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Autore: Angiedragoness    16/06/2016    1 recensioni
WARNING- Female!Frisk, spoilers della pacifist e genocide run, alphyne, primi capitoli scritti male perchè ero dal cellulare :D
Dal testo:
-Ci siamo. È l'inizio di una nuova storia per noi mostri. L'inizio di un nuovo capitolo della storia umana...- battè il suo tridente a terra, come a confermare la sua determinazione. -Oggi noi mostri risorgeremo, torneremo nel mondo della superficie... e soprattutto vivremo in pace. Vivremo. Smetteremo di sopravvivere in un luogo che non ci appartiene. Frisk.- Asgore allungò una mano verso di lei, invitandola ad avvicinarsi.
Frisk guardò Toriel un istante prima di staccarsi e prese per mano il re dei mostri.
Agore si volse e alzò il tridente.
I mostri alzarono le mani e le loro voci si unirono in un solo coro: un coro forte e denso, pieno di paura e coraggio messi insieme.
Frisk gonfiò il petto e tenendo sempre Asgore per mano, si avviò insieme ai suoi amici, verso la prima strada lontano dal Monte Ebott.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Frisk osservava le due scritte dinanzi al suo naso, rannicchiata sul suo letto sotto le coperte. Il cellulare segnava che era mezzanotte e mezza.
Osservava le icone come se potessero darle una risposta da un momento a l’altro, ma ciò ce ottenne fu solo un grosso mal di testa a causa del sonno e del mal d’occhi.
Ma in ogni caso… perché?
Cosa era accaduto? Si morse il labbro inferiore pensierosa.
La sua DETERMINAZIONE era forte, più di quella di chiunque altro, e allora perché non riusciva a caricare? Lo aveva fatto giusto qualche ora prima con Undyne.
Strinse il tessuto della canottiera che teneva addosso e storse il naso. Non aveva alcun senso.
Poi all’improvviso sussultò, il cellulare aveva vibrato sul materasso senza preavviso e Frisk si passò una mano sul volto, sbuffando. Prese il telefono e guarò tra le notifiche: Alphys aveva pubblicato una foto sua e di Undyne sul loro letto con scritto: “My waifu is real!”.
…cosa volesse dire waifu Frisk non lo sapeva, ma non potè non ridere nel vedere Alphys che teneva il braccio di Undyne per sembrare che la abbracciasse mentre in realtà dormiva come un sasso a bocca aperta.
Notò anche che c’era Papyrus online, anche lui come al solito faceva le ore piccole, e mise un “like” alla foto.
Frisk ripensò a come gli si era rivolta e non potè non starci male.
Guardò le due icone e le fece sparire, e scese dal letto, a piedi scalzi. Aprì la porta lentamente, non voleva che Toriel la sentisse e la rimproverasse, e superò la stanza comune in cui si riunivano senza disturbare Undyne e Alphys che se ne stavano vicine sulla loro branda, e si avviò verso la stanza di Papyrus e Sans.
Quando fu davanti si fermò osservando la porta, tentennando, ma alla fine alzò la piccola mano e bussò.
Quando la porta si aprì Papyrus si presentò con quello che doveva essere il suo pigiama. Aveva acceso una luce che aveva sul comodino e Sans mugugnando si era arrotolato le coperte intorno al corpo per non essere disturbato dal lume. Papyrus guardò Frisk, poi un istante dietro di se, poi di nuovo lei.
-Non dormi, umana?- Chiese, a bassa voce.
-No… io…- Frisk sospirò, allungando una mano e prese una delle sue, scheletriche. Si stupiva sempre di come fossero calde le mani di quei due scheletri, e non gelide come quelle dei manichini che vedeva qualche volta. -..ho avuto un incubo.-
L’espressione di Papyrus cambiò, e stupito si abbassò poggiando le ginocchia a terra, così da essere alla stessa altezza della bambina. –Un incubo? E sei venuta dal grande Papyrus perché ti da, di certo, un grande senso di sicurezza, vero?- Chiese lui con un sorriso.
Frisk non potè trattenere un leggero risolino, ma annuì. –Esatto… ti dispiace venire da me fino a che non mi addormento?- Chiese poi, guardandolo.
A Paps si illuminarono gli occhi di gioia. Si alzò in tutta la sua altezza prendendo Frisk sotto le ascelle per sollevarla. –NON TEMERE, UMANA! IO IL GRANDE PAPYRUS VEGLIERO’ SU DI TE TUTTA LA NOTTE SE NECESSARIO! SANS!- Urlò, girandosi verso il letto del fratello. –PELANDRONE! IO VADO CON L’UMANA! DOMANI MATTINA VOGLIO TROVARTI SVEGLIO AL MIO RITORNO!-
L’unica risposta che ricevette fu un mugugno e una mano che usciva da quell’amalgamato di coperte e lenzuola che si agitava in modo pigro e addormentato. Papyrus chiuse la porta, allora, e tenendo Frisk in braccio si avviò con fare trionfante verso la camera della bambina. Non si fece nemmeno problemi quando passorono vicino a Undyne e Alphys, dove la prima delle due alzò la testa guardandoli assonnata, per poi sorridere divertita e salutarli con una mano, gettandosi poi nuovamente con la testa su uno di quei cuscini scialbi che erano riusciti a procurarsi.
Finalmente in camera, Frisk venne messa con delicatezza sul letto e Papyrus si accomodò accanto a lei. Frisk ridacchiò e gli saltò sul petto, come ad abbracciarlo.
-Soffri il solletico Papy?-
-OVVIAMENTE NO UMANA!- Frisk agitò un dito davanti al suo naso, per fargli capire di fare più piano, Papyrus sussultò e cambiò tono ti voce, abbassandolo. –Ovviamente no, umana, il grande Papyrus non soffre il solletico.-
Frisk ci provò, ma come aveva detto lui, nulla. Lei rise appena, per poi mettersi con la testa appoggiata a una sua spalla.
Papyrus sembrava contento.
-Papyrus?-
-Dimmi, umana.-
-Mi dispiace per prima…-
Papyrus le lanciò una leggera occhiata, poi però sorrise. –Tranquilla, umana. Non sono arrabbiato. Avrei solo voluto sapere se potevo fare qualcosa per farvi fare pace.-
-Sai… credo che dovremo farlo da noi.- Frisk sospirò pesantemente.
-Sans non mi dice mai se qualcosa non va. Forse crede che sia stupido.-
-Sans non crede che tu sia stupido.- Frisk corrugò la fronte. –Non vuole farti preoccupare…-
-Sono suo fratello, lo conosco fin troppo bene per capire se qualcosa non va oppure no!-
-Vero, sei bravo… molto bravo.-
-Umana, mi prometti che se potrai… farete pace?- Chiese piano lo scheletro. –Non mi piace vedere le persone a cui voglio bene litigare.-
Frisk abbassò lo sguardo, ma rispose a Papyrus con un sorriso, annuendo. Paps sembrò tranquillizarsi.
Pace? Con Sans?
Frisk ora come ora era così arrabbiata con lui che solo la sua presenza la infastidiva, ma non voleva deludere Papyrus. Forse un modo per fare pace c’era?
…che Sans ammettesse di aver detto delle cose cattive, ecco qual’era il modo più veloce. Mentre Frisk poggiava il capo sulla spalla di Papyrus si morse le labbra, pensierosa.
Per ora aveva risolto senza CARICARE, ma doveva trovare una soluzione. Con Papyrus era stato semplice ma se fosse accaduto nuovamente come con Undyne? Non poteva permetterlo. Doveva stare più attenta.
Quando Papyrus chiuse gli occhi Frisk si concesse di dare uno sguardo alle icone CARICA e RESET, ma nulla era cambiato. Una luminosa e l’altra spenta. Non capiva… ci avrebbe pensato il giorno dopo, riposata e con più calma.








Gettatasi sul suolo, Frisk sputò la terra che le era finita tra i denti.
-“…ti prego.”- una voce, roca, debole, venne da dietro le sue spalle. Frisk si volse, con un sorriso.
Uno dei tanti froggit che aveva incontrato per le rovine era piegato su se stesso, un taglio rosso sul suo addome. –“Non voglio combattere.”-
Dalla bocca di Frisk uscì una risata. Si avvicinò, staccando un ramo da quello che pareva un albero morto, secco, e grigio… staccò una parte, così da renderla appuntita.
Il suo corpo si muoveva senza che lei lo volesse, e la cosa la spaventò.
Era la stessa sensazione che aveva provato poco prima di uscire dal Sottosuolo.
-“Abbi pietà.”- gemette, il piccolo mostro.
Dalla bocca di Frisk uscì di nuovo una risata e scagliò il ramo contro Froggit. Chiuse gli occhi.
Una sensazione di calore passò dal braccio fino al suo petto, e sentì il cuore pulsare forte, con veemenza.
Quando riaprì gli occhi vomitò.
Barcollò e gettò in avanti il suo corpo, così da finire in ginocchio, . Alzò la testa, e ciò che restava di Froggit era un cumulo di polvere.
All’improvviso però, la mano prese ad agitarsi, e prese il bastone nuovamente tra le dita. Un altro froggit era oltre a una porta, lo sguardo spaventato.
-Ferm…- Le gambe si mossero da sole, e il mostro non ebbe il tempo di scansarsi.
Il bastone si conficcò dentro di lui, e con facilità, Frisk sollevò quel corpicino trafitto. Lentamente Froggit tremava ancora per il dolore mentre le sue zampe si tramutavano in polvere lentamente.
=) F E R M A R M I ?=)
Una voce non sua uscì dalle labbra.
=) P E R CH E’ ? =)










-FRISK!-
La bambina sussultò, sgranando gli occhi. Il volto di Papyrus proprio dinanzi a lei. La teneva sotto le ascelle, alzata dal letto, e quando lei si svegliò Papyrus parve rilassarsi.
-FINALMENTE UMANA! NON TI SVEGLIAVI PIU’!-
Frisk battè le palpebre qualche volta, prima di capire che era stato un incubo.
Wow, aveva mentito dicendo di aver avuto un brutto sogno e non appena si era addormentata ne aveva avuto uno. Giustizia divina? Forse. Sta di fatto che ancora papyrus la teneva alzata.
-Papy… mi puoi lasciare?- Chiese, piano, in un sospiro. . .
-Ah.. si si certo!- Papyrus parlava ancora piano, e continuava a osservarla. -Ancora un brutto sogno umana?-
-Credo… di si.- Frisk gemette, stropicciandosi gli occhi. -Credo di si non saprei.-
-Tranquilla, sei con il grande Papyrus, non devi temere alcunchè!-
Frisk semplicemente si appoggiò a lui, in silenzio. Aveva le punte delle dita fredde e si sentiva stanca, le palpebre pesanti. Chiuse gli occhi. Non si addormentò immediatamente ma almeno ebbe tempo di rilassarsi scacciando il ricorso di quell’incubo.
Quando finalmente si addormentò, si accasciò su Papyrus, che la stringeva con un solo braccio. Magari fare pace con Sans fosse stato facile come con Paps.





La mattina seguente Frisk non ebbe tempo per pensare ai due tasti di RESET e CARICA. Si gettò giù dal letto con Papyrus e si presentarono insieme a colazione.
-Ecco dove eravate finiti allora!- Undyne stava bevendo un caffè caldo mentre Alphys ancora mezza addormentata cercava di mettere a posto alcuni fogli sparpagliati sul comodino del soggiorno.
-MIO FRATELLO?- Chiese immediatamente Papyrus, andando ad aiutare Toriel a servire i biscotti al cioccolato e la caffettiera ancora calda.
-Credo sia uscito Papyrus, quando mi sono alzata la caffettiera era giá pronta e una tazza era sul lavello.- Toriel pareva stanca, stava lavorando come una matta insieme ad Asgore per cercare accordi e tranquillizzare le due razze.
Come a chiamarlo ecco anche Asgore. Si presentò con addosso giá il suo mantello e la sua veste reale, ma ancora doveva sistemarsi i lunghi peli e barba biondi che gli ricadevano sulle spalle, quindi ciò che rimaneva di Asgore era una figura con quello che sembrava un parrucchino arruffato e informe.
Frisk cominció a ridere quando lo vide, accompagnata da Undyne che ridacchiò, anche il re dei mostri si lasciò contagiare, mettendosi a sedere dopo aver preso una teiera per farsi il thè.
Si sedette accanto a Frisk, e le fece un cenno con la teiera. –Posso?-
Frisk annuì e prese la sua tazza dallo scolapiatti, facendosela riempire di thè.
Inutile dire che come riusciva a farlo Asgore non lo faceva nessuno, Undyne si avvicinava al suo livello ma nessun altro riusciva a trovare la giusta dose di acqua e infuso come lui. Bevve in pochi sorsi la bevanda calda, chiedendone una seconda tazza.
-Frisk, attenzione o ti verrà l’aria alla pancia… oh grazie Alphys per avermeli stampati.- Toriel prese dei fogli che Alphys le consegnò.
-D…Di nulla!- Alphys si sedette sul lato del tavolo, predendo anche lei del thè.
Frisk si meravigliava sempre di vederli tutti insieme. Si meravigliava di più quando Toriel non lanciava occhiatacce ad Asgore, e anzi, come in quel momento, ci parlava… di lavoro, certo, ma ci parlava.
-Credo dovresti dirle tu queste cose.-
-Perché sono grosso e faccio paura?-
-Non hai fatto paura a una bambina di undici anni, figuriamoci.- Toriel bevve la sua tazza di caffè mentre Asgore la guardava con le sopracciglia corrugate.
Frisk alzò un sopracciglio, guardando Asgore, ma non disse nulla. Esordire con un “non è vero mi ha fatto così tanta paura che me la stavo per fare addosso” non era certo la cosa migliore, nessuno lo avrebbe apprezzato o colto quel briciolo di ironia che Frisk avrebbe voluto.
-Alphys, a che ore devi essere al centro?- Undyne giocherellava con una delle creste della dottoressa, che stava diventando color pomodoro.
-A…A… Alle… Alle nove…-
-Ancora gli amalgamati?- Frisk drizzò la testa.
Alphys annuì. –Le loro famiglie stanno facendo un lavoro straordinario, ma preferisco tenerli sott’occhio ancora per un po’.-
-Ti va se vengo ad aiutarti oggi?- Frisk sorrise, mentre prendeva uno dei biscotti e lo addentava. Era amaro. Dovette mandarlo giù con un sorso di thè, dolce… erano al cioccolato fondente, e a lei non piaceva.
-Ah… c…credo di si… sempre che Toriel voglia.-
-Mamma posso? Posso?- Frisk si volse subito verso Toriel, che era rimasta a guardarli con gli occhiali da vista leggermente abbassati e occhi sgranati. Balbettò qualcosa, poi sospirò.
-Entro pranzo voglio che Frisk torni qui, va bene?-
-Certamente! Vero Alphys?-
-S…Sicuro!- La dottoressa sorrise, e poi guardò Frisk, annuendo. Finalemnte avrebbero passato qualche ora insieme, non ne avevano avuto l’occasione da quando era finito tutto.
Avrebbe pensato dopo ai tasti che non funzionavano, per ora, magari, faceva altro. Anche Toriel lo diceva, che spesso alcune soluzioni vengono senza pensare al problema.
Lei e Alphys uscirono di casa tenendo sotto braccio un saccottino dove Toriel aveva messo un panino e una mela per entrambe, Papyrus le accompagnò per la piazzola che incorniciava gli appartamenti che erano stati dati ai mostri, per poi continuare in altri palazzi. Tutti stipati lì in piccoli appartamenti, ma il popolo del sottosuolo sembrava a suo agio.
Forse non era poi cambiata molto la situazione da quando erano usciti, erano costretti comunque a stare dentro a posti stretti e bui. E umidi.
A Frisk dispiaceva, molto, ma non poteva fare nulla ormai, una gran parte del lavoro era in mano ad Asgore e Toriel.
I volontari pro-mostri facevano molto per loro, ma c’erano anche i protestanti anti-mostri (così li chiamavano alla radio), che volevano solo rivedere i mostri nel sottosuolo.
Quelli spaventavano Frisk.
Non poteva non pensare a quando, per la prima volta, si sentì di un’aggressione: era stato Doggo a salvare uno dei Temmie che si era avvicinato, attirato da quei maledetti. Avevano tirato le orecchie e stavano per portare via il povero Temmie oltre alla barricata quando Doggo si era precipitato e aveva difeso il povero, ingenuo, mostro.
Da allora i turni di Undyne, Papyrus e Sans erano aumentati: sentinelle e guardie reali dovevano fare il doppio del lavoro per tenere lontani i protestanti, che nei primi giorni continuavano costantemente a voler oltrepassare le barricate e le reti che erano attorno al campo di fortuna. Due settimane prima avevano cominciato a buttare oggetti oltre le reti e avevano preso Papyrus in testa con un masso. Undyne era andata su tutte le furie e aveva fatto comparire le sue lance blu, ma non aveva scagliato alcun colpo. Aveva solo spaventato a morte quelli che erano in prima e seconda fila.
Papyrus stava bene, per fortuna, ma non potevano permettere agli amalgamati e ai mostri con gli aspetti più “pericolosi” di allontanarsi dal centro del campo, quindi persone come Grillby, Shyren, MadDummy, Napstablook o Shyren erano tenuti negli appartamenti più interni.
Salutarono un gruppo di volontari mentre camminavano, e arrivarono al capannone in cemento armato e ferro dove era stato preparato uno studio solo per Al, dove teneva dei suoi documenti, delle stampe e due computer, alquanto vecchi, che era riuscita a far diventare tre volte più potenti con qualche pezzo di ricambio preso da alcuni elettrodomestici in casa. Infatti la lavastoviglie che avevano, per quanto vecchia, non funzionava più perché i componenti servivano ad Alphys.
Si sentì subito un ansimare e dei passi pesanti.
L’Amalgamate stava correndo verso Alphys contento e scodinzolando, mentre le sue zampe si muovevano freneticamente e i volti nelle sue ombre diventavano di colpo pieni di gioia.
Quando si accorsero però di Frisk, l’Amalgamate si boccò e si mise in posizione di gioco, pronto a scattare. Girò su di se mentre perdeva qualche pezzetto di se, che si riattaccava come una calamita al suo corpo lentamente, mentre attendeva di poter giocare con Frisk.
Beh, lei se lo era fatto amico lanciandogli la sua padella vecchia e arrugginita.
La bambina rise, e dato che non aveva nulla da lanciargli gli diede solamente delle grattate dietro le numerose orecchie, facendo cadere l’Amalgamate a terra mentre agitava un paio delle zampe, godendosi la grattata.
Papyrus sorrise, poi guardò entrambe. –DOTTORESSA ALPHYS, UMANA, IO VADO A CERCARE MIO FRATELLO E NON VOGLIO FARE TARDI AL MIO POSTO DI GUARDIA. CI VEDIAMO STASERA!-
Stava per uscire, quando Frisk lo chiamò. –Papy!-
Lui si volse. –SI?-
-…Stai attento, ok?-
Papyrus parve commosso dalla sua preoccupazione e corse ad abbracciarla. –OH UMANA! TU CHE TI PREOCCUPI COSI’ TANTO PER ME! UNO DEI MIGLIORI AMICI CHE POTESSI DESIDERARE! MA NON TEMERE, IL GRANDE PAPYRUS NON TEME E RISCHIA ALCUN PERICOLO! NYE EH EH EH.- E corse fuori.
Frisk lo guardò andare via, per poi scambiarsi un’occhiata con Alphys scrollando le spalle.
La giornata fu abbastanza lunga fino a mezzogiorno: dare da mangiare agli amalgamati, dare le nuove istruzioni alle famiglie per accudirli meglio, fare le fotocopie ad Alphys… insomma, non c’era di cui annoiarsi.
Fecero uno spuntino a metà mattinata dove Alphys le fece vedere una piccola anteprima di MewMew Kissy Cutie, e Frisk le promise che prima o poi lo avrebbero guardato.
La mattina continuava, e durante la stampa di nuove pagine da aggiungere ai tomi di Alphys, a Frisk venne un’idea.
-Al?- Chiamò l’amica, poco distante. –Posso farti una domanda?-
Alphys non alzò la testa dal tavolo. –Mhm? Si…?-
-Come faccio a riparare un interrutore che non funziona più?- Chiese la bambina controllando a che punto fosse la stampa.
Alphys scrollò le spalle mentre continuava a scrivere. –Dipende da che tipo di interruttore sia: potrebbe esserci un cavo rotto, o non arriva la corrente.-
-No… non un interruttore che puoi toccare… uno che… a cui non puoi arrivare.-
La ex-dottoressa allora si volse, e ci pensò su. –Co…Come mai questa domanda? E’ un indovinello forse?-
-Solo curiosità!-
-Beh… è un interruttore che non puoi toccare…ha la corrente?-
-Non proprio… va con altre cose, un’energia diversa.-
-Se non puoi toccarlo ci sarà un telecomando forse per farlo, o il battito delle mani… sta di fatto che forse potrebbe essere che c’è qualche cosa che disturba il segnale e il funzionamento dell’interrutture. Come… sai… ehm… l’energia solare: se non c’è il sole i pannelli non trasformano i raggi in elettricità.-
-Ah.- Frisk abbassò appena lo sguardo sulla stampa finita. –Solo questo?-
-Ecco… tutto ciò che mi viene in mente è questo, oppure è una cosa differente?-
-no no… va bene.- Frisk sorrise portandole i fogli. –Altro, capo?-
Alphys rise appena, un po’ a maialino, ma poi la fece sedere vicino a lei, così che potesse dettarle alcune serie di numeri e lettere. Frisk ogni tanto chiedeva curiosa di cosa si trattava e Alphys, balbettando sempre meno, le spiegava ogni cosa. Da quando erano usciti Alphys era cambiata tanto, probabilmente merito di Undyne, che le dava una spinta in più.
Arrivata l’ora di Pranzo Frisk decise di avviarsi per tornare a casa. Salutò Alphys e dopo l’ennesima grattino alle orecchie dell’Amalgamate si diresse fuori. Salutò Dogaressa e Snowdrake che stavano entrando al momento per occuparsi dei loro cari.
Camminando vidde che alcuni mostri erano fuori, e mentre faceva i passi su per le scale del suo palazzo pensò alle parole di Alphys:
I pulsanti funzionavano con la sua DETERMINAZIONE, che poteva mettere nel problema sotto forma di elettricità, l’interruttore erano invece il tasto CARICA, a cui però non arrivava l’energia. Di certo non passava per le sue braccia perché altrimenti avrebbe fnzionato… ma cos’era ciò che “disturbava il segnale”? Cos’era che rovinava la recezione del pulsante?
Frisk ci pensò su, cosa era accaduto in quel periodo?
La risposta le venne immediatamente in mente.
La sua litigata con Sans, ciò che era accaduto con Undyne prima dell’ultimo caricamento e come aveva risposto a Paps…
Forse erano quello ciò che interferiva con il segnale?
Beh, Papyrus e Undyne li aveva risolti, in modi diversi ma ad uno aveva chiesto scusa e l’altra invece non si ricordava nemmeno cosa era accaduto.
Il problema era Sans allora.
E ti pareva.
Bussò alla porta e Toriel aprì, facendola accomodare per il pranzo. Erano solo loro due in casa, come spesso accadeva, e Toriel ancora guardava quei fogli.
Frisk mandò un boccone di pane e prosciutto giù per la gola prima di parlare. –Mamma, cosa sono?-
-Oh… nulla cara.- Toriel però li guardava sempre con un’espressione dura. –Discorsi che Asgore ha scritto, sto correggendo alcune cose.-
Nonostante tutto, la situazione non era cambiata: a quanto aveva sentito era Toriel quella dietro alla maggior parte delle scelte di Asgore, perché era più concreta.
-Posso sapere per cosa?-
-Parleremo per una nuova intervista… non sappiamo quando… ma vogliamo far capire che non siamo qui per recare danni…-
-Ma… il mio discorso allora non è valso a nulla.-
Toriel si girò a guardare Frisk, alzando le sopracciglia, e un dolce sorriso comparve sul suo volto. Accarezzò la guancia della bambina con delicatezza. .-Tesoro mio, certo che è servito. Se non ci fossi stata tu, bambina mia, nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere, sarebbe andato tutto per il peggio, e forse ora saremmo in una guerra ancor più peggiore di quella precedente tra Umani e Mostri. Non dire che ciò che hai fatto non è valso a nulla, perché non è assolutamente vero, anzi… anzi renditi conto che sei stata indispensabile, per ognuno di noi.-
Un flebile sorriso comparve sul volto di Frisk, che non era troppo convinta, ma annuì. Forse la mamma aveva ragione.
Aiutò Toriel a sparecchiare e a pulire casa, mentre fuori di nuovo delle nuvole scure coprivano il cielo azzurro, lentamente anche alcuni tuoni arrivarono e la pioggia cominciò a cadere.
Frisk accese la radio, così da sentire un po’ di musica.
A un certo punto ecco che venne fuori una canzone, che conosceva anche fin troppo bene. Sorrise. La sua canzone preferita.
Quando cominciò a cantarla usando la scopa come microfono rise passandolo a Toriel, che però non conoscendo le parole se le inventava. Arrivò a fare una strofa che diceva quanto le lumache fossero buone da mangiare. La bambina rideva come una matta.
La canzone sciamò lentamente, mentre Frisk preparava un sacco della spazzatura da portare giù la mattina dopo. Canticchiava ancora quel motivetto che si ripeteva, allegro, quando Toriel si fermò, ascoltando la radio, in silenzio. Si portò una mano alla bocca.
Frisk non aveva sentito cosa stavano dicendo e si avvicinò. –Mamma?-
-F…Frisk, vai in camera…-
-Perché?- toriel la prese per una mano delicatamente, ma non spense la radio, e la notizia continuò ad andare e Frisk non potè non sentire cosa veniva trasmesso.
-“…un gruppo di protestanti ha fatto breccia da una delle staccionate e ha oltrepassato la rete, hanno petardi, bastoni… e… ommioddio.”-
La giornalista della radio si ammutolì, mentre Frisk faceva forza per non essere buttata nella sua camera, dove non avrebbe potuto sentire.
-“…c’è un mostro a terra… le forze dell’ordine stanno intervenendo… ommioddio. Hanno ucciso un mostro.”-
Altre voci si alzarono, e la bambina sentì chiaramente la parola ‘polvere’. Il cuore le saltò un colpo.
Toriel si era bloccata ad ascoltare, e dovette darsi un grosso scrollone prima di tornare a far camminare Frisk, che ascoltò le ultime parole provenienti dalla radio prima di vedere solo la porta chiusa e sua madre che le diceva di starsene dentro e di non preoccuparsi: -“Il re dei mostri è intrvenuto e ha alzato un muro di fuoco intorno a lui e ai mostri, mentre i poliziotti allontanano e arrestano più persone possibili… “- Frisk si rannicchiò contro la porta, guardando avanti a se, spaventata e impaurita.














Era tardi ormai, e Frisk era stata fatta uscire da camera sua per attendere gli altri insieme a Toriel. La prima a rientrare fu Alphys, che fece un timido sorriso, spiegando che le cose ora erano calme e che era tutto sotto controllo.
-Chi hanno ucciso?- Frisk non ci pensò due volte a chiederlo.
Alphys la guardò, mordendosi le labbra. Ma scosse la testa. –Non lo so, sono rimasta chiusa dentro al capannone per assicurarmi che nessuno si facesse male, e non ho avuto altre notizie.-
Toriel strinse le spalle di Frisk dandole un bacio sulla cute, ma non disse nulla.
La bambina però era peoccupata, dove erano tutti? Undyne, Asgore, Papyrus… e Sans? Dove erano andati a finire? Passò un’altra ora, poi un’altra dove il silenzio regnava sovrano nell’appartamento.
All’improvviso la porta si aprì, e rientrarono tutti e quattro. Sans e Papyrus furono i primi a rientrare, Papyrus aveva lo sguardo estremamente triste, Sans semplicemente guardava a terra, Asgore e Undyne invece sembravano distrutti, oltre che stanchi erano amareggiati e… pareva che Undyne avesse gli occhi rossi ai bordi, leggermente.
Alphys si gettò verso Undyne, prendendole le mani. –Undy! Undy stai bene vero? Non sei ferita! Mi hanno detto che c’eri anche tu…!-
Undyne guardò Alphys, per poi mettersi in ginocchio e l’abbracciò forte, affondando il volto sul suo camice coperto da un maglione inferltrito di lana rosa caramella. Alphys rimase immobile, prima di ricambiare l’abbraccio incerta.
Frisk guardò tutti quanti, mentre Papyrus andava verso camera sua e Sans si sedeva al tavolo, prendendo una penna e facendola rigirare tra le dita ossute.
-Asgore.- Toriel guardò il re dei mostri, che teneva, con sguardo pieno di tristezza, in mano il suo tridente rosso in una stretta forte e rigida.
-Hanno fatto breccia in una delle barriere tagliando la rete. Non c’erano guardie o sentinelle al momento in quella zona.- Sospirò, passandosi una mano sul volto, massaggiandosi gli occhi. –Ma c’era Gerson.-
A Frisk venne un colpo.
Gerson?
-E’ lui che è morto?- Chiese in un filo di voce la bambina, senza staccare gli occi da Asgore.
Lui fece una smorfia di dolore, per poi annuire senza guardare nessuna delle due.
Ci volle solo un attimo e Frisk scoppiò in un lago di lacrime. Gerson era un tipo strambo a volte, un mostro vecchio con mille storie da raccontare… non ci credeva. Non poteva essere vero. Si portò le mani al volto e lo coprì asciugandosi le lacrime con le maniche della felpa, mentre in silenzio singhiozzava.
Non lo conosceva bene come Asgore o Undyne, ma non era solo per il fatto che era morto per cui soffriva.
No.
Era che aveva sperato che qualcosa fosse cambiato e invece c’era gente che provava a far loro del male.
Non era giusto.











Vennero organizzati subito I funerali di Gerson, la mattina dopo, con il silenzio generale, Asgore tenendo in mano un vaso chiuso accuratamente, passò per la piazzola che ornava i palazzi dove vivevano con altri mostri, con passo deciso ma volto contratto in una smorfia di dolore.
Gerson lo conoscevano quasi tutti.
Gerson, il Martello della Giustizia.
Dietro ad Asgore c’era Undyne che camminava lentamente.
Frisk stava guardando tutto dalla finestra di camera sua.
Si volse a guardare le icone di RESET e CARICA, ma nulla era cambiato. Il RESET era luminoso, ma il CARICA spento.
Non poteva fare nulla, aveva guardato per l’intera notte il tasto CARICA, ma non poteva fare niente se non starsene a guardare quel funerale dalla finestra.
Non aveva idea in cosa le ceneri di Gerson sarebbero state messe, ma sperava che ora potesse riposare in pace. Chissà quanti anni aveva sulle spalle, quel mostro tanto bizzarro quanto gentile e divertente.
La cerimonia avrebbe preso ancora molto tempo ad Asgore e Toriel, e Frisk decise di uscire. Voleva vedere come avevano fatto quei maledetti a entrare.
Indilò gli scarponi e scese, facendo attenzione a non farsi notare da Toriel che le dava le spalle e sgattaiolò via verso la vecchia piazza dove erano stati messi un mese prima appena arrivati.
Fango e pozzanghere la facevano da padrone, e ora vedeva più spesso poliziotti e forze dell’ordine girare lì intorno. Il posto dove Gerson era morto non era lontano e dove doveva esserci un buco nella rete c’era una lastra in acciaio.
Non potevano metterla prima?
L’odio di Frisk si fece risentire. Gli esseri umani erano così stupidi.
Si guardò intorno, non era lì solo per vedere dove Gerson fosse deceduto, era per cercare anche Sans. Faceva il solito turno, quindi prima o poi loa vrebbe scovato. Camminò a lungo per la piazza, prima di scorgere il blu della sua giacca poco lontano. Deglutì, per poi avvicinarsi mentre i suoi scarponi erano sporchi fino ai lacci di avqua e fango. Lo scheletro se la ritrovò di fianco e sussultò quasi, pareva sovrappensiero, e guardò Frisk stranito.
-Bambinetta.-
-Ehi.-
-Dovresti essere a casa.- Disse solo lui, continuando a camminare a guardare la rete alzata intorno al loro campo.
-Lo so, ma volevo parlare con te. Da sola.-
-Senti senti… ti ci è voluto la morte di un mostro per deciderti?-
-Decidermi a fare cosa? Sei tu che hai sbagliato.-
Anche se Frisk era furba, restava comunque una bambina ancora. E quando finì la frase Sans si volse di scatto, rallentando per un istante il passo, per poi continuare.
-Non puoi dire che non è vero.-
-Sei tu che hai giocato con noi, ragazzina.-
-Io non ho giocato con nessuno Sans! E voglio che tu lo capisca!...-
-L’altro giorno sono caduto in una pozzanghera, non perché sono sbadato Frisk. Perché ho sentito un senso di vuoto alla testa e alla memoria. Credi che non me ne sia accorto?- Disse con basso e profondo. –Dimmi, cos’hai fatto? Cos’è successo? Sai, io non posso ricordarlo perché tu giochi con il tempo e i ricordi delle persone.-
-Io non gioco a niente! – Disse Frisk, senza però rispondere alla domanda.
-Dimmi cosa è successo, e potrei considerare l’idea di perdonarti.-
-Perdonarmi? Ma sei tui che mi hai accusato ingiustamente!-
-Senti, ragazzina. Non ho intenzione di stare qui a farmi dire cosa ho fatto e devo fare da una bambinetta di undici anni. Molla l’osso e ammetti che hai commesso degli errori.- Sans fece una smorfia. –Le cose si superano, con il tempo. Il tempo dovrebbe risarcire le ferite, giusto?- Disse con tono amaro, avanzando poi di nuovo e a passo veloce.
Frisk si fermò e lo guardò senza sapere che fare. Battè un piede a terra. –VAI AL DIAVOLO!- Strillò.
Se ne fregò delle occhiate che i mostri e le forze dell’ordine le lanciarono in quel momento di lutto generale, e corse a casa. Ancora Toriel era fuori per le ultime cerimonie la bambina salì di corsa le scale.
Che andasse al diavolo. CHE ANDASSE AL DIAVOLO!
Aprì laporta dell’appartamento e corse in camera sua. Si gettò sulla branda e si coprì con le coperte.
Come immaginava il tasto CARICA non funzionava. Le venne la malsana idea di resettare. Di allungare quella piccola mano verso la scritta.
No, prima di fare quello poteva chiedere consiglio a qualcun altro.
Anche se beh, sapeva che forse sarebbe stato pericoloso.









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.h0I again xD posto questo capitolo scritto velocemente oggi, mi son divertita un po’ e rilassata. Mi dispiace per Gerson, che è uno dei miei personaggi secondari preferiti, ma non trovavo nessun altro che si potesse imporre come lui, anche solo a parole, a dei vigliacchi e omicidi (pensate solo a ciò che dice durante la GENOCIDE <3 ), e mi sono immaginata che sarebbe stato anche la prima vittima di un possibile assalto come questo, mettendosi in prima fila. Gerson, Hammer of Justice.
Stringiamoci intorno ad Undyne e fatele tanti *pat pat* sulla testa blu.
  
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