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Autore: Eylis    16/04/2009    3 recensioni
L’aveva osservata tutta la sera, senza che lei se ne accorgesse. Ad un primo sguardo sembrava come al solito, ma ormai la conosceva, quando si dimostrava così allegra senza un vero motivo stava nascondendo una sua preoccupazione. Non disse nulla, non era ancora il momento. Quando fu tardi e Valeria doveva prepararsi per andare a casa la fermò.
“Aspetta, ti porto a casa io questa sera, non scappare. Vieni qui…”
Valeria la guardò interrogativamente, ma lasciò che Giulia la attirasse a sé e la facesse sedere sulle sue gambe, sul divano.
“Tu sei il mio piccolo tesoro, lo sai? Voglio che tu sappia che qualsiasi preoccupazione tu possa avere ne puoi parlare con me, quando vuoi, e vedremo di risolverla assieme.” La baciò sulla fronte, cullandola come una bambina. Le fece appoggiare il capo sul suo petto e le sussurrò all’orecchio. “Anch’io ti voglio bene, ricordatelo sempre.”
[...]

Paola, Valeria, Siria, Giulia, Giada. Le vite di cinque ragazze si intrecciano in modo indissolubile per dare vita a delle storie dolci, romantiche, dolorose e divertenti. È una storia che ho iniziato tempo fa, pubblicarla dovrebbe servirmi da stimolo per continuarla... Dato che non è a capitoli ne pubblico un pezzo alla volta interrompendola dove più mi sembra approppriato!
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vite - Parte Tredicesima

Giada
Ormai conosceva ogni minimo aspetto di Siria, la osservava continuamente e con una sola occhiata era in grado di capire quale fosse il suo stato d’animo. Per questo si era subito accorta negli ultimi giorni che qualcosa la preoccupava, ed una parte di lei malignamente le aveva sussurrato che forse il suo dolce amore aveva problemi con la ragazza. Certo non poteva chiedergliene conferma, ma quella parte di lei lo sperava… Fortunatamente era riuscita a far prevalere la parte buona, ed aveva tentato in ogni modo di consolare Siria spingendosi anche a fare la buffona per lei. I suoi compagni erano davvero stupiti da quel comportamento. E poi un giorno Siria arrivò a scuola e Giada capì che tutto era tornato alla normalità. Anzi ebbe la conferma che il problema che l’aveva tormentata in quei giorni era stato davvero legato a Paola, perché ora che era passato Siria le sembrava ancora più felice, ancora più…innamorata. Era impossibile non riconoscere quell’espressione, così come era impossibile non desiderare, nei sogni, di esserne la causa. Vederla ed essere consapevole di non avere speranze aveva così spinto Giada a prendere una decisione definitiva.

“Ciao!” La voce squillante di Siria la raggiunse destandola immediatamente dai suoi pensieri, e Giada si volse di scatto verso di lei.
“Buongiorno poltrona.” Le sorrise, e dentro di sé ridacchiò per la solita reazione di Siria nel sentirsi chiamare in quel modo. Non avrebbe mai imparato ad alzarsi prima… Era così dolce anche in questo! Senza rendersene conto assunse nuovamente un’espressione pensierosa, e per questo si ritrovò il viso di Siria a pochi centimetri dal suo.
“Va tutto bene?” Si riscosse, lievemente arrabbiata per aver fatto preoccupare la sua principessa.
“Sì sì, scusami, stavo solo pensando…” Siria si sedette finalmente al suo posto allontanandosi dal suo volto che aveva assunto una bella colorazione infuocata. “Senti… dopo scuola potesti venire da me un momento? Avrei bisogno di parlarti…” L’amica parve riflettere un attimo, poi nel vedere lo sguardo ansioso di Giada annuì.
“D’accordo! Avrei un impegno ma… credo di poterlo posticipare.”
“Grazie!” Si chiese se avesse dovuto vedere Paola, ed il suo cuore ebbe un balzo nel pensare che Siria avesse acconsentito alla sua richiesta ritenendola più importante della ragazza.

Siria
Aveva scritto un messaggio a Paola chiedendole se potevano vedersi più tardi. Le dispiaceva molto aver dovuto prendere quella decisione, ma le era sembrato che Giada avesse davvero bisogno di parlarle, e Paola aveva capito. Non era mai stata a casa dell’amica, ed ora che si trovava nella sua camera si guardò attorno estremamente curiosa. Scoprì che Giada era appassionata di danza classica, la sua camera era tappezzata di poster di famose ballerine. O almeno credeva fossero famose, dato che non si intendeva assolutamente di quell’argomento. Si accorse che il letto di colei che a scuola era considerata “La Bella di Ghiaccio” era cosparso di teneri, morbidissimi peluches. Non che lei avesse mai considerato Giada una persona fredda, ma la sua riservatezza dava spesso questa impressione ai loro compagni. Ma la cosa che più la stupì fu il trovare una scrivania ingombra di fogli simili alla pergamena, pennini e pennelli di ogni tipo e varie boccette di inchiostro.
“Wow! Che cosa sono questi?!” Giada sorrise e le si avvicinò. Nel suo regno la sua timidezza era scomparsa, notò Siria, anche se rimase sorpresa quando la ragazza le scostò con grande disinvoltura la solita frangetta dal viso.
“È un po’ il mio hobby… Mi piace l’arte della calligrafia, e cerco sempre nuovi modi di scrivere. Ho anche seguito dei corsi, sai?”
“Davvero? È una cosa così particolare!” La ragazza rise leggermente di fronte all’ammirazione sincera sul viso di Siria.
“Guarda, ora mi sto esercitando nella scrittura giapponese. Vuoi che scriva il tuo nome?” L’amica batté le mani, entusiasta.
“Sì, ti prego!” Allora Giada prese un nuovo foglio e con un pennello di grandezza intinto accuratamente nell’inchiostro tracciò alcuni segni. A Siria quei movimenti parvero una danza delicata, e sorrise trattenendo quasi il respiro.
“Ecco… Prendi, tienilo tu!” Siria prese il foglio, ancora umido, quasi con venerazione. Non si accorse che nella pila di pergamene già usate ce n’erano molti altri quasi uguali… Giada scriveva il suo nome ovunque con la scusa di esercitarsi.
“Grazie, grazie mille! È bellissimo, lo conserverò con cura!” Di fronte a quell’entusiasmo Giada però ebbe una reazione inaspettata. Si allontanò da lei e si lasciò cadere sdraiata sul letto, fissando il soffitto. Siria capì allora che era arrivato il momento di sentire quanto l’amica aveva da dirle, così timidamente si accovacciò ai piedi del letto ed attese.

“La ami così tanto?” Non si aspettava una domanda simile, per questo impiegò qualche secondo a realizzare. Giada aveva usato un pronome femminile!
“Tu… tu sai?” L’amica sospirò.
“Vi ho viste, non era difficile capire.”
“Io…”
“Scusami, a dire il vero ti ho seguita… Non riuscivo ad accettare che tu avessi qualcun altro e volevo sapere chi fosse ad ogni costo.” La ragazza continuava a parlare fissando il soffitto, così non vide la sorpresa di Siria. Ma questa decise di sorvolare, in fondo non era così importante come l’avesse saputo.
“Grazie per non aver detto niente agli altri…” A quelle parole Giada si sollevò poggiandosi sui gomiti per guardarla in viso.
“Avrei voluto, sai?” Siria sussultò. L’amica era così diversa, ora che era su un terreno che le era caro… “Ma poi ho capito che non avrei ottenuto altro che allontanarti da me.” Pur non avendone motivo Siria si sentì in colpa nei confronti dell’amica. Capiva che i suoi sentimenti erano così forti, e non poterli accettare in un certo modo la angosciava.
“Mi dispiace…”
“No, no! Ti prego, non devi dispiacerti di nulla, piuttosto sono io a dovermi scusare con te! Tu sei…” Si mosse per carezzare dolcemente il viso dell’amata, e Siria abbassò lo sguardo senza sapere come reagire. “…sei così speciale.”
“Giada, io…” Rialzò il capo per dire qualcosa, nonostante non sapesse che cosa. E sentì le labbra di Giada, di una morbidezza estrema, carezzarle le sue. A malapena sentì quello che Giada le bisbigliò nell’istante successivo.
“Ti amo.”

Giada
Non aveva pensato prima di agire, aveva semplicemente permesso al suo corpo di muoversi verso l’oggetto dei suoi desideri ed aveva finalmente sentito quel sapore tanto agognato. Ora non doveva fare altro che attendere quella risposta che già conosceva. Ma non si aspettava di vedere delle lacrime sul bel volto dell’amata.
“Siria!” La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo, e subito corse ad asciugare quel pianto che le era sgorgato improvviso ed inaspettato.
“Io… mi dispiace, non posso Giada, non posso!” Pentita per un attimo di quel gesto che le era sembrato tanto perfetto scese dal letto con un balzo e la circondò con le braccia, cercando di calmarla. La strinse a sé e si sentì inondare di affetto per quel corpicino in quel momento affidato interamente a lei.
“Lo so tesoro, lo so… Avevo solo bisogno di averne una conferma prima di decidere. Mi dispiace se ti ho spaventata, non intendevo farlo, non piangere…” Si chiese se non avesse appena compromesso ogni cosa, ma sentiva in cuor suo che non era così. Ormai aveva deciso, avrebbe chiesto quella borsa di studio per quell’università, così avrebbe potuto trasformare la sua passione in un vero mestiere. E soprattutto si sarebbe allontanata da lei. Dopo qualche istante Siria si staccò delicatamente da lei e, ancora triste, la guardò dubbiosa.
“Cosa intendi?” Giada le rispose con un sorriso malinconico.
“Me ne vado, non appena la scuola sarà finita. Andrò a studiare lontano da qui, così…” Non ebbe più il coraggio di continuare, ma capì che Siria aveva intuito quelle parole che erano rimaste nel suo animo.
“Mi mancherai.”
“Anche tu… E dicevo sul serio, sei davvero speciale, l’ho sempre pensato. Anche prima di innamorarmi di te.” Siria la abbracciò, e Giada si permise per un attimo di lasciarsi cullare da quel profumo lieve che l’aveva incantata. Poi con delicatezza le prese le mani e la fece alzare, levandosi a sua volta. “Ora vai, sono sicura che Paola ti starà aspettando!” L’amica arrossì leggermente, poi annuì con slancio.
“Sì!” Lasciò le mani di Giada e corse verso la porta, ma quando fu sul punto di andarsene dalla camera si voltò nuovamente.
“Giada?” La ragazza, che nel vederla andare si era sentita scuotere da un tremito, riprese il sorriso per risponderle.
“Dimmi.” Allora Siria le si avvicinò nuovamente, la abbracciò piano e le diede un timido, inaspettato bacio sulla guancia.
“Grazie di tutto. Sei speciale anche tu.” Poi corse via. Quando sentì la porta d’entrata richiudersi ed il silenzio ebbe infine avvolto la casa Giada si lasciò nuovamente cadere sul letto, la testa nascosta dal cuscino, e pianse.

  
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