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Autore: eliseCS    15/06/2016    4 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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13 – Disastro Naturale
 
 
 
“Aspettate un attimo […] Di chi sarei la fotocopia, io?”
“Di tua madre, naturalmente”
 
 
 
L’affermazione pronunciata con così tanta leggerezza lasciò Elise senza parole, mentre nella sua mente regnava il caos come conseguenza a quelle quattro semplici parole: di tua madre, naturalmente.
Il Primo Ministro aveva appena detto che lei era la fotocopia di sua madre… ma non era vero!
Lei non sarebbe potuta essere più diversa da Diana di così: i suoi capelli non erano ramati ma biondi, i suoi occhi non erano caldi e scuri, ma verdi e brillanti con quella strana sfumatura a metà tra il dorato e l’arancione che le circondava la pupilla.
La verità era che lei a Diana non assomigliava per niente.
 
Ma la verità era anche che ovviamente Diana non era sua madre, non quella biologica almeno.
 
 
Delle mani le cinsero le spalle guidandola fino a farla sedere sul divano.
“Cosa vorrebbe dire tutto questo?” domandò James rimanendo seduto accanto alla ragazza che ancora stava cercando di elaborare fino in fondo l’informazione.
“Esattamente quello che ho detto, signor Potter” rispose Kingsley. “Se avessi una foto a disposizione temo che arriverebbe anche lei a convenire con me che Elise è praticamente identica a sua madre quando aveva la sua età”.
“Quello che non capisco…” continuò il ragazzo per nulla soddisfatto della risposta “è come mai la cosa sia saltata fuori proprio adesso. Elise è stata in un orfanotrofio – un orfanotrofio!- per otto anni! Se sua madre la voleva così tanto allora perché abbandonarla? Perché è lei quella che sta dietro a quello che è successo ieri, vero?”
“E immagino che sia una strega visto che voi sembrate sapere piuttosto bene di chi state parlando” aggiunse Daniel parlando per la prima volta.
“Sì, è così. Pensiamo che lei voglia che Elise ritorni… a casa, in un modo o nell’altro”
“E probabilmente continuerà a provarci finchè non ci sarà riuscita, per questo ti avevo chiesto di portare la ragazza a casa tua Potter: qui non possono arrivare” spiegò la McGranitt al ragazzo.
 
Seguì un attimo di silenzio durante il quale tutti guardarono Elise preoccupati.
In effetti la notizia non le era stata data nel migliore dei modi e lei non sembrava averla presa esattamente bene.
“Stamattina mi sono ritrovata James fuori dall’appartamento che divido con Julia” cominciò la ragazza suscitando lo stupore di tutti.
“Ma io non…” provò ad inserirsi il diretto interessato, ma lei non lo lasciò continuare.
“Mi ha invitato a fare colazione al Paiolo Magico e io ho accettato. Poi mi ha proposto di fare un giro a Diagon Alley e io ho accettato di nuovo” proseguì lei passandosi una mano tra i capelli.
“In realtà sono stata piuttosto stupida: sentivo che c’era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a capire cosa così non ci ho dato peso. Questo finchè non mi ha lasciata un attimo con una scusa assurda e io ho visto James e Dan passarmi davanti. Lì mi sono resa conto che probabilmente stamattina non avrei neanche dovuto aprire la porta” commentò tristemente.
 
Finì di raccontare come il falso James si fosse accorto che evidentemente lei aveva capito che c’era decisamente qualcosa che non andava, come era riuscita a sfuggirgli e come il vero James l’aveva trovata.
Il resto lo sapevano.
 
“Perché mi rivuole?” domandò Elise quando ebbe finito. “Perché adesso? Come ha detto James: che senso ha avuto abbandonarmi?”
I tre adulti si scambiarono uno sguardo preoccupato: adesso era arrivato il loro momento di dare spiegazioni, e non sarebbe stato affatto facile darle.
“Ragazzi sedetevi, tutti e tre” disse il signor Potter. “Elise ha diritto a sentire questa storia in quanto diretta interessata, ma voi due no. motivo per cui…” proseguì stroncando sul nascere le proteste di Dan e James “dovete promettere che poi non rivelerete ad anima viva o morta quello che verrà detto qui dentro tra poco. Non è un gioco, ci vanno di mezzo anche le ultime sparizioni di cui voi sapete bene, e non voglio assolutamente coinvolgervi più dello stretto necessario. Sono stato chiaro? James?”
Il ragazzo annuì serio spostando poi il suo sguardo da suo padre ad Elise: che era una ragazza speciale lo aveva capito nell’esatto momento in cui si erano incontrati, ma evidentemente non aveva ancora finito di rimanere stupito da lei e da qualsiasi cosa la riguardasse.
 
 
L’ora successiva il Ministro si ritrovò a riferire quello che era stato l’incontro con la professoressa McGranitt e Olivander avvenuto mesi prima, quando per la prima volta dopo anni il nome di Shayleen Skelton era stato di nuovo pronunciato ad alta voce.
La professoressa si occupò di raccontare di quando Shayleen era ancora a scuola mentre il Primo Ministro proseguì con la parte del suo insolito colloquio di lavoro e di tutto ciò che ne era conseguito.
Di quello che Shayleen stava organizzando, di come il suo compagno aveva capito che avrebbe usato la loro stessa figlia solo come strumento per raggiungere i suoi scopi e di come l’avesse quindi portata via per metterla al sicuro, pagando il suo gesto con la vita.
 
 
 
Elise ascoltò in silenzio per tutto il tempo: non una volta la sua bocca si aprì per porre una domanda, non una volta la sua espressione mutò da quella seria e concentrata che aveva assunto da quando la preside aveva cominciato a parlare. Non una lacrima lasciò i suoi occhi, nemmeno quando Kingsley finì di raccontare come era morto suo padre.
Non aveva lacrime da versare ma stava piangendo dentro di lei.
Per anni aveva fantasticato sui suoi veri genitori, sul fatto che forse un giorno sarebbero tornati a prenderla per essere di nuovo una famiglia.
Poi erano arrivati Diana e Rupert e aveva deciso che non le importava più: aveva trovato una nuova famiglia e le andava benissimo così, non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo.
E adesso veniva a scoprire che in realtà una parte di quella famiglia di cui non le importava più non l’aveva mai lasciata: le crisi che aveva avuto per anni ne erano la prova. In fondo in fondo forse l’aveva sempre saputo di non essere davvero come tutti gli altri bambini. Il fatto di essere un’eccezione anche all’interno del mondo magico… beh, quello era un altro discorso.
 
Si accorse che tutti la stavano guardando come se si aspettassero una qualsiasi reazione da parte sua.
Reazione che non sarebbe arrivata, non ancora.
 
“Posso tornare a casa?” domandò semplicemente alzandosi dal divano.
“Cosa? No!” saltò su James fermandola prima che potesse muovere un passo.
“Scusami?” domandò lei tagliente rivolgendogli uno sguardo di ghiaccio.
“Andiamo Elise, James ha ragione” intervenne Dan a difesa dell’amico. “Quelli adesso sanno dove abiti, non puoi tornare là come se nulla fosse…”
“A questo si può rimediare” annunciò il signor Potter guadagnandosi in un colpo solo la gratitudine di Elise e un’occhiataccia di fuoco da parte del figlio. “Mi occuperò personalmente di mettere gli incantesimi di difesa e protezione sul tuo appartamento: sarà sicuro come stare qui”.
“Bene, andiamo allora” disse dura Elise, e senza aggiungere altro si diresse verso l’uscita.
 
 
 
/ / /
 
 
 
“Perché mi hai mandato un messaggio con l’indirizzo del nostro appartamento?” domandò Julia non appena rientrò a casa quel pomeriggio. “E perché poi hai scritto di non far leggere il messaggio a nessuno e di cancellarlo subito?”
“L’hai fatto, vero?”
“Certo!”
“Bene. Beh, per rispondere alla tua prima domanda: se non l’avessi fatto credo che non saresti riuscita a trovare l’appartamento, se ho capito bene come funziona…” disse Elise
“Elise ma che stai…” cominciò Julia, ma si bloccò non appena si ritrovò a guardare sul serio l’amica da quando era rientrata.
Era rigidamente seduta sul divano, le gambe incrociate e la schiena dritta. Quello che più la colpì fu però il suo viso: sembrava una maschera e anche nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso, non brillavano come al solito, si erano spenti.
“Elise, cos’è successo?” le domandò la mora sedendosi accanto a lei.
 
La ragazza fece diversi respiri profondi e cominciò a raccontare.
Tutto.
Compreso quello che gli era stato detto riguardo la sua vera famiglia.
 
E finalmente si concesse di provare qualcosa, di rompere quella maschera di apparente indifferenza che aveva ostentato fino a quel momento.
Perché per quanto avesse cercato di negare il contrario, a lei dispiaceva che suo padre fosse morto in modo tanto orribile (se poi pensava che era la fine che aveva rischiato di fare James…)
La distruggeva sapere che per sua madre non era altro che un contenitore pieno di energia da cui attingere a proprio piacimento, e non una figlia amata e voluta.
Cos’altro poteva fare se non piangere?
 
Quando si staccò dall’abbraccio spacca ossa in cui Julia l’aveva costretta nel esatto momento in cui aveva cominciato a singhiozzare Elise notò che, pur avendo anche lei gli occhi lucidi, l’amica stava sorridendo sotto i baffi.
“Che c’è?” le domandò soffiandosi il naso.
“Stavo pensando che sei proprio un disastro naturale, amica mia. Come faresti senza di me?” rispose Julia con tono solenne.
Elise alzò un sopracciglio con aria interrogativa.
“Beh, guardati!” continuò Julia lasciando la bionda sempre più perplessa. “Passo meno di mezza giornata senza di me e guarda cosa mi combini… Non posso lasciarti sola un attimo, eh?” concluse facendole l’occhiolino.
 
Le due si guardarono per un istante per poi scoppiare a ridere insieme mentre Elise si sporgeva per abbracciare di nuovo l’amica.
“Hai ragione Julia” le sussurrò all’orecchio tra una risata e l’altra “sono proprio un disastro!”
 
 
 
/ / /
 
 
 
Dire che James ci era rimasto male quando Elise era letteralmente scappata da casa sua sarebbe stato alquanto riduttivo.
Avrebbe voluto convincerla a restare per parlare con lei di quello che era appena stato detto loro, capire come si sentiva, cercare di rincuorarla in qualche modo… perché nonostante la ragazza non avesse battuto ciglio lui aveva visto che i suoi occhi si erano spenti, lui aveva capito che non era tutto a posto come lei voleva far credere.
Suo padre però l’aveva bloccato ancora prima che avesse potuto muovere un dito dicendo che era meglio che solo lui accompagnasse la ragazza fino a casa e che non gli serviva aiuto per gli incantesimi di protezione a cui avrebbe dovuto sottoporre l’appartamento.
 
James sapeva che con tutta probabilità la ragazza, appena arrivata a casa, si sarebbe sfogata con la sua migliore amica, Julia.
 
Quando quella mattina lui e Dan erano usciti per andare a comprare un nuovo kit di manutenzione per il loro manico di scopa il riccio ne aveva approfittato per aggiornarlo su quello che era successo il pomeriggio precedente mentre lui era ancora privo di sensi, ed era saltato fuori che lui e Julia avevano avuto occasione di parlare abbastanza a lungo mentre aspettavano che Elise si risvegliasse.
 
Così adesso sapeva che le due ragazze erano amiche da quando Elise aveva cominciato a frequentare la nuova scuola dopo essere stata adottata dai signori Starlet e che da quel momento erano state come sorelle.
Con sorpresa le due avevano anche scoperto di avere le stesse aspirazioni riguardo quello che avrebbero voluto fare “da grandi” e oltre a condividere il percorso di studi da quell’anno abitavano addirittura insieme in un appartamento non troppo lontano da dove si tenevano le lezioni dell’università.
 
Sicuramente, unite com’erano, Elise non avrebbe aspettato un attimo prima di confessare cos’era successo quella mattina, e James si sentiva vagamente geloso nei confronti di Julia visto che sarebbe voluto essere lui al suo posto.
 
 
Nemmeno lui riusciva a spiegarselo fino in fondo, ma quella ragazza lo aveva stregato.
Aveva paura a usare l’espressione colpo di fulmine, ma per quanto ci girasse intorno non riusciva proprio a trovare nessun altra spiegazione per quello che gli era successo.
C’era poco da fare, ancora prima di scontrarsi con lei per sbaglio –con tutte le conseguenze- James aveva posato gli occhi sulla ragazza e da lì non era più riuscito a spostarli.
Elise era simpatica e gentile, a parer suo molto più che carina, anche se sembrava che lei neanche se ne rendesse conto.
Parlando con lei durante la sua permanenza al San Mungo si era sorpreso a pensare che non si sarebbe mai annoiato nel sentirla parlare: la sua compagnia era troppo piacevole per poterne fare a meno.
Era una ragazza ma non lo guardava, come facevano praticamente tutte, solo per il cognome famoso che portava o la bravura nel Quiddich dimostrata durante gli anni a Hogwarts. Lei quelle cose non le sapeva nemmeno, e probabilmente era per quello che quando lo guardava lo vedeva per quello che era: un ragazzo di vent’anni che come lei aveva scelto di studiare per poter, un giorno, aiutare le persone.
E questa cosa a James piaceva da impazzire.
Non come Calliope che quando le aveva annunciato che era passato al test per poter frequentare il corso di Guaritore aveva storto il naso e lo aveva mollato su due piedi dicendo che fare il Guaritore era da femminucce.
 
Calliope…
 
Dopo quasi un anno e mezzo che non stavano più insieme non sapeva se era rimasto più sorpreso o infastidito nel sapere che era rimasta per tutto il tempo al suo capezzale prima che arrivasse Elise a guarirlo.
Beh, no… in realtà lo sapeva come si sentiva al riguardo.
Quando alla fine era riuscito a scollarsela di dosso aveva assalito suo fratello Albus chiedendo spiegazioni, visto che la ragazza aveva la sua stessa età e frequentava con lui il corso di Auror.
Al si era difeso dicendo che quando erano venuti a chiamarlo per conto di sua madre per dirgli di andare a casa perché James aveva avuto un incidente la ragazza non aveva voluto sentir ragione e aveva voluto a tutti i costi andare anche lei.
Evidentemente nessuno era riuscito a impedirglielo.
 
Questa era un’altra cosa di cui James avrebbe voluto parlare con Elise.
Diamine! Stava quasi per baciarla e lei si era tirata indietro all’ultimo dicendo che non era il caso visto che c’era la sua ragazza fuori dalla porta che stava aspettando.
In un primo momento lui non aveva nemmeno capito di cosa stesse parlando, e quando poi ci era arrivato avrebbe preferito non averlo mai fatto, pregando in cuor suo che fosse tutto un malinteso.
Ma anche quella volta Elise era corsa via senza lasciargli il tempo di spiegare.
 
Gli venne da sorridere ripensando a come la ragazza aveva aggiustato il naso a Kingsley dopo averglielo rotto.
Sapeva di poter usare la magia in quel modo così unico e singolare –senza bacchetta- da meno di un giorno e già riusciva a compiere in modo impeccabile un incantesimo di guarigione non esattamente semplice come quello di sistemare le ossa di un naso rotto.
Nemmeno lui, dopo anni che usava la sua fidata bacchetta, era riuscito ad ottenere un simile risultato la prima volta che ci aveva provato.
 
Sarebbe stato interessante insegnare a Elise tutti quegli incantesimi che di solito venivano imparati a scuola per vedere con che prontezza e velocità la ragazza sarebbe riuscita ad apprenderli.
Ne avrebbe sicuramente parlato con suo padre: voleva essere lui a farlo.
Ora non gli restava altro da fare che convincere la ragazza a stare in una stanza con lui per abbastanza tempo da riuscire a parlargli.
 
L’ultimo pensiero che gli attraversò la mente quella sera prima di addormentarsi fu che suo padre, da quando era ritornato a casa, aveva accuratamente evitato di dirgli dove abitava Elise.













...E poi non ditemi che non son buona, eh!
Mi sono accorta che a causa dei turni di tirocinio domani non sarei riuscita ad aggiornare, quindi spero di avervi fatto un piacere ad anticipare di un giorno anzichè rimandare tutto a lunedì.
Grazie a Helena Lily e _purcit_ che hanno recensito lo scorso capitolo e a tutti gli altri che continuano a seguire la storia!
A lunedì!
E.

 
   
 
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