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Autore: Daenerys21    14/06/2016    5 recensioni
Thorin è un pugile in cerca di vendetta per la morte di suo fratello.
Durante la coppa di pugilato di Gondor conoscerà Bilbo, anch’egli iscritto al torneo, ma per motivi ben diversi, e…
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[alternate universe, modern bagginshield]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Azog il profanatore, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gran Burrone era una delle palestre di pugilato più rinomate del Nord.
Era gestita di Elrond Peredhel e dai suoi figli gemelli, Elladan ed Elrohir.
Bilbo ne era venuto a conoscenza tramite sua madre, Belladonna Tuc, la quale, a sua volta, era stata presentata a Elrond da Gandalf Grey, un vecchio amico della famiglia di Bilbo.
 
Il giovane aveva seguito diversi corsi di pugilato, tenuti in gran parte dai gemelli. La particolarità di queste lezioni stava tutta nel non seguire un metodo ‘standard’.
Si focalizzava, invece, su ogni singolo individuo: i maestri, tramite sedute ed incontri preliminari, esaminavano i futuri allievi e catalogavano i loro punti di forza così come le loro debolezze.
Poi, in base a questo, stilavano un programma di allenamento specifico per ognuno: nessun allievo aveva una scheda di lezioni che fosse uguale all’altro, perché nessun allievo era uguale all’altro.
Sulla scheda gli allenatori segnavano gli esercizi volti a sfruttare i punti di forza di ciascuno e a imparare a usare a proprio vantaggio i punti deboli.
 
A Bilbo era stato quindi insegnato a sfruttare la propria agilità e i suoi sensi molto sviluppati: Elladan lo aveva istruito abbondantemente nel gioco di gambe, insegnandogli tutti i trucchi per stancare l’avversario; Elrohir si era invece occupato del suo potenziamento fisico: i deboli ganci e jets che Bilbo aveva imparato a tirare per conto suo, grazie alle istruzioni di Elrohir erano diventati molto più precisi ed efficaci.
Infine, Elrond in persona si era occupato di insegnarli come sfruttare sia le debolezze, sia i punti di forza degli avversari, a proprio vantaggio.
 
Dopo mesi di allenamento, Bilbo era riuscito a mettere K.O. degli omoni grandi il doppio di lui, e negli anni era diventato l’orgoglio della palestra.
 
Ovviamente quel cafone di Thorin non sapeva niente di tutto questo, pensava il Baggins, ghignando tra sé e sé, soddisfatto.
Il match, che di fatto in realtà era solo un semplice allenamento, si stava rivelando un totale fallimento per il povero Durin.
Ben ti sta, così impari a giudicare le persone senza sapere niente di loro.
 
A giudicare dalla sua espressione divertita, anche l’allenatore di Thorin –Dwalin, se Bilbo aveva capito bene-  sembrava pensarla esattamente allo stesso modo.
 
Thorin stava sudando copiosamente e ansimava.
I suoi occhi dardeggiavano, colmi di rabbia, segno che si era reso pienamente conto di aver del tutto sottovalutato il suo avversario, e che non desiderasse altro che stenderlo per fargliela pagare.
 
Prima però deve prendermi, pensò divertito, Bilbo.
E a parte qualche debole colpo, che non aveva sortito l’effetto sperato, Thorin stava facendo di tutto a parte prenderlo.
Bilbo invece, oltre a non sembrare affatto stanco, era riuscito ad assestare il doppio dei colpi di Thorin, e gli saltellava attorno come un grillo.
Un grillo parecchio fastidioso.
 
Piano piano anche gli altri pugili cominciarono a prestare attenzione a quel singolare combattimento, interrompendo i rispettivi allenamenti.
Si era radunata una piccola folla attorno a loro, ma Bilbo e Thorin erano troppo distratti per farvi caso.
 
Maledetta zanzara- mugugnò Thorin fra sé -ed effettivamente il giovane Baggins era fastidioso tanto quanto uno di quegli insetti- Non puoi ballare per sempre.
 
Thorin rallentò per riprendere fiato e rapidamente cercò di elaborare una strategia: il vantaggio del signor Baggins stava tutto nella sua velocità e nell’agilità nello schivare i colpi, perciò se fosse riuscito a chiuderlo all’angolo, magari sfruttando una qualche sua distrazione, forse…
“Signor Bilbo!”
 
Ed eccola la distrazione che Thorin stava aspettando.
Non si preoccupò di chi fosse stato a gridare, né colse la disperazione che macchiava quella voce.
Bilbo si era girato di scatto verso le tribune, era la sua occasione…
 
Ma Thorin dovette fermarsi.
Bilbo aveva urlato “FRODO!” con un’angoscia tale che il Durin ne restò sconvolto.
Cosa stava succedendo?
Bilbo sembrava dimentico del mondo circostante: stava scendendo dal ring e correndo freneticamente verso gli spalti.
 
Thorin si voltò verso Dwalin: l’amico aveva un’espressione basita quanto la sua.
“Ma cosa sta… chi… chi è Frodo?”
“Non ne ho idea…”
 
 
Appena Bilbo aveva sentito la voce di Hamfast, una morsa d’acciaio gli aveva serrato lo stomaco. Si era dimenticato all’istante del perché stesse boxando, di dove si trovasse, di qualunque altra cosa. Si era girato verso la voce e i suoi peggiori timori si erano rivelati realtà.
 
Una volta raggiunte le tribune lo vide, steso per terra.
Il suo nipotino, la luce dei suoi occhi, il suo Frodo.
Respirava a fatica, ansimando, ma era cosciente.
 
“I-io, non so cosa sia successo, signor Bilbo… stava facendo il tifo e-e… a un certo punto è diventato pallido come un cencio e si è accasciato contro il mio Sam. Oh, signor Bilbo, mi dispiace così tanto, non avrei dovuto…”
 
Ma Bilbo quasi non lo ascoltava.
 
“Frodo”, mormorò, “Non ti preoccupare, tesoro mio, sono qui, andrà tutto bene”.
“Zio…” la voce del bambino era debole, come un pigolio, “Hai vinto?”
Bilbo si lasciò andare a un singulto, che voleva essere una risata: “Non ancora, piccolino, ma mi mancava poco, eheh”.
“Sono tanto stanco…”
“Non ti preoccupare, ora ti riporto a cas…”
 
“Serve una mano?”
Bilbo si girò, trovandosi di fronte Thorin. I suoi occhi azzurri erano pieni di apprensione e Bilbo quasi non riuscì a credere che quella voce, fino a poco prima carica di sbruffonaggine, fosse ora così sorprendentemente gentile.
 
Thorin si chinò fino a raggiungere il livello di Frodo.
“Ehi, giovanotto! Come andiamo? Io mi chiamo Thorin, piacere di conoscerti”.
 
Bilbo lo guardava come se gli fosse cresciuta un’altra testa: ma cosa gli era preso? Che fine aveva fatto lo spaccone con cui stava boxando poco prima?
 
“Thorin ci sa fare con i bambini” ridacchiò Dwalin, notando il suo sconvolgimento, “Ha cresciuto due nipoti, che ora non sono molto più grandi del tuo”.
 
Bilbo annuì, girandosi nuovamente verso Frodo: un sorriso a 32 denti gli illuminava il visino, mentre Thorin continuava a blaterare amabilmente con lui.
 
Forse anche io sono stato troppo veloce nel giudicare, pensò Bilbo, e sentì gli angoli della bocca tirarsi in un sorriso.
 
Thorin si risollevò.
“Signor Baggins… Bilbo”, mormorò, grattandosi il capo, come in imbarazzo, “Nostro cugino”- fece un cenno per indicare anche Dwalin- “Si trova qui con noi a Gondor. È un medico davvero capace, e sono sicuro che non avrebbe problemi a visitare Frodo, anche se forse saranno necessari ulteriori esami per capire cosa…”
 
“Non sarà necessario”, esalò Bilbo, mestamente, “Sappiamo già che cos’abbia Frodo. Ma col vostro permesso, lo porterei comunque da vostro cugino per una visita di controllo. Mi sentirei più tranquillo”.
 
“Ma certo”, annuì Thorin, “Se posso…” fece un cenno, esitante, verso Frodo, e Bilbo capì all’istante.
“Ma certo”, rispose, dando a Thorin il permesso di prendere in braccio suo nipote.
 
 
Oin Fundison (??) era un personaggio singolare: aveva una lunga barba bianca, striata di grigio, occhi scuri e profondi, ed era duro d’orecchi.
Per fortuna aveva anche il dono di saper mettere immediatamente a proprio agio i suoi pazienti, difatti Frodo lo trovò da subito buffo e gentile, e non ebbe problemi a farsi visitare da solo, senza la presenza di Bilbo.
 
Costui aspettava fuori dalla sala visite messa a disposizione dall’albergo dei pugili, assieme a Thorin.
Hamfast aveva avuto il permesso di ritirarsi, portando con sé Sam: il ragazzino si era spaventato per l’amico ma suo padre gli aveva promesso che tutto si sarebbe risolto e che avrebbe potuto vederlo molto presto.
Anche Dwalin se n’era andato, adducendo come scusa il voler trovare suo fratello maggiori, per discutere con lui alcune questioni tecniche.
 
“Ebbene…” cominciò Thorin.
“Ebbene…” fece eco Bilbo.
La fiera dell’imbarazzo, pensò quest’ultimo.
 
“Mi dispiace!” esclamarono insieme, in perfetto sincrono.
 
Questo non rese la situazione meno strana, ma perlomeno servì a farli ridere entrambi, alleggerendo un poco la tensione.
 
“Quello che volevo dire è che…” ritentò Thorin, “Avevi ragione, mi sono comportato da vero cafone, senza nemmeno conoscerti. Ce l’ho come difetto, quello di giudicare in base alle apparenze. Non imparo mai” concluse con un ghigno amaro, “Ma non ce l’avevo con te… probabilmente ho solo finito per riversarti addosso alcune delle mie frustrazioni. Mi dispiace, davvero”.
 
“Scuse accettate” rispose Bilbo, con un sorriso, “Dopotutto nemmeno io mi sono comportato in maniera conciliante e amichevole. Diciamo che… dispiace a tutti e due”.
“Dispiace a tutti e due”, confermò Thorin.
“E ricominciamo da capo”.
“Mi sembra una buona idea”.
“Bilbo Baggins”. Bilbo tese una mano.
“Thorin Durin”. Thorin la strinse.
 
I pugili si sorrisero, a disagio. Nessuno dei due sembrava voler lasciare la mano dell’altro.
 
“Ahem”.
Fu la voce di Oin a riscuoterli.
Il medico li fissava divertito, dalla soglia della sala visite.
 
Thorin arrossì lievemente e si ritrasse di colpo.
 
“Oin”, grugnì, quasi infastidito, “Come sta il ragazzo?”
Oin sospirò: “Al momento bene. Tuttavia”, il suo sguardo si rivolse verso Bilbo, “Credo lei debba sapere che…”
“So già tutto” lo interruppe Bilbo, mestamente, “Per questo sono qui. Per questo ho scelto di partecipare al torneo”.
 
Oin assentì, facendo cenno a entrambi di entrare. Frodo li aspettava, seduto su un lettino bianco: il piccolo si stava rimettendo la maglietta.
 
Thorin bloccò Bilbo per un braccio, chiedendogli, concitato, all’orecchio: “Di cosa si tratta? Cos’è che sai già? Che cos’ha Frodo?”. Il suo tono pareva contenere una preoccupazione sincera e l’altro ne fu colpito.
 
Bilbo gli rivolse un sorriso triste: “Lasciami riportare Frodo nella nostra stanza, poi ti racconterò tutto. Potremmo andare a cena, se ti va. Offro io”.
 
“Cosa? N-no, no, non è necessario”.
“Per favore, ci tengo. Voglio sdebitarmi per questa visita e… il l’aiuto che mi hai dato oggi, in generale”.
“Se la metti così…” Thorin si grattò la nuca, “Ti aspetto nella hall tra un’oretta circa, d’accordo?”.
 
Come risposta Bilbo gli elargì un altro sorriso.
 

 
 
 
 
 
Che cos’ha Frodo nelle sue tasche?
Io lo so e voi no, muhahhahahahahaha. Oooooook, sono tanto simpatica ^___^
Comunque, spero di essermi fatta perdonare dello scorso capitolo breve: questo è un po’ più consistente e soprattutto… pace fatta!! Le cose cominciano a migliorare e chissà cos’accadrà durante la cena… comincerà a nascere un po’ d’ammmmore?
Continuate a leggere e lo scoprirete, yuk yuk ^_____^
Ah, non abituatevi a questi aggiornamenti rapidi, esami are coming O______________________O
 
Grazie a chi legge, alle recensiste e a Amaerise per avermi messa nelle ricordate.
 
Ceci 
   
 
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