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Autore: piccolo_uragano_    16/06/2016    6 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Le cose che non ho:
radici e nuvole,
e lì in mezzo ci sei tu
da qualche parte.
A volte un nome sulle labbra pesa,
anche se è più leggere di una piuma
quando il suono di una felicità
che si consuma.
(Marco Mengoni - le cose che non ho)

 

“Le domande a cena, Robert.” Lo richiamò Molly, impegnata ai fornelli. “Ora, se volete mangiare prima di mezzanotte, mi serviranno un altro paio di mani – che non siano quelle di Martha.”
Martha sorrise. “Spero che tu almeno apprezzi la buona volontà, Molly.”
La signora Weasley le rivolse un veloce sorriso più che sincero. “Allora, la ragazza è arrivata con Silente e la bambina in braccio. I ragazzi hanno detto di conoscerla. È riuscita a non svegliare Walburga, entrando, quindi …”
“Guadagna un sacco di punti.” Concluse Sirius, levandosi la vecchia giacca. “Puoi restare quanto vuoi, Alex. Se sei arrivata con Silente, sai …”
“Il minimo indispensabile.” Rispose Alex, con lo sguardo in alto per farsi medicare l’occhio. “Certo non sapevo che fosse casa Black.”
Robert si rimboccò le maniche della camicia e si avvicinò a Rose. “Lascia, zia, faccio io. Tu dai pure una mano a Molly, Harry sarà affamato.” Le disse, con tono gentile.  Rose gli passò il ghiaccio con cui stava medicando Alex e raggiunse Molly, mentre Hermione medicava la spalla della ex Corvonero. “Hai intenzione di raccontarmi qualcosa o no?”
“Non sei il solo ad avere delle domande da fare, Black.” Gli rispose Alex.
“Sta per arrivare Mundungus.” Informò tutti George, rompendo i toni tesi.
Quello non mette più piede in casa nostra.” Gli rispose secca Martha. “Ha lasciato Harry durante il suo turno di guardia. E guarda caso è stato attaccato da due Dissennatori. Mundungus non mangia al mio stesso tavolo.”
“Sei troppo rigida, mamma.” La rimproverò Robert, concentrato sullo zigomo di Alex.
“E tu troppo poco, pulce.” Replicò Martha, osservando Fred, George e Kayla giocare con Zoe. “Alex, cosa ti ha detto Silente di ciò che facciamo qui?”
“Alex non riceverà risposte fino al momento in cui non ne darà.” Rispose prontamente Robert. “E non provare a replicare, tesoro, perché sto tenendo del ghiaccio proprio sotto il tuo occhio – ed è messo davvero male.”
“Oh, ‘fanculo.” Borbottò Alex, ben attenta che la bambina non sentisse.
“Così si risponde ad un Black, Alex, tu hai del carattere.” Le disse Martha, apparecchiando con un gesto della bacchetta. “Faccio un salto di sopra a controllare Anastasia.” Disse, prima di correre verso la porta e sparire.
“Chi sarebbe Anastasia?” domandò Alex.
“Anastasia è …”
“Papà, niente risposte ad Alexandra fino a quando non ne avrà date a me.” Lo richiamò Robert. “Occhio per occhio, Dixon, e non sto facendo dell’ironia.”
“Sono quasi sicura che qualcuno giusto un po’ più intelligente di te abbia scritto che occhio per occhio il mondo diventa cieco.”
“Era Gandhi.” Rispose Hermione. “Ed era di gran lunga più intelligente di Robert.”
Alex fece una smorfia che sembrò un sorriso sincero. “Credo che tu abbia ragione.”
“Ovviamente ho ragione. Ed ho ragione anche quando dico che per ogni risposta che otterrà, Robert dovrà fornirne una.”
“Tu si che sei intelligente, Granger.” Le disse Alex. “Okay, allora. Chi è Anastasia?”
“Anastasia Elizabeth Helen Black è mia sorella più piccola. Ha giusto qualche settimana. Chi ti ha ridotta così?”
“Il mio compagno.”
“Ora ex compagno, mi auguro.”
“Hermione, questa vale come domanda?” chiese Alex.
“Sì. È di nuovo il turno di Alex.”
“Oh, grandioso.” Borbottò Robert. “Da che parte stai, Hermione?”
“Sicuramente non dalla tua.” Specificò Hermione, accennando un sorriso. “Alex, a te la parola.”
“Voi due state ancora insieme?”
“No.” risposero Robert ed Hermione all’unisono.
“E credevo facessi domande sulla casa o sul perché siamo qui o su Voldemort, magari, non su me e Hermione.”
“Era importante sapere anche questo. È il tuo turno.”
“La bambina era lì quando ti ha picchiata?”
“Non lo ha fatto apposta.” Rispose Alex, abbassando il tono evitando lo sguardo di Robert. “Insomma, forse lo schiaffo si, ma sono io ad essere inciampata.”
Rose si girò verso di lei. “Mi dispiace intromettermi, bellezza, ma sei contusa su tutto il fianco destro. Pare che quel bastardo ti abbia preso a calci mentre eri a terra.”
“Grazie, zia Rose.”
“Figurati tesoro.”
“Rose, non intrometterti.” La richiamò Remus, appoggiato allo stipite della porta insieme a Sirius.
“Va bene, mamma.” Gli disse Rose con una smorfia.
“Ehi, anche io devo fare delle domande, qui.” Aggiunse Harry. “Voglio sapere cosa sta succedendo.”
“Si, anche io.” gli rispose Alex. “Ah, e nel caso non si fosse capito, io ti credo, Harry Potter.”
“Non avresti messo piede in questa casa se non fosse così.” Le disse Sirius.
“Sirius, non intrometterti!” lo richiamò Remus.
“Oh, preferisco intromettermi che mettermi a guardare aspettando un colpo di scena inaspettato come Rose davanti a quel dannato film in cui ballano e basta!”
“Non osare parlare male di quel film, Sirius.” lo rimproverò Rose. “Potrebbe essere la fine della nostra amicizia.”
“Io non sono tuo amico, Rosalie, io sono tuo cognato. Da questo non puoi scappare. è un contratto vincolante.”
“Non ti ho scelto io come cognato!”
“Beh, indovina, nemmeno io ho scelto te! Tocca ad Alex.”
“Grazie, Sirius.” disse la ragazza. “Silente ha detto che questo è il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.”
“Questa non è una domanda.” Le disse Robert prontamente.
“Se tu mi lasciassi parlare, Robert Black, arriverei alla mia domanda!”
“Scusa. Vai avanti.”
“Cosa è l’Ordine della Fenice?”
“Chiamate tutti a tavola.” La interruppe Molly. “Scusa, tesoro, sono sicura che sarà meglio parlarne davanti a un piatto caldo. Remus, vai a chiamare tutti quanti?”
In meno di un minuto i Weasley al completo (tranne Percy) Tonks, i Black, Rose, Remus e Alex erano a tavola.
“Okay, eravamo alla domanda fatidica.” Esordì Remus. “Cosa è l’Ordine della Fenice?”
Martha si schiarì la voce. “L’Ordine della Fenice è una società segreta guidata e fondata da Albus Silente. In pratica, noi più altri maghi abbiamo cercato di combatter Lord Voldemort quando tu avevi circa l’età di tua figlia. Oggi, cerchiamo nuove reclute ed informazioni su quanto accade all’interno del Ministero.”
“E ora quanto sapete?” domandò Harry.
“Parecchio.” Rispose Sirius.
“Più di quanto Voldemort pensi.” Aggiunse Remus.
“Più di quanto Voldemort speri.” Lo corresse Rose.
“Avete dei vantaggi?” domandò ancora Alex.
“Harry!” esclamò Martha. “Il fatto che Harry sopravvivesse non era nei piani. Così come non lo era che Silente sapesse del ritorno di Voldemort. Invece Harry non solo è sopravvissuto, ma la prima cosa che ha fatto è stato raccontare tutto a noi e a Silente. E boom, eccoci qua. Stessa gente, stesse facce, quattordici anni in più espressi in occhiaie e rotolini di ciccia sui fianchi.”
“Parla per te.” Le disse Sirius. “Sono bellissimo, come sempre.”
“Ma, concretamente, cosa fate?” domandò Harry ignorando il padrino.
Robert, Fred e George sembrarono alzare le antenne. Si vedeva che quelle erano informazioni alle quali non avevano mai avuto accesso prima.
“Tutto ciò che possiamo perché Voldemort non realizzi i suoi piani.” Rispose Sirius.
“E direi che siamo partiti alla grande!” Aggiunse Rose sorridendo.
“Rosalie, i tuoi cambi d’umore non sono del tutto normali.” Le disse Sirius. “Stai gioendo di cosa, esattamente?”
“Non è il momento, bambini.” Li richiamò Remus. “Qui stiamo facendo finta di essere persone serie.”
Alex accennò di nuovo un sorriso, stroncato subito da Robert. “Hai già fatto tre domande, Alex.”
“Ti racconterò tutto più tardi, Robert, ora sto cercando di capire se posso rendermi utile al mondo magico. Quindi shhh.” Si portò il dito alla bocca come se avesse a che fare con un bambino. “Come sapete le intenzioni di Voi-Sapete-Chi?”
“Silente ha delle idee ben precise.” Rispose Sirius. “E di solito fa centro, con le sue idee.”
“E che idee ha?” domandò Robert.
“Credevo che le domande spettassero ad Alex e Harry.” Si oppose Martha.
Robert si finse indifferente. “Bah, già che siamo qua tanto vale informarsi, no?”
“Sei troppo furbo, ragazzo mio.” Gli disse Sirius, che ricevette immediatamente un’occhiataccia da parte di Martha. “Non guardarmi così, bimba, è avanti anni luce.”
Martha alzò gli occhi al cielo. “Okay, allora tanto vale spiegare le cose una volta sola, no? Molly ti prego non fare quella faccia. Se lo racconto ad Alex e Harry, lo racconteranno agli altri poi.”
“E poi noi siamo maggiorenni. E Robert lo sarà a settembre.” Specificò Fred.
“Siete comunque studenti.” Rispose Rose.
“Rosalie.” La richiamò subito Sirius. “Sai cosa odio, nella vita?”
Me?” ipotizzò la primogenita Redfort.
“Oltre a te, ovviamente.”
“Piton? Tua madre? Petunia? Martha?”
“Ho detto cosa non chi.” Specificò Sirius.
“Stiamo divagando.” Li richiamò Martha.
“I libri? I pomodori? Il rosa?” ipotizzò ancora Rose.
“L’ipocrisia.” Disse lui, scandendo le lettere.
“Ha ragione.” Disse Remus.
“No, nessuno dei due ha ragione. E sicuramente non è il momento ed il luogo per parlarne.” Tagliò corto Martha. “Ma devo sempre spiegarvi tutto?!” alzò gli occhi al cielo. “I ragazzi devono avere un quadro generale della situazione. Alex è adulta, e lontano da orecchie indiscrete – si, parlo proprio di voi tre – potrà ricevere ogni dettaglio. Se Silente l’ha mandata qui, significa che …”
“Non si unirà con una bambina a carico!” esclamò Molly. “Unirsi all’Ordine è estremamente rischioso, la ragazza ha una bimba di quattro anni, non …”
“Oh Molly, anche io avevo un bimbo di quattro anni l’ultima volta, e ora ne ho una di poche settimane. Per questo capirò se vorrà unirsi.”
Molly rimase indispettita e Sirius si mostrò pensieroso.
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”

L’ultima stanza dell’ultimo corridoio dell’ultimo piano di Grimmauld Place numero dodici, era un piccolo salotto con la mappa delle stelle come tappezzeria e al posto del soffitto un grande, grandissimo lucernario. Non era facile arrivarci, perché la scala che conduceva lì non era la scala principale, ma una scala della stanza patronale ancora vuota, perché Sirius si rifiutava di dormire in quella che era stata la stanza dei suoi genitori.
Alex e Robert stavano seduti su due poltrone ad un paio di metri l’una dall’altra, e lui sembrava furioso mentre lei raccontava quanto accaduto.
“Come si chiama, lui?”
“William.”
“Quanti anni ha?”
“Trenta.”
“Dimmi che era la prima volta che ti picchiava.”
Lei abbassò lo sguardo. “No.”
“E ci vivevi comunque insieme?”
“Zoe lo adorava. Aveva un buon lavoro. Diceva di amarmi. E mi sentivo più sicura, nascosta nella Londra babbana con un babbano, visto quanto accaduto.”
“Diceva di amarti e ti picchiava?”
“Robert, non sta a te giudicare.” Sussurrò lei.
Lui annuì. “Okay. Hai portato via tutto da casa sua?”
“No, mancano … mancano i giocattoli di Zoe ed i miei vestiti. Non … non credo lascerà che me ne vada.”
Robert guardò Alex, illuminata dalle stelle e dalla luna che li osservavano dall’alto. Era spenta. Non era più la Corvonero solare e sarcastica che aveva amato: era l’ombra di sé stessa, con gli occhi spenti e dei vestiti anonimi.
“Domani verrò io con te, a prendere le cose che ti mancano.”
“Non posso andarmene, Black. Non ho dove andare.”
“Beh, ma mi sembra ovvio, no? Starai qui.”
“Non posso creare questi casini a te e Hermione. Si vede che avete troppe cose in sospeso.”
“Hermione usciva con Viktor Krum, fino alla fine della scuola. E io credo di sentirmi con una francese.”
Lei cercò di sorridere. “Credi?”
“Lascia stare, è una lunga storia. Stavo … stavo cercando di recuperare con Hermione, passo dopo passo, poi è arrivato quel maledetto bulgaro. E le ho pure prese.”
“Ti sei fatto picchiare da Viktor Krum? Quello con la barba, che gioca a Quidditch e sembra un gorilla?”
“Parla anche come un gorilla,sai?”
Si ritrovarono a ridere e scherzare come se fosse la cosa più normale del mondo, ma Robert notava perfettamente che lei, giusto per qualche secondo, tornava a spegnersi.

“No.”
“Andiamo, mamma!”
“Robert, ho detto di no. Non lo dico io, è la regola.”
“Le regole possono essere cambiate.” Ribatté Fred.
“Non questa, Fred.” Rispose Martha. “Sono ammessi all’Ordine maghi maggiorenni che hanno finito la scuola. Non mi va di discuterne.”
“Oh, andiamo! Potremmo esservi utili!” esclamò George. “Pensa quante informazioni potremo passarvi da dentro Hogwarts!” Martha, Sirius e Remus  si irrigidirono. “Saremmo delle spie perfette.”
“Mi sembra che Martha sia stata chiara, George.” Lo bloccò Arthur. “Nessuno di voi tre sarà esposto a questo rischio.”
“Il rischio è la nostra vita, papà.”
“Non questo.” ribatté Remus.
“Insomma, non potete dirci di no!”
“Oh, pensa Robert, è proprio quello che stiamo facendo!” rispose Martha. “E per carità, è quasi mezzanotte, dobbiamo parlarne adesso?!”
Rose entrò in cucina con Anya in braccio. “Che si dice?”
“Zia, secondo te potremmo entrare nell’Ordine?”
“Non rispondere.” Le disse Martha. “Davvero, non farlo.”
“Sei ipocrita.” Le disse, passando a Sirius la bambina.
“Si, certo.” tagliò corto Martha. “Quando Gabriel avrà diciassette anni, capirai.”
Rose sospirò. “Quando Gabriel avrò diciassette anni, suo padre avrà una nuova compagna.”
“Rosalie.” La richiamò Remus. “No.”
“No, no cosa?” domandò Martha. “Non mi dici mai niente! Niente! L’unico che sa cosa sia successo è Remus, dannazione!”
“Chiediti perché!” rispose Rose. “Vedrai che la risposta la trovi, e non sarà lontana quanto credi.”
Martha alzò gli occhi al cielo e colse lo sguardo di Sirius. “Non guardarmi così, Padfoot.”
“Sembri tua madre.” Sussurrò, dando il biberon ad Anya.
“Che cosa c’entra mia madre con il fatto che Rose non mi dica cosa sia successo con il francese?!”
“No, parlavo in generale. Quando ti irriti così, sembri tua madre quando avevamo la stessa espressione di questi tre disgraziati.” Indicò Robert, Fred e George.
“E quale era il contesto?” domandò Fred.
“Non ha importanza.” Rispose Martha, ricordando la reazione di Marie quando erano riusciti ad entrare nell’Ordine ad appena diciassette anni. “Quando sarete genitori capirete.”
“Ora sembri mia madre.” Disse Sirius. “E intendo Dorea, non quella sottospecie di quadro urlante.”
“Questa è una frase senza senso.” Disse Rose.
“Sottospecie di quadro urlante?” sorrise Sirius.
“Quando sarai genitore capirai.”
“Per quanto ne so io, è una mezza verità.” Le disse il cognato. “Il problema è che quando sei genitore non capisci come facessi prima a non capirlo. Non è vero, Helen?”
“Questa bimba non imparerà mai il suo nome.”
“La prossima volta pensateci prima di dargliene tre.”
Remus avrebbe riso, in un altro momento, ma era troppo impegnato a guardare gli occhi di Rose, persi nel nulla.

“E quindi, ora, Alex è qui. Con Zoe, ovviamente.”
Robert cullava Anya dandole il biberon di mezzogiorno, e lei lo guardava dal basso verso l’alto con un paio di occhi grigi identici ai suoi.
“Potreste andare d’accordo, tu e Zoe, un giorno. Magari sarete compagne di Casa. O magari sarete capitani di squadre avversarie, chi può dirlo. Si, penso anche io che non sia il caso di pensarci adesso, ma preferisco pensare al futuro, oggi, sai? Perché … beh, mi dispiace piccola, ma il presente non è un granché. So che ti meriteresti di meglio, almeno nei tuoi primi anni di vita.” Si accorse che il biberon era finito e lo posò sul tavolo del salotto, per poi posare il mento della bambina sulla sua spalla e picchiettarle la mano sulla schiena per farla digerire. “E non provare a vomitare. Sono stanco di avere le camicie macchiate dal tuo vomito. Si, so che Kayla dice che è un gesto d’affetto, ma tieniti l’affetto per quando potrai esprimerlo a parole.” Scosse la testa. “Dicevamo, Anya? Oh, si. Alex. Appena se la sentirà andremo a prendere i suoi vestiti da Mister Bastardo. Si, hai ragione, niente parolacce. Da William. Ora dice che non è pronta. Ho pensato di andare da solo, ma non ha molto senso. Si vede che sono più giovane di lei e non vorrei che lui pensasse che sono stato il suo amante o altro. Quando hai digerito fammelo sapere.”
Si perse per un secondo a guardare il retro della casa fuori dalla finestra.
“Anya, spero davvero che tutto questo possa finire molto presto, sai? Non mi piace stare chiuso qui. C’è puzza di Purosangue razzisti. E poi il quadro della nonna urla troppo. L’altra nonna invece ti avrebbe adorata, sai? Così come aveva adorato Kayla e me, e anche Harry, quando mamma e papà hanno ottenuto la custodia. Lei ti avrebbe strapazzata di coccole fino a quando mamma e papà avrebbero dovuto dirle di non viziarti troppo.”
“Lo avrebbe fatto comunque.” Disse una voce alle sue spalle.  Si girò, trovando Martha che gli sorrideva. “Poi avrebbe detto che io ero la solita esagerata, e che non la stava viziando.”
Robert ricambiò il sorriso. “Hai ragione. Io la vizio raccontandole tutto quello che succede.”
“Parli di Alex?”
Robert annuì.
“Beh, allora ti va bene che non ricorderà cosa le dici. In qualche modo, però, ricorderà sempre che era la tua confidente.”
“Spero che Kayla non sia gelosa.” Ridacchiò Robert.
“Kayla è gelosa per natura, è una secondogenita.”
“Si, beh, Anya è quarta. Questo non aiuta.”
Martha sorrise e si avvicinò al figlio maggiore. “Sai, pulce, c’è una cosa che ti devo dire. Il consiglio di una ragazzina troppo cresciuta e che ha sposato un idiota.”
“Devi smetterla di dare a papà dell’idiota. Io mi offenderei.”
“Tuo padre è un idiota, invece, più di ieri e meno di domani. Comunque, stavo dicendo” riprese. “a proposito di Alex e Hermione, e quello che sta succedendo qui a casa e quello che sta succedendo nella tua testa … devi amarla. Tanto. Devi amarla anche quando non se lo merita, perché in quel momento ne avrà più bisogno.”
Robert la guardò perplesso. “Parli di Alex o di Hermione?”
“Questo lo devi decidere tu.”




Due parole veloci veloci: ho scritto questo capitolo in fretta e furia e mi dispiace. Davvero. Avrei voluto dargli più spazio, più tempo, più attenzioni, perchè se li meritava davvero. Spero comunque di non avervi delusi. 
Grazie a tutti, come sempre. Baci.
   
 
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