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Autore: Libra Prongs    23/06/2016    6 recensioni
OS / Introspettivo / Malinconico / HarryxHermione
“Non sai capirlo, pensi; non può capire, ti ha detto Hermione, ma un giorno lo farà. Allora speri, tempo al tempo, ti ripeti, tempo al tempo. Insaziabile, questo tempo, si nutre persino di sé stesso e fagocita ruba sbiadisce. Ma non cancella, non cancella”.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'It could have gone that way, 'cause Harmony is the way. '
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Nickname autore: Libra Prongs
Titolo: Il tempo non cancella
Genere: Introspettivo / Malinconico
Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione
Rating: Verde
Introduzione: “Non sai capirlo, pensi; non può capire, ti ha detto Hermione, ma un giorno lo farà. Allora speri, tempo al tempo, ti ripeti, tempo al tempo. Insaziabile, questo tempo, si nutre persino di sé stesso e fagocita ruba sbiadisce. Ma non cancella, non cancella”.
NdA: Non si può tornare indietro nel tempo, o forse sì? Questa storia è frutto di un pomeriggio strano, è una storia per me strana, non fosse altro che per il fatto che non scrivo da secoli – e non parliamo dell’ultima volta che ho pubblicato su Efp! In occasione del quinto compleanno del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione], tuttavia, ho sentito il desiderio di ritornare a scrivere di Harry Potter (e di Harry e Hermione, naturalmente). Il risultato, be’, lo lascio giudicare ad altri; io finirei con l’auto-analizzarmi (pare non faccia altro, ultimamente) e col sezionare la storia trovandole troppi difetti e privandovi del gusto della lettura e dell’interpretazione personale. Forse c’è poco Harry e troppa me, o forse no. Prendetela così com’è, fluita liberamente e senza troppa riflessione, malata di non detto, come mio solito, e influenzata da stati d’animo e studi letterari decisamente poco allegri (reduce da un esame shakespeariano, ora sto studiando - coincidenze? - il mutamento della percezione di spazio e TEMPO tra Otto e Novecento, con tutto ciò che ne consegue). Insomma, è un’accozzaglia di cose, ecco, compreso il mio recente disappunto per JK Rowling, le cui cause eviterei di approfondire in questa sede. Non aggiungo altro, se non che la frase segnalata da * (“forse un niente che è tutto”) è del mio amico Eugenio Montale, e vi auguro Buona Lettura. Libra




 
Il tempo non cancella
 
 
Gira, Giratempo, casca il mondo.

È solo tempo, il tempo è tutto. Il tempo è tutto ciò che ti rimane, o che hai perduto, o che – temi – mai hai saputo apprezzare. Soltanto tempo, futuro di un passato presente e – ah, andiamo, quando smetterai di scherzare? Ticchettii.
Ticchetta il tuo vecchio orologio da polso, integro e lucido, se non fosse per quella crepa sul quadrante. Spremi le meningi, quand’è che s’è incrinato? (E tu, più o meno? Quando ti è successo di spezzarti?) Forse quando sei morto. O quando è morta quella parte di te – quella minima, trascurabilissima parte che ti legava a Voldemort e ti ha quasi ucciso più volte di quante tu riesca a ricordare.

Gira, Giratempo, casca la terra. Quanti giri?

Questa musica è assordante. Che sia fuori o dentro poco importa, è un incubo. Lo è ancora, perché il tempo non lenisce mai del tutto; attenua, forse, sopisce. Ma come potrebbe cancellare? Ci sei tu che non hai tempo, quel tempo che è tutto e no, lo sai che non te ne resta poi molto.
Il tempo gira – come un vinile una carrucola una ruota – e ti riporta indietro in fretta, in guerra, in bilico, in solitudine, in campagna, in una chiesa minuscola e goticheggiante e diroccata, ormai; un cimitero, lapidi, un cero, un nome, due. Vicini. L’uno di santi, sovrani o agenti segreti, gente folle almeno quanto – puoi solo immaginarlo – doveva essere lui; l’altro di un fiore bianco dalla corolla ampia, accogliente, il gambo esile, l’odore inebriante. James, Lily. Folle papà, fragile mamma. Andatevene andatevene andatevene e lasciatemi, fuggite, salvatevi.

Gira, Giratempo, il loro mondo è già cascato, lampo, luce verde. Tutti giù per terra.  

Non hai mai smesso di sentirti indifeso. Prima un neonato concepito sotto il segno di una inquietante profezia, un bambino diverso; un adolescente, poi, marchiato dalla sua stessa paura di scoprirsi un mostro. Continuavi a leggere il disgusto negli occhi degli altri – o l’imbarazzo o la pietà, e non sapevi quale sentimento preferire.
Venne Hagrid e ti regalò l’affetto a piccole occhiate, lo sentivi riemergere dagli accumuli del tempo che ti si palesavano dinanzi in parole sincere e salsicce e tazze sbocconcellate, ficcate insieme a tanto altro ciarpame – in un goffo tentativo di sottrarle al tempo stesso – nelle tasche di un cappotto.

Gira, Giratempo, casca la porta della catapecchia e sei al mondo per la prima volta.

Sei così stanco e non parli con tuo figlio, né sembra che lui voglia parlarti. Il tempo è beffardo. Dovresti deciderti a credere nelle coincidenze, perché pare intendano ancora una volta prendersi gioco di te. Amos Diggory ti fa un cenno di saluto ed è più che vecchio, il volto solcato da un dolore sin troppo silenzioso che ti è estraneo, ma diviene spaventosamente familiare quando Albus si ostina a non guardarti.
Paura di perderlo.
Non sai capirlo, pensi; non può capire, ti ha detto Hermione, ma un giorno lo farà. Allora speri, tempo al tempo, ti ripeti, tempo al tempo. Insaziabile, questo tempo, si nutre persino di sé stesso e fagocita ruba sbiadisce. Ma non cancella, non cancella.

Gira, Giratempo – quanti giri? – è cascato in Serpeverde, non vuol dire niente.

«Ho paura, adesso».
Ti stringe la mano con una forza tale che le nocche le diventano bianche. Ha paura anche lei, e segni scuri sotto gli occhi. È stanca, ma è lì per te, ancora e – è un impulso improvviso di cui un po’ ti vergogni senza sapere bene il perché – senti che quella mano non vorresti mai lasciarla. Stringi più forte per uno, due secondi e lei ti abbraccia e allora lo fai, ti lasci piangere sul suo collo. C’è poco tempo, tempus fugit, lo hai letto sulla pendola all’ingresso; poco tempo per concedersi esitazioni, poco tempo per abituarsi all’idea di essere il Quarto Campione, poco tempo per i singulti delle spalle piccole di Hermione che piange con te.
«Adesso basta, però. Troveremo una soluzione, abbiamo ancora un po’ di tempo».

Gira, Giratempo, ci ripensi e non lo sa nessuno. Nemmeno voi.

«Credi che si possa?» le mormori, seduto con le gambe penzoloni. Sai già la risposta, ma l’accettazione poco ti si addice e chiedi a lei, che sotto tutti quei capelli ha un visetto radioso che ha perduto ogni traccia di supponenza.
«Che cosa intendi?» ti risponde, riponendo gli ultimi libri. Il braccio non ti fa più male e ancora non ci credi – sei sopravvissuto, di nuovo. Non ti abituerai mai davvero alla fama, ma il calice levato del Professor Silente e i cappelli all’aria di tutti i Grifondoro per la vittoria inattesa ripagano dei giorni tumultuosi appena trascorsi. Il tempo vola, non è vero, Harry?
«Voglio dire … tornare indietro nel tempo» butti lì, ripensando alle parvenze dei tuoi genitori nello Specchio, a Nicholas Flamel e al Professor Raptor e chissà a che cos’altro.
«Non so se la magia sia in grado di fare una cosa del genere, Harry. Ma perché dovremmo voler tornare indietro nel tempo?». All’Hermione undicenne e intransigente non sovvengono risposte, non ancora.

 
__________________________________
 
Il tempo è definitivo, come la morte. La vita no, non potrebbe esserlo per sua natura, è così ridicolmente effimera da dare le vertigini, solleva ad altezze stratosferiche e poi schianta. Un volo di Ippogrifo, un’occhiata di scorcio, non c’è mai davvero tempo per sistemare le cose, a meno di non godere di quella fortuna che il Caso, un Dio o qualunque cosa sia – forse un niente che è tutto* – riservano ad alcuni eletti.
Hermione, negli anni, non ha capito granché durante il volo. Ha tentato, cercando avidamente la conoscenza nei libri, compagni fedeli ma fallibili perché, banalmente, scritti da uomini: uomini illuminati, in molti casi, ma uomini. Ha stretto le penne del suo Ippogrifo, si è aggrappata al suo collo e ha avuto l’opportunità di ammirare panorami splendidi. Ha sostato, più o meno a lungo, presso fonti dissetanti e boschi ombrosi e deserti terribili; alcune – rare – volte si è gettata a capofitto con impulsività, in altre occasioni ha privilegiato la riflessione e ha ponderato ogni sua mossa, il timore di cadere era onnipresente e talora paralizzante. Ma ha volato, ha dovuto farlo e si è divertita, si è sentita triste, ha commesso errori e provato gratificazioni. Si è pentita, ha avvertito rimpianti, molti rimorsi. Ha cercato, anche febbrilmente, di disporre bene del proprio tempo e ha sperimentato che – oh, sì – la magia è davvero in grado, purché si rispettino delle condizioni, di far tornare alcuni maghi  indietro nel tempo.
È il tempo a non tornare.
Fluisce inesorabile, irrecuperabile e porta via con sé. Vano è provare ad acciuffarlo, neppure ai maghi più brillanti è concesso e bisogna scendere a patti con questa realtà. Hermione lo ripete a sé stessa in un mantra e intanto traccia sul foglio le linee stilizzate di una Giratempo, oggetto portentoso ed inquietante – la sente quasi ancora sotto le dita, le sembra di vederla roteare, roteare, roteare …
 

«Sono innamorata di te». Non era neppure sicura di averlo detto e, evidentemente, Harry non era sicuro di aver capito bene. L’Espresso per Hogwarts in partenza sferragliava e ogni voce si mescolava alle moltissime altre in un cicaleccio indistinto.
«Oh, sta’ zitto, so che questo non cambierà nulla, io-»
«Sta’ zitta tu, per una volta». Non sembrava sconvolto quanto lei aveva preventivato. Sorrise senza guardarla, agitando la mano in direzione del treno che acquistava velocità. Pochi passi più avanti, Ron e Ginny si confondevano tra la folla.
«Cambia tutto, per me».
Harry strinse la mano di Hermione e ogni altra cosa perse d’importanza. Quell’istante era loro, erano loro. «Credo di aver aspettato questo momento per diciannove anni».
Andava tutto bene.


 
 
NdA2, la vendetta: Ero tentata di dare una conclusione forse più in linea con il tono della storia, quindi non lieta. Ma poi mi sono detta: “EHI, QUESTO È UN COMPLEANNO, GENTE! Lights non mi perdonerebbe un finale angst e drammatico”. :) E così ho chiuso in modo inaspettato anche per me. Ciascuno lo legga come vuole: è un ricordo? Hermione è tornata indietro materialmente, a un certo punto? Oppure sta semplicemente pensando a qualcosa che non ha fatto e avrebbe voluto fare? E adesso com’è la situazione con Harry? Cosa è cambiato? Preferisco lasciare aperte più possibilità, così ognuno potrà riempire i vuoti come preferisce e avere il suo personalissimo finale, il suo incontrovertibile “ALL WAS WELL”.
Libra
   
 
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