapesse qualcosa su di lei ma volesse prima sapere cosa era successo quella mattina (cosa del tutto trascurabile al confronto, secondo Elise) prima di rivelarglielo.
Non è che non si fidasse, ma non voleva neanche passare per una che obbedisce senza batter ciglio al primo ordine impartitole da un perfetto sconosciuto.
Se voleva la sua versione dei fatti avrebbe prima dovuto darle qualcosa in cambio: era stufa di non sapere e di essere presa in giro.
 
“Credo che quello che James le ha riferito sia più che sufficiente” rispose alla fine con tono di sfida. “Uno dei tizi che ci ha attaccato al parco ieri è saltato fuori all’improvviso e ci ha riprovato. Non capisco cosa ci sia da aggiungere”
L’uomo sorrise facendo qualche passo in avanti fino a trovarsi esattamente di fronte alla ragazza, il contatto visivo ancora ininterrotto.
“Sei sicura che non ci sia proprio nient’altro? Qualche dettaglio, qualche particolare…?”
La voce dell’uomo sembrava essersi abbassata ulteriormente, era diventata come ipnotizzante.
 
Le sue orecchie captarono vagamente James che, indignato, aveva esclamato qualcosa che suonava come: “Cosa sta facendo?!” mentre lei era concentrata su tutt’altro.
 
Nel momento in cui il Ministro aveva pronunciato l’ultima parola Elise aveva infatti cominciato a sentire qualcosa.
Non sapeva neanche lei come definirlo non avendo mai provato una cosa del genere, ma sentiva come una presenza al limitare della sua mente, una presenza che stava cercando di entrare senza il suo permesso.
 
In un primo momento aveva provato a fermarla, ma sarebbe stato come cercare di fermare il transito di un fiume in piena con le sole mani: quella specie di entità scivolava via come acqua ogni volta che Elise provava a bloccarle la strada.
 
Ormai era del tutto isolata da quello che stava succedendo all’esterno, era completamente concentrata su quello che invece stava accadendo nella sua testa.
 
Senza neanche averli richiamati cominciò a rivedere nella sua mente stralci di alcuni ricordi… Lei che si annoiava a lezione… Julia che si lamentava per il voto di un esame… lei e Julia che mangiavano la pizza davanti alla tv la sera prima, commentando a bocca piena tutto quello che era successo nel pomeriggio…
Quando la sua memoria indugiò sul ricordo della sua sveglia che segnava le 10.30 di quella mattina incominciò ad allarmarsi.
Aveva capito cosa stava succedendo: quella presenza, che di sicuro era dovuta al mago di fronte a lei, le stava leggendo la mente cercando di arrivare al ricordo di quello che era successo quella mattina.
 
Consapevole di ciò Elise decise che non l’avrebbe permesso.
 
La sensazione di intorpidimento che sembrava averla avvolta si diradò di colpo mentre la ragazza cominciò a impegnarsi sul serio per respingere i tentativi del mago di intrufolarsi nella sua testa.
Anche il suo avversario sembrò accorgersene, ma doveva però essere parecchio abile a quel gioco perché riusciva sempre a eludere in qualche modo le sue difese.
Stava iniziando a sentirsi stanca quando le venne un’idea.
 
Aveva paragonato quella presenza all’acqua che riusciva a scivolare sempre via aggirando ogni ostacolo.
Ma si dava il caso che l’uomo alla fine avesse comunque trovato un modo per piegare l’acqua al proprio volere, impedendole di andare dove volesse: costruendo argini, sponde, dighe…
 
In pochi secondi Elise immaginò un alto e solido muro di mattoni come se fosse lungo tutto il perimetro della sua mente.
Sorrise inconsapevolmente mentre percepiva la mente del mago che, ignara di tutto, ripartiva all’attacco, immaginando la dura consistenza del muro quando ci sarebbe andato a sbattere.
 
Nella sua mente lo schianto ci fu davvero, in seguito al quale si sentì subito la testa finalmente libera e leggera: nessuno stava più cercando di penetrare all’interno.
 
 
Il sorriso le svanì dalle labbra quando, rimettendo a fuoco la stanza, si accorse che tutti la stavano guardando con espressione stupita e… spaventata?
Notò solo in un secondo momento che il Ministro si stava tamponando con un fazzoletto il naso, che sanguinava e sembrava essere moderatamente più schiacciato come se l’uomo fosse andato a sbattere addosso a…
“Oddio! Sono stata io?” domandò con voce preoccupata Elise realizzando quello che doveva essere successo. Ma lei non aveva la minima idea che quella sarebbe stata la conseguenza!
“Vi giuro che non avevo nessuna intenzione di…” cominciò, ma il Ministro la interruppe prima che potesse finire.
“Non devi scusarti di niente mia cara. Anzi, credo che dovrei essere io a porgerti le mie scuse: quello che ho fatto non è stato per niente carino, né corretto… me la sono cercata” commentò concludendo addirittura la frase con una bassa risata che rincuorò in parte la ragazza.
Nonostante tutto non riusciva a smettere di fissargli il naso: era colpa sua se era rotto, forse avrebbe potuto…
 
Sotto lo sguardo allibito di tutti Elise allungò una mano verso il viso del Ministro posando poi l’indice all’altezza della radice del naso, proprio in mezzo agli occhi.
 
Appena aveva formulato il pensiero di voler riparare al danno che aveva fatto un non più così strano formicolio le aveva invaso il braccio, concentrandosi sulla sua mano.
Era stato come quando aveva guarito James: i suoi poteri si erano risvegliati e a lei non restava altro da fare che assecondarli.
Con una nota di orgoglio riconobbe che però quella volta lei era consapevole di quello che avrebbe voluto fare, non era stata una cosa puramente istintiva.
 
Nel momento in cui il suo polpastrello si appoggiò sulla pelle dell’uomo sentì l’ormai familiare sensazione dell’energia che fluiva attraverso il suo dito, mentre i presenti osservavano sbalorditi il naso del Ministro mentre, con un paio di scrocchi, ritornava esattamente com’era prima dell’incidente.
 
“Sei ancora convinta che possa esserci stato un errore, Minerva?” domandò l’uomo visibilmente compiaciuto, come se Elise avesse fatto esattamente quello che lui si aspettava che facesse, rivolgendosi all’anziana strega che alzò gli occhi al cielo pur mantenendo il suo cipiglio severo.
“Solo perché è la sua fotocopia non potevamo essere certi che fosse davvero lei, Kingsley” rispose la donna.
 
“Aspettate un attimo” li interruppe Elise che non si era persa una parola.
“Di chi sarei la fotocopia, io?”
 
 
 
 
“Di tua madre, naturalmente”













Eccomi, puntuale come promesso.
Mi rendo conto che, tanto per cambiare, ho di nuovo lasciato in sospeso il finale del capitolo.
Siccome mi sento buona prometto che per metà settimana, diciamo verso giovedì, vedrò di caricare anche il prossimo...
Per dubbi, domante, questioni sapete dove trovarmi.
Sempre un grazie a chi continua a leggere e seguire la storia, e soprattutto a chi dedica un momento del suo tempo per farmi sapere cosa ne pensa! 
A presto
E.

 
   
 
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